Giusto a dimostrazione di quanto sia
assurda l'attuale sopresa mostrata dai mezzi di informazione sulla vicenda, perché già all'epoca l'argomento fù trattato almeno a livello di stampa, ho recuperato un articolo di quegli anni, precisamente tratto da
PANORAMA del mese di Febbraio 1996.
20.000 scorie sotto i mari: rifiuti radioattiviDagli autoaffondamento agli scarichi clandestini: è il ciminale business dello smaltimento illecito. Difficile da fermare, perché il delitto non paga, ma il relitto si. Le indagini di 6 procure sulle navi scomparse nel Mediterraneodi Maurizio Tortorella
Il cargo scivola al largo, quasi invisibile nella notte senza luna. A un tratto i motori si fermano. L'equipaggio ammaina le scialuppe e si allontana veloce.
Passano pochi secondi e un'esplosione squarcia la chiglia: la nave affonda lentamente con il suo carico segreto. A coprire il mistero, forse per sempre, penserà il mare, che in quel punto e profondo migliaia di metri. Non è la scena di un film giallo. E' l'ipotesi d'accusa che da mesi guida le indagini di 6 diverse procure della repubblica. A Catanzaro, Reggio Calabria, Napoli, Bari, Matera e La Spezia ci sono Magistrati e investigatori convinti che una ventina di affondamenti avvenuti nel Mediterraneo negli ultimi due decenni possano nascondere al tempo stesso un traffico miliardario e un colossale rischio ecologico: tonnellate di rifiuti tossici, in parte radioattivi, “smaltiti” in fondo al mare. Una vera bomba ad orologeria, il cui timer è legato al materiale di cui sono fatti i contenitori delle scorie e alla sua capacità di resistere alla salsedine. Si indaga, per ora, su almeno 23 episodi sospetti. Dalla fine degli anni 70 infatti nel Mediterraneo si sono inabissate molte navi: vecchie bagnarole battenti bandiera maltese o cipriota, misteriosi trasporti partiti dal'Europa dell'Est, carghi messi in acqua da armatori fantasma e inghiottiti da un mare spesso liscio come l'olio. Per verificare l'ipotesi degli autoaffondamenti, i magistrati hanno collegato tra loro le indagini e hanno chiesto la collaborazione dei Lloyd di Londra, grandi assicuratori navali e quindi vittime privilegiate delle presunte truffe. Ma si sono scontrati con un muro d'acqua: troppo spesso, infatti, le navi per scomparire hanno “scelto” fondali profondi, rendendo arduo il controllo sia dei carichi trasportati che della cause degli affondamenti. E raramente i libri di bordo salvati dagli equipaggi possono dirsi affidabili. Ma l'inchiesta non è soltanto difficile, è anche pericolosa. I magistrati, soprattutto quelli calabresi, sono sotto tensione:
“Da quando mi occupo delle navi sono spiato, i miei telefoni sotto controllo" ha denunciato Domenico Porcelli, procuratore presso la procura di Catanzaro. E Francesco Neri, attivissimo sostituto procuratore di Reggio Calabria, rivela a Panorama:
“Sono stato minacciato di morte”. Pressioni e minacce indicano che il crimine organizzato si nasconde anche dietro al traffico delle scorie affondate? E' vero che esistono strani collegamenti con il traffico d'armi? Ed è vero, come si mormora tra gli investigatori, che sul business miliardario si allunga l'ombra protettiva dei servizi segreti? Il pm Neri rifiuta di dire altro. Ma è un fatto che proprio la sua procura, da alcune settimane, sta scavando per scoprire la causa della scomparsa di uno degli investigatori impegnati sul fronte delle “navi radioattive": un ufficiale di marina che lavorava alla cepitaneria di porto e che alcune settimane fa è morto, apparentemente per cause naturali. I magistrati, comunque, sembrano davvero abbandonati e se stessi. Avrebbero bisogno di fondi ingenti per i controlli sul fondo, di protezione, di un maggior numero di investigatori. Alcuni mesi fa la Legambiente ha presentato un libro bianco sui rifiuti radioattivi nel quale si citava anche la grande inchiesta sulle navi delle scorie. Ricorda Ermete Realacci, che dell'organizzazione ambientalista è il presidente:
“Chiedevamo due cose, una commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti e il sostegno del governo e della presidenza della Repubblica ai lavori dei sei magistrati”.
Da quella denuncia sono trascorsi quasi sei mesi. La commissione parlamentare d'inchiesta è stata avviata, ma il sostegno ai magistrati è mancato.
“Nessuno dei vertici istituzionali chiamati in causa si è mosso, nessuno ha detto una parola” protesta Realacci:
“Con il risultato che il silenzio non farà altro che accrescere il panico nelle popolazioni più vicine ai fondali ritenuti a rischio”. I casi sui quali si appuntano come spilli i sospetti degli inquirenti riguardano le due navi maltesi Euroriver e Anni, entrambe scomparse nell'Adriatico. L'ipotesi e che trasportassero verso la destinazione finale scorie ad alta radioattività delle centrali nucleari francesi e tedesche, e successivamente esportare in Albania. E proprio da Durazzo prende le mosse uno dei casi più recenti nell'odissea delle navi radioattive, quello della Korabi Dures, una motonave albanese sulla quale sta indagando Neri: all'inizio del 1995 il cargo, in perenne movimento nel Mediterraneo, aveva attraccato nel porto di Palermo. Ma in Sicilia la Korabi era stata respinta perchè i control1i sanitari avevano rivelato una forte radioattività. Poi la nave era approdata a Crotone senza troppi problemi, quindi a Reggio Calabria. Qui Neri, allarmato da Palermo, aveva ispezionato la stiva: di radioattività nemmeno l'ombra. Evidentemente il carico era stato scaricato nel tragitto: tanto per cambiare, in acqua.
Le indagini comunque, non sembrano preoccupare i trafficanti di scorie. Lo scorso 15 dicembre una nave russa, la Shiskov, ha scaricato un container zeppo di scorie radioattive addirittura nel porto di La Spezia: dentro c'erano 22 tonnellate di rottami di piombo, diretti chissà dove, ma soprattutto carichi di radioattività. I contatori geiger reagivano a 5 metri di distanza. Le autorità hanno preso in consegna il container, poi non se n'è più saputo nulla. E' difficile che il traffico si fermi, impossibile senza un coordinamento sovranazionale: sono troppo alti gli interessi in gioco.
“Lo smaltimento illecito di scorie radioattive è un business che vale almeno 6 mila miliardi l'anno” afferma Enrico Fontana che per Legambiente cura l'Osservatorio sulla legalità.
“Nascondere un chilo di rifiuti tossici costa mille lire far sparire un chilo di scorie radioattive un milione”. Dicono che il delitto non paga. Ma il relitto si. Greenpeace apre l'ultimo capitolo di questa storia misteriosa, che potrebbe intitolarsi
“Ventimila scorie sotto i mari”. A scriverlo è stato Giorgio Comerio, un ingegnere italiano che dal 1994 compare come indagato reggina sulle navi radioattive.
Il suo ruolo non è chiaro. Gli parlano di mappe nautiche che dimostrerebbero la contiguità fra Comerio e gli affondamenti nel Mediterraneo. Lui ha sempre negato tutto. Alle domande che Panorama gli ha inviato in Svizzera via fax, però, ha risposto col silenzio.
SILURI DI SICUREZZA ?Una cosa è certa: anni fà Comerio ha fondato la Oceanic Dispose Management, una multinazionale basata a cavallo tra Garlasco, la Svizzera, le isole Vergini e la Russia. Da allora la 0dm va proponendo ai governi di mezzo mondo un originale metodo per smaltire le scorie radioattivo: inserirle in siluri di piombo, zinco e acciaio chiamati "penetratori", che lanciati a picco raggiungerebbero alte velocità e si conficcherebbero in profondità nell'argilla dei fondali. Ogni “penetratore” conterrebbe circa una tonnellata di scorie, e viene offerto a circa un milione di dollari tutto compreso. La Odm lo garantisce per una durata di 1500 anni. Comerio, a dire il vero, si pone sul mercato con sorprendente trasparenza: ì suoi progetti sono descritti perfino su Internet. Ma da Bruxelles Roberto Ferrigno, di Greenpeace International, sottolinea che le della Odm sono proibite dalla Convenzione internazionale di Londra del 1972, che vieta ogni lancio in mare di materiali radioattivi. Incurante dei divieti, che dice non valere per i suoi penetratori, Comerio nel 1995 ha predisposto un accordo da 40 milioni di dollari con il Sudafrica. Il 10 gennaio gli uffici della Convenzione lo hanno diffidato dal proseguire. Non si sa quale sia stata la sua risposta.
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P.S: sul
Sig.Comerio citato nell'articolo e la sua attività, è sufficiente fare una ricerca in rete per trovare altre informazioni, tra le quali ne riporto alcune di seguito:
- Documenti sulle coperture internazionali all'attività di Giorgio Comerio, il faccendiere al centro delle trame dell'omicidio Alpi (27 giugno 2008 l'Espresso Riccardo Bocca):
http://www.uonna.it/scorie-nucleari-smaltimento-criminale.htm- Intervista di Marina Marinetti su "Panorama Economy" (ottobre 2004):
http://www.zonanucleare.com/dossier_italia/navi_affondate_rifiuti_radioattivi/H_intervista_panorama_economy_comerio.htmQui invece è consultabile
un dettagliato dossier su tutta la vicenda:
http://www.zonanucleare.com/dossier_italia/navi_affondate_rifiuti_radioattivi/A_inchieste_indagini_procura.htm