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MessaggioInviato: 09/01/2009, 21:11 
Green la frase di Nemo era ovviamente scherzosa, a quanto vedo pure Nemo non crede alla versione Ufficiale


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MessaggioInviato: 09/01/2009, 21:23 
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AgenteSegreto000 ha scritto:

Green la frase di Nemo era ovviamente scherzosa, a quanto vedo pure Nemo non crede alla versione Ufficiale


Infati la mia era una considerazione in aggiunta a cio che diceva.



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MessaggioInviato: 10/01/2009, 13:07 
versione ufficiale di che?

la versione ufficiale me la devono ancora dare il resto e' "aria fritta"........



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MessaggioInviato: 10/01/2009, 13:32 
Carne da macello: Londra, luglio 2005
lunedì 24 luglio 2006, 22:11
Il più fedele alleato di Bush. Lo stato più difeso e sicuro del mondo. Non ci fu nulla da fare. Un attentato studiato nei minimi dettagli per mesi, così come avvenne per quello in territorio spagnolo.
Esplosivo potentissimo, organizzazione meticolosa, forte impatto dal punto di vista simbolico. Infatti, a meno della mancata attivazione nei tempi stabiliti di uno dei quattro zainetti imbottiti d’esplosivo, le deflagrazioni sono avvenute in punti che, se visualizzati su una cartina stradale, individuano chiaramente una croce. Dal punto di raccolta iniziale, il crocevia di King’s Cross, la mattina del 7 luglio gli attentatori prendono quattro strade diverse, verso i quattro punti cardinali. Come a dire: possiamo scatenare la fine del mondo in ogni angolo della terra. E quasi all’unisono, i quattro scatenano un inferno di morte e distruzione.

ANCORA STRATEGIE FALLIMENTARI
Non solo Stati Uniti ed il fedele alleato Blair hanno finora sbagliato tutto come ampiamente dimostrato finora. Insistono. Continuano imperterriti ad intraprendere strade senza uscita. Cercano contatti con le persone sbagliate. Scendono a patti con chi non sa, non può e soprattutto non vuole favorirli in alcun modo (senza contare che non ne avrebbe comunque il potere né probabilmente le capacità).
Ecco l’inizio di un articolo pubblicato poco prima degli attentati di Londra su Il Messaggero, per la precisione il 28 giugno 2005, pagina 13. Già il titolo da sé la dice lunga: “E’ vero, abbiamo trattato”. Blair conferma le rivelazioni sui colloqui con i ribelli iracheni.

LONDRA – Nuova conferma delle trattative aperte dagli Stati Uniti con gli insorti iracheni. Viene dal premier britannico Tony Blair il quale ha ribadito come funzionari inglesi, americani e iracheni abbiano avuto colloqui con gruppi in Iraq che appoggiano la violenza per cercare di inserirli nel processo di pace, ma non con estremisti tipo il capo locale di al-Qaeda, Abu Musab al-Zarqawi.
Parlando all’indomani delle dichiarazione di americani e iracheni su colloqui con leader tribali, religiosi e altri gruppi legati alla rivolta sunnita, Blair ha sottolineato che tale scelta non compromette la posizione di Londra sul terrorismo e ne ha difeso la correttezza. “È nostro compito politicamente spingere più gente possibile all’interno del processo politico, quindi è un impegno non solo del governo iracheno ma anche degli americani, di noi stessi e di tutti”, ha detto, precisando che nei colloqui sono coinvolti sunniti. A una domanda su dichiarazioni del segretario alla difesa USA Donald Rumsfeld, secondo cui le violenze potrebbero andare avanti per dieci anni o più, Blair, che ha incontrato a Londra il premier iracheno Ibrhaim al Jafaari ha detto di non sapere quanto dureranno ma che a suo parere “è l’anno prossimo che è assolutamente decisivo”. E anche ieri il segretario alla Difesa USA, Rumsfeld, ha continuato a commentare la guerra in corso. “Le battute d’arresto in Iraq sono inevitabili”, ha detto in un briefing al Pentagono. Accanto a lui il generale George Casey, comandante delle truppe americane in Iraq, ha dichiarato che “gli iracheni stanno facendo progressi ogni giorno”, verso la democrazia e per la sconfitta dell’insurrezione. A riprova, il generale Casey cita il fatto che gli insorti “hanno perso la loro roccaforte di Falluja e non sono stati capaci di dotarsi di un’altra” […]

In questo mare di ottusa propaganda statunitense, degna della peggiore scuola di recitazione per attori falliti, la stessa pagina prosegue, cambiando decisamente strada, con un articolo sulla vedova dell’eroe Nicola Calipari, riassunto da un titolo che non lascia scampo a false interpretazioni: “Onorate Nicola con la verità”. Cara Signora Maria, dato quanto detto finora e quanto fatto dagli attuali massacratori della giustizia mondiale, Bush e Blair in testa, temo che la Sua preghiera non riceverà la meritata attenzione. Spero comunque di sbagliarmi.
Concludo facendo notare a chi non lo avesse già fatto che dopo circa una settimana dalle trattative di Bush e Blair coi ribelli, sono esplose le bombe di Londra.

NUOVA SCONFITTA
Nonostante le eccezionali misure di sicurezza dall’inizio del conflitto; nonostante il preavviso dei comunicati dei mesi precedenti; nonostante le normative eccezionali antiterrorismo emanate a causa del fortissimo stato di allerta, con tanto di poteri speciali assegnati anche alle comuni (e non abbastanza addestrate) forze di polizia. Nonostante tutto ciò non si riesce ad impedire un secondo tentativo di attentato, sempre a Londra, questa volta giovedì 21 luglio, quando quattro ordigni, pur inesplosi, scatenano comunque il panico, con conseguente concessione alle forze di polizia della licenza di uccidere.
L’inadeguatezza di tali misure si rende drammaticamente evidente qualche ora più tardi, il 22 dello stesso mese di luglio 2005.
Un elettricista di origine brasiliana, trasferitosi a Londra da tre anni, con lavoro e regolare permesso di soggiorno, viene seguito fin dall’uscio di casa da una ventina di ipereccitate spie da weekend, che lo vedono indossare indumenti da loro ritenuti troppo “pesanti” per il periodo.
Un po’ a causa dei suoi lineamenti non del tutto ariani, chiedo scusa, anglosassoni, un po’ perché indossava un cappotto (magari in Brasile fa più caldo che a Londra?), intimidito dall’altolà dei coscienziosi tutori dell’ordine, inciampa e cade; fatto sta che un millisecondo dopo, senza neanche dargli la possibilità di parlare, gli traforano il cranio con cinque colpi di pistola a bruciapelo.
La verità si scoprirà solo qualche ora più tardi, con buona pace del governo brasiliano che ancora attende scuse plausibili.
Lo zaino conteneva effetti personali. E gli abiti indossati erano del tutto simili a quelli di chiunque altro, dunque la storia del pesante impermeabile che avrebbe generato i sospetti iniziali era una balla.
Ecco come la promulgazione di leggi speciali in grado di limitare le libertà interne e scatenare il far-west (concetto tradizionalmente caro ai colonialisti britannici) in pieno 2005, fa si che vinca di nuovo al-Qaeda, con l’unico risultato di aver aggiunto altro sangue innocente a quello già drammaticamente versato.
Ma ora voglio sottolineare un altro aspetto sul quale è giusto riflettere abbondantemente: una delle contromosse adottate per aumentare la sicurezza britannica è stata quella di rafforzare pesantemente la guardia alle frontiere, ragionando con le vecchie categorie mentali del tipo non si facciano entrare i terroristi; nulla di più inutile e fuorviante: tutti e quattro gli attentatori avevano passaporto britannico.

ALTRO SANGUE ITALIANO
Impossibile per un italiano non ricordare una vittima del 7 luglio, una bella ragazza romana trasferitasi a Londra e fidanzata con un ragazzo musulmano, col quale avrebbe dovuto sposarsi proprio l’11 settembre 2005. Chissà, magari avevano deciso di scegliere quella data simbolica per dimostrare che la vita è l’unica alternativa alla morte e se così fosse io non potrei che essere vicino ad una scelta dal forte valore simbolico, ma questa volta positiva e dunque, l’unica possibile. Il sogno fu infranto da quel terribile atto di guerra, mentre preoccupata per un ritardo di un quarto d’ora circa voleva recuperare il più possibile, dedita al lavoro com’era. Ricordo le strazianti immagini del suo fidanzato che vagava giorno e notte per gli ospedali londinesi alla ricerca della sua amata e il padre di lei che arrivò di corsa a Londra nella speranza di trovare la figlia ancora viva da qualche parte. La speranza scemava al passare delle ore ed ancora una volta la ferma decisione del presidente Bush di portare il suo conflitto al di fuori del territorio degli Stati Uniti trascinò tanta gente a vivere un tragico funerale.
Ricordate? Non c’è altro che conti oltre gli interessi degli Stati Uniti. Anche per questo, grazie Bush; grazie Blair.

CONGETTURE DA BAR
Mi è capitato di assistere ad alcune conversazioni circa gli attentati di Londra, chiacchiere tra gente comune. Quella che più mi ha colpito senza dubbio alcuno riguardava il secondo attentato, quello fallito del 21 luglio.
Riporto qui brevemente le considerazioni emerse in quell’occasione davvero particolare. Il panciuto signore faceva notare al cameriere di chiare origini nordafricane che al-Qaeda non è certo l’insieme di un branco di improvvisati incapaci. Insomma, è stata capace di colpire al cuore l’America, la più grande potenza militare; ha sincronizzato le esplosioni di Madrid con cura difficile da prevedere; ha ucciso poco meno di cento persone nel cuore della City londinese; com’è possibile che contemporaneamente tutte e quattro le bombe del secondo attentato non esplodano? Capisco che ne possa andare a vuoto una, forse due, anche se è francamente improbabile; ma che non ne esploda neanche una, beh questo è un fatto che non concorda con la precisione e la strategia molto più che accurata che al-Qaeda ha sempre dimostrato, purtroppo per gli alleati di Bush. “E allora?”, chiede il cameriere; “allora per me si tratta di un tentativo di infiltrare una talpa tra i terroristi, cercando di accreditarla ai loro occhi, magari pubblicando le foto dei quattro ed arrestandone poi solo tre, per tentare di confondere e convincere i terroristi attraverso i media che di quel quarto pseudo attentatore si possono fidare. Probabilmente hanno utilizzato l’esplosivo sequestrato dentro quell’automobile ritrovata il 12 luglio da Scotland Yard, vicino al luogo degli attentati, ricordi?”.
Però.
Devo dire che il popolo italiano di capacità di proiezione ne ha da vendere. Ecco da chi ho preso…

LE OPINIONI NEL MONDO
Tra tutte le sintesi e le analisi che io abbia letto o sentito circa gli avvenimenti di Londra sono certo che la più onesta, sintetica, esaustiva ed attenta sia sicuramente identificabile nell’intervento pubblicato in Italia su Repubblica del 23 luglio 2005, a firma dello scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi. Lo riporto di seguito, così come pubblicato.

Il mito della “guerra virtuale” si è infranto. Blair, come Bush, aveva finora coltivato l’illusione della possibilità di guerre moderne, virtuali, guerre senza vittime, almeno senza vittime visibili. Coloro che morivano erano molto lontano da noi, erano iracheni. Inoltre, Blair, come Bush, è stato sempre molto discreto riguardo ai soldati britannici morti in azione: i funerali dei soldati non sono stati mai pubblici. Con le bombe del 7 luglio è esploso anche questo mito di una guerra senza vittime e senza cadaveri: la guerra è arrivata a Londra. Blair ha invaso l’Afghanistan e successivamente l’Iraq – ha davvero creduto che ciò sarebbe rimasto senza conseguenze? Dopo aver vinto nuovamente le elezioni, e poi anche i Giochi Olimpici, Blair ha probabilmente pensato in un certo senso di aver finito con la guerra dell’Iraq, convincendosi di aver ritrovato la propria immagine. Queste esplosioni sono qui per ricordargli che tutte le guerre sono un affare sporco. Ecco la lezione sulla quale deve ancora riflettere.
In questi ultimi giorni, c’è stata la tendenza a stigmatizzare la comunità musulmana con l’espressione “Londonistan”, ma sono convinto che la grande maggioranza dei cittadini britannici non abbia sentimenti negativi nei confronti dei musulmani, che sia ben consapevole invece che si tratta di azioni perpetrate dagli estremisti che la guerra in Iraq ha prodotto. Non si può invadere impunemente un paese e uccidere 200.000 suoi abitanti senza provocare la minima conseguenza. Tutti coloro con cui ho parlato in questi giorni a Londra condividono questo assunto logico. Ho vissuto gli anni ’70 e ’80 durante i quali qui l’Ira faceva saltare tutto per aria: lo stesso nesso logico sussisteva tra le bombe in Inghilterra e la guerra in corso in Irlanda.
Sarebbe stupido considerare questi attentati dei semplici atti insensati o l’opera di pazzi, si tratta di una risposta alla guerra in Iraq, una guerra alla quale la grande maggioranza della popolazione britannica si è opposta e Tony Blair deve riconoscerlo. Subito dopo gli attentati, è stato espresso un sentimento di solidarietà nazionale che corrisponde a ciò che ciascun cittadino ha provato, è normale, ma con il passare del tempo, le persone cominceranno a riflettere su cosa ha provocato l’irrompere della guerra nel nostro paese.

Questo intervento, dal mio punto di vista null’altro che una perfetta analisi obiettiva e sintetica della realtà, è stato pubblicato con un titolo, anch’esso meritorio di aggettivi altrettanto entusiasti da parte del sottoscritto: Una risposta a Blair e alla sua guerra.
Allora non sono solo. L’avete notato anche voi, vero? La SUA guerra. Questa si che è una crociata per la quale vale la pena lottare: contro Bush il burattinaio criminale, contro Blair l’elegante superficiale, contro quelli come Aznar il distruttore (dell’Europa) e contro Berlusconi, i cui fili, peraltro ben visibili a molti, sono mossi oltreoceano.



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MessaggioInviato: 10/01/2009, 13:40 
Roma, 7 luglio 2005 - Questa la ricostruzione degli attentati terroristici di Londra (l’ora indicata è quella italiana), in cui sono morte almeno 33 persone secondo il bilancio fornito da Scotland Yard.
9.49 - I servizi di emergenza vengono chiamati alla stazione di Liverpool Street dopo le notizia di un’esplosione sulla Metropolitan Line della ‘tube’ tra le stazioni di Liverpool Street e Aldgate. La tesi accreditata è quella di “un corto circuito”.
9.50 - La polizia viene chiamata alla stazione di Aldgate, zona est di Londra.
10.22 - Vengono sgomberate le stazioni di King’s Cross St.Pancras, Liverpool Street e Aldgate.
10.31 - L’incidente provoca gravissimi disagi all’intero servizio e diverse stazioni nella città vengono chiuse.
10.33 - La London Underground informa di un “un altro incidente a Edgware Road”, stazione nella zona nord ovest.
11.00 - Il National Grid, che fornisce l’energia alla metro, informa che non sono state riscontrate anomalie al sistema tali da provocare gli incidenti avvenuti al mattino. 11.13 - Dirigenti dei sindacati riferiscono di aver appreso da proprie fonti che almeno un ordigno esplosivo è stato piazzato sulla metropolitana. Un’esplosione ha investito Edgware Road e si rincorrono le notizie di altre due a King’s Cross e Aldgate.
11.14 - Arriva la notizia di un’esplosione nella zona centrale di Londra che ha squarciato un autobus a due piani.
12.02 - Il ministro degli Interni, Charles Clarke, conferma che ci sono “feriti gravissimi” nelle esplosioni a Londra.
12.24 - Le compagnie di telefonia mobile segnalano difficoltà per gli utenti a comunicare amici e parenti, a causa dell’eccessivo volume di traffico telefonico.
12.30 - Il commissario (capo) della Polizia metropolitana di Londra, sir Ian Blair, annuncia: “Non siamo a conoscenza di alcuna minaccia al momento. Abbiamo indizi che si sia trattato di un attacco coordinato”, e spiega che tracce d’esplosivo sono state ritrovate in uno dei siti.
13.00 - Prima reazione di Tony Blair da Gleneagles, sede del vertice del G8, in una dichiarazione trasmessa in diretta tv: “E’ ragionevolmente chiaro che c’è stata una serie di attacchi terroristici a Londra”.
13.51 - Scotland Yard parla di sette esplosioni in quattro luoghi diversi. La prima zona individuata è quella intorno alle stazioni di Russell Square e Kings Cross. La seconda area comprende le stazioni di Moorgate, Aldgate e Liverpool Street. La terza è Edgware Road e la quarta Tavistock Square, dove un autobus è stato squarciato dall’esplosione.
13.55 - Parlando alla Camera dei Comuni, il ministro dell’Interno Charles Clarke conferma “quattro esplosioni, di cui una su un autobus”, e spiega che inizialmente si era pensato a un numero maggiore di esplosioni perché sono stati colpiti treni in movimento, e i soccorsi si sono concentrati ad ambo le stazioni alle estremità delle tratte colpite.
14.01 - “L’organizzazione di al Qaida in Europa” rivendica gli attentati di Londra su un sito internet islamico. “La Gran Bretagna”, annunciano, “sta ora bruciando con paura, terrore e panico nelle sue zone nord, sud, est e ovest”. Il comunicato minaccia anche l’Italia.
14.05 - Da Gleanagles, a fianco degli altri leader, Tony Blair con la voce rotta legge il comunicato congiunto del G8: i leader “condannano gli attacchi barbarici” che hanno colpito Londra, ritenuti “un attacco contro tutte le nazioni”, e sono “uniti e determinati a sconfiggere i terroristi”.
14.25 - Downing Street comunica che il primo ministro Tony Blair sale a bordo del suo elicottero per lasciare il vertice del G8 a e raggiungere Londra.
14.27 - George W. Bush parla dal vertice del G8 a Gleneagles
15.18 - Una portavoce del Transport for London informa che l’autobus squarciato dall’esplosione era il numero 30, che parte da Hackney e arriva a Marble Arch.
16.05 - Scotland Yard crea una linea telefonica diretta per avere informazioni sui feriti. Il numero è lo 0870 1566 344.16.25 - Scotland Yard inizia una conferenza stampa in cui fornisce il bilancio complessivo di morti e feriti: 33 decessi nei tre treni colpiti, 45 feriti molti gravi, circa 300 feriti che non sono in pericolo di vita; nessuno è più intrappolato nei treni, e l’evacuazione è stata completata in poco più di un’ora.

Pubblicato in Generic News



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MessaggioInviato: 10/01/2009, 13:41 
li attentati di Londra opera di «autodidatti» non legati ad Al Qaeda

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA - Non c' era la mano di Al Qaeda dietro i quattro attacchi suicidi che la mattina del 7 luglio 2005 fecero strage a Londra su tre convogli della metropolitana e un autobus. I quattro terroristi, tutti di nazionalità britannica (tre di origine pachistana e uno giamaicano) sarebbero stati «ragazzi normali» senza collegamenti con una «cupola» qaedista, che avrebbero semplicemente imparato su Internet come confezionare le loro bombe. È questo il risultato dell' inchiesta governativa che sarà resa pubblica tra qualche settimana e che gli investigatori hanno voluto far arrivare in anticipo al settimanale The Observer. L' inchiesta degrada l' attacco che uccise 52 persone e ne ferì altre 700 a «modesto, semplice piano costato poche centinaia di sterline». Il rapporto esclude anche che ci fosse un quinto attentatore ritiratosi all' ultimo momento. Una ipotesi formulata dopo il ritrovamento di uno zainetto pieno di esplosivo nell' auto che i quattro avevano lasciato al parcheggio della stazione di Luton prima di prendere il treno per la stazione di King' s Cross a Londra. L' indagine ha anche accertato che qualcuno cercò dopo il 7 luglio di attribuire «il merito» dell' azione ad Al Qaeda. La tv Al Jazira mandò in onda un video nel quale Sidique Khan, ritenuto il capo dei quattro, rivendicava il sangue e parlando in inglese minacciava altri attacchi. Subito compariva con un proclama il dottor Ayman Al Zawahiri, braccio destro di Osama Bin Laden. Un collage di due video, secondo gli esperti del governo britannico. Resta da chiarire che cosa andò a fare Sidique Khan in Pakistan prima dell' azione e chi trasformò quel ragazzo dello Yorkshire in un assassino. Se davvero i quattro kamikaze erano dei cani sciolti, gli agenti dell' MI5, i servizi di sicurezza interni, credono invece che Al Qaeda può contare in Gran Bretagna su almeno 400 uomini pronti a colpire. All' interno di questa brigata del terrore c' è un nucleo duro di 40-60 combattenti addestrati e in attesa di agire. E secondo gli esperti il loro odio nei confronti della Gran Bretagna e dell' Occidente, accresciuto dall' azione militare in Iraq, alimenterà azioni feroci per i prossimi vent' anni. L' MI5 ha anche tracciato una «mappa termica» delle zone più calde sul territorio nazionale: dopo Londra, Manchester sembra l' area più a rischio. Dal suo aeroporto sono passati diversi attivisti islamici diretti in Iraq, dove si sono trasformati in uomini-bomba. E poi ci sono Liverpool, Leeds, Birmingham e Glasgow. «Trovare i potenziali terroristi è un po' come vincere alla lotteria», hanno ammonito le fonti di polizia che hanno fatto filtrare i rapporti ai giornali. E hanno chiesto più fondi per finanziare la campagna di contrasto. In questo clima di sospetto non poteva mancare l' analisi di un accademico. Secondo il professor Ron Geaves le bombe del 7 luglio non sono catalogabili come atti di terrorismo, ma come «una dimostrazione condotta da musulmani britannici». In una conferenza all' università di Chester il professore (che insegna al dipartimento di teologia e studi religiosi) ha spiegato che «terrorismo è un vocabolo politico usato per demonizzare». Dunque, secondo questa tesi, i cinquantadue uomini e donne che la mattina del 7 luglio sono stati dilaniati da quattro uomini bomba non furono vittime di terroristi ma di dimostranti. Quattro «cani sciolti» Gli attentati Il 7 luglio 2005 quattro attacchi suicidi in tre stazioni del metrò e su un autobus di Londra causarono 52 morti e 700 feriti Nelle foto, i presunti attentatori ripresi dalla telecamere a circuito chiuso.


4 ragazzi normali? Sigh!!!!!!! [B)]



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MessaggioInviato: 10/01/2009, 14:47 
Già si parla tanto di persone "espertissime" che preparano gli attentati di Al-Qaeda,
ma alla fine basta che si procurino il C4 o esplosivi simili + detonatori a distanza
e il gioco è fatto, non mi sembra ci voglia tutta questa preparazione o intelligenza.

Per i servizi segreti è ancora più facile, hanno tutto ciò che vogliono a disposizione
e in più possono agire in completa segretezza, soprattutto nel proprio stato,
o in uno stato alleato, per esempio azioni segrete CIA in Italia.

Certo l'11 settembre è mille volte più complesso e complicato
non mi sembra possibile che un gruppo terroristico possa
prendere il controllo di cotanti aerei di linea,
completamente indisturbati dai Servizi di Sicurezza USA,
praticamente come se non ci fossero!


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MessaggioInviato: 10/01/2009, 17:52 
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AgenteSegreto000 ha scritto:

Già si parla tanto di persone "espertissime" che preparano gli attentati di Al-Qaeda,
ma alla fine basta che si procurino il C4 o esplosivi simili + detonatori a distanza
e il gioco è fatto, non mi sembra ci voglia tutta questa preparazione o intelligenza.

Per i servizi segreti è ancora più facile, hanno tutto ciò che vogliono a disposizione
e in più possono agire in completa segretezza, soprattutto nel proprio stato,
o in uno stato alleato, per esempio azioni segrete CIA in Italia.

Certo l'11 settembre è mille volte più complesso e complicato
non mi sembra possibile che un gruppo terroristico possa
prendere il controllo di cotanti aerei di linea,
completamente indisturbati dai Servizi di Sicurezza USA,
praticamente come se non ci fossero!


Tutta la versione ufficiale fà acqua, per i motivi che hai citato e per tanti altri. Mi viene persino il dubbio che l' abbiano fatto apposta per chissà quale scopo.



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Bè quegli attentati hanno fatto iniziare un insieme di guerre che ancora non sappiamo quando e come finiranno.
Lo scopo lo vedremo fra qualche anno, e non credo che sia l'eliminazione del terrorismo.
A quanto dicono ufficialmente il loro scopo è eliminare completamente il terrorismo nel mondo,
ma è ridicolmente impossibile, perchè sarebbe come cercare di eliminare completamente i virus dal mondo.
Insomma se si crede alla versione ufficiale, la guerra al terrorismo è infinita...


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AgenteSegreto000 ha scritto:

Bè quegli attentati hanno fatto iniziare un insieme di guerre che ancora non sappiamo quando e come finiranno.
Lo scopo lo vedremo fra qualche anno, e non credo che sia l'eliminazione del terrorismo.
A quanto dicono ufficialmente il loro scopo è eliminare completamente il terrorismo nel mondo,
ma è ridicolmente impossibile, perchè sarebbe come cercare di eliminare completamente i virus dal mondo.
Insomma se si crede alla versione ufficiale, la guerra al terrorismo è infinita...


Come tutte le guerre, per certi personaggi è meglio che non finiscano mai, altrimenti cesserebbe lo scopo per cui sono state iniziate. La guerra è diventata un affare, un buissines.



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Come dicevano Falcone e Borsellino: bisogna seguire la strada dei soldi per arrivare al colpevole [8D]


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