Ultimamente, in ambito scientifico, sempre piu' voci si uniscono al coro delle posizioni anti serriste a sostegno della convinzione che nel prossimo futuro avremo un raffreddamento globale e non un riscaldamento globale.
Questa contrapposizione non poteva che riflettersi anche sulla stampa, almeno su quella che piu' o meno distrattamente riporta notizie di questo tipo.
, forse ben esemplifica questa nuova tendenza.
PS: Trovo particolarmente interessanti i riferimenti e i ricercatori citati in relazione agli studi che tentano di correlare il vulcanismo/sismicita' all'attivita' solare.
Conseguenze del raffreddamento globale per l’Italia e l’Europaa cura di Stefano Fait per IxR
Confronto tra ciclo 24, ciclo 5 (1798-1810, quello del
Minimo di Dalton) e media dei cicli
Il governo dovrebbe cominciare a considerare la possibilità che siamo agli inizi di una piccola era glaciale dovuta al calo di attività solare…evento che avrà grandi implicazioni per l’agricoltura, il turismo, i trasporti, la gestione del traffico aereo e l’economia nel suo complessoBoris Johnson, sindaco di Londra
http://versounmondonuovo.wordpress.com/ ... aciazione/La bassa intensità dell’attività della nostra stella potrebbe essere il segnale dell’inizio di una fase «tranquilla»
e alcuni addetti ai lavori si spingono a sostenere che potremmo essere agli inizi di un nuovo «minimo di Maunder», la drastica diminuzione dell’attività solare che si verificò tra il 1645 e il 1715, quando le macchie quasi scomparvero:
questa fase si manifestò in pochi anni, senza fenomeni precursori, mentre durante la fase finale, tra 1700 e 1715, l’attività riprese solo gradualmente.
Il «minimo» coincise con la parte centrale e più fredda della cosiddetta «Piccola Era Glaciale».
Durante questa fase nell’emisfero boreale, e forse anche nel resto del mondo, si verificarono inverni molto rigidi. Osservando le macchie, si è notato che nel Settecento
si ebbe una graduale risalita, interrotta da una fase di attività molto bassa tra il 1790 e il 1830 (il «minimo di Dalton»), quando si registrarono gli anni più rigidi dalla fine della Piccola Era Glaciale. Poi ci fu una ripresa e, dopo una temporanea diminuzione tra Ottocento e Novecento, nel secolo scorso fu registrato il massimo numero di macchie del periodo.
Tornando al presente,
l’ultimo massimo si è verificato tra 2000 e 2001 e, quindi, quello successivo era atteso per l’anno scorso, con un inizio del nuovo ciclo che avrebbe dovuto manifestarsi nel 2007. E invece niente. Il Sole è rimasto quieto.
Il minimo ha avuto un periodo di assenza di macchie di quasi 800 giorni, compreso tra 2008 e 2010, mentre la durata di un minimo tipico si attesta su una media di 300. Solo alla fine del 2009 sono riapparsi gruppi di macchie. Ma quando sarà il prossimo massimo? Probabilmente verso la fine del 2013 o nel 2014 o non ci sarà affatto. E quale sarà la sua intensità? Non è facile prevederlo. L’attuale ciclo ha fatto registrare un numero massimo di macchie solari inferiore a 70 e si conferma come
uno dei più deboli degli ultimi secoli. http://www.lastampa.it/2013/04/17/scien ... agina.htmlUna ricerca dell’Osservatorio Nazionale Solare di Tucson, Arizona, prevede che nel 2015 spariranno del tutto le macchie solari, indipendentemente dai ben noti cicli della nostra stella. Questo fatto potrebbe avere un’importante ripercussione sulla temperatura del globo.
http://www.palazzosomeda.it/Osservatori ... iaddio.htmRiassumendo i concetti espressi da questi ricercatori possiamo dire che:
- i minimi solari influenzando fortissimamente il clima nel senso di un forte raffreddamento globale planetario fino ad una Piccola Era Glaciale, anche se una vera e propria Era Glaciale non può avere solo questa origine;
- il Sole è fortemente influenzato nella sua attività espulsiva dalla posizione nello spazio dei pianeti maggiori del Sistema Solare
- mediante il calcolo delle sigizie (allineamenti) planetarie si può disporre di una certa predittività dell’andamento solare ed in base a quanto calcolato l’attuale ciclo solare (il 24) ci sta portando a una nuova Piccola Era Glaciale.
Guardando fuori dalle nostre finestre sembra avverarsi quanto sostenuto da Landscheidt a dispetto di un tanto reclamizzato Riscaldamento Globale in pieno sviluppo e da noi percepito negli scorsi anni molto chiaramente.
Un Riscaldamento Globale non dovuto all’aumento della CO2, ma semplicemente corrispondente a cicli solari passati (il 22 e il 23) particolarmente intensi.Pochi sanno che è esistito un minimo solare secondario, a cavallo tra il XVIII ed il XIX Secolo, chiamato, appunto, Minimo di Dalton, e che ha attraversato alcuni dei decenni più rigidi della Piccola Età Glaciale.
Osservando la curva che mostra il numero di macchie solari dall’inizio delle osservazioni fino ad oggi, notiamo la piattezza della curva nel Seicento, una risalita graduale nel corso del ’700, interrotta proprio da una fase di attività solare molto bassa nel periodo compreso tra il 1790 ed il 1830.
Successivamente, l’attività solare riprende, e, dopo una temporanea diminuzione tra la fine dell’800 ed i primi del Novecento, ecco che nel XX Secolo arrivò il massimo numero di macchie solari di tutto il periodo di studio.
[…]
Il minimo di Dalton può essere bene correlato con la presenza di un cinquantennio tra i più rigidi della Piccola Età Glaciale, e che ha presentato
due massimi di espansione dei Ghiacciai Alpini (attorno al 1820 ed al 1850), che sono stati i più estesi, in molti casi, di tutta l’Età moderna.
In questo cinquantennio, inoltre, abbiamo avuto
l’Inverno più rigido (il 1829-30), ed anche l’Estate più fresca (1816), da quando vengono effettuate misurazioni termiche regolari in Europa.
D’altro canto, è stata misurata la concentrazione dell’isotopo radioattivo Berillio -10 nel ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide.
Quando il Sole attraversa una fase di massimo, esso respinge i raggi cosmici galattici, che sono i responsabili della produzione di questo isotopo del Berillio.
Alcuni studiosi stanno supponendo la probabilità che si possa verificare una nuova fase solare simile al ciclo del minimo di Dalton, con un probabile calo delle temperature globali.
Esse potrebbero calare fino a provocare l’arrivo di una nuova “Piccola Età Glaciale” nei prossimi decenni.
http://www.meteogiornale.it/notizia/137 ... clo-simileTanto per avere un’idea del raffreddamento climatico che si ebbe in questo periodo, basti pensare che la stazione meteorologica di Oberlach, in Germania, vide diminuire la sua temperatura media annuale di 2 °C in 20 anni.
http://www.meteogiuliacci.it/attivita-s ... _1826.htmlun altro periodo di minimo solare, denominato Minimo di Dalton, in onore del fisico inglese John Dalton, posto tra il 1790 e il 1830. Si trattò fortunatamente solo di un minimo che investì in realtà solo due cicli solari , ma
il tempo dalla caduta alla piena ripresa dell’attività solare richiese quasi 40 anni. Una testimonianza storica nota a tutti di questo periodo è il Grande Inverno Russo che cancellò l’esercito di Napoleone che aveva cercato la fortuna fino a Mosca nel 1812 ed ebbe la sfortuna di incontrarlo: uccise più uomini che il nemico. A fine campagna le truppe napoleoniche erano ridotte a meno del 2% del numero iniziale.
Dopo il 1850 con la ripresa dell’attività solare si ebbe un periodo decisamente gradevole che culminò con
il Massimo Moderno che a questo punto sembra giunto al termine.http://versounmondonuovo.wordpress.com/ ... o-il-2030/La causa del crollo delle temperature fu principalmente l’attività solare, ma secondariamente contribuì a peggiorare la situazione l’intenso vulcanismo su scala globale i cui solfati immessi nell’atmosfera contribuirono a riflettere e a rallentare ulteriormente l’attività solare.
“Recenti lavori hanno suggerito che un aumento in vulcanismo era in gran parte responsabile del trend di raffreddamento”
In realtà
l’aumento del vulcanismo è stato innescato dal basso numero di macchie solari.Con questo dovremmo aspettarci in vista di questo nuovo Minimo Solare un’ulteriore accrescersi dell’attività vulcanica che unite all’attività solare influenzeranno a sua volta il clima.
Il periodo del Minimo di Dalton fu contrassegnato da importanti fenomeni eruttivi che posero il loro marchio sul clima già di per sè freddo della Piccola Era Glaciale.
L’eruzione del Tambora non fu l’unica, in quel periodo: nel 1812 esplose con violenza il vulcano Soufrière, nei Caraibi, mentre l’anno prima fu il vulcano Mayon, nelle Filippine, ad entrare in attività. Tutte queste eruzioni vomitarono enormi quantitativi di cenere e polvere nell’atmosfera, producendo un denso “velo” di polvere vulcanica nella stratosfera. Questo velo schermò una discreta parte dei raggi solari negli anni successivi, provocando uno dei periodi dal clima più freddo della (già di per sé fredda) piccola era glaciale.
La polvere restò per molti anni nell’atmosfera diminuendo la quantità di radiazione solare che abitualmente colpisce il suolo della terra. Il pianeta conobbe un’epoca di estati mancate ed inverni freddissimi, che ebbero come conseguenza scarsissimi raccolti e un impoverimento importante di vaste aree del pianeta. Il 1816, l’anno successivo all’eruzione, fu poi ricordato come l’anno senza estate.
Le inusuali aberrazioni climatiche del 1816 ebbero l’effetto peggiore nell’America del nordest, nelle province canadesi del Maritimes e di Terranova e nel nord dell’Europa. Tipicamente la tarda primavera e l’estate in quelle regioni americane sono sì relativamente instabili, ma mai fredde, con minime che raramente scendono sotto i 5 °C (praticamente mai in Europa).
La neve d’estate su quelle zone del Nord America è estremamente rara sebbene a maggio talvolta sia presente del nevischio.
Nel maggio 1816, invece, il ghiaccio distrusse la maggior parte dei raccolti, e a giugno due grandi tempeste di neve nel Canada orientale e nel New England provocarono molti morti. Quasi trenta centimetri di neve ricoprirono Québec all’inizio di giugno. A luglio ed agosto i laghi e i fiumi ghiacciarono in Pennsylvania e altre tre gelate colpirono il New England che distrussero tutti gli ortaggi tranne quelli poco sensibili al freddo.
Rapide e improvvise variazioni di temperatura erano comuni, così come fu comune
l’incremento dei prezzi dei cereali.Molti storici citano l’anno senza estate come il principale motivo per la “conquista” nell’Ovest americano e il rapido crescere di stanziamenti umani nel Midwest. In generale le popolazioni furono colpite da una grande miseria, i coltivatori furono ridotti in grande difficoltà e molti capi di bestiame morirono. L’eruzione del Tambora fu anche la causa, in Ungheria, della caduta di
neve sporca. Qualcosa di simile accadde anche in Italia, che per un anno circa vide cadere della neve rossa, si crede a causa delle ceneri nell’atmosfera.L’Europa, che stava ancora riprendendosi dalle guerre napoleoniche, soffrì per la mancanza di cibo.
Ci furono rivolte per il cibo in Gran Bretagna e in Francia e i magazzini di grano vennero saccheggiati. La violenza fu peggiore in uno stato senza sbocchi sul mare come la Svizzera, il cui governo fu costretto a dichiarare un’emergenza nazionale. Grandi tempeste, piogge anomale e inondazioni dei maggiori fiumi europei (incluso il Reno) sono attribuite all’eruzione, così come la presenza di ghiaccio nell’agosto del 1816.
http://fetonte.blogspot.it/2012/10/lann ... mo-di.htmlhttp://versounmondonuovo.files.wordpress.com/2013/10/image009.jpg?w=477&h=308Se le previsioni NASA corrispondono al vero, ossia che dovremo aspettarci anche un ciclo più lungo del normale, cioè della durata di quasi 13 anni, è da domandarci se questo comporterà solamente il determinarsi di un raffreddamento globale in stile Minimo di Dalton, oppure possiamo aspettarci anche qualcosa di peggio.Nel minimo di Dalton si ebbero due cicli solari deboli prima di poter osservare la ripresa solare. Di conseguenza
prima di vedere una ripresa dell’attività solare, nel caso più felice, sarebbe necessario aspettare almeno fino al 2030-2035, dopo un ciclo 25 ancora debole.Se però si manifesta l’ipotesi peggiore, paventata da Livingston e Penn, di un collasso del magnetismo solare prolungato tale da determinare l’instaurarsi un
Minimo di Eddy (la denominazione che si intende dare a questo attuale minimo solare) in stile Minimo di Maunder, allora
non credo che nessuno di coloro che stanno leggendo questo articolo, che si presume abbia raggiunto l’età della ragione, avrà il piacere di rivivere le calde estate degli anni passati a queste latitudini.Ma sorge a questo punto una domanda: dovremo solo ripararci meglio dal freddo che diventerà via via una consuetudine, oppure possiamo aspettarci qualcosa di ancora peggio? Quanto il ridotto magnetismo solare è in grado di influenzare la Terra nel suo pulsare di vita propria?
[…].
Cerchiamo di ritornare sul tema dell’
effetto del magnetismo solare sulla dinamica terrestre, in particolare sul vulcanismo, e per questo motivo citerò proprio un lavoro scientifico del 1989 di
un ricercatore statunitense dell’Institute for Space Studies della NASA che si trova a New York al Goddard Space Flight Center.Il suo nome è
Richard B. Stothers ed ha preso in considerazione i dati storici delle grandi eruzioni vulcaniche tra il 1500 e il 1980.
Con un’accurata analisi retrospettiva, molto dettagliata, di dati storici ha scoperto due periodicità statisticamente significative nell’andamento delle eruzioni vulcaniche correlabili rispettivamente sia al ciclo solare di 11 anni, sia al più lungo ciclo solare di 80 anni, detto di Wolf-Gleissberg.
In queste periodicità di particolare attività vulcanica ha osservato che vi era
una notevole corrispondenza tra aumento dell’attività vulcanica e minimi solari, mentre vi era una cospicua riduzione dell’attività vulcanica durante i massimi solari.[…]
A parere dell’autore di questo studio (ma eravamo nel 1989) i flares solari presenti nei massimi solari possono cambiare i modelli di circolazione atmosferica, influenzando anche i movimenti di rotazione terrestre. Questa scossa nella dinamica dei movimenti della crosta terrestre, secondo lui, è in grado di provocare dei micro terremoti che limitano il vulcanismo perché diminuiscono la pressione sulle faglie.
[…]
innesterei anche
le ricerche di Caspar M. Ammann sull’ulteriore ruolo nei cambiamenti climatici determinatisi durante il Minimo di Maunder, in conseguenza dell’aumento del vulcanismo esplosivo.
Nel suo studio egli ricombina i risultati ottenuti dai carotaggi nei ghiacci con i dati dell’irraggiamento solare dell’epoca e propone una nuova rilettura dei dati noti.
Secondo questo autore
l’abbassamento della temperatura durante il Minimo di Maunder non sarebbe stato determinato solamente dalla ridotta attività solare e lo stesso sottolinea che la maggior parte degli autori avrebbero ignorato nei loro studi gli altri importanti fattori che possono aver drammatizzato la variazione climatica.
Tra questi fattori Amman pone la responsabilità dell’aumentato vulcanismo nel determinare, nel perdurante periodo di freddo, dei picchi di ulteriore raffreddamento climatico, in particolare nell’ultimo periodo del Minimo di Maunder.
L’emissione di aerosol nell’atmosfera avrebbe infatti oscurato la già scarsa irradiazione solare, provocando un andamento altalenante del raffreddamento climatico nell’Emisfero Nord in senso peggiorativo e quindi determinando di conseguenza ulteriori repentini raffreddamenti climatici.In conclusione, andando a ragionare su queste ricerche, appare evidente il rapporto esistente tra minimo solare ed aumento delle eruzioni vulcaniche, ma la ragione di questo non ci è ancora nota.
http://www.palazzosomeda.it/Osservatori ... aniche.htmI precedenti sono il Minimo di Maunder (1645-1700) e il Minimo di Dalton (1790-1830), ma qui la faccenda sembra profilarsi come più estrema e potrebbe ricalcare l’evento glaciale di
8200 anni fa1) Dobbiamo sviluppare e incoraggiare l’agricoltura a latitudini più basse, in Africa come in Sud America. Queste sono le aree dove sarà più caldo e umido nella fase fredda (come minimo diversi decenni);
2) Occorre dire agli agricoltori che vivono alle latitudini più elevate (
> 40 – da Napoli in su) e che hanno già subito i primi impatti del raffreddamento globale e/o della siccità che le cose andranno di male in peggio nei prossimi decenni. Quel che si coltiva in Scandinavia sarà quel che potrà crescere nell’area alpina;
3) Servono migliori difese contro l’eccesso di precipitazioni a latitudini più basse;
http://versounmondonuovo.wordpress.com/ ... ndscheidt/Fonte articolo