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MessaggioInviato: 12/04/2010, 22:07 
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Sirius ha scritto:

keiji, per caso sai se quelle previsioni ad oggi siano state confermate o superate?

queste devono ancora accadere, tra maggio e settembre dovrebbero iniziare.



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MessaggioInviato: 13/04/2010, 17:56 
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keiji ha scritto:

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Sirius ha scritto:

keiji, per caso sai se quelle previsioni ad oggi siano state confermate o superate?

queste devono ancora accadere, tra maggio e settembre dovrebbero iniziare.


Finora non ne hai beccata una, continua così.[:D]



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MessaggioInviato: 13/04/2010, 18:57 
Ci stiamo avvicinando ad un cambiamento globale, l'unica cosa di cui abbiamo bisogno è la crisi delle superpotenze che, poi si dilagherà in tutto il mondo ed allora... sarà accettato un unico governo mondiale.
Alcuni credono che la mia famiglia sia collegata ad argomenti quali l'occulto e la cospirazione, azioni finalizzate alla caduta del governo statunitense. Io e la mia famiglia siamo accusati di volere sviluppare una struttura socio-economica e politica il cui fine è controllare il mondo. Se questa è l'accusa, mi dichiaro reo confesso. (Le mie memorie, pg. 405)
Sono molto riconoscente ai direttori del Washington Post, del New York Times e del Time Magazine per avere presenziato alle nostre riunioni e avere rispettato la promessa di assoluta discrezione e riservatezza a riguardo per quasi quarant'anni... sarebbe stato impossibile lo sviluppo della nostra società sotto la luce dei riflettori in tutti questi anni. Sono certo che il mondo odierno sia pronto alla progrezione unanime verso la creazione di un solo grande governo mondiale. Si tratterà di un'entità sovranazionale controllata da un'élite intellettuale e imprenditoriale accuratamente scelta, la gestazione sarà in mano alle banche. Credo che questo mio progetto sia di gran lunga preferibile all'auto-determinazione nazionale esercitata in tutti questi secoli. (Convegno del Gruppo Bilderberg del giugno 1991 a Baden, Germania)

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Ultima modifica di Werther il 13/04/2010, 18:58, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 13/04/2010, 19:04 
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greenwarrior ha scritto:

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keiji ha scritto:

Cita:
Sirius ha scritto:

keiji, per caso sai se quelle previsioni ad oggi siano state confermate o superate?

queste devono ancora accadere, tra maggio e settembre dovrebbero iniziare.


Finora non ne hai beccata una, continua così.[:D]

fin'ora non ho scritto nessuna previsione.[:)]



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12 aprile.

Dei 30 miliardi di euro di prestito massimo messo a disposizione dai paesi di Eurolandia a favore della Grecia, fino a 5,5 miliardi di euro spetteranno all'Italia. Lo riferiscono fonti europee, e lo confermano i calcoli fatti sulla base delle quote dei vari paesi nel capitale della Banca centrale europea, aumentate per tener conto del fatto che ai prestiti non parteciperanno i paesi Ue che, pur presenti nel capitale dell'Eurotower, non hanno adottato l'euro e dunque sono esclusi dall'accordo.

preparatevi per una nuova stangata di aumenti!!.



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MessaggioInviato: 14/04/2010, 00:24 
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Werther ha scritto:

12 aprile.

Dei 30 miliardi di euro di prestito massimo messo a disposizione dai paesi di Eurolandia a favore della Grecia, fino a 5,5 miliardi di euro spetteranno all'Italia. Lo riferiscono fonti europee, e lo confermano i calcoli fatti sulla base delle quote dei vari paesi nel capitale della Banca centrale europea, aumentate per tener conto del fatto che ai prestiti non parteciperanno i paesi Ue che, pur presenti nel capitale dell'Eurotower, non hanno adottato l'euro e dunque sono esclusi dall'accordo.

preparatevi per una nuova stangata di aumenti!!.



Grecia, 30 mld di salvataggio
http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... lvataggio/



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MessaggioInviato: 14/04/2010, 13:17 
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Thethirdeye ha scritto:

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Werther ha scritto:

12 aprile.

Dei 30 miliardi di euro di prestito massimo messo a disposizione dai paesi di Eurolandia a favore della Grecia, fino a 5,5 miliardi di euro spetteranno all'Italia. Lo riferiscono fonti europee, e lo confermano i calcoli fatti sulla base delle quote dei vari paesi nel capitale della Banca centrale europea, aumentate per tener conto del fatto che ai prestiti non parteciperanno i paesi Ue che, pur presenti nel capitale dell'Eurotower, non hanno adottato l'euro e dunque sono esclusi dall'accordo.

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Grecia, 30 mld di salvataggio
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Col 5% di interesse però.. non oso immaginare cosa possa succedere in futuro nel caso in cui la Grecia non riesca a pagare il debito..

http://www.businessweek.com/news/2010-0 ... loans.html


Ultima modifica di Lawliet il 14/04/2010, 13:18, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/04/2010, 02:24 
I PAESI DELL’UNIONE EUROPEA SPROFONDANO NELLA DEPRESSIONE

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apr 15th, 2010

DEL PROF. MICHAEL HUDSON
globalresearch.ca

Fonte: http://www.altrainformazione.it/wp/2010 ... pressione/

Il debito governativo in Grecia è solamente la prima di una serie di bombe del debito europeo pronte ad esplodere. I mutui immobiliari nelle economie post-sovietiche e in Islanda sono ancor più esplosivi. Anche se questi paesi non si trovano nell’Eurozona, la maggior parte dei loro debiti è espressa in euro. All’incirca l’87% dei debiti della Lettonia è in euro o in altre valute straniere, e il paese è indebitato principalmente con banche svedesi, mentre Ungheria e Romania sono indebitate in euro soprattutto con banche austriache. Quindi i prestiti contratti dai membri non appartenenti all’euro sono serviti a sostenere i tassi di cambio per pagare questi debiti del settore privato alle banche straniere, non a finanziare i disavanzi di bilancio interni come in Grecia.
Tutti questi debiti sono insostenibilmente elevati perché la maggior parte di questi paesi sta avendo dei profondi disavanzi di bilancio e sta sprofondando nella depressione. Ora che i prezzi reali dell’immobiliare stanno diminuendo, i disavanzi commerciali non sono più finanziati da un flusso interno di prestiti sui mutui immobiliari e da acquisizioni immobiliari in valuta straniera. Non c’è alcun modo tangibile per stabilizzare le valute (ad esempio, economie in buona salute). Nell’ultimo anno questi paesi hanno sostenuto i loro tassi di cambio prendendo a prestito dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. I termini di questi prestiti sono politicamente insostenibili: forti tagli ai bilanci del settore pubblico, aliquote fiscali più alte per i lavoratori già tassati in modo eccessivo e piani di austerità che mandano a picco le economie e obbligano altri lavoratori ad emigrare.
I banchieri in Svezia, Austria, Germania e in Gran Bretagna scopriranno che l’estensione del credito a nazioni che non possono (o non potranno) pagare potrebbe essere un problema loro, e non dei loro debitori. Nessuno vuole accettare il fatto che i debiti che non possono essere pagati non verranno comunque pagati. Qualcuno si deve accollare i costi perché i debiti diventano insolventi o vengono svalutati, per essere pagati in valute fortemente svalutate, ma molti esperti legali trovano inapplicabili gli accordi sui debiti che debbano venire restituiti in euro. Ogni nazione sovrana ha il diritto di legiferare i propri termini sul debito e i prossimi riallineamenti valutari e le svalutazioni dei debiti saranno molto più che semplici “tosate”.
Non c’è alcun motivo per una svalutazione, a meno che ci si trovi in “eccesso” – vale a dire, quanto basta per cambiare veramente i modelli commerciali e i modelli di produzione. Fu questa la ragione per la quale Franklin Roosevelt svalutò il dollaro americano del 75% nei confronti dell’oro nel 1933, aumentandone il prezzo ufficiale da 20 a 35 dollari l’oncia. E per evitare di far aumentare in modo proporzionale il peso del debito degli Stati Uniti, Roosevelt annullò la “clausola aurifera” indicizzando il pagamento dei prestiti bancari al prezzo dell’oro. Questo è il terreno in cui si svolgerà oggi la battaglia politica – sul pagamento del debito in valute che sono svalutate.
Un altro effetto collaterale della Grande Depressione negli Stati Uniti e in Canada fu di esonerare i debitori di mutui immobiliari dalla responsabilità personale, rendendo possibile la ripresa dalla bancarotta. Le banche pignoratrici possono entrare in possesso di immobiliari collaterali ma non possono avanzare alcuna ulteriore rivendicazione sui mutui. Questa pratica – fondata sulla Common Law – mostra come il Nordamerica si è liberato dal retaggio del potere del creditore in stile feudale e dalla pena della reclusione per i debitori che avevano reso così severe le precedenti leggi europee sul debito.
La domanda è: chi si accollerà le perdite? Mantenere i debiti espressi in euro porterebbe alla rovina la maggior parte delle attività locali e del mercato immobiliare. Al contrario, riesprimere questi debiti in valuta locale svalutata spazzerebbe via il capitale di molte banche con sede in Europa. Ma queste banche sono straniere, dopotutto – e alla fine, i governi devono rappresentato il proprio elettorato interno. Le banche straniere non votano.
I titolari stranieri di dollari hanno perso i 29/30 del valore in oro del loro patrimonio da quando gli Stati Uniti hanno cessato, nel 1971, di esprimere in oro i disavanzi della bilancia dei pagamenti. Ora essi ricevono meno di un trentesimo di questo valore poiché il prezzo è salito a 1.100 dollari l’oncia. Se il mondo riesce ad adattarsi, perché non dovrebbe adattarsi facilmente all’imminente svalutazione del debito europeo? Ma c’è una crescente accettazione del fatto che le economie post-sovietiche erano strutturate fin dall’inizio per favorire gli interessi stranieri e non le economie locali. Ad esempio, la manodopera lettone è tassata per oltre il 50% (lavoratori, datore di lavoro e tassa sociale) – così elevata da renderla non competitiva mentre le tasse sulla proprietà sono meno dell’1% rendendole un incentivo verso la speculazione più dilagante. Questo filosofia fiscale distorta ha reso le “tigri baltiche” e l’Europa centrale dei mercati di prestito primari per le banche svedesi e austriache, ma i loro lavoratori non riuscivano a trovare un impiego ben pagato in patria. Nessuno di questi aspetti (o le loro pessime leggi di protezione dei luoghi di lavoro) si trova nelle economie di Europa Occidentale, Nordamerica e Asia.
Sembra illogico e irrealistico attendersi che ampi settori della popolazione della Nuova Europa possano essere rese oggetto di trattenute sui salari per tutto il tempo della loro vita, riducendole ad un’esistenza di schiavitù dal debito. I rapporti futuri tra la Vecchia e la Nuova Europa dipenderanno dalla volontà dell’Eurozona di riprogettare le economie post-sovietiche su linee maggiormente solvibili – con un credito più produttivo e un sistema fiscale meno orientato a chi vive di rendita che favorisca l’occupazione piuttosto che l’inflazione sul prezzo dei beni, che porta solamente ad un’emigrazione dei lavoratori. Oltre al riallineamento della valuta per affrontare il debito insostenibile, la linea indicata per questi paesi è un imponente spostamento fiscale dalla manodopera alla terra, rendendoli più simili all’Europa occidentale. Non c’è altra alternativa. Altrimenti l’atavico conflitto di interessi tra creditori e debitori minaccia di separare l’Europa in due fronti politici contrapposti, con l’Islanda che fa da prova generale.
Finché questo problema del debito non verrà risolto – e l’unico modo per risolverlo è quello di negoziare una svalutazione del debito – l’espansione europea (l’assorbimento della Nuova Europa nella Vecchia Europa) sembra conclusa. Ma la transizione verso questa soluzione futura non sarà semplice. Gli interessi finanziari esercitano ancora un potere dominante sull’UE, e resisteranno all’inevitabile. Gordon Brown ha mostrato la sua vera natura nelle sue minacce contro l’Islanda secondo cui utilizzerebbe in modo illegale e scorretto il FMI come un addetto al recupero crediti per i debiti che l’Islanda legalmente non deve restituire, e per bocciare l’adesione islandese all’UE.
Messo di fronte alle prepotenze di Brown – e di quelle dei leccapiedi olandesi – il 97% degli elettori islandesi si è opposto all’accordo sul debito che Gran Bretagna e Olanda avevano cercato di far ingoiare ai membri del parlamento islandese il mese scorso. Un simile plebiscito non si vedeva dai tempi del periodo staliniano.
Questo è solamente un assaggio. La scelta che l’Europa andrà a fare probabilmente porterà milioni di persone nelle strade. Muteranno le alleanze politiche ed economiche, si sbricioleranno le valute, cadranno i governi. L’Unione Europea e, sicuramente, anche il sistema finanziario internazionale cambieranno in strutture che ancora non abbiamo visto, specialmente se le nazioni adotteranno il modello dell’Argentina e si rifiuteranno di pagare se non verranno elargiti sconti generosi.
Il pagamento in euro – per i flussi immobiliari ed i redditi personali in equity negativo, dove i debiti superano il valore attuale dei flussi di reddito disponibili per pagare mutui o, anche, debiti personali – è impossibile per le nazioni che sperano di mantenere un briciolo di società civile. I “piani di austerità” in stile FMI e UE rappresentano in gergo asettico e tecnocratico la riduzione dell’aspettativa di vita e il micidiale sventramento dei redditi, dei servizi sociali, delle spese sanitarie negli ospedali, dell’istruzione e di altri bisogni primari, e la svendita delle infrastrutture pubbliche ad acquirenti che trasformano le nazioni in “economie a pedaggio” in cui ognuno è obbligato a pagare una quota d’ingresso per strade, istruzione, assistenza sanitaria e altri costi per vivere e avere attività commerciali che da tempo sono sovvenzionate dalla tassazione progressiva in Nordamerica e in Europa occidentale.
Le linee di battaglia sono state tracciate in merito a come debbano essere ripagati i debiti del settore privato e del settore pubblico. Per le nazioni che esitano a pagare in euro, le nazioni creditrici hanno sempre pronto in attesa il loro “protettore”: le agenzie di rating. Al primo segnale di una nazione che tentenna a pagare in valuta forte, o addirittura al primo dubbio sollevato sulla correttezza di un debito verso l’estero, le agenzie si muoveranno per ridurre la valutazione del credito di una nazione. Questo farà aumentare il costo dei prestiti e minaccerà di paralizzare l’economia che avrà un bisogno estremo di credito.
L’ultimo colpo in ordine di tempo è stato sparato il 6 aprile quando Moody’s ha declassato il debito dell’Islanda da stabile a negativo. “Moody’s ha ammesso che l’Islanda potrebbe ancora ricevere un trattamento migliore con un rinnovo dei negoziati ma ha detto che l’attuale incertezza stava danneggiando le prospettive economiche e finanziarie a breve termine del paese.” [1]
La battaglia è in corso. Dovrebbe essere un decennio interessante.


Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php? ... &aid=18545
[1] THE ASSOCIATED PRESS, “Moody’s Downgrades Iceland Outlook,” The New York Times, 7 Aprile, 2010.
Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di JJULES



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MessaggioInviato: 17/04/2010, 09:10 
questa è una vera chicca, che va ad avvalorare le "previsioni" di un nuovo collasso entro giugno/luglio prossimi:

Goldman Sachs accusata di frode
Secondo la Sec, riporta il New York Times, avrebbe creato e venduto prodotti legati ai subprime. Goldman Sachs si difenderà e tutelerà la sua reputazione: accuse completamente infondate

NEW YORK - La Sec accusa Goldman Sachs di frode, per aver ingannato gli investitori confezionando e vendendo prodotti derivati legati ai mutui subprime senza comunicare cruciali informazioni. Fra queste, l'influenza esercitata dall'hedge fund di John A. Paulson sulla decisione di quali titoli inserire nei prodotti da vendere: i cdo strutturati per riflettere la perfomance del mercato dei residential mortgage-backed securities (Rmbs) "erano prodotti nuovi e complessi - osserva la Consob americana - ma i sotterfugi e i conflitti sono semplici e vecchi". Goldman respinge le accuse: "Sono completamente infondate.

Ci difenderemo con forza e difenderemo la reputazione della banca" che, con la transazione sotto accusa - precisa Goldman Sachs - ha perso oltre 90 milioni di dollari. Anche Paulson & Co. si difende: l'hedge fund non ha avuto nessuna autorità nella scelta degli asset legati ai prodotti Goldman dal cui calo ha successivamente registrato profitti. Ma la denuncia della Sec provoca un effetto tsunami sulle borse mondiali: Goldman perde oltre il 12% (il calo percentuale maggiore da gennaio 2009), travolgendo l'intero settore bancario e affondando Wall Stret. E rappresenta una delle maggiori iniziative della autorità americane in risposta alla crisi finanziaria del 2007-2008: la denuncia è la prima azione diretta contro uno dei prodotti confezionati da Wall Street e che hanno consentito ad alcuni investitori di arricchirsi sul collasso del mercato immobiliare. "La storia non può ripetersi" e per questo è necessaria - afferma il presidente americano Barack Obama - un'ampia riforma finanziaria, che regoli anche il settore dei derivati. Obama opporrà il proprio veto a progetti che non includano una riforma del mercato dei derivati stessi. "Le banche dovrebbero pagare per le decisioni sbagliate prese" aggiunge. Il caso dei derivati Goldman al centro delle accuse della Sec accelererà - secondo gli osservatori - l'iter in Congresso della riforma, in quanto nessuno, anche i più forti oppositori del progetto, vorrà mostrarsi in qualche modo favorevole a Wall Street rallentando il processo di legge. Secondo alcuni osservatori la tempistica della Sec per accusare Goldman non è casuale, dato il momento cruciale del confronto Washington-Wall Street e il soggetto scelto. Goldman, infatti, era considerata il gioiellino di Wall Street ed è divenuta, con la crisi, il simbolo dell'avarizia e della cupidigia di Wall Street stessa.

La tempistica dell'annuncio - comunica però la Sec - non ha nulla a che vedere con la riforma finanziaria. Nella denuncia la Consob americana accusa Goldman e uno dei suoi vice presidenti, Fabrice Tourre (il 'fabulous Fab', come lui stesso si definisce in una email in cui avverte che "l'intero edificio sta per crollare"), ritenuto uno dei "principali responsabili" della creazione dei cdo sotto accusa, di aver omesso informazioni agli investitori che, a causa di tali prodotti, identificati con il nome Abacus 2007-AC1, hanno perso oltre un miliardo di dollari. In base alla documentazione presentata dalla Sec, Goldman ha creato Abacus 2007-AC1 nel febbraio 2007 su richiesta di John A. Paulson, manager di hedge fund che nel 2007 ha guadagnato circa 3,7 miliardi di dollari. "Goldman, in modo sbagliato, ha consentito a un cliente che scommetteva contro il mercato ipotecario di influenzare pesantemente quei titoli immobiliari inclusi nei veicoli di investimento, mentre agli investitori diceva che i titoli" in questione "erano scelti da un soggetto terzo indipendente e obiettivo". "Stiamo valutando una vasta gamma di prodotti e transazioni. E accuse nei confronti di altri dipenderanno da quello che troveremo nel corso delle indagini: se riscontreremo altre situazioni simili, le perseguiremo in modo appropriato", spiega Robert Khuzami, responsabile della Sec.

fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 64078.html


Ultima modifica di Sirius il 17/04/2010, 09:11, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 17/04/2010, 13:22 
Cita:
Sirius ha scritto:


questa è una vera chicca, che va ad avvalorare le "previsioni"
di un nuovo collasso entro giugno/luglio prossimi



Tutto secondo copione.... [8]



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in che senso TTE? .. pensi quindi che davvero succederà il botto a breve?


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Cita:
Sirius ha scritto:

in che senso TTE? .. pensi quindi che davvero succederà il botto a breve?


http://www.ansa.it/web/notizie/videogal ... 78769.html

La dichiarazione di Fini di oggi:

"se non fosse stato per Tremonti, oggi saremmo
nelle stesse identiche condizioni della Grecia"


.......[8)]



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Eurostat, deficit 2009 al 5,3%
In Eurolandia deficit esploso al 6,3%, nel 2008 era al 2%

22 aprile, 13:25

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 88954.html

(ANSA) - BRUXELLES, 22 APR - Il deficit dell'Italia nel 2009 si e' attestato al 5,3%: conferma Eurostat, che convalida il dato inserito dal governo. Sul fronte del debito, l'ufficio europeo di statistica indica un 115,8% (contro il 115,1% del programma di stabilita'),ribadendo che quello italiano e' stato il piu' elevato. Nel 2009 in Eurolandia sono esplosi il deficit al 6,3% (2% nel 2008) e il debito pubblico.



Obama a Wall Street: con noi, non contro di noi
Senza riforma condanna a nuova crisi. Blankfein in sala

22 aprile, 19:33

Fonte:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 14930.html

di Alessandra Baldini

NEW YORK - All'ombra di Wall Street, davanti ad alcuni 'Titani' di un'industria che, "con i furiosi sforzi dei suoi lobbisti", sta cercando di mettergli i bastoni tra le ruote, il presidente Barack Obama ha sferrato una controffensiva per convincere l'America che nuove regole della finanza sono indispensabili per salvare il Paese da una seconda Grande Depressione.

"Credo nel potere del libero mercato e in un settore finanziario forte, ma il libero mercato non vuol dire prendere tutto quel che si può, in qualunque modo", ha detto Obama ai 700 invitati a Cooper Union, un'università privata di New York: "Qualcuno a Wall Street si è dimenticato che dietro ogni dollaro investito in Borsa c'é una famiglia che prova a comprarsi la casa, a pagare gli studi, ad aprire un negozio o a mettere da parte per la pensione", ha aggiunto il presidente chiedendo ai banchieri - pochi in sala, e tra questi Lloyd Blankfein di Goldman Sachs, il colosso che la Sec ha messo sul banco degli imputati - di aiutarlo e di aiutare il Congresso a varare la riforma: "Siate con noi, non contro di noi".

Cooper Union è a pochi minuti di metropolitana da Wall Street. Obama, come ha scritto il Daily News, ha parlato ai banchieri "dal ventre della bestia". L'altro tabloid di New York, il New York Post, aveva accolto oggi il presidente con un appello a effetto che evocava le preoccupazioni espresse dal sindaco Michael Bloomberg: "Non uccidere la gallina dalle uova d'oro: per New York, Wall Street è Main Street". La battaglia per le regole dei mercati è diventata la priorità dell'agenda legislativa di Obama dopo la firma della riforma della sanità e mentre mancano sei mesi al voto di metà mandato.

"Dobbiamo imparare dalla lezione della crisi per non esser condannati a riviverla", ha messo in guardia il presidente: un testo di riforma è stato approvato alla Camera mentre in Senato la proposta messa a punto in commissione potrebbe arrivare la prossima settimana al dibattito del'aula. Il presidente ha illustrato i cinque capisaldi che, a suo avviso, "devono essere inclusi" in una legge "di buon senso, non ideologica", e che Wall Street non deve temere "a meno che il suo modello di affari sia quello di truffare la gente". Il primo è un sistema che assicuri che "i contribuenti siano protetti nel caso in cui una grande banca cominci a fallire". Obama chiede poi l'istituzione della cosiddetta 'regola Volcker' (dal nome dell'ex capo della Fed Paul Volcker) che pone limiti alle dimensioni e ai rischi presi dalle banche, e nuove regole di trasparenza dei derivati e degli "altri complicati prodotti finanziari" che hanno contribuito al crack di Lehman Brothers, portato sull'orlo del collasso Aig e Merrill Lynch e messo Goldman sul banco degli imputati: "Sono legittimi", ma dovranno d'ora in poi esser scambiati alla luce del sole. Obama ha fatto solo un accenno indiretto a uno dei punti chiave della riforma, la creazione di una agenzia indipendente per la protezione dei consumatori (potenzialmente all'interno della Fed, è un cavallo di battaglia dei democratici liberal) da speculatori che si comportano "come banditi".

Ha invece parlato senza riserve della "riforma delle paghe" che dovrebbe dare agli azionisti voce in capitolo su stipendi e bonus dei manager. Per il presidente il discorso è stato una sorta di ritorno a casa, col tono del 've l'avevo dettò. Obama aveva parlato nella stessa sala di Cooper Union nel 2008 da candidato alla Casa Bianca e, in quell'occasione, aveva chiesto al Congresso di dare alla Fed maggiori poteri di supervisione sulle grandi istituzioni finanziarie e regole più severe sui capitali e le liquidità del settore: norme integrate nelle proposte di riforma approdate in questi giorni a Capitol Hill.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 23/04/2010, 16:59 
Crisi, Sec a luci rosse

Dopo aver accusato Goldman Sachs di frode, l'agenzia di controllo sulle attività di Wall Street finisce al centro di uno scandalo. 31 funzionari trascorrevano ore su siti porno anziché svolgere il proprio lavoro

23 aprile, 2010

Fonte: http://tg24.sky.it/tg24/economia/2010/0 ... porno.html

La Sec nuovamente al centro dell'attenzione. Questa volta, però, non nelle vesti dell'accusante ma dell'accusato. E' stata infatti appurato che i funzionari dell'agenzia di controllo sulle attività di Wall Street passavano più tempo su siti porno che vigilare sulle malefatte dei "signori della finanza". A scoprirlo una commissione d'inchiesta del braccio investigativo della stessa Sec. L'inchiesta ha scoperto 31 casi gravi negli ultimi due anni e mezzo, l'ultimo di appena un mese fa. Di questi 17 erano alti funzionari con salari tra i 100 e i 200mila dollari l'anno.



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Imprese, record di fallimenti nel 2009.
Crisi anche per i liberi professionisti:
i più penalizzati giovani e donne


23 aprile 2010

Fonte:
http://notizie.tiscali.it/articoli/econ ... nisti.html

Stando ai dati diffusi dal Sole 24 Ore il settore produttivo in Italia non ha certo di che gioire. Siamo di fronte alla maggior recessione mondiale dell’ultimo secolo e questo ha determinato la chiusura di un numero sempre maggiore di aziende.

Il fatto, inoltre, è che la situazione non accenna a migliorare, anzi. I dati non hanno bisogno di grandi commenti. Nel 2009 le società interessate da procedure fallimentari sono state 11.477 (+26,6% sull’anno precedente). Nel 2007, invece, il numero si era fermato a 7.755, mentre nel 2008 c’era stato un aumento del 16,9%. Mentre in termini di fallimenti veri e propri, nei primi tre mesi del 2010, hanno chiuso i battenti più di 3mila imprese.La Lombardia è la regione più coinvolta - La Camera di commercio di Milano ha messo in risalto che nei primi tre mesi del 2010 le procedure concorsuali sono aumentate del 46% rispetto allo stesso periodo del 2009. Proprio la Lombardia è la regione più coinvolta con il 21% dei casi. Al secondo posto il Veneto (11%), poi la Toscana (9%), l’Emilia Romagna e il Piemonte (7%).Penalizzato soprattutto il Nord-Est - Stando alle rilevazioni di Unioncamere l’impatto reale dei default sul tessuto economico locale penalizzerebbe soprattutto il Nord-Est con in testa Gorizia e Pordenone. Ferruccio Dardanello, il presidente di Unioncamere ci tiene però a precisare che “il fallimento è traumatico nella vita di una impresa, ma la crisi non ha innescato patologie nel corpo della imprenditorialità. L'entità del fenomeno riguarda una quota molto piccola delle imprese, e anche nel 2009 siamo rimasti al disotto del due per mille rispetto al totale delle imprese”. Dardanello chiarisce però che “l’accelerazione è un segnale che ci deve far tenere alta la guardia”.Anche i professionisti avvertono il peso della crisi - Non sono solo gli imprenditori comunque a viaggiare con l’allarme acceso. Anche i professionisti avvertono il peso della crisi. Nel primo trimestre 2010 – afferma il Sole - si stima un calo del fatturato del 37%, con il 19% degli studi a rischio chiusura. La recessione per loro non dà segni di tregua. Stiamo parlando di circa 2 milioni di persone, di cui il 50% autonomi e l'altro 50% impiegato con contratti vari: a tempo indeterminato, determinato, a progetto, di c.co.co..Sono 300mila quelli a rischio - Nel mese di settembre si parlava di 300mila professionisti a rischio, dato che per ora minaccia di dover essere rispettato. La causa? “Noi fatturiamo seguendo il principio di cassa – spiega Marina Calderone, presidente dei consulenti del lavoro e del comitato unico delle professioni – e il primo trimestre 2010 è stato durissimo, soldi non ne girano e lo strascico della crisi è maggiormente sentito con chi lavora per le Pmi. Sul settore pubblico non ci si può contare – continua la Calderone – ci vuole minimo un anno prima di vedere i soldi, tempo che non si è ridotto ultimamente. Se non ci sarà una ripresa a settembre - afferma - la stima dei 300mila a rischio è destinata a crescere”.I più penalizzati? Giovani e donne - Inoltre a soffrire maggiormente sono i professionisti giovani che non hanno una clientela numerosa e le donne, che guadagnano dal 30 al 50% in meno rispetto ai colleghi maschi.



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