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Spagna, quando essere giovani è una disgrazia
A tre anni dalla Reforma Laboral di Rajoy, crescono i posti di lavoro e sale il Pil. Ma i giovani spagnoli sono precari, poveri e a rischio esclusione sociale come mai prima d'ora
Su Green Lanes, nel nord di Londra, è un pullulare di agenzie immobiliari. Affittano stanze dentro le case vittoriane della zona. Ciascuna agenzia si è corredata di almeno un agente spagnolo. José, Joseph, Carlos. Giovani arrivati solo qualche mese o anno prima dei concittadini che accompagnano tra gli appartamenti. La vulgata comune che circola in Europa racconta di una Spagna uscita dalla crisi economica. In effetti, dopo aver toccato punte del 55,5% nel 2013, la disoccupazione giovanile (15-24 anni) è scesa nel 2015 al 48,3 per cento (dati Eurostat). Nell'ultimo anno, la percentuale di dei 30-34enni senza lavoro è diminuita di 1,7 punti percentuali (da 25,8 di inizio 2014 a 24,1 di inizio 2015, dati Observatorio de Emancipation). Intanto, il Pil spagnolo è cresciuto negli ultimi tre mesi del 2015 dello 0,8%. E segna più 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2014.
Emigrano 9,3 persone ogni 1000 tra i 30 e i 34 anni
Eppure, l’emorragia di giovani non si è fermata. Secondo l’Observatorio de Emancipaciòn, durante il 2014 si sono trasferita all'estero il 15,7% di giovani in più rispetto all'anno precedente. Ad emigrare, sono soprattutto i trentenni. Se ne vanno dal paese 5,4 persone ogni mille tra i 25 e i 29 anni, e 9,3 persone ogni 1000 tra i 30 e i 34 anni. Perché accade ancora?
«Con questo contratto sono in prova per sei mesi e possono licenziarmi quando vogliono. Mi pagano 400 euro al mese e lavoro anche fino alle 2 di mattina».
Manuel, 28 anni, avvocato.
Manuel de la Fuente, 28 anni, di Madrid, spiega la sua situazione in un lungo messaggio su Facebook. Tentare di organizzare con lui un'intervista su Skype è pressoché impossibile. Sa quando inizia a lavorare al mattino, ma non quando rientra la sera, spiega. Lavora in uno studio legale con un «contrato de praticas», uno dei nuovi introdotti dalla Reforma Laboral del 2012. Ha un master in Legge, parla correntemente tre lingue e ha già completato il periodo di pratica in uno studio legale. «Il mio contratto prevede esattamente lo stesso numero di ore di un avvocato con contratto indefinito ma io guadagno 400 euro al mese. E non è tutto. Quando ho iniziato a lavorare il mio datore mi ha informato che molto probabilmente sarei dovuto restare in studio anche fino a mezzanotte, a volte fino alle due del mattino. E non ho potuto dire nulla. Con questo contratto non hai nessuna possibilità di lamentarti perché per i primi sei mesi sei “sotto osservazione” e in prova. Possono licenziarti quando vogliono, e per questo sanno che ti farai andare bene ogni cosa. Possono tenerti a lavorare con un contrato de praticas fino a un anno, con uno stipendio da fame. A volte pagano anche solo 300 euro al mese. Molti dei miei coetanei se ne sono andati dalla Spagna proprio per questo. Hanno deciso di non sprecare le loro vite lavorando per pochi euro e vedere i loro datori arricchirsi». Il contratto in questione, in realtà, prevede che lo stipendio sia almeno il 60% del minimo previsto per un professionista con lo stesso titolo assunto con un regolare contrato indefinido. «Io ho firmato un contratto con scritto nero su bianco che avrei preso 400 euro. Che non è di sicuro il 60% del minimo dovuto a un avvocato. Ma nessuno controlla, ovviamente».
Il rischio poi, è che al termine del contrato de praticas (per legge non può durare più di due anni) si venga semplicemente sostituiti da un'altra persona, anziché integrati. «È successo a un mio amico, racconta Manuel. Dopo sei mesi lo hanno sostituito con un nuovo ragazzo dicendo che non avevano abbastanza soldi per assumerlo». La cosa paradossale, nota lo stesso de la Fuente, è che a firmare il suo contratto illegale è un avvocato, un "dottore della legge".
Come accade in Italia, persone come Manuel sono costrette a dipendere dai propri genitori. Una situazione che alimenta un circolo vizioso: «Con il mio stipendio riesco a pagare solo l'affitto. Ma per tutto il resto ricevo soldi dai miei genitori, spiega Manuel. E loro non possono andare in pensione perché hanno ancora due figli senza un vero lavoro».
Temporalità, tempo parziale e sovra-qualificazione
La Reforma Laboral introdotta dal governo Rajoy nel 2012 ha aumentato sì il numero di posti di impiego. Ma ne ha ridotto di molto qualità e durata. Secondo l'Observatorio de Emancipacion, a inizio 2015 più della metà dei lavoratori con meno di 30 anni (il 51,7%) lavora con un contratto temporale, di cui il 44,3% ha una durata inferiore a un anno. Un fenomeno che nel corso del 2014 è cresciuto del 5,4%. Se si restringe la fascia di età ai 16-24 anni, si scopre che i contratti temporali interessano il 67,5% dei lavoratori. Nel primo trimestre del 2015, ancora, il 91,7% dei nuovi contratti firmati a persone tra i 16 e i 29 anno sono stati di carattere temporale.
I contratti temporali interessano il 67,5% dei lavoratori tra i 16 e i 25 anni
Temporalità significa in soldoni che quattro persone su dieci sotto i trenta anni lavorano per l'attuale azienda da meno di un anno (la variazione annuale di questo dato è del +11%). Tra i 30 e i 34 anni, sono due su dieci (variazione annuale +6,7%). Secondo Avalot, il ramo giovanile del sindacato UGT, operante solo in Catalogna, il tipo di contrattazione più popolare tra i giovani catalani è proprio quella temporale. E circa il 40% di questi contratti ha durata inferiore o uguale a un mese (come pubblicato nel rapporto Despres de la Refoma Labora, 2016). Nello stesso documento, Avalot spiega come i giovani attualmente lavorano 1,8 ore in meno a settimana del periodo pre-riforma, e 4,8 ore in meno del periodo pre-crisi economica.
In tutta la Spagna cresce anche la popolazione impiegata a tempo parziale. All'inizio del 2015 è circa il 30% degli under 30 a lavorare con un contratto part-time (+ 3,5% rispetto all'inizio del 2014). Nello stesso periodo, il 17% dei giovani occupati conta su meno di 35 ore settimanali.
Lenta emancipazione
Non è una sorpresa che in una situazione di precarietà simile, l'età in cui gli spagnoli si «emancipano», cioè lasciano la casa dei genitori, si va ulteriormente alzando. Solo il 21,5% delle persone tra i 16 e 29 anni hanno lasciato la casa dei genitori tra 2014 e 2015, il 5,02% in meno rispetto all'anno precedente. Secondo lo stesso report, solo il 30% delle famiglie composte da persone sotto i 30 anni potrebbe acquistare una casa con garanzia di solvenza. La percentuale si riduce a 10 quando a comprare casa sono gli under 30 ancora single.
Nel 2014 una persona su quattro sotto i trenta anni è sotto la soglia di povertà
Sovra-qualificazione, esclusione sociale e povertà
La sovra-qualificazione è un fatto particolarmente consistente nel paese di Rajoy. Il 56,7% degli impiegati sotto i 30 anni fuori da ogni percorso di studio stanno svolgendo un lavoro meno qualificato rispetto alle capacità e conoscenze possedute. L'aumento di questi dati rispetto al 2014 è stato del 4,6%. Per molti giovani, la vita in Spagna si è fatta povera. Nel 2014 una persona su quattro sotto i trenta anni si trova sotto la soglia di povertà. Tanto che l'Observatorio de Emancipacion parla di effettiva esclusione sociale per il 56,8% dei giovani disoccupati spagnoli.
I contratti della Reforma Laboral del 2012
È il 10 febbraio 2012 quando il governo conservatore di Maryano Rajoy vara la Reforma Laboral. Obiettivo dichiarato è la creazione di nuovi posti di lavoro, insieme alla necessità di favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Tra le misure che più li riguardano, ci sono l'introduzione di nuove forme contrattuali e e modifiche a quelli già esistenti. È in queste misure che molti vedono la causa dei fenomeni di precarietà descritti dalle cifre fatte qui sopra.
Il nuovo contratto di formazione e apprendistato, dalla durata variabile tra uno e tre anni, prevede l'estensione ai lavoratori fino a 30 anni di età finché il livello di disoccupazione resterà sopra il 15 per cento (prima era solo per la fascia 21-25 anni). Gravidanza, maternità e paternità sono escluse dal computo del periodo di durata del contratto.
La riforma introduce il Contrato en Practicas. Un contratto temporale che di fatto è la versione del contratto di formazione pensato però per chi già possiede una qualifica. Si applica a laureati, o a chi ha un diploma o certificato professionale. Bisogna aver ottenuto questi titoli da meno di cinque anni, ma se si si hanno meno di 30 anni e si è al primo impiego, questi limiti non valgono. Deve poter dare accesso a un lavoro coerente con gli studi fatti. Lo stipendio è fissato al primo anno al 60% di quello previsto dal Salario Minimo Interprofesional per la professione svolta. Al 75% il secondo anno. Ha una durata massima di due anni. Se al termine dei due anni il lavoratore avrà versato abbastanza contributi, potrà chiedere la disoccupazione. Scaduti i due anni, l'azienda non ha nessun dovere verso il lavoratore: lo scopo ufficiale è quello di dare la possibilità a chi già qualificato di fare pratica, lavorando però per meno soldi dei colleghi con pari titolo di studio. Tuttavia, le aziende che trasformano un contrato en praticas in indefinido ricevono incentivi fiscali.
Il nuovo Contrato indefinido de apoyo a los emprendedores, pensato per le aziende con meno di 50 dipendenti e per lavoratori under 30, permette invece l'estensione a un anno del periodo di prova previsto dai tradizionali contratti «indefinidos» (cioè senza limiti di tempo) ma obbliga le aziende a mantenere il lavoratore (che supera il periodo di prova) per almeno tre anni dall'inizio del rapporto di lavoro. Può essere sia a tempo pieno che parziale. Prima di questa estensione, il periodo di prova di un contratto indefinido poteva durare massimo sei mesi per i tecnici qualificati. E tre mesi massimo per i tecnici impiegati da aziende con meno di 25 dipendenti. Questo contratto è disponibile fino a che il tasso di disoccupazione non scenderà sotto il 15%. Per poterlo sottoscrivere, i lavoratori devono essere iscritti alla Oficina de empleo.
La riforma incentiva il contratto a tempo parziale, permettendo alle aziende di concedere straordinari a chi lavora con contrato indefinido a tempo parcial, purché il numero totale di ore fatte non superi il limite legale del lavoro a tempo parziale.
Equa austerity?
Possono Pil in crescita e disoccupazione in discesa bastare per affermare che la Spagna sia fuori dalla crisi? Si può credere che un Paese sia finalmente risanato e che le riforme fatte siano efficaci quando una mole non indifferente di cifre dimostra che la condizione dei giovani è in progressivo peggioramento? Ma forse non c'è nemmeno bisogno di numeri per avere un quadro pulito della situazione. Basta fare un giro in Green Lanes, qui a Londra, e accorgersi che lo spagnolo è parlato ogni giorno sempre più di frequente.
http://www.linkiesta.it/it/article/2016 ... zia/29280/