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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 19/05/2017, 22:52 
ORSOGRIGIO ha scritto:
Ed il pesce marcio che ci è stato "donato", che una mattina ci siamo trovati nella casa accanto, era siciliano o sbaglio?
O erano altoatesini sotto mentite spoglie che erano giù a dar fastidio ai siciliani??

.

Una mattina mi son svegliato e ho trovato un Piemontè,ma chi era questo straniero e cosa VOLEVA da noi parlava un'altra lingua e non ci amava!. [:0] Si può accordare in LA min se vuoi Orsogrigio. [:306]
La nostra disgrazia è iniziata in quel 1860 da parte di quel popolo che abitava la cintura sud delle Alpi che ha voluto intromettersi fra noi e la nostra pace per darci la guerra e sottometterci. [:296]


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 06/06/2017, 22:03 
Cita:


Un europeo su quattro è a rischio povertà


La povertà e la diseguaglianza fra classi sociali in aumento sarebbero due fra le maggiori dinamiche in grado di spiegare il successo dei partiti anti-europeisti: è quanto emerso nel corso del Brussels Economic Forum, uno degli incontri economici più importanti a livello comunitario.

Circa un europeo su quattro è a rischio di povertà, secondo i dati presentati nel corso del forum: “È una ricetta per il caos”, ha commentato l’ex premier finlandese Alexander Stubb parlando della “rivolta popolare” le cui cause sarebbero proprio “l’incremento del gap fra livelli di reddito, la crescente percezione della corruzione e la crisi dei migranti”.

Uno degli aspetti più interessanti sull’evoluzione della povertà nell’Ue che il ritmo di crescita tende ad essere più rapido in un Paese ricco come la Germania ove gli “ultimi” tendono a crescere tre volte più in fretta rispetto a Francia e Italia.

Spesso il fatto di avere un impiego lavorativo non è sufficiente a escludere il rischio di esclusione sociale o povertà, così com’è emerge anche che la categoria più esposta a questo genere di debolezza sia quella dei giovani, come ha fatto notare il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis.

Per quanto riguarda la diseguaglianza è importante notare, inoltre, come il 20% più ricco dell’Unione Europea guadagni in media cinque volte tanto rispetto al 20% più povero.

Guarda su youtube.com



http://www.wallstreetitalia.com/un-euro ... o-poverta/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 06/06/2017, 22:06 
Cita:

America, ci risiamo con le bolle. I debiti privati ai livelli del 2008!

Ricordate i bei discorsi dopo la crisi finanziaria del 2008? Ci dissero, allora e lo ribadirono per molti anni a venire, che la lezione era stata imparata, e che non ci sarebbero state più bolle generate da un ricorso sconsiderato al debito privato. Perché, come sappiamo, la crisi del 2008 fu generata da un meccanismo perverso, che spinse anche gli americani meno abbienti a indebitarsi per comprare case che in realtà non potevano permettersi. Quel meccanismo rappresentava la punta estrema di un sistema incentrato sull’indebitamento come motore della crescita economica americana. Era una bolla sulla bolla.

“Mai più!”, giurarono. E quando le banche centrali vararono il Quantitative Easing ovvero quando stamparono quantitativi enormi di moneta per sostenere le banche in crisi e immettere liquidità nel sistema, ci dissero che era a fin di bene e che non avrebbe comportato un ritorno alle vecchia abitudini.

Ebbene, si sbagliavano o, forse, mentivano. Pochi giorni fa, una fonte insospettabile, il Financial Times, ha rivelato che ogni tipo di debito americano – pubblico, aziendale, familiare e personale non garantito, finanziamenti per l’acquisto di auto, prestiti agli studenti – è a livelli record.

Gli americani sono gravati dalla cifra astronomica di 1 trilione di dollari in debiti sulle carte di credito e di un importo analogo in prestiti agli studenti e in leasing automobilistici, che come i vecchi mutui subprime sono storicamente di bassa qualità e dunque particolarmente rischiosi.

Cito ancora il Financial Times: le aziende americane hanno aggiunto 7,8 trilioni di debito dal 2010 ma la loro capacità di ripagarlo è ai livelli più bassi dal 2008, secondo quanto rileva il Fondo Monetario Internazionale. Tenetevi forte: il debito aggregato negli Usa (pubblico e privato) è pari al 350% del Prodotto interno lordo.

Sì, avete capito bene. Siamo tornati alla situazione del 2008.

iuQuesto significa che siamo alla vigilia di un nuovo tracollo finanziario? Difficile dirlo. Alcuni economisti invitano a non esagerare e affermano che la situazione è sotto controllo, soprattutto per quel che riguarda i prestiti studenteschi. Il Financial Times invece, nello stesso articolo, appare meno rassicurante e accenna alla necessità di cancellare molti debiti inesigibili, scaricando ancora una volta i costi sullo Stato. In ogni caso, sapendo che i tassi di interesse sono ai minimi storici, non c’è da star tranquilli. Bastano o un evento imprevisto o alcuni aumenti dei tassi per provocare simultaneamente molti fallimenti personali e dunque perdite ingenti alle banche; con il rischio di generare un effetto a valanga oggi largamente sottostimato (come nove anni fa con i subprime). Dio non voglia.

Il punto, però, è un altro. Chi scrive è da sempre un convinto sostenitore dell’economia di mercato e del capitalismo ma nella sua versione sana; quella in cui il ricorso al debito è contemplato, per certi versi necessario, ma in proporzioni limitate e volto a creare ricchezza vera.
Qui, invece, ci troviamo nella situazione in cui la prima economia al mondo ha di fatto stravolto il senso del capitalismo facendolo diventare “debitalismo” ovvero un’economia basata non più sull’accumulo di capitale ma di debito, non solo statale ma soprattutto privato, in proporzioni inimmaginabili.

E’ un tema che ho affrontato altre volte in passato e che oggi, purtroppo, trova nuovi riscontri, ad esempio nel coraggio intellettuale dell’ex assistente di Reagan, il liberale Paul Craig Roberts, che denuncia da tempo queste storture, e in alcune inchieste giornalistiche. Saint Simone su Counterpunch (tradotto in italiano dall’ottimo sito Voci dall’estero) racconta, partendo dai giganteschi prestiti agli studenti, come la classe media americana stia morendo sotto il peso di debiti che non riuscirà mai a ripagare. Gli studenti sono i nuovi NINJA (No Income, No Jobs, No Assets): nessun reddito, nessun lavoro, nessun patrimonio. E anche quando trovano un impiego, le commissioni e gli interessi che devono pagare sul debito sono talmente alti che non riescono quasi mai ad estinguerlo. Pochi di loro ce la fanno, gli altri diventano moderni peones o, se preferite, moderni schiavi.

Il problema è serissimo, strutturale e ricorrente. Riguarda gli Stati Uniti ma in misura crescente anche molti Paesi europei, dove il ricorso all’indebitamento come surrogato al reddito è sempre più diffuso. Ed è un male, che conduce alla degenerazione del capitalismo e alla diffusione della povertà.

Dovrebbe preoccupare tutti noi. E invece…


https://comedonchisciotte.org/america-c ... -del-2008/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 17/06/2017, 22:15 
Cita:


La morte dei mall americani, un quarto chiuderà


Suonano campane a morte per gli shopping mall americani. La lunga serie di fallimenti annunciati negli ultimi mesi non è finita. Secondo gli analisti di Credit Suisse, entro cinque anni tra i 220 e 275 brand chiuderanno i battenti, ovvero circa un quarto dei 1.100 attualmente esistenti.

Un vero terremoto che rischia di travolgere nomi storici della grande distribuzione americana, come Jc Penny e Macy’s. I due gruppi – dicono gli analisti della banca d’affari americana – sono tra i più esposti alla crisi dei mall americani, le cui vendite sono state falcidiate dalla crescita del commercio elettronico (e-commerce).

Il trend già intravisto negli ultimi anni ha subito una forte accelerazione dallo scorso gennaio. Da allora, gli annunci di chiusure di punti vendita e fallimenti si sono susseguiti senza sosta. Tra gli ultimi allarmi, quello arrivato da Michael Kors che ha dichiarato di voler chiudere più di 125 dei suoi negozi. Un alert che si aggiunge a quello dei magazzini JC Penney, Sears, Macy, Abercrombie & Fitch.

Insomma, la lunga onda di crisi delle vendite dei grandi magazzini americani non sembra escludere nessuno. Anche se per tutti la situazione non presenta la stessa gravità. Secondo gli analisti di Credit Suisse, se Jc Penny e Macy’s sono le due società su cui si addensano i maggiori pericoli, Nordstrom e Bloomindale , al momento, sembrano meno esposte all’ondata di chiusure.

In termini numerici, la banca d’affari americana stima che entro fine anno saranno 8.640 i negozi che chiuderanno i battenti negli Stati Uniti, un record senza precedenti, addirittura superiore di quanto avvenuto durante l’ultima recessione del 2008-2009.

E il futuro non appare orientato al bello. In base alle stime di Credit Suisse, le vendite di vestiti online sono destinate a salire al 35% del totale entro il 2030 contro il 17% attuale.



http://www.wallstreetitalia.com/la-mort ... -chiudera/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 18/06/2017, 00:18 
vimana131 ha scritto:
Cita:


La morte dei mall americani, un quarto chiuderà


Suonano campane a morte per gli shopping mall americani. La lunga serie di fallimenti annunciati negli ultimi mesi non è finita. Secondo gli analisti di Credit Suisse, entro cinque anni tra i 220 e 275 brand chiuderanno i battenti, ovvero circa un quarto dei 1.100 attualmente esistenti.

Un vero terremoto che rischia di travolgere nomi storici della grande distribuzione americana, come Jc Penny e Macy’s. I due gruppi – dicono gli analisti della banca d’affari americana – sono tra i più esposti alla crisi dei mall americani, le cui vendite sono state falcidiate dalla crescita del commercio elettronico (e-commerce).

Il trend già intravisto negli ultimi anni ha subito una forte accelerazione dallo scorso gennaio. Da allora, gli annunci di chiusure di punti vendita e fallimenti si sono susseguiti senza sosta. Tra gli ultimi allarmi, quello arrivato da Michael Kors che ha dichiarato di voler chiudere più di 125 dei suoi negozi. Un alert che si aggiunge a quello dei magazzini JC Penney, Sears, Macy, Abercrombie & Fitch.

Insomma, la lunga onda di crisi delle vendite dei grandi magazzini americani non sembra escludere nessuno. Anche se per tutti la situazione non presenta la stessa gravità. Secondo gli analisti di Credit Suisse, se Jc Penny e Macy’s sono le due società su cui si addensano i maggiori pericoli, Nordstrom e Bloomindale , al momento, sembrano meno esposte all’ondata di chiusure.

In termini numerici, la banca d’affari americana stima che entro fine anno saranno 8.640 i negozi che chiuderanno i battenti negli Stati Uniti, un record senza precedenti, addirittura superiore di quanto avvenuto durante l’ultima recessione del 2008-2009.

E il futuro non appare orientato al bello. In base alle stime di Credit Suisse, le vendite di vestiti online sono destinate a salire al 35% del totale entro il 2030 contro il 17% attuale.



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Certo che il fatto di sincronizzare, se così possiamo dire, l'avvento della GLOBALIZZAZIONE (ad un a velocità tale da trovare TUTTI impreparati), con l'avvento delle CRISI ECONOMICA MONDIALE, è stata davvero una cosa criminale, architettata da criminali, per scopi che solo criminali si possono definire.



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 20/06/2017, 14:40 
Interessante confronto........




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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 24/06/2017, 13:47 
Cita:

Allarme Sud: un cittadino su due a rischio povertà


Continua ad aumentare il gap tra Nord e Sud dove un cittadino su due è a rischio povertà. E' l'analisi compiuta dalla Cgia di Mestre che ha messo a confronto gli andamenti del Pil pro-capite, dell'occupazione, della disoccupazione e dell'esclusione sociale.

In termini di Pil pro-capite, infatti, se nel 2007, anno pre-crisi, la differenza tra Nord e Sud del Paese era di 14.255 euro (nel Settentrione il valore medio era di 32.680 e nel Mezzogiorno di 18.426 euro), nel 2015 (ultimo anno in cui il dato è disponibile a livello regionale) il differenziale è salito a 14.905 euro (32.889 euro al Nord e 17.984 al Sud, pari ad una variazione assoluta tra il 2015 e il 2007 di +650 euro). Le variazioni percentuali più negative si sono registrate in Sardegna (2,3%) in Sicilia (-4,4%), in Campania (-5,6 per cento) e in Molise (-11,2 per cento). Buona, invece, la performance della Basilicata (+0,6 per cento) e della Puglia (+0,9 per cento).

Non meglio la comparazione sul fronte del mercato del lavoro. Anzi. Se nel 2007 il divario relativo al tasso di occupazione era di 20,1 punti a vantaggio del Nord, nel 2016 la forbice si è allargata, registrando un differenziale di 22,5 punti percentuali (variazione +2,4 per cento). Nella graduatoria regionale spicca la distanza tra la prima e l'ultima della classe. Se l'anno scorso la percentuale di occupati nella Provincia autonoma di Bolzano era pari al 72,7 per cento, in Calabria si attestava al 39,6 per cento (gap di oltre 33 punti)


http://www.adnkronos.com/soldi/economia ... refresh_ce


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 24/06/2017, 15:18 
Spero proprio, che nessuno si sogni di dare la "colpa" alla Provincia Autonoma di Bolzano.



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 24/06/2017, 17:14 
Piuttosto interroghiamoci sul perché il meridione è ancora in questa situazione. Eppure il sud potrebbe essere una miniera d'oro per turismo, artigianato, storia e prodotti tipici e invece c'è chi parla ancora del Ponte sullo Stretto e chi costruisce un gasdotto in Puglia.

Il sud se abilmente organizzato e valorizzato potrebbe essere la Montecarlo d'Europa. Se Al sud fossero organizzati come in Riviera Adriatica il meridione d'Italia sarebbe una fabbrica di occupazione e ricchezza che restituirebbe decoro al paese intero e benessere ai meridionali.



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 28/06/2017, 15:27 
Cita:
I Regaletti del Declino dell’Impero

Riuscire a trovare i segnali che rivelano la decadenza ed il declino di un Impero è una specie di gioco da salotto. L’arroganza di una leadership sempre più incestuosa e sfrenata, sgomenta per gli eccessi delle disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza tra élite avide ed egocentriche e per la crescente dipendenza delle classi inferiori dal panem et circenses che eroga un governo preoccupato solo di evitare la bancarotta per la stagnazione del gettito fiscale e per l’enormità dei patrimoni che intanto si sono accumulati: questi sono i primi sintomi che si manifestano prima della decadenza di un Impero.

Sir John Glubb ha elencato qualche altro sintomo nel suo saggio sulla fine degli imperi The Fate of Empires, che potrebbe anche essere chiamato dinamica della decadenza:

a) Un crescente amore per il denaro fine a se stesso.

b) Un lungo periodo di ricchezza e di vita facile, che rende la gente sazia e compiaciuta, tanto da perdere il senso del limite, dimenticano i modi (fiducia, energia, lavoro duro) con cui hanno costruito la loro civiltà.

c) Egoismo e completa dedizione a se stessi.

d) Perdita di qualsiasi senso di dovere/rispetto verso i beni comuni.


Glubb aveva incluso anche altri punti nel suo elenco delle caratteristiche della decadenza:

Aumento della frivolezza, dell’edonismo, del materialismo e del culto di celebrità che non producono niente (come mettersi a sentire un qualsiasi tuttologo si sparla, ovunque lo chiamino …)
Perdita della coesione sociale
Volontà di sempre più persone che vogliono vivere sulle spalle di uno stato gonfiato e burocratico


Lo storico Peter Turchin, che citerò spesso in questo articolo, ha elencato tre forze disintegranti che possono sfibrare l’economia di un impero e l’ordine sociale:

1. Stagnazione dei salari reali per effetto di un eccesso di offerta di lavoro

2. Sovrapproduzione di élite parassitarie

3. Deterioramento delle finanze dello Stato centrale


A questi elenchi vorrei aggiungere ancora un paio di cosette che sono ben visibili nel nostro attuale Impero Globale del Debito che avvolge il globo e che comprende nazioni di tutte le dimensioni e di qualsiasi politica e cultura:

1. Un senso di assurdamente raffinata-raffinatezza nella ricchezza tanto che il TOP costituito dal 5% ha preso una forza tanto prepotente come diretto risultato della finanziarizzazione e della globalizzazione che lo o,o1% del TOP della popolazione è stato costretto a ricercare raffinatezze sempre più estreme per farsi riconoscere e differenziarsi anche nella stessa classe delle Elite. Quindi abbiamo la classe dei tecnocrati (top 5%), la classe degli aspiranti (il successivo 15%) e tutti gli altri (l’80% che sta sotto).

Ora quasi tutti i tecnocrati/ che fanno parte della fascia inferiore della nobiltà finanziaria/ possono permettersi di prendere un prestito a basso interesse per comprare un auto di lusso, anche gli aspiranti ricchi devono devono farsi notare comprandosi una super-car che costi almeno 250.000 dollari o di più.

Un semplice yacht non distingue più le vere Altezza della Finanza Reale dai Nobili delle Caste finanziarie più basse, quindi i super-yacht sono de riguer, insieme a tutti gli altri eccessi come isole private, jet privati che costino almeno 80 milioni di dollari ciascuno e così via.

Anche uno dei più normali aspiranti tecnocrati spende regolarmente 150 dollari per un piatto di un pranzo raffinato e se ne va in vacanza in una delle località più esclusive e remote per far vedere il suo stato sociale. Abbondano gli esempi di questa iper-inflazione di raffinatezza da quando la ricchezza del 5% dei TOP è schizzata alle stelle.

2. La fede di poter continuare a vivere nello status quo ha raggiunto livelli quasi religiosi. La possibilità che l’intero circo della finanza e della politica degli eccessi possa in realtà non essere altro che un castello di sabbia che si scioglie sotto le onde della storia, è un’eresia – non entra nemmeno nelle menti di chi gozzoviglia o di chi chiede più panem et circenses (Reddito Minimo Garantito – Universal Basic Income, ecc.)

3. Il Lusso, non il servizio, qualifica le élite finanziario-politiche. Come ha evidenziato Turchin nel suo libro sul declino degli imperi, nell’epoca della espansione e dell’integrazione dell’impero, le Elite basano il proprio status sul mettersi al servizio del bene comune e della difesa (o dell’espansione) dell’Impero.

Mentre sopravvivono solo frammenti dell’antico noblesse oblige nei marchi delle elite finanziarie, la stragrande maggioranza di chi è entrato nelle classi di Elite si concentra sull’arraffare quanto più potere e più ricchezza sia possibile nel più breve tempo possibile, non con l’obiettivo di servire la società per il bene comune ma solo per riuscire ad entrare nel gioco della concorrenza di status con tanta ricchezza e per permettere le mani su pasti raffinati, viaggi di lusso in località remote, seconde e la terze case in rifugi esotici ma sicuri e così via.

4. Una fede indiscussa nel potere illimitato dello Stato e della banca centrale. L’idea che i governi e le banche centrali più forti non possano essere più in grado di aprire la strada per loro, a spese nostre, cioè che non possano più creare tanto denaro e tanto credito quanto è necessario – per loro – da stampare su qualsiasi pezzo di carta, è una cosa impensabile per la stragrande maggioranza della popolazione, delle élite e anche dei servi-del-debito.

Che tutta questa valuta e questo credito appena stampato non sia altro che un fardello sulla produzione di beni e servizi e sull’aumento della produttività del futuro non entra nella mente dei credenti nel potere illimitato degli stati e delle banche. Ci hanno inculcato l’idea che il potere finanziario equivale al Potere Divino dell’Imperatore: il governo e la banca centrale in pratica dispongono dei poteri divini con cui possono superare qualsiasi problema, qualsiasi crisi e ogni conflitto, semplicemente creando più soldi. Creando quanti soldi credono che siano necessari.

Se con 1 trilione di dollari in valuta fresca il trucco non riesce – nessun problema! 10 trilioni di dollari? Nessun problema! 100 miliardi di dollari? Nessun problema! Non esiste un limite a quanta nuova moneta /a quanto nuovo credito/ possono creare il governo e la banca centrale.

Che ci siano dei limiti all’efficacia del creare altri soldi, non sfiorerà mai la mente dei fedeli. Spingere la creazione di crediti valutari oltre i limiti dell’efficacia potrebbe effettivamente far scattare qualche dubbio sul preteso potere della banca centrale statale, ma non succede mai con chi crede nelle capacità illimitate degli Stati centrali e nelle banche, si faccia delle domande.

La possibilità chei poteri dello stato centrale ( e della banca centrale) abbiano in realtà qualche limite, in un’epoca in cui la maggior parte delle élite e della popolazione dipende dalla macchina che stampa gratis il “denaro ” dello Stato e della banca centrale, permettendo che vivano e prosperino nella loro ricchezza, è una bestemmia.

È istruttivo ripensare agli eccessi della ricchezza privata e della disfunzione politica del Tardo Impero Romano e agli eccessi della ricchezza privata e delle disfunzioni politiche di oggi. Come Turchin e altri hanno documentato, dove la ricchezza media di un patrizio romano del periodo della Repubblica (durante le fase dell’espansione dell’impero) equivaleva forse a 10-20 volte la ricchezza di un qualsiasi cittadino libero, quando si arrivò alla fase della disintegrazione e della decadenza del periodo imperiale, le Elite avevano portato il livello della loro ricchezza ad una scala di 10.000 volte la ricchezza del cittadino libero romano. Le ville delle Elite erano più simili a piccoli villaggi costruiti con tutti gli eccessi del lusso che non semplici case di lusso per i ricchi e per i loro domestici. Ecco un brano tratto dal lavoro di Turchin:

“Un nobile medio-romano della classe senatoriale aveva proprietà valutate intorno alle 20.000 sterline d’oro. Non c’era una ‘classe media’ che si potesse paragonare ai piccoli proprietari terrieri del III secolo a. C. La grande maggioranza della popolazione era costituita da contadini senza terra che lavoravano i campi che appartenevano ai nobili. Questi contadini non avevano quasi mai una proprietà, ma se volessimo fare un calcolo (molto generoso) potremmo dire che possedevano un decimo di sterlina d’oro, e quindi il differenziale di ricchezza sarebbe stato di 200.000! La disuguaglianza crebbe sia a causa dei ricchi che diventavano sempre più ricchi (i senatori del tardo impero erano 100 volte più ricchi dei loro predecessori del periodo repubblicano) che per la ricchezza di una classe media che diventava sempre più povera “.

Possiamo essere abbastanza fiduciosi che quelle potenti élite abbiano considerato che l’Impero Romano fosse eterno e che il potere dell’Impero, potesse garantire loro ricchezza e potere illimitato. Ma ahimè, la loro ricchezza fantastica scomparve, insieme a tutto il resto delle strutture imperiali centralizzate, straripanti, complesse e troppo costose.

C’è una convinzione particolarmente diffusa che le Elite siano tanto intelligenti e potenti da riuscire sempre a sfuggire al crollo degli imperi che crearono e protessero la loro ricchezza. Ma sostanzialmente non c’è nessuna prova di questa credenza sia vera, quando le ere cambiano veramente.

Sì, le élite si sono sempre mostrate molto abili a seguire il vento della politica; Così i libri dei visitatori dei castelli francesi si riempirono di nomi di dignitari nazisti, durante l’occupazione tedesca della Francia e di nomi dei bigwigs alleati dopo la guerra che mise fine al Primo Reich di 1.000 anni.

Ma il crollo completo del sistema finanziario e del potere centralizzato è non una guerra o una crisi finanziaria: quelle sono solo mari in tempesta a cui le élite riescono a sopravvivere. Ma quando uno tsunami disintegra l’intera struttura e poi arriva un mare calmo e pieno di relitti galleggianti e di corpi senza nome, allora non c’è nessun passaggio di ricchezza dal Vecchio a Nuovo.

Le Elite Romane non si trasformarono nelle élite dei barbari, non successe che tornarono nelle loro stesse Ville e nei loro stessi vasti possedimenti che avevano quando portavano le toghe e cenavano con prelibatezze super raffinate. Furono tutti messi da parte, insieme a tutto ciò che aveva permesso loro di essere ricchi e potenti.

Non c’è niente di eterno e niente durevole quanto potremmo immaginare – soprattutto i sistemi finanziari, super-complessi, super-costosi, super-asimmetrici e super-debito-dipendenti dallo Stato.




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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 20/07/2017, 22:16 
Cita:

Stampa 3D manda in crisi mercato giochi
Risparmio di milioni con il fai da te


ROMA - La stampa in 3D può rivoluzionare il mercato dei giochi e creare problemi all'industria, non solo permettendo a chiunque di prodursi pezzi unici secondo le richieste dei figli, ma anche di risparmiare parecchi soldi. Con il fai da te, il costo di un mattoncino Lego precipiterebbe da 6 a mezzo centesimo, come dimostrano i calcoli pubblicati sulla rivista Technologies dai ricercatori della Michigan Technological University, guidati da Joshua Pearce.
Gli studiosi hanno analizzato i 100 progetti più scaricati dalla piattaforma online MyMiniFactory per la stampa in 3D, con 3 diversi materiali per valutare i potenziali costi, anche riciclabili. Facendo a casa 100 di questi giocattoli si potrebbe risparmiare oltre il 75% dei costi per il materiale utilizzato e più del 90% se lo si ricicla, con un risparmio di 60 milioni di dollari l'anno nell'acquisto dei giocattoli. Inoltre c'è il vantaggio di potersi produrre giochi nuovi, non ancora disponibili in commercio, e personalizzati.
Per calcolare il possibile risparmio dall'acquisto dei giochi più costosi, i ricercatori hanno usato come caso di studio i mattoncini Lego. Un mattoncino standard costa infatti 6 centesimi, mentre la versione 'generica' fai da te la metà, e quella con materiale riciclato mezzo centesimo. I risparmi possono andare dal 40% al 90%, hanno calcolato i ricercatori, anche per giocattoli complessi come gli scacchi, rompicapo, personaggi in miniatura e giochi da tavolo. L'unico caso in cui il gioco stampato in 3D è più caro di quello prodotto industrialmente è quando la sua qualità è nettamente superiore, come nel caso di costumi e accessori usati per travestirsi come i personaggi preferiti di film e videogiochi.



http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnolo ... 95eca.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 08/11/2017, 22:20 
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Usa: record di chiusure negozi, stroncati da Amazon


Nel 2017 i negozianti statunitensi hanno annunciato la chiusura di 6700 punti vendita in tutto il Paese. Si tratta di uno dei numeri più alti negli anni, che supera anche il record di 6163 chiusure verificatesi nel 2008, l’anno della crisi finanziaria. I dati sono stati diffusi dal think tank Fung Global Retail & Technology. A contribuire all’altezza della cifra l’annuncio della catena di farmacie degli Usa Walgreens che prevede di chiudere circa 600 negozi.

Walgreens ha concluso di recente un accordo per l’acquisto di 1.932 negozi di Rite Aid: la maggior parte degli store che abbasseranno le saracinesche saranno quelli di Rite Aid situati vicino a negozi esistenti. Altre catene che hanno annunciato il termine delle attività di molti punti vendita sono Kmart, Sears, JCPenney, che ha annunciato di chiudere 138 punti vendita, Ann Taylor, Gapp, Banana Republic, Michael Kors, Bebe, che dirà addio a 68 negozi, Staples, Gymboree, marchio di abbigliamento per bambini che potrebbe chiudere 375 dei suoi 1300 negozi. Anche Macy’s ha annunciato la fine di 68 spazi e il taglio di 10 mila posti di lavoro.

Il settore del retail è in crisi da tempo negli Usa, in difficoltà per il boom dell’e-commerce e per la concorrenza di Amazon. Un dato che testimonia questo cambiamento è quello sul mercato delle consegne di pacchi, che è cresciuto del 48% negli ultimi due anni, secondo il Parcel Shipping Index di settembre 2017, l’indice di Pitney Bowes che monitora 13 Stati fra cui anche l’Italia.

Secondo un rapporto diffuso ad aprile da Credit Suisse, circa 8600 spazi sono previsti in chiusura in quest’anno. Se le previsioni verranno confermate, significa che gli Stati Uniti perderanno più di 147 milioni di metri quadrati di spazio al dettaglio. I dati di BankruptcyData.com, secondo cui almeno 300 rivenditori hanno dichiarato bancarotta finora nel 2017, confermano il trend di crisi per i negozianti.




http://www.wallstreetitalia.com/usa-rec ... da-amazon/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 09/11/2017, 11:20 
Il collasso purtroppo non è solo economico o perlomeno non esclusivamente economico.
Perché se è vero che, chi non lavora più come addetto al commercio, alla vecchia maniera, probabilmente ha meno soldi da spendere, ma comunque le merci vengono "consumate" lo stesso.

La grossa disgrazia, secondo me, è rappresentata dal fatto che la concentrazione, quasi monopolistica, di poteri nelle mani dei big E-COMMERCE , annienta il potere contrattuale di chi lavora, venditore o produttore, con conseguente impoverimento, sia come ricchezza(salari/stipendi), sia come emancipazione sociale e civile.
Cioè se per campare sempre più dovranno rubare, o tirare la cinghia....



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 09/11/2017, 11:44 
Aggiungo che le condizioni lavorative degli e-commerce, Amazon in particolare, sono da Repubblica Popolare Cinese.

Abbassando i salari, aumentando la "flessibilita" (vedi GIOBATT del Renzino) le persone sono costrette a risparmiare e comprare la roba che costa meno, tutta d'importazione, le nostre imprese non vendono più, chiudono, e ci si avvita in una spirale sempre più negativa, con nuovi disoccupati
e ricomincia il ciclo di cui sopra ...
Senza contare che con la "flessibilità" tocca lavorare senza alcun diritto, prendersi le briciole di lavoro che c'è, senza tutele... Aggiungiamoci i negher d'importazione che conviene assumere perché non rompono, e abbiamo fatto bingo.

D'altronde Mario Monti aveva dichiarato con tronfia soddisfazione di avere "distrutto la domanda interna".

La soluzione? Non c'è. Hanno i mano tutto, stampa, tv, pure le opposizioni... :(



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 09/11/2017, 13:25 
TheApologist ha scritto:
Aggiungo che le condizioni lavorative degli e-commerce, Amazon in particolare, sono da Repubblica Popolare Cinese.

Abbassando i salari, aumentando la "flessibilita" (vedi GIOBATT del Renzino) le persone sono costrette a risparmiare e comprare la roba che costa meno, tutta d'importazione, le nostre imprese non vendono più, chiudono, e ci si avvita in una spirale sempre più negativa, con nuovi disoccupati
e ricomincia il ciclo di cui sopra ...
Senza contare che con la "flessibilità" tocca lavorare senza alcun diritto, prendersi le briciole di lavoro che c'è, senza tutele... Aggiungiamoci i negher d'importazione che conviene assumere perché non rompono, e abbiamo fatto bingo.

D'altronde Mario Monti aveva dichiarato con tronfia soddisfazione di avere "distrutto la domanda interna".

La soluzione? Non c'è. Hanno i mano tutto, stampa, tv, pure le opposizioni... :(

La soluzione c'è, vedi 100 anni fa, ma costa sacrifici.
Inoltre se si ha una mano impegnata col telefonino e l'altra, magari, con la carta di credito....



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