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MessaggioInviato: 05/05/2010, 13:10 
Sicuramente il Sud stava meglio prima che arrivassero i Piemontesi.

( cip di esumazione topic )

zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 05/05/2010, 13:13, modificato 1 volta in totale.


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http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
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MessaggioInviato: 05/07/2010, 17:43 
Si potrebbe continuare da qui...
visto le ultime frottole dei meridional-revisionisti che dipingono un grande sud, infischiandosene delle statistiche tracciate al tempo dell'Unità d'Italia, anzi violentando le statistiche dell'epoca a uso e consumo della causa meridionalista, infischiandosene degli storici dell'epoca....

La nascita di movimenti meridional-indipendentisti e teorici del grande sud pre-unitario che facendo leva sull'orgoglio ferito dei meridionali cercano di spostare il baricentro dei mali del sud ancora una volta verso un nemico esterno soddisfando quella dannosa quanto fastidiosa necessità di autocommiserazione di molti tra loro.



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MessaggioInviato: 05/07/2010, 17:52 
Oltre le statistiche , che in alcun modo possono essere considerate documenti, ci sono i fatti storici, che a dispetto del loro criminoso occultamento, mantengono il loro vigore e auto-preservano la propria consistenza e coerenza al di là delle manipolazioni subite. Mi spiace per quanto contano sul fatto che le memorie di popoli e nazioni possano esser cancellate facilmente...le verità, alla lunga, sono sempre più forti delle menzogne.



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MessaggioInviato: 05/07/2010, 18:11 
Cita:
infischiandosene delle statistiche tracciate al tempo dell'Unità d'Italia


che sono state fatte dai" Vincitori"

e ben si sa cosa possono valere,visto che già anticamente, romani, greci ecc , qui occorre recuperare "documenti storici" [;)]

ciao
mauro



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MessaggioInviato: 05/07/2010, 18:20 
Lanciata circa un mese fa da Anita Garibaldi, la pronipote dell’Eroe dei due Mondi, durante la trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa, sta facendo il giro del Web.

Unità d'Italia: la storia inedita del figlio di Garibaldi
http://www.infooggi.it/articolo/unita-i ... aldi/1359/


Stiamo parlando di uno scoop storico che, se confermato dai documenti, potrebbe riscrivere una pagina ancora oscura del Risorgimento italiano: quella del Brigantaggio che da più parti, ormai, viene vista come una “lotta partigiana” con connotati di una vera e propria “guerra civile”.
La discendente di Giuseppe Garibaldi afferma che il figlio, Ricciotti Garibaldi, abbia combattuto nelle file dei Briganti contro l’Unità d’Italia, e, di fronte a un Bruno Vespa sbigottito, sostiene: “"Mio nonno tornato a Caprera, si indignò talmente tanto dello sfruttamento del Meridione da parte della nuova Italia, che andò a combattere con i Briganti"
Il fatto storico a cui fa riferimento è quello del territorio di Castagna, in provincia di Catanzaro, in cui operava un gruppo di briganti capeggiati dal garibaldino Raffaele Piccoli, che combatteva
contro i bersaglieri e le forze piemontesi. Guerriglia andata avanti fino al 1870 coinvolgendo anche il comune di Filadelfia (VV).
Fatto sta che la verità sul periodo storico che va dal 1860 al 1890 è ancora contorta e piena di contraddizioni, ma soprattutto pare che alcuni documenti siano ancora “secretati”.
Da più di 30 anni, storici minori e cacciatori di documenti inediti stanno scandagliando gli archivi statali e comunali e ormai i tempi per affrontare l’argomento delle verità storiche pare essere maturo e molti accademici stanno andando al di là delle retoriche tavolette risorgimentali dei “buoni e i cattivi”.
Lo stesso Giuseppe Garibaldi affermò, in una lettera ad Adelaide Cairoli del 1868, “Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo di esser preso a sassate, essendo colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio”.






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MessaggioInviato: 05/07/2010, 19:17 

"Segnalo che sta montando rabbia, al Sud: sento dire adesso basta, meglio separarsi dal resto d'Italia".

(Nichi Vendola)

http://www.apcom.net/newspolitica/20100704_112000_f365d2_92179.html

Quindi? Dov'è la minaccia?

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Ultima modifica di rmnd il 05/07/2010, 19:50, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 05/07/2010, 21:05 
Cita:
rmnd ha scritto:


"Segnalo che sta montando rabbia, al Sud: sento dire adesso basta, meglio separarsi dal resto d'Italia".

(Nichi Vendola)

http://www.apcom.net/newspolitica/20100704_112000_f365d2_92179.html

Quindi? Dov'è la minaccia?

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Vuoi vedere che..................[:D]



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MessaggioInviato: 06/07/2010, 01:20 
Premessa:
Penso che per poter discutere della questione nord-sud, prima di tutto occorra sgombrare il terreno da revisionismi stucchevoli di entrambi le parti.
Sgombrare il campo quindi sia dal revisionismo risorgimentale in salsa padana, sia da quello in salsa meridionalista.
Quest'ultimo poi risulterebbe ancora più patetico quando in nome di un passato glorioso tutto da dimostrare si tentasse di giustificare la condizione meridionale di questi ultimi 150 anni. Una condizione di disagio che i meridionali pagano sulla loro pelle, un po' vittime e un po' carnefici e grazie o per colpa dell'unificazione fanno pagare anche alle restanti regioni italiane.

Una situazione di disagio sociale che stride con le teorie propagandate dai nuovi meridionalisti.
Perchè se è vero che le condizioni sociali nell'Italia centro-settentrionale prima dell'unificazione e anche subito dopo non erano nettamente migliori di quelle meridionali, è pur vero che la criminalità comune e organizzata è di provenienza prevalentemente meridionale, infiltrandosi non solo al settentrione ma anche all'estero.

Quindi il fattore povertà e conseguente disagio sociale non sono da sole sufficienti a spiegare la criminalità meridionale, malcostume e disprezzo delle regole che il meridione da 150 anni continua in modo più esasperato ed evidente che altrove a mostrare.
Forse la causa è da ricercarsi proprio nella concezione di stato sociale del regno borbonico differente da quello asburgico nel lombardo-veneto o da quelle di altre regioni -stato preunitari?Da spiegarsi forse anche con il maggior isolamento delle regioni meridionali? Da un ruolo nella storia sempre più marginale rispetto ai territori centro settentrionali dal 1200 circa in poi?


...Oggi poi, le minacce di secessione e la nascita di movimenti separatisti meridionali, siano essi neo-borbonici o d'ispirazione repubblicana, in tutto questo contesto appaiano non solo patetiche (tipo 'ruggito del coniglio) ma "tafazzianamente" deleterie.

Nelle mie limitate possibilità (non sono uno storico) cercherò di postare articoli e documenti che il 'buon senso' mi suggerisce come "equilibrati e seri", scevri da intenti dichiaratamente propagandistici.

e ...non si dovrebbe studiare la storia con Wikipedia o Youtube.


Ultima modifica di rmnd il 06/07/2010, 01:27, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 06/07/2010, 01:31 
Sulla presunta superiorità della marina borbonica.
tratto da
La Marina Borbonica : qual era nel mondo il posto della Marina Militare del Regno delle due Sicilie
http://www.quicampania.it/ilregno/marina-borbonica.html#laflottaborb

...Già prima dell’unità d’Italia il Regno delle Due Sicilie venne descritto come una nazione dall’economia disastrata e dal governo corrotto e incapace: nel 1851 fece scalpore in tutta Europa la pubblicazione delle lettere di Gladstone, futuro primo ministro inglese, in cui il governo borbonico veniva descritto come: “...la negazione di Dio in terra”. L’unità d’Italia si configurava quindi anche come una “liberazione” delle popolazioni meridionali.

Da tempo tuttavia è in corso un serio processo di approfondimento, ad opera sopratutto di studiosi meridionali, che ha dato vita ad una storiografia "revisionistica" del Risorgimento i cui risultati approdano a conclusioni del tutto opposte:
il Regno aveva un buon governo, la sua economia non era disastrata, il debito pubblico era inesistente, le sue istituzioni non erano tanto "arretrate" e le moderne tecnologie erano diffusamente presenti.
L’unità d’Italia, in questo contesto, viene vista come una conquista militare del Sud, le cui ricchezze furono in buona parte "depredate" dai Savoia, consentendo ai piemontesi di appianare la pesantissima situazione debitrice nei confronti delle banche inglesi.

Paradossalmente perfino la Lega Nord ha sposato queste tesi, con una serie di articoli pubblicati sulla Padania in relazione al 150° anno dell’unità, allo scopo implicito di dimostrare che anche i meridionali avrebbero da guadagnarci dal federalismo (o dalla secessione);
se stavano tanto bene prima dei Savoia potranno star bene da soli anche oggi...
Alcuni dei primati tecnologici più spettacolari conseguiti dal regno delle Due Sicilie riguardano proprio la marina:
prima nave a vapore nel Mediterraneo è il Ferdinando I (1818) realizzata a Napoli e il primo battello a vapore con propulsione ad elica del Mediterraneo è il Giglio delle Onde (1847).
Importantissima la fabbrica metalmeccanica di Pietrarsa (1840), a cui si affiancava la scuola per macchinisti ferroviari e navali, con la quale si eliminò la dipendenza dai macchinisti inglesi.
Ne emerge dunque l’immagine di una marina completamente difforme dall’idea che ne hanno dato note falsificazioni come quella dell’ordine “facite ammuina” che è già stato trattato su questo stesso sito.
La Fregata Borbone della Marina Militare del Regno delle due Sicilie La Fregata Borbone della Marina Militare del Regno delle due Sicilie

Tuttavia ho rilevato che, trasportati sulle ali dell’entusiasmo, certi “storici” non si sono fatti scrupolo di aumentare a dismisura la portata delle realizzazioni borboniche, riportando dati del tutto inverosimili proprio sulla marina (sia militare che mercantile), con il risultato involontario di ridicolizzare il lavoro di ricerca svolto sinora.
Chiunque può farne la prova cercando su Google le parole “marina borbonica terza”: troverà molti siti in cui si afferma che il Regno prima della conquista aveva la terza flotta militare (e in alcuni casi anche quella mercantile) del mondo.
Se alla luce del semplice buon senso è facile negare simili assurdità, ho scoperto a mie spese che determinare la vera posizione in classifica delle varie flotte militari nel 1860 non è impresa semplice, e per quella mercantile la ricerca è ancora più complicata, tant’è che mi limito a quella militare.
Alla fine sono arrivato alle seguenti conclusioni, basandomi su ricerche condotte su fonti della massima affidabilità e su criteri obiettivi..





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MessaggioInviato: 06/07/2010, 01:34 
stralci da:

Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni
Di Angelo Massafra, Università di Bari. Dipartimento di scienze storiche e sociali.

...Ed è vero che vi fu uno sviluppo industriale, favorito dalla politica governativa e da particolari condizioni ambientali, ma è altrettanto vero che si tratta di poche insulae, meglio di poche valli, felici e che questo sviluppo non fu certo tale da incidere in profondità sulla realtà esistente, trasformando un'economia preindustriale, caratterizzata da bassa produttività e da tassi di sviluppo stagnanti, in un'economia sviluppata dove produzione procapite e livelli di vita sono relativamente alti e lo sviluppo economico elevato.

E così pure non può negarsi che anche all'interno del paese non si sia avuto un certo rinnovamento nel commercio, nei trasporti, nel pensiero.

Ma, a mio parere tutto questo è un fatto fisiologico dovuto non foss'altro, allo sviluppo economico che andava verificandosi in Europa e che si rifleteva anche nel Regno.

Nulla resta immobile e quindi anche il Regno si muove, ma scambiare questi fermenti, queste novità, che esistono e che vanno valutati nel loro giusto valore, per un fattore risolutivo sarebbe un errore, anzi, peggio, sarebbe patetico.

Significherebbe, e ripeto qui ciò che già ho espresso altrove, militare nelle file di coloro che <<abituati ad esagerare particolari>>, a <<cambiare>> in azioni principali gli <<episodi>>, a distorcere i <<fatti dal loro genuino significato>> a <<intessere fantasie>> - come scriveva Croce - vanno alla ricerca di presunti <<Primati del regno di Napoli>> per affermare chissà quale supremazia.

E questo non sarebbe rendere un buon servizio al Mezzogiorno e alla storiografia meridionale: significherebbe correre il rischio di risvegliare quel patriottismo meridionalistico querimonioso e d'accatto fiorito, e anche con fortuna, in un tempo non lontanto.

Quello che a parer mio occorre sempre tener presente è che ci si trova di fronte ad una realtà composita, formata di zone ricche (poche) e povere (molte).

Non bisogna perciò cadere nella tentazione di generalizzare estendendo in maniera arbitraria all'intero Regno forme e strutture proprie di alcune delle regioni più fortunate.

Lo sforzo che andrebbe fatto - io credo - non è quello di porsi pro e contro certe tesi, ma quello di superare il troppo stretto ambito delle realtà locali e di tentare un'analisi su aree più vaste, sull'intero Regno considerato come un'economia unica...



http://books.google.com/books?id=1uZNSMtpzuQC&lpg=PA45&ots=T8W4_3vvqw&dq=sud%20preunitario&pg=PA242#v=onepage&q&f=false



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MessaggioInviato: 06/07/2010, 01:46 
Penso che se vogliamo affrontare seriamente questa discussione, la prima cosa da fare sia sgombrare il capo dal pregiudizio razzista di targa leghista.
Le genti del sud oggi come oggi, sono indissolubilmente legate a quelle del nord da più di un secolo di immigrazioni continue. Quasi metà della popolazione del nord è di origini meridionali o è imparentata con i meridionali. SIAMO LA STESSA GENTE piaccia o meno a tutti quelli che per ignoranza o che per convenienza ignorano perfino i nostri ultimi decenni di storia.
La situazione presente al sud, è la stessa situazione che si verifica ovunque si manifesti il crollo dello Stato. Cosa che ben presto potrà sperimentare anche il nord. La criminalità esiste al sud come al nord, solo che al sud li chiamano criminali, al nord, soprattutto se hanno risieduto ad Arcore, li chiamano eroi [xx(].



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MessaggioInviato: 06/07/2010, 02:00 
e si ricomincia

Questi sono dati riscontrabili anche attraverso le fonti estere:
Prima del 7 settembre 1860 Napoli era una delle tre capitali europee per cultura, il suo centro industriale era il secondo d’Europa dopo quello di Londra, la città più popolosa d’Italia e tra le più popolate del mondo.
Napoli era la prima città della penisola italiana e tra le prime d’Europa.
Il Regno delle Due Sicilie non era da meno della sua capitale, possedeva il doppio delle riserve auree di tutti gli altri stati italiani messi assieme. Il deficit pubblico era inesistente, la disoccupazione era quasi inesistente, altrettanto l’emigrazione. Lo stato duosiciliano aveva il più basso tasso di mortalità infantile d’Italia.
Gli operai lavoravano otto ore al giorno e guadagnavano abbastanza per sostenere le loro famiglie. Nel Regno delle Due Sicilie i lavoratori dell’industria erano 1.595.359 contro 1.435.437 del resto dell’Italia. Nell’agricoltura lavoravano 3.133.261 addetti contro 4.575.370 contadini del resto d’Italia. Il Regno delle Due Sicilie, con un terzo della superficie della penisola ed un territorio geo-morfologicamente più difficile, dava lavoro al 40,65% di tutti i contadini d’Italia.
http://josephepomeo.myblog.it/archi...-inform.html

"È vero che il principio su cui era basata l’economia borbonica era quello di uno sviluppo guidato
e sostenuto dallo Stato che salvaguardasse gli interessi dei ceti popolari e l’autosufficienza del
Mezzogiorno in tutti i settori, ma è altrettanto vero che ci si deve pur chiedere dove finissero i
prodotti delle fabbriche meridionali che erano ai vertici delle industrie italiane (come vedremo in
seguito) e che avevano una produzione di manufatti chiaramente superiore alla capacità di
assorbimento del mercato interno meridionale, come pure a cosa servisse la poderosa flotta
mercantile del Sud, che era la quarta del mondo come tonnellaggio, la cui bandiera garriva in
tutti i porti (per esempio, in Francia, era seconda, come presenza, solo a quella inglese).
È vero che i dazi sull’esportazione dei prodotti alimentari non erano certo di impostazione
liberista, ma essi facevano parte di una politica economica statale che permetteva di vendere i
generi di prima necessità ad un prezzo bassissimo, oggi si direbbe “politico”, soddisfacendo in
questo modo le esigenze alimentari della popolazione; tutte le fonti, anche le più accese
antiborboniche, concordano unanimemente nel confermare che nel meridione d’Italia si viveva
con pochissimo; questo, però, non soddisfaceva gli interessi dei proprietari terrieri che
divennero, anche per questi motivi, i più acerrimi nemici della Monarchia meridionale e
interessati fautori dell’unità d’Italia."

"Aggiungiamo, infine, che a uno stato come il Piemonte, che era sull’orlo del collasso economico,
sarebbe stato fatale appropriarsi di una nazione che la critica antimeridionale vuole per forza
dipingere come economicamente a terra e sarebbe stato stupido, e stupido certo non lo era, il
banchiere Rothschild, che teneva in pugno lo stato sabaudo grazie ai suoi prestiti e che aveva
quindi tutto l’interesse che fosse solvibile, non “avvertire” Cavour della non convenienza
dell’operazione; in realtà, per i motivi suddetti, il Sud era un frutto golosissimo che avrebbe
risolto tutti i problemi finanziari della nazione subalpina."

da : IL SUD E L’UNITÀ D’ITALIA - GIUSEPPE RESSA





Primati del Regno delle due Sicilie

INDUSTRIA:

Nell’Esposizione Internazionale di Parigi del 1856 fu assegnato il Premio per il terzo Paese al mondo come sviluppo industriale (I in Italia);
Primo ponte sospeso in ferro in Italia (sul Fiume Garigliano);
Prima ferrovia e prima stazione in Italia (tratto Napoli-Portici);
Prima illuminazione a gas di città;
Primo telegrafo elettrico;
Prima rete di fari con sistema lenticolare;
La più grande industria metalmeccanica in Italia, quella di Pietrarsa;
L’arsenale di Napoli aveva il primo bacino di carenaggio in muratura in Italia;
Primo telegrafo sottomarino dell’Europa continentale.
Primo esperimento di Illuminazione Elettrica in Italia a Capodimonte;
Primo Sismografo Elettromagnetico nel mondo costruito da Luigi Palmieri;
Prima Locomotiva a Vapore costruita in Italia a Pietrarsa;

ECONOMIA:
Bonifica della Terra di Lavoro;
Rendita dello Stato quotata alla Borsa di Parigi al 12%;
Minor tasso di sconto (5%);
Primi assegni bancari della storia economica (polizzini sulle Fedi di Credito);
Prima Cattedra universitaria di Economia (Napoli, A. Genovesi, 1754);
Prima Borsa Merci e seconda Borsa Valori dell’Europa continentale;
Maggior numero di società per azioni in Italia;
Miglior finanza pubblica in Italia; ecco lo schema al 1860 (in milioni di lire-oro) :
- Regno delle Due Sicilie: 443, 2
- Lombardia: 8,1
- Veneto: 12,7
- Ducato di Modena: 0,4
- Parma e Piacenza: 1,2
- Stato Pontificio: 90,6
- Regno di Sardegna: 27
- Granducato di Toscana: 84,2
Prima flotta mercantile in Italia (terza nel mondo);
Prima compagnia di navigazione del Mediterraneo;
Prima flotta italiana giunta in America e nel Pacifico;
Prima nave a vapore del Mediterraneo;
Prima istituzione del sistema pensionistico in Italia (con ritenute del 2% sugli stipendi);
Minor numero di tasse fra tutti gli Stati italiani.
La più grande Industria Navale d'Italia per numero di operai (Castellammare di Stabia, 2000 operai);
La più alta quotazione di rendita dei titoli di Stato (120 alla Borsa di Parigi);
Rendita dello Stato quotata alla Borsa di Parigi al 12%;
Minor tasso di sconto (5%);
Prima Nave da guerra a vapore d'Italia (pirofregata "Ercole"), varata a Castellammare;
Prima Nave da crociera in Europa ("Francesco I");
Primo Piroscafo nel Mediterraneo per l'America (il "Sicilia", 26 giorni impiegati);
Prima nave ad elica ("Monarca") in Italia varata a Castellammare;
Prima città d'Italia per numero di Tipografie (113 solo a Napoli);
Primo Stato Italiano in Europa, per produzione di Guanti (700.000 dozzine di paia ogni anno);
Primo Premio Internazionale per la Produzione di Pasta (Mostra Industriale di Parigi);
Primo Premio Internazionale per la Lavorazione di Coralli (Mostra Industriale di Parigi);

GIURISPRUDENZA – ORGANIZZAZIONE MILITARE:

Promulgazione del primo Codice Marittimo italiano;
Primo codice militare;
Istituzione della motivazione delle sentenze (G. Filangieri, 1774);
Istituzione dei Collegi Militari (Nunziatella);
Corpo dei Pompieri.
Prima applicazione dei principi della Scuola Positiva Penale per il recupero dei malviventi;


SOCIETÀ, SCIENZA E CULTURA:

Prima assegnazione di "Case Popolari" in Italia (San Leucio presso Caserta);
Primo Cimitero italiano per poveri (il "Cimitero delle 366 fosse", nei pressi di Poggioreale);
Primo Piano Regolatore in Italia, per la Città di Napoli;
Cattedra di Psichiatria;
Cattedra di Ostetricia e osservazioni chirurgiche;
Gabinetto di Fisica del Re;
Osservatorio sismologico vesuviano (primo nel mondo), con annessa stazione metereologica;
Officina dei Papiri di Ercolano;
La più alta percentuale di medici per abitante in Italia;
Più basso tasso di mortalità infantile in Italia;
Prime agenzie turistiche italiane;
Scavi archeologici di Pompei ed Ercolano;
Prima cattedra di Astronomia;
Accademia di Architettura. una delle prime e più prestigiose in Europa;
Primo intervento in Italia di Profilassi Anti-tubercolare;
Primo istituzione di assistenza sanitaria gratuita (San Leucio);
Prime agenzie turistiche italiane;
Scavi archeologici di Pompei ed Ercolano;
Primo Atlante Marittimo nel mondo (G. Antonio Rizzi Zannoni,
"Atlante Marittimo delle Due Sicilie");
Primo Museo Mineralogico del mondo;
Primo "Orto Botanico" in Italia a Napoli;
Primo Osservatorio Astronomico in Italia a Capodimonte;
Primo Centro Sismologico in Italia presso il Vesuvio;
Primo Periodico Psichiatrico italiano pubblicato presso il Reale Morotrofio di Aversa da Biagio Miraglio;
Primo tra gli Stati Italiani per numero di Orfanatrofi, Ospizi, Collegi, Conservatori e strutture di Assistenza;
Primo istituto italiano per sordomuti;
Prima Scuola di Ballo in Italia, annessa al San Carlo;
Prima Città d'Italia per numero di Teatri (Napoli);
Prima Città d'Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli);
Prima Città d'Italia per numero di pubblicazioni di Giornali e Riviste (Napoli);
Scuola pittorica di Posillipo (da cui uscì, fra gli altri, G. Gigante);
Le celeberrime fabbriche di ceramica e porcellana, fra cui quella di Capodimonte;
Teatro S. Carlo (il primo nel mondo), ricostruito dopo un incendio in soli 270 giorni;
Scuola musicale napoletana (Paisiello, Cimarosa, Scarlatti);
Successo mondiale (e tutt’oggi valido) della canzone napoletana;
http://www.realcasadiborbone.it/ita/arc ... rimati.htm
http://www.realcasadiborbone.it/ita/arc ... ati_01.htm



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MessaggioInviato: 06/07/2010, 02:09 
"Il clima culturale in quel periodo era vivace e gli spiriti accesi. Soprattutto tra i giovani delle scuole e delle università si sentiva un gran fermento. Luigi Settembrini, che andò a Napoli per studiare nel 1828, ricorderà i suoi compagni di studio come “buoni, dotati di un cuore generoso pronto ad ogni azione bella e tutti liberali”… i giovani provinciali erano da sempre andati a Napoli per studiare, ma in quegli anni furono più numerosi che mai … in aggiunta all’Università era sorta una moltitudine di scuole pubbliche e private, istituti Reali ed accademie … circa ottocento istituti d’insegnamento privati nel regno, a Foggia, Teramo, Lecce, Altamura, Salerno, Cosenza, Troppa, e in tante altre città oltre che Napoli. Tutte queste istituzioni cercavano di attirare i giovani provinciali di talento con borse di studio, libera ammissione e premi di incoraggiamento … andavano a studiare legge, medicina, arti militari, e filosofia, ma anche economia politica, storia, ingegneria ed architettura ...si gettarono sulla letteratura francese divorando tutti i romanzi…leggevano anche Manzoni e Hegel, le tragedie di Alfieri e quelle di Shakespeare e la Divina Commedia … infine i salons intellettuali la cui importanza nella vita letteraria e teatrale della capitale cresceva con l’inasprirsi della censura. Nel Regno si pubblicava molto e vi circolavano oltre ai giornali, riviste, libri e opuscoli; anche nelle province operarono altri veicoli del discorso culturale: i caffè letterari ed artistici … importante il ruolo di convitti e di collegi che facevano parte del sistema universitario. La vita nelle provincie “era di una meravigliosa monotonia”[Raffaele De Cesare]. Eppure , in quegli anni apparve meno noiosa … le “vendite” della Carboneria si moltiplicarono … e si cospirava molto, le cospirazioni erano spesso seguite da arresti, processi, prigioni, pene esemplari, persino esecuzioni … ma malgrado la severità delle pene, l’esperienza di rivolta, di carcere, di fuga e di esilio generò una certa aura romantica che continuò ad attrarre i giovani. Quella della repressione brutale non fu peraltro l’esperienza di tutti. Nei “tempi normali” c’era spazio per la circolazione di idee e di opinioni”"
(Marta Petrusewicz, Come il Meridione divenne una Questione, Rubbettino, 1998)


"[...] il 19 novembre 1820, venne firmato il Protocollo di Troppau che sanciva il “principio di intervento” armato per la repressione di svolte rivoluzionarie, l’Inghilterra ufficialmente non firmò ma, nella prima parte del 1800, di fatto lo appoggiò.
Il primo stato europeo a subirne le conseguenze furono proprio le Due Sicilie dove re Ferdinando I, nel luglio del 1820, era stato costretto a concedere la Costituzione: “Venerdì, 7 luglio 1820. Passata la nottata e mattinata in forte agitazione ed angustia. A Mezzogiorno preso un boccone e poi messomi a riposare. Mentre dormivo venuto a svegliarmi Francesco [il principe ereditario] con un foglio in mano, col quale io promissiono di formalmente giurare la diretta osservanza della costituzione di Spagna del 1812, che era quella desiderata dalla nazione; sulla minaccia che non firmandola subbito, il generale Pepe alla testa di tremila uomini della già organizzata armata costituzionale sarebbe piombato sopra Napoli. Per il bene e la tranquillità della nazione, alzatomi dal letto e firmato il foglio, che subito pubblicatosi”"
(dal diario del Re, citato da Giuseppe Campolieti, Il re lazzarone, Mondatori, 1999, pag. 434)

http://www.ilportaledelsud.org/mr20.htm

il tentativo costituzionale in seguito fallì e ci furono sommosse e scontri:
http://www.ilportaledelsud.org/mr23.htm



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MessaggioInviato: 06/07/2010, 02:51 
Fatevi un giro

http://www.youtube.com/watch?v=shA4FQAD ... re=related



zio ot [V]



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MessaggioInviato: 06/07/2010, 03:11 
si...questi erano i briganti del sud..
Al nord intanto Bombrini, "Fu tra i promotori dello smantellamento delle grandi industrie del meridione d'Italia, prima fra tutte quella di Pietrarsa, presentando il piano economico-finanziario che avrebbe alienato tutti i beni del Regno delle Due Sicilie. Famosa la sua frase «Non dovranno mai essere più in grado di intraprendere» riferita ai meridionali. Il suo piano ebbe gli effetti sperati e la sua Ansaldo beneficiò della neutralizzazione di Pietrarsa che non ebbe più commesse, dirottate a Genova."(http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Bombrini)
Bastogi, con la truffa della Società delle Ferrovie Meridionali
Balduino, con i suoi loschi traffici intorno al tabacco e allo zucchero (zuccherini erano quelli che ora chiamiamo tangenti)
Questi ladri erano gli eredi dei salotti buoni della borghesia padana e gli antenati di quel sistema parassitario e corrotto che è diventata la politica italiana.
Eroi...



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