LE BATTAGLIE LAICHE DELL’ITALIA CHE FU
Durante la prima repubblica, con un forte partito cattolico ed un forte partito comunista, furono approvate importanti leggi civili, come divorzio e aborto, irrealizzate in era monarchica e fascista; la storia precedente d’Italia era stata dominata dal conflitto tra laici e clericali, tra guelfi e ghibellini.
De Gasperi riuscì a sbarrare il passo alle pretese di Pio XII, del cardinale Giuseppe Siri, presidente della CEI, dei comitati civici e dell’Azione Cattolica di Luigi Gedda; oggi però i vescovi ed in Vaticano, senza incontrare argini, riescono ad imporre i loro precetti ai partiti italiani.
Negli anni cinquanta si fece sentire il partito radicale di Mario Pannunzio, nel 1956 iniziò la destalinizzazione da parte di Nikita Krushov e fu eletto presidente Jhon Kennedy, nel 1958 fu fatto papa Giovanni XXIII, che iniziò il Concilio riformatore Vaticano II, nel 1963 Marco Pannella successe alla guida dei radicali.
Nel 1962 il Concilio Vaticano II si aprì alla tolleranza, al pluralismo ed alla società secolarizzata, nel 1963 divenne papa Paolo VI e maturarono le sconfitte clericali sul divorzio e sull’aborto e la riforma del diritto di famiglia; nel periodo 1960-1965 nacquero i preti cattolici del dissenso, come l’abate Giovanni Franzoni e l’abate fiorentino Ernesto Balducci, che era contro l’unità politica dei cattolici e voleva il dialogo con la sinistra.
Pannella portò temi nuovi al partito radicale, cioè diritti civili, femminismo, contestazione al sistema carcerario, antimilitarismo e non violenza; nel 1965 i radicali spinsero per la battaglia del divorzio, che divenne legge nel 1970, confermata con un referendum nel 1974. Nel 1964 e nel 1966, per merito dei socialisti di Tristano Codignola, sul problema del finanziamento alla scuola privata, reclamato dalla chiesa, cadde il governo; nel 1967 il ministro Mariotti diede l’autorizzazione a vendere le pillole anticoncezionali, erano tutte battaglie vinte contro la chiesa.
Negli anni sessanta e settanta il partito radicale divenne il protagonista laico della politica, sostenne il movimento di liberazione della donna, impose la legalizzazione dell’aborto e propose di abolire il concordato; si avvicinò ai socialisti, tenendo in scacco comunisti e democristiani; nel 1974 le frange clericali erano guidate da Amintore Fanfani. Tra gli anni sessanta e settanta, fu approvato lo statuto dei lavoratori, l’obiezione di coscienza, il divorzio, l’aborto, il voto ai diciottenni e il nuovo diritto di famiglia; però la violenza terroristica ed eversiva infiammava l’Italia.
Nel 1976 divenne segretario del PSI Bettino Craxi, che prese le distanze dai comunisti e dal compromesso storico di Berlinguer, voleva rafforzare l’esecutivo e creare un’alternativa ai democristiani laica e socialista; i comunisti accusavano i socialisti di aver rotto il fronte popolare, intanto trattavano sottobanco con la DC, spalleggiati dai repubblicani.
Nel 1979 Pannella abbandonò la battaglia per i diritti civili, a favore della lotta contro la fame nel mondo ed a favore delle minoranze etniche come i tibetani, fece scioperi della fame e della sete, alimentò il culto della sua personalità, perciò il gruppo dirigente del suo partito si disperse; intanto nella DC il centrismo degasperiano era logorato a vantaggio delle istanze vaticane.
Con il pontificato di Giovanni Palo II (eletto nel 1978) la chiesa sfidò la società secolarizzata e cercò di tornare al passato, cancellando quanto era stato fatto di buono dal Concilio Vaticano II; nel 1978 il partito comunista di Enrico Berlinguer concesse il sostegno esterno al governo Andreotti. Con il compromesso storico, Berlinguer voleva continuare la politica d’avvicinamento di Palmiro Togliatti al mondo cattolico. Da quel momento, la politica italiana abbandonò le istanze di libertà e laicità, il partito comunista non considerava prioritaria la lotta per i diritti civili, era attento all’elettorato cattolico ed alle gerarchie ecclesiastiche e non inseguiva l’alternativa alla DC.
Nel 1978 Aldo Moro fu ucciso dalla brigate rosse, nel 1981 ci fu lo scandalo della P2 di Licio Gelli, nel 1989 cadde il muto di Berlino; il repubblicano Ugo la Malfa, a capo del partito repubblicano, era preoccupato di difendere i rapporti con la chiesa, fu prima a favore del centrosinistra e poi, negli anni settanta, fece da ponte tra mondo cattolico e mondo comunista, perciò anche Craxi abbandonò l’azione laica, rinnovando nel 1984 i patti lateranensi. Craxi, con il segretario di stato vaticano Agostino Casaroli, diede vita al nuovo concordato, che eliminò la religione cattolica come religione di Stato e l’insegnamento obbligatorio della religione nelle scuole, in compenso, concesse alla chiesa una compartecipazione all’Irpef.
Analizziamo meglio le varie tappe del tour italiano della laicità. Nel 1970 fu varata la legge sul divorzio, dall’unità, malgrado l’Italia fosse liberale e anticlericale, la chiesa aveva conservato il monopolio nello scioglimento del matrimonio; i democristiani avevano fatto passare la legge a condizione che fosse diventato operativa il referendum abrogativo previsto dall’art. 75 dalla costituzione. Pensavano di poterla abrogare, nel 1974 si tenne il referendum, per la prima volta i cittadini potevano esprimersi liberamente al di fuori dei partiti, però i partiti laici temevano di veder turbati i rapporti con la chiesa.
Il partito comunista tentò di evitare la prova, il referendum rischiava di guastare i buoni rapporti con la DC, perciò Berlinguer combatteva le provocazioni degli anticlericali; i socialisti divorzisti erano animati da Loris Fortuna, i liberali da Antonio Baslini e i radicali da Mauro Mellini; Loris Fortuna aveva anche proposto, senza successo, l’inapplicabilità del risultato del referendum alle minoranze.
Il progetto di divorzio di Fortuna-Baslini serviva a adeguare la situazione di fatto a quella legale nei matrimoni rotti; fino allora, i tribunali ecclesiastici avevano pronunciato sentenze di nullità riservate a pochi privilegiati che potevano pagare, dichiaravano nulli matrimoni che erano i realtà matrimoni falliti, quindi rientranti nella casistica del divorzio civile.
Come contromisura, la chiesa cercò di rendere più spedita e meno costosa la sua procedura d’annullamento della sacra rota; comunque, anche con il divorzio, la legge riconosceva gli effetti civili al matrimonio religioso, nei primi decenni dell’unità non era stato così. Enrico Berlinguer tentò di evitare il voto del referendum però, secondo i sondaggi, gli italiani erano a favore del divorzio.
Per i democristiani, Amintore Fanfani decise di cavalcare la battaglia e perse, la lega italiana per il divorzio era diretta da Loris Fortuna, Antonio Baslini, Mauro Mellini e Marco Pannella; i radicali accettavano la sfida ed i clericali, guidati da Amintore Fanfani, ignorando i sondaggi, si sentivano sicuri di vincere. La legge rimediava alla crisi della famiglia, tutelava donne e figli e anticipava la riforma del diritto di famiglia; a cause della sua posizione a favore del divorzio, l’abate Giovanni Franzoni fu sospeso a divinis dall’ordine benedettino, però gli giunse la solidarietà di 207 sacerdoti.
Nel 1970 il movimento di liberazione della donna aveva chiesto l’aborto anche per le donne nubili, prima costrette a pratiche clandestine, animatrice della campagna era la radicale Adele Faccio; il relativo progetto di legge fu presentato nel 1971 dal socialista Loris Fortuna; papa Paolo VI riteneva la vita sacra fin dal concepimento e riteneva l’aborto un omicidio, si poneva a difesa anche del nascituro, mentre la legge difendeva solo l’autodeterminazione della donna.
Nel febbraio del 1971 la corte costituzionale aveva dichiarò l’illegittimità costituzionale dell’art. 533 del codice penale che condannava la propaganda degli anticoncezionali. Nella battaglia per il referendum, il Vaticano scese in campo, sostenendo l’indissolubilità del matrimonio e attaccando la libertà d’opinione; per i comunisti, il referendum era d’intralcio al dialogo con il mondo cattolico, non volevano mettere in minoranza il partito dei cattolici, sostenevano che il confronto politico non doveva essere tra laici e cattolici.
Però per Giuseppe Saragat difendere il divorzio significava difendere la laicità e la sovranità dello stato; nel comizio di chiusura della campagna elettorale erano presenti tutti i maggiori rappresentanti delle forze politiche divorziste, però mancava Enrico Berlinguer. Il repubblicano Ugo La Malfa disse che, senza la vittoria divorzista, l’Italia sarebbe rimasta l’Italia della controriforma e del sillabo, il liberale Giovanni Malagodi invocava la separazione tra stato e chiesa.
Nel 1974 s’intensificarono le azioni terroristiche, però l’abrogazione del divorzio fallì, il No ebbe il 60% dei voti, oggi avrebbe l’80%, perché gli italiani sono ancora più maturi; molti elettori cattolici, esprimendosi in libertà, avevano tradito il loro partito. A piazza Navona, radicali e socialisti allestirono il palco per le celebrazioni, Ugo La Malfa disse che la vittoria aveva dimostrato che il popolo italiano era più maturo dei suoi dirigenti politici; sul palco dominava la scritta: “No al compromesso storico”.
Alla manifestazione mancavano i dirigenti comunisti e Berlinguer disse che era contrario al trionfalismo, però il comunista Umberto Terracina sottolineò il valore della vittoria del NO; anche l’abate Giovanni Franzoni prese la parola favore del divorzio; poi il corteo, con l’imbarazzo dei comunisti, raggiunse via delle Botteghe Oscure, sede del partito comunista, e Porta Pia.
Il referendum aveva confermato la maturità civile degli italiani, l’Italia sembrava un paese moderno, contro il divorzio si erano mossi neofascisti e democristiani; visto il risultato, il democristiano Carlo Donat Cattin definì un errore il referendum voluto da Fanfani ed Aldo Moro sostenne e che i valori cristiani andavano difesi al di fuori delle leggi; anche se la chiesa pareva sconfitta, Paolo VI affermò che la legge di Dio non era cambiata, in realtà era stata la legislazione della chiesa trionfante del medioevo ad imporre l’indissolubilità del matrimonio.
In polemica con la gerarchia ecclesiastica, un movimento dei cattolici per il NO era contrario all’abrogazione della legge, invece gli integralisti cattolici contrari al divorzio erano stati diretti da Amintore Fanfani; Berlinguer temeva nuovi ostacoli al dialogo con i cattolici, cercò di ridimensionare la portata del successo e marcò le distanze dai laici. I comunisti avevano cercato di scongiurare il referendum, nel partito comunista, l’ala laica era diretta da Amendola e quella filo cattolica da Bertlinguer: dopo la vittoria del fronte divorzista, per placare i comunisti, il socialista Francesco De Martino ed il repubblicano Ugo La Malfa rilanciarono il dialogo con la chiesa.
Mentre i radicali desideravano un’alternativa laica alla DC ed erano contrari al compromesso storico, i comunisti consideravano lo scontro referendario solo una parentesi da archiviare; comunque, prima del voto referendario, i radicali prepararono un pacchetto di otto referendum, per abrogare concordato, reati d’opinione, reato d’aborto, ecc. Pier Paolo Pasolini reclamava il voto ai diciottenni e l’obiezione di coscienza, i radicali volevano abrogare le leggi fasciste, erano per l’ambiente e contro il nucleare.
Poiché il dilagare del terrorismo condizionava la vita nazionale e paralizzava la politica, dopo il referendum, si spense la speranza di rinnovamento e le idee laiche furono coltivate solo da una minoranza d’intellettuali. Il referendum indebolì la democrazia cristiana, Pasolini affermò che la vittoria del No era anche una sconfitta di Berlinguer e del partito comunista che non era stato nemmeno sicuro dell’esito della votazione. Il 26.1.1975 furono arrestati Adele Faccio, Emma Bonino ed il segretario radicale Gianfranco Spadaccia, responsabile di un centro fiorentino per gli aborti clandestini, allora trecento militanti radicali si autodenunciarono per procurato aborto.
Nei primi mesi del 1975 i radicali chiesero il referendum abrogativo degli articoli del codice penale che punivano l’aborto, poi vennero progetti di legge a favore dell’aborto da parte dei partiti laici. Malgrado la mobilitazione di radicali, socialisti e femministe, DC e destra erano contro la legalizzazione dell’aborto e il PCI era a favore dell’insabbiamento della legge presentata; per il PCI, l’onorevole Nilde Jotti si disse contraria ad una totale liberalizzazione dell’aborto.
Aldo Moro ed Enrico Berlinguer erano impegnati sul terreno del compromesso storico, mentre le forze laiche erano per i diritti civili e contro consociativismo tra DC e PCI o compromesso storico; Pasolini era a favore degli otto referendum dei radicali ma contrario all’aborto, da lui considerato un omicidio. Nel maggio del 1978 fu votata la legge 194 per la legalizzazione dell’aborto, i radicali si opposero perché la consideravano troppo restrittiva, l’aborto era consentito entro 90 giorni dal concepimento e successivamente in caso di pericolo di vita per la madre, inoltre andava praticato solo in strutture pubbliche, furono previsi i consultori.
Questa legge era avversata da integralisti cattolici e dai radicali; una volta approvata, furono avanzate due richieste di referendum abrogative, la prima dei radicali, che volevano allargarne la portata e dare maggiore libertà alla donna, la seconda era dei clericali e mirava a restringerne la portata; nel maggio del 1981 ci fu il voto che sancì, a grande maggioranza, il gradimento degli italiani per la legge, cioè i No prevalsero nettamente nei due referendum.
Nel 1989 cadde il muro di Berlino ed il comunismo internazionale e finì la guerra fredda, nel 1990 Achille Occhetto cambiò nome al partito comunista, dando vita al partito democratico di sinistra; nel 1992 PSI e DC furono eliminati dalla magistratura inquirente di mani pulite, accadeva ciò, mentre nel quadro internazionale il comunismo pareva sconfitto dagli eventi storici. Nel 1992, per contrastare il passo al partito democratico, erede del PCI, scese in campo Silvio Berlusconi, in quell’anno la lega nord divenne anche il primo partito del nord; nel 1994 il polo della libertà di Berlusconi ottenne la maggioranza relativa in parlamento.
Il partito di Forza Italia raccoglieva socialisti, liberali, laici, cattolici e l’anticlericale della prima ora Marcello Pera; malgrado ciò, il nuovo partito si pose subito come cripto-clericale, cioè ossequioso verso la chiesa, desideroso solo di sbarrare il passo ai post comunisti o democratici di sinistra; vista la scomparsa della DC, Vaticano, vescovi ed il cardinale Silvio Oddi, referente dell’Opus Dei, diedero il loro sostegno a Berlusconi.
Gli atti di governo di Berlusconi seguivano pedissequamente i desideri del Vaticano, nel 2000 il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, per bocca di Rocco Buttiglione, mise un veto ad un accordo tra radicali e centrodestra; nell’autunno del 2005 il governo finanziò la tutela dei beni culturali religiosi, poi esonerò gli enti ecclesiastici dal pagamento dell’ICI.
Sandro Bondi e Berlusconi sollecitarono il sostegno elettorale della chiesa, sostenendo che la sinistra voleva eliminare la religione dalle scuole, il crocifisso dalle aule, l’8°% Irpef ed il Concordato, ricordarono anche che la destra era a favore solo del matrimonio tra un uomo e una donna. Berlusconi diede vita ad una forma di clericalismo non fondato sulle parrocchie, mentre la chiesa, con la scusa della salvaguardia dei valori religiosi, pensava anche a trarre vantaggi politici ed economici dalla vicinanza con il governo.
Nella prima repubblica il partito comunista aveva sostenuto controvoglia le battaglie per i diritti civili, nella seconda i post-comunisti, profittando del repulisti di mani pulite a carico di democristiani e socialisti, progettarono di inglobare nel loro partito settori del mondo cattolico, perciò misero ancora in sordina le istanze laiche; anche se anche i cattolici di sinistra rivendicavano autonomia dalle gerarchie cattoliche e la laicità dello stato, in parlamento ormai la voce dei laici si era fatta molto fioca.
La sinistra, per sedurre la chiesa ed averne la benevolenza, si faceva rappresentare da Romano Prodi, Paola Binetti, fiduciaria di Ruini, e Francesco Rutelli, ponendo i suoi stessi dirigenti in seconda linea. In precedenza la DC aveva svolto un ruolo di mediatore con la chiesa, prendendo le distanze dall’ortodossia cattolica, non mancarono nemmeno leader democristiani indipendenti dall’episcopato, invece i partiti della seconda repubblica e Berlusconi si contendevamo i favori delle gerarchie ecclesiastiche a colpi di concessioni alla chiesa.
Dopo tangentopoli, scomparvero praticamente le forze laiche e democratiche, la distruzione dei radicali e del riformismo socialista era stata la salvezza e una via d’uscita per la crisi dei comunisti italiani. Nel primo quinquennio della seconda repubblica, l’intera classe dirigente laica si disperse e non ci furono più iniziative a difesa dei diritti di libertà, invece negli anni sessanta i radicali erano stati la punta di diamante dei diritti civili.
Nel 1989 anche Marco Pannella aveva deciso lo scioglimento del partito radicale, per creare un partito trasnazionale e traspartito che doveva dipendere solo da lui, così la classe dirigente del partito radicale si disperse ed i pannelliani non riuscirono più a portare in porto nessun progetto laico o a vincere altri referendum. Pannella perse la guida del mondo laico, fece scioperi della fame e della sete, lottò per l’abolizione della pena di morte nel mondo, per difendere i tibetani ed altre minoranze del terzo mondo.
Sviluppò anche temi come la procreazione assistita, eutanasia, testamento biologico e libera ricerca scientifica, però il deficit di politica laica era ormai evidente in parlamento. Con la crisi dei partiti, negli anni novanta l’episcopato, rappresentato da Camillo Ruini, puntò ad intervento diretto nella politica. Nel 1954 era nata Comunione e Liberazione, fondata da Don Luigi Giussani, negli anni novanta, suoi referenti divennero Silvio Berlusconi e Roberto Formigoni.
Nel 1991 Camillo Ruini diventò presidente della CEI e ritenne che la chiesa non doveva più rivolgersi solo ai cattolici, ma doveva impegnarsi per allineare la legislazione civile ai precetti dalla chiesa. Ruini riteneva che esisteva una laicità sana, conforme al pensiero della chiesa, ed una laicità nemica della chiesta, chiamata laicismo, ispirata da ateismo, illuminismo, liberalismo, anticlericalismo e relativismo; il comunismo e il socialismo non erano nominati perché erano scomparsi dalla scena italiana.
In questa strategia, Ruini, ignorando la maturità raggiunta dal paese, ottenne successo con Berlusconi e con il centrosinistra, ormai tante forze politiche ritenevano che non si potessero più vincere le elezioni e governare il. paese senza l’appoggio della chiesa; perciò la chiesa ebbe buon gioco a sbarrare la strada ai provvedimenti laici come il divorzio breve, la procreazione assistita, la ricerca sulle staminali, la regolamentazione delle coppie di fatto e libertà della ricerca, soprattutto genetica. Il cardinale Camillo Ruini desiderava trasferire i precetti clericali nelle istituzioni civili, negava l’autodeterminazione della persona; secondo Benedetto XVI, già prefetto per la congregazione della fede o ex Sant’Uffizio, la civiltà occidentale poteva essere fortificata solo con la riscoperta delle sue radici cristiane.
La deriva clericale o sanfedista, ossequiosa, per opportunismo di potere, verso le gerarchie ecclesiastiche, stava portando alla restaurazione del potere pontificio in Italia, purtroppo accolse tra le sue file anche trasfughi laici, ex femministe e perfino il senatore Marcello Pera, che era stato anticlericale; finita la DC, i leader di Comunione e Liberazione si presentavano come braccio politico della chiesa e minacciavano di fondare un nuovo partito cattolico, poi però, obbedendo ai vescovi, decisero di sostenere Berlusconi, i vescovi avevano anche ripreso a dare indirizzo in materia di voto.
Così il senatore Marcello Pera divenne interlocutore privilegiato di Benedetto XVI, mentre Giuliano Ferrara, l’ateo devoto, si mise ai piedi della chiesa; anche radicali come Gaetano Quagliariello, già anticlericale, si erano volti verso la chiesa; Quagliariello divenne assistente di Pera. Eugenia Roccella, ex femminista, ex abortista ed ex radicale, si avvicinò alla chiesa, perciò si espresse contro aborto, coppie di fatto, eutanasia, pillola del giorno dopo e divenne parlamentare del popolo della libertà. Da allora, tanti laici sono divenuti clericali d’assalto.
In materia di sanità, a presidio degli interessi della chiesa, stavano Roberto Farmigoni a Milano e Gianni Alemanno, Storace, Rosy Bindi e Livia Turco a Roma; in questo quadro, anche i post comunisti cercarono l’appoggio d’esponenti d’emanazione episcopale, come Paola Binetti, deputato della sinistra, numerario dell’Opus Dei, fiduciaria di Ruini e rappresentante dell’ala più conservatrice della chiesa.
Il partito democratico non s’impegnò per bloccare il progetto di testamento biologico del centrodestra, che peggiorava la legislazione e riduceva la libertà, mentre Piero Fassino, post comunista educato ai gesuiti, definiva laicista il laico Ignazio Marino; secondo altri parlamentari del partito democratico, Marino voleva spostare l’asse del partito, con la sua laicità era monotematico.
Il quotidiano dei vescovi, l’Avvenire, affermava che Marino era a capo del partito dell’eutanasia ed era a favore del testamento biologico. A destra, mentre Gianfranco Fini era difensore dalla laicità dello stato, contro i dogmi religiosi ed a favore degli omosessuali, Gianni Alemanno si diceva difensore della vita.
Nel 1950, quando fu fatto il preambolo alla convenzione europea suoi diritti dell’uomo, si parlò di tradizioni comuni senza accennare a Dio e al cristianesimo; però nel 2003 Giovanni Paolo II propose di inserire le radici cristiane nella costituzione europea, la proposta fu bocciata in sede europea, ma tre anni dopo il papa, senza successo, tornò alla carica; nell’europarlamento, il berlusconiano Antonio Tajani sostenne la proposta; però in Europa i valori della chiesa cattolica non sono condivisi, vi esistono più religioni e l’Europa rispetta la libertà di religione.
Nella maggior parte delle costituzioni europee, sono assenti i riferimenti ai valori religiosi, eccettuata Germania, Irlanda e Grecia, nemmeno nella nostra costituzione ce n’è traccia, ma c’è l’art. 7 che pone la chiesa in posizione privilegiata; alla costituente fu respinta una proposta di preambolo che diceva: “In nome di Dio, il popolo italiano si dà la presente costituzione”.
La dichiarazione d’indipendenza americana del 1776 accennava al creatore, la costituzione federale degli USA del 1787 non faceva cenno ai valori religiosi e la carta dei diritti del 1789 sanciva solo la libertà di coscienza e di culto. I clericali cattolici vogliono omologare tutti e ignorano il contributo di altri alla cultura europea, cioè di greci, ebrei, pagani, illuministi; inoltre, le culture si sono contaminate tra loro ed il cristianesimo è il risultato di questa contaminazione.
Il 19.2.2004, con l’approvazione di parlamentari di destra e di sinistra, fu approvata la legge 40 sulla procreazione assistita, che prevedeva il divieto di donazione di semi e gameti, cioè la fecondazione eterologa in caso di sterilità, obbligava ad impiantare contemporaneamente tre embrioni, vietava la ricerca sulle cellule staminali embrionali e riconosceva la personalità giuridica all’embrione. La legge 40 era contro l’autodeterminazione e diceva di voler difendere la salute della donna e di tutelare i diritti dell’embrione.
Immediatamente, per abrogare alcuni articoli troppo restrittivi della legge, fu fatta richiesta di referendum, e perciò il cardinale Camillo Ruini s’impegnò nella campagna d’astensione al referendum. Per la fecondazione assistita, tante coppie italiane si recavano all’estero, la fecondazione assistita è liberamente praticata in Europa; ciò malgrado, Pirferdianndo Casini e la chiesa si sono mossi a favore dell’astensione e così l’abrogazione non è passata.
In passato la chiesa non aveva sostenuto che l’embrione era una persona umana, affermava che l’anima entrava nel corpo solo dopo mesi dal concepimento, d’altra parte, oggi sappiamo che il sistema nervoso appare dopo 14 giorni dal concepimento. Mentre in America, per curare malattie genetiche, si finanzia la ricerca sulle cellule staminali embrionali, nel luglio del 2007 il governo ha finanziato la ricerca sanitaria, escludendo i progetti che prevedono l’utilizzo di cellule staminali embrionali umane.
Il fronte sanfedista sostiene l’equivalenza tra procreazione assistita ed eugenetica, perché mirerebbe ad eliminare i deboli, l’Avvenire, confondendo la prevenzione delle malattie con l’eugenetica, afferma che l’uso dell’embrione a fini terapeutici porta alla manipolazione genetica; però la legge 40 proibisce la diagnosi preimpianto a finalità eugenetiche, perciò non si possono scegliere embrioni sani per l’impianto al posto di quelli malati
Contro la manipolazione genetica hanno firmato un appello Eugenia Roccella, Francesco Rutelli, Giuliano Amato, Piero Fassino, Livia Turco, Miriam Mafai; l’abrogazione degli articoli contestati non avrebbe eliminato il divieto di pratiche selettive a fini eugenetici, non si è voluto tener conto che la diagnosi pre-impianto sarebbe servita ad evitare l’interruzione di una gravidanza a causa di un feto malformato.
La legge 40 vieta anche la banca del seme, esistente in Usa, per avere un seme migliore, magari di un premio Nobel, con la carta di Nizza, l’Unione Europea ha vietato le pratiche eugenetiche; perciò, attualmente non esiste la possibilità di una eugenetica migliorativa; inoltre, la scienza non è ancora in grado di cambiare un gene e con la genetica interagiscono l’educazione, l’ambiente e l’alimentazione. Oggi la ricerca sui geni ha solo fini diagnostici e di prevenzione dalle malattie, non ha il fine di trasformare le caratteristiche genetiche, la diagnosi preimpianto preverrebbe le malformazioni oggi evitabili solo con l’aborto.
Il referendum voleva permettere la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali per ragioni terapeutiche, favorire la procreazione medicalmente assistita, abolire la norma che conferiva personalità giuridica all’embrione e permettere la fecondazione eterologa. Per una legislazione proibizionista, il cardinale Ruini raccolse attorno a se destra, centro e sinistra, facendo leva sull’astensionismo, era sostenuto da vari movimenti cristiani, da Casini, Dino Boffo, Savino Pezzotta, Francesco Rutelli, Ferdinando Adornato, Antonio Baldassarre, Giuliano Ferrara, Marcello Pera, Alfredo Biondi, Stefania Prestigiacomo, Antonio Martino e Margherita Boniver.
Malgrado le pressioni della conferenza episcopale, Forza Italia e Alleanza Nazionale concessero la libertà di voto, perciò Gianfranco Fini votò per l’abrogazione; la sinistra si mosse con prudenza ed il successo del fronte proibizionista fu dovuto a laici che si allinearono ai clericali. Il voto del 12-13 giugno 2005 per l’abrogazione referendaria di alcuni articoli della legge 40 sulla procreazione assistita vide la sconfitta di Pannella e la vittoria di Ruini; fortunatamente, nel 2009, alcuni articoli della legge 40 sono stati dichiarati parzialmente anticostituzionali dalla corte costituzionale. La corte costituzionale ha abolito il limite dei tre embrioni da impiantare e con la sentenza i medici non sono più costretti ad utilizzare i tre embrioni immediatamente.
A causa delle resistenze dei clericali, L’Italia è l’unico paese occidentale a non aver regolamentato per legge la convivenza o coppie di fatto o PACS, Ruini affermò che una legge del genere minacciava i valori della famiglia, Marcello Pera definì laicismo questa tutela dell’omosessualità; malgrado il pdl si professi liberale, Gianni Alemanno attaccò i registri comunali delle unioni di fatto, perché contrari a principi religiosi, il progetto fu anche attaccato da Berlusconi, Calderoli, Bondi e Frattini, a sinistra si opposero Rutelli e Castagnetti.
Nel 2006 con il governo Prodi, da parte di Barbara Pollastrini e Rosy Bindi, si ripresentò un progetto analogo, denominato DICO, la chiesa si disse contraria anche a questo progetto di legge, si espressero contro Clemente Mastella e la Binetti, Mastella ricevette le congratulazioni da papa Benedetto XVI. Nel 2008 era al governo il centrodestra e da Gianfranco Rotondi e Renato Brunetta fu ripresentato un progetto analogo, perciò furono attaccati dal direttore dell’Avvenire, Dino Boffo, che voleva tutelare la sacralità della famiglia.
In Italia le coppie di fatto sono molte e gli italiani in maggioranza sono a favore del loro riconoscimento come unioni civili, la regolamentazione dovrebbe riguardare anche gli effetti patrimoniali, i conviventi non sono tutti omosessuali dello stesso sesso; in Francia una legge simile esiste dal 1999, in Spagna Zapatero ne ha fatta una nel 2005, nei paesi scandinavi i gay conviventi sono riconosciuti e possono adottare anche bambini. L’articolo 29 della costituzione non dice che i coniugi devono essere di sesso diverso, quindi l’ufficiale di stato civile che rifiutasse di celebrare un matrimonio civile omosessuale potrebbe essere accusato d’omissione d’atti d’ufficio; una tutela della convivenza esiste anche nell’articolo 2 della costituzione che tutela forme sociali e solidarietà.
Nel 2004 l’europarlamento bocciava Rocco Buttiglione, ministro del governo Berlusconi, a commissario per le libertà civili, perché aveva definito un peccato l’omosessualità; Buttiglione era vicino al pontefice e perciò Berlusconi, che ama definirsi liberale, criticò la decisione europea. Nel 2005 il pontefice vietò l’accesso dei sacerdoti gay al sacerdozio e il catechismo fu integrato definendo l’omosessualità un disordine sessuale, come prostituzione, adulterio e incesto.
La chiesa è piena di omosessuali e adulteri, che vi sono molto più numerosi dei declamati pedofili, eppure quando all’Onu il presidente francese Sarkozy propose la depenalizzazione dell’omosessualità, Vaticano e paesi islamici si opposero; nel 2006 il parlamento europeo approvò una risoluzione contro l’omofobia ed i rappresentanti di Forza Italia, Lega, UDC e Margherita si opposero; allora il radicale Capezzone non era ancora passata sul carro di Berlusconi e sosteneva le battaglie dei gay, assieme ad Arcigay e Arcilesbica.
Nel 2007 il cardinale Ruini definì la legge 194 del 1978, che legalizzava l’aborto, una legge cattiva che autorizzava l’uccisione di un essere umano innocente, Ferrara presentò una lista antiaborista e Bottiglione, Casini e Comunione e Liberazione sostennero le ragioni del Vaticano; il governo di centrodestra s’impegnò a presentare presso le Nazioni Unite una proposta di moratoria sull’aborto, però per Adriano Sofri, ex leader di Lotta Continua, gli aborti legali o illegali ci sarebbero sempre stati. Comunque, da parte degli antiaboristi, non si volle tener conto del fatto che la legge 194 aveva fatto diminuire il numero degli aborti.
Nel 2005 il cardinale Trujillo propose di non concedere l’eucaristia ai politici favorevoli a divorzio, coppie di fatto, eutanasia e aborto; anche negli Usa gli evangelici lottano contro l’aborto e le cliniche che lo praticano. Casini ha proposto i ridurre la portata della legge 194, tanti clericali affermano che l’aborto, sopprimendo feti difettati, è eutanasia; in questa battaglia, l’ex radicale Eugenia Roccella divenne portavoce di Camillo Ruini.
La chiesa si pronunciò anche contro la pillola del giorno dopo o RU486, per interrompere la gravidanza, già in uso nei paesi occidentali e approvata dall’Agenzia europea dei medicinali; nel 2002 una prima sperimentazione della pillola fu bloccata dal ministro della sanità Girolamo Sirchia; l’Osservatore Romano parlava ancora d’omicidio, Sacconi, Ferrara, Roccella e Gasparri erano contro, il cardinale Bagnasco, nuovo presidente della CEI, invitava i medici all’obiezione di coscienza.
Intanto le italiane che desideravano interrompere la gravidanza con questa pillola si recavano in canton Ticino, tra le donne trattate nel cantone, una su tre era italiana. Per i clericali, la pillola minimizzava i sensi di colpa e, secondo Ferrara, sopprimeva il dolore dell’aborto; continuava l’offensiva della chiesa per minimizzare la legge 194. Nel 1997 il ministro della sanità Rosy Bindi vietò le sperimentazioni su clonazione umana e animale, anni dopo il ministro verde Pecoraro Scanio tagliò i fondi per la ricerca sugli OGM; Gianni Alemanno, Franco Marini, Fausto Bertinotti e Walter Veltroni si pronunciarono contro la ricerca biotecnologica e gli OGM, però le motivazioni dei clericali erano diverse da quelle dei laici contrari agli OGM, questi ultimi li considerano dannosi alla salute.
La chiesa è sempre stata contro il progresso scientifico, contro Galileo, Darwin, anticoncezionali, preservativi, ha fatto danni al progresso ed alla ricerca scientifica. Il progresso scientifico era avanzato di pari passo con la laicizzazione; oggi la chiesa governa l’Italia e fa danni alla ricerca scientifica italiana, la chiesa teme che la mappatura del genoma umano apra la strada alla clonazione anche se a fini terapeutici, perciò i clericali hanno preso di mira la ricerca genetica, le biotecnologie e gli studi sulle cellule embrionali; contro questa posizione, gli scienziati respingono le interdizioni morali sulle cellule staminali.
In Usa gli evangelici sono contrari all’insegnamento dell’evoluzione, ritengono che la vita sia un atto unico del creatore, i cattolici hanno adottato in parte l’idea, parlando di disegno intelligente del creatore, che avrebbe fatto evolvere la vita in più atti, perciò hanno conciliato Darwin con i creazionisti; alcuni sostengono che gli alieni hanno svolto questo ruolo al posto di Dio. Gli integralisti cattolici hanno accusato la scienza di corrompere la civiltà e la considerano il primo nemico della religione; l’ingegneria biogenetica, intervenendo sui caratteri ereditari, metterebbe in discussione l’evoluzione naturale dell’uomo, la chiesa non tiene conta che possa procurare vantaggi alla salute.
L’associazione Luca Coscioni si è mossa contro gli accanimenti terapeutici, a favore della fecondazione assistita, della ricerca su staminali, dell’aborto, del testamento biologico e d’eutanasia; contro il dogma della sacralità della vita, sostiene la libertà umana e l’autodeterminazione, sostiene la libertà della ricerca; afferma il diritto individuale di decidere della fine della propria vita. Secondo l’articolo 32 della costituzione, nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, però l’ultima postilla è una limitazione di libertà e può imporre vaccini obbligatori.
E’ assurdo mantenere a forza le funzioni biologiche, l’uomo desidera anche una morte dignitosa, mentre la medicina si sforza di mantenere artificialmente in vita pompando aria nei polmoni, con alimentazione, idratazione e svuotamento intestinale artificiali. Però Marcello Pera, Gaetano Quagliariello, Paola Binetti, Rosy Bindi e Antonio Socci condannarono questa tesi, dicendosi contrari a legalizzare l’eutanasia; il partito della chiesa vuole imporre le sue credenze e la sua morale a tutti.
Il 9.2.2009 la Corte costituzionale autorizzò la fine dell’alimentazione forzata per Eluana Englaro, in coma irreversibile, e mantenuta in vita artificialmente, Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi, Alfredo Mantovano, Camillo Ruini, Maurizio Gasparri, Pierferdinando Casini, Rocco Bottiglione, Paola Binetti e Giuliano Ferrara parlarono d’omicidio; Roberto Formigoni affermò che Eluana era stata mandata a morte contro la sua volontà, per i clericali, il diritto di morire non poteva spettare alle persone o ai suoi rappresentanti o genitori.
Maurizio Sacconi ed Eugenia Roccella, supini al Vaticano, per bloccare l’esecuzione della sentenza, proposero un decreto legge, il presidente Giorgio Napoletano si oppose, sostenuto da Marco Pannella, Massimo D’Alema, dal radicale Benedetto Della Vedova, da Emma Bonino e da Gianfranco Fini; per la chiesa, sospendere l’alimentazione forzata significava uccidere, per i laici significava rispettare la volontà dell’individuo, però quando la persona malata come Eluana non è in grado di decidere, i titolati sono i suoi rappresentanti legali o i suoi genitori.
Per la chiesa, l’eliminazione di un disabile, fatta sospendendo l’alimentazione forzata, era un’esecuzione. Sull’onda del caso Eluana Englaro, il 26.3.2009 il senato approvò un disegno di legge sul testamento biologico o dichiarazione anticipata di trattamento, che conteneva il divieto d’eutanasia, di sospendere l’alimentazione forzata e le terapie mediche, peggiorando la legislazione precedente, perché cancellava la volontà del paziente o dei suoi rappresentanti e, praticamente, rendeva inutile il biotestamento. Ignazio Marino e Stefano Rodotà parlarono d’attentato ai diritti di libertà garantiti dalla costituzione, il progetto di legge approvato dal senato non era una dichiarazione di volontà, com’è nella logica dei testamenti biologici, ma il suo esatto contrario, mirava solo a preservare la vita in stato vegetativo permanente.
Nei paesi occidentali le norme sul fine vita sono ispirate al rispetto della volontà individuale, in Italia al rispetto della volontà delle autorità ecclesiastiche; per la chiesa, idratazione e nutrizione non sono una forma di terapia su cui si possa decidere liberamente, perché sospendendole si decide per la morte, cioè per l’eutanasia, inoltre afferma che, se la dichiarazione anticipata di trattamento fosse vincolante, il medico non sarebbe più libero e dovrebbe rinunciare all’obiezione di coscienza; la chiesa afferma che la vita è sacra ed ha origine divina.
Questa è la posizione di chiesa e di larga parte della classe politica però, secondo i sondaggi, tre italiani su quattro desiderano un testamento biologico libero e, in caso di coma irreversibile, il diritto ad interrompere cure e nutrizione forzata. Per Ignazio Marino e Massimo D’Alema l’alimentazione forzata é un trattamento medico e pertanto cade sotto la volontà del paziente che ha diritto a sospenderli, secondo l’art. 32 della costituzione.
Per Umberto Veronese la legge approvata dal senato è antidemocratica e contraria ai tempi, perché il mondo va in direzione opposta, perciò si è pronunciato a difesa dell’eutanasia; ha affermato che, di fronte allo stato vegetativo, cioè quando il cervello è morto ma gli altri organi continuano a funzionale, l’accanimento terapeutico deve cessare. Oggi però lo stato italiano confessionale sembra ignorare le istanze di una società moderna e secolarizzata, adottando leggi proibizioniste clericali, contrarie al sentimento comune della larga maggioranza della popolazione.
Nel 2005 la CEI si pronunciò per una laicità positiva, contro laicismo o anticlericalismo, per i vescovi, la chiesa doveva avere anche un ruolo pubblico; perciò quando nell’agosto del 2009 una sentenza del TAR del Lazio, in materia d’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, diede attuazione ai principi costituzionali di laicità dello stato e d’eguaglianza dei cittadini, monsignor Diego Coletti insorse contro la sentenza definendola illuminista e laicista, ribadendo che l’insegnamento della religione era una componente essenziale della cultura e dell’istruzione italiana.
Nel 2007 Navarro Valls condannò il laicismo e affermò che la politica non poteva essere separata dalla religione, la chiesa pretendeva solo per se la libertà religiosa e d’insegnamento, affermando che i veri diritti fondamentali erano i diritti naturali che risalivano a Dio.
I vescovi, seguendo l’insegnamento dei gesuiti, condannavano pluralismo e relativismo ed affermavano che la chiesa aveva diritto di dettare le leggi alle istituzioni pubbliche; la rivista dei gesuiti, Civiltà Cattolica, aveva già affermato che la chiesa trascende lo stato e non è separata da esso. La chiesa non vuole uno stato diverso da come lei lo intende, i veri liberali sono considerati da essa dei nemici, chiede ai credenti, anche politici, di difendere e applicare tutti precetti della chiesa; afferma che la pretesa laica di separare la sfera civile da quella religiosa è un retaggio illuministico, perché lo stato e l’individuo non possono intervenire nelle scelte che riguardano la vita.
Purtroppo oggi la laicità è contestata anche da tanti politici che, a parole, si definiscono laici e liberali, Marcello Pera si dice laico e condanna il laicismo, per Gianni Baget Bozzo, Berlusconi è il più genuino interprete del concetto di laicità di derivazione cattolica; Berlusconi è vicino al Vaticano e vuole la collaborazione tra chiesa e stato, mentre a sinistra esiste anche una componente laicista. La fondazione Magna Carta, neoclericale, critica secolarismo, umanesimo, modernità e demone laico e mette sotto accusa scienza, individualismo, liberalismo e laicismo.
Ferdinando Adornato ha scritto a Camillo Ruini che esiste differenza tra laicità dello stato e laicismo, Livia Turco a detto che non accetta che la laicità serva a ridurre il peso della chiesa, per Giuliano Ferrara la religione deve essere la nostra bandiera, marcando la differenza tra laicità e laicismo. I gesuiti sono stati i primi a distinguere tra laicità e laicismo ed hanno affermato che lo stato deve essere contro l’ateismo, deve difendere la religione cattolica e deve essere il braccio secolare della chiesa; Benedetto XVI ha affermato che i diritti vengono da Dio e precedono qualunque legge dello stato, è la stessa tesi dell’Islam.
Il laico dubita e manca delle certezze e dei dogmi della religione, cioè delle verità ufficiali della fede, è animato dal dubbio e dalla ricerca; per Gaetano Salvemini, la chiesa può condannare al fuoco eterno nell’altra vita, ma non può condannare con leggi in questa vita che fanno divenire i peccati dei reati, per lui il laicismo è la laicizzazione delle istituzioni pubbliche, purgate dall’influenza millenaria della chiesa.
Durante la seconda repubblica sono state varate leggi in contrasto con i sentimenti della maggioranza degli italiani, il parlamento si è genuflesso davanti al Vaticano, Giovanni Paolo II ha abrogato il Concilio Vaticano II e il cardinale Camillo Ruini ha attuato una strategia vincente per la conquista dell’arco politico; la classe politica desidera ricevere legittimazione e sostegno dalla chiesa, Berlusconi chiede sempre l’approvazione ecclesiastica, ha fatto approvare provvedimenti di legge clericali, su temi etici ed economici, si è abbigliato di retorica clericale.
A sinistra si è installata la corrente catto-comunista, guidata da Paola Binettti, tesa a favorire le posizioni del Vaticano nelle leggi italiane; oggi il sistema politico italiano è diventato il quadro ideale per raccogliere le istanze clericali, nonostante non corrispondano al sentimento della maggioranza degli italiani, così n’è avvilita la laicità, l’indipendenza e la sovranità dello stato.
Fonte:
“Contro i clericali” di Massimo Teodori – Longanesi Editore
Nunzio Miccoli
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