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Marziano
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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 19/02/2022, 18:52 
lox1 ha scritto:
Pensate:avevano cosi paura del PCI che erano pronti ad un colpo di stato...quelli erano tempi.....


Se si pensa a quello che poi è diventato il PCI la cosa fa ridere i polli.


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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 19/02/2022, 19:01 
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LETTERA ALLA DC


5 Al partito della Democrazia Cristiana10


Fogli: 10 recto. Recapitata il 28 aprile, fu conclusa il 27 aprile, dato il riferimento intrinseco a un messaggio dei familiari pubblicato il 26 aprile e qui considerato del giorno precedente. Fu però un testo molto elaborato, verosimilmente in più giorni, poiché di questa lettera sono note altre due versioni, una delle quali, nota solo come dattiloscritto e come fotocopia, accompagnata da un biglietto, noto solo come fotocopia, che la descrive come variante più prudente di questa. La terza versione, nota solo in forma dattiloscritta, è da considerarsi una stesura preparatoria. Nelle due varianti non è presente il riferimento al messaggio dei familiari. Inoltre l’uso di inchiostri diversi, due fogli scritti con la seconda penna, nera, non riempiti e uno dei quali non in lineare continuità con il successivo (fogli 5-6); l’uso del secondo inchiostro per l’intestazione (foglio 1) e per la numerazione di alcune pagine scritte con il primo inchiostro, blu (fogli 1, 4, 9), sono il segnale della complessa stesura che dovette comportare la completa sostituzione di alcuni fogli, almeno il 5 e l’8, di cui non sono note le stesure originarie.11


[foglio 1]


Lettera al Partito della Democrazia Cristiana


Dopo la mia lettera comparsa in risposta ad alcune ambigue, disorganiche, ma sostanzialmente negative posizioni della D.C. sul mio caso, non è accaduto niente. Non che non ci fosse materia da discutere. Ce n'era invece tanta. Mancava invece al Partito, al suo segretario, ai suoi esponenti il coraggio civile di aprire un dibattito sul tema proposto che è quello della salvezza della mia vita e delle condizioni per conseguirla in un quadro equilibrato. È vero: io sono prigioniero e non sono in uno stato d’animo lie[to]. Ma non ho subito nessuna coercizione, non sono drogato, scrivo con il mio stile per brutto che sia, ho la mia solita [p. 107]


calligrafia. Ma sono, si dice, un altro e non merito di essere preso sul serio. Allora ai miei argomenti neppure si risponde. E se io faccio l’onesta


[foglio 2]


domanda che si riunisca la direzione o altro organo costituzionale del partito, perché sono in gioco la vita di un uomo e la sorte della sua famiglia, si continua invece in degradanti conciliaboli, che significano paura del dibattito, paura della verità, paura di firmare col proprio nome una condanna a morte.
E devo dire che mi ha profondamente rattristato (non l’avrei creduto possibile) il fatto che alcuni amici da Mons Zama, all’Avv. Veronese, a G.B. Scaglia ed altri, senza né conoscere, né immaginare la mia sofferenza, non disgiunta da lucidità e libertà di spirito, abbiano dubitato dell’autenticità di quello che andavo sostenendo, come se io scrivessi su dettatura delle Brigate Rosse.
Perché questo avallo alla pretesa mia non autenticità? Ma tra le Brigate Rosse e me non c’è la minima comunanza di vedute. E non fa certo identità di vedute la


[foglio 3]


circostanza che io abbia sostenuto sin dall'inizio (e, come ho dimostrato, molti anni fa) che ritenevo accettabile, come avviene in guerra, uno scambio di prigionieri politici. E tanto più quando, non scambiando, taluno resta in grave sofferenza, ma vivo, l’altro viene ucciso. In concreto lo scambio giova (ed è un punto che umilmente mi permetto sottoporre al S. Padre) non solo a chi è dall'altra parte, ma anche a chi rischia l’uccisione, alla parte non combattente, in sostanza all'uomo comune come me. Da che cosa si può dedurre che lo Stato va in rovina, se, una volta tanto, un innocente sopravvive e, a compenso, altra persona va, invece che in prigione, in esilio? Il discorso è tutto qui. Su questa posizione, che condanna a morte tutti i prigionieri delle Brigate Rosse (ed è prevedibile ce ne siano) è arroccato il Governo, è arroccata


[foglio 4]


caparbiamente la D.C., sono arroccati in generale i partiti con qualche riserva del Partito Socialista, riserva che è augurabile sia chiarita d’urgenza e positivamente, dato che non c’è tempo da perdere. In una situazione di questo genere, i socialisti potrebbero avere una funzione decisiva. Ma quando? Guai, Caro Craxi, se una tua iniziativa fallisse. Vorrei ora tornare un momento indietro con questo ragionamento che fila come filavano i miei ragionamenti di un tempo. Bisogna pur ridire a questi ostinati immobilisti della D.C. che in moltissimi casi scambi sono stati fatti in passato, ovunque, per salvaguardare ostaggi, per salvare vittime innocenti. Ma è tempo di aggiungere che, senza che almeno la D.C. lo ignorasse, anche la libertà (con l’espatrio) in un numero discreto di casi è stata concessa a palestinesi, per parare la grave minaccia di ritorsioni e rappresaglie capaci di arrecare danno


[foglio 5]


rilevante alla comunità. E, si noti, si trattava di minacce serie, temibili, ma non aventi il grado d’immanenza di quelle che oggi ci occupano. Ma allora il principio era era stato accettato. La necessità di fare uno strappo alla regola della legalità formale (in cambio c’era l’esilio) era stata riconosciuta. Ci sono testimonianze ineccepibili, che permetterebbero di dire una parola chiarificatrice. E sia ben chiaro che, provvedendo in tal modo, come la necessità comportava, non s’intendeva certo mancare di riguardo ai paesi amici interessati, i quali infatti continuarono sempre nei loro amichevoli e fiduciosi rapporti. Tutte queste cose dove e da chi sono state dette in seno alla D.C.? È nella D.C. dove non si affrontano con coraggio i


[foglio 6]


raggio i problemi. E, nel caso che mi riguarda, è la mia condanna a morte, sostanzialmente avallata dalla D.C., la quale arroccata sui suoi discutibili principi, nulla fa per evitare che un uomo,

[p. 108]chiunque egli sia, ma poi un suo esponente di prestigio, un militante fedele, sia condotto a mort[e.] Un uomo che aveva chiuso la sua carriera con la sincera rinuncia a presiedere il governo, ed è stato letteralmente strappato da Zaccagnini (e dai suoi amici tanto abilmente calcolatori) dal suo posto di pura riflessione e di studio, per assumere l’equivoca veste di Presidente del Partito, per il quale non esisteva un adeguato ufficio nel contesto di Piazza del Gesù. Son più volte che chiedo a Zaccagnini di collocarsi lui egual12 idealmente al posto ch'egli mi ha obbligato ad occupare. Ma egli si limita a dare assicurazioni al Presidente del Consiglio che tutto sarà fatto com'egli desidera


[foglio 7]


E che dire dell’On. Piccoli, il quale ha dichiarato, secondo quanto leggo da qualche parte, che se io mi trovassi al suo posto, (per così dire libero, comodo, a Piazza del Gesù, ad esempio, del Gesù), direi le cose che egli dice e non quelle che dico stando qui. Se la situazione non fosse (e mi limito nel dire) così difficile, così drammatica quale essa è, vorrei ben vedere che cosa direbbe al mio posto l’On. Piccoli. Per parte mia ho detto e documentato che le cose che dico oggi le ho dette in passato in condizioni del tutto oggettive È possibile che non vi sia una riunione statutaria e formale, quale che ne sia l’esito? Possibile che non vi siano dei coraggiosi che la chiedano, come io la chiedo con piena lucidità di mente? Centinaia di Parlamentari volevano votare contro il Governo. Ed ora nessuno si pone un problema di


[foglio 8]


coscienza? E ciò con la comoda scusa che io sono un prigioniero. Si deprecano i lager, ma come si tratta, civilmente, un prigioniero, che ha solo un vincolo esterno, ma l’intelletto lucido? Chiedo a Craxi, se questo è giusto. Chiedo al mio partito, ai tanti fedelissimi delle ore liete, se questo è ammissibile. Se altre riunioni formali non le si vuol fare, ebbene io ho il potere di convocare per data conveniente e urgente il Consiglio Nazionale avendo per oggetto il tema circa i modi per rimuovere gl’impedimenti del suo Presidente. Così stabilendo, delego a presiederlo l’On. Riccardo Misasi.


[foglio 9]


È noto che i gravissimi problemi della mia famiglia sono la ragione fondamentale della mia lotta contro la morte. In tanti anni e in tante vicende i desideri sono caduti e lo spirito si è purificato. E, pur con le mie tante colpe, credo di avere vissuto con generosità nascoste e delicate intenzioni. Muoio, se così deciderà il mio partito, nella pienezza della mia fede cristiana e nell'amore immenso per una famiglia esemplare che io adoro e spero di vigilare dall'alto dei cieli. Proprio ieri ho letto la tenera lettera di amore di mia moglie, dei miei figli, dell’amatissimo nipotino, dell’altro che non vedrò. La pietà di chi mi recava la lettera ha escluso i contorni che dicevano la mia condanna, se non avverrà il miracolo del ritorno della D.C. a se stessa e la sua assunzione di responsabilità. Ma questo bagno di sangue non andrà bene né per Zaccagnini,


[foglio 10]


né per Andreotti né per la D.C. né per il Paese. Ciascuno porterà la sua responsabilità.
I[o] non desidero intorno a me, lo ripeto, gli uomini del potere. Voglio vicino a me coloro che mi hanno amato davvero e continueranno ad amarmi e pregare per me. Se tutto questo è deciso, sia fatta la volontà di Dio.
Ma nessun responsabile si nasconda dietro l’adempimento di un presunto dovere. Le cose saranno chiare, saranno chiare presto.



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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 19/02/2022, 19:05 
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LETTERA A ZACCAGNINI



2 Al segretario della Democrazia Cristiana Benigno Zaccagnini3


Fogli: 3 recto.
Recapitata il 4 aprile 1978. Di questa lettera esiste una diversa versione, nota in fotocopia. La data di scrittura di entrambe è collocabile al 31 marzo sulla base dell’intrinseco riferimento ai quindici giorni trascorsi dal rapimento4.


[foglio 1]


Caro Zaccagnini,
scrivo a te, intendendo rivolgermi a Piccoli, Bartolomei, Galloni, Gaspari, Fanfani, Andreotti e Cossiga, ai quali tutti vorrai leggere la lettera e con i quali tutti vorrai assumere le responsabilità, che sono ad un tempo individuali e collettive. Parlo innanzitutto della D.C. alla quale si rivolgono accuse che riguardano tutti, ma che io sono chiamato a pagare con conseguenze che non è difficile immaginare. Certo nelle decisioni sono in gioco altri partiti; ma un così tremendo problema di coscienza riguarda innanzitutto la D.C., la quale deve muoversi, qualunque cosa dicano, o dicano nell’immediato, gli altri. Parlo innanzitutto del Partito Comunista, il quale, pur nella opportunità di affermare esigenze di fermezza, non può dimenticare che il mio drammatico prelevamento è avvenuto mentre si andava alla Camera per la consacrazione del Governo che m’ero tanto adoperato a costituire.
È peraltro doveroso che, nel delineare la disgraziata situazione, io ricordi la mia estrema, reiterata e motivata riluttanza ad assumere la carica di Presidente che tu mi offrivi e che ora mi strappa alla famiglia, mentre essa ha il più grande bisogno di me. Moralmente sei tu ad essere al mio posto, dove materialmente sono io. Ed infine è doveroso aggiungere, in questo momento supremo, che se la scorta non fosse stata, per

[p. 101]


[foglio 2]


ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, io forse non sarei qui. Questo è tutto il passato. Il presente è che io sono sottoposto ad un difficile processo politico del quale sono prevedibili sviluppi e conseguenze. Sono un prigioniero politico che la vostra brusca decisione di chiudere un qualsiasi discorso relativo ad altre persone parimenti detenute, pone in una situazione insostenibile. Il tempo corre veloce e non ce n’è purtroppo abbastanza. Ogni momento potrebbe essere troppo tardi.
Si discute qui, non in astratto diritto (benché vi siano le norme sullo stato di necessità), ma sul piano dell’opportunità umana e politica, se non sia possibile dare con realismo alla mia questione l’unica soluzione positiva possibile, prospettando la liberazione di prigionieri di ambo le parti, attenuando la tensione nel contesto proprio di un fenomeno politico. Tener duro può apparire più appropriato, ma una qualche concessione è non solo equa, ma anche politicamente utile. Come ho ricordato in questo modo civile si comportano moltissimi Stati. Se altri non ha il coraggio di farlo, lo faccia la D.C. che, nella sua sensibilità ha il pregio d’indovinare come muoversi nelle situazioni più difficili. Se così non sarà, l’avrete voluto e, lo dico senza animosità, le inevitabili conseguenze ricadranno sul partito e sulle persone. Poi comincerà un altro ciclo più terribile e parimenti senza sbocco.


[foglio 3]


Tengo a precisare di dire queste cose in piena lucidità e senza avere subito alcuna coercizione della persona; tanta lucidità almeno, quanta può averne chi è da quindici giorni in una situazione eccezionale, che non può avere nessuno che lo consoli, che sa che cosa lo aspetti. Ed in verità mi sento anche un po' abbandonato da voi.
Del resto queste idee già espressi a Taviani per il caso Sossi [ed] a Gui a proposito di una contestata legge contro i rapimenti.
Fatto il mio dovere d’informare e richiamare, mi raccolgo con Iddio, i miei cari e me stesso.

Se non avessi una famiglia così bisognosa di me, sarebbe un po' diverso. Ma così ci vuole davvero coraggio per pagare per tutta la D.C., avendo dato sempre con generosità. Che Iddio v’illumini e lo faccia presto, com’è necessario.

Affettuosi saluti



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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 19/02/2022, 19:08 
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Dalla Lettera a Zaccagnini: "Se non avessi una famiglia così bisognosa di me, sarebbe un po' diverso".

Dalla Lettera alla Dc: "E' noto che i gravissimi problemi della mia famiglia sono la ragione fondamentale della mia lotta contro la morte".

Dopo tantissimi tentativi quel gruppo di amici di Moro giunse ai seguenti anagrammi, sorprendentemente convergenti:

Il primo testo: "Son fuori Roma, dove la Cassia in basso forma un'esse, vedo pini e bimbi".

Il secondo: "Le Br mi tengono prigioniero nel cottage a mattoni a sommo della valle di Formello tra Flaminia e Cassia: Aldo M."

Per precisione nel primo anagramma restava fuori una g, e nel secondo tre lettere: h, i, u.

I due anagrammi indicavano, se presi sul serio, un luogo abbastanza preciso: zona di Formello, tra Flaminia e Cassia.

Quella zona è raggiungibile in meno di un quarto d'ora da via Fani, ed è ancora più vicina alla nota - adesso - via Gradoli, di cui si continua a parlare fino ad oggi.




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UN GRAZIE SENTITISSSSSSIMO A SAN MAURO , PROTETTORE DEL FORUM !




zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 19/02/2022, 19:28 
PER INIZIARE , gli anagrammi sono una fonte diretta , indubitabile .

Moro è riuscito a fregare tutti .... e tutto quello che sappiamo ,

la verità ufficiale è SOLTANTO FUFFA .



oltre a PIAZZA DELLE CINQUE LUNE consiglio :

https://www.illibraio.it/news/dautore/i ... to-583294/


molto materiale prezioso :

https://originidellereligioni.forumfree ... y656084524



zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 19/02/2022, 20:34 
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Il secondo: "Le Br mi tengono prigioniero nel cottage a mattoni a sommo della valle di Formello tra Flaminia e Cassia: Aldo M."

Per precisione nel primo anagramma restava fuori una g, e nel secondo tre lettere: h, i, u.

I due anagrammi indicavano, se presi sul serio, un luogo abbastanza preciso: zona di Formello, tra Flaminia e Cassia.


A TUTTI GLI INSIDER DI UFOFORUM ,

TROVARE SU GOOGLE EARTH !!!!




il caso Viktor Aurel Spachtholz


In realtà quasi immediatamente quella pubblicazione su "Paese Sera" un riscontro lo ebbe. Qualche settimana dopo - fine '86/inizio '87 - arrivò in redazione a Roma, a via del Tritone, un anziano distinto signore, chiedendo degli autori di quegli articoli sugli anagrammi. Mi telefonò il leggendario “portiere” del giornale, che si era informato sull’autore del pezzo, e gli dissi di inviarlo da me.

Si chiamava Viktor Aurel Spachtholz, e si presentò con biglietto da visita, che conservo ancora, come pittore e grafico di fama internazionale, membro dell'Accademia Goncourt di Parigi e Senatore dell'Accademia Burckhardt di Zurigo, residente da decenni in Italia, a Vettica di Amalfi.

Raccontava di aver combattuto nella resistenza antinazista, poi era rimasto in Italia. Di fronte al Direttore di “Paese Sera”, Claudio Fracassi al collega ed ex direttore Piero Pratesi, che avevo subito chiamato e a me, egli disse che sulla base di quello che avevamo pubblicato era in grado di indicare la prigione di cui gli anagrammi parlavano.

Secondo lui essa era nel sotterraneo della villa di un ex magistrato, importantissimo, il cui nome era comparso nelle liste della P2. Raccontò, Spachtholz, davanti a noi tre, che verso il 1976 aveva dato lezioni di pittura a questo ex magistrato nella sua villa in zona Formello, e che una volta era sceso con lui, per brindare alla fine delle lezioni, nella cantina della villa, un vero e proprio bunker fortificato. Sorpreso dallo scenario inatteso egli aveva esclamato così,


"Ma questa è una prigione!", ed il padrone di casa gli aveva replicato pressappoco così: "Noi da qui incendieremo l'Italia, e la salveremo"…



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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 20/02/2022, 09:43 
@zio Ot
te vuoi trovare QUEL luogo...ma a distanza di quasi 45 anni potrebbe esser TUTTO cambiato, non credi?.. [:305]

[:295]



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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 20/02/2022, 11:14 
FABIOSKY63 ha scritto:
@zio Ot
te vuoi trovare QUEL luogo...ma a distanza di quasi 45 anni potrebbe esser TUTTO cambiato, non credi?.. [:305]

[:295]


proviamoci ....

già che ci siamo ,cerchiamo un passo carraio in via Caetani a Roma , non molto distante dove

fu rinvenuta la R4 rossa .

da vedere assolutamente :

https://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_delle_Cinque_Lune

https://web.archive.org/web/20180725193 ... ne-933431/






zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
MessaggioInviato: 20/02/2022, 11:22 
https://web.archive.org/web/20180322144 ... lm-933633/

La trama del film Piazza delle Cinque Lune «ispiratrice»

delle nuove rivelazioni sul rapimento di Aldo Moro?



La lettera anonima su cui ha indagato l’ex agente Enrico Rossi, che parla della presenza di due agenti dei servizi segreti in via Fani, a bordo di una Honda, è solo una «patacca» camuffata da nuova verità? Le similitudini fra il film, del 2003, e il contenuto della lettera che risale al 2009 e che è stata scritta da un misterioso 007, sono impressionanti. E se è vero che Piazza delle Cinque Lune va oltre nella fantasia, mettendo in scena delle Br infiltrate anzi comandate dalla Cia, è altrettanto vero che molti particolari presenti nel film e nella lettera, sono praticamente indistinguibili. Una coincidenza? Oppure una storia quantomeno «orientata» dal film? Ne parliamo con il regista di quel film, Renzo Martinelli.


Allora, le analogie tra il film e la lettera anonima sono impressionanti. Cos’ha pensato quando l’ha letta?



«Sono rimasto sconcertato perché confermano quanto abbiamo sostenuto dieci anni fa nel film. Solo che all’epoca tutti ci hanno ignorato. Ciò che avevano messo in scena con Piazza delle Cinque Lune trova oggi un’incredibile conferma».


L’autore della lettera dice di essere un agente segreto in fin di vita che vuole «confessare» prima di morire. Anche l’uomo che nel film consegna al giudice il filmato inedito su via Fani ha una malattia terminale. Una coincidenza?


«La nostra era un’invenzione drammaturgica. L’uomo che avvicina il magistrato era un brigatista che faceva parte del commando e che prima di morire vuole rivelare la verità sulla dinamica dell’agguato. Ora la realtà supera la fantasia. Quanto alla malattia, beh, la gente muore di tumore tutti i giorni. Probabilmente si tratta di una coincidenza».

Nel film l’uomo che confessa dice che la mattina della strage era seduto sul sellino posteriore della Honda. La stessa versione di colui che ha vergato la lettera.

«Credo sia un’altra coincidenza. D’altronde la moto aveva una funzione indispensabile per la perfetta riuscita dell’operazione».

Ancora un’altra similitudine. Lei nel film parla del ruolo del colonnello del Sismi Camillo Guglielmi; l’autore della misteriosa missiva afferma di essere stato al suo servizio in via Fani. Un’altra coincidenza?

Che Guglielmi fosse presente all’angolo tra via Fani e via Stresa, da dove assiste all’agguato, è un dato di fatto. Guglielmi, poi, non è un colonnello qualunque, è uno che insegna agli uomini di Gladio le tecniche d’imboscata.

Dunque per lei è verosimile anche, come scritto nella lettera, che sulla moto fossero presenti due agenti dei servizi segreti italiani?

«Non è solo verosimile, è la realtà. È questa la verità. Sono assolutamente convinto che quanto scritto nella lettera sia vero».
Ritiene, quindi, che dopo tutti questi anni si stia andando verso la verità su quella tragica pagina della storia italiana?

«Nessuno conosce la verità sul caso Moro, ma sono sicuro che quell’operazione avesse delle coperture ad alto livello. Come sempre, però, col tempo si creano delle smagliature. Questa lettera può rappresentare la prima. Magari fra 30 anni scopriremo che probabilmente la nostra ricostruzione era tutta corretta».

Nel suo film, però, lei va oltre, teorizzando che dietro le Br ci fosse la Cia.

«Quando parlo della Cia come "regista" dell’agguato di via Fani è perché l’intuito mi porta là. In via Fani c’è stata una manovra d’attacco militare perfetta. Oltre ai brigatisti c’erano degli specialisti. Sì, le Br erano eterodirette».

Non pensa che l’autore della lettera possa essersi lasciato suggestionare, o addirittura guidare, dal suo film?

«Lo escludo. Credo che chi ha messo nero su bianco quelle parole è solo un uomo che ha raccontato un pezzo di verità coincidente con un altro pezzo di verità che noi avevamo già svelato».



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 Oggetto del messaggio: Re: Aldo Moro, quando la verità uccide.
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@Barionu
leggere...

https://www.repubblica.it/politica/2014 ... -81683741/

https://www.ilgazzettino.it/home/caso_m ... 42145.html

all'epoca c'era Palamara come magistrato...ed era anche in Csm PRIMA dell'espulsione, susseguente ai fatti... [8D]

https://it.wikipedia.org/wiki/Luca_Palamara

ed era ancora vivo e vegeto "il gobbo"...e "l'amico" Licio... [:305]

https://it.wikipedia.org/wiki/Licio_Gelli

https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Andreotti

a fare due più due, ieri (1978) come oggi, mi torna SEMPRE quattro...anche se già, in quei giorni dei fatti di Rossi, NON c'era più il "ministro del West"... [:246]

https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Cossiga

la cassaforte "Gladio", nel dopoguerra, era stato affar suo...ed il mondo dei servizi -il trittico- lo conoscevano bene, "per rif e/o per raf"... [8D]

ti do una dritta, ma ti serve uno fidato, che vive "in caput mundi"...fotografie aeree della zona richiesta, degli anni 77-79, archiviate negli uffici della toponomastica comunale... [;)] [8D]

il tizio pittore disse che era stato un alto magistrato, e che risultava nelle liste p2...ergo nel passato del dopoguerra aveva avuto ANCHE un ruolo in alta politica e nell'organismo "difensivo" occulto, militare, che fu Gladio, forse anche EX ufficiale... [:246] [:305]

al che tornerebbero "a fagiuolo" anche le sue parole, del magistrato, proferite..."salveremo l'Italia! (da quì)" -che implica un ruolo fondamentale organizzativo-, ultima difesa -Gladio- all'avanzata rossa ANCORA nel 1978, epoca dei fatti... [:290]

NON a caso molte delle armi delle BR provenivano proprio dai depositi Gladio post wwar2...ed erano in mano a pochi "custodi FIDATI", esponenti di centro-Dx (era un'assicurazione [;)] ), di cui uno dei principali fu l'ex presidente... [:305]

[:295]



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QUI MOLTO MATERIALE INTERESSANTE



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