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24/03/2014, 01:08
Caso Moro, "le Br aiutate dai servizi" Il Pd invoca la Commissione d'inchiesta
Roma - (Adnkronos) - Il vicepresidente dei deputati del Pd Zoggia: "Sconvolgenti le novità" sulle Brigate Rosse che sarebbero state 'tutelate' dai servizi per agire indisturbate durante il rapimento, così come rivelato in una lettera anonima scritta dall'uomo che era sul sellino posteriore dell'Honda di via Fani quando fu rapito il politico
Roma, 23 mar. (Adnkronos) - ''Anche se la politica non vuole occuparsi del caso Moro, i suoi misteri sono destinati a rivelarsi nel corso del tempo. Le novità di oggi sono sconvolgenti e mettono a tacere i detrattori della nuova Commissione d'inchiesta. Il merito va a quel giornalismo d'inchiesta che sa muoversi con cautela, indipendenza e determinazione''. Lo afferma Gero Grassi, vicepresidente dei deputati del Pd, riguardo alle ultime rivelazioni di un ispettore di Polizia in pensione, Enrico Rossi, su una lettera anonima scritta dall'uomo che era sul sellino posteriore dell'Honda in via Fani quando fu rapito Moro.
Nella missiva l'uomo sosteneva di essere alle dipendenze dell'ufficiale del Sismi che si trovava in via Fani all'ora del rapimento, e di avere avuto il compito di ''proteggere le Br da ogni disturbo''. ''Ora - avverte Grassi, promotore della proposta di legge che istituisce l'organismo parlamentare di cui si attende l'approvazione al Senato- non si potra' piu' dire che l'agguato di Mario Fani fu il frutto della geometrica potenza delle Brigate Rosse che furono in realtà quantomeno osservate e tutelate nei loro propositi. Era del resto scritto negli atti della Magistratura che l'evento di via Fani non era riconducibile solo alle Brigate Rosse. Lo hanno dichiarato piu' volte Alberto Franceschini e la vedova del maresciallo Oreste Leonardi: i nodi critici della mattina del 16 marzo sono tutti inseriti nel dossier 'Moro' pubblicato dal Gruppo Pd della Camera che evidentemente aveva visto giusto''.
''A questo punto -conclude- abbiamo la responsabilità di raccogliere questa ed altre recenti novità e tentare di ricostruire una nuova versione dei fatti per capire chi ha tramato per ottenere la morte di Moro''.
Della necessità di una commissione d'inchiesta parla anche il deputato del Pd Davide Zoggia: ''Quello che sta emergendo in queste ore, in merito al rapimento e all'uccisione di Moro e della sua scorta, dimostra l'assoluta necessità della costituzione di una Commissione d'inchiesta, come già deliberato dalla Camera. Ora si tratta di accelerare perché anche il Senato la approvi, cosicché si possa partire immediatamente per contribuire a fare chiarezza su uno dei casi che ha cambiato la storia del Paese''.
Stessa linea quella del senatore Andrea Marcucci (Pd), presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama: ''Le rivelazioni di queste ore sulle presenze in via Fani durante il rapimento di Aldo Moro confermano la assoluta necessità di ricostituire una Commissione di inchiesta parlamentare. Dopo il via libera della Camera, il Pd chiederà una rapida approvazione anche in Senato. A distanza di 36 anni, forse è più facile arrivare alla verità oggi, in un contesto nazionale ed internazionale completamente cambiato''.
24/03/2014, 02:02
vimana131 ha scritto:Caso Moro, "le Br aiutate dai servizi" Il Pd invoca la Commissione d'inchiesta
''A questo punto -conclude- abbiamo la responsabilità di raccogliere questa ed altre recenti novità
e tentare di ricostruire una nuova versione dei fatti per capire chi ha tramato per ottenere la morte di Moro''.
24/03/2014, 08:23
24/03/2014, 09:21
ubatuba ha scritto:
l'italia,purtroppo,e' il paese dei misteri,e mai risolti,e ritengo quanto mai difficile trovare ora una soluzione,cmq e' necessario riaprire le indagini,sperando........
24/03/2014, 11:32
24/03/2014, 12:44
Atlanticus81 ha scritto:ubatuba ha scritto:
l'italia,purtroppo,e' il paese dei misteri,e mai risolti,e ritengo quanto mai difficile trovare ora una soluzione,cmq e' necessario riaprire le indagini,sperando........
Fosse solo l'Italia...
24/03/2014, 13:13
18/07/2014, 00:58
Aldo Moro, parla l'americano che aiutò Cossiga dopo via Fani: "Non dovevamo salvarlo, ma stabilizzare l'Italia"
"L'ordine non era di far rilasciare l'ostaggio, ma di aiutarli nelle trattative relative ad Aldo Moro e stabilizzare l'Italia". È solo uno dei passaggi della testimonianza di Steve Pieczenik, lo psichiatra americano che nella primavera del 1978, durante il sequestro del leader democristiano, fu inviato in Italia per assistere il ministro dell'Interno Francesco Cossiga. A 36 di distanza, Pieczenik, il protagonista "amerikano" del caso Moro, è stato sentito per la prima volta da un inquirente italiano, il pm Luca Palamara, che è andato ad ascoltarlo in Florida. Il Corriere della Sera oggi in edicola ricostruisce la sua testimonianza.
All’epoca - scrive il Corsera - Pieczenik veniva considerato un esperto di sequestri: "Ero appena riuscito a negoziare il rilascio di circa 500 ostaggi americani a Washington in tre diversi palazzi utilizzando tre ambasciatori arabi... Cossiga è venuto a sapere di me e ha chiesto al segretario di Stato Cyrus Vance di chiedermi se potevo andare ad aiutarli nel rapimento di Aldo Moro".
Di seguito un estratto della testimonianza riportata dal Corriere:
Allo psichiatra statunitense sbarcato a Roma una decina di giorni dopo la strage di via Fani in cui le Brigate rosse avevano sterminato la scorta del presidente della Dc e portato via il prigioniero, erano state date consegne precise per la sua collaborazione col governo italiano: "L’ordine non era di far rilasciare l’ostaggio, ma di aiutarli nelle trattative relative ad Aldo Moro e stabilizzare l’Italia". Poi aggiunge: "In una situazione in cui il Paese è totalmente destabilizzato e si sta frantumando, quando ci sono attentati, procuratori e giudici uccisi, non ci possono essere trattative con organizzazioni terroristiche... Se cedi l’intero sistema cadrà a pezzi". Aveva paura anche per se stesso, il consigliere americano: "Ero terrorizzato, non avevo nessuna protezione, mi hanno messo in una abitazione sicura con due carabinieri senza pistola e senza munizioni, e sono andato via... Cossiga mi ha dato una pistola Beretta 7.4 mm e qualcuno che venisse con me per allenarmi a sparare, non ero vestito in modo formale ma con i jeans, in incognito... Mi ero trasferito all’hotel Excelsior. Ho trascorso tutte le notti con una pistola tra le gambe, pronto a sparare a chiunque".
E ancora:
Il pm Palamara gli chiede che cosa ha fatto in concreto, e il testimone risponde: "Dovevo valutare che cosa era disponibile in termini di sicurezza, intelligence, capacità di attività di polizia, e la risposta è stata: niente. Ho chiesto a Cossiga cosa sapeva delle trattative con gli ostaggi e lui non sapeva niente; in terzo luogo dovevo assicurarmi che tutti gli elementi che negoziavamo dovevano diminuire la paura e la destabilizzazione dell’Italia; quarto: dovevamo valutare la capacità delle Br nelle trattive e sviluppare una strategia di non-negoziazione, non-concessioni". Nella sostanza, Pieczenik voleva "costringere le Br a limitare le richieste in modo che avessero una sola cosa possibile da fare, rilasciare Moro".
Secondo lo psichiatra oggi settantenne a permettere la morte di Moro fu "l'incompetenza dell'intero sistema" italiano. "Nessuno era in grado di fare niente - spiega - né i politici, né i pubblici ministeri, né l'antiterrorismo. Tutte le istituzioni erano insufficienti e assenti". Pieczenik se ne tornò negli States prima del tragico epilogo. "Ho fatto il mio lavoro e sono tornato a casa, ero felice di aiutare l’Italia... Poi sono stato impegnato nella caduta dell’Unione Sovietica... L’America e io abbiamo abbattuto l’Urss, portato la libertà in Cambogia, abbattuto il partito comunista cinese e integrato l’Unione Europea, ma l’Italia non è cambiata, ha un tasso di crescita negativo, una disoccupazione elevata... Penso che abbiate oggi un problema più grave di quello che avete avuto nel rapimento di Aldo Moro".
10/03/2015, 20:25
23/03/2015, 06:11
09/06/2015, 10:02