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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 25/03/2018, 14:29 
xfabiox ha scritto:
il reddito non lo danno così senza fare nulla come dicono o pensano molti, ma ti vengono proposti dei lavori dal centro di collocamento che ovviamente dovranno essere riformati. puoi rifiutare fino a due lavori se rifiuti il terzo ti scordi il sussidio per sempre. la stessa cosa che accade in francia, germania ecc...

C'è una differenza enorme con altri paesi e ti spiego perché: innanzitutto quei paesi non hanno la nostra crisi e la nostra disoccupazione, ergo se perdi il lavoro in Germania, in Francia o in Spagna lo ritrovi nell'arco di pochi mesi perché la richiesta è buona. Da noi chi perde il lavoro rimane spesso disoccupato per anni ragion per cui non è facile ricollocare chi perde il lavoro e di conseguenza si allungherebbero i tempi di concessione del reddito che andrebbero di conseguenza a gravare sulle casse dello Stato. Ci sono poi due altri aspetti criticabili, il primo è che il reddito verrebbe tolto in caso si rifiutino 3 proposte di lavoro. Chi è in grado in Italia di garantire ben 3 proposte di lavoro ai quasi 3 milioni di disoccupati che abbiamo? Il secondo aspetto criticabile è che le proposte di lavoro valgono per il territorio nazionale, ergo se un catanese riceve una proposta di lavoro a Udine dovrebbe trasferisti a centinaia di km da casa magari per un lavoro di 1300 euro al mese di cui buona parte andrebbero via per affitto e spese varie oltre a lasciare territorio e affetti. Ma i 5 stelle non erano quelli che criticavano la buona scuola e il fatto che un insegnante dovesse spostarsi per impiegarsi? Il sud non è nelle condizioni di garantire tutto questo lavoro, logico che si creerebbe un enorme esodo verso il nord come negli anni 60.

Il lavoro va creato in loco, il sud va messo nelle condizioni di uscire dalla crisi occupazionale e vanno quindi date alle imprese le possibilità di assumere cosa che non fai dando un reddito ma bensì abbassando le tasse (vedasi flat-tax). Infine al di la di queste considerazioni in Italia non abbiamo un sistema di collocamento valido allo scopo il quale andrebbe completamente rivisto e non è una cosa che si fa dall'oggi al domani quindi come si fa a dare un reddito procapite senza che ci siano le condizioni atte a garantire un equilibrio tra domanda e offerta di lavoro e logicamente anche di formazione? Visto e considerato che non è detto che Tizio sia all'altezza ed abbia le conoscenze adatte per svolgere il lavoro che gli viene proposto (non ci dimentichiamo che buona parte dei disoccupati italiani hanno un diploma generico o delle lauree spesso umanistiche e nessuna formazione professionale).



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 25/03/2018, 14:35 
xfabiox ha scritto:
prima cosa il reddito di cittadinanza vale per tutta l'italia non solo per il sud, seconda cosa sai quanti del nord non lavorano perchè non hanno voglia? ne cosco almeno una decina mantenutidai genitori che non sono neanche ricchi ma gente normale, non di origini del sud. quindi altra disinformazione italiana.
il reddito non lo danno così senza fare nulla come dicono o pensano molti, ma ti vengono proposti dei lavori dal centro di collocamento che ovviamente dovranno essere riformati. puoi rifiutare fino a due lavori se rifiuti il terzo ti scordi il sussidio per sempre. la stessa cosa che accade in francia, germania ecc...

Decine ???
Ma di quale felice città/paese parli??
Qui intorno a Milano, in Brianza e limitrofi, del sud, genitori e figli ce ne sono decine di centinaia di migliaia.
Mentre buona parte dei genitori sono venuti "su" per lavorare, un'altra parte di genitori e la stragrande maggioranza di figli ......



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Comunque lo spessore delle persone alla fine viene fuori.
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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 27/03/2018, 01:49 
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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 27/03/2018, 20:41 
MYSTERIUM



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https://www.amazon.it/Mysterium-Rita-Mo ... aldi+sorti


https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Giusto_Scaligero



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/03/2018, 10:03 
“Alta pressione”



(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano del 29 marzo 2018)



– Ricordate il complotto del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto per colpire il governo Renzi fabbricando prove false contro babbo Tiziano&C.?

Tutte balle:


l’ha scritto l’altroieri il Tribunale del Riesame di Roma, reintegrando l’ufficiale del Noe sospeso per un anno e facendo a pezzi le cinque gravissime accuse mossegli dalla Procura. Ricordate le soffiate al Fatto del pm Henry John Woodcock e della sua amica Federica Sciarelli, interrogati e perquisiti come banditi?


Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura di Roma e poi il gip che ha archiviato il fascicolo. Ricordate gli abusi sistematici di Woodcock, pm falsario, complottista, spregiudicato e chiacchierone, smascherati dal Pg della cassazione e dal Csm, con una raffica di procedimenti disciplinari e pratiche per trasferirlo d’ufficio?

Tutte balle: l’ha detto il Pg della Cassazione che ha archiviato 6 accuse disciplinari e la giornalista Liana Milella, che ha confermato al Csm di aver pubblicato come intervista un colloquio privato che doveva restare riservato. Ricordate le perquisizioni a tappeto da parte di 12 finanzieri nella sede del Fatto e nelle case di Marco Lillo, dell’ex moglie, dell’anziano padre a caccia delle fonti del nostro vicedirettore, ovviamente complice della congiura? Erano illegittime: l’ha detto la Cassazione, che ha annullato tutti i provvedimenti di perquisizione e sequestro.

Ricordate i crimini di Paola Muraro, per anni consulente dell’Ama, scoperti improvvisamente al momento della sua nomina ad assessore all’Ambiente della neonata giunta Raggi e martellati da tg e giornaloni per sei mesi, con accuse di complicità con Mafia Capitale e spiattellamento di presunti amanti, fino all’agognato avviso di garanzia e alle sue dimissioni?


Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura di Roma, che ora chiede di archiviare anche la minuscola contravvenzione ambientale sopravvissuta a un’indagine già finita nel nulla su tutto il resto. Ricordate i terribili delitti di Virginia Raggi, fra nomine illegittime (Marra sr., Marra jr., Romeo ecc.), tangenti e compravendite di voti camuffate da polizze-vita, collusioni con la destraccia romana e naturalmente sesso sfrenato con chiunque le capitasse a tiro?

Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura, chiedendo di archiviare tutto perché tutte le nomine erano legittime e delle polizze la sindaca non sapeva nulla, salvo una sua dichiarazione all’Anticorruzione sul ruolo di Marra nella nomina del fratello. Ricordate la soffiata di Renzi a De Benedetti sul decreto banche, che fruttò all’Ingegnere 600 mila euro di plusvalenze in Borsa?

Tutto vero:

lo dicono le telefonate fra il finanziere e il suo broker, scoperte dalla Consob e a dir poco trascurate dalla Procura, che s’è appena vista respingere dal gip la richiesta di archiviazione e ordinare altre indagini.

Questa serie ravvicinata e impressionante di fiaschi collezionata dalla Procura capitolina si può leggere in due modi: una sequela di disavventure investigative slegate fra loro, frutto di sciatteria, incapacità, pressappochismo, complice la formidabile pressione politico-mediatica che accompagnava ogni indagine; o una certa condiscendenza, magari addirittura inconsapevole ma irresistibile, alle aspettative dei palazzi del potere che, a Roma, sono tutti concentrati in un fazzoletto di terra e molto aperti ai reciproci spifferi. Nel marzo del 1996, quando il pool di Milano scese nella Capitale per arrestare il giudice Squillante e gli avvocati del giro Previti-B. che lo tenevano a libro paga, scoprirono che nell’ambiente tutti sapevano quel che facevano “Renatino”&C., ma anche magistrati illibati come il procuratore Coiro, leader storico di Md chiudevano gli occhi per quieto vivere. Perché “a Roma si fa così”. Francesco Saverio Borrelli, con la sua prosa tagliente ed efficace, osservò allibito: “Mi rendo conto come a Roma, per un magistrato, sia assai più difficile lavorare in totale indipendenza, per la concentrazione di poteri politico-istituzionali che c’è, e che si traduce in una sorta di… pressione atmosferica. Che talvolta può essere sentita inconsapevolmente e talvolta può portare a connivenze o complicità”.

Noi non possiamo sapere se anche negli ultimi anni quella “pressione atmosferica” si sia fatta sentire anche in un ambiente molto diverso dal vecchio “porto delle nebbie”. Ci limitiamo a segnalare tutte queste coincidenze a chi volesse studiare come sono cambiate negli ultimi anni la magistratura e la stampa. È un fatto però che, finché Renzi è rimasto al potere, tutto è andato secondo i suoi piani: per lui, nemmeno un avviso di garanzia per insider trading; per chi entrava nel suo mirino, guai a non finire. Renzi voleva distruggere la giunta Raggi politicamente, ma anche moralmente e penalmente, per fare di Roma la Caporetto dei 5Stelle in chiave nazionale. Ed è stato accontentato: per due anni s’è parlato quasi soltanto dei guai giudiziari della sindaca e della sua giunta, e pazienza se non c’era neppure l’ombra di fatti che facessero sospettare tangenti o collusioni criminali. Infatti il bilancio finale è la sindaca imputata per una frase e un dirigente suo collaboratore a giudizio per una casa regalata da un palazzinaro ai tempi di Alemanno. Renzi aveva accusato la Muraro di essere tutt’uno con Mafia Capitale, annunciando mirabolanti sviluppi. E fu accontentato con indagini che non si capiva cosa riguardassero, ma si gonfiavano come panna montata, inversamente proporzionali ai fatti che (non) emergevano. Infatti il bilancio finale è una richiesta di archiviazione pure per l’infrazione ambientale superstite sui quantitativi di rifiuti smaltiti in due impianti Ama. Una caccola.

Renzi aveva preannunciato, nel suo libro e in vari comizi, novità sconvolgenti sul complotto ordito a colpi di prove false ai danni suoi e dei suoi cari da Scafarto, Woodcock e Fatto. E fu accontentato, con indagini sulle indagini ben più penetranti e clamorose dell’inchiesta sul vero scandalo scoperto dai pm di Napoli (che infatti ne fu completamente oscurata, anche se si reggeva su fatti inoppugnabili): i traffici dell’imprenditore Romeo per truccare la gara Consip del più grande appalto d’Europa con l’aiuto di babbo Renzi e del suo galoppino Carlo Russo, che l’imprenditore intendeva ricompensare con 30 mila e 2.500 euro al mese; e le fughe di notizie che salvarono il padre del premier e gli altri da guai peggiori (fino alla rimozione delle cimici dalla sede Consip). Infatti il bilancio provvisorio del Riesame (in attesa della Cassazione) è questo: i falsi attribuiti a Scafarto erano in parte errori in buona fede, piuttosto frequenti in indagini così complesse e mai perseguiti dai pm, e in parte ipotesi investigative tutt’altro che infondate; le rivelazioni di segreto, normali passaggi di carte già note ai destinatari e agli indagati; il depistaggio, una bufala; Scafarto “perseguì l’accertamento della verità” anche quando era scomoda per l’accusa (“salvò” persino Marco Carrai, che il Noe sospettava aver incontrato l’ad di Consip Marroni, scoprendo che si trattava in realtà del quasi omonimo Marco Canale, presidente di Manutencoop); e gli unici fatti certi sono i “consistenti elementi indiziari sul coinvolgimento di Tiziano Renzi nella vicenda Consip”, come la “discussione registrata fra Romeo e Bocchino” sui “compensi da attribuire (anche) a Tiziano Renzi, determinati, nelle intenzioni, in 30.000 euro al mese” e “annotati in appunti con indicazione di cifre significativamente corrispondenti”.

Non ci voleva un genio, per capire come stavano le cose e come sarebbero andate a finire. Bastava leggere gli atti, ancorarsi ai fatti, mantenere buona memoria e non lasciarsi trasportare dalle campagne depistanti del renzismo arrembante. Infatti, come qualche lettore attento ricorderà, il Fatto tenne sempre la barra dritta, resistendo a ogni “pressione atmosferica”. Anche quando tutti dicevano il contrario, atteggiandosi a cacciatori di fake news (proprio mentre ne fabbricavano e spacciavano a piene mani) e facendoci apparire come difensori d’ufficio di Tizio o nemici preconcetti di Caio.

Ora che il vento è cambiato, è facile dire certe verità.

Prima del 4 marzo, un po’ meno.





https://infosannio.wordpress.com/2018/0 ... travaglio/



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/03/2018, 10:04 
“Alta pressione”



(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano del 29 marzo 2018)



– Ricordate il complotto del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto per colpire il governo Renzi fabbricando prove false contro babbo Tiziano&C.?

Tutte balle:


l’ha scritto l’altroieri il Tribunale del Riesame di Roma, reintegrando l’ufficiale del Noe sospeso per un anno e facendo a pezzi le cinque gravissime accuse mossegli dalla Procura. Ricordate le soffiate al Fatto del pm Henry John Woodcock e della sua amica Federica Sciarelli, interrogati e perquisiti come banditi?


Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura di Roma e poi il gip che ha archiviato il fascicolo. Ricordate gli abusi sistematici di Woodcock, pm falsario, complottista, spregiudicato e chiacchierone, smascherati dal Pg della cassazione e dal Csm, con una raffica di procedimenti disciplinari e pratiche per trasferirlo d’ufficio?

Tutte balle: l’ha detto il Pg della Cassazione che ha archiviato 6 accuse disciplinari e la giornalista Liana Milella, che ha confermato al Csm di aver pubblicato come intervista un colloquio privato che doveva restare riservato. Ricordate le perquisizioni a tappeto da parte di 12 finanzieri nella sede del Fatto e nelle case di Marco Lillo, dell’ex moglie, dell’anziano padre a caccia delle fonti del nostro vicedirettore, ovviamente complice della congiura? Erano illegittime: l’ha detto la Cassazione, che ha annullato tutti i provvedimenti di perquisizione e sequestro.

Ricordate i crimini di Paola Muraro, per anni consulente dell’Ama, scoperti improvvisamente al momento della sua nomina ad assessore all’Ambiente della neonata giunta Raggi e martellati da tg e giornaloni per sei mesi, con accuse di complicità con Mafia Capitale e spiattellamento di presunti amanti, fino all’agognato avviso di garanzia e alle sue dimissioni?


Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura di Roma, che ora chiede di archiviare anche la minuscola contravvenzione ambientale sopravvissuta a un’indagine già finita nel nulla su tutto il resto. Ricordate i terribili delitti di Virginia Raggi, fra nomine illegittime (Marra sr., Marra jr., Romeo ecc.), tangenti e compravendite di voti camuffate da polizze-vita, collusioni con la destraccia romana e naturalmente sesso sfrenato con chiunque le capitasse a tiro?

Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura, chiedendo di archiviare tutto perché tutte le nomine erano legittime e delle polizze la sindaca non sapeva nulla, salvo una sua dichiarazione all’Anticorruzione sul ruolo di Marra nella nomina del fratello. Ricordate la soffiata di Renzi a De Benedetti sul decreto banche, che fruttò all’Ingegnere 600 mila euro di plusvalenze in Borsa?

Tutto vero:

lo dicono le telefonate fra il finanziere e il suo broker, scoperte dalla Consob e a dir poco trascurate dalla Procura, che s’è appena vista respingere dal gip la richiesta di archiviazione e ordinare altre indagini.

Questa serie ravvicinata e impressionante di fiaschi collezionata dalla Procura capitolina si può leggere in due modi: una sequela di disavventure investigative slegate fra loro, frutto di sciatteria, incapacità, pressappochismo, complice la formidabile pressione politico-mediatica che accompagnava ogni indagine; o una certa condiscendenza, magari addirittura inconsapevole ma irresistibile, alle aspettative dei palazzi del potere che, a Roma, sono tutti concentrati in un fazzoletto di terra e molto aperti ai reciproci spifferi. Nel marzo del 1996, quando il pool di Milano scese nella Capitale per arrestare il giudice Squillante e gli avvocati del giro Previti-B. che lo tenevano a libro paga, scoprirono che nell’ambiente tutti sapevano quel che facevano “Renatino”&C., ma anche magistrati illibati come il procuratore Coiro, leader storico di Md chiudevano gli occhi per quieto vivere. Perché “a Roma si fa così”. Francesco Saverio Borrelli, con la sua prosa tagliente ed efficace, osservò allibito: “Mi rendo conto come a Roma, per un magistrato, sia assai più difficile lavorare in totale indipendenza, per la concentrazione di poteri politico-istituzionali che c’è, e che si traduce in una sorta di… pressione atmosferica. Che talvolta può essere sentita inconsapevolmente e talvolta può portare a connivenze o complicità”.

Noi non possiamo sapere se anche negli ultimi anni quella “pressione atmosferica” si sia fatta sentire anche in un ambiente molto diverso dal vecchio “porto delle nebbie”. Ci limitiamo a segnalare tutte queste coincidenze a chi volesse studiare come sono cambiate negli ultimi anni la magistratura e la stampa. È un fatto però che, finché Renzi è rimasto al potere, tutto è andato secondo i suoi piani: per lui, nemmeno un avviso di garanzia per insider trading; per chi entrava nel suo mirino, guai a non finire. Renzi voleva distruggere la giunta Raggi politicamente, ma anche moralmente e penalmente, per fare di Roma la Caporetto dei 5Stelle in chiave nazionale. Ed è stato accontentato: per due anni s’è parlato quasi soltanto dei guai giudiziari della sindaca e della sua giunta, e pazienza se non c’era neppure l’ombra di fatti che facessero sospettare tangenti o collusioni criminali. Infatti il bilancio finale è la sindaca imputata per una frase e un dirigente suo collaboratore a giudizio per una casa regalata da un palazzinaro ai tempi di Alemanno. Renzi aveva accusato la Muraro di essere tutt’uno con Mafia Capitale, annunciando mirabolanti sviluppi. E fu accontentato con indagini che non si capiva cosa riguardassero, ma si gonfiavano come panna montata, inversamente proporzionali ai fatti che (non) emergevano. Infatti il bilancio finale è una richiesta di archiviazione pure per l’infrazione ambientale superstite sui quantitativi di rifiuti smaltiti in due impianti Ama. Una caccola.

Renzi aveva preannunciato, nel suo libro e in vari comizi, novità sconvolgenti sul complotto ordito a colpi di prove false ai danni suoi e dei suoi cari da Scafarto, Woodcock e Fatto. E fu accontentato, con indagini sulle indagini ben più penetranti e clamorose dell’inchiesta sul vero scandalo scoperto dai pm di Napoli (che infatti ne fu completamente oscurata, anche se si reggeva su fatti inoppugnabili): i traffici dell’imprenditore Romeo per truccare la gara Consip del più grande appalto d’Europa con l’aiuto di babbo Renzi e del suo galoppino Carlo Russo, che l’imprenditore intendeva ricompensare con 30 mila e 2.500 euro al mese; e le fughe di notizie che salvarono il padre del premier e gli altri da guai peggiori (fino alla rimozione delle cimici dalla sede Consip). Infatti il bilancio provvisorio del Riesame (in attesa della Cassazione) è questo: i falsi attribuiti a Scafarto erano in parte errori in buona fede, piuttosto frequenti in indagini così complesse e mai perseguiti dai pm, e in parte ipotesi investigative tutt’altro che infondate; le rivelazioni di segreto, normali passaggi di carte già note ai destinatari e agli indagati; il depistaggio, una bufala; Scafarto “perseguì l’accertamento della verità” anche quando era scomoda per l’accusa (“salvò” persino Marco Carrai, che il Noe sospettava aver incontrato l’ad di Consip Marroni, scoprendo che si trattava in realtà del quasi omonimo Marco Canale, presidente di Manutencoop); e gli unici fatti certi sono i “consistenti elementi indiziari sul coinvolgimento di Tiziano Renzi nella vicenda Consip”, come la “discussione registrata fra Romeo e Bocchino” sui “compensi da attribuire (anche) a Tiziano Renzi, determinati, nelle intenzioni, in 30.000 euro al mese” e “annotati in appunti con indicazione di cifre significativamente corrispondenti”.

Non ci voleva un genio, per capire come stavano le cose e come sarebbero andate a finire. Bastava leggere gli atti, ancorarsi ai fatti, mantenere buona memoria e non lasciarsi trasportare dalle campagne depistanti del renzismo arrembante. Infatti, come qualche lettore attento ricorderà, il Fatto tenne sempre la barra dritta, resistendo a ogni “pressione atmosferica”. Anche quando tutti dicevano il contrario, atteggiandosi a cacciatori di fake news (proprio mentre ne fabbricavano e spacciavano a piene mani) e facendoci apparire come difensori d’ufficio di Tizio o nemici preconcetti di Caio.

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“Alta pressione”



(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano del 29 marzo 2018)



– Ricordate il complotto del capitano del Noe Gianpaolo Scafarto per colpire il governo Renzi fabbricando prove false contro babbo Tiziano&C.?

Tutte balle:


l’ha scritto l’altroieri il Tribunale del Riesame di Roma, reintegrando l’ufficiale del Noe sospeso per un anno e facendo a pezzi le cinque gravissime accuse mossegli dalla Procura. Ricordate le soffiate al Fatto del pm Henry John Woodcock e della sua amica Federica Sciarelli, interrogati e perquisiti come banditi?


Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura di Roma e poi il gip che ha archiviato il fascicolo. Ricordate gli abusi sistematici di Woodcock, pm falsario, complottista, spregiudicato e chiacchierone, smascherati dal Pg della cassazione e dal Csm, con una raffica di procedimenti disciplinari e pratiche per trasferirlo d’ufficio?

Tutte balle: l’ha detto il Pg della Cassazione che ha archiviato 6 accuse disciplinari e la giornalista Liana Milella, che ha confermato al Csm di aver pubblicato come intervista un colloquio privato che doveva restare riservato. Ricordate le perquisizioni a tappeto da parte di 12 finanzieri nella sede del Fatto e nelle case di Marco Lillo, dell’ex moglie, dell’anziano padre a caccia delle fonti del nostro vicedirettore, ovviamente complice della congiura? Erano illegittime: l’ha detto la Cassazione, che ha annullato tutti i provvedimenti di perquisizione e sequestro.

Ricordate i crimini di Paola Muraro, per anni consulente dell’Ama, scoperti improvvisamente al momento della sua nomina ad assessore all’Ambiente della neonata giunta Raggi e martellati da tg e giornaloni per sei mesi, con accuse di complicità con Mafia Capitale e spiattellamento di presunti amanti, fino all’agognato avviso di garanzia e alle sue dimissioni?


Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura di Roma, che ora chiede di archiviare anche la minuscola contravvenzione ambientale sopravvissuta a un’indagine già finita nel nulla su tutto il resto. Ricordate i terribili delitti di Virginia Raggi, fra nomine illegittime (Marra sr., Marra jr., Romeo ecc.), tangenti e compravendite di voti camuffate da polizze-vita, collusioni con la destraccia romana e naturalmente sesso sfrenato con chiunque le capitasse a tiro?

Tutte balle: l’ha detto la stessa Procura, chiedendo di archiviare tutto perché tutte le nomine erano legittime e delle polizze la sindaca non sapeva nulla, salvo una sua dichiarazione all’Anticorruzione sul ruolo di Marra nella nomina del fratello. Ricordate la soffiata di Renzi a De Benedetti sul decreto banche, che fruttò all’Ingegnere 600 mila euro di plusvalenze in Borsa?

Tutto vero:

lo dicono le telefonate fra il finanziere e il suo broker, scoperte dalla Consob e a dir poco trascurate dalla Procura, che s’è appena vista respingere dal gip la richiesta di archiviazione e ordinare altre indagini.

Questa serie ravvicinata e impressionante di fiaschi collezionata dalla Procura capitolina si può leggere in due modi: una sequela di disavventure investigative slegate fra loro, frutto di sciatteria, incapacità, pressappochismo, complice la formidabile pressione politico-mediatica che accompagnava ogni indagine; o una certa condiscendenza, magari addirittura inconsapevole ma irresistibile, alle aspettative dei palazzi del potere che, a Roma, sono tutti concentrati in un fazzoletto di terra e molto aperti ai reciproci spifferi.

Nel marzo del 1996, quando il pool di Milano scese nella Capitale per arrestare il giudice Squillante e gli avvocati del giro Previti-B. che lo tenevano a libro paga, scoprirono che nell’ambiente tutti sapevano quel che facevano “Renatino”&C., ma anche magistrati illibati come il procuratore Coiro, leader storico di Md chiudevano gli occhi per quieto vivere.

Perché “a Roma si fa così”. Francesco Saverio Borrelli, con la sua prosa tagliente ed efficace, osservò allibito: “Mi rendo conto come a Roma, per un magistrato, sia assai più difficile lavorare in totale indipendenza, per la concentrazione di poteri politico-istituzionali che c’è, e che si traduce in una sorta di… pressione atmosferica. Che talvolta può essere sentita inconsapevolmente e talvolta può portare a connivenze o complicità”.

Noi non possiamo sapere se anche negli ultimi anni quella “pressione atmosferica” si sia fatta sentire anche in un ambiente molto diverso dal vecchio “porto delle nebbie”. Ci limitiamo a segnalare tutte queste coincidenze a chi volesse studiare come sono cambiate negli ultimi anni la magistratura e la stampa. È un fatto però che, finché Renzi è rimasto al potere, tutto è andato secondo i suoi piani: per lui, nemmeno un avviso di garanzia per insider trading; per chi entrava nel suo mirino, guai a non finire.

Renzi voleva distruggere la giunta Raggi politicamente, ma anche moralmente e penalmente, per fare di Roma la Caporetto dei 5Stelle in chiave nazionale. Ed è stato accontentato: per due anni s’è parlato quasi soltanto dei guai giudiziari della sindaca e della sua giunta, e pazienza se non c’era neppure l’ombra di fatti che facessero sospettare tangenti o collusioni criminali. Infatti il bilancio finale è la sindaca imputata per una frase e un dirigente suo collaboratore a giudizio per una casa regalata da un palazzinaro ai tempi di Alemanno. Renzi aveva accusato la Muraro di essere tutt’uno con Mafia Capitale, annunciando mirabolanti sviluppi. E fu accontentato con indagini che non si capiva cosa riguardassero, ma si gonfiavano come panna montata, inversamente proporzionali ai fatti che (non) emergevano. Infatti il bilancio finale è una richiesta di archiviazione pure per l’infrazione ambientale superstite sui quantitativi di rifiuti smaltiti in due impianti Ama. Una caccola.

Renzi aveva preannunciato, nel suo libro e in vari comizi, novità sconvolgenti sul complotto ordito a colpi di prove false ai danni suoi e dei suoi cari da Scafarto, Woodcock e Fatto. E fu accontentato, con indagini sulle indagini ben più penetranti e clamorose dell’inchiesta sul vero scandalo scoperto dai pm di Napoli (che infatti ne fu completamente oscurata, anche se si reggeva su fatti inoppugnabili): i traffici dell’imprenditore Romeo per truccare la gara Consip del più grande appalto d’Europa con l’aiuto di babbo Renzi e del suo galoppino Carlo Russo, che l’imprenditore intendeva ricompensare con 30 mila e 2.500 euro al mese; e le fughe di notizie che salvarono il padre del premier e gli altri da guai peggiori (fino alla rimozione delle cimici dalla sede Consip).


Infatti il bilancio provvisorio del Riesame (in attesa della Cassazione) è questo: i falsi attribuiti a Scafarto erano in parte errori in buona fede, piuttosto frequenti in indagini così complesse e mai perseguiti dai pm, e in parte ipotesi investigative tutt’altro che infondate; le rivelazioni di segreto, normali passaggi di carte già note ai destinatari e agli indagati; il depistaggio, una bufala; Scafarto “perseguì l’accertamento della verità” anche quando era scomoda per l’accusa (“salvò” persino Marco Carrai, che il Noe sospettava aver incontrato l’ad di Consip Marroni, scoprendo che si trattava in realtà del quasi omonimo Marco Canale, presidente di Manutencoop);

e gli unici fatti certi sono i “consistenti elementi indiziari sul coinvolgimento di Tiziano Renzi nella vicenda Consip”, come la “discussione registrata fra Romeo e Bocchino” sui “compensi da attribuire (anche) a Tiziano Renzi, determinati, nelle intenzioni, in 30.000 euro al mese” e “annotati in appunti con indicazione di cifre significativamente corrispondenti”.

Non ci voleva un genio, per capire come stavano le cose e come sarebbero andate a finire. Bastava leggere gli atti, ancorarsi ai fatti, mantenere buona memoria e non lasciarsi trasportare dalle campagne depistanti del renzismo arrembante. Infatti, come qualche lettore attento ricorderà, il Fatto tenne sempre la barra dritta, resistendo a ogni “pressione atmosferica”.

Anche quando tutti dicevano il contrario, atteggiandosi a cacciatori di fake news (proprio mentre ne fabbricavano e spacciavano a piene mani) e facendoci apparire come difensori d’ufficio di Tizio o nemici preconcetti di Caio.

Ora che il vento è cambiato, è facile dire certe verità.

Prima del 4 marzo, un po’ meno.





https://infosannio.wordpress.com/2018/0 ... travaglio/



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http://forum.spinoza.it/forum/viewtopic ... 668#p78668


Nick Roscellino



Il segreto di Berlusconi è il disprezzo




Ricordo come se fosse oggi la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Ricordo come se fosse oggi le sue prime apparizioni televisive. Appena lo sentii parlare fui colto da una strana sensazione; da un profondo e persistente senso di disagio.

Questo disagio non aveva niente a che fare con la collocazione politica di Berlusconi; era legato invece al suo modo di atteggiarsi e di parlare. Quello che mi colpiva maggiormente era il modo con cui Berlusconi si poneva di fronte agli ascoltatori.


Il suo approccio non sembrava quello di un politico ma quello di un piazzista che deve vendere una merce. E la merce si chiamava Forza Italia. La merce era lui.
Il mio primo pensiero fu: "Quest'uomo tratta gli elettori come se fossero dei consumatori".

Questa sgradevole impressione andò consolidandosi con il passare dei giorni e nel frattempo il mio senso di disagio aumentava.

C'era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che non riuscivo a capire. Berlusconi sembrava in possesso di un appeal straordinario; incantava letteralmente i suoi elettori; eppure non si sembrava un leader carismatico.

Il carisma è qualcosa di profondamente diverso. Il suo segreto doveva risiedere altrove.


Mi ci vollero alcuni mesi per comprendere il segreto di Berlusconi e dei suoi strepitosi successi elettorali. Un giorno ebbi l'occasione di rivedere il suo primo spot elettorale; quello con cui preannunciava la fatidica discesa in campo.

Lo studiai attentamente mimando il suo modo di parlare e di fissare la telecamera. Mi concentrai contemporaneamente sul suo volto e sulle cose che diceva. A un certo punto ebbi una sorta di illuminazione.

Pensai: "Quest'uomo nutre un profondo disprezzo per il suo elettorato. E' per questo che risulta così convincente".



A distanza di 15 anni la mia intuizione è diventata una certezza. Berlusconi tratta i suoi elettori nello stesso modo in cui tratta i telespettatori di Canale 5.

Li tratta come dei bambini di 12 anni; come dei perfetti sottosviluppati mentali. Il trucco è tutto lì. Chi trae diletto dai Reality Show è già bello e pronto per intonare l'inno di Forza Italia. Il target è lo stesso; le tecniche utilizzate pure.

Non si deve mai sottovalutare la forza del disprezzo.


Ultima modifica di barionu il 27 ott 2012 01:19, modificato 1 volta in totale.



un immenso grazie a zak per la sua funzione " cerca " ...



zio ot [:305]



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MessaggioInviato: 28/06/2018, 08:28 
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IN DATA 1 LUGLIO 2011






TTE




L’ipotesi UFO, quale causa del disastro di Ustica:
Conseguenze di un’affermazione ufficiale in tal senso.


di Umberto Telarico

Fonte: http://digilander.libero.it/nonsiamosol ... 836_5.html

La sciagura aerea del DC-9 nel cielo di Ustica:
Un ennesimo incidente "anomalo" avvenuto nel triangolo del Mar Tirreno


L’ipotesi UFO, come causa scatenante il disastro di Ustica, non verrebbe mai resa pubblica dagli organi ufficiali competenti. Difatti, dichiarare ciò, equivarrebbe ad ammettere l’esistenza di un fenomeno che, da oltre cinquant’anni, viene liquidato, di volta in volta, dagli stessi ambienti ufficiali, come: psicosi collettiva, palloni sonda, effetti ottici, burle etc. Una tale dichiarazione, inoltre, riscuoterebbe violente polemiche e critiche dagli stessi ambienti scientifici ufficiali, i quali, fino ad ora, sia per sudditanza al potere che per profonda ignoranza in materia di UFO, hanno ridicolizzato, e screditato, la questione degli oggetti volanti sconosciuti agli occhi di gran parte dell’opinione pubblica mondiale. Ulteriori conseguenze, derivanti da una dichiarazione ufficiale coinvolgenti gli UFO nel disastro di Ustica, sarebbero:

1) Le autorità, sotto la pressante richiesta dell’opinione pubblica, sarebbero costrette ad aprire un’inchiesta ufficiale sulla questione degli oggetti volanti non identificati, i cui risultati potrebbero non essere "graditi" al potere.

2) Le compagnie aree civili subirebbero un ingente danno economico, da una simile dichiarazione ufficiale, in quanto, ammettere pubblicamente la pericolosa presenza di UFO nei nostri cieli, potrebbe sconsigliare, molti, sull’uso dell’aereo come mezzo di trasporto, in particolare nelle aree "calde" di detto fenomeno aereo.

3) L’ammissione ufficiale, secondo la quale nei nostri cieli scorrazzerebbero, senza alcun controllo, corpi non identificati che, tra l’altro, renderebbero insicure le vie aeree, farebbe perdere ogni credibilità, popolare, alle forze aeree militari; ciò in quanto, non essendo, questi ultimi, in grado di controllare il fenomeno degli UFO, non rappresenterebbero alcun poter di difesa. Ma, poiché nessun potere politico, e le sue istituzioni, sarebbero in grado di "sopravvivere" senza avere, alla base, il consenso e la credibilità popolari, ottenuti, prevalentemente, attraverso l’assicurazione della "difesa contro terzi", appare chiaro come, il potere non si pronuncerà, mai, positivamente (almeno fino a quando gli eventi glielo consentiranno o imporranno), su di una questione, come quella degli UFO, in grado di provocare il suo collasso definitivo.

A conferma di un tale stato di cose, ci sono diversi retroscena sulle iniziative prese dai servizi d’intelligence onde coprire responsabilità e implicazioni nella sciagura del DC-9. In altre circostanze, inerenti il coinvolgimento di responsabilità di qualsiasi istituzione governativa accertata nel passato, come nel caso dell’abbattimento del jumbo coreano e di altri casi simili, i vari governi coinvolti hanno ammesso pubblicamente, nel giro di qualche giorno o comunque in breve tempo, la propria responsabilità, senza per questo subirne gravi conseguenze politiche sia interne che internazionali.


Invece, per quanto concerne l’evento di Ustica, il fatto di aver operato una copertura e un depistaggio così massicci e prolungati nel tempo, implica l’esistenza di ragioni ed interessi sovrannazionali e comuni a tutti i paesi coinvolti e non. Tale massiccia azione di copertura è evidente dall’esistenza dei seguenti fatti rilevati. Uno di questi, è l’inquietante testimonianza di un pilota della Marina Militare Italiana emersa ben nove anni dopo i tragici eventi. Tale testimonianza rilasciata nel settembre del 1989 è di una portata così dirompente da poter liquidare tutte le ipotesi ufficiali formulate sul disastro. Difatti secondo la versione ufficiale, il DC-9 sarebbe precipitato e scomparso poco prima delle ore 21.00 del 27/06/1980. Invece, secondo Sergio Bonifacio, allora capitano di corvetta, alle ore sette del 28 giugno (cioé dieci ore dopo) l’aereo era ancora a pelo d’acqua, "sostanzialmente integro".


Infatti quel giorno alle 3.10 del mattino, il capitano Bonifacio ricevette l’ordine di decollare dalla base aerea di Cagliari-Elmas a bordo dell’aereo Atlantic-Breguet (aereo antisommergibile e per la ricognizione marittima) al fine di localizzare la zona dove era precipitato il DC-9. Dal momento del primo allarme erano trascorse più di sei ore. Il capitano, verso le 7 del mattino, riuscì ad individuare il relitto del DC-9 che, incredibilmente, galleggiava a pelo d’acqua. Bonifacio, a questo punto lanciò l’allarme e per circa un’ora sorvolò il velivolo. A quel punto l’ex capitano individuò, a poca distanza dal relitto una sagoma minacciosa, una "massa nera e oblunga". Nella sua deposizione, infatti, Bonifacio aveva parlato espressamente di "una massa scura, di forma oblunga, con una striscia nera sul dorso".


Inoltre aveva spiegato ai giudici che, in base alla sua esperienza (più di 6000 ore di volo sugli Atlantic), tale massa non poteva trattarsi che quella di un sottomarino. Comunque sia, dopo che rilevò l’insolita sagoma, l’ex capitano, alle 8 circa, assistette ad uno spettacolo raccapricciante: vide la superficie del mare "ribollire" e l’aereo inabissarsi rapidamente. A quel punto, lentamente, cominciarono ad affiorare cuscini e cadaveri. Successivamente l’ufficiale ricevette l’ordine di rientrare. Una volta a terra, Bonifacio, dopo aver stilato il consueto rapporto, decide, scavalcando le procedure gerarchiche, di presentarsi al procuratore militare di Cagliari per rilasciare una deposizione. Su quest’ultima, però, é stato in seguito imposto il segreto militare (da chi e perché non si é mai saputo) e fino all’89 non si é mai saputo nulla di tale deposizione. Inoltre, all’inizio del 1990 Bonifacio, venne ascoltato perfino dal magistrato Bucarelli (uno dei titolari dell’inchiesta su Ustica), che in Sardegna raccolse la sua testimonianza. Ebbene, anche di questa, relativa di verbale, non si é mai saputo nulla.


Nel maggio dell’89, comunque, Bonifacio diede le dimissioni e da allora, non rilasciò più alcuna intervista sui particolari della sua testimonianza essendo vincolato dal segreto istruttorio. Ma, nonostante ciò, non ha mai smentito di aver visto dalle 7 alle 8 del 28 giugno 1980, il DC-9 e di averlo visto "sostanzialmente integro". La testimonianza dell’ex capitano Bonifacio é decisamente clamorosa, tanto più che porta ad alcune smentite e alimenta, allo stesso tempo, interrogativi inquietanti. Innanzitutto, se dopo dieci ore dalla caduta , il DC-9 era alquanto integro e galleggiante, vengono a cadere sia l’ipotesi della bomba a bordo sia quella di un missile che lo abbia fatto esplodere in volo. Inoltre, erano ancora vivi i passeggeri, o parte di essi, diverse ore dopo le 21 del 27/06/1980? Potevano essere salvati? Possibile che nessuno abbia sorvolato la zona subito dopo l’incidente?


Perché il capitano Bonifacio era decollato solo sei ore dopo l’allarme? Le sue segnalazioni lanciate alle 7 del 28 giugno che fine hanno fatto? Chi e perché ha tenuto celata la deposizione rilasciata da Bonifacio lo stesso 28 giugno? Perchè la commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dal senatore Libero Gualtieri non ha mai preso in esame questa testimonianza? Ma soprattutto, come si spiega l’improvviso sconvolgimento della superficie marina con la fuoriuscita di cadaveri e cuscini e il repentino inabissamento del DC-9? Infine, se come ha dichiarato Bonifacio l’insolita sagoma nera, era da attribuirsi ad un probabile sottomarino, che ci faceva questi in quel tratto di mare? Forse, era stato inviato sul posto per far sparire eventuali tracce e testimonianze del duello aereo che si era svolto dodici ore prima, a causa del quale venne colpito per errore l’aereo dell’Itavia.


Tra gli altri retroscena presenti nel disastro del DC-9, un altro enigma mai risolto é costituito dalla decifrazione della scatola nera effettuata negli Stati Uniti. Ebbene in base alla decifrazione, é emerso che il pilota del DC-9 prima che si troncasse la registrazione abbia detto la parola "gua....". In effetti la parola si interrompe seguita da un rumore di esplosione e dall’arresto di tutte le comunicazioni e registrazioni. Ciò, a detta di alcuni, risulta alquanto insolito, perché se il "gua..." poteva essere un segnale di allarme, ad esempio "guarda", non si spiega la registrazione dell’esplosione, perché l’impatto del missile arresta ogni comunicazione, e quindi non può riportare il rumore successivo. In realtà i rumori successivi potevano essere registrati in qualsiasi parte dell’aereo dalla seconda scatola nera, la cui "scomparsa" desta non pochi sospetti.


La seconda scatola nera, difatti, sarebbe stata di importanza decisiva, perchè funzionando indipendentemente dal circuito elettrico primario, non poteva essere interrotta come, invece, é avvenuto con la prima. E pertanto avrebbe registrato ogni successivo evento, avendo un’autonomia di almeno 15 ore. Inoltre, ci sarebbero ulteriori quesiti quali: dei 39 cadaveri recuperati, perchè sono stati eseguiti gli esami autoptici solamente su due salme? E perché riscontravano la rottura dei timpani? Perché dei corpi recuperati nessuno aveva le scarpe, che le hostess o gli steward fanno togliere solo in situazioni d’emergenza o in caso di ammaraggio? Infine, dove sono finiti gommoni e salvagenti? Forse non sono mai stati recuperati? Ebbene una risposta a tali interrogativi ci giunge dalle dichiarazioni di un ufficiale della Marina Militare Italiana alla rivista "L’Europeo" del 14/02/1992.


L’intervista, rilasciata dall’ufficiale Angelo Demarcus, é senza ombra di dubbio una bomba, anche se l’ufficiale inserisce, tali sue rivelazioni in un contesto o meglio in uno scenario di guerra aerea nei cieli del Mar Tirreno, alquanto complicato, che vedeva coinvolti aerei della NATO , velivoli italiani ed almeno tre Mig libici. Uno scenario sicuramente "ricamato" dall’ufficiale ma che non inficia sicuramente quella parte di rivelazioni riguardanti la ricostruzione del disastro del DC-9 e la condotta delle operazioni militari di "ricerca e soccorso" successive. L’unica incongruenza é data, per l’appunto, da questo presunto teatro di guerra in cui sarebbe stato premeditatamente e volontariamente coinvolto il DC-9 con lo scopo di abbattere il jet del colonnello Gheddafi in volo sul Tirreno per Belgrado.


Una coreografia probabilmente elaborata per depistare gli inquirenti da un ben altro scenario la cui natura non era certamente "terrestre", come più avanti nell’articolo si evincerà dalle deduzioni e conclusioni sull’intero caso. Pertanto al fine di chiarire, al lettore, i restroscena che si celano dietro la tragedia di Ustica, mi sembra opportuno riportare alcuni stralci dell’intervista stessa. L’ufficiale, adduce l’origine dei problemi per il cargo civile, nella mancata collisione con il caccia libico che, nonostante ciò avrebbe urtato la superficie inferiore dell’aereo danneggiandone il portellone del carrello anteriore. "Sono le 20.55. Il DC-9 si trova a quattro miglia dall’isola di Ponza ed a 145 miglia da Ustica. Il comandante Gatti segnala l’avaria e chiede l’assistenza per ammarare vicino a Ponza". Una tale iniziativa, però, risulta alquanto insensata "da parte del pilota" perché nonostante tutto erano ancora disponibili gli altri due carrelli per tentare, comunque, come prevede la prassi, un atterraggio d’emergenza sulla pista dell’aeroporto più vicino.


Tornando all’intervista, "Da Ciampino gli...". "Un momento, interviene il giornalista, l’ultima comunicazione dal DC-9 fu del copilota Fontana, che riuscì a dire solo "Gua...", come registrato dalla scatola nera. Come è possibile che il comandante Gatti abbia chiesto il permesso di ammarare?". "La versione ufficiale é falsa. E vi spiego perché e come. Nessuno ha mai rilevato ufficialmente le presenza in cielo, quella sera, attorno al DC-9, di due Piaggio Pd 808. Sono aerei capaci di impossessarsi elettronicamente di tutte le comunicazioni esterne di un altro velivolo e di dirottarle verso altre stazioni riceventi. L’equipaggio del Dc-9 Itavia in realtà continua a comunicare e ricevere per molto tempo dopo l’ora ufficiale della sua caduta (le 21.04). Da Ciampino Gatti riceve l’ordine di attendere in volo. Pochi minuti dopo tre caccia lo circondano e lo guidano verso un tratto di mare "tranquillo"(con il mare forza 6/7 ? N.A.) per l’ammaraggio.



Arrivato sul punto 39° e 55 primi nord e 12° e 59 primi est, a velocità minima. Il DC-9 scarica tutto il Kerosene dai serbatoi e vola fino all’arresto dei motori. Una leggera brezza contraria favorisce la planata con la prua rivolta a nord-ovest. E si posa nella zona indicata dai caccia che lo guidano. Sono le 21.46". "Come fa a sapere questa ora? Ha letto qualche nastro finora segreto?". "No comment". "Quindi lei dice che l’aereo che a quel momento é già ufficialmente caduto, invece ammara e galleggia. E i passeggeri?". "A bordo stanno tutti bene. Hanno già indossato i salvagente, tolte le scarpe e liberati i canotti di salvataggio (cosa che di certo non avrebbero avuto il tempo di fare se l’aereo fosse esploso colpito da un missile). I tre caccia di scorta si allontanano.



E qui avviene un fatto singolare. La direzione dei soccorsi viene assunta in modo pressante dal Cop (il Centro Operativo di Pace, con sede a Roma), e prende a sua volta ordini dal Cosma (Centro Operativo di guerra a Monte Cavo, cio é il centro equivalente allo statunitense Norad), inspiegabilmente attivato quando dovrebbe essere in sonno, dal momento che non esiste ufficialmente né uno stato di belligeranza né una esercitazione militare in corso. Chi dovrebbe istituzionalmente organizzare i soccorsi viene "confuso" e tenuto all’oscuro di tutto". "Vuol dire che c’é stato un sabotaggio intenzionale dei soccorsi?". "Si. Avete già scritto le strane deviazioni cui furono sottoposte le navi che potevano essere subito impiegate. L’elenco É lungo, dettagliato, si tratta di cose provate e riprovate. Sta di fatto alle sette del mattino del 28 giugno il Dc-9 si trasforma in una bara liquida. C’é un movimento sussultorio. Il Dc-9 solleva prima un motore e poi la coda .


Quindi scompare". "in più occasioni é stato negato che l’aereo possa galleggiare così a lungo: Secondo quanto lei dichiara il Dc-9 é rimasto a galla dieci ore, il che coincide con la testimonianza di Sergio Bonifacio. Ma come É possibile?. "Tecnicamente il Dc-9 poteva continuare a galleggiare. Lo avevano imbragato. Era stato agganciato con un cavo dalla nave Bucaneer della Subsea Oil Service. Era in quella zona per ricerche petrolifere. E non a caso il Dc-9 é stato fatto ammarare proprio lì". "Ma se era agganciato perché si é inabissato?". "Lo hanno fatto inabissare. Esistono i nastri e le registrazioni di volo di un elicottero e di un Atlantic Breguet. Ci sono i rapporti di volo (quelli veri) C’é la testimonianza di Bonifacio sempre troppo dimenticata e che voi dell’Europeo avete riportato, anche se parzialmente. Questa testimonianza é stata verbalizzata più volte.

Bonifacio la mattina del 28 vide e soprattutto registrò con gli apparecchi di bordo il Dc-9 che galleggiava ancora e poco più lontano vide in profondità un ombra lunga e scura, quasi certamente di un sottomarino. Con dieci onde d’urto e con un cavo d’acciaio (o con una carica esplosiva piazzata in un punto strategico della fusoliera) non é difficile tirare giù un aereo che galleggia". "Lei praticamente afferma che é stata una strage intenzionale. Ma perché?". "Perché a quel punto i passeggeri e soprattutto l’equipaggio avrebbero potuto raccontare ci ò che era accaduto( ma cosa potevano aver visto al buio ed attraverso i finestrini dei passeggeri stanchi ed estenuati da una lunga attesa? N.A.). Fu scelta la loro morte per non rischiare uno scandalo politico e militare".


"Ma esistono prove di tutto quello che lei afferma in questa intervista?". "Certo che esistono. Lasciamo perdere quanto é rimasto dei tracciati radar e delle registrazioni foniche dei tanto discussi centri aerei. Quei documenti sono stati alterati, manomessi, tagliati. Al loro posto ne vanno esaminati altri: sono codificati ed incancellabili, a partire da quelli di Poggio Ballone. Poi: quelli della V ATAF di Verona, dello SHAPE (il quartiere generale supremo della NATO in Europa) di Bruxelles, del terzo ROC di Martinafranca , della stazione 057 di Roma, i nastri dell’Atlantic Breguet. E ancora: le registrazioni del COP e tra il COP e Poggio Ballone. La verità su quella lunghissima e tragica notte é lì, con la prova delle menzogne, delle reticenze, degli insabbiamenti e del colossale depistaggio imbastito sulla strage". Tali rivelazioni insieme alle altre testimonianze raccolte negli anni, hanno lasciato presagire ai più, che la verità fosse ormai prossima ad una svolta conclusiva o definitiva.


Ma alcuni punti nell’intera vicenda erano e tuttora sono da chiarire, come ad esempio il fantomatico Mig libico, i cui resti furono ritrovati sulle montagne della Sila. Difatti secondo la versione ufficiale il Mig libico si sarebbe schiantato ufficialmente sulle montagne calabresi il 18 luglio 1981. In realtà da analisi effettuate, nel 1991, emerse che il nastro con i dati di volo del Mig libico precipitato sulla Sila era falso. In effetti tale rivelazione giunse nel ‘91 dagli esperti del Politecnico di Torino impegnati nell’inchiesta di Ustica per conto dell’Associazione dei familiari delle vittime. Gli esperti torinesi, infatti, erano riusciti ad ottenere dal giudice Priore i documenti della commissione militare italo-libica contenenti il nastro con i dati del Mig precipitato sulla Sila. "Non sappiamo, furono le dichiarazioni dell’epoca, se era stato esaminato 10 anni fa. Questa é la prima volta che la parte civile lo controlla. Però il nastro non é quello originale, ci é stata consegnata una copia.



Per due terzi sembra autentica, invece la parte con i dati finali del volo solleva molti dubbi". "Quest’ultima parte, continua uno degli esperti, indica che l’aereo avrebbe percorso in linea retta circa 400 Km, per oltre 20 minuti. Tutto senza il minimo spostamento dell’assetto o correzioni di rotta... E’ assai poco probabile che il velivolo non abbia compiuto un piccolo scostamento nonostante i venti di quota". In effetti la parte finale del nastro della "scatola nera" del Mig, secondo gli studiosi, appariva falsificata, o meglio era incoerente con le loro conclusioni. Infatti se il Mig fosse arrivato davvero dalla Libia, sarebbe dovuto precipitare nel Mediterraneo e non in Calabria, soprattutto non avendo serbatoi di carburante supplementari. Tali sospetti, inoltre, vennero avanzati anche sui rottami esaminati del caccia libico.


Quest’ultimo, in effetti, se si fosse schiantato alla velocità di 450-500 Km/h avrebbe dovuto lasciare sulla superficie del luogo d’impatto una buca di alcuni metri; ma questa non fu mai rilevata. Inoltre, secondo gli esperti, nella cabina, nonostante l’impatto, rimase intatta quasi tutta la strumentazione di bordo, così come i congegni ottici di puntamento delle armi e la bussola d’orizzonte funzionante! A questo punto furono avanzati seri dubbi sull’effettiva attendibilità della versione ufficiale. Aleggiava, infatti, il sospetto più che fondato, che il Mig libico non solo non si fosse mai schiantato sul massiccio della Sila, ma che gli stessi rottami sarebbero stati portati lì successivamente simulando un incidente fasullo. In definitiva, la messa in scena della caduta del Mig sarebbe stata realizzata dai servizi segreti per depistare le indagini ed impedire che fosse fatta luce sulla tragedia.



Ipotesi questa, che genera, possibili, scenari inquietanti e suscita non pochi interrogativi. Uno di questi, ad esempio, é quello del lungo elenco degli "incidenti" e "suicidi" di cui sono stati oggetto molti testimoni coinvolti nel caso; "incidenti" e "suicidi" questi tutti ancora da chiarire, come quelli occorsi al tenente colonnello Sandro Marcucci nel ‘92 ed al maresciallo Franco Parisi nel ‘95 entrambe testimoni diretti del disastro aereo di Ustica. Il primo, deceduto in seguito ad uno schianto, sulle Alpi Apuane il 2 febbraio 1992, con un velivolo antincendio durante un’esercitazione, ma che in realtà, sarebbe un attentato da porre in relazione con la strage di Ustica. Ciò é stato sostenuto, in un esposto inviato al giudice Priore, il magistrato che indaga sul disastro del DC-9, dall’ex capitano dell’Aeronautica Mario Ciancarella collega ed amico di Marcucci. In base alle dichiarazioni dell’ex capitano, il tenente colonnello Marcucci sarebbe stato a conoscenza di alcuni particolari sulla vicenda di Ustica, soprattutto sui retroscena riguardanti il Mig libico i cui resti furono rinvenuti sui monti della Sila ed aveva deciso di parlare.



"Fatalmente", però, tre giorni dopo questa sua presa di posizione, morì nell’incidente aereo, le cui cause vennero - imputate — ad un probabile errore umano ed alle pessime condizioni meteorologiche. Nel secondo caso, cio é quello del maresciallo in congedo Parisi, i sospetti inerenti la causa reale del decesso sono, in effetti, decisamente fondati. Il sottufficiale venne trovato impiccato, il dicembre del 1995, ad un albero della sua villa di San Cataldo (Lecce). Una versione, questa, che non ha mai convinto i parenti della vittima; la stessa moglie di Parisi, non ha mai creduto che il marito potesse essersi ammazzato. Opinione condivisa anche dalla cognata del sottufficiale che, quel giorno, richiamata sul luogo dove fu rinvenuto il cadavere, dalle urla dei vicini rilevò che i piedi del maresciallo erano quasi adagiati al suolo. Posizione a loro parere, incompatibile con un gesto di morte volontaria e che avallerebbe l’ipotesi che a quel ramo, Parisi ci sarebbe stato appeso.


Ebbene tali perplessità sono state espresse, anche se in termini diversi, dal giudice Priore. In effetti negli uffici romani del magistrato, che conduce l’inchiesta sul disastro aereo, si sarebbe menzionato a due grosse ecchimosi rilevate sull’osso occipitale del maresciallo. Segni che restano evidenti sulla pelle soltanto se é in funzione la circolazione sanguigna, ossia solo se il soggetto " é ancora in vita". Due evidenti ecchimosi che il sottufficiale "non può essersi provocato con le sue mani", ma probabilmente dovute al colpo inferto da "qualcuno" qualche attimo prima che il cappio lo strangolasse. Parisi era uno dei testimoni chiave di tutta l’inchiesta avendo fornito una versione dei fatti che si distaccava totalmente da quella fornita dagli altri addetti al Centro radar di Otranto dove all’epoca della sciagura prestava servizio.



Un "suicidio" decisamente fuori dal comune, una morte, quella del maresciallo Parisi, decisamente inquietante. Come, del resto, gli undici decessi che l’hanno preceduta in questi diciotto anni trascorsi dal tragico evento. Una morte inquietante come quella di un capitano stroncato da "infarto", e quella del maresciallo Alberto Dettori, trovato impiccato nel 1987. Entrambi il 27 giugno del 1980 prestavano servizio nel centro radar di Poggio Ballone (Grosseto). Un’altra vittima fu l’allora comandante dell’aeroporto militare di Grosseto, competente su Poggio Ballone, morto in un "incidente" stradale. Ma il computo delle morti sospette non finisce qui, bisogna aggiungere due dei tre piloti delle Frecce Tricolori precipitati nel 1988 durante l’esibizione aerea di Ramstein (Germania). Infatti c’é chi ha ipotizzato che la morte dei piloti Baldini e Nutarelli non é stata causata da un semplice "incidente", i due ufficiali in effetti sarebbero stati a bordo di un aereo decollato da Grosseto la sera del disastro.


Infine ci sarebbero le morti di persone coinvolte più o meno direttamente nell’indagine che sono decedute in "incidenti" stradali o assassinate, come il generale Licio Giorgieri. Un vera é propria ecatombe di marescialli e alti ufficiali dell’Aeronautica Militare come ha giustamente affermato in un suo illuminante quanto sagace articolo l’artista e premio nobel Dario Fo pubblicato dal "Venerdì di Repubblica nel gennaio del 1996". Nell’articolo Fo mette, appunto, in risalto le evidenti assurdità delle cosiddette "fatalità" che hanno portato al decesso di militari e testimoni della strage di Ustica.


E per fatalità si intende come giustamente afferma l’artista: botti tremendi, colpi di pistola, paradossali incidenti d’auto, straordinari infarti e impiccagioni acrobatiche. Inoltre, continua Fo, marescialli suicidi che si danno mazzate in testa, forse per darsi coraggio, prima di appendersi ad un ramo cos ì poco distante dal terreno, da costringere l’impiccato a strangolarsi raggomitolato con le ginocchia ripiegate all’insù. Un generale al quale sparano a scopo di rapina, in Belgio, ma i ladri-assassini si dimenticano di portargli via il portafogli e la borsa. Un altro sparato da un gruppo terrorista inesistente. Quindi generali che vanno a schiantarsi a folle velocità contro un olmo, senza lasciare sull’asfalto un minimo segno di frenata.


Inoltre nell’articolo non mancano evidenti accuse all’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga che, allora presidente in carica, nei giorni della strage di Ustica , avrebbe ordinato ai responsabili del suo entourage e dei servizi segreti, di soprassedere, coprire, sotterrare.... non lasciar trapelare.... il che vuol dire: depistare, corrompere, tappare le bocche ai chiacchieroni con tutti i mezzi, bloccare la magistratura, le indagini... "eliminare". Comunque sia, questo delle morti sospette non é che l’ultimo dei tanti retroscena, legati ad Ustica, emersi in questi anni. In effetti già nei mesi successivi al disastro del DC-9 dell’Itavia, emersero resoconti e testimonianze, che indicavano inequivocabilmente il manifestarsi, in determinate zone dello spazio aereo italiano, di insoliti fenomeni é più precisamente di mancate collisioni con oggetti sconosciuti.Infatti tre mancate collisioni con oggetti volanti sconosciuti, si erano verificate il 15, il ed il 26 agosto 1980, tre disastri possibili che avrebbero avuto una spiegazione difficile come quello di Ustica.



Già all’indomani del disastro di Ustica venne menzionato un rapporto di cui erano a conoscenza i responsabili di Civilavia e quelli dell’Itav. Tale rapporto oltre a segnalare una serie di episodi analoghi ai tre menzionati precedentemente, affermava che una delle zone maggiormente interessate a tale tipo di fenomeno É proprio il basso Tirreno. Tali informazioni furono pubblicate dal quotidiano "L’Ora" del 6 ottobre 1980 che il giorno seguente pubblicò un articolo contenente la smentita dello Stato Maggiore dell’Aeronautica alle rivelazioni giornalistiche inerenti le tre mancate collisioni. Per lo Stato Maggiore i piloti dei tre velivoli avevano segnalato l’avvistamento di oggetti luminosi che erano stati interpretati nell’articolo come lanci di missili, ma che precedentemente erano stati correlati con l’avvistamento di oggetti volanti non identificati.



In effetti L’Aeronautica militare dava maggior credito alla possibilità che i tre equipaggi si fossero imbattuti in alcuni UFO che con missili o velivoli militari. Un ulteriore novità emerse nel 1991, ben 11 anni dopo, quando venne eseguito e concluso l’esame dei motori del DC-9. Dai risultati emerse che subito dopo l’esplosione, qualche frazione di secondo prima di bloccarsi ed affondare col resto del relitto nel Tirreno, i due motori del DC-9 avevano risucchiato e catturato al loro interno frammenti di qualcosa che non apparteneva al velivolo. Ma della natura di tali frammenti e dalla loro possibile origine non si é mai saputo nulla, come del resto é avvenuto con quella parte del relitto, che il giudice Priore aveva fatto recuperare per analizzare quello stesso anno, in cui erano presenti diversi fori con i bordi apparentemente rivolti verso l’interno.


Dei fori probabilmente molto simili a quelli che nel gennaio del 1948 furono rinvenuti sulla carlinga del caccia P-51 Mustang pilotato dal capitano Thomas Mantell nel Kentucky (USA). L’ufficiale quel giorno era decollato con altri due colleghi dalla base aerea di Fort Knox per intercettare un disco volante. Il capitano nel tentare l’avvicinamento a tutti i costi con il misterioso oggetto improvvisamente perse il controllo dell’apparecchio e precipitò; probabilmente il velivolo aveva incrociato fatalmente la traiettoria erratica dell’UFO. Comunque sia, dei numerosi retroscena emersi negli anni, bisogna aggiungere la decisione della NATO nel 1996 di negare ai giudici italiani i codici per la lettura completa delle registrazioni dei radar militari dell’epoca. Un rifiuto, questo, che a distanza di tutti questi anni conferma l’esistenza di un grosso "pasticcio" internazionale dietro la fine del DC-9, e che certifica, ulteriormente, l’esistenza di un segreto militare e di stato che i vertici degli stessi, italiani e stranieri, si ostinano a negare contro ogni palese evidenza.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 01/07/2018, 11:56 

ZAK





barionu ha scritto:
ZAK DICE

Cita:
Se l'avessi letta non potresti non ricordarlo in quanto contiene elementi che sulla stampa non sono mai apparsi oltre che tracce radar mai discusse.

Ovvio anche ipotesi, ma assai ben articolate sulla base degli elementi presentati in dibattimento e sulle analisi svolte sul campo e sui reperti.


Eccoci !


ZAK , con calma , puoi fare un post esaustivo sulla questione ?


zio ot [:305]


Gia' fatto a suo tempo con tanto di link per approfondimento.
Per comodità ti riepilogo tutti i miei interventi :

viewtopic.php?p=417011#p417011
viewtopic.php?p=417058#p417058
viewtopic.php?p=417065#p417065
viewtopic.php?p=417098#p417098
viewtopic.php?p=417102#p417102
viewtopic.php?p=417111#p417111
viewtopic.php?p=417115#p417115
viewtopic.php?p=417118#p417118
viewtopic.php?p=417121#p417121
viewtopic.php?p=417138#p417138
viewtopic.php?p=417145#p417145
viewtopic.php?p=417146#p417146
viewtopic.php?p=417158#p417158
viewtopic.php?p=417159#p417159
viewtopic.php?p=417183#p417183
viewtopic.php?p=417185#p417185
viewtopic.php?p=417187#p417187

e per quanto concerne le conclusioni:
viewtopic.php?p=417204#p417204
viewtopic.php?p=417228#p417228
viewtopic.php?p=433147#p433147
viewtopic.php?p=433351#p433351
viewtopic.php?p=433360#p433360
viewtopic.php?p=434696#p434696

Poi francamente mi sono stancato di parlare al vento, in quanto nessuno si e' preso la briga di approfondire il materiale che ho segnalato. I pochi che hanno discusso hanno continuato a parlare delle loro convinzioni o di quanto pubblicato sui vari giornali. Vedi ad esempio Ufologo che si è fossilizzato sulla traccia radar che continua periodicamente a postare come se fosse l'unica (quando in realta' ve ne sono anche altre che non sono mai sono apparse sui giornali e che in tutti i processi si e' cercato di confutare o ignorare).

Quanto ho riportato e' contenuto nella perizia di parte civile, mica un racconto giornalistico o inventato. Contiene elementi e deduzioni solidamente argomentate. Certo non e' il vangelo, ma per confutare le tesi che propone bisogna almeno obiettare con elementi altrettanto solidi.

Ti riassumo comunque, per quanto ho capito leggendo la perizia, parte delle conclusioni:

- con il termine UFO utilizzato nei carteggi processuali si intende oggetto volante non identificato e non velivolo extraterrestre

- la presenza di un UFO (intesa come velivo non identificato) e' data per certa, confermata in dibattimento per elementi documentali e testimoniali di diversa natura ed emersi in tempi lontanissimi gli uni dagli altri

- nell'analisi delle tracce radar non si puo' prescindere dal considerare anche le tracce radar attribuite ai famosi, ma fantasiosi, palloni sonda

- dall'analisi di TUTTE le tracce radar, sembrerebbe che l'abbattitore sia stato un un caccia non alleato (o comunque un veicolo non in dotazione ufficiale alle forze alleate), molto probabilmente un caccia libico (che si puo' leggere anche come "un caccia analogo a quelli in dotazione ai libici"), inviato ad abbattere o il volo KM153, che da Londra andava a Malta o il famoso UFO che volava appunto parallelamente al DC9.

- indipendentemente da quale fosse il vero obiettivo (credo che mai lo scopriremo), il caso volle che il DC9, a causa del suo ritardo e causa del ritardo del volo maltese, si sia trovato esattamente nel punto in cui avrebbe dovuto trovarsi il volo KM153. I missili furono lanciati da lontano, dalla distanza di 14km, distanza dalla quale non fu possibile identificare l'aereo prima del lancio. Da qui l'errore.

- il DC9 fu abbattuto da un aereo proveniente dal sud della Sardegna, molto probabilmente decollato da Decimomannu, quindi con una rotta ovest-est

- il Mig ritrovato nella Sila non c'entra assolutamente nulla

Tutti questi punti sono argomentati. Ciascuno faccia le proprie valutazioni.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 01/07/2018, 13:07 
Tu su cosa ti basi?
Sai benissimo che vi sono cialtroni che fanno proclami e false inchieste ... DISINFORMAZIONE appunto. [:291]
(Come per gli UFO! Migliaia di pagine che smentiscono minuziosamente tutto, e fatte da gente ..."INFORMATA"!)
Se leggi all'inizio di uno di questi post, non volevo nemmeno parlarne ...



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 03/09/2018, 09:57 
BALLE PERCEPITE

Di Marco Travaglio .

Fatto Quotidiano 02.09.2018



(pressreader.com) – Siamo il Paese più credulone, o più disinformato, o tutt’e due le cose insieme, del mondo occidentale. Lo dice una ricerca di Bobby Duffy, direttore della sezione inglese di Ipsos, che ha interpellato un campione di 50 mila cittadini di 13 diverse nazioni e sta per pubblicarla nel libro I pericoli della percezione. Chi volesse spiegare la cosa con la solita litania sulle fake news del web filopopulista si legga la classifica degli altri Paesi e scoprirà che le balle attecchiscono e proliferano tanto in quelli governati dai cosiddetti “populisti” (come il nostro e l’America di Trump), quanto in quelli governati dalle vecchie élite mainstream (la Francia di Macron, la Spagna di Sánchez, il Canada di Trudeau ecc.).


La spiegazione del nostro record è un po’ meno semplice e semplicistica. E risale all’annosa tara che ammorba l’informazione italiana da ben prima dell’avvento dei social, quand’era ancora monopolio incontrastato di tv e giornaloni: il gigantesco conflitto d’interessi tra affari, politica e media. Esempio: la maggioranza degli italiani pensa che gli islamici siano il 20% della popolazione, invece sono il 3,7%.


E secondo l’istituto Cattaneo, gl’immigrati percepiti in Italia sono il 25%: cioè crediamo di avere il quadruplo di immigrati rispetto a quelli reali e pensiamo pure che siano tutti musulmani, mentre lo sono soltanto per la metà. Sarà tutta colpa di Salvini, o dei 5Stelle, o di Minniti che hanno preso di petto la questione? Chi lo pensa dimentica che per vent’anni e passa non solo la Lega, ma anche FI e il Pd hanno cavalcato l’“emergenza immigrazione”, associandola disinvoltamente all’“emergenza sicurezza”, a puro scopo propagandistico: o per raccattare voti a buon mercato, o per creare armi di distrazione di massa da altri problemi più urgenti.


I “pacchetti sicurezza”, che spacciavano per sicurezza la rassicurazione senza far nulla per rendere le persone più sicure, si sono susseguiti sotto i governi (e le amministrazioni locali) di centrodestra e centrosinistra. Che, essendo padroni delle tv, gonfiavano o sgonfiavano l’allarme a seconda delle esigenze del momento. Non c’è Paese al mondo con tanta cronaca nera, tanti delitti, tanto sangue e tanti migranti (non certo esclusivisti del crimine) nei tg e nei talk politici. Come i generali argentini che invasero le Falkland per distrarre il popolo dalla devastante crisi economica, così oggi Salvini (e ieri tanti suoi emuli) drammatizza il tema degli sbarchi (peraltro ormai ridotti al lumicino rispetto al passato) perché nessuno gli chieda conto delle promesse passate in cavalleria.

Ecioè la flat tax, l’abolizione della legge Fornero, il rimpatrio dei 600 mila clandestini (derubricato a “grossa sparata” dallo stesso sottosegretario leghista Giorgetti), la legittima difesa (anzi offesa) per tutti. Ma anche il centrosinistra che trascura le paure delle persone più deboli e indifese sbattendo loro in faccia le statistiche sul calo percentuale dei reati non aiuta una corretta percezione della realtà: se le rapine sono meno che in passato, non è che chi viene rapinato s’incazzi di meno. Anzi, se qualcuno tenta di consolarlo con la statistica sulla diminuzione delle rapine, s’incazza due volte. Idem per vitalizi e pensioni d’oro: se uno non ha un euro per campare e un politico gli dà una pacca sulla spalla e gli spiega che vitalizi e superpensioni incidono sul bilancio dello Stato solo per poche centinaia di milioni, come minimo gli prudono le mani.

Per quanto abile a dirottare dove vuole lui gli occhi, la testa e soprattutto la pancia di milioni di italiani, Salvini non è né l’unico né il principale artefice delle nostre percezioni sballate. Molto più grave e preoccupante – ricorda Nando Pagnoncelli – è “il nostro livello di istruzione troppo basso, con il 16,3% di laureati sulla forza lavoro”. E soprattutto l’asservimento alla politica e alla finanza dell’informazione che dovrebbe smentire le imposture del potere, ristabilire la verità e dettare l’agenda con la giusta scala di priorità.

Prendiamo il crollo del ponte Morandi a Genova, con 43 morti. Chi, dalle cattedre improbabili del pensiero unico mainstream, punta il dito contro i social populisti come depositari delle fake news dovrebbe rispondere a una domanda molto semplice: cosa avremmo saputo della gestione delle nostre autostrade e dunque delle responsabilità politico-amministrative della catastrofe, senza un paio di quotidiani liberi (fra cui il Fatto) e una moltitudine di siti e social indipendenti? Quasi nulla. Nei primi giorni nessun giornalone o grande tg osava nominare i Benetton, preferendo parlare genericamente di “Atlantia” e“Autostrade per l’Italia”, come se fossero entità astratte, o idee platoniche. Poi, a furia di insistere, abbiamo imposto il tema del concessionario privato che ingrassa da 20 anni su un bene pubblico senza obblighi né controlli.

E anche gli altri – quelli che a loro volta ingrassano sulla pubblicità e le sponsorizzazioni della nota famiglia trevigiana – hanno dovuto arrendersi e fare quel nome. Le peggiori fake news sono quelle che non si vedono: si chiamano omissioni e non temono smentite. Se uno mi racconta una cosa, mi domando se sia vera o falsa; ma, se uno non mi racconta nulla, non mi viene neppure la tentazione di andare a verificare. Per questo, da nove anni, prendendoci gl’insulti da destra e da sinistra, da sotto e da sopra, passiamo ai raggi X le “verità” ufficiali e riempiamo il Fatto di fatti, senza tacere nulla di ciò che sappiamo e allegando i documenti perché tutti possano controllare. L’abbraccio di migliaia di lettori, ogni giorno in edicola e in abbonamento e anche quest’anno alla festa della Versiliana, ci fa sentire almeno un po’ utili.

“Balle percepite”, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 2 settembre 2018



https://infosannio.wordpress.com/2018/0 ... percepite/



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 03/09/2018, 13:50 
Purtroppo anche Travaglio, quando si tratta di difendere la greppia, non bada oiù di tanto.
Ma non mi scandalizza più di tanto.
Siamo in un momento dove tutti hanno ragione e fanno il cavolo che voglio, fuorchè lavorare.
Poi abbiamo chi, per secoli "minacciosamente" ci ha detto :"NON DESIDERARE" LA DONNA D'ALTRI" ed una parte di loro violentavano e profanavano i bambini.
Sta andando tutto a "put.tane" e magari fosse "solo" una cosa da etero.
Pur facendomi , "inquietare" gli islamici, perlomeno hanna delle "idee" più chiare, indubbiamente troppo stringate per una vita umana, però...
Pardon se OT.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 03/09/2018, 16:25 
ORSOGRIGIO ha scritto:
Purtroppo anche Travaglio, quando si tratta di difendere la greppia, non badaoiù di tanto.
Ma non mi scandalizza più di tanto.
Siamo in un momento dove tutti hanno ragione e fanno il cavolo che voglio, fuorchè lavorare.
Poi abbiamo chi, per secoli "minacciosamente" ci ha detto :"NON DESIDERARE" LA DONNA D'ALTRI" ed una parte di loro violentavano e profanavano i bambini.
Sta andando tutto a "put.tane" e magari fosse "solo" una cosa da etero.
Pur facendomi , "inquietare" gli islamici, perlomeno hannadelle "idee" più chiare, indubbiamente troppo stringate per una vita umana, però...
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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 23/09/2018, 13:54 
Cita:
La nuova frontiera della disinformazione: ecco a voi i “Deep Fake”

Il livello di sofisticazione tecnologica oggi è abbastanza alto da poter costruire con facilità un video in cui sentiamo affermare a qualcuno affermazioni che non ha mai pronunciato

https://www.ilprimatonazionale.it/scien ... one-93384/



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