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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 10:02 
barionu ha scritto:


e prosegue :


94978929_272345377136047_7635420003575005184_n.png




veramente è stato l' Anfuso a fare una papera clamorosa nella traslitterazione , e avendoglielo fatto notare :

https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=77537612

gli è andato in tilt quel buchino ino ino di cervello che ha ....


a Lucio Casagrande che cita Isaia XI, 1

1 Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.

gli ruga la mia analisi fatta qui :

https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=66030121




zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 14:28 
@barionu per non intasare il topic suol Coronavirus questo lo posto qui visto che è attinente al discorso della disinformazione, ok?

Cita:
Coronavirus e particolato. Una risposta a blogger e debunker

Immagine

di Mirko Busto*


Il lavoro della SIMA, pubblicato qualche giorno fa, ha dimostrato la presenza del coronavirus in campioni di particolato raccolti nella zona industriale di Bergamo. Questi risultati preliminari hanno scatenato un grande dibattito. Non tanto per le loro possibili implicazioni ma per la modalità con cui sono state riferite dalla stampa.


Nei giorni scorsi molti divulgatori, blogger e debunker di professione hanno fatto a gara nell’evidenziare quanto fosse scorretto definire “ufficiali” i risultati della SIMA. Il lavoro è infatti un preprint, cioè non ha ancora ultimato il percorso di revisione da parte di altri ricercatori (peer review) previsto per la pubblicazione su riviste scientifiche. Inoltre, si tratta di risultati preliminari: la presenza del virus nel particolato non direbbe nulla sulla sua effettiva contagiosità e quindi sul suo possibile contributo a diffondere il virus. Di qui le critiche: non si potrebbe dire nulla di conclusivo per affermare il ruolo del particolato come veicolo (carrier) del virus.


E su questo non si può che concordare. Ma siamo sicuri che sia questo il punto della questione?


In questi mesi ci sono stati diversi lavori scientifici che hanno cercato di verificare l’ipotesi che l’inquinamento atmosferico possa essere una concausa della elevata letalità del coronavirus.


In molti casi sono lavori preprint o articoli nella forma di letter to editor con la finalità più di descrivere e discutere la validità scientifica dell’ipotesi da dimostrare con successivi studi più approfonditi.


La motivazione del perché questi lavori vengono comunque resi pubblici e largamente diffusi è piuttosto evidente: siamo nel mezzo di una crisi epidemica e l’efficacia delle misure per contrastarla dipendono dalla capacità di interpretarne cause e concause nel modo più completo ed attendibile possibile.


La SIMA si pone infatti una domanda importante: come mai 80% dei morti e 65% dei ricoveri in terapia intensiva sono in pianura padana?


Ad oltre un mese e più dal primo position paper SIMA, ben poco si è mosso. I fattori ambientali sono perlopiù ignorati dai media mainstream e dalle strategie per fronteggiare la crisi.


Eppure, lo studio preprint di Harvard sostiene che un aumento dell’esposizione a lungo termine al particolato fine (PM2.5) porta a un aumento significativo del tasso di mortalità da coronavirus. Un incremento di solo 1 µg / m3 nel PM2.5 è associato ad un aumento del 15% di mortalità COVID-19.


Il paper (questa volta pubblicato) dell’università di Århus sostiene che l’elevato livello di inquinamento nel nord Italia dovrebbe essere considerato un ulteriore cofattore dell’alto livello di mortalità registrato in quella zona.


In ultimo la letter to the editor del San Raffaele ha rilanciato l’ipotesi del particolato come carrier auspicando ulteriori studi di approfondimento e citando una recente pubblicazione sulla rivista The New England Journal of Medicine che testimoniava la plausibilità della trasmissione del virus via aerosol.


A questo si aggiungono le tante evidenze di letteratura scientifica citate dallo studio di ARPA e che testimoniano il ruolo di amplificazione degli effetti delle infezioni (booster) attribuito al particolato definendolo un possibile cofattore nel sostenere il processo di infiammazione indotto dal virus. Gli studi di popolazione citati evidenziano infatti come il particolato porti ad infiammazioni sistemiche e come l’infezione da SARS-CoV-2 induca il richiamo di numerose molecole del sistema immunitario contribuendo allo stato infiammatorio compromesso dei pazienti.


Nello stesso studio si afferma però la mancanza di letteratura scientifica a sostegno dell’ipotesi del particolato come carrier (definita “lacunosa”) e di lavori scientifici che dimostrino la presenza su campioni di particolato atmosferico di SARS-CoV-2 o di altri tipi di coronavirus. Una mancanza a cui dovrebbe rispondere, seppure in maniera parziale e preliminare, lo studio di SIMA. Vengono citati però diversi studi che hanno trovato riscontri sperimentali o associazioni statistiche tra concentrazioni di particolato ambientale e diffusione di virus influenzali e il ruolo del particolato nella trasmissione di virus nelle epidemie influenzali di animali.


In conclusione, l’ipotesi che il particolato agisca come vettore (carrier) oltre che booster ha certamente bisogno di maggiori approfondimenti. Questa ipotesi è stata ad oggi poco investigata e lo studio della SIMA è un lodevole, quanto isolato, tentativo di confermare (o escludere) la presenza del virus nel particolato e il suo ruolo nella diffusione del contagio.


Va ricordato però che l’Italia detiene il record negativo in Europa per morti premature da biossido di azoto e ozono e il secondo posto per il particolato fine (PM2,5) con 58600 morti premature.


Che il particolato sia un vettore (carrier), una concausa nel processo di infiammazione (booster) o entrambe le cose, un approccio basato sul principio di precauzione suggerirebbe di prendere in considerazione con maggiore serietà i fattori ambientali.


Mantenere basse le emissioni di particolato e degli altri inquinanti per non rischiare di spianare la strada a nuovi picchi di infezione da coronavirus è una richiesta più che sensata.


Anche perché il grande rischio a cui andiamo incontro è quello che la gestione dell’emergenza e la crisi economica post COVID-19 finiscano per mettere da parte la tutela dell’ambiente sacrificandola sull’altare della ripresa economica. Proprio come sta avvenendo negli Stati Uniti.


Un esempio per il nostro Paese sono i rumors provenienti dal Ministero dei Trasporti secondo cui si vorrebbe annullare il vincolo previsto dal Piano Strategico Nazionale per la Mobilità sostenibile, lasciando di fatto liberi gli operatori di scegliere qualsiasi motorizzazione per le flotte bus, anche quelle più inquinanti. Questo per poter acquistare con urgenza nuovi mezzi per far fronte alle precauzioni anti-contagio. E, dato che un bus ha una vita media di 12 anni, questo vorrebbe dire perdere una buona occasione per contribuire a ridurre le emissioni inquinanti.

* Mirko Busto ex Deputato M5S in Commissione Ambiente, laureato in ingegneria ambientale con un Dottorato in sistemi produttivi e anni di ricerca al C.C.R. dell'Unione europea. Potete trovare le sue pubblicazioni su mirkobusto.net

Notizia del: 28/04/2020

Fonte: QUI



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 14:37 
MaxpoweR ha scritto:
@barionu per non intasare il topic suol Coronavirus questo lo posto qui visto che è attinente al discorso della disinformazione, ok?

Cita:
Coronavirus e particolato. Una risposta a blogger e debunker

Immagine

di Mirko Busto*


Il lavoro della SIMA, pubblicato qualche giorno fa, ha dimostrato la presenza del coronavirus in campioni di particolato raccolti nella zona industriale di Bergamo. Questi risultati preliminari hanno scatenato un grande dibattito. Non tanto per le loro possibili implicazioni ma per la modalità con cui sono state riferite dalla stampa.


Nei giorni scorsi molti divulgatori, blogger e debunker di professione hanno fatto a gara nell’evidenziare quanto fosse scorretto definire “ufficiali” i risultati della SIMA. Il lavoro è infatti un preprint, cioè non ha ancora ultimato il percorso di revisione da parte di altri ricercatori (peer review) previsto per la pubblicazione su riviste scientifiche. Inoltre, si tratta di risultati preliminari: la presenza del virus nel particolato non direbbe nulla sulla sua effettiva contagiosità e quindi sul suo possibile contributo a diffondere il virus. Di qui le critiche: non si potrebbe dire nulla di conclusivo per affermare il ruolo del particolato come veicolo (carrier) del virus.


E su questo non si può che concordare. Ma siamo sicuri che sia questo il punto della questione?


In questi mesi ci sono stati diversi lavori scientifici che hanno cercato di verificare l’ipotesi che l’inquinamento atmosferico possa essere una concausa della elevata letalità del coronavirus.


In molti casi sono lavori preprint o articoli nella forma di letter to editor con la finalità più di descrivere e discutere la validità scientifica dell’ipotesi da dimostrare con successivi studi più approfonditi.


La motivazione del perché questi lavori vengono comunque resi pubblici e largamente diffusi è piuttosto evidente: siamo nel mezzo di una crisi epidemica e l’efficacia delle misure per contrastarla dipendono dalla capacità di interpretarne cause e concause nel modo più completo ed attendibile possibile.


La SIMA si pone infatti una domanda importante: come mai 80% dei morti e 65% dei ricoveri in terapia intensiva sono in pianura padana?


Ad oltre un mese e più dal primo position paper SIMA, ben poco si è mosso. I fattori ambientali sono perlopiù ignorati dai media mainstream e dalle strategie per fronteggiare la crisi.


Eppure, lo studio preprint di Harvard sostiene che un aumento dell’esposizione a lungo termine al particolato fine (PM2.5) porta a un aumento significativo del tasso di mortalità da coronavirus. Un incremento di solo 1 µg / m3 nel PM2.5 è associato ad un aumento del 15% di mortalità COVID-19.


Il paper (questa volta pubblicato) dell’università di Århus sostiene che l’elevato livello di inquinamento nel nord Italia dovrebbe essere considerato un ulteriore cofattore dell’alto livello di mortalità registrato in quella zona.


In ultimo la letter to the editor del San Raffaele ha rilanciato l’ipotesi del particolato come carrier auspicando ulteriori studi di approfondimento e citando una recente pubblicazione sulla rivista The New England Journal of Medicine che testimoniava la plausibilità della trasmissione del virus via aerosol.


A questo si aggiungono le tante evidenze di letteratura scientifica citate dallo studio di ARPA e che testimoniano il ruolo di amplificazione degli effetti delle infezioni (booster) attribuito al particolato definendolo un possibile cofattore nel sostenere il processo di infiammazione indotto dal virus. Gli studi di popolazione citati evidenziano infatti come il particolato porti ad infiammazioni sistemiche e come l’infezione da SARS-CoV-2 induca il richiamo di numerose molecole del sistema immunitario contribuendo allo stato infiammatorio compromesso dei pazienti.


Nello stesso studio si afferma però la mancanza di letteratura scientifica a sostegno dell’ipotesi del particolato come carrier (definita “lacunosa”) e di lavori scientifici che dimostrino la presenza su campioni di particolato atmosferico di SARS-CoV-2 o di altri tipi di coronavirus. Una mancanza a cui dovrebbe rispondere, seppure in maniera parziale e preliminare, lo studio di SIMA. Vengono citati però diversi studi che hanno trovato riscontri sperimentali o associazioni statistiche tra concentrazioni di particolato ambientale e diffusione di virus influenzali e il ruolo del particolato nella trasmissione di virus nelle epidemie influenzali di animali.


In conclusione, l’ipotesi che il particolato agisca come vettore (carrier) oltre che booster ha certamente bisogno di maggiori approfondimenti. Questa ipotesi è stata ad oggi poco investigata e lo studio della SIMA è un lodevole, quanto isolato, tentativo di confermare (o escludere) la presenza del virus nel particolato e il suo ruolo nella diffusione del contagio.


Va ricordato però che l’Italia detiene il record negativo in Europa per morti premature da biossido di azoto e ozono e il secondo posto per il particolato fine (PM2,5) con 58600 morti premature.


Che il particolato sia un vettore (carrier), una concausa nel processo di infiammazione (booster) o entrambe le cose, un approccio basato sul principio di precauzione suggerirebbe di prendere in considerazione con maggiore serietà i fattori ambientali.


Mantenere basse le emissioni di particolato e degli altri inquinanti per non rischiare di spianare la strada a nuovi picchi di infezione da coronavirus è una richiesta più che sensata.


Anche perché il grande rischio a cui andiamo incontro è quello che la gestione dell’emergenza e la crisi economica post COVID-19 finiscano per mettere da parte la tutela dell’ambiente sacrificandola sull’altare della ripresa economica. Proprio come sta avvenendo negli Stati Uniti.


Un esempio per il nostro Paese sono i rumors provenienti dal Ministero dei Trasporti secondo cui si vorrebbe annullare il vincolo previsto dal Piano Strategico Nazionale per la Mobilità sostenibile, lasciando di fatto liberi gli operatori di scegliere qualsiasi motorizzazione per le flotte bus, anche quelle più inquinanti. Questo per poter acquistare con urgenza nuovi mezzi per far fronte alle precauzioni anti-contagio. E, dato che un bus ha una vita media di 12 anni, questo vorrebbe dire perdere una buona occasione per contribuire a ridurre le emissioni inquinanti.

* Mirko Busto ex Deputato M5S in Commissione Ambiente, laureato in ingegneria ambientale con un Dottorato in sistemi produttivi e anni di ricerca al C.C.R. dell'Unione europea. Potete trovare le sue pubblicazioni su mirkobusto.net

Notizia del: 28/04/2020

Fonte: QUI

praticamente dai 5s sono stati cacciati solo gli elementi validi e hanno lasciato lo schifo!

A proposito di bus,qui da me il piano strategico non è mai decollato,visto che circolano autobus che hanno più di 30 anni,tranquillamente accanto alle più nuove a metano. Abbiamo ancora targhe BD!



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 14:52 
https://www.inquinamento-italia.com/inq ... pa-italia/

https://www.corriere.it/foto-gallery/am ... resh_ce-cp


Guarda caso!.


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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 14:55 
MaxpoweR ha scritto:
@barionu per non intasare il topic suol Coronavirus questo lo posto qui visto che è attinente al discorso della disinformazione, ok?

Cita:
Coronavirus e particolato. Una risposta a blogger e debunker

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di Mirko Busto*


Il lavoro della SIMA, pubblicato qualche giorno fa, ha dimostrato la presenza del coronavirus in campioni di particolato raccolti nella zona industriale di Bergamo. Questi risultati preliminari hanno scatenato un grande dibattito. Non tanto per le loro possibili implicazioni ma per la modalità con cui sono state riferite dalla stampa.


Nei giorni scorsi molti divulgatori, blogger e debunker di professione hanno fatto a gara nell’evidenziare quanto fosse scorretto definire “ufficiali” i risultati della SIMA. Il lavoro è infatti un preprint, cioè non ha ancora ultimato il percorso di revisione da parte di altri ricercatori (peer review) previsto per la pubblicazione su riviste scientifiche. Inoltre, si tratta di risultati preliminari: la presenza del virus nel particolato non direbbe nulla sulla sua effettiva contagiosità e quindi sul suo possibile contributo a diffondere il virus. Di qui le critiche: non si potrebbe dire nulla di conclusivo per affermare il ruolo del particolato come veicolo (carrier) del virus.


E su questo non si può che concordare. Ma siamo sicuri che sia questo il punto della questione?


In questi mesi ci sono stati diversi lavori scientifici che hanno cercato di verificare l’ipotesi che l’inquinamento atmosferico possa essere una concausa della elevata letalità del coronavirus.


In molti casi sono lavori preprint o articoli nella forma di letter to editor con la finalità più di descrivere e discutere la validità scientifica dell’ipotesi da dimostrare con successivi studi più approfonditi.


La motivazione del perché questi lavori vengono comunque resi pubblici e largamente diffusi è piuttosto evidente: siamo nel mezzo di una crisi epidemica e l’efficacia delle misure per contrastarla dipendono dalla capacità di interpretarne cause e concause nel modo più completo ed attendibile possibile.


La SIMA si pone infatti una domanda importante: come mai 80% dei morti e 65% dei ricoveri in terapia intensiva sono in pianura padana?


Ad oltre un mese e più dal primo position paper SIMA, ben poco si è mosso. I fattori ambientali sono perlopiù ignorati dai media mainstream e dalle strategie per fronteggiare la crisi.


Eppure, lo studio preprint di Harvard sostiene che un aumento dell’esposizione a lungo termine al particolato fine (PM2.5) porta a un aumento significativo del tasso di mortalità da coronavirus. Un incremento di solo 1 µg / m3 nel PM2.5 è associato ad un aumento del 15% di mortalità COVID-19.


Il paper (questa volta pubblicato) dell’università di Århus sostiene che l’elevato livello di inquinamento nel nord Italia dovrebbe essere considerato un ulteriore cofattore dell’alto livello di mortalità registrato in quella zona.


In ultimo la letter to the editor del San Raffaele ha rilanciato l’ipotesi del particolato come carrier auspicando ulteriori studi di approfondimento e citando una recente pubblicazione sulla rivista The New England Journal of Medicine che testimoniava la plausibilità della trasmissione del virus via aerosol.


A questo si aggiungono le tante evidenze di letteratura scientifica citate dallo studio di ARPA e che testimoniano il ruolo di amplificazione degli effetti delle infezioni (booster) attribuito al particolato definendolo un possibile cofattore nel sostenere il processo di infiammazione indotto dal virus. Gli studi di popolazione citati evidenziano infatti come il particolato porti ad infiammazioni sistemiche e come l’infezione da SARS-CoV-2 induca il richiamo di numerose molecole del sistema immunitario contribuendo allo stato infiammatorio compromesso dei pazienti.


Nello stesso studio si afferma però la mancanza di letteratura scientifica a sostegno dell’ipotesi del particolato come carrier (definita “lacunosa”) e di lavori scientifici che dimostrino la presenza su campioni di particolato atmosferico di SARS-CoV-2 o di altri tipi di coronavirus. Una mancanza a cui dovrebbe rispondere, seppure in maniera parziale e preliminare, lo studio di SIMA. Vengono citati però diversi studi che hanno trovato riscontri sperimentali o associazioni statistiche tra concentrazioni di particolato ambientale e diffusione di virus influenzali e il ruolo del particolato nella trasmissione di virus nelle epidemie influenzali di animali.


In conclusione, l’ipotesi che il particolato agisca come vettore (carrier) oltre che booster ha certamente bisogno di maggiori approfondimenti. Questa ipotesi è stata ad oggi poco investigata e lo studio della SIMA è un lodevole, quanto isolato, tentativo di confermare (o escludere) la presenza del virus nel particolato e il suo ruolo nella diffusione del contagio.


Va ricordato però che l’Italia detiene il record negativo in Europa per morti premature da biossido di azoto e ozono e il secondo posto per il particolato fine (PM2,5) con 58600 morti premature.


Che il particolato sia un vettore (carrier), una concausa nel processo di infiammazione (booster) o entrambe le cose, un approccio basato sul principio di precauzione suggerirebbe di prendere in considerazione con maggiore serietà i fattori ambientali.


Mantenere basse le emissioni di particolato e degli altri inquinanti per non rischiare di spianare la strada a nuovi picchi di infezione da coronavirus è una richiesta più che sensata.


Anche perché il grande rischio a cui andiamo incontro è quello che la gestione dell’emergenza e la crisi economica post COVID-19 finiscano per mettere da parte la tutela dell’ambiente sacrificandola sull’altare della ripresa economica. Proprio come sta avvenendo negli Stati Uniti.


Un esempio per il nostro Paese sono i rumors provenienti dal Ministero dei Trasporti secondo cui si vorrebbe annullare il vincolo previsto dal Piano Strategico Nazionale per la Mobilità sostenibile, lasciando di fatto liberi gli operatori di scegliere qualsiasi motorizzazione per le flotte bus, anche quelle più inquinanti. Questo per poter acquistare con urgenza nuovi mezzi per far fronte alle precauzioni anti-contagio. E, dato che un bus ha una vita media di 12 anni, questo vorrebbe dire perdere una buona occasione per contribuire a ridurre le emissioni inquinanti.

* Mirko Busto ex Deputato M5S in Commissione Ambiente, laureato in ingegneria ambientale con un Dottorato in sistemi produttivi e anni di ricerca al C.C.R. dell'Unione europea. Potete trovare le sue pubblicazioni su mirkobusto.net

Notizia del: 28/04/2020

Fonte: QUI


Non è una novità comunque che lo smog sia portatore di virus, erano stati fatti altri studi in cui veniva accertato che i classici virus influenzali erano veicolati dalle particelle di smog.
Detto questo bisognerebbe fare uno studio se nelle parti della terra con elevati livelli di smog, si è effettivamente avuto un picco di Sars-cov2 o no, non bisognerebbe soffermarsi solo sulla pianura padana, sennò a poco senso a livello scientifico.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 15:11 
Robiwankenobi ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
@barionu per non intasare il topic suol Coronavirus questo lo posto qui visto che è attinente al discorso della disinformazione, ok?

Cita:
Coronavirus e particolato. Una risposta a blogger e debunker

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di Mirko Busto*


Il lavoro della SIMA, pubblicato qualche giorno fa, ha dimostrato la presenza del coronavirus in campioni di particolato raccolti nella zona industriale di Bergamo. Questi risultati preliminari hanno scatenato un grande dibattito. Non tanto per le loro possibili implicazioni ma per la modalità con cui sono state riferite dalla stampa.


Nei giorni scorsi molti divulgatori, blogger e debunker di professione hanno fatto a gara nell’evidenziare quanto fosse scorretto definire “ufficiali” i risultati della SIMA. Il lavoro è infatti un preprint, cioè non ha ancora ultimato il percorso di revisione da parte di altri ricercatori (peer review) previsto per la pubblicazione su riviste scientifiche. Inoltre, si tratta di risultati preliminari: la presenza del virus nel particolato non direbbe nulla sulla sua effettiva contagiosità e quindi sul suo possibile contributo a diffondere il virus. Di qui le critiche: non si potrebbe dire nulla di conclusivo per affermare il ruolo del particolato come veicolo (carrier) del virus.


E su questo non si può che concordare. Ma siamo sicuri che sia questo il punto della questione?


In questi mesi ci sono stati diversi lavori scientifici che hanno cercato di verificare l’ipotesi che l’inquinamento atmosferico possa essere una concausa della elevata letalità del coronavirus.


In molti casi sono lavori preprint o articoli nella forma di letter to editor con la finalità più di descrivere e discutere la validità scientifica dell’ipotesi da dimostrare con successivi studi più approfonditi.


La motivazione del perché questi lavori vengono comunque resi pubblici e largamente diffusi è piuttosto evidente: siamo nel mezzo di una crisi epidemica e l’efficacia delle misure per contrastarla dipendono dalla capacità di interpretarne cause e concause nel modo più completo ed attendibile possibile.


La SIMA si pone infatti una domanda importante: come mai 80% dei morti e 65% dei ricoveri in terapia intensiva sono in pianura padana?


Ad oltre un mese e più dal primo position paper SIMA, ben poco si è mosso. I fattori ambientali sono perlopiù ignorati dai media mainstream e dalle strategie per fronteggiare la crisi.


Eppure, lo studio preprint di Harvard sostiene che un aumento dell’esposizione a lungo termine al particolato fine (PM2.5) porta a un aumento significativo del tasso di mortalità da coronavirus. Un incremento di solo 1 µg / m3 nel PM2.5 è associato ad un aumento del 15% di mortalità COVID-19.


Il paper (questa volta pubblicato) dell’università di Århus sostiene che l’elevato livello di inquinamento nel nord Italia dovrebbe essere considerato un ulteriore cofattore dell’alto livello di mortalità registrato in quella zona.


In ultimo la letter to the editor del San Raffaele ha rilanciato l’ipotesi del particolato come carrier auspicando ulteriori studi di approfondimento e citando una recente pubblicazione sulla rivista The New England Journal of Medicine che testimoniava la plausibilità della trasmissione del virus via aerosol.


A questo si aggiungono le tante evidenze di letteratura scientifica citate dallo studio di ARPA e che testimoniano il ruolo di amplificazione degli effetti delle infezioni (booster) attribuito al particolato definendolo un possibile cofattore nel sostenere il processo di infiammazione indotto dal virus. Gli studi di popolazione citati evidenziano infatti come il particolato porti ad infiammazioni sistemiche e come l’infezione da SARS-CoV-2 induca il richiamo di numerose molecole del sistema immunitario contribuendo allo stato infiammatorio compromesso dei pazienti.


Nello stesso studio si afferma però la mancanza di letteratura scientifica a sostegno dell’ipotesi del particolato come carrier (definita “lacunosa”) e di lavori scientifici che dimostrino la presenza su campioni di particolato atmosferico di SARS-CoV-2 o di altri tipi di coronavirus. Una mancanza a cui dovrebbe rispondere, seppure in maniera parziale e preliminare, lo studio di SIMA. Vengono citati però diversi studi che hanno trovato riscontri sperimentali o associazioni statistiche tra concentrazioni di particolato ambientale e diffusione di virus influenzali e il ruolo del particolato nella trasmissione di virus nelle epidemie influenzali di animali.


In conclusione, l’ipotesi che il particolato agisca come vettore (carrier) oltre che booster ha certamente bisogno di maggiori approfondimenti. Questa ipotesi è stata ad oggi poco investigata e lo studio della SIMA è un lodevole, quanto isolato, tentativo di confermare (o escludere) la presenza del virus nel particolato e il suo ruolo nella diffusione del contagio.


Va ricordato però che l’Italia detiene il record negativo in Europa per morti premature da biossido di azoto e ozono e il secondo posto per il particolato fine (PM2,5) con 58600 morti premature.


Che il particolato sia un vettore (carrier), una concausa nel processo di infiammazione (booster) o entrambe le cose, un approccio basato sul principio di precauzione suggerirebbe di prendere in considerazione con maggiore serietà i fattori ambientali.


Mantenere basse le emissioni di particolato e degli altri inquinanti per non rischiare di spianare la strada a nuovi picchi di infezione da coronavirus è una richiesta più che sensata.


Anche perché il grande rischio a cui andiamo incontro è quello che la gestione dell’emergenza e la crisi economica post COVID-19 finiscano per mettere da parte la tutela dell’ambiente sacrificandola sull’altare della ripresa economica. Proprio come sta avvenendo negli Stati Uniti.


Un esempio per il nostro Paese sono i rumors provenienti dal Ministero dei Trasporti secondo cui si vorrebbe annullare il vincolo previsto dal Piano Strategico Nazionale per la Mobilità sostenibile, lasciando di fatto liberi gli operatori di scegliere qualsiasi motorizzazione per le flotte bus, anche quelle più inquinanti. Questo per poter acquistare con urgenza nuovi mezzi per far fronte alle precauzioni anti-contagio. E, dato che un bus ha una vita media di 12 anni, questo vorrebbe dire perdere una buona occasione per contribuire a ridurre le emissioni inquinanti.

* Mirko Busto ex Deputato M5S in Commissione Ambiente, laureato in ingegneria ambientale con un Dottorato in sistemi produttivi e anni di ricerca al C.C.R. dell'Unione europea. Potete trovare le sue pubblicazioni su mirkobusto.net

Notizia del: 28/04/2020

Fonte: QUI


Non è una novità comunque che lo smog sia portatore di virus, erano stati fatti altri studi in cui veniva accertato che i classici virus influenzali erano veicolati dalle particelle di smog.
Detto questo bisognerebbe fare uno studio se nelle parti della terra con elevati livelli di smog, si è effettivamente avuto un picco di Sars-cov2 o no, non bisognerebbe soffermarsi solo sulla pianura padana, sennò a poco senso a livello scientifico.

Se hai aperto i Link che ho postato sopra ti accorgeresti da dove sono partiti i focolai di coronavirus e dove si sono espansi di più.


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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 15:30 
bleffort ha scritto:
Se hai aperto i Link che ho postato sopra ti accorgeresti da dove sono partiti i focolai di coronavirus e dove si sono espansi di più.


L'ho aperta, la seconda è quella che più interessa in quanto entra nel dettaglio delle zone inquinate, purtroppo non sono rilevazioni recenti ma di parecchi anni addietro.
Ecco se prendi quelle cartine e vai a vederti i focolai di Sars-cov2, ti accorgerai che solo alcune di quelle zone hanno avuto focolai importanti, altre per niente.
Quindi ribadisco, è risaputo che lo smog è portatore di virus, non credo stiamo scoprendo nessuna acqua calda.
Una delle zone più inquinate della terra è l'India eppure, se ci basiamo sui numeri, hanno 7 volte meno i casi registrati in Italia.....
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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 15:52 
vabbè ma non è una questione specifica del covid 19 il particolato crea un ambiente "aereo" favorevole per qualunque agente patogeno in generale, almeno in teoria (però pare una teoria molto fondata).


Tra l'altro gli studi che dimostrano che i filtri catalizzatori che sminuzzano le particelle delle emissioni rendendolo nano particelle (che quindi vengono assorbite dai polmoni e messe in circolo nell'organismo) sono infinitamente più pericolose delle vecchie emissioni che si erano in apparenza peggiori ma le la particelle si fermavano alle mucose nasali e non penetravano in profondità nell'organismo.

Come al solito per risolverei il problema dell'inquinamento, e qualunque altro di rilevanza nazionale, si è preferito agire sull'APPARENZA (polveri più sottili quindi meno PERCEPIBILI, anche se infinitamente più pericolose) invece che sulla sostanza del problema. e non è una questione solo italiana ma proprio di concetto. Basti pensare allo scandalo diesel gate tedesco.

dove comanda la finanza l'unico obiettivo è il profitto e l'apparente FUNZIONAMENTO della soluzione, non conta se funziona davvero o meno, conta LA PERCEZIONE.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 15:55 
MaxpoweR ha scritto:
vabbè ma non è una questione specifica del covid 19 il particolato crea un ambiente "aereo" favorevole per qualunque agente patogeno in generale, almeno in teoria (però pare una teoria molto fondata).


Tra l'altro gli studi che dimostrano che i filtri catalizzatori che sminuzzano le particelle delle emissioni rendendolo nano particelle (che quindi vengono assorbite dai polmoni e messe in circolo nell'organismo) sono infinitamente più pericolose delle vecchie emissioni che si erano in apparenza peggiori ma le la particelle si fermavano alle mucose nasali e non penetravano in profondità nell'organismo.

Come al solito per risolverei il problema dell'inquinamento, e qualunque altro di rilevanza nazionale, si è preferito agire sull'APPARENZA (polveri più sottili quindi meno PERCEPIBILI, anche se infinitamente più pericolose) invece che sulla sostanza del problema. e non è una questione solo italiana ma proprio di concetto. Basti pensare allo scandalo diesel gate tedesco.

dove comanda la finanza l'unico obiettivo è il profitto e l'apparente FUNZIONAMENTO della soluzione, non conta se funziona davvero o meno, conta LA PERCEZIONE.


Si, si e si Max, è proprio cosi!!!
E qua a Milano (ma in tutta la pianura padana) ci hanno mangiato tantissimi con le questioni anti-smog.
Ti basti pensare all'area C di Milano.....una tassa comunale travestita da amica dell'ambiente.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 16:00 
ci sono perfino servizi delle iene (per capire quanto la questione è NOTA) in cui vengono mostrati i prototipi di molti meccanici e maneggioni che avrebbero risolto il problema meglio dei filtri catalizzatori senza generare lo schifo delle polveri sottili ma si è preferita la soluzione peggiore, come sempre. qualcuno prima o poi pagherà per tutto questo, almeno di fronte alla storia quando la nostra era verrà definita il nuovo secolo buio.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 16:03 
MaxpoweR ha scritto:
ci sono perfino servizi delle iene (per capire quanto la questione è NOTA) in cui vengono mostrati i prototipi di molti meccanici e maneggioni che avrebbero risolto il problema meglio dei filtri catalizzatori senza generare lo schifo delle polveri sottili ma si è preferita la soluzione peggiore, come sempre. qualcuno prima o poi pagherà per tutto questo, almeno di fronte alla storia quando la nostra era verrà definita il nuovo secolo buio.


Bisognerebbe chiedere a Corazza e fabiosky, se i loro amici hanno intenzione di farla pagare a qualcuno o no [:246] [:246]



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 16:08 
magna sereno....



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MessaggioInviato: 29/04/2020, 16:29 
MaxpoweR ha scritto:
magna sereno....

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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 29/04/2020, 17:12 
MaxpoweR ha scritto:
magna sereno....
Robiwankenobi ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
magna sereno....

[:297] [:297] [:297] [:297] [:297]
Robiwankenobi ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
ci sono perfino servizi delle iene (per capire quanto la questione è NOTA) in cui vengono mostrati i prototipi di molti meccanici e maneggioni che avrebbero risolto il problema meglio dei filtri catalizzatori senza generare lo schifo delle polveri sottili ma si è preferita la soluzione peggiore, come sempre. qualcuno prima o poi pagherà per tutto questo, almeno di fronte alla storia quando la nostra era verrà definita il nuovo secolo buio.


Bisognerebbe chiedere a Corazza e fabiosky, se i loro amici hanno intenzione di farla pagare a qualcuno o no [:246] [:246]



http://www.laparola.net/wiki.php?riferi ... ato_rif=vp

"...Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. 13 Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. 14 Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. 15 E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco."

-spiega elementare-
cancellazione per coloro "che mandano in rovina la Terra"...e immortalità per i "puri di cuore"... [:305]

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MessaggioInviato: 05/05/2020, 10:27 
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