Time zone: Europe/Rome




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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 17/02/2017, 18:23 
Poi, che gliene frega a lei, anzi: fa parte di ... Sodomia E Libertà ...! [:297]



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 20/11/2017, 12:32 
DAL FILM EXCALIBUR

MERLINO

" LA MALEDIZIONE DEGLI UOMINI E' DIMENTICARE ! "





Guarda su facebook.com




Dopo la messa in onda dell'ultima trasmissione di Satyricon, Luttazzi, Travaglio, la RAI, il direttore di rete Carlo Freccero e il produttore Bibi Ballandi vengono querelati dai legali di Silvio Berlusconi, della Fininvest, di Mediaset, di Forza Italia e dell'ex-ministro Giulio Tremonti, per un totale di dieci cause di risarcimento. Oggetto del contendere l'intervista a Marco Travaglio. In particolare Berlusconi con la causa civile n. 28984/2001 contestava le associazioni tra il suo nome e la mafia.

La richiesta di Berlusconi per 20 miliardi di lire di danni è stata rigettata nell'ottobre 2005[32].

Il 14 gennaio 2005 il tribunale di Roma, nella persona del giudice unico Massimo Corrias, emette sentenza di assoluzione per i vari imputati (Luttazzi, Travaglio ecc.), poiché i fatti contestati sono reali e non costituiscono diffamazione, e condanna Silvio Berlusconi in sede civile al risarcimento di circa 17.000 euro di spese processuali per ciascuno dei quattro imputati[33].

Luttazzi ha vinto anche le cause intentategli da Mediaset, Fininvest e Forza Italia. "L'intervista a Travaglio potrebbe essere ritrasmessa oggi." (Luttazzi a Radio Città Futura, 24 novembre 2006)

Mentre le notizie delle querele erano state date in pompa magna, la notizia dell'assoluzione passò quasi sotto silenzio e Luttazzi fu fortemente critico con i media per questo[34].



zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 20/11/2017, 14:20 
C'è poco di cui sorprendersi. La stampa non informa ma veicola informazioni in modo da "CREARE" notizie ed influenzare la percezione della realtà dei bovini allevati in Italia.

Poi ogni volta che escono i rapporti sulla qualità della stampa e L'Italia è nei posti di coda tra la Papuasia e lo Sri Lanka di turno, si invocano sempre la stessa stronzata dei giornalisti minacciati (che ci sono eh, sia chiaro), senza nemmeno che l'idea che i giornalisti italiani sono una masnada di venduti, leccaculo ignoranti ipocriti e corrotti li sfiori.

Ma dopotutto gli articoli sulle condizioni della stampa li scrivono idei giornalisti...

Tra l'altro Berlusconi e tutte le sue teste di legno sparse in giro sono anche editori (o lo erano) quindi figurarsi...



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 20/11/2017, 14:48 
Gli italici se vogliono hanno tutti i modi per informarsi, possono farlo tramite quei pochi giornalisti anti-sistema e tramite internet, ma anche attraverso il livello di qualità della loro vita, se non lo fanno è semplicemente perché a loro sta bene che questo paese vada a prostitute e lo avranno sulla coscienza incluso il futuro dei loro figli e nipoti.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 28/11/2017, 09:54 
https://infosannio.wordpress.com/2017/1 ... travaglio/



ghostbusters_main_h_2016.jpg








(http://www.pressreader.com) – di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano del 26 novembre –


“Una terribile minaccia incombe sulle elezioni: le “fake news”
.



Noi attendevamo serenamente la data delle urne. Poi, ieri, abbiamo scoperto dai giornaloni che noi elettori rischiamo di farci influenzare per la prima volta nella storia da notizie false.



La scoperta si deve a un analista fiorentino di 42 anni, che ha subito lanciato l’allarme in tutto l’orbe terracqueo tramite il New York Times, poi ha tenuto un’applaudita lectio magistralis alla Leopolda: Matteo Renzi, il cui attaccamento alla verità è ormai proverbiale. E lo sapete chi mette in giro le fake news più perniciose? Non i giornaloni che ha avuto ai suoi piedi per quattro anni e ora appoggiano persino B. pur di tenere in piedi la baracca. Non la Rai che lui controlla al 100%. Non Mediaset che lo sostiene amorevolmente in vista del Renzusconi prossimo venturo.


Non Renzi, che un anno fa assicurò con l’allegata Boschi, le tv al seguito e i maghi otelma di Confindustria come la vittoria del Sì al referendum ci avrebbe consentito di curare molto meglio i tumori, combattere molto meglio il terrorismo e risparmiare 10 miliardi all’anno (che poi erano 50 milioni), mentre il No avrebbe trasformato l’Italia in un lazzaretto di affamati macilenti e depressi, per un improvviso crollo del Pil, dell’occupazione, degli investimenti, e per un boom del debito (tutti obiettivi già centrati dal governo del Sì, mentre dopo la vittoria del No il Pil è cresciuto un po’, ma Renzi dice che è merito suo).

No, le fake news le diffondono i 5Stelle, notoriamente collegati alla Lega Nord sotto la regia di Putin (che, detto per inciso, è amicone di B., ha incontrato Renzi e Salvini, ma mai Grillo o Di Maio). Il Corriere, citando il New York Times senza riportarne una sola frase, annuncia che Facebook “starebbe creando una task force per arginare il dilagare di fake news che rischiano di condizionare le elezioni italiane”. Urca, e chi ha dato la notizia? “Una fonte anonima del governo italiano”: e il NYT se l’è bevuta, anche se Facebook “non conferma ufficialmente”, però “è verosimile”. Del resto “Renzi sospetta l’intervento di una ‘mano’ russa”.


E chi gliel’ha detto? “Una società di sorveglianza informatica”. E di chi è? Del suo amico Marco Carrai, che s’è messo in società con uno smanettone di 23 anni, Andrea Stroppa, che da minorenne faceva l’hacker per Anonymous Italia durante gli attacchi ai siti di Polizia, Carabinieri, governo, Viminale, Guardia costiera e – pensate un po’ – al blog di Grillo; perciò fu imputato e ottenne il perdono giudiziale dal Tribunale dei minori perché la sua pena era sotto i 2 anni di reclusione. Quindi siamo in buone mani.

E poi c’è “uno studio dell’Atlantic Council di Washington”, un allegro simposio di esaltati dell’ultradestra Usa: questo “sottolinea che, pur nella loro diversità, Lega e M5S condividono una linea anti establishment e anti immigrati”. Perbacco: due partiti di opposizione sono “anti establishment”, chi l’avrebbe mai detto. Quanto ai migranti, la Lega inventò il reato di clandestinità e il M5S chiede da 5 anni di abolirlo, quindi “condividono” la stessa “linea”. Ma chi ha scoperto la Spektre grillo-putiniana?


La Stampa: “Renzi ha tra le mani un report preparato da un giovane ricercatore di sicurezza informatica”: cioè Stroppa, di cui ovviamente si tacciono i guai giudiziari e gli affari con Carrai. Ed eccole, finalmente, le fake news che minacciano la regolarità del voto: La Stampa cita un fotomontaggio in rete con “Boschi e Boldrini al funerale di Riina”, notoriamente mai avvenuto. Repubblica ne scova un’altra: “Incredibile, 10 minuti e il tumore sparisce”. Parrebbe tratta dalla campagna del Sì, invece è roba grillo-russa, anche se tradotta dal cirillico. Il Ghotsbuster ufficiale de La Stampa, Jacopo Iacoboni, non ha dubbi: “Scoperto nuovo vasto network di disinformazione, di proprietà di un imprenditore romano con legami con un’associazione cattolica assai riservata, La Luce di Maria”.


Il link fra La Luce di Maria e Di Maio (che, per depistare, baciò il sangue di San Gennaro), non vi sfuggirà: il nuovo “inquietante network” è “populista”, “diffonde timori di migrazioni” (notoriamente infondati) e lascia tracce nelle “pagine fan che usano i nomi dei big grillini” (non le pagine ufficiali: quelle aperte da chissà chi): c’è bisogno d’altro per lanciare l’emergenza democratica?

Noi non smettiamo più di tremare e di ringraziare i valorosi colleghi acchiappafantasmi. Solo non vorremmo che, a furia di scavare nei bassifondi del web, s’imbattessero in fake news ancor più orripilanti. Tipo la Raggi che patteggia per corruzione e compravendita di voti sulle polizze di Romeo; o l’sms di Di Maio tagliuzzato in modo da spacciarlo per fan di Marra, che invece voleva cacciare; o la Muraro coinvolta in Mafia Capitale.


E poi scoprissero che queste fake news le han pubblicate i loro giornaloni. Né mai augureremmo al Jacopo Ghostbuster di incocciare nel celebre articolo de La Stampa “Ecco la cyber propaganda pro M5S. Algoritmi, false notizie, bufale… Beatrice Di Maio è una star del web pro M5S. Si muove nel territorio della propaganda pesante, che in tanti Paesi – per esempio la Russia di Putin, assai connessa al web italiano filo M5S – dilaga. È stata denunciata alla Procura di Firenze dal sottosegretario Lotti


. Ma chi è esattamente Beatrice Di Maio, e ha qualcosa a che fare con la Casaleggio o la comunicazione ufficiale M5S?” (16.11.2016). E scoprire, nell’ordine, che: Beatrice Di Maio non era la sorella di Luigi né il suo pseudonimo quando la sera fa la drag queen, ma la moglie di Brunetta; l’autore dello scoop era Iacoboni; né La Stampa né Iacoboni si sono mai scusati per la fake news.

Forse perché, essendo uscita su un giornale e non sul web, si chiama molto più banalmente


“balla”.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 28/11/2017, 10:05 
https://infosannio.wordpress.com/2017/1 ... travaglio/

renzi-pinocchio-656448.jpg



renzi-pinocchio-656448.jpg






(http://www.pressreader.com) – di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano del 28 novembre –


“Che il politico più bugiardo della storia recente, detto non a caso il Bomba fin dalla più tenera età, dichiari guerra alle fake news, è già molto comico.


Che annunci una legge (tanto la legislatura è finita) per multare chi le diffonde (esclusi i presenti) e “un report quindicinale del Pd” per smascherarle (come se spettasse ai partiti accertare la verità), è irresistibile. Che le spacci per una grave turbativa delle prossime elezioni, come se non avesse in mano tutta la Rai e gran parte della stampa, è da scompisciarsi. Tipo il bue che dà del cornuto all’asino.

O tipo il suo compare B. che passeggia sulla lingua di Fabio Fazio deplorando la piaga dell’evasione fiscale (dall’alto della condanna per frode fiscale), tuonando contro i parlamentari che cambiano casacca (lui che ne ha comprati a carrettate), accusando la sinistra di non aver evitato i danni dell’euro (partito nel 2002, nel pieno del suo secondo governo 2001-06), citando le “nostre esperienze conoscitive su minori immigrati” (tipo Ruby) senza un pigolio del sedicente intervistatore.

Ma il meglio lo danno giornaloni e tv, maggiori produttori mondiali di fake news, che prendono sul serio i due ballisti supremi. E, per darsi importanza, si fanno scudo del New York Times, del Dipartimento di Stato Usa e del celeberrimo Atlantic Council di Washington.

Poi si scopre sul NYT l’articolo sulla Spectre Putin- Salvini-Grillo l’ha scritto un ex hacker di Anonymous, Andrea Stroppa, consulente prima di Carrai e ora di Renzi. Il quale, forse per la giovane età, ignora che i migliori amici di Putin in Italia sono B. (che, dopo vari soggiorni nella famosa dacia, gli ha regalato un piumone votivo) e Renzi (che si oppose a nuove sanzioni alla Russia proposte da vari Paesi Ue, Merkel compresa). Così Renzi sventola il NYT, per darsi un tono internazionale e nascondere la manina del suo hackerino tascabile nei falsi allarmi sulle fake news grillorusse.

E il report dell’Atlantic Council The Kremlin’s Troyan Horses (i Cavalli di Troia del Cremlino) sapete di chi è? Uno degli autori è Jacopo Iacoboni della Stampa, con un saggio molto pensoso sull’Italia putinista che cita in quattro note a pie’ di pagina gli articoli di Iacoboni. Del resto trattasi dello scopritore della centrale di fake news russo-casaleggiane capitanata da Beatrice Di Maio, la moglie di Brunetta. Perciò La Stampa lo considera un esperto di fake news: ieri il fake journalist anti-fake ha intervistato (si fa per dire: più che un’intervista, una respirazione bocca a bocca) il “brillante informatico” Stroppa, facendogli sputare un po’ di bile sul Fatto e sul sottoscritto.

Insomma, se la canta e se la suona. Ora, dopo aver sentito Stroppa per confermare le tesi di Stroppa, Iacoboni intervisterà Iacoboni per convalidare le teorie di Iacoboni. Il bello di questa batracomiomachia su un tema che non frega niente a nessuno, è che non si è ancora capito quali sarebbero le formidabili fake news in grado di ribaltare gli esiti delle elezioni. A parte, si capisce, quelle di giornali e tg contro gli oppositori sprovvisti di giornali e tv. Chissà se Renzi ricorda le prodezze della sua Unità (buonanima).

Nel 2016, in piena campagna elettorale a Roma, sbatté sul sito il filmato di una ragazza bruna che cantava in piazza “Meno male che Silvio c’è” spacciandola per Virginia Raggi; poi si scoprì che non era lei, ma il direttore Erasmo D’Angelis rifiutò di rettificare e scusarsi perché “questo è giornalismo 2.0”. Nel 2013 invece l’Unità sparò un titolone cubitale su un inesistente “Patto Grillo-Berlusconi” (poi arrivarono i veri patti Napolitano-B., Letta-B. e Renzi-B.).


Da allora si ricordano solo fake news anti-M5S (l’ultima è quella del Tg1, rilanciata da tutti i siti, su Di Maio che colloca la Russia nel Mediterraneo, mentre ha detto il contrario). Contro Renzi&C., manco mezza. Infatti si continua a citare il fotomontaggio su Boldrini e Boschi ai funerali (mai avvenuti) di Riina: un po’ meno credibile delle scie chimiche e dei rettiliani. Ieri però Repubblica ne ha scovata una terrificante del 2016: Agnese Renzi che dice “Mi spiace ma anch’io voto No al referendum”.

Ecco finalmente spiegato perché, il 4 dicembre, 20 milioni di italiani bocciarono la schiforma costituzionale: non perché aboliva l’elettività (ma non l’immunità) dei senatori, riempiva il Senato di sindaci e consiglieri inquisiti, non perché incasinava l’iter legislativo con una decina di sistemi diversi, non per l’astuta minaccia (anzi, l’allettante promessa) di Renzi di lasciare la politica in caso di sconfitta.

No: perché un buontempone del web s’era inventato che Matteo aveva i gufi pure in famiglia. Ora, per carità, chi si è bevuto la fake news degli americani che votano Trump e degli inglesi che votano la Brexit perché subornati dalle fake news made in Russia, e non per la rivolta mondiale degli esclusi contro gli establishment, può credere di tutto: pure che Renzi abbia perso tutte le elezioni dell’ultimo biennio non per i fallimenti del suo governo, ma perché gli italiani credono alle fesserie di qualche webete.


Se, anziché ai soliti camerieri e ai nuovi complottisti, si affidasse a qualche essere raziocinante, scoprirebbe i veri motivi della débâcle: la crisi che non passa, le tasse che non calano, il lavoro che non c’è, la casta che impone sacrifici agli altri, gli scandali Etruria, Consip, Expo, Mose, Mafia Capitale ecc., la gestione sciagurata dei crac bancari, le aspettative create con promesse così mirabolanti che non avrebbero soddisfatto nessuno neanche se lui le avesse mantenute. E, a gettare altro sale sulle ferite, il mantra del “tutto va ben madama la marchesa” che, lungi dal rincuorare chi sta peggio, lo fa incazzare vieppiù.

Altro che fake news: il vero guaio di Renzi non sono le notizie false, ma quelle vere.



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 28/11/2017, 12:10 
barionu ha scritto:
Altro che fake news: il vero guaio di Renzi non sono le notizie false, ma quelle vere.


[:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 16/01/2018, 10:50 
Merlino

" La maledizione degli uomini è dimenticare . "



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ARTISALL








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Immagine




Mitica Paola Taverna.

Qui si rivolse al babbeo Renzie:

Formato file: php



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 25/01/2018, 10:55 
COPIO ED INCOLLO

da LIBRE IDEE

Se vincerebbe Di Maio, saresse un Hanno Formidabbile…

Scritto il 19/1/18 • nella Categoria: idee • (46)

Se vincerebbe alle elezioni Giggi Di Maio, come dicesse lui medesimo in persona personalmente, saresse una bella svolta per l’Italia prima che per il congiuntivo. Ci facesse uscire dall’euro il lunedì subito dopo il voto, per farci rientrare ogni fine settimana, perché si chiama week-end e dunque sabato e domenica non si può uscire dall’Europa. La stessa cosa facesse per i migranti, li cacciasse d’estate perché fa caldo e sudano troppo e li prendasse d’inverno perché non sanno addove svernare, la gente esce di meno e non si accorge di loro. Poi Di Maio togliesse lavoro ai ricchi per darlo ai poveri, e così via, a vicenza, ogni semestre di sei mesi luna. E daresse l’incientivo a tutti, cani e porci, per smettere di lavorare e diventare tutti cittadini a tempo pieno, col reddito di cittadinanza. Basta titoli di studio, dicesse, non servono a niente, vedi io; siamo tutti semplicemente modestamente grillemente cittadini. Come disse Robe & Spierre, quando prese la Pastiglia, a Barigi. Per essere buoni cittadini bisognasse dedicassi giornemente, dalla mattina alla sera, a fare i cittadini. Senza distrarsi col lavoro e facezie simili.

Di Maio poi si distinguesse da Renzusconi e non aboliresse il canone Rai ma la Rai stessa medesima, salvando invece il canone. La Rai è inutile, il canone serve, eccome che serve. Al posto della tivù vedete la piattaforma, i blog, la rete di casaleggio. Se riceverebbe l’incarico di formattare il governo direttamente dalle mani di Muffarella, seduto sul Quiorinale, Giggino si facesse subito da subito il biglietto da visita di Premier, con la traduzione simultanea nella riga sotto: Presidende del Consiglio, cioè Capo che comanda tutto (così per farsi capire da tutti). Ué guagliù, so’ capataz, dicesse lui appena che giunto nella Città Natale; stamatina offre io, cafè per tutti ma ristretto, perché niende sprechi. Qui si fa li Tagli o si muore, come disse Dazeglio Ciampi incontrando a Teano Corso Vittorio Emanuele. Poi convocasse il popolo sovrano interamente allo Stadio San Paolo di Napoli, dove lui abbi coperto l’ultimo incarico pubblico prima di sacrificassi alla politica, quando fubbe addirittura steward, uè stewuard, mica raccattapalle o usciere. Di prestiggio.

Là, a telecamere riunite, Vespa, Fazio e Annunziata congiundamente, facesse un discorso trilingue al prezzo di una, all’Italia tutta, dalle Alpi all’Appendino, da Venezia al Venezuela (che è la sua provincia). Dichiarasse poi guerra agli sprechi e ai ladri e bombardasse le città corotte, cioè tutte, meno Craco che non ha abitanti. E facesse la più grande rivoluzione nella Capitale: se Roma è una monnezza, soppressiamola e mettiamo in galera i suoi fondatori, Romolo e Remo Cerroni. E al suo posto fondabbimo Raggiopolis, la città da’ Raggi, adaggiata non più su sette colli ma su cinque stelle più due filanti. E fermiamo il Tevere, basta, è uno spreco tutta quell’acqua che score tutto il giorno. Il Papa che andasse a vivere a Santiago o a Santafè, perché qui non ci sono santi; noi non vogliamo più pagare la bolletta della luce eterna, capito? Basta a pagare noi, che saressimo Lo Stato, l’abbonamento a sky e a internet del Vaticano e della preteria; fattiteli tu, Papamobile, hai la Curia che si curia di queste cose. Oltre a Roma, Giggino sopprimesse pure la Regione campana col suo Presidende De Luca che lo accusa ingiustemente d’ignorantità. Per lui suonasse la Campania a morto.

Di Maio poi eliminasse i vitalizzi e le pensioni d’oro sopra i seicento euri al mese, e daresse solo i mortalizi per le vedove dei pensionati morti di fame dopo il taglio delle pensioni. Per i ministri, poi, prendesse gente pescata dalla rete a strascico, ovvero a mentula canis (fatevi tradurre, Di Maio facette il classico, ma scegliette il gusto country). L’importante è che sieno sei uomini, sei donne, due trans, due neri e un canguro (perché i grillini sono aperti alle novità, alle bestie e agli stranieri). Gente sana che non ha mai avuto un curriculum, senza peccato originale, senza fedina penale, senza licenza elementare, senza vaccini, con certificato che non si sono mai sporcati con nessun lavoro, sfaccendati dalla nascita e rimasti puri e disabili fino alla nomina di ministri. Sorteggiati sulla ruota di Rousseau, nel Grilla e Vinci della Sala Bingo 5Stelle. Poi, per sparagnare, usassimo piatti e bicchieri di carta, sempre. E per non inquinare lavassimo e usassimo sempre gli stessi piatti e bicchieri di carta. Così decidette lui medesimamente, o’ Presidende, detto Premier. Se vincerebbe Di Maio tutti a casa i politici di professione, anzi a casa tutte le professioni, anche senza politica. Si salvassimo solo i più migliori, come la Fedeli, perché studiò con Di Maio all’Accademia della Crusca e parlasse la stessa alingua. Se vincerebbe Di Maio saresse un Hanno Formidabile.

(Marcello Veneziani, “Se vincerebbe Di Maio” dal “Tempo” del 19 gennaio 2018, ripreso dal blog di Veneziani).

Se vincerebbe alle elezioni Giggi Di Maio, come dicesse lui medesimo in persona personalmente, saresse una bella svolta per l’Italia prima che per il congiuntivo. Ci facesse uscire dall’euro il lunedì subito dopo il voto, per farci rientrare ogni fine settimana, perché si chiama week-end e dunque sabato e domenica non si può uscire dall’Europa. La stessa cosa facesse per i migranti, li cacciasse d’estate perché fa caldo e sudano troppo e li prendasse d’inverno perché non sanno addove svernare, la gente esce di meno e non si accorge di loro. Poi Di Maio togliesse lavoro ai ricchi per darlo ai poveri, e così via, a vicenza, ogni semestre di sei mesi luna. E daresse l’incientivo a tutti, cani e porci, per smettere di lavorare e diventare tutti cittadini a tempo pieno, col reddito di cittadinanza. Basta titoli di studio, dicesse, non servono a niente, vedi io; siamo tutti semplicemente modestamente grillemente cittadini. Come disse Robe & Spierre, quando prese la Pastiglia, a Barigi. Per essere buoni cittadini bisognasse dedicassi giornemente, dalla mattina alla sera, a fare i cittadini. Senza distrarsi col lavoro e facezie simili.[/highlight]



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MessaggioInviato: 25/01/2018, 16:03 
barionu ha scritto:

Se vincerebbe Di Maio, saresse un Hanno Formidabbile…


Poveracci... non sanno più che pesci prendere... [:305]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 25/01/2018, 17:08 
.. ecco perché ora si sono dati al ..."Pinguino"! [:246]



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Trattativa, i pm: “Nel ’94 Cosa nostra appoggiò Forza Italia. Tra la mafia, Dell’Utri e Berlusconi rapporto paritario”


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All'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, la pubblica accusa è arrivata al punto clou della requisitoria del processo sul patto segreto tra pezzi delle Istituzioni e boss mafiosi: la fine dell'escalation di terrore che ha sconvolto l'Italia tra il 1992 e il 1993. E quindi la nascita della Seconda Repubblica. "Nel 1993 l'ex senatore è reso disponibile a veicolare il messaggio intimidatorio dei mafiosi, cioè fermare le bombe in cambio di norme per l'attenuazione del regime carcerario. Ciò è avvenuto quando si è insediato il primo governo di centrodestra"
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Il rapporto tra Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi e Cosa nostra, definito dalla corte di cassazione come “paritario“. La nascita di Sicilia Libera e l’intenzione dei boss di entrare direttamente in politica. Il cambio di cavallo dei padrini che puntano tutto sulla neonata Forza Italia. E quindi il patto siglato dai boss alla fine del 1993 con l’ex senatore: le stragi si interrompono, tra Stato e mafia torna la pace. È un punto di svolta quello ripercorso nell’udienza numero 209 del processo sulla Trattativa tra pezzi delle Istituzioni e Cosa nostra. All’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, la pubblica accusa è arrivata al punto clou della requisitoria: la fine dell’escalation di terrore che ha sconvolto l’Italia tra il 1992 e il 1993. E quindi la nascita della Seconda Repubblica.

Un passaggio avvenuto per un motivo particolare. Quale? “Alla fine del 1993 Marcello Dell’Utri si è reso disponibile a veicolare il messaggio intimidatorio per conto di Cosa nostra, cioè fermare le bombe in cambio di norme per l’attenuazione del regime carcerario. Ciò è avvenuto quando un nuovo governo si era appena formato, nel marzo del 1994, con la nomina di Silvio Berlusconi alla carica di presidente del consiglio”, ha detto il pm Francesco Del Bene, che rappresenta la pubblica accusa insieme a Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi. Per i pm Dell’Utri – imputato per minaccia a corpo politico dello Stato insieme agli altre sei persone (per Nicola Mancino l’accusa è di falsa testimonianza, per Massimo Ciancimino concorso esterno a Cosa nostra) “aveva un potere ricattatorio su Berlusconi per effetto dei rapporti pregressi“.

Gli anni ’70 e lo stalliere, i soldi della droga – Quali rapporti? Per delinearli i pm partono da lontano. E citano la sentenza definitiva che ha condannato Dell’Utri a sette anni di carcere per concorso esterno. “I giudici hanno scritto – ha detto Del Bene citando le motivazioni del verdetto – che fin dagli anni Settanta Marcello Dell’Utri intratteneva un rapporto paritario con esponenti di Cosa nostra”. Contatti che per i pm “sono proseguiti anche dopo la scomparsa dei boss Mimmo Teresi e Stefano Bontate, suoi iniziali interlocutori, uccisi dai corleonesi di Totò Riina”. Nella requisitoria ha dunque fatto la sua comparsa Vittorio Mangano, il boss di Porta Nuova assunto da Berlusconi e Dell’Utri come stalliere nella villa di Arcore nel 1974. “La presenza di Vittorio Mangano ad Arcore, mafioso del mandamento di Porta Nuova, per il tramite di Dell’Utri, rappresenta la convergenza di interessi tra Berlusconi e Cosa nostra”, dicono i pm, che durante una delle udienze del processo hanno ascoltato anche la deposizione del pentito Gaetano Grado. “Negli anni Settanta – aveva detto il collaboratore di giustizia l’11 giugno del 2015 – portava fiumi di miliardi da Palermo a Milano. Erano soldi del traffico di droga di Cosa nostra che Mangano consegnava a Dell’Utri, poi Dell’Utri li consegnava a Berlusconi che li investiva nelle sue società, mi pare anche per Milano due. La mafia ha bisogno di investire. Siccome i soldi della droga erano talmente tanti che non si sapeva più quanti fossero, Mangano esportava fiumi di denaro su a Milano”.

L’intimidazione: gli attentati alla Standa- Il sostituto procuratore ha poi ricordato gli attentati alla Standa di Catania, che all’epoca era di proprietà di Silvio Berlusconi. Secondo l’accusa gli attentati intimidatori sarebbero cessati solo dopo un accordo tra Cosa nostra e Berlusconi, “attraverso l’intermediazione di Dell’Utri”. Già in una delle scorse udienze, il pm Roberto Tartaglia aveva spiegato. “I boss puntarono all’intimidazione, per poi raggiungere il patto”, disse il magistrato riferendosi proprio gli attentati alla Standa: “Il pentito Malvagna ci ha raccontato che scese un alto dirigente Fininvest per risolvere la questione”. Chi era quell’alto dirigente? “Era Dell’Utri”, ha detto un altro pentito, Maurizio Avola, riferendo di un incontro tra l’ex senatore e il capomafia Nitto Santapaola.

Il rapporto paritario e i Graviano- “La Cassazione ci dice che tra Cosa nostra e Berlusconi e Dell’Utri il rapporto era paritario. Dell’Utri era un nuovo autorevole interlocutore del dialogo con Cosa nostra”, ha continuato il magistrato che poi ha citato le dichiarazioni del pentito Tullio Cannella. “Gli agganci potenti con esponenti politici – aveva detto il collaboratore di giustizia – li avevano i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, boss del mandamento di Brancaccio a Palermo. Erano loro che si occupavano di politica per risolvere e i problemi di Cosa nostra, come la legislazione sui collaboratori di giustizia”. Dichiarazioni che i pm collegano a quelle di Gaspare Spatuzza sulle confidenze ricevute nell’autunno del 1993 da Giuseppe Graviano: “C’è in piedi una situazione che, se andrà a buon fine, ci permetterà di avere tutti i benefici, anche per il carcere”. “Il collaboratore Cannella ha riferito anche che 15 giorni prima della scadenza per la presentazione delle liste elettorali per le politiche del 1994 – ha aggiuntoDel Bene – si rivolse a Leoluca Bagarella per avere la possibilità di inserire un candidato del suo movimento Sicilia Libera nel Polo delle Libertà. Bagarella gli disse che lo avrebbe messo in grado contattare un soggetto per l’inserimento di un candidato per il Pdl. La persona che avrebbe incontrato era Vittorio Mangano“.

Così la mafia votò Forza Italia – Sicilia Libera è il movimento creato su input dello stesso Bagarella, al vertice dei corleonesi nel 1993 dopo l’arresto del cognato Totò Riina. “Il movimento Sicilia Libera ha in sé tutti i protagonisti del reato di attentato a corpo politico dello Stato che contestiamo agli imputati di questo processo. Cosa nostra ha l’esigenza di interloquire direttamente con le istituzioni e Bagarella tenta di farlo con questo movimento politico nel cui statuto vengono inseriti i punti che tanto stanno a cuore alla mafia, tra cui la giustizia e provvedimenti sul mondo carcerario“. Poi, però, succede qualcosa. Succede che alla fine del 1993 lo stesso Bagarella “sa della discesa in campo di Silvio Berlusconi per le politiche del 1994 e decide dirottare il suo sostegno a Forza Italia, e di fatto decide di dare sostegno a Marcello Dell’Utri attraverso i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Così, lascia perdere il Sicilia Libera che aveva fondato e di fatto confluisce in Forza Italia”.

Quello che disse Cancemi – Per la verità, però, a parlare di Berlusconi e Dell’Utri come possibile soluzione ai problemi di Cosa nostra era stato lo stesso Riina già nel giugno del 1992, quando la nascita di Forza Italia era ancora alle primissime battute. A sostenerlo – lo ha ricordato nelle scorse udienze il pm Di Matteo – era stato il pentito Salvatore Cancemi. Nel corso della riunione del giugno ’92, “Riina si prese la responsabilità di eliminare Paolo Borsellino“. Nella stessa circostanza aggiunse che “andava coltivato il rapporto con Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri“. “Non è un racconto del relato ma proviene dalla voce di un autorevole capomafia”, aveva detto Di Matteo. Le dichiarazioni di Cancemi, secondo l’accusa, riscontrano quanto detto in carcere da Giuseppe Graviano. Intercettazioni che hanno fatto riaprire le indagini su Berlusconi e Dell’Utri come mandanti delle stragi e che sono state al centro di un acceso dibattito processuale tra accusa e difesa.

L’opinione di Riina – Anche Riina era stato intercettato in carcere dalla procura di Palermo. E quelle registrazioni sono state lette in aula dal pm Del Bene. “Berlusconi era una persona inaffidabile mentre Marcello dell’Utri era una persona seria che ha mantenuto la sua parola”, ha detto il magistrato riferendosi alle confidenze fatte dal copo dei capi al codetenuto Alberto Lo Russo. “Riina considerava Dell’Utri una persona seria, dalla sua parte, che ha mantenuto la parola data. Oppure Riina è ritenuto un boss solo per tenerlo al 41bis mentre poi, quando parla, viene considerato rincoglionito?”, ha aggiunto ancora il pm alla fine della settima udienza dedicata all’esposizione della requisitoria. La cui fine è prevista per domani quando i quattro magistrati esporranno davanti alla corte d’Assise le richieste di pena. Sarà anche l’ultima udienza per Di Matteo eDel Bene: promossi alla procura nazionale antimafia sono stati applicati al processo sulla Trattativa solo fino alla fine della requisitoria. Sono anche gli unici due magistrati che seguono l’inchiesta dall’inizio: dal 2008 con le prime iscrizioni del registro degli indagati. Dieci anni dopo il processo sul patto segreto che avrebbe portato uomini delle istituzioni a sedere allo stesso tavolo della piovra è alle battute finali.
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VOTO ?

USATO SICURO !



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MessaggioInviato: 31/01/2018, 17:45 

5 STELLE



DAI MURI DEL 77















CHI DISTRUGGE LA PASSIONE



FA SOLO NASCERE



LA PASSIONE DI DISTRUGGERE





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Ci vuole tempo.

E moooooooolta pazienza.

Ma abbiamo tutto il tempo che vogliamo.





FINCHE' CI SIAMO NOI CI SARA' UFOFORUM










COMBATTO. QUINDI ESISTO .



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zio ot e Wallace Artisall

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MessaggioInviato: 11/02/2018, 19:43 
ArTisAll ha scritto:
Appello alle sanguisughe dei partiti: prima di parlare versate 23 milioni di euro qui IT61Z0100003245348018369300


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di MoVimento 5 Stelle
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I portavoce del MoVimento 5 Stelle in Parlamento in questi 5 anni si sono tagliati lo stipendio e hanno restituito oltre 25 milioni di euro. Oltre 1 milione e mezzo al fondo di ammortamento dei titoli di stato e oltre 23 milioni al fondo per il Microcredito. Fino a oggi tutti i giornaloni e tutti i deputati e senatori facevano finta che questo non fosse mai avvenuto, anzi dicevano che non era vero, che eravamo come gli altri e qua e là. Le loro solite balle. Andate a rivedervi le loro dichiarazioni. Oggi però qualcosa è cambiato. I principali giornali hanno pubblicato una tabella con i versamenti effettuati alla banca in cui c'è scritto e certificato che noi abbiamo versato per l'appunto oltre 23 milioni. Ma hanno trovato qualcosa: mancano circa 200.000 euro (ossia poco meno dell'1%) rispetto a quanto dichiarato sul nostro sito tirendiconto.it.

Una parte di questi soldi, come abbiamo detto, derivano dalle mancate restituzioni di due portavoce del MoVimento, Martelli e Cecconi, che hanno già provveduto a saldare quanto dovuto e hanno anche annunciato che rinunceranno all'elezione per questa mancanza nei confronti dei nostri iscritti. Una scelta che noi abbiamo giudicato positiva visto che nessuna legge li obbligava nè a restituire i soldi nè a rinunciare a un seggio sicuro in Parlamento. Un'altra parte dei soldi mancanti molto probabilmente invece è dovuto a una questione di contabilizzazione: i versamenti effettuati negli ultimi 15-20 giorni che risultano nel nostro sito potrebbero ancora non essere stati contabilizzati nel conto del Ministero e da ciò risulta la discrepanza. Da parte nostra continueremo con le restituzioni di questi ultimi mesi e nel caso ci fosse qualcun altro non ancora in regola ci comporteremo di conseguenza.

Quello che oggi i giornali hanno certificato è che noi abbiamo restituito oltre 23 milioni di euro e i nostri portavoce non sono certo morti di stenti, ma hanno contribuito a far avviare oltre 7.000 nuove imprese grazie al fondo per il microcredito. Partiti come il Pd, che avevano il doppio dei nostri parlamentari avrebbero potuto contribuire con oltre 50 milioni di euro e far nascere oltre 15.000 imprese, invece se li sono tenuti tutti, insieme a milioni di finanziamenti pubblici e al vitalizio e all'auto blu e all'assegno di fine mandato. Sono delle sanguisughe capaci di arraffare il più possibile e distruggere la vita degli italiani con leggi inique e ad uso e consumo di parenti e amici, mai dei comuni cittadini.

Le Iene vogliono fare un servizio domani dove raccontano questa storia e per noi va bene così, anzi le ringraziamo: sarà uno spot al MoVimento 5 Stelle. Non chiederemo che vengano bloccati i loro servizi, quello è un vizio del segretario del Pd che aveva bloccato il servizio de le iene sulle sue spese pazze o quando bloccarono quello sullo scandalo del gioco d'azzardo sempre con la scusa della par condicio.

Infine un appello a tutte le sanguisughe dei partiti che sono lì da 20 anni, anzichè continuare a rendervi ridicoli versate 145.000 euro a testa (che è il versamento medio di un portavoce del MoVimento 5 Stelle) a questo IBAN: IT61Z0100003245348018369300. Con questi soldi i cittadini italiani potranno aprire migliaia di imprese come è stato possibile grazie a noi. Nei prossimi giorni sul blog racconteremo le storie di alcune di queste persone che hanno potuto aprire un'attività grazie ai nostri 23 milioni di euro. Era il migliore spot che potevate farci. Grazie.
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Fonte



Cita:
I portavoce del MoVimento 5 Stelle in Parlamento in questi 5 anni si sono tagliati lo stipendio e hanno restituito oltre 25 milioni di euro.



Il MoVimento 5 Stelle si sbaglia.
Anche le altre forze polotiche hanno restituito oltre 25 milioni di euro.

Vero?

Formato file: php



E figuriamoci. Soprattutto il PD.




QUESTI SONO FATTI !


Gli altri fanno solo le chiacchiere che hanno fatto negli ultimi 30 anni .

Branco di ladri , papponi, zoccole, truffatori e clericaglia ,


IO VOTO 5 STELLE .


Strepitosa la gif di Artisall ... [:297]


zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: La
MessaggioInviato: 11/02/2018, 19:58 
Ma te devono paga' bene me sa ...!

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