Com’è percepita l’Italia all’estero? Cosa pensano di noi? Panoramica
Marzo 12, 2009 di Redazione
La bella penna di Luna De Bartolo ci racconta come negli altri Paesi sono state “lette” e riportate le vicende che si sono verificate da noi (o che ci hanno in qualche modo riguardato) negli ultimi mesi. E come viene interpretato il nostro attuale stato delle cose interno (ad esempio rispetto alla giustizia). Un modo per ripercorrere gli ultimi eventi di casa nostra. Aprendo gli occhi su come altre mentalità, altri punti di vista guardano alla nostra realtà.
Nella foto, testata del Financial Times
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di Luna DE BARTOLO
Una periodica disamina critica degli articoli riguardanti il nostro paese e pubblicati sulla stampa estera può, senza alcun dubbio, fornire strumenti utili per meglio comprendere il funzionamento del meccanismo-Italia: il vaglio di una pluralità di punti di vista è un principio basilare per quanti intendano tentare un’analisi che tenga conto della dimensione europea e globale di cui siamo partecipi come attori ed osservatori e dalla quale, si auspica, possa emergere un continuo impulso al confronto civile.
Se, non di rado, la tentazione di appiattire la complessità sociale italiana in stereotipi e rappresentazioni folkloristiche è forte, capita spesso di trovarsi di fronte ad analisi estremamente lucide.
È evidente, comunque, che il nostro paese non sta godendo del favore della stampa estera: la tendenza generale è propensa a descrivere l’Italia come una nazione fortemente conservatrice, tradizionalista e riluttante nel sottrarre lo Stato laico all’ingerenza esercitata dal Vaticano; la percezione di una diffusa inclinazione nazionale alla frode, al raggiro della legge, è un (pre)giudizio molto radicato e viene spesso posto l’accento sulla scarsa credibilità percepita dai cittadini nei confronti delle istituzioni, presentando quindi il nostro popolo come rassegnato, incapace di produrre un cambiamento.
Ponendo l’accento sui casi più recenti, hanno avuto vastissima eco all’estero la condanna dell’avvocato inglese David Mills e il “caso” Englaro, ma sono state spese molte parole circa la crisi del Partito Democratico (o della sinistra in senso lato), le discusse “ronde cittadine” e le ultime gaffes verbali del Presidente del Consiglio Berlusconi.
Sulla reazione dei media e dell’opinione pubblica italiana a seguito della sentenza di primo grado nei confronti di Mills, lo sbigottimento è stato unanime: The Indipendent, ad esempio, parla di un “non-evento”; BBC News scrive: “Immaginate la stessa situazione in altri paesi, dove il capo di un Governo è coinvolto in un’enorme truffa per corruzione. Non ci si potrebbe neanche muovere fuori dal tribunale a causa dei microfoni e degli obiettivi delle telecamere”; l’olandese Volkskrant nota come “L’ANSA ha rimosso dal suo sito internet la notizia della condanna di Mills già la sera stessa. Il telegiornale del primo canale italiano ha riportato la notizia solo dopo 19 minuti. L’argomento è durato esattamente un minuto. Il notiziario dell’emittente di Berlusconi “Rete 4#8243; ha completamente ignorato il tema”.
Circa il caso Englaro, posizioni molto critiche nei confronti della possibile emanazione di un decreto legge, in opposizione ad una sentenza che andava ad inserirsi in un vuoto legislativo, si sono affiancate alle perplessità circa lo spazio concesso ai rappresentanti della Chiesa Cattolica nella vicenda ed alla mancanza di discrezione nei confronti delle persone direttamente coinvolte. Le obiezioni più dure sono arrivate dalla stampa olandese (in Olanda l’eutanasia è legale) e spagnola. Il francese Le Monde commenta: “Strumentalizzata, ridotta alle dimensioni di una disputa fra i “partigiani della vita” - il campo dei cattolici - e i “partigiani della morte” - il campo dei laici -, la controversia ha permesso alla Chiesa italiana e al Vaticano di dare prova della loro potenza. “La legge di Dio è superiore a quella degli uomini”, ha persino teorizzato l’arcivescovo di Torino, senza che nessuno al governo se ne sentisse turbato”, mentre il berlinese Der Tagesspiegel conclude: “Non si è trattato di dare un aiuto - sono anni che si attende una legge sul testamento biologico. Si è trattato invece delle prove generali, a spese del corpo indifeso della Englaro, per verificare quanto labili siano i confini dello Stato di Diritto”.
Un recente, discusso, servizio a firma di Alexander Stille e pubblicato sul giornale tedesco Süddeutsche Zeitung, dal titolo “Sempre più a fondo”, analizza la situazione politica italiana contemporanea. Attraverso un excursus che parte dalle battute del nostro Presidente sul Cpt di Lampedusa e l’abbronzatura di Obama, passando per le intercettazioni che lo coinvolsero insieme ad Agostino Saccà e i bigliettini scritti in Parlamento all’indirizzo di due giovani deputate, fino ad arrivare al conflitto d’interessi ed agli innumerevoli processi subiti, l’analisi punta poi il dito contro il passato governo Prodi, travagliato nella sua composizione estremamente eterogenea, capace solo di far passare un’amnistia generale, di assistere indolente alla spazzatura che andava accumulandosi a Napoli e continuamente intenta a “litigare in pubblico”; quindi, commenta: “Gli elettori non hanno riscontrato praticamente alcuna differenza tra destra e sinistra e hanno cominciato a considerare la politica nella sua interezza come una casta che si occupa soprattutto della sua auto-conservazione e si distribuisce privilegi straordinari e eccessive prebende”. Seguono cifre scandalose sulla lentezza del sistema giudiziario italiano: “La durata media dei procedimenti per violazione di contratto è in Italia di 1210 giorni (quasi quattro anni), in Spagna (al secondo posto come paese in questo senso) è di 515, quindi nemmeno la meta’, in Francia 331 e in Gran Bretagna di soli 217 giorni. In Italia, ci vogliono inimmaginabili novanta mesi, quasi otto anni, per poter sfrattare di casa un affittuario inadempiente. In Gran Bretagna sono necessari circa dieci mesi, in Francia 17 e sei mesi in Danimarca”. Numeri che insinuano il sospetto che tale sistema sia stato lucidamente progettato: “La moltiplicazione delle procedure amministrative, la concessione di licenze, regolamenti e strozzature burocratiche crea un numero estremamente elevato di leve con cui il governo puo’ controllare, ritardare, o seppellire prima possibile qualsiasi progetto. Ciascuno di questi passi è un’opportunità per l’esercizio del potere e del nepotismo, per la richiesta e la concessione di favori. Un’autostrada, il cui costo di costruzione raddoppia in via di esecuzione, ha grandi vantaggi - non solo per i politici che percepiscono mazzette, ma anche per tutti coloro che ci lavorano. Ovvio: per il resto del paese questo porta solo svantaggi. Costringendo i suoi cittadini a delle infrastrutture scadenti, tasse alte, cattivi servizi e di un sistema che e’ diventato l’esatto contrario di una societa’ dei servizi”.
Concludiamo questa piccola rassegna con la domanda che si pone una firma del tedesco Tagesspiegel: “Era un grande amore. Sembrava indistruttibile. Ah, Italia - dov’è finito il tuo fascino?”.
Luna De Bartolo
http://www.ilpolitico.it/?p=4319