Povera Italia..
Inviato: 16/03/2010, 16:15
Ecco come i nostri beneamati politici hanno trasformato il Bel Paese....
L’Italia è ormai ridotta ad una via di mezzo tra la Grecia e la Bulgaria
Possiamo anche ignorarli, gli opinionisti stranieri, quando riservano al nostro paese quelle articolesse tranchant e zeppe di pregiudizi che paiono scritte sotto dettatura da un cronista dell’Unità. Non possiamo ignorarli, però, i giornali stranieri quando del nostro paese cominciano a parlare come di una minaccia alla democrazia europea.
Perché se si sparge la voce che l’Italia è ormai ridotta ad una via di mezzo tra la Grecia e la Bulgaria, una specie di regime putiniano, oltretutto a rischio default, hai voglia a replicare con dotte interpretazioni storico-politologiche sul peculiare rapporto tra gli italici cittadini e le italiche istituzioni. Un pensierino su quello che sta succedendo sulla stampa straniera in queste ultime settimane, dunque, io lo farei.
Per dire, scrive di noi Dominique Moïsi, consigliere dell’Ifri (Institut français des relations internationals), su Les Echos – testata francese liberal-capitalista. Dice Moïsi che di fronte al fallimento dello Stato di diritto in Italia – le leggi ad personam, il cambiamento delle regole a partita avviata… – l’Europa dovrebbe intervenire come fece nel 2000 quando la vittoria di Jörg Haider in Austria pose il problema della violazione dei valori democratici comunitari.
Scrive di noi il Financial Times. E di che parla la bibbia del capitalismo globale? Parla dei derivati che strangolano centinaia di Comuni italiani, più o meno con lo stesso potenziale distruttivo che ha appena costretto la Grecia al semi-default.
Scrive di noi pure il Guardian – celebre testata liberal-progressista britannica – che racconta la storia di Walter Litvinenko, padre di Alexander (ricordate? La spia russa anti-Putin avvelenata a Londra col polonio). Ebbene, il povero Walter spiega di essersi trasferito in Italia, dopo la morte del figlio, confidando nell’asilo politico che invece gli viene negato. E non solo – racconta il nostro – le autorità gli negano il riconoscimento di perseguitato dal regime proto-Kgb, ma gli chiudono pure, apparentemente senza motivo, il ristorante che aveva aperto con la famiglia in quel di Rimini.
Secondo il signor Litvinenko, il problema è politico. O meglio, il problema è l’Italia del Berlusconi-miglior-amico-di-Putin. Che, appunto, le stesse autorità britanniche sospettano di essere il mandante dell’omicidio del figlio. E pure per Paolo Guzzanti – anch’egli audito dai reporter inglesi – la ragione per cui il governo italiano ha negato ai Litvinenkos l’italico asilo è perché l’idea che Berlusconi ha della democrazia non è che una reinterpretazione apicellian-mignottara del regime liberofobico di putiniana creazione.
Un’opinione, ovviamente. Non ci sono prove. Salvo il lettone, l’endorsement del nostro premier al dittatore bielorusso, il business energetico italo-russo siglato dal nostro governo in sfregio al gasdotto “democratico” europeo, l’empatica sinergia con la via libica alle relazioni euro-internazionali…
A proposito, contemporaneamente sulle medesime testate si inneggia al successo delle elezioni in Iraq: una vittoria della democrazia, si dice.
Fonte: thefrontpage.it
L’Italia è ormai ridotta ad una via di mezzo tra la Grecia e la Bulgaria
Possiamo anche ignorarli, gli opinionisti stranieri, quando riservano al nostro paese quelle articolesse tranchant e zeppe di pregiudizi che paiono scritte sotto dettatura da un cronista dell’Unità. Non possiamo ignorarli, però, i giornali stranieri quando del nostro paese cominciano a parlare come di una minaccia alla democrazia europea.
Perché se si sparge la voce che l’Italia è ormai ridotta ad una via di mezzo tra la Grecia e la Bulgaria, una specie di regime putiniano, oltretutto a rischio default, hai voglia a replicare con dotte interpretazioni storico-politologiche sul peculiare rapporto tra gli italici cittadini e le italiche istituzioni. Un pensierino su quello che sta succedendo sulla stampa straniera in queste ultime settimane, dunque, io lo farei.
Per dire, scrive di noi Dominique Moïsi, consigliere dell’Ifri (Institut français des relations internationals), su Les Echos – testata francese liberal-capitalista. Dice Moïsi che di fronte al fallimento dello Stato di diritto in Italia – le leggi ad personam, il cambiamento delle regole a partita avviata… – l’Europa dovrebbe intervenire come fece nel 2000 quando la vittoria di Jörg Haider in Austria pose il problema della violazione dei valori democratici comunitari.
Scrive di noi il Financial Times. E di che parla la bibbia del capitalismo globale? Parla dei derivati che strangolano centinaia di Comuni italiani, più o meno con lo stesso potenziale distruttivo che ha appena costretto la Grecia al semi-default.
Scrive di noi pure il Guardian – celebre testata liberal-progressista britannica – che racconta la storia di Walter Litvinenko, padre di Alexander (ricordate? La spia russa anti-Putin avvelenata a Londra col polonio). Ebbene, il povero Walter spiega di essersi trasferito in Italia, dopo la morte del figlio, confidando nell’asilo politico che invece gli viene negato. E non solo – racconta il nostro – le autorità gli negano il riconoscimento di perseguitato dal regime proto-Kgb, ma gli chiudono pure, apparentemente senza motivo, il ristorante che aveva aperto con la famiglia in quel di Rimini.
Secondo il signor Litvinenko, il problema è politico. O meglio, il problema è l’Italia del Berlusconi-miglior-amico-di-Putin. Che, appunto, le stesse autorità britanniche sospettano di essere il mandante dell’omicidio del figlio. E pure per Paolo Guzzanti – anch’egli audito dai reporter inglesi – la ragione per cui il governo italiano ha negato ai Litvinenkos l’italico asilo è perché l’idea che Berlusconi ha della democrazia non è che una reinterpretazione apicellian-mignottara del regime liberofobico di putiniana creazione.
Un’opinione, ovviamente. Non ci sono prove. Salvo il lettone, l’endorsement del nostro premier al dittatore bielorusso, il business energetico italo-russo siglato dal nostro governo in sfregio al gasdotto “democratico” europeo, l’empatica sinergia con la via libica alle relazioni euro-internazionali…
A proposito, contemporaneamente sulle medesime testate si inneggia al successo delle elezioni in Iraq: una vittoria della democrazia, si dice.
Fonte: thefrontpage.it