Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 227 messaggi ]  Vai alla pagina 1, 2, 3, 4, 5 ... 16  Prossimo
Autore Messaggio

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio: BOSSI E BERLUSCONI
MessaggioInviato: 01/04/2010, 13:48 
Lo ritengo il nodo cruciale dell' attuale momento politico.
Per questo apro un topic dedicato.


Bossi, che all' inizio mi piaceva moltissimo , tanto che, è una cosa che ho già detto, ai tempi sono stato un convinto Leghista per quasi un anno,

si esprimeva così :




http://www.youtube.com/watch?v=vUDFaYKTCPo

http://www.youtube.com/watch?v=1vSgONXTD-o

http://www.youtube.com/watch?v=jS9e9R6Cl04


Poi, è successo qualcosa .

Indaghiamo.



DA IL FATTO QUOTIDIANO



L’ASSE PADANO DEI SOLDI


Dal salvataggio della banca padana al mistero dei 70 miliardi


Così Berlusconi si è garantito la fedeltà di Bossi


di Gianni Barbacetto




“Io sono uno dei pochi che non ha mai chiesto né una lira né un
aiuto a Berlusconi”.


Le parole dette il 20 marzo da Umberto Bossi, sul palco della
“festa dell’amore” in piazza San Giovanni a Roma, risaltano di più
oggi, dopo che la Lega è diventata l’azionista più forte del
centrodestra: il Carroccio è ormai il 31 per cento dell’alleanza, un
terzo dello schieramento. Adesso alza il prezzo, sa che può chiedere
di più.


È iniziata “la battaglia più insidiosa”, come la chiama Ignazio La
Russa: quella interna al centrodestra. Ma fino a che punto Bossi può
tirare la corda? Il patto tra Umberto e Silvio è destinato a durare? E
che tipo di patto è?


IL PATTO. Nasce nei primi mesi del 2000. Prima, la Padania, il
quotidiano della Lega, chiamava Berlusconi “il mafioso di Arcore”. E
pubblicava con grande evidenza (era l’agosto 1998) dieci domande
sull’odore dei soldi e sulle imbarazzanti relazioni siciliane del
fondatore di Forza Italia. Con il nuovo millennio, il clima cambia.
Bossi e Berlusconi siglano un patto di ferro che li porterà al trionfo
elettorale del 2001. “L’accordo potrebbe essere raggiunto in tempi
brevi. Si può dire che è stato raggiunto, in parte è già scritto”,
dichiara Bossi a Repubblica già il 27 gennaio 2000. “Ma lo avete
depositato del notaio, come scrive qualcuno?”, gli chiede
l’intervistatore.

Il leader della Lega nega: “A che cosa serve il
notaio in politica? Sono cose da matti, invenzioni fantasiose”. Eppure
la notizia dell’esistenza di un patto scritto, depositato da un
notaio, circola da subito. E arriva dall’interno della Lega. Qualcuno
favoleggia di un accordo con una parte anche finanziaria: debiti
appianati, bilanci risanati. “Cose da matti, invenzioni fantasiose”,
come dice Bossi. Qualche anno dopo, si saprà che all’esistenza di quel
patto scritto credeva anche la security Telecom guidata da Giuliano
Tavaroli, che lo ha cercato a lungo. Quando nel 2007 arrestano un
collaboratore di Tavaroli, il giornalista di Famiglia cristiana
Guglielmo Sasinini, tra i documenti che gli sequestrano ci sono anche
appunti sul presunto patto Berlusconi-Bossi: “In quel periodo
pignorata per debiti la casa di Bossi”.

E poi: “70 miliardi dati da
Berlusconi a Bossi in cambio della totale fedeltà”. “Debiti già
ripianati con 70 mld”. E ancora: “Notaio milanese?”. Segue anche il
nome “Tre-monti”, senza però alcun dettaglio né legame con il presunto
accordo. Bossi non si scompone: “Figurarsi! Una balla spazia-le .
Berlusconi è uno che non tira fuori un soldo nemmeno per pagare i
manifesti elettorali... figurarsi se tira fuori dei soldi per la
Lega!”.


L’AMICO FIORANI. Ma i soldi per la Lega qualcuno li ha tirati
fuori. E ne è restata traccia. È Gianpiero Fiorani, il banchiere della
Popolare di Lodi che nel 2005 guida gli assalti dei furbetti del
quartierino. È lui che salva la Lega arrivata a un passo dalla
bancarotta. Mai stati gran finanzieri, quelli del Carroccio. Nel 1998
una decina di leghisti di spicco, tra cui il tesoriere Maurizio
Balocchi e l’ex sottosegretario Stefano Stefani, investono in un
villaggio turistico in Croazia che si rivela un flop e finiscono
diritti dentro un’inchiesta per bancarotta fraudolenta.


Fanno peggio quando cercano di diventare banchieri.


S’inventano la Credieuronord, un piccolo istituto di credito messo
su nel 2000. Primo nome: Credinord. “Ci hanno fatto cambiare nome,
pazienza se ci è toccato mettere di mezzo l’euro, l’importante è che
sarà una grande banca”, dichiara un Bossi pieno di speranza. Poi
comincia una struggente campagna di proselitismo, che chiede ai
militanti leghisti di mettere mano al portafoglio per contribuire al
successo della nuova “banca padana”.


Vengono aperti un paio di sportelli a Milano e uno a Treviso, ma
dura poco. Fidi importanti vengono concessi, senza troppe garanzie, a
pochi clienti eccellenti, tra cui la moglie dell’ex calciatore Franco
Baresi. Finanziamenti facili sono concessi alla Bingo.net #8201; del
tesoriere della Lega Maurizio Balocchi. In breve: Credieuronord
collassa. E conquista il record di essere l’unica banca al mondo che
in soli tre anni riesce a perdere quasi per intero il capitale
sociale. Le azioni pagate 25 euro l’una alla fine dell’avventura
crollano a 2,16 euro. Bruciati oltre 10 milioni. I capi leghisti
rischiano, con la bancarotta, di rimetterci la faccia e magari anche
i patrimoni. Ma arriva il salvatore: Gianpiero Fiorani. Dieci anni
prima era stata la sua Banca popolare di Lodi a concedere alla Lega il
mutuo che aveva permesso al partito di comprare la sede di via
Bellerio a Milano. Nel 2004, con la regia del governatore di
Bankitalia Antonio Fazio, compra Credieuronord e annega i debiti della
banchetta leghista nell’accogliente pancia della Popolare di Lodi.
Erano clienti di Credieuronord, nonché leghisti convinti e sostenitori
di Bossi, anche i fratelli Angelino e Caterino Borra, grandi
collezionisti di armi, ritrovate in enormi e misteriosi capannoni in
provincia di Pavia. I Borra sono i proprietari della storica Radio
101, l’ex Radio Milano International, one-o-one: la loro emittente
precipita nel buco nero di un crac. Aggravato dal fatto che, per
tentare di far quadrare i conti, Caterino Borra e la sua compagna
Carmen Gocini, curatrice fallimentare per il Tribunale di Milano,
sottraggono 35 milioni di euro alle aziende affidate dal Tribunale a
Gocini e li riciclano in parte proprio attraverso la banca della Lega.


Brutte storie, le storie di soldi delle Lega. Del Carroccio
sappiamo quasi tutto, storia, politica, ideologia, passioni,
intemperanze... Le sue finanze restano però un oggetto in gran parte
misterioso. Su questo sfondo opaco, non è dunque così strano che
possano attecchire le leggende di patti segreti che legano per la vita
il Silvio e l’Umberto. “Cose da matti, invenzioni fantasiose”: parola
di Bossi.



zio ot



_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 639
Iscritto il: 24/07/2009, 14:21
Località: ancona
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 01/04/2010, 14:23 
[:255] si si fa tanto l'alberto da giussano e poi vengono fuori ste storie....il mafioso di arcore.....poi,incredibilmente tutto dimenticato,hehehehehe il potere della filigrana hehehe che fa perdere la memoria....secondo me bossi dovrebbe essere sottoposto a visita medica perchè non è piu' completamente lucido,dico davvero...


Top
 Profilo  
 

Rettiloide
Rettiloide

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 3962
Iscritto il: 08/07/2009, 23:30
Località: Brescia
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 01/04/2010, 15:12 
Tanto adesso c'è la trota ... muahah ... consigliere regionale eletto con quasi 20.000 preferenze, prossimo assessore alle 'varie ed eventuali' (tre urrà per Palmiro Cangini (Paolo Cevoli) che fece scuola a RoccoFritto Superiore!).

Oh missignur [:255]



_________________
eSQueL (case sensitive)
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/04/2010, 12:58 
Invito il portavoce della Lega a ufoforum ad esprimersi ...

Ad Armando con stima. [8D]

zio ot [;)]



_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/04/2010, 14:07 


LA LEGA E LA RU486 ...


http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... le=2465615



MA ANCORA DI PIU' VI INVITO A LEGGERE :


http://www.repubblica.it/2007/10/sezion ... i-ior.html


Scandali, affari e misteri


tutti i segreti dello Ior



di CURZIO MALTESE





CHIESA cattolica è l'unica religione a disporre di una dottrina sociale, fondata sulla lotta alla povertà e la demonizzazione del danaro, "sterco del diavolo". Vangelo secondo Matteo: "E' più facile che un cammello passi nella cruna dell'ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". Ma è anche l'unica religione ad avere una propria banca per maneggiare affari e investimenti, l'Istituto Opere Religiose.

La sede dello Ior è uno scrigno di pietra all'interno delle mura vaticane. Una suggestiva torre del Quattrocento, fatta costruire da Niccolò V, con mura spesse nove metri alla base. Si entra attraverso una porta discreta, senza una scritta, una sigla o un simbolo.

Soltanto il presidio delle guardie svizzere notte e giorno ne segnala l'importanza. All'interno si trovano una grande sala di computer, un solo sportello e un unico bancomat. Attraverso questa cruna dell'ago passano immense e spesso oscure fortune. Le stime più prudenti calcolano 5 miliardi di euro di depositi.

La banca vaticana offre ai correntisti, fra i quali come ha ammesso una volta il presidente Angelo Caloia "qualcuno ha avuto problemi con la giustizia", rendimenti superiori ai migliori hedge fund e un vantaggio inestimabile: la totale segretezza. Più impermeabile ai controlli delle isole Cayman, più riservato delle banche svizzere, l'istituto vaticano è un vero paradiso (fiscale) in terra. Un libretto d'assegni con la sigla Ior non esiste. Tutti i depositi e i passaggi di danaro avvengono con bonifici, in contanti o in lingotti d'oro. Nessuna traccia.

Da vent'anni, quando si chiuse il processo per lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo Ior è un buco nero in cui nessuno osa guardare. Per uscire dal crac che aveva rovinato decine di migliaia di famiglie, la banca vaticana versò 406 milioni di dollari ai liquidatori. Meno di un quarto rispetto ai 1.159 milioni di dollari dovuti secondo l'allora ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta.

Lo scandalo fu accompagnato da infinite leggende e da una scia di cadaveri eccellenti. Michele Sindona avvelenato nel carcere di Voghera, Roberto Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, il giudice istruttore Emilio Alessandrini ucciso dai colpi di Prima Linea, l'avvocato Giorgio Ambrosoli freddato da un killer della mafia venuto dall'America al portone di casa.

Senza contare il mistero più inquietante, la morte di papa Luciani, dopo soli 33 giorni di pontificato, alla vigilia della decisione di rimuovere Paul Marcinkus e i vertici dello Ior. Sull'improvvisa fine di Giovanni Paolo I si sono alimentate macabre dicerie, aiutate dalla reticenza vaticana. Non vi sarà autopsia per accertare il presunto e fulminante infarto e non sarà mai trovato il taccuino con gli appunti sullo Ior che secondo molti testimoni il papa portò a letto l'ultima notte.


Era lo Ior di Paul Marcinkus, il figlio di un lavavetri lituano, nato a Cicero (Chicago) a due strade dal quartier generale di Al Capone, protagonista di una delle più clamorose quanto inspiegabili carriere nella storia recente della chiesa. Alto e atletico, buon giocatore di baseball e golf, era stato l'uomo che aveva salvato Paolo VI dall'attentato nelle Filippine. Ma forse non basta a spiegare la simpatia di un intellettuale come Montini, autore della più avanzata enciclica della storia, la Populorum Progressio, per questo prete americano perennemente atteggiato da avventuriero di Wall Street, con le mazze da golf nella fuoriserie, l'Avana incollato alle labbra, le stupende segreterie bionde e gli amici di poker della P2.

Con il successore di papa Luciani, Marcinkus trova subito un'intesa. A Karol Wojtyla piace molto quel figlio di immigrati dell'Est che parla bene il polacco, odia i comunisti e sembra così sensibile alle lotte di Solidarnosc. Quando i magistrati di Milano spiccano mandato d'arresto nei confronti di Marcinkus, il Vaticano si chiude come una roccaforte per proteggerlo, rifiuta ogni collaborazione con la giustizia italiana, sbandiera i passaporti esteri e l'extraterritorialità.

Ci vorranno altri dieci anni a Woytjla per decidersi a rimuovere uno dei principali responsabili del crac Ambrosiano dalla presidenza dello Ior. Ma senza mai spendere una parola di condanna e neppure di velata critica: Marcinkus era e rimane per le gerarchie cattoliche "una vittima", anzi "un'ingenua vittima".

Dal 1989, con l'arrivo alla presidenza di Angelo Caloia, un galantuomo della finanza bianca, amico e collaboratore di Gianni Bazoli, molte cose dentro lo Ior cambiano. Altre no. Il ruolo di bonificatore dello Ior affidato al laico Caloia è molto vantato dalle gerarchie vaticane all'esterno quanto ostacolato all'interno, soprattutto nei primi anni. Come confida lo stesso Caloia al suo diarista, il giornalista cattolico Giancarlo Galli, autore di un libro fondamentale ma introvabile, Finanza bianca (Mondadori, 2003).

"Il vero dominus dello Ior - scrive Galli - rimaneva monsignor Donato De Bonis, in rapporti con tutta la Roma che contava, politica e mondana. Francesco Cossiga lo chiamava Donatino, Giulio Andreotti lo teneva in massima considerazione. E poi aristocratici, finanzieri, artisti come Sofia Loren. Questo spiegherebbe perché fra i conti si trovassero anche quelli di personaggi che poi dovevano confrontarsi con la giustizia. Bastava un cenno del monsignore per aprire un conto segreto".

A volte monsignor De Bonis accompagnava di persona i correntisti con i contanti o l'oro nel caveau, attraverso una scala, in cima alla torre, "più vicino al cielo". I contrasti fra il presidente Caloia e De Bonis, in teoria sottoposto, saranno frequenti e duri. Commenta Giancarlo Galli: "Un'aurea legge manageriale vuole che, in caso di conflitto fra un superiore e un inferiore, sia quest'ultimo a soccombere. Ma essendo lo Ior istituzione particolarissima, quando un laico entra in rotta di collisione con una tonaca non è più questione di gradi".

La glasnost finanziaria di Caloia procede in ogni caso a ritmi serrati, ma non impedisce che l'ombra dello Ior venga evocata in quasi tutti gli scandali degli ultimi vent'anni. Da Tangentopoli alle stragi del '93 alla scalata dei "furbetti" e perfino a Calciopoli. Ma come appare, così l'ombra si dilegua. Nessuno sa o vuole guardare oltre le mura impenetrabili della banca vaticana.

L'autunno del 1993 è la stagione più crudele di Tangentopoli. Subito dopo i suicidi veri o presunti di Gabriele Cagliari e di Raul Gardini, la mattina del 4 ottobre arriva al presidente dello Ior una telefonata del procuratore capo del pool di Mani Pulite, Francesco Saverio Borrelli: "Caro professore, ci sono dei problemi, riguardanti lo Ior, i contatti con Enimont...". Il fatto è che una parte considerevole della "madre di tutte le tangenti", per la precisione 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro, è transitata dallo Ior.

Sul conto di un vecchio cliente, Luigi Bisignani, piduista, giornalista, collaboratore del gruppo Ferruzzi e faccendiere in proprio, in seguito condannato a 3 anni e 4 mesi per lo scandalo Enimont e di recente rispuntato nell'inchiesta "Why Not" di Luigi De Magistris. Dopo la telefonata di Borrelli, il presidente Caloia si precipita a consulto in Vaticano da monsignor Renato Dardozzi, fiduciario del segretario di Stato Agostino Casaroli. "Monsignor Dardozzi - racconterà a Galli lo stesso Caloia - col suo fiorito linguaggio disse che ero nella ********** e, per farmelo capire, ordinò una brandina da sistemare in Vaticano. Mi opposi, rispondendogli che avrei continuato ad alloggiare all'Hassler. Tuttavia accettai il suggerimento di consultare d'urgenza dei luminari di diritto. Una risposta a Borrelli bisognava pur darla!". La risposta sarà di poche ma definitive righe: "Ogni eventuale testimonianza è sottoposta a una richiesta di rogatoria internazionale".

I magistrati del pool valutano l'ipotesi della rogatoria. Lo Ior non ha sportelli in terra italiana, non emette assegni e, in quanto "ente fondante della Città del Vaticano", è protetto dal Concordato: qualsiasi richiesta deve partire dal ministero degli Esteri. Le probabilità di ottenere la rogatoria in queste condizioni sono lo zero virgola. In compenso l'effetto di una richiesta da parte dei giudici milanesi sarebbe devastante sull'opinione pubblica. Il pool si ritira in buon ordine e si accontenta della spiegazione ufficiale: "Lo Ior non poteva conoscere la destinazione del danaro".

Il secondo episodio, ancora più cupo, risale alla metà degli anni Novanta, durante il processo per mafia a Marcello Dell'Utri. In video conferenza dagli Stati Uniti il pentito Francesco Marino Mannoia rivela che "Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano". "Lo Ior garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione".

Fin qui Mannoia fornisce informazioni di prima mano. Da capo delle raffinerie di eroina di tutta la Sicilia occidentale, principale fonte di profitto delle cosche. Non può non sapere dove finiscono i capitali mafiosi. Quindi va oltre, con un'ipotesi. "Quando il Papa (Giovanni Paolo II, ndr) venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe davanti a due chiese di Roma". Mannoia non è uno qualsiasi.

E' secondo Giovanni Falcone "il più attendibile dei collaboratori di giustizia", per alcuni versi più prezioso dello stesso Buscetta. Ogni sua affermazione ha trovato riscontri oggettivi. Soltanto su una non si è proceduto ad accertare i fatti, quella sullo Ior. I magistrati del caso Dell'Utri non indagano sulla pista Ior perché non riguarda Dell'Utri e il gruppo Berlusconi, ma passano le carte ai colleghi del processo Andreotti. Scarpinato e gli altri sono a conoscenza del precedente di Borrelli e non firmano la richiesta di rogatoria. Al palazzo di giustizia di Palermo qualcuno in alto osserva: "Non ci siamo fatti abbastanza nemici per metterci contro anche il Vaticano?".

Sulle trame dello Ior cala un altro sipario di dieci anni, fino alla scalata dei "furbetti del quartierino". Il 10 luglio dell'anno scorso il capo dei "furbetti", Giampiero Fiorani, racconta in carcere ai magistrati: "Alla Bsi svizzera ci sono tre conti della Santa Sede che saranno, non esagero, due o tre miliardi di euro". Al pm milanese Francesco Greco, Fiorani fa l'elenco dei versamenti in nero fatti alle casse vaticane: "I primi soldi neri li ho dati al cardinale Castillo Lara (presidente dell'Apsa, l'amministrazione del patrimonio immobiliare della chiesa, ndr), quando ho comprato la Cassa Lombarda. M'ha chiesto trenta miliardi di lire, possibilmente su un conto estero".

Altri seguiranno, molti a giudicare dalle lamentele dello stesso Fiorani nell'incontro con il cardinale Giovanni Battista Re, potente prefetto della congregazione dei vescovi e braccio destro di Ruini: "Uno che vi ha sempre dato i soldi, come io ve li ho sempre dati in contanti, e andava tutto bene, ma poi quando è in disgrazia non fate neanche una telefonata a sua moglie per sapere se sta bene o male".
Il Vaticano molla presto Fiorani, ma in compenso difende Antonio Fazio fino al giorno prima delle dimissioni, quando ormai lo hanno abbandonato tutti.


Avvenire e Osservatore Romano ripetono fino all'ultimo giorno di Fazio in Bankitalia la teoria del "complotto politico" contro il governatore. Del resto, la carriera di questo strano banchiere che alle riunioni dei governatori centrali non ha mai citato una volta Keynes ma almeno un centinaio di volte le encicliche, si spiega in buona parte con l'appoggio vaticano. In prima persona di Camillo Ruini, presidente della Cei, e poi di Giovanni Battista Re, amico intimo di Fazio, tanto da aver celebrato nel 2003 la messa per il venticinquesimo anniversario di matrimonio dell'ex governatore con Maria Cristina Rosati.

Naturalmente neppure i racconti di Fiorani aprono lo scrigno dei segreti dello Ior e dell'Apsa, i cui rapporti con le banche svizzere e i paradisi fiscali in giro per il mondo sono quantomeno singolari. E' difficile per esempio spiegare con esigenze pastorali la decisione del Vaticano di scorporare le Isole Cayman dalla naturale diocesi giamaicana di Kingston, per proclamarle "missio sui iuris" alle dirette dipendenze della Santa Sede e affidarle al cardinale Adam Joseph Maida, membro del collegio dello Ior.

Il quarto e ultimo episodio di coinvolgimento dello Ior negli scandali italiani è quasi comico rispetto ai precedenti e riguarda Calciopoli. Secondo i magistrati romani Palamara e Palaia, i fondi neri della Gea, la società di mediazione presieduta dal figlio di Moggi, sarebbero custoditi nella banca vaticana. Attraverso i buoni uffici di un altro dei banchieri di fiducia della Santa Sede dalla fedina penale non immacolata, Cesare Geronzi, padre dell'azionista di maggioranza della Gea. Nel caveau dello Ior sarebbe custodito anche il "tesoretto" personale di Luciano Moggi, stimato in 150 milioni di euro.

Al solito, rogatorie e verifiche sono impossibili. Ma è certo che Moggi gode di grande considerazione in Vaticano. Difeso dalla stampa cattolica sempre, accolto nei pellegrinaggi a Lourdes dalla corte di Ruini, Moggi è da poco diventato titolare di una rubrica di "etica e sport" su Petrus, il quotidiano on-line vicino a papa Benedetto XVI, da dove l'ex dirigente juventino rinviato a giudizio ha subito cominciato a scagliare le prime pietre contro la corruzione (altrui).

Con l'immagine di Luciano Moggi maestro di morale cattolica si chiude l'ultima puntata dell'inchiesta sui soldi della Chiesa. I segreti dello Ior rimarranno custoditi forse per sempre nella torre-scrigno. L'epoca Marcinkus è archiviata ma l'opacità che circonda la banca della Santa Sede è ben lontana dallo sciogliersi in acque trasparenti. Si sa soltanto che le casse e il caveau dello Ior non sono mai state tanto pingui e i depositi continuano ad affluire, incoraggiati da interessi del 12 per cento annuo e perfino superiori.


Fornire cifre precise è, come detto, impossibile. Le poche accertate sono queste. Con oltre 407 mila dollari di prodotto interno lordo pro capite, la Città del Vaticano è di gran lunga lo "stato più ricco del mondo", come si leggeva nella bella inchiesta di Marina Marinetti su Panorama Economy. Secondo le stime della Fed del 2002, frutto dell'unica inchiesta di un'autorità internazionale sulla finanza vaticana e riferita soltanto agli interessi su suolo americano, la chiesa cattolica possedeva negli Stati Uniti 298 milioni di dollari in titoli, 195 milioni in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine, più joint venture con partner Usa per 273 milioni.

Nessuna autorità italiana ha mai avviato un'inchiesta per stabilire il peso economico del Vaticano nel paese che lo ospita. Un potere enorme, diretto e indiretto. Negli ultimi decenni il mondo cattolico ha espugnato la roccaforte tradizionale delle minoranze laiche e liberali italiane, la finanza. Dal tramonto di Enrico Cuccia, il vecchio azionista gran nemico di Sindona, di Calvi e dello Ior, la "finanza bianca" ha conquistato posizioni su posizioni. La definizione è certo generica e comprende personaggi assai distanti tra loro.

Ma tutti in relazione stretta con le gerarchie ecclesiastiche, con le associazioni cattoliche e con la prelatura dell'Opus Dei. In un'Italia dove la politica conta ormai meno della finanza, la chiesa cattolica ha più potere e influenza sulle banche di quanta ne avesse ai tempi della Democrazia Cristiana.



(Hanno collaborato Carlo Pontesilli e Maurizio Turco)

(26 gennaio 2008)


Ultima modifica di barionu il 02/04/2010, 14:17, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/04/2010, 15:16 
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... le=2465196




E adesso il federalismo fiscale: la Lega torna all'assalto


La prima occasione per capire se la vittoria elettorale della Lega determinerà un’accelerazione del federalismo fiscale è il 30 giugno. Entro quella data il governo deve presentare alle Camere un prospetto di quale sarà l’impatto economico della riforma che il partito di Umberto Bossi invoca da vent’anni. Finora i numeri sono stati uno dei segreti meglio custoditi della politica: il ministro dell’Economia ripete che si tratta della "madre di tutte le riforme" ma nessuno sa quanto costerà. E soprattutto chi sarà a pagare.

E’ passato quasi un anno da quando, il 29 aprile 2009, è stato approvato il disegno di legge che definisce il quadro in cui si svilupperò il federalismo. Un pacchetto varato dal Parlamento a scatola chiusa, senza sapere davvero quali saranno i suoi effetti. Da allora è quasi tutto fermo: l’unico progresso è stato l’avvio di un aspetto marginale della riforma, il federalismo demaniale (cioè il trasferimento a regioni, comuni e province di alcuni beni finora di proprietà dello Stato).

Tutti i nodi politici veri sono ancora da sciogliere: quali saranno i tributi decentrati, come funzionerà il sistema di perequazione (cioè i trasferimenti da chi ha di più a chi ha meno), come si costringeranno le regioni meno rigorose a rispettare la disciplina di bilancio. "La questione più sensibile è quella che riguarda l’entità dei trasferimenti dalle regioni ricche del Nord a quelle più povere del Mezzogiorno", spiega Alberto Zanardi, docente di Scienza delle finanze all’università Bocconi che da un anno cerca di calcolare, basandosi sulle poche informazioni disponibili, l’impatto del federalismo fiscale.

Zanardi spiega che al momento è prevalsa un’idea moderata di federalismo: si calcolano fabbisogni standard che ha ogni Regione, cioè i soldi di cui ha bisogno in condizioni normali. In pratica l’obiettivo è assicurarsi che dallo Stato arrivino sul territorio risorse in base alle necessità reali e non alle richieste, così da evitare che la spesa pubblica finanzi inefficienze e clientele. Adesso la Lega potrebbe riproporre la versione estrema del federalismo fiscale: cioè che i soldi del Nord restano al Nord.

La proposta era entrata anche nel programma del Pdl nel 2008, poi dimenticata. Il principio leghista è che ogni territorio è titolare delle proprie basi imponibili e delle risorse che queste generano per l’erario, a prescindere che queste vengano estratte sotto forma di imposte locali (come era l’Ici) o nazionali (come l’Irpef).

Con questo approccio i "ricchi" trattengono tutto e poi elargiscono ai "poveri" quanto ritengono necessario. Dopo il trionfo leghista in Piemonte e in Veneto c’è il rischio che questo approccio torni sull’agenda del governo.



Ribadisco, su questa buccia di banana il Premier verrà mollato dalla mafia. 100 Spatuzza pronti .


zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 02/04/2010, 15:16, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Bannato
Bannato

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 5539
Iscritto il: 11/09/2009, 10:39
Località:
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/04/2010, 20:20 
Cita:
barionu ha scritto:



Invito il portavoce della Lega a ufoforum ad esprimersi ...

Ad Armando con stima. [8D]

zio ot [;)]


Caro On. Peppone, che le posso dire?

Sappiamo come siano tendenziose (omettendo quello che non gli piace) le inchieste di Travaglio e dall'altra parte Bossi liquida tutto come balle.

Quello che è certo sono i 200 milioni di lire all'epoca di mani pulite.

Penso che Bossi e Berlusconi più che da un patto di soldi siano legati da un patto elettorale anche se in modo più "intimo" di quanto possono esserlo i vari partiti della sinistra.

Al nord la lega e il pdl governano. Per conto loro perdono.

Poi sempre Bossi disse tempo fa che pur di ottenere il federalismo si sarebbe alleato anche col diavolo...quindi :-)...

E sempre col diavolo qualcuno di sinistra disse che si sarebbe alleato pur di cacciare Berlusconi.

Sul federalismo, ho letto che Zaia avrebbe intenzione di anticipare il federalismo fiscale in Veneto, senza aspettare il via libera da Roma.
Come e in quali forme proprio non saprei.



_________________
[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13691
Iscritto il: 05/12/2008, 22:49
Località: Laveno Mombello (Va)
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 02/04/2010, 21:06 
Quoto Armando [:D].

Il federalismo è troppo importante per la Lega, al punto che non si può permettere di buttare tutto alle ortiche per seguire i suoi istinti di navigatore solitario.
Il compromesso in politica è d' obbligo se non hai la forza di riformare da solo, l' importante è non perdere contatto con i tuoi principi.



_________________
Nutrirsi di fantasia, ingrassa la mente.

Immagine
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 05/04/2010, 13:42 
AGENDA





La Sinistra attacca il premier dandogli del Piduista, del Mafioso e del dittatore.

Ma chi ha messo in giro queste voci.. ? Chi è stato a fare domande sul premier per primo, creando, secondo queste persone, il clima d'odio?

La Lega Nord. E Bossi.

Vediamo cosa scrive "La Padania" (giornale principale di Lega Nord) il 10 luglio 1998;




Primo quesito: lei certamente ricorda che il 26 settembre 1968 la sua societa’ – l’Edilnord Sas – acquisto’ dal conte Bonzi l’intera area dove di li’ a breve lei costruira’ il quartiere di Milano2. Lei pago’ l’area circa 4.250 lire al metro quadrato, per un totale di oltre 3 miliardi. Questa somma, nel 1968 quando lei aveva appena 32 anni e nessun patrimonio familiare alle spalle, e’ di enorme portata. Oggi, tabelle Istat alla mano, equivarrebbe a 38 miliardi, 739 milioni e spiccioli.

Dopo l’acquisto – intendo dire nei mesi successivi – lei apri’ un gigantesco cantiere edilizio, il cui costo arrivera’ a sfiorare 500 milioni al giorno, che in circa 4-5 anni portera’ all’edificazione di Milano2 cosi’ come e’ oggi. Ecco la prima domanda: signor Berlusconi, a lei, quando aveva 32 anni, gli oltre 30 miliardi per comprare l’area, chi li diede? Inoltre: che garanzie offri’ e a chi per ricevere tale ingentissimo credito? In ultimo: il denaro per avviare e portare a conclusione il super-cantiere, chi glielo forni’?

Vede, se lei non chiarisce questi punti, si e’ autorizzati a credere che le due misteriose finanziarie svizzere amministrate dall’avvocato di Lugano Renzo Rezzonico “sue finanziatrici”, cosi’ come altre finanziarie elvetiche che entreranno in scena al suo fianco e che tra poco incontreremo, sono paraventi dietro i quali si sono nascosti soggetti tutt’altro che raccomandabili. Si’, perche’ – mi creda signor Berlusconi – nel 1998, oggi, se lei chiarisse una volta per tutte, con nomi e cognomi, chi le presto’ tale gigantesca fortuna facendo con questo crollare ogni genere di sospetto e insinuazione sul suo conto, nessuno e dico nessuno si alzerebbe per criticarla sostenendo che lei opero’ con capitali sfuggiti, per esempio, al fisco italiano e riparati in Svizzera, poi rientrati in Italia grazie alla sua attivita’ imprenditoriale.

Sarei il primo ad applaudirla, signor Berlusconi, se la realta’ fosse questa. Se invece di denaro frutto di attivita’ illecite, si tratto’ di risparmi onestamente guadagnati e quindi sottratti dai rispettivi proprietari al fisco assassino italiota che grazie a lei ridiventarono investimenti, lei sarebbe da osannare. Parli, signor Berlusconi, faccia i nomi e il castello di accuse di riciclaggio cadra’ di schianto.




Secondo quesito: il 22 maggio 1974 – certamente lo ricorda, signor Berlusconi – la sua societa’ “Edilnord Centri Residenziali Sas” compi’ un aumento di capitale che cosi’ arrivo’ a 600 milioni (4,8 miliardi di oggi, fonte Istat). Il 22 luglio 1975 la medesima societa’ esegui’ un altro aumento di capitale passando dai suddetti 600 milioni a 2 miliardi (14 miliardi di oggi, fonte Istat). Anche in questo caso, vorrei sapere da dove e da chi sono arrivati queste forti somme di denaro in contanti.


Terzo quesito: il 2 febbraio 1973 lei fondo’ un’altra societa’, la Italcantieri Srl. Il 18 luglio 1975 questa sua piccola impresa divento’ una Spa con un aumento di capitale a 500 milioni. In seguito, quei 500 milioni diventeranno 2 miliardi e lei fara’ in modo di emettere anche un prestito obbligazionario per altri 2 miliardi.
Signor Berlusconi, anche in questo caso le chiedo: il denaro in contanti per queste forti operazioni finanziarie, chi glielo diede? Fuori i nomi.


Quarto quesito: lei non puo’ essersi scordato che il 15 settembre 1977 la sua societa’ Edilnord cedette alla neo-costituita “Milano2 Spa” tutto il costruito del nuovo quartiere residenziale nel Comune di Segrate battezzato “Milano2#8243; piu’ alcune aree ancora da edificare di quell’immenso terreno che lei compero’ nel ‘68 per l’equivalente di piu’ di 32 miliardi in contanti.

Tuttavia quel 15 settembre di tanti anni fa, accadde un altro fatto: lei, signor Berlusconi, decise il contemporaneo cambiamento di nome della societa’ acquirente. Infatti l’impresa Milano2 Spa inizio’ a chiamarsi cosi’ proprio da quella data. Il giorno della sua fondazione a Roma, il 16 settembre 1974, la futura Milano2 Spa – come lei senza dubbio rammenta – viceversa rispondeva al nome di Immobiliare San Martino Spa, “forte” di un capitale di lire 1 (un) milione, il cui amministratore era Marcello Dell’Utri. Lo stesso Dell’Utri che lei, signor Berlusconi, sostiene fosse a quell’epoca un <>.

Sempre il 15 settembre 1977, quel milione venne portato a 500 e la sede trasferita da Roma a Segrate. Il 19 luglio 1978, i 500 milioni diventeranno 2 miliardi di capitale sociale. Ecco, anche in questo caso, vorrei sapere dove ha preso e chi le ha fornito tanto denaro contante e in base a quali garanzie.




Quinto quesito: signor Berlusconi, il cuore del suo impero, la notissima Fininvest, certamente ricorda che nacque in due tappe. Partiamo dalle seconda: l’8 giugno 1978 lei fondo’ a Roma la “Finanziaria d’Investimento Srl” – in sigla Fininvest – dotandola di un capitale di 20 milioni e di un amministratore che rispondeva al nome di Umberto Previti, padre del noto Cesare di questi tempi grami (per lui). Il 30 giugno 1978 il capitale sociale di questa sua creatura venne portato a 50 milioni, il 7 dicembre 1978 a 18 miliardi, che al valore d’oggi sarebbero 81 miliardi, 167 milioni e 400 mila lire. In 6 mesi, quindi, lei passo’ dall’avere avuto in tasca 20 milioni per fondare la Fininvest Srl a Roma, a 18 miliardi.

Fra l’altro, come lei certamente ricorda, la societa’ in questo periodo non possedeva alcun dipendente. Nel luglio del 1979 la Fininvest Srl, con tutti quei soldi in cassa, venne trasferita a Milano. Poco prima, il 26 gennaio 1979 era stata “fusa” con un’altra sua societa’ dall’identico nome, signor Berlusconi: la Fininvest Spa di Milano. Questa societa’ fu la prima delle due tappe fondamentali di cui dicevo poc’anzi alla base dell’edificazione del suo impero, e in realta’ di milanese aveva ben poco, come lei ben sa.

Infatti la Fininvest Spa venne anch’essa fondata a Roma il 21 marzo del 1975 come Srl, l’11 novembre dello stesso anno trasformata in Spa con 2 miliardi di capitale, e quindi trasferita nel capoluogo lombardo. Tutte operazioni, queste, che penso’, decise e attuo’ proprio lei, signor Berlusconi.Dopo la fusione, ricorda?, il capitale sociale verra’ ulteriormente aumentato a 52 miliardi (al valore dell’epoca, equivalenti a piu’ di 166 miliardi di oggi, fonte Istat). Bene, fermiamoci qui. Signor Berlusconi, i 17 miliardi e 980 milioni di differenza della Fininvest Srl di Roma (anno 1978) chi glieli forni’?

Vorrei conoscere nomi e cognomi di questi suoi munifici amici e anche il contenuto delle garanzie che lei, signor Berlusconi, offri’ loro. Lo stesso dicasi per l’aumento, di poco successivo, a 52 miliardi. Naturalmente le chiedo anche notizie sull’origine dei fondi, altri 2 miliardi, della “gemella” Fininvest Spa di Milano che lei fondo’ nel 1975, anno pessimo per cio’ che attiene al credito bancario e ancor peggio per i fondamentali dell’economia del Paese.




Sesto quesito: lei, signor Berlusconi, almeno una volta in passato tento’ di chiarire il motivo dell’esistenza delle 22 (ma c’e’ chi scrive, come Giovanni Ruggeri, autore di “Berlusconi, gli affari del Presidente” siano molte di piu’, addirittura 38) “Holding Italiane” che detengono tuttora il capitale della Fininvest, esattamente l’elenco che inizia con Holding Italiana Prima e termina con Holding Italiana Ventiduesima.

Lei sostenne che la ragione di tale castello societario sta nell’aver inventato un meccanismo per pagare meno tasse allo Stato. Cosi’ pure, signor Berlusconi, lei ha dichiarato che l’inventore del marchingegno finanziario, che ripeto detiene – sono sue parole – l’intero capitale del Gruppo, fu Umberto Previti e l’unico scopo per il quale l’invento’ consisteva – e consiste tutt’oggi – nell’aver abbattuto di una considerevole percentuale le tasse, ovvero il bottino del rapinoso fisco italiota ai suoi danni, con un meccanismo assolutamente legale. Queste, mi corregga se sbaglio, furono le ragioni che addusse a suo tempo, signor Berlusconi, per spiegare il motivo per cui il capitale della Fininvest e’ suddiviso cosi’.

E’ una motivazione, pero’, che a molti appare quanto meno curiosa, se raffrontata – ad esempio – con l’assetto patrimoniale di un altro big dell’imprenditoria nazionale, Giovanni Agnelli, che viceversa ha optato da molti anni per una trasparentissima societa’ in accomandita per detenere e definire i propri beni e quote del Gruppo Fiat. In sostanza lei, signor Berlusconi, piu’ volte ha ribadito che “dietro” le 22 Holding c’e’ soltanto la sua persona e la sua famiglia. Non avro’ mai piu’ motivo di dubitare di questa sua affermazione quando lei spieghera’ con assoluta chiarezza le ragioni di una sua scelta a dir poco stupefacente.

Questa: c’e’ un indirizzo – a Milano – che lei, signor Berlusconi conosce molto bene. Si tratta di via Sant’Orsola 3, pieno centro cittadino. A questo indirizzo nel 1978 nacque una societa’ fiduciaria – ovvero dedita alla gestione di patrimoni altrui – denominata Par.Ma.Fid.A fondarla furono due commercialisti, Roberto Massimo Filippa e Michela Patrizia Natalini. Detto questo, certo rammenta, signor Berlusconi, che importanti quote di diverse delle suddette 22 Holding verranno da lei intestate proprio alla Par. Ma.Fid. Esattamente il 10 % della Holding Italiana Seconda, Terza, Quarta, Quinta, Ventunesima e Ventiduesima, piu’ il 49% della Holding Italiana Prima, la quale – in un perfetto gioco di scatole cinesi – a sua volta detiene il 100% del capitale della Holding Italiana Sesta e Settima e il 51% della Holding Italiana Ventiduesima.

Vede, signor Berlusconi, dovrebbe chiarirmi per conto di chi la Par.Ma.Fid. gestira’ questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perche’ lei decise di affidare proprio a questa societa’ tale immensa fortuna.Infatti lei – che e’ un attento lettore di giornali e ha a sua disposizione un ferratissimo nonche’ informatissimo staff di legali civilisti e penalisti – non puo’ non sapere che la Par.Ma.Fid. e’ la medesima societa’ fiduciaria che ha gestito – esattamente nello stesso periodo – tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra e grande riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss – di area corleonese e non – operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona.

Quindi, signor Berlusconi, a chi finivano gli utili della Fininvest relativi alle quote delle Holding in mano alla Par.Ma.Fid.? Per conto di chi la Par.Ma.Fid. incassava i dividendi e gestiva le quote in suo possesso? Chi erano – mi passi il termine – i suoi “soci”, signor Berlusconi, nascosti dietro lo schermo anonimo della fiduciaria di via Sant’Orsola civico 3? Capisce che in assenza di una sua precisa quanto chiarificatrice risposta che faccia apparire il volto – o i volti – di coloro che per anni incasseranno fior di quattrini grazie alla Par.Ma.Fid., ovvero alle quote della Fininvest detenute dalla Par.Ma.Fid. non si sa per conto di chi, sono autorizzato a pensare che costoro non fossero estranei all’altro “giro” di clienti contemporaneamente gestiti da questa fiduciaria, clienti i cui nomi rimandano direttamente ai vertici di Cosa Nostra.




Settimo quesito: e’ universalmente noto che lei, signor Berlusconi, come imprenditore e’ “nato col mattone” per poi approdare alla televisione. Proprio sull’edificazione del network tivu’ e’ incentrato questo punto. Lei, signor Berlusconi, certamente ricorda che sul finire del 1979 diede incarico ad Adriano Galliani di girare l’Italia ad acquistare frequenze tivu’.

Lo scopo – del tutto evidente – fu quello di costituire una rete di emittenti sotto il suo controllo, signor Berlusconi, in modo da poter trasmettere programmi, ma soprattutto pubblicita’, che cosi’ sarebbe stata “nazionale” e non piu’ locale. La differenza dal punto di vista dei fatturati pubblicitari, ovviamente, era enorme. Fu un piano perfetto. Se non che, Adriano Galliani invece di buttarsi a capofitto nell’acquisto di emittenti al Nord, inizio’ dal Sud e precisamente dalla Sicilia, dove entro’ in societa’ con i fratelli Inzaranto di Misilmeri (frazione di Palermo) nella loro Retesicilia Srl, che dal 13 novembre 1980 vedra’ nel proprio consiglio di amministrazione Galliani in persona a fianco di Antonio Inzaranto.

Ora lei, signor Berlusconi, da imprenditore avveduto qual e’, non puo’ non avere preso informazioni all’epoca sui suoi nuovi soci palermitani, personaggi molto noti da quelle parti per ben altre questioni, oltre la tivu’. Infatti Giuseppe Inzaranto, fratello di Antonio nonche’ suo partner, e’ marito della nipote prediletta di Tommaso Buscetta. No, sia chiaro, non mi riferisco al “pentito Buscetta” del 1984, ma al super boss che nel ‘79 e’ ancora braccio destro di Pippo Calo’ e amico intimo di Stefano Bontate, il capo dei capi della mafia siciliana.

Quindi, signor Berlusconi, perche’ entro’ in affari – tramite Adriano Galliani – con gente di questa risma? C’e’ da notare, oltre tutto, che i fratelli Inzaranto sono di Misilmeri. Le dice niente, signor Berlusconi, questo nome? Guardi che glielo sto chiedendo con grande serieta’. Infatti proprio di Misilmeri sono originari i soci siciliani della nobile famiglia Rasini che assieme alla famiglia Azzaretto – nativa di Misilmeri, appunto – fondo’ nel 1955 la banca di Piazza Mercanti, la Banca Rasini. Giuseppe Azzaretto e suo figlio, Dario Azzaretto, sono persone delle quali lei, signor Berlusconi, con ogni probabilita’ sentiva parlare addirittura in casa da suo padre.

Gli Azzaretto erano – con i Rasini – i diretti superiori di suo padre Luigi, signor Berlusconi. Gli Azzaretto di Misilmeri davano ordini a suo padre, signor Berlusconi, che per molti anni fu loro procuratore, il primo procuratore della Banca Rasini. Certo non le vengo a chiedere con quali capitali – e di chi – Giuseppe Azzaretto riusci’ ad affiancarsi nel 1955 ai potenti Rasini di Milano, tenuto conto che Misilmeri e’ tutt’oggi una tragica periferia della peggiore Palermo, pero’ che a lei Misilmeri possa risultare del tutto sconosciuta, mi appare inverosimile. Ora le ripeto la domanda: si informo’ sulla “serieta’” e la “moralita’” dei nuovi soci – il clan Inzaranto – quando tra il 1979 e l’80 diverranno parte fondamentale della sua rete tivu’ nazionale?




Ottavo quesito: certo a lei, signor Berlusconi, il nome della societa’ Immobiliare Romana Paltano non puo’ risultare sconosciuto. E’ impossibile non ricordi che nel 1974 la suddetta, 12 milioni di capitale, fini’ sotto il suo controllo amministrata da Marcello Dell’Utri, perche’ proprio sui terreni di questa societa’ lei dara’ corso all’iniziativa edilizia denominata Milano3.

Cosi’ pure ricordera’ che nel 1976 l’esiguo capitale di 12 milioni aumentera’ a 500, e che il 12 maggio del 1977 salira’ ulteriormente a 1 (un) miliardo, e che cambiera’ anche la sua denominazione in Cantieri Riuniti Milanesi Spa. Come al solito, vengo subito al dunque: anche in questo ennesimo caso, chi le forni’, signor Berlusconi, questi forti capitali per aumentare la portata finanziaria di quella che era una modestissima impresa del valore di soli 12 milioni quando la acquisto’?




Nono quesito: lei, signor Berlusconi, certamente rammenta che il 4 maggio 1977 a Roma fondo’ l’Immobiliare Idra col capitale di 1 (un) milione. Questa societa’, che oggi possiede beni immobili pregiatissimi in Sardegna, l’anno successivo – era il 1978 – aumento’ il proprio capitale a 900 milioni. Signor Berlusconi, da dove arrivarono gli 899 milioni (4 miliardi e 45 milioni d’oggi, fonte Istat) che fecero la differenza?




Decimo quesito: signor Berlusconi, in piu’ occasioni lei ha usato per mettere in porto affari di vario genere – l’acquisto dell’attaccante Lentini dal Torino Calcio, ad esempio – la finanziaria di Chiasso denominata Fimo. Anche in questo caso, come nel precedente riferito alla Par.Ma. Fid., lei ha scelto una societa’ fiduciaria – questa volta domiciliata in Svizzera – al cui riguardo le cronache giudiziarie si erano largamente espresse.

Tenuto conto della potenza dello staff informativo che la circonda, signor Berlusconi, mi appare del tutto inverosimile che lei non abbia saputo, circa la Fimo di Chiasso, che e’ stata per lungo tempo il canale privilegiato di riciclaggio usato da Giuseppe Lottusi, arrestato il 15 novembre del 1991 mentre “esportava” forti capitali della temibile cosca palermitana dei Madonia. Cosi’ pure non le sara’ sfuggito che Lottusi venne condannato a 20 anni di reclusione per quei reati. Tuttora e’ in carcere a scontare la pena.

Ebbene, signor Berlusconi, se quel gangster fini’ in galera il 15 novembre del ‘91, nella primavera del 1992 – cioe’ pochi mesi dopo quel fatto che campeggio’ con dovizia di particolari, anche circa la Fimo, sulle prime pagine di tutti i giornali – il suo Milan “pago’” una forte somma “in nero” – estero su estero – per la cessione di Gianluigi Lentini, e uso’ per la transazione proprio la screditatissima Fimo, fiduciaria di narcotrafficanti internazionali. Perche’, signor Berlusconi? Ecco, queste sono le domande. Risponda, signor Berlusconi.

Presto. Come ha visto, di “pentiti” veri o presunti non c’e’ traccia negli 11 quesiti. Semmai c’e’ il profumo di centinaia di miliardi che tra il 1968 e il 1979 finirono nelle sue mani, signor Berlusconi. E tuttora non si sa da dove arrivarono. Poiche’ c’e’ chi l’accusa che quell’oceano di quattrini provenne dalle casse di Cosa Nostra e sta indagando proprio su questo, prego, schianti ogni possibile infamia dicendo semplicemente la verita’. Punto per punto, nome per nome. E’ un’occasione d’oro per farla finita una volta per tutte. Sappia che d’ora in poi il silenzio non le e’ piu’ consentito ne’ come imprenditore, ne’ come politico, ne’ come uomo.



Bossi:"Berlusconi è un piccolo tiranno un dittatore un autocrate molto peggio di Pinochet. Ci vuole regalare un altro ventennio. Fa il lavaggio del cervello alla gente. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia. E' un kaiser in doppiopetto. Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, è la storia che litiga con lui. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. E' un Pèron della matua."

Bossi:"Berlusconi è il riciclatore dei calcinacci del regime del pentapartito. Noi siamo onesti e cristallini, mica abbiamo fatto parte della P2, P3, P4. Lui invece è un piduista. Un affarista. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una Spa. Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che non ha ancora trovato la combinazione della cassaforte".

Bossi:"Berlusconi è un impomatato fra le nuvole azzurre, un tubo vuoto qualunquista. Mentre lui era ancora nel Mulino Bianco, noi facevano cadere il regime. E' uno con il parrucchino e la plastica facciale. Ormai è bollito, è un povero pirla, un traditore del Nord. Se la politica è un teatrino, lui è il capocomico".



POI ......E' successo qualcosa che voglio analizzare.



zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 05/04/2010, 13:56, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 08/04/2010, 01:17 
proseguendo ...

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... _ti_perdon



Roma ladrona la Lega ti perdona




A dimostrazione del fatto che di questo centrodestra non si riesce a pensare mai abbastanza male, perché la realtà supera sempre la più fervida fantasia, devo correggere la mia previsione di ieri: là dove scrivevo che finiani e leghisti potrebbero appoggiare una seria proposta di legge anticorruzione. Levate pure i leghisti, ormai definitivamente perduti al seguito di Roma ladrona.

In una psichedelica intervista al Corriere, il ministro dell’Interno Bobo Maroni ha infilato una serie di strafalcioni e corbellerie sulla giustizia da mettere in seria discussione la sua laurea in Legge: il noto giureconsulto varesino vuole abolire l’obbligatorietà dell’azione penale per consentire ai magistrati di concentrarsi sui “reati che davvero provocano allarme sociale”. Già immaginiamo quali: scippi, piccolo spaccio, immigrazione clandestina, cose così (la resistenza a pubblico ufficiale è ovviamente esclusa, visto che Maroni è stato condannato in via definitiva per averla commessa avendo malmenato alcuni poliziotti, infatti fa il ministro della Polizia).

Nemmeno una sillaba sul reato più socialmente allarmante, la corruzione, che secondo la Banca Mondiale e la Corte dei Conti si mangia ogni anno 50-60 miliardi di euro. Quanti scippatori devono mettersi all’opera, e quante borsette devono rubare in media al giorno, per racimolare un bottino equivalente?

Non resta che sperare nei finiani, sempre a patto che qualcuno dall’opposizione si svegli e prenda l’iniziativa di presentare un testo. Non c’è bisogno di grandi sforzi di fantasia. Basta copiare dalla miriade di proposte e disegni di legge giacenti in Parlamento e ivi insabbiati da anni (ce n’è persino uno firmato da Mastella, che non è affatto male). Nei prossimi giorni Il Fatto metterà qualche idea semplice semplice a disposizione di eventuali oppositori disposti a raccoglierla e a tradurla in un testo. A cominciare da quella avanzata nel settembre del 1994, in piena Tangentopoli, dal pool Mani Pulite e da un gruppo di giuristi e docenti universitari (fra i quali l’attuale presidente dell’Unione Camere penali, Oreste Dominioni).

Era articolata in tre punti. Primo: non punibilità per il corruttore o il corrotto che va spontaneamente a confessare e a denunciare i complici, “prima che la notizia di reato sia stata iscritta a suo nome e comunque entro 3 mesi dalla commissione del fatto”. Sempreché restituisca il maltolto fino all’ultima lira.

E con la sanzione automatica della decadenza e dell’interdizione dai pubblici uffici. In pratica, si rompe il vincolo di omertà fra corruttore e corrotto e si innesca una corsa a chi arriva prima a denunciare se stesso e l’altro per guadagnarsi l’impunità. L’obiettivo è quello di far emergere gran parte del sommerso di Tangentopoli, evitando ricatti e veleni.


Secondo: i reati di corruzione e concussione diventano uno solo: è vietato offrire e dare soldi a un pubblico funzionario, non importa se costretti o spontaneamente, né in cambio di quale favore lecito o illecito.
Terzo: linea dura con chi arriva fuori tempo massimo, o non confessa tutto, o viene colto con le mani nel sacco; custodia cautelare obbligatoria per corrotti e corruttori, come per i mafiosi, con pene che salgono da un minimo di 4 a un massimo di 12 anni per il pubblico ufficiale corrotto e da 3 a 8 per il corruttore privato (nessuna speranza di prescrizione).

Sedici anni fa la proposta suscitò reazioni entusiastiche da An e dalla Lega. Ignazio La Russa stuzzicò i forzisti perplessi: "Che il progetto Di Pietro potesse essere sconosciuto a Forza Italia mi sembra poco credibile, anzi resto convinto che i vertici ne fossero informati: vi han collaborato alcuni avvocati vicini a loro..." (per esempio Dominioni, allora difensore di Berlusconi).

Maroni e Tremonti incontrarono i pm promotori e alla fine il primo parlò di "iniziativa interessante da discutere fra magistrati e governo".

Che cos’è cambiato da allora a oggi, a parte il fatto che allora Tangentopoli ci costava 6-7 miliardi l’anno e oggi dieci volte tanto?




segue


Ultima modifica di barionu il 08/04/2010, 01:19, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 08/04/2010, 11:43 
Non c'avete proprio niente da fà ...
(Intanto aspettate le prossime elezioni!)



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 08/04/2010, 12:30 
Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Non c'avete proprio niente da fà ...
(Intanto aspettate le prossime elezioni!)


Don Camillo , ultimamente siete proprio una suocera.

Peppone. [;)]



_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 08/04/2010, 12:33 
Veramente sento solo voi, che post dopo post, "rosicate" e non vi date pace! Non credo che a forza di dire stupidaggini possiate cambiareil voto dell'elettorato, anzi ... Ciao carissimo.[:D]



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 08/04/2010, 12:48 
http://www.annozero.rai.it/dl/portali/s ... 4885d.html

Questa sera ad anno zero :

" il federalismo fiscale "



La puntata è dedicata alla situazione economica, al rapporto del Governo con la Lega dopo il successo elettorale nel nord Italia e al progetto del federalismo fiscale.
Quali i costi e l’impatto di questo progetto sullo stato sociale? C’è il rischio di una “secessione leggera”, come i dati sul costo della vita, sui redditi, sull’occupazione sembrano ormai indicare?

Ospiti in studio Gad Lerner, il sociologo Luca Ricolfi, il professore di Storia delle dottrine politiche all’Università di Milano ed editorialista de La Padania Stefano Bruno Galli, l’imprenditore Diego Della Valle



zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 08/04/2010, 12:53, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Il saggioIl saggio

Non connesso


Messaggi: 12175
Iscritto il: 03/12/2008, 13:35
Località: GOTHAM
 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 15/04/2010, 12:56 
Cito Hannah da un altro topic


Berlusconi in ostaggio di Bossi. Il partito dell'amore costretto a concedere altri pegni d'amore a Bossi. Ormai Bossi ha in pugno Berlusconi

http://www.corriere.it/politica/10_apri ... aabe.shtml



Non solo, ora i leghisti chiedono anche un premier leghista.
Bocchino: " meglio un premier gay che leghista "

http://www.ilmattino.it/articolo_app.ph ... &desc_sez=


Come dicevo, l'unico che può fare le scarpe a Silvio , è il Senatur .


zio ot


Ultima modifica di barionu il 15/04/2010, 13:04, modificato 1 volta in totale.


_________________
http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 227 messaggi ]  Vai alla pagina 1, 2, 3, 4, 5 ... 16  Prossimo

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
cron
Oggi è 18/05/2025, 01:17
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org