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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 24/02/2018, 20:09 
sottovento ha scritto:

Domanda: ma anzicchè tirare sempre in ballo il passato non sarebbe meglio discutere di cose attuali???




ECCOLE!!! [:302] (Per loro sono sempre attuali!) [^] I "FASCISTI"!



I PROGRAMMI DELLE ... SINISTRE: NON AVENDONE "COMBATTIAMO I FASCISTI!" [:302]


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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 24/02/2018, 20:36 
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"BANDIERA ROSSA TRIONFERA'" E L'ITALIA INTERA SI .. BLOCCHERAAAA'!

[:287]



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 24/02/2018, 20:39 
Amnesty al fianco dell’Anpi per tenere “sotto controllo” i poliziotti a Roma

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Anpi ed Amnesty insieme uniti per tenere sotto osservazione i poliziotti, dovessero violare i diritti umani, in caso di scontri…. Italia a rovescio. L’assurdo accade al corteo dei partigiani a Roma. Una novità, una prima volta assoluta per Amnesty in un corteo o in una maniestazione in Italia. Lo apprendiamo dall’ agenzia Agi subito ripresa dal Giornale. Osservatori di Amnesty Internazional seguiranno il corteo pronti a registrare e a filmare eventuali violazioni dei diritti umani in caso di incidenti o scontri con manifestanti o infiltrati.

A quanto si è appreso si tratta di progetto che Amnesty ha deciso di seguire per monitorare il lavoro delle forze dell’ordine, ma non per fiancheggiarli in una giornata massacrante e pericolosa, visti i precedenti, bensì per controllarli ed eventualmente censurarli. Pensate un po’, proprio loro, gli agenti, finiscono sotto osservazione in questa Italia a rovescio. Massacrati, insultati, presi a sassate e feriti con bombe imbottite di chiodi. Ma i i pericolosi sono loro. «Gli osservatori di Amnesty sono riconoscibili – leggiamo – perché indossano una pettorina dedicata e prima che il corteo prendesse il via si sono presentati ad alcuni dei funzionari di Polizia che sovrintendono all’ordine pubblico della manifestazione “Mai più fascismi – Mai più razzismi” promossa dall’Anpi con l’adesione di numerose organizzazioni, a cominciare da Cgil, Cisl e Uil. La “deriva” di Amnesty contro il centrodestra, accusato da un improbabile rapporto della Ong, di essere seminatrice di messaggi di odio aveva fatto inorridire i leader accusati. Quando in realtà, uno studio ben più serio fatto sui social ha dimostrato che ad essere bersagliati da messaggi di odio sono proprio i rappresentantidel centrodestra, Berlusconi e Salvini in primis. Che adesso Amnesty scenda in campo anche a monitorare il lavoro delle forze dell’ordine è francamente troppo.



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 24/02/2018, 22:44 
Vi faccio notare che il Comunismo (se per questo) non è una ideologia estremista, è solamente una ideologia di programma sociale con il fine la Pace e il lavoro per tutti e chi ci ha dato contro IN ITALIA per debellarlo con le armi, sono stati Uomini di Destra ( il Re ,e poi il Fascismo), poi.... dopo che ci ha portati in guerra facendo morire milioni di Italiani e in seguito si è alleata tramite servizi segreti deviati Italiani con la CIA e con LA MAFIA Siciliana. In seguito poi nel dopoguerra voleva ripulirsi la coscienza rientrando come MSI. [:291]
Questa ideologia poi...giustamente fu cacciata con la carta Costituzionale che scrissero i padri fondatori della Repubblica Italiana, ma il partito Comunista NON è stato cacciato, fu anche merito del PCI negli anni 60 e 70 si è risollevato il tenore di vita degli Italiani. [:290]
Il Comunismo per sua natura non è violento, diventa violento con chi lo vuole combattere con la violenza e non con l'espressione del voto. [:305]
Non credo che queste cose non le avete vissuto o imparato a scuola CARISSIMO SOTTOVENTO E CARISSIMO UFOLOGO. [:306]


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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 25/02/2018, 11:04 
I dieci danni che ci lasciò il '68

Mezzo secolo fa l'arroganza del (presunto) contropotere generò la dittatura chiamata "politicamente corretto"

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Sono passati cinquant'anni dal '68 ma gli effetti di quella nube tossica così mitizzata si vedono ancora. Li riassumo in dieci eredità che sono poi il referto del nostro oggi.

SFASCISTA Per cominciare, il '68 lasciò una formidabile carica distruttiva: l'ebbrezza di demolire o cupio dissolvi, il pensiero negativo, il desiderio di decostruire, il Gran Rifiuto.

Basta, No, fuori, via, anti, rabbia, contro, furono le parole chiave, esclamative dell'epoca. Il potere destituente. Non a caso si chiamò Contestazione globale perché fu la globalizzazione destruens, l'affermazione di sé tramite la negazione del contesto, del sistema, delle istituzioni, dell'arte e della storia. Lo sfascismo diventò poi il nuovo collante sociale in forma di protesta, imprecazione, invettiva, e infine di antipolitica. Viviamo tra le macerie dello sfascismo.

PARRICIDA La rivolta del '68 ebbe un Nemico Assoluto, il Padre. Inteso come pater familias, come patriarcato, come patria, come Santo Padre, come Padrone, come docente, come autorità. Il '68 fu il movimento del parricidio gioioso, la festa per l'uccisione simbolica del padre e di chi ne fa le veci. Ogni autorità perse autorevolezza e credibilità, l'educazione fu rigettata come costrizione, la tradizione fu respinta come mistificazione, la vecchiaia fu ridicolizzata come rancida e retrò, il vecchio perse aura e rispetto e si fece ingombro, intralcio, ramo secco. Grottesca eredità se si considera che oggi viviamo in una società di vecchi. Il giovanilismo di allora era comprensibile, il giovanilismo in una società anziana è ridicolo e penoso nel suo autolesionismo e nei suoi camuffamenti.

INFANTILE Di contro, il '68 scatenò la sindrome del Bambino Perenne, giocoso e irresponsabile. Che nel nome della sua creatività e del suo genio, decretato per autoacclamazione, rifiuta le responsabilità del futuro, oltre che quelle del passato. La società senza padre diventò società senza figli; ecco la generazione dei figli permanenti, autocreati e autogestiti che non abdicano alla loro adolescenza per far spazio ai bambini veri. Peter Pan si fa egocentrico e narcisista. Il collettivismo originario del '68 diventò soggettivismo puerile, emozionale con relativo culto dell'Io. La denatalità, l'aborto e l'oltraggio alla vecchiaia trovano qui il loro alibi.

ARROGANTE che fa rima con ignorante. Ognuno in virtù della sua età e del suo ruolo di Contestatore si sentiva in diritto di giudicare il mondo e il sapere, nel nome di un'ignoranza costituente, rivoluzionaria. Il '68 sciolse il nesso tra diritti e doveri, tra desideri e sacrifici, tra libertà e limiti, tra meriti e risultati, tra responsabilità e potere, oltre che tra giovani e vecchi, tra sesso e procreazione, tra storia e natura, tra l'ebbrezza effimera della rottura e la gioia delle cose durevoli.

ESTREMISTA Dopo il '68 vennero gli anni di piombo, le violenze, il terrorismo. Non fu uno sbocco automatico e globale del '68 ma uno dei suoi esiti più significativi. L'arroganza di quel clima si cristallizzò in prevaricazione e aggressione verso chi non si conformava al nuovo conformismo radicale. Dal '68 derivò l'onda estremista che si abbeverò di modelli esotici: la Cina di Mao, il Vietnam di Ho-Chi-Minh, la Cuba di Castro e Che Guevara, l'Africa e il Black power. Il '68 fu la scuola dell'obbligo della rivolta; poi i più decisi scelsero i licei della violenza, fino al master in terrorismo. Il '68 non lasciò eventi memorabili ma avvelenò il clima, non produsse rivoluzioni politiche o economiche ma mutazioni di costume e di mentalità.

TOSSICO Un altro versante del '68 preferì alle canne fumanti delle P38 le canne fumate e anche peggio. Ai carnivori della violenza politica si affiancarono così gli erbivori della droga. Il filone hippy e la cultura radical, preesistenti al '68, si incontrarono con l'onda permissiva e trasgressiva del Movimento e prese fuoco con l'hashish, l'lsd e altri allucinogeni. Lasciò una lunga scia di disadattati, dipendenti, disperati. L'ideologia notturna del '68 fu dionisiaca, fondata sulla libertà sfrenata, sulla trasgressione illimitata, sul bere, fumare, bucarsi, far notte e sesso libero. Anche questo non fu l'esito principale del '68 ma una diramazione minore o uscita laterale.

CONFORMISTA L'esito principale del '68, la sua eredità maggiore, fu l'affermazione dello spirito radical, cinico e neoborghese. Il '68 si era presentato come rivoluzione antiborghese e anticapitalista ma alla fine lavorò al servizio della nuova borghesia, non più familista, cristiana e patriottica, e del nuovo capitale globale, finanziario. Attaccarono la tradizione che non era alleata del potere capitalistico ma era l'ultimo argine al suo dilagare. Così i credenti, i connazionali, i cittadini furono ridotti a consumatori, gaudenti e single. Il '68 spostò la rivoluzione sul privato, nella sfera sessuale e famigliare, nei rapporti tra le generazioni, nel lessico e nei costumi.

RIDUTTIVO Il '68 trascinò ogni storia, religione, scienza e pensiero nel tribunale del presente. Tutto venne ridotto all'attualità, perfino i classici venivano rigettati o accettati se attualizzabili, se parlavano al presente in modo adeguato. Era l'unico criterio di valore. Questa gigantesca riduzione all'attualità, alterata dalle lenti ideologiche, ha generato il presentismo, la rimozione della storia, la dimenticanza del passato; e poi la perdita del futuro, nel culto immediato dell'odierno, tribunale supremo per giudicare ogni tempo, ogni evento e ogni storia.

NEOBIGOTTO Conseguenza diretta fu la nascita e lo sviluppo del Politically correct, il bigottismo radical e progressista a tutela dei nuovi totem e dei nuovi tabù. Antifascismo, antirazzismo, antisessismo, tutela di gay, neri, svantaggiati. Il '68 era nato come rivolta contro l'ipocrisia parruccona dei benpensanti per un linguaggio franco e sboccato; ma col lessico politicamente corretto trionfò la nuova ipocrisia. Fallita la rivoluzione sociale, il '68 ripiegò sulla rivoluzione lessicale: non potendo cambiare la realtà e la natura ne cambiò i nomi, occultò la realtà o la vide sotto un altro punto di vista. Fallita l'etica si rivalsero sull'etichetta. Il P.C. è il rococò del '68.

SMISURATO Cosa lascia infine il '68? L'apologia dello sconfinamento in ogni campo. Sconfinano i popoli, i sessi, i luoghi. Si rompono gli argini, si perdono i limiti e le frontiere, il senso della misura e della norma, unica garanzia che la libertà non sconfini nel caos, la mia sfera invade la tua. Lo sconfinamento, che i greci temevano come hybris, la passione per l'illimitato, per la mutazione incessante; la natura soggiace ai desideri, la realtà stuprata dall'utopia, il sogno e la fantasia che pretendono di cancellare la vita vera e le sue imperfezioni... Questi sono i danni (e altri ce ne sarebbero), ma non ci sono pregi, eredità positive del '68? Certo, le conquiste femminili, i diritti civili e del lavoro, la sensibilità ambientale, l'effervescenza del clima e altro... Ma i pregi ve li diranno in tanti. Io vi ho raccontato l'altra faccia in ombra del '68. Noi, per dirla con un autore che piaceva ai sessantottini, Bertolt Brecht, ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati. Alla fine, i trasgressivi siamo noi.

Marcello Veneziani



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 25/02/2018, 19:42 
Il ritorno dell'antifascismo per coprire i vuoti del renzismo (e della sinistra)


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La campagna elettorale è ormai costellata regolarmente di violenze e intimidazioni messe in atto in tutta Italia da gruppi di estremisti di sinistra che si qualificano come "antifascisti" contro i partiti di destra.
Di fronte a questi eventi ricorrenti qualcuno si sorprende del fatto che simili tentativi di reprimere le opinioni avverse alle proprie e impedire la libertà di espressione venga giustificata con il ricorso ai princìpi dell'antifascismo. Ma basterebbe un'occhiata distratta alla storia – italiana e non solo – del Novecento per ricordare che la pretesa di impedire il pluralismo con l'alibi dell'antifascismo non è assolutamente una novità, ed anzi si ritrova costantemente nella storia della sinistra di matrice comunista e nelle sue filiazioni.

L'origine di questo atteggiamento sta in realtà nella natura totalitaria del marxismo-leninismo. L'obiettivo di quest'ultimo è la conquista del controllo assoluto della società attraverso ogni mezzo: quindi esso fin dal suo sorgere non contrasta gli avversari con le argomentazioni e i programmi, ma con la violenza fisica, e - quando ciò non è possibile come avviene quando sono ancora in piedi democrazie liberali pluraliste - con la delegittimazione più radicale. Per questo i partiti comunisti o socialisti-rivoluzionari europei negli anni Venti squalificavano i socialisti riformisti e democratici chiamandoli "socialfascisti": non dissidenti, ma agenti del nemico, traditori, con i quali ogni dialogo era improponibile.


Lo stesso metodo, variando in parte il bersaglio, venne da loro adottato con la strategia stalinista dei "fronti popolari" negli anni Trenta: chi non si alleava con i comunisti (o meglio chi non si sottometteva ai comunisti) per fare fronte comune contro Hitler, Mussolini, Franco era additato come "oggettivamente" complice del fascismo e del nazismo. Tutta la forza propagandistica della rete internazionale comunista cominciò a battere ossessivamente su questo tasto: l'anticomunismo, o il dissenso verso il comunismo, non poteva essere considerato come una posizione autenticamente democratica, ma era invece una forma dissimulata di fascismo. Uno schema che venne largamente utilizzato per giustificare la feroce repressione dei dissidenti nel fronte repubblicano della guerra civile spagnola, e poi nella Resistenza italiana. E nel dopoguerra servì per coprire la rapida soppressione di ogni pluralismo democratico nei paesi dell'Est europeo occupati dall'Armata Rossa.

In Italia - dove la liberazione dal fascismo avvenne grazie alla vittoria delle truppe angloamericane, e nel fronte partigiano era stata presente una cospicua componente cattolica, liberale, monarchica e di sinistra non comunista – il Partito comunista godeva un forte radicamento sociale, e alla ripresa della democrazia ottenne un cospicuo consenso elettorale. Ma non aveva né la forza fisica né la possibilità geopolitica (nell'ordine internazionale di Yalta) per imporre una dittatura. Quindi cercò di massimizzare il proprio potere sociale e politico servendosi strumentalmente dell'arma dell'antifascismo. Da un lato usò apertamente la violenza, finché poté farlo, contro i propri avversari politici facendola passare come la continuazione della lotta antifascista (le migliaia di omicidi politici perpetrati da ex partigiani comunisti soprattutto nel Nord Italia). Dall'altro continuò a cercare di imporre lo schema del "fronte popolare" nel nuovo quadro politico: pretendendo governi di ampia coalizione "antifascista" in cui poter giocare un ruolo determinante; e, quando non poté più farlo dopo la svolta centrista di Alcide De Gasperi, invocando l'emarginazione dal dibattito politico di ogni forma di anticomunismo, accusato di essere in realtà antidemocratico e sostanzialmente accomunato al nostalgismo neofascista.


Le scene di intimidazione e violenza a cui stiamo assistendo in questi giorni da parte della sinistra dei "centri sociali" si erano già viste, in forme molto più imponenti, ad opera dei comunisti alle origini della democrazia repubblicana italiana: nella campagna elettorale amministrativa del 1947 e politica del 1948. Quando, soprattutto nell'Italia settentrionale, sedi e comizi dei partiti avversari al Fronte popolare venivano regolarmente aggrediti o sottoposti a pressioni ostili
(di cui i romanzi guareschiani del ciclo di Don Camillo e Peppone danno un'idea piuttosto edulcorata).

Tali tentativi di snaturare, reprimere, condizionare il dibattito democratico poterono contare su un vantaggio psicologico fondamentale: l'inserimento nella Costituzione repubblicana della XII disposizione transitoria e finale che proibiva la ricostituzione "sotto qualsiasi forma" del Partito fascista. La disposizione era certamente necessaria per evitare possibili rigurgiti del regime sconfitto in una fase in cui la rinnovata democrazia italiana era ancora fragile, e venne rafforzata dalla legge Scelba approvata dalla maggioranza centrista nel 1952. Ma al fermo blocco difensivo verso l'eversione di estrema destra non corrispose mai (a causa della forza politica dei comunisti italiani, e per la paura dei moderati che ciò potesse portare ad una guerra civile) un'analoga barriera contro derive totalitarie a sinistra; come invece accadde nella Germania Federale, dove la vicinanza della Cortina di ferro e della minaccia sovietica fecero sì che nel 1956 una sentenza della Corte costituzionale mettesse al bando, in base all'articolo 21 della Legge Fondamentale del 1949, il locale partito comunista allo stesso titolo di quello nazista.

L'asimmetria prodottasi in Italia rispetto ai due totalitarismi venne considerata dalle sinistre da un lato come una incondizionata legittimazione per sé, dall'altro come un incentivo ad accusare di ricostituzione del fascismo qualsiasi movimento, gruppo, strategia, alleanza politica collocata a destra, o anche semplicemente contraria alla partecipazione delle sinistre al governo. Le campagne di aggressiva delegittimazione in nome dell'antifascismo da parte della sinistra comunista e filocomunista continuarono, dunque, a giocare un ruolo fondamentale in varie fasi delicate della storia del paese.

In particolare, la delicata transizione dal centrismo al centrosinistra avvenuta nel 1960 ebbe come snodo cruciale le dimissioni del governo presieduto da Ferdinando Tambroni (monocolore democristiano sostenuto anche dal Movimento sociale italiano)in seguito ai moti di piazza nati dalle proteste delle sinistre contro la decisione del Msi di tenere il proprio congresso a Genova: decisione giudicata come una "provocazione" perché il capoluogo ligure era una città "martire della Resistenza".


Comunisti, socialisti e giovani proto-movimentisti (il Sessantotto non era lontano) misero in atto in quella sede una prova di forza - riuscita nonostante le vittime degli scontri estesi in varie città d'Italia nei giorni seguenti e la repressione poliziesca - per impedire il libero esercizio del diritto di parola e di associazione garantito dalla Costituzione ad un partito che, per quanto erede politico del fascismo, nessuno aveva fino ad allora giudicato passibile di scioglimento per essere l'aspirante restauratore del suo regime. La rinuncia di Tambroni aprì la strada al primo governo di centrosinistra (con l'astensione dei socialisti) presieduto da Amintore Fanfani. Ma non solo: quell'estate di violenza segnò la nascita di una vera e propria "mitologia" della Resistenza che ancora viene usata nella polemica politica dai discendenti di quella famiglia politica. Una mitologia completamente distaccata dalla storicità effettiva della lotta partigiana, dalla sua complessità, dalla sua natura minoritaria e plurale, e che invece la trasfigurava in un'epica lotta di popolo e nel principale fondamento della democrazia, in cui naturalmente alle sinistre veniva riservata la parte del leone.

In base a questa lettura strumentale e semplificata, la sinistra politica e intellettuale negli anni Sessanta additava come cripto-fascista e autoritaria qualunque corrente politica fosse contraria all'"apertura a sinistra" e tentasse di restaurare il vecchio equilibrio centrista. E ancor più chiunque osasse proporre – come Giuseppe Maranini, Randolfo Pacciardi o altri – una riforma della legge elettorale in senso maggioritario o della Costituzione in senso presidenzialista.


In seguito, nel post-Sessantotto, la radicalizzazione della situazione politica conseguente l'esplosione della contestazione e la crescita della violenza tra estremisti di sinistra e di destra spinsero i gruppi extraparlamentari e il Pci a convergere sempre più spesso su una retorica che invocava la "vigilanza antifascista" e additava la principale minaccia per la democrazia italiana nella "strategia della tensione" neofascista, ignorando o sottovalutando l'escalation del terrorismo rosso. E negli anni Settanta, ancora una volta, l'accusa di "fascismo" sarebbe servita ai comunisti per isolare e delegittimare tutte le voci che si opponevano alla loro strategia, come i cattolici e i liberali contrari al "compromesso storico" tra Pci e Dc.

Con la decadenza del marxismo e la fine dell'impero internazionale comunista, la pretesa monopolistica sulla democrazia da parte della sinistra di origine comunista si spostò dalla contrapposizione antifascismo/fascismo a quella tra "diversità" morale e corruzione, ma conservò lo stesso radicale atteggiamento delegittimante: atteggiamento che ha fornito a quella sinistra una nuova identità tra la fine della prima Repubblica sotto la rivoluzione giudiziaria di Mani Pulite e l'avvento del bipolarismo nella seconda, tanto da sostituire in gran parte allo spauracchio fascista quello craxiano e berlusconiano.

Ma per cementare la loro autorappresentazione come garanti della democrazia e per mettere nell'angolo gli avversari i "democratici di sinistra", poi semplicemente "democratici", erano comunque sempre pronti a tirare fuori dal cassetto la carta dell'antifascismo: in particolare contro Berlusconi, delegittimato a priori per la sua coalizione con i "post-fascisti" di Alleanza nazionale. Proprio con la seconda Repubblica, infatti, le celebrazioni del 25 aprile, festa della Liberazione dal fascismo, assunsero un nuovo significato: quello di manifestazioni specificamente dirette contro il centrodestra, soprattutto quando quest'ultimo aveva vinto le elezioni ed era al governo.

Infine oggi, nel tramonto del renzismo e in un momento difficile per il Pd, in grave affanno nella competizione con il rinnovato centrodestra berlusconiano e con i 5 Stelle, la sinistra sempre più vuota di qualsiasi identità, ormai omologata al progressismo individualista mondialista, approfitta delle tensioni create nel paese dall'emergenza dell'immigrazione clandestina e dalle sue conseguenze sociali e di sicurezza per lanciare l'allarme su un presunto "ritorno del fascismo". Identificando, questa volta, l'eterno spauracchio nell'emergere del razzismo e della xenofobia, e additando come minacce per la democrazia movimenti politicamente poco significativi come Forza Nuova o Casapound.


Una mossa evidentemente disperata, in cui ormai ogni riferimento realistico a ciò che è stato storicamente il fascismo in Italia è completamente assente. Ma che ha provocato un'escalation di tensione ideologica, perché è stata cavalcata opportunisticamente dalla nuova sinistra radicale di Leu e di Potere al Popolo per acquisire visibilità politica e consenso. E la drammatizzazione del conflitto prodotta da queste forze ha riattizzato a sua volta la violenza endemicamente latente nei vecchi centri sociali, i quali si sono sentiti sostanzialmente autorizzati ad attaccare fisicamente le destre dovunque potessero. E hanno cominciato ad aggredire sistematicamente non soltanto i gruppi di estrema destra, ma anche quelli della destra "istituzionale", come la Lega di Salvini e Fratelli d'Italia.


Insomma, la grancassa del nuovo "antifascismo" (che è l'eco del vecchio, originario d.n.a. totalitario della sinistra massimalista italiana) non avrà probabilmente nessun effetto tonificante sulle magre fortune del Pd, ma andrà ad aumentare soltanto il consenso della sinistra (e forse della destra) radicale. Ma il partito della sinistra di governo non riesce, tuttavia, a prendere definitivamente le distanze da questo ritorno all'intolleranza più settaria. Perché la politica, come la natura, rifiuta il vuoto, e il vuoto pneumatico caratteristico della cultura politica piddina si riempie di qualunque suggestione si spera possa ancora mobilitare una base ormai disgregata e sfiduciata. E perché quel settarismo resta un potente "richiamo della foresta" per una forza politica che è pur sempre l'erede della storia del comunismo. Una storia rimossa da un certo punto in poi, ma dalla quale essa non ha mai saputo prendere veramente e definitivamente le distanze.

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... a-sinistra



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MessaggioInviato: 25/02/2018, 19:59 
... Poveri sbandati ...



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MessaggioInviato: 25/02/2018, 21:55 
E' chiaro che il Fascismo (che come tale non esiste più da 70 anni), venga sfruttato in campagna elettorale per dare addosso quelli che sono stati definiti "mandanti morali" di alcuni episodi violenti, in particolare Salvini il quale al contrario si è sempre dissociato dalla violenza e dagli estremismi di destra. Insomma chiunque abbia un po di sale in zucca sa benissimo distinguere i violenti dalle persone perbene senza fare, è il caso di dirlo, di tutta l'erba un "fascio"!!!!

Del resto basta andare a un comizio di Salvini per notare che di estremisti non cen'è nemmeno l'ombra, anzi al contrario c'è un'atmosfera festosa, tante bandiere e gente perbene anche con figli al seguito.



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sottovento ha scritto:
E' chiaro che il Fascismo (che come tale non esiste più da 70 anni), venga sfruttato in campagna elettorale per dare addosso quelli che sono stati definiti "mandanti morali" di alcuni episodi violenti,

Perchè il Comunismo esiste?. [:246] ,Berlusconi l'ha demonizzato sfruttando questo proclama per due decenni per le sue campagne elettorali. [:302]


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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 25/02/2018, 23:50 
Ma perché ti rifai sempre al passato? E comunque tutte le manifestazioni e le campagne mediatiche di questi giorni sono contro il Fascismo non contro il Comunismo nonostante i centri sociali in questi anni abbiano agito in modo spesso violento. Sarebbe opportuno condannare a prescindere ogni forma di estremismo e di violenza fascista o comunista che sia.

Per nostra fortuna Fascismo e Comunismo non esistono più da anni e francamente preferisco pensare a cose ben più importanti.



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 26/02/2018, 09:28 
sottovento ha scritto:
Ma perché ti rifai sempre al passato? E comunque tutte le manifestazioni e le campagne mediatiche di questi giorni sono contro il Fascismo non contro il Comunismo nonostante i centri sociali in questi anni abbiano agito in modo spesso violento. Sarebbe opportuno condannare a prescindere ogni forma di estremismo e di violenza fascista o comunista che sia.

Per nostra fortuna Fascismo e Comunismo non esistono più da anni e francamente preferisco pensare a cose ben più importanti.

Siete voi che vi rifate al passato: ogni forma diversa dalla vostra idea per voi è Comunismo,persino i 5 Stelle li avete tacciati di essere Comunisti. [:246]


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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 26/02/2018, 10:22 
Tu dici sempre "voi" e con questo generalizzi enormemente. Almeno io non ho mai definito comunisti i 5 Stelle. Ciò che non gradisco è che possano fare accordi per governare con quella sinistra che non ho mai digerito, quella sinistra che professa accoglienza e Ius Soli e che non disdegnerebbe una patrimoniale. Certamente ritengo che cose come il reddito di cittadinanza siano politiche di sinistra ma non per questo comuniste anche se reputo che i 5 Stelle siamo molto più di sinistra di quanto dicano.



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 26/02/2018, 11:25 
Ha ragione sottovento, finchè ci saranno i voi e i noi non ne usciremo mai.
Deve prevalere il buon senso.



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 26/02/2018, 12:48 
Oltretutto fascismo e comunismo sono un -non problema- perché:

1. La maggioranza dei cittadini non è fascista
2. La maggioranza dei cittadini non è comunista
3. La maggioranza dei cittadini non è estremista
4. La maggioranza dei cittadini non è violenta
5. La maggioranza dei cittadini non va ai cortei.

Ergo, si stanno ingrandendo mediaticamente delle cose che appartengono a 4 gatti rispetto alla maggioranza della popolazione. Va però fatta una precisazione su quel dilagante buonismo di sinistra:

1. chi ha favorito l'accoglienza? non certo la Lega!
2. chi professa lo Ius Soli? non certo la Lega
3. chi ha fatto accordi con le Ong? non certo la Lega!
4. chi ha soppresso l'art.18? non certo la Lega?
5. chi ha proposto la riforma costituzionale? non certo la Lega!



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 Oggetto del messaggio: Re: A sinistra intanto..ovvero, compagni che sbagliano
MessaggioInviato: 26/02/2018, 13:25 
Sono pagliacciate per raggranellare qualche voto di qualche vecchietto nostalgico e rimbambito dell'una o dell'altra sponda o di qualche scemunito che ancora, dopo 100 anni, è rimasto fissato con modelli che non esistono più perchè probabilmente altro d proporre non hanno. Non c'è un sol candidato premier effettivo a parte Di Maio; ma di chi parliamo?

Certo che c'è un NOI ed un LORO. E LORO sono tutti quelli che ancora danno manforte e legittimano i vari PD FI Lega ecc. ecc.



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