RICORRENZA
Nessuno è interessato a capire perché la storia delle Brigate Rosse è composta dalle uccisioni dello statista cattolico Aldo Moro, del giurista cattolico Vittorio Bachelet, del riformista cattolico Roberto Ruffilli? Perché hanno scelto le Br di colpire loro, i cattolici, perché il primo gambizzato fu il consigliere comunale cattolico milanese Massimo De Carolis nel 1975, il primo giornalista gambizzato fu il direttore cattolico del Tg1 Emilio Rossi? Perché alla strage di via Fani del 1978 fece seguito la strage di piazza Nicosia, totalmente dimenticata, con l'assalto di tredici brigatisti rossi alla sede romana della Democrazia cristiana? Davvero è più interessante, caro Andrea Purgatori, riciclare vecchie interviste di Mario Moretti, Valerio Morucci, Raffaele Fiore e del defunto da cinque anni Prospero Gallinari? Cos'è questo tic del giornalismo italiano, nostalgia dell'album di famiglia della propria gioventù, tentativo di dare giustificazioni ideologiche a quelle che furono anche proprie pulsioni? Il ricordo del quarantennale di Moro deve assolutamente cambiare tono. Nelle tre ore televisive di Atlantide su La7 il ricordo delle vittime di via Fani ha occupato forse cinque secondi di trasmissione. Davvero questo è l'ennesimo oltraggio e anche a quarant'anni di distanza non è tollerabile.
I cattolici italiani hanno pagato il prezzo più alto alla furia terroristica rossa e nera. Il Popolo della Famiglia chiede conto ai media italiani di una narrazione ideologica che vuole costruire un'epica che non c'è stata. Valerio Morucci nel programma di Andrea Purgatori dice che sono stati portatori del "colore e della gioia" nel contesto grigio e triste dell'Italia degli Anni Settanta. Non è andata così. Sono stati portatori di una cappa plumbea, non a caso sono anni raccontati come Anni di Piombo. C'è stata morte, c'è stata distruzione e sono state senza un perché, non c'è stata alcuna guerra e non c'era alcuna mobilità in quelle idee. C'era un gruppo di "giovani vite dentro una fornace", come vennero descritte poi nella più bella canzone che raccontò i terroristi ex post, cioè dissolte dal fuoco dell'odio. Individuarono come vittime le persone più miti, i cattolici di questo paese, dimostrando una dose di vigliaccheria che me li rende odiosi e disprezzabili. Non hanno mai accettato lo scontro militare in campo aperto, hanno colpito i più indifesi e disponibili: Vittorio Bachelet presidente dell'Azione Cattolica sulle scale dell'università dove si fermava a dare udienza agli studenti, Roberto Ruffilli a casa dove non c'era alcun sistema di allarme. fino a Marco Biagi in un vicolo buio mentre andava in bicicletta.
La "scia bianca" del sangue cattolico versato dai terroristi è infinita, parta dal commissario Luigi Calabresi freddato da Ovidio Bompressi di Lotta Continua nel 1972 e arriva fino a Roberto Ruffilli e Marco Biagi uccisi dal terrorismo rosso nel 1988 e nel 2002, passando per Piersanti Mattarella freddato nel 1980 all'uscita della Messa da un giovane troppo somigliante a Giusva Fioravanti perché quest'omicidio possa chiudersi senza una sua imputazione, prima o poi. Ma mi preoccupano ancora di più delle imprecisioni giudiziarie, i giovani che non conoscono i nomi, gli italiani che hanno totalmente dimenticato che siano persino esistiti alcuni cattolici uccisi dalla furia cieca dell'ideologia violenta di quegli anni: il giovane magistrato Mario Amato che aveva rintracciato i fili che legavano l'eversione nera ai servizi segreti deviati degli Anni Settanta; il sindaco di Palermo democristiano Giuseppe Insalaco, che per primo ruppe il patto demoniaco tra la Dc e la mafia in Sicilia; Pino Amato, consigliere comunale a Napoli democristiano ucciso neanche cinquantenne dalle Brigate Rosse; Girolamo Mechelli, capogruppo democristiano alla regione Lazio, gambizzato dalle Br pochi giorni prima dell'omicidio di Aldo Moro; Giovanni Picco, già sindaco democristiano di Torino gambizzato dai brigatisti sempre nel 1978; Raffaele Delcogliano, trentottenne assessore democristiano ucciso con l'autista, avevano tutti e due moglie e figli piccolissimi a casa, per loro le Brigate Rosse non hanno avuto pietà. Una infinità di poliziotti, carabinieri, avvocati, magistrati in stragrande maggioranza cattolici sono caduti sotto le pallottole dei terroristi.
Barbara Balzerani, quella che vuole "celebrare i fasti del quarantennale" e lo scrive persino su Facebook, in una testimonianza che mi è stata resa sui social in un trasferimento da un carcere a una sede processuale insultò il carabiniere che la ammanettava così: "Sai quanti ne ho ammazzati di carabinieri bastardi come te?". Il carabiniere ebbe la prontezza di risponderle: "Per questo, signora, lei è lì e io sono qui".
Ora purtroppo non è più vero. Barbara Balzerani come tutti i terroristi è libera. Quel carabiniere ha perso. Le manette ai polsi ce l'hanno i familiari delle vittime per primi, quelli che in questi giorni proveranno un dolore immenso a vederli protagonisti in televisione. E ce le abbiamo pure noi che proviamo a tenere viva la memoria dell'infinito dolore provocato, lo ripeto, insensatamente da un'ideologia vuota e da persone che non valevano nulla e per questo presero i mitra colpendo poi in maniera vigliacca i più miti.
Noi cattolici italiani, certamente noi del Popolo della Famiglia, cerchiamo di svolgere la funzione storica di spiegare a chi è immemore quanto sia costato stare dalla parte giusta, forse "grigia" come dicevano loro, ma certamente giusta. Stare dalla parte delle persone normali, dei lavoratori, delle famiglie, dell'Italia e delle sue necessità di ordinato sviluppo, ha comportato un prezzo da pagare. Che non sia l'oblio, non per chi ha pagato con la vita.
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