... ma non parlate però di quanti ne fece fucilare!
Pertini e Scalfaro, due assassini diventati presidenti della Repubblica. La farsa della resistenza
Nel 1945 il signor Pertini Alessandro, detto Sandro, tra le altre cose, oltre ad essere coinvolto in modo diretto nella decisione di assassinare Mussolini e Claretta Petacci, che aveva l'unica "colpa" di essere l'amante di Mussolini, fece analogamente e sbrigativamente fucilare anche la bella attrice Luisa Ferida, la quale era del tutto innocente da responsabilità politiche di sorta, ma solo perché moglie di Osvaldo Valenti che era stato condannato a morte perché "fascista":
Ci hanno condannato all'odio con il loro fascismo ed antifascismo.
Oscar Luigi Scalfaro, cattolico e contrario alla pena di morte, a guerra finita, fece condannare alla fucilazione sei persone, di cui un giovane padre di famiglia che conosceva perfettamente ed era innocente. Accusato dal pm Scalfaro e fucilato come fascista. Domenico Ricci era innocente. Nell’estate 1945, a guerra finita, l’allora 27settenne Oscar Luigi Scalfaro, futuro presidente della Repubblica italiana, sostenne con altri due colleghi la pubblica accusa al processo che vedeva imputati l’ex prefetto di Novara Enrico Vezzalini e i fascisti Arturo Missiato, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno, Raffaele Infante e Domenico Ricci. Dopo tre giorni di dibattimento fu chiesta per i sei la condanna a morte, eseguita il 23 settembre al poligono di tiro di Novara.
Giuseppina Ghersi era una bambina di 13 anni e fu condannata a morte dai partigiani della Brigata Garibaldi, dopo essere stata violentata e stuprata, solo per aver vinto un concorso scolastico con un tema che omaggiava il Duce. Fu uccisa con un colpo di pistola alla nuca e gettata su un mucchio di altri cadaveri davanti alle mura del Cimitero di Zinola. Un signore che passava nei dintorni testimoniò che: “Era un cadavere di donna molto giovane ed erano terribili le condizioni in cui l’avevano ridotta. Evidentemente avevano infierito in maniera brutale su di lei. L’orrore era rimasto impresso sul suo viso, una maschera di sangue con un occhio bluastro tumefatto e l’altro spalancato sull’inferno”. La storia di Giuseppina Ghersi è stata ricostruita nel dopoguerra grazie al padre, che il 29 aprile 1949 presentò al Procuratore della Repubblica di Savona un esposto di sei pagine.
Ci stanno delle verità che a volte ci sconvolgono. Verità che ci sembrano talmente assurde e tante volte ci rifiutiamo di accettarle come tali. Chi detiene il potere sa come manovrare, mistificare i fatti. Pluriassassini sono stati fatti diventare personaggi esemplari della cosa pubblica: consiglieri, sindaci, deputati, senatori, ministri e persino Presidenti della "Repubblica Italiana". La criminosa verità viene taciuta, nascosta, minimizzata e negata alla stragrande parte della pubblica opinione, proprio da chi ne ha il potere di farlo perché ha il controllo sullo stato, sui mass media, sui partiti. Si fa passare il messaggio in modo chiaro e forte, oscuro e subliminale che assassinare i nemici, gli avversari, i concorrenti, i diversi e gli estranei alla nostra parte, anche se neutrali, e l'eliminare senza scrupoli perfino alleati, amici e parenti qualora essi siano di ostacolo sia giusto e doveroso. Dal 1943 si è fatto passare il messaggio che assassinare un fascista non è reato. Ma che senso ha una tale assurda, folle, malvagia perversità?
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