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MessaggioInviato: 10/08/2010, 00:00 
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dark side ha scritto:

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Il 75% del petrolio fuoriuscito dal pozzo Macondo della British Petroleum nel Golfo del Messico è stato ripulito o assorbito dai batteri marini.


ma da rotolarsi come un serpente piangendo e ridendo all'unisono!

ma ci hanno preso per una popolazione di consumatori di LSD ? oppure si fanno un viaggetto prima di dare certi comunicati......
i batteri? quali batteri ? quelli grossi come ippopotami?
ah si il famoso bacyllus ippopotamae , o il bifidus cetacei, o meglio ancora il re dei batteri il bifidus black hole. 50 milioni di piscine olimpioniche di petrolio assorbito dai batteri in 5 settimane? in pratica nel golfo del messico non c'e' acqua, in realta e' un mare formato solo da batteri affamatissimi e super voraci che inghiottono tutto navi, aerei, le nuvole i satelliti in orbita , anche la luce come buchi neri. meno male che la luna non e' a tiro.

ma non c'e' piu' un minimo di serieta'.


............[:261]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 10/08/2010, 08:38 
E dicono che Simmons sia annegato nella sua vasca da bagno...



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MessaggioInviato: 14/09/2010, 14:23 
Il Washington Post rivela che la BP ha pompato una miscela
di prodotti chimici prima dell’esplosione della piattaforma


Fonte:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/co ... 02038.html

http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/ ... bp-ha.html

Immagine

Dall'articolo Before rig explosion, BP pumped chemical mixture into well, contractor says (http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/co ... 02038.html) scritto da Davis S. Hilnzenrath e pubblicato il 20 luglio 2010 sull'edizione on line famoso quotidiano statunitense Washington Post (http://www.washingtonpost.com/) apprendiamo dei particolari a dir poco sorprendenti a riguardo di quanto accaduto ad aprile 2010 nel Golfo del Messico, e che fanno crecere sempre più i sospetti che uno dei peggiori disastri ecologici nella storia del nostro pianeta sia stato causato intenzionalmente (http://scienzamarcia.blogspot.com/2010/06/golfo.html).




Prima dell'esplosione della piattaforma la BP ha iniettato
una miscela di prodotti chimici nel pozzo, afferma un contractor


Nelle ore precedenti all'esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, la BP ha iniettato nel pozzo una quantità straordinariamente grande di una mistura chimica inusuale, ha testimoniato lunedì un contractor che ha lavorato sulla piattaforma.

L'inieizione del denso fluido grigio avrebbe avuto come scopo quello di ripulire il buco dela trivellazione dal fango, secondo la testimonianza rilasciata di fronte ad una commissione investigativa governativa sull'incidente. Ma i più di 400 barili utilizzati erano approssimativamente il doppio della quantità usualmente utilizzata, ha detto Leo Lindner, uno specialista nelle trivellazioni per l'estrazione di fluidi che lavora per la MI-Swaco.

La BP aveva a portata di mano centinaia di barili dei due prodotti chimici ed aveva bisogno di disfarsi del materiale, ha testimoniato Lindner. Iniettandole all'interno del pozzo la compagnia avrebbe potuto avvantaggiarsi di un'esenzione prevista da una legge sulla tutela ambientale che le avrebbe altrimenti proibito la discarica del pericoloso rifiuto nel Golfo del Messico, ha detto Lindner.

Nella procedura sono state mescolate due sostanze. "E' qualcosa che non abbiamo mai fatto prima," ha affermato Lindner.

Uno specialista della BP ha detto che le due sostanze si potevano utilizzare insieme. Ciò non di meno la notte prima che la piattaforma esplodesse, Lindner eraq indaffarato a condurre un improvvisato esperimento di chimica per operare un ulteriore controllo. Egli ha mescolato un gallone di una delle sostanze con un gallone dell'altra ed ha osservato la loro reazione.

Quando è iniziata la fuoriuscita dal pozzo il 20 Aprile, un fluido che corrispondeva alla descrizione generale di quella miscela è piovuto sulla piattaforma.

Stephen Bertone, ingegnere capo sulla piattaforma, ha affermato poco prima nella sua testimonianza fornita nella stessa giornata che parte della piattaforma era coperta da un pollice o più di un materiale che egli ha detto assomigliava a "muco."

Ronnie Penton, avvocato di uno dei lavoratori della piattaforma, ha detto in un'intervista dopo l'audizione che la dose doppia di fluido ripulitore, noto anche come "pillola" ("pill,") ha alterato un cruciale test della pressione nel pozzo appena poche ore prima della fuoriuscita. Basandosi su tale test, la BP ha ritenuto che fosse sicuro continuare a togliere il pesante fango dal pozzo perchùé venisse rimpiazzato dalla molto più leggera acqua marina.

"Quella grossa pillola ha falsato il test," ha detto Penton.

Lo scostamento dalla pratica usuale che è stata riferita si è verificata a dispetto di una serie di complicazioni occorse mentre si tentava di completare il lavoro sul pozzo.

Lo scrittore dello staff Joel Achenbach ha contribuito alla stesura di questo articolo.


Link:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/co ... 02038.html



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MessaggioInviato: 19/09/2010, 19:23 
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Addio marea nera, chiuso in via definitiva il pozzo Bp. Obama: tappa importante
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AYXAjVRC
Cita:
TERMINATE LE OPERAZIONI CHE SI SONO SVOLTE A 4.000 METRI DI PROFONDITÀ
Chiuso il pozzo di petrolio del Golfo
Introdotto cemento e altri materiali nella falla così da chiuderla in modo definitivo
http://www.corriere.it/esteri/10_settem ... aabe.shtml



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MessaggioInviato: 04/10/2010, 11:44 
Una recente inchiesta avrebbe rivelato che Facebook.com abbia negato recentemente l'accesso degli utenti alle informazioni critiche sulla divulgazione extraterrestre e che abbia sabotato i gruppi di Facebook destinati all'organizzare di un boicottaggio nei confronti di BP, il gigante petrolifero responsabile dell'operazione false flag del Golfo del Messico, attraverso l'uso di tecniche di spionaggio e software sofisticati.

Qui la notizia (in inglese).....

Facebook at 517 million users suppresses ET/UFO
disclosure with cointelpro spying, censorship

http://www.ufodigest.com/article/facebo ... censorship

Pareri? [8]



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MessaggioInviato: 27/03/2011, 19:25 
Nel Golfo del Messico il petrolio continua a fuoriuscire

Clicca per ingrandireUn ufficiale della guardia costiera, con un centro di comando a Morgan City, a Los Angeles, ha detto oggi che la Guardia Costiera ha confermato che il petrolio non proveniente dalla DeepWater Horizon bensì sono state individuate quelle che sembrano essere chiazze più piccole sparse nella zona.

Le indagini della guardia marina sulle segnalazioni di grandi chiazze di petrolio avvistate in mare continua. Altre foto e informazioni dai piloti John Wathen e Bonnie Schumaker che hanno sorvolato la zona ieri, dovrebbero essere rilasciate entro oggi.

La Guardia Costiera sta indagando sulla notizia dell’avvistamento di una chiazza di petrolio potenzialmente estesa nel Golfo del Messico, non lontano dalla Deepwater Horizon. Secondo una fonte accreditata, la chiazza di petrolio è stata avvistata da un pilota di elicottero, Venerdì, ed è lunga circa 100 miglia. Un capitano di un peschereccio afferma che ieri, attraversando la chiazza si è sentito bruciare gli occhi.

Immagine

Secondo il Times Picayune, la Guardia Costiera ha confermato che sta indagando su una chiazza di petrolio grande 100 miglia a circa 30 miglia a largo. Si stanno dirigendo verso un sito vicino al pozzo di Matterhorn situato a circa 20 miglia a nord della Deepwater Horizon, secondo il giornale. Il Matterhorn comprende una piattaforma di perforazione in acque profonde di proprietà della W & T Technology. E ‘stato acquisito l’anno scorso da TotalFinaElf E & P.

Piloti indipendenti stanno tentando di raggiungere la chiazza di petrolio entro oggi. Bonnie Schumaker con Wings of Care riporta di aver avvistato una chiazza 2 giorni fà e sta tentando anche lei di raggiungere il sito.

Immagine

Inoltre, un altro report, di un pescatore della Louisiana, afferma che del petrolio fresco sta spiaggiando vicino a South Pass, Los Angeles, le squadre di pulizia sono già al lavoro per ripulire il mare.

Le squadre di pulizia sono ancora attive lungo le paludi e le aree balneari della Louisiana e degli altri Stati del Golfo. La baia di Jimmy, in Louisiana rimane ancora pesantemente inquinata dal petrolio.

Immagine

Petrolio che è stato anche trovato in zone più popolate. Con l’arrivo della pausa primaverile, gli studenti e i turisti si stanno già precipitando verso il Golfo per sfuggire all’inverno a nord. Recentemente un gruppo di ragazzi di un college del Missouri hanno scoperto che del petrolio era anche presente al largo delle spiagge di Penisola.

http://www.ecplanet.com/node/2386


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MessaggioInviato: 27/03/2011, 23:46 
[8)]
Stiamo distruggendo il mondo!!!


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MessaggioInviato: 01/05/2011, 22:45 
Golfo del Messico: dopo un anno littorali e paludi nere di petrolio


Oltre 100 km di terreni danneggiati. Questa la denuncia di un gruppo di scienziati indipendenti per i quali il sistema immunitario di alcune specie ittiche è compromesso. Mentre una crosta di petrolio ricopre il fondo marino attorno all'area del pozzo.

Più di 100 km di terreni paludosi il cui ecosistema appare danneggiato. Il sistema immunitario di alcune specie ittiche seriamente compromesso. La produzione di alghe marine alterata. Una crosta di petrolio a coprire il fondo marino nell’area attorno al pozzo. E morte, morte ovunque: di comunità coralline, crostacei, tartarughe di mare, delfini. Appare così, nella denuncia di diversi scienziati indipendenti, l’area del Golfo del Messico dove un anno fa si inabissò Deepwater Horizon, il pozzo petrolifero di BP.

“C’è ancora una quantità terribile di petrolio disperso nell’ambiente”, ha detto al Washington Post Ian R. McDonald, un oceanografo della Florida State University che da tempo lavora nel Golfo. Le prospettive, a un anno dal disastro, appaiono del resto molto più incerte rispetto a molte delle analisi, e delle assicurazioni, offerte dalle autorità in questi mesi. Lo scorso novembre la NOAA, l’agenzia del governo federale che si occupa di clima e oceani, aveva assicurato che almeno un quarto del greggio rilasciato era evaporato, o si era dissolto nell’acqua. Un altro 29% circa sarebbe stato vaporizzato in particelle finissime, naturalmente o attraverso il disperdente chimico Corexit 9500, e poi riassorbito attraverso l’azione dei batteri marini. Il 5% del greggio era invece stato bruciato sulla superficie dell’Oceano.

Le stime della NOAA, che il suo direttore Jane Lubchenco ha comunque definito “parziali”, sono state in questi mesi sempre più messe in discussione dagli scienziati che, in modo indipendente, lavorano nell’area del disastro. Samantha Joye, una scienziata della University of Georgia che sta per pubblicare uno studio sugli effetti del petrolio su flora e fauna del Golfo, spiega che greggio e gas naturale “si dissolvono in modo molto più lento” rispetto a quanto affermato dal governo americano. Gli sforzi per “scremare” il petrolio si sono poi dimostrati “inefficaci” (lo ha spiegato la stessa Guardia Costiera della Louisiana). E molti segnalano che i disperdenti chimici, se hanno aiutato a combattere il greggio, si sono dimostrati altrettanto tossici e nocivi per la vita di piante e animali.

Il vero punto interrogativo riguarda però il petrolio residuo (negli 86 giorni in cui il pozzo restò spezzato, in mezzo all’oceano, fuoriuscirono 200 milioni di galloni). Che fine ha fatto? Dove si è depositato? La risposta è semplice. Il petrolio è ancora lì: sul fondo marino, disperso tra le paludi, sulle spiagge. Nelle operazioni di ripulitura sono in questo momento impegnate circa 2000 persone della Guardia Costiera, che navigano a bordo di 200 battelli lungo le coste di Lousiana, Alabama, Mississippi, Florida. Ma i loro sforzi restano ben al di sotto della sfida. Mancano mezzi e personale (nei mesi immediatamente successivi al disastro, furono 48mila gli uomini impegnati).

Il periodo della riproduzione, per molte specie di volatili e tartarughe, suggerisce alle squadre della Guardia Costiera di tenersi lontani dalle zone di nidificazione, e rallenta le operazioni di ripulitura. Intanto 130 miglia di palude della Lousiana appaiono tragicamente senza vita. La loro scomparsa significa la fine di un rifugio sicuro per gli stormi che di qui passano, e di un luogo di vita e nutrimento per gamberetti e altri crostacei.

Scienziati e operatori ecologici in queste settimane hanno segnalato altri possibili, e devastanti, effetti. Alghe e altri microrganismi sono scomparsi in un’area pari a circa 100 miglia intorno al pozzo di BP. “Le alghe sono come l’erba sulla terra. La loro scomparsa influisce sull’ossigeno, quindi sull’intero ecosistema e sulla catena alimentare”, ha spiegato Suzanne Fredericq, della University of Louisiana (molti animalisti prevedono di trovare tracce di greggio, attraverso le alghe, anche nello sperma delle balene). E lo scorso gennaio ben 153 carcasse di delfini, molti di questi molto giovani, alcuni persino in fase fetale, sono stati segnalati al largo della costa della Lousiana.

“Conserviamo gran parte delle evidenze di prova per il processo contro BP”, annunciano da NOAA, che sinora ha fatto filtrare col contagocce le notizie sugli effetti del disastro della Deepwater Horizon. Ma scienziati ed ecologisti temono che il governo federale cerchi di bloccare la diffusione della verità su quanto è successo e quanto potrebbe succedere. Gli ostacoli e le limitazioni imposte agli scienziati non legati al governo lo proverebbero. “Sinora sono state prodotte soltanto 14 ricerche indipendenti sullo stato del Golfo del Messico”, dice Lisa Suatoni del National Resources Defense Council.

http://www.ecplanet.com/node/2452


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Marea nera, inizio processo alla Bp slitta al 5 marzo



New Orleans (Louisiana, Usa), 26 feb. (LaPresse/AP) - È slittato al 5 marzo l'inizio dell'atteso processo a British Petroleum al tribunale di New Orleans per il disastro della marea nera nel Golfo del Messico. Il processo si sarebbe dovuto aprire domani, ma due fonti vicine al caso hanno fatto sapere che l'avvio è stato rimandato per lasciare ancora del tempo per i colloqui sui risarcimenti. La decisione è stata presa oggi durante una conference call tra le parti e il giudice distrettuale Carl Barbier.



La marea nera fu provocata dall'esplosione avvenuta il 20 aprile del 2010 sulla piattaforma Deepwater Horizon, in cui morirono 11 persone. La Deepwater bruciò per due giorni prima di affondare. Dal pozzo Macondo di Bp fuoriuscirono 206 milioni di galloni di petrolio, pari a circa 780 milioni di litri di greggio, che danneggiarono le spiagge del Golfo del Messico e portarono alla sospensione della pesca in diverse aree.



Il processo mira a fissare l'ammontare che Bp e altre società coinvolte nel disastro ecologico del 2010 dovranno pagare. La posta in gioco è di miliardi di dollari. British Petroleum ha fatto sapere che sta lavorando con il Comitato direttivo delle persone che hanno fatto causa per raggiungere un accordo di equa compensazione per i danni subìti. Il processo potrebbe durare fino a un anno, visto che le fasi saranno tre e ognuna di esse di durata compresa fra i due e i tre mesi.



La prima fase dovrà individuare le cause dell'esplosione e suddividere la percentuale di responsabilità fra le società coinvolte nel progetto di trivellazione. Questo aspetto è già stato analizzato scrupolosamente da varie inchieste di Guardia costiera, enti federali e di una commissione presidenziale. Le indagini sono arrivate alla conclusione che Bp, la proprietaria del pozzo Transocean e la compagnia contractor Halliburton Energy Services meritano di condividere la responsabilità di una serie di decisioni rischiose prese per risparmiare denaro e tempo.



Al caso hanno lavorato circa 340 avvocati di persone che hanno fatto causa e Bp ha speso milioni di dollari per pagare esperti e legali. Sono state raccolte oltre 300 deposizioni e milioni di pagine di denunce. Un legale del dipartimento della Giustizia ha detto che ci vorrebbero 210 anni se dovesse leggere da solo tutte le pagine presentate al record di mille pagine al giorno.



26 febbraio 2012





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MessaggioInviato: 27/02/2012, 01:47 
Cita:
ArTisAll ha scritto:
Il processo potrebbe durare fino a un anno, visto che le fasi saranno
tre e ognuna di esse di durata compresa fra i due e i tre mesi.


Beati loro... qui da noi, processi molto più insignificanti,
durano dai 10 ai 15 anni.... [:246]



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Ecuador, congelati beni alla Chevron:
non paga multa da 19 miliardi $ per (presunti) danni alla foresta amazzonica



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Un tribunale dell'Ecuador ha ordinato il blocco di tutti i beni nel Paese del gigante petrolifero Chevron. La decisione è stata presa in seguito al rifiuto della compagnia statunitense di pagare una multa da 19 miliardi di dollari comminata nel febbraio 2011 da un tribunale ecuadoriano. La Chevron è accusata dalla popolazione locale, 30mila persone, di aver provocato, tramite la sua controllata Texaco, gravi danni ambientali durante il periodo in cui estraeva petrolio nella foresta amazzonica, tra il 1964 e il 1990. Chevron ha fatto sapere di rifiutare la decisione del tribunale, che interviene una settimana dopo che la Corte suprema degli Stati Uniti, cui la compagnia si era rivolta, ha rifiutato di bloccare la multa miliardaria.

Source: Ecuador, congelati beni alla C...ta amazzonica - Il Sole 24 ORE



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http://www.aamterranuova.it/Ambiente-e- ... l-processo

[:280] [:280] [:280]



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Cita:
La marea nera della Bp ha lasciato un enorme anello di petrolio nel fondo del Golfo del Messico

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Gli scienziati hanno scoperto ancora un altro effetto imprevisto del disastro petrolifero della piattaforma BP Deepwater Horizon nel Golfo del Messico: un “bathub ring” di ben 1.235 miglia quadrate sul fondo dell’oceano. A rivelarlo è lo studio “Fallout plume of submerged oil from Deepwater Horizon” pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science (Pnas) da un team di ricercatori statunitensi.

La portata senza precedenti del disastro ambientale ha reso una sfida la valutazione dei danni della area nera del 2010 nel Golfo del Messico, uno dei pezzi del puzzle che restavano da risolvere era che fine avessero fatto i 2 milioni di barili di petrolio che si pensava fossero da qualche parte nelle profondità dell’Oceano Atlantico.

David Valentine, dell’Università di California – Santa Barbara David Valentine e i suoi colleghi del Woods Hole Oceanographic Institute (Whoi) e dell’università di California-Irvine sono riusciti a descrivere il percorso fatto dal greggio della Deepwater Horizon seguendo le tracce del petrolio sul fondale oceanico. Per questo studio, gli scienziati hanno utilizzato i dati del Natural Resource Damage Assessment process condotto dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa)secondo il quale il governo Usa stima in 5 milioni di barili la fuoriuscita totale di greggio dal pozzo Macondo, tra l’aprile 2010 fino a che il pzzo non è stato richiuso a luglio.

Analizzando i dati provenienti da più di 3.000 campioni raccolti in 534 siti durante una dozzina di spedizioni, il team statunitense ha identificato un’area di fonale marino ampia 1.250 miglia quadrate dove si sarebbe depositato tra il 2 e il 16% fuoriuscito da Macondo e dicono che «il fallout sul fondo del mare ha creato depositi sottili più intensi a sud-ovest del pozzo di Macondo. Il petrolio è più concentrato nel mezzo pollice superiore del fondo del mare ed è irregolare anche ad una scala di pochi piedi». L’indagine si è concentrata principalmente sull’ hopane, un idrocarburo non reattivo che è servito come “proxy” per individuare il greggi. I ricercatori hanno analizzato la distribuzione spaziale dell’ hopane nel nord del Golfo del Messico ed hanno scoperto che era più concentrato in uno strato sottile sul fondo del mare entro 25 miglia dall’area del disastro, il che indicava chiaramente la Deepwater Horizon come fonte.

Valentine sottolinea che «Sulla base delle prove, i nostri risultati suggeriscono che questi depositi provengono dal petrolio di Macondo che è rimasto prima sospeso nelle profondità dell’oceano e poi si è stabilito sul fondo del mare senza mai raggiungere la superficie dell’oceano. Il modello è come un’ombra delle minuscole goccioline di petrolio che sono rimaste inizialmente intrappolate 3.500 piedi nelle profondità oceaniche a e sono state portate in giro dalle correnti profonde. Alla fine, una combinazione di chimica, biologia e fisica ha portato quelle goccioline a “piovere” per altri 1.000 piedi ed a riposarsi sul fondo del mare».

I ricercatori sono riusciti ad identificare gli hotspots del fallout del petrolio vicino a popolazioni di coralli di acque profonde e i dati in loro possesso confermano che questi coralli sono stati danneggiati dalla fuoriuscita di greggio dell Deepwater Horizon, un elemento che era stato contestato da diverse fonti. Valentine ha sottolineato che «Le prove sono diventate evidenti e le particelle oleose sono precipitate intorno a questi coralli delle acque profonde, il che fornisce una spiegazione convincente dei danni che hanno subito. Il modello di contaminazione che abbiamo osservato è pienamente coerente con l’evento della Deepwater Horizon, ma non con infiltrazioni naturali».

Lo studio ha esaminato un’area specifica, ma gli scienziati sostengono che il petrolio che hanno osservato rappresenta solo una piccola parte e a deposizione di greggio sarebbe avvenuta probabilmente anche al di fuori dell’area di studio, ma finora non si è stati in grado di rilevarla. Don Rice, direttore progranmmi della Division of ocean sciences della National Science Foundation, è soddisfatto: «Questa analisi ci fornisce, per la prima volta, una qualche risposta alla domanda: “Dov’è finito il petrolio e dove sta andando?” Ci avverte anche che questa conoscenza rimane in gran parte provvisoria fino a quando saremo in grado di spiegare pienamente cosa è successo al restante 70%»-
Valentine conclude: «Questi risultati dovrebbero essere utili per valutare i danni causati dalla fuoriuscita dalla piattaforma Deepwater Horizon, nonché per pianificare studi futuri per definire ulteriormente la portata e la natura della contaminazione. Il nostro lavoro può anche aiutare a valutare il destino degli idrocarburi reattivi, test models del comportamento del petrolio in mare e piani per gli sversamenti futuri».

Lo studio è destinato a mettere in forte imbarazzo la Bp che ha sempre sostenuto che la maggior parte del greggio “scomparso” e non recuperato si è disciolto o è evaporato prima di raggiungere terra e che no si è sicuramente depositarsi sul fondo dell’oceano. E pensare che solo la scorsa settimana Politico aveva pubblicato un articolo firmato dal vice presidente e responsabile comunicazioni della Bp, Geoff Morrell, intitolato “No, BP Didn’t Ruin The Gulf” nel quale sosteneva che il Golfo del Messico ha «Una resilienza intrinseca» alle maree nere e che gli ambientalisti esagerano gli effetti degli sversamenti di petrolipo.

Ieri Politico ha pubblicato la risposta della direttrice dell’Ocean Conservency’s Gulf Restoration, Kara Lankford, intitolata “Yes, BP Did Damage The Gulf” accusa la Bp di voler minimizzare gli effetti della marea sul Golfo del ecosistema: «Vorremmo invitare Geoff Morrell a mettersi intorno ad un tavolo con noi per discutere le prove scientifiche degli effetti del disastro petrolifero della BP, dato che sembra non sia a conoscenza di alcune importanti ricerche. Stiamo aspettando con ansia il ripristino completo del Golfo e speriamo che la BP accetti la responsabilità per lo sversamento e riconosca interamente le prove scientifiche dell’impatto, non un paio di punti da dati accuratamente selezionati».


http://altrogiornale.org/bp-lasciato-pe ... o-messico/


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 Oggetto del messaggio: Re: Disastro ambientale nel Golfo del Messico.
MessaggioInviato: 22/05/2015, 01:10 
Cita:
Finora si parlava di 80.000 litri Disastro ambientale in California: rischio 400.000 litri di petrolio nell'Oceano Pacifico Il governatore della California ha proclamato lo stato di emergenza, per permettere la bonifica dell'area. La compagnia petrolifera Plains Pipeline non è nuova agli incidenti e alle procedure di infrazione

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Si aggrava la situazione nella contea di Santa Barbara, in California, in seguito alla rottura di un oledotto della compagnia petrolifera Plains Pipeline avvenuta martedì. È la stessa compagnia a prefigurare un vero e proprio disastro ambientale stimando che potrebbero essersi riversati nell'Oceano Pacifico 105.000 galloni di petrolio greggio, corrispondenti a quasi 400.000 litri. Queste cifre sono confermate dal Joint information center che sta gestendo la crisi ambientale. Il centro ha comunicato che la cifra espressa, 400.000 litri, è "lo scenario peggiore possibile" e che è stata aperta un'indagine per capire le ragioni della rottura dell'oleodotto e l'esatta quantità di greggio sversato. Fino a ieri, le autorità locali avevano parlato di uno sversamento pari a 21.000 galloni, all'incirca 80.000 litri. Mentre sarebbero circa 14 i chilometri di costa inquinati. Stato di emergenza Il governatore della California, Jerry Brown, ha dichiarato lo stato di emergenza nella zona turistica di Santa Barbara, a nord ovest di Los Angeles, la parte più colpita. Questo per permettere l'invio urgente di squadre specializzate nella bonifica. "Faremo tutto il necessario per proteggere la costa della California", ha sottolineato il governatore. Diverse squadre di operatori sono già state mobilitate per ripulire le spiaggie. In particolare, le località di Goleta Beach e Refugio State Beach sono le più interessate dall'incidente. In contemporanea con l'intervento degli addetti alla bonficia, la società ha provveduto a bloccare il flusso di greggio. Ieri, il parco di Refugio State Beach era stato chiuso e l'allarme si era subito diffuso nelle spiagge vicine. Dal 2006, 175 procedure di infrazione per la Plains Pipiline Secondo il quotidiano americano Los Angeles Times, la grande azienda Plains Pipeline con sede in Texas (e parte di Plains All American Pipeline), non sarebbe nuova a questo tipo di incidenti. La compagnia, scrive il LA Times facendo riferimenti ai registri federali, dal 2006 avrebbe accumulato 175 procedure di infrazione di sicurezza e manutenzione. In base a un'analisi condotta dal quotidiano, il tasso di incidenti della Pipelines per miglia di oledotto è di tre volte superiore alla media nazionale. E di 1.700 operatori del settore, solo quattro hanno riportato pià infrazioni della Plains Pipeline. Le infrazioni riguardano: guasti alle pompe, corrosione delle condutture ed errori dell'operatore. Ma nessuno degli incidenti ha provocato feriti. Carl Weimer, direttore esecutivo del gruppo di pressione "Pipeline Safety Trust" che promuove il trasporto sicuro di greggio, si dice sorpreso che la compagnia abbia riportato nel tempo così tante procedure di infrazione: "Loro generalmente hanno più soldi e più personale qualificato, quindi è preoccupante che ottengano risultati peggiori rispetto alla media nazionale". In generale, l'area di Santa Barbara è molto attiva dal punto di vista petrolifero e dalla costa sono visibili numerose piattaforme estrattive. L'ultimo incidente risale al1969, quando da una piattaforma fuoriuscirono 15,9 milioni di litri di petrolio in 11 giorni.


http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 3dcc4.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Disastro ambientale nel Golfo del Messico.
MessaggioInviato: 04/07/2015, 21:10 
Cita:
Marea Nera nel golfo del Messico: BP paga 18 miliardi

GR24 "Il più cospicuo mai raggiunto con una singola entità nella storia degli Stati Uniti"

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Alla fine è arrivato il verdetto, un conto salato per la British Petroleum dopo 5 anni di battaglia legale, dall'aprile del 2010 quando una marea nera di petrolio invase nell'arco di 87 giorni 173 mila metri quadrati di mare. Un'esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico, 11 le vittime, che innesco' una fuoriuscita di milioni di barili di petrolio per giorni e giorni inarrestabile. Accordo raggiunto con le autorità federali e statali degli Stati Uniti: la British Petroleum ha accettato di pagare la cifra record di 18,7 miliardi di dollari allo Stato federale e a cinque Stati americani (Florida, Alabama, Mississippi, Louisiana) che si affacciano sul Golfo del Messico. I pagamenti saranno dilazionati in 18 anni mentre una cifra definita record di 5 miliardi e mezzo di dollari servira'' come penale in accordo con il Clean Water Act, la legge in materia di inquinamento delle acque. Circa 7,3 miliardi verranno impiegati per ripagare i danni alle risorse naturali, mentre altri 4,9 per soddisfare le rivendicazioni economiche dei cinque Stati Un miliardo andra' invece a 400 agenzie governative locali. L'accordo tra le parti deve essere ancora approvato da un giudice. Ma se superera' quest'ultimo ostacolo, ha detto il ministro della Giustizia Usa Loretta Lynch, sara' "il piu' cospicuo mai raggiunto con una singola entita' nella storia degli Stati Uniti" e "contribuira' a riparare il danno arrecato all'economia, alla pesca, alle zone umide e alla fauna del Golfo". E soddisfatta del risarcimento per i danni ambientali e della parola fine e' anche la Bp, che per far fronte al disastro si e' gia' dovuta accollare oltre 40 miliardi di dollari in spese di bonifica e parcelle legali. E a quanto pare, anche gli investitori sono soddisfatti. Dopo l'annuncio dell'accordo, scrive il Wall Street Journal, le azioni della Bp hanno registrato un'impennata del 4% alla borsa di Londra.


http://www.radio24.ilsole24ore.com/noti ... gSLAMVYEHB


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