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 Oggetto del messaggio: Così svendono il sottosuolo
MessaggioInviato: 18/08/2010, 18:14 
Così svendono il sottosuolo
http://www.terranews.it/news/2010/08/co ... sottosuolo
Valerio Ceva Grimaldi

IL CASO. La Napoli sotterranea è un immenso reticolato di antichi cunicoli e cisterne. Durante il secondo conflitto mondiale qui furono creati centinaia di rifugi antiaerei. Che ora il Demanio vende: a un euro.
Gli scalini si scendono agilmente. Man mano che si procede, la luce si fa sempre più fioca. In fondo c’è il buio. In pochi secondi cessano i rumori del caos quotidiano. Il silenzio è rotto solo dalle voci dei visitatori, mentre il clima si fa d’improvviso da umido ed estivo in fresco e quasi invernale. Centoventuno scale, ed eccoci inghiottiti dal ventre dell’acquedotto greco romano, risalente al quarto secolo a. C., che si dirama per tutta la Campania attraverso un reticolato infinito.

Eccolo qui, il volto nascosto di Napoli: sopra la città caotica, affascinante e indaffarata; sotto, a trenta metri di profondità, si spande una superficie di circa 2 milioni di metri quadrati. Una città sotto la città. è lo scrigno pieno di meraviglia, suggestioni e leggende che si mostra al visitatore della Neapolis sotterranea: un mondo di cunicoli e cisterne, modellati in migliaia di anni dall’ingegno umano per ricavarne materiale da costruzione prima e un immenso acquedotto dopo. Che ora, almeno in parte, potrebbe essere svenduto.

Nelle schede pubblicate sul sito dell’Agenzia del Demanio sono elencati i beni dello Stato in vendita nell’ambito del federalismo demaniale: a Napoli, ad esempio, ci sono l’Università in Corso Umberto (base inventariale 42.537.994,00 euro) e l’Orto Botanico in via Foria (16.735.476,00). Ed anche 23 cave della Napoli sotterranea (Codice scheda Napoli Bp 200-223), in buona parte ricadenti nella municipalità di Chiaia-Posillipo. Ciascuna ad un prezzo affatto esoso: un euro.

Ambienti sotterranei di diverse decine di metri quadrati, scavati nel tufo, che, se affidati a mani inesperte o poco controllate, potrebbero essere usati potenzialmente per qualsiasi fine. Anche i più imponderabili. Ma per capire la portata di questa enorme rete di passaggi sotterranei, e i pericoli sottesi ad una progressiva e incontrollata svendita del sottosuolo napoletano, occorre ripercorrere un po’ di storia. L’enorme quantità di tufo, roccia morbida e resistente, presente nel sottosuolo della zona, fin dall’epoca dei Greci (IV secolo a. C.) fu utilizzata per costruire case, mura e templi. E così si ottennero delle grandi cave, che vennero poi utilizzate per farne un grande acquedotto esteso in tutta la Campania.

L’intera rete fu poi ampliata dai romani. E così Napoli, sotto la quale arrivarono a sorgere 14mila cisterne e 6mila pozzi, fu una delle prime città ad avere l’acqua potabile direttamente nelle case: bastava calare nei pozzi un secchio per i propri approvvigionamenti. L’enorme rete di cunicoli, però, andava salvaguardata e manutenuta. Ed ecco dunque comparire la figura del pozzaro, accompagnata anche da racconti leggendari: una sorta di idraulico d’altri tempi che, attraverso dei fori visibili ancora oggi, si calava nelle cisterne e rimuoveva i residui più ingombranti dalla superficie dell’acqua. Con il progressivo aumento degli abitanti, la situazione igienico sanitaria si fece sempre più precaria. La caduta di un animale morto in un pozzo sarebbe bastata a contaminare l’intero acquedotto.

E infatti nel 1885, dopo una tremenda epidemia di colera che fece 7mila morti in città, venne abbandonato l’uso del vecchio sistema di distribuzione idrica perché continuamente infettato dalle infiltrazioni nel tufo, per adottare il nuovo acquedotto che tuttora alimenta la città. Nel sottosuolo, peraltro, c’erano anche numerose catacombe. L’immenso cuore d’acqua cessò dunque di battere. I pozzi furono sempre più spesso utilizzati come discariche di rifiuti e materiale di risulta; in seguito a dei crolli alcune parti dell’immenso reticolato furono ricoperte per sempre. Fu solo il dramma della seconda guerra mondiale che, in parte, spinse il Genio civile a riadattare parte di queste enormi cisterne come rifugi antiaerei. Napoli, infatti, fu tra le città più bombardate dagli alleati anglo-americani.

I rifiuti, sversati nel corso di circa mezzo secolo nel sottosuolo, furono rapidamente compattati e ricoperti da una nuova pavimentazione di fortuna. Furono allestiti in tutta la città 369 ricoveri in grotta e 247 ricoveri anticrollo. Il tutto, illuminato da due impianti di luce, i cui tralicci sono ben visibili ancora oggi. In quegli anni i più giovani salivano e scendevano quei 121 scalini (il cui ingresso ora si trova in piazza San Gaetano, visite a cura dell’associazione Napoli sotterranea; un altro ingresso, nella zona di Chiaia, è a cura dell’associazione Laes) più e più volte. Ad ogni allarme, un fiume di migliaia di persone si precipitava nel sottosuolo per sfuggire ai bombardamenti. Nella parte della Napoli sotterranea che abbiamo visitato (gestita dalla Onlus omonima, attiva dal 1990, http://www.napolisotterranea.org), in periodo bellico la vita brulicava: qui sono nati persino 4 bambini.

Il presidente dell’associazione, lo speleologo Enzo Albertini, che qui lavora da anni, è l’artefice di una ennesima scoperta: un nuovo frammento del teatro romano sotterraneo riportato alla fruibilità. Nel cuore di Napoli, in vicolo Cinquesanti, appena a ridosso dell’agorà (oggi piazza San Gaetano), dove fino a qualche mese fa c’era la bottega di un falegname, tra qualche giorno aprirà alle visite un sito archeologico di grande fascino. Qui c’è quel che resta della “summa cavea”, l’anello superiore della gradinata di quel teatro dove nel 64 d. C. si esibiva Nerone, e che ora è stato quasi completamente inglobato dagli edifici costruiti sopra le antiche gradinate. Tanto che per accedere ai resti ritrovati di recente i visitatori devono entrare in una casa privata.

Un lungo e strabiliante strato di opus reticolatum, fino a pochi anni fa ricoperto di moderno intonaco e utilizzato come parcheggio per motocicli. A breve, negli spazi del teatro romano, dove è allestito anche un antico presepe, aprirà “una notte al teatro”. Un bed and breakfast nel teatro di Nerone. Nel ventre di Napoli. Ma ora, tutto questo potrebbe rischiare una clamorosa svendita. A un euro a cavità.
http://www.terranews.it/news/2010/08/co ... sottosuolo



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