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MessaggioInviato: 14/07/2012, 11:50 
Quarna Sopra, paesino piemontese in provincia di verbania con 283 abitanti e con sindaco Carlo Quaretta. Il perchè di questa segnalazione ? Per evidenziare come ci siano ancora persone con senso civico è onestà. Qulcuno potrà evidenziare come sia più facile gestire a livello amministrativo una realtà locale così piccola, ma ritengo che l' onestà sia una caratteristica dell' uomo e non strettamente legata al contesto territoriale.
Oltre ad essere sindaco è impegnato con la protezione civile e con la comunità montana, ma attenzione gente !!!!!!! Non percepisce nessun stipendio e per sua esplicità volontà. L' ho incontrato di recente in occasione di un matrimonio e nell' occasione mi ha spiegato che essendo un lavoratore frontaliere con un buon stipendio, non gli sembrava giusto gravare la piccola comunità di spese che lui ritiene superflue.
Nel piccolo comune si conoscono tutti e come ben sapete in realtà piccole è decisamente facile mantenere rapporti buoni, ma ciò non toglie il gesto che io ritengo fondamentale per un buon politico lavoratore.
Nella sua giunta ci sono altri Quaretta ma non sono parenti piazzati li per appropiarsi dei beni pubblici o per ottenere agevolazioni su appalti o altro, sono solo omonimi come spesso accade in paesi con pochi abitanti.



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MessaggioInviato: 16/07/2012, 13:44 
Cita:
[color=blue]L'allarme di Ivan Lo Bello "Sicilia sull'orlo del crac"
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/07/16/news/l_allarme_di_ivan_lo_bello_sicilia_sull_orlo_del_crac-39128597/

Il leader confindustriale: "L'Isola rischia di diventare come la Grecia con i dipendenti e i pensionati regionali che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo. Intervenga Monti".
"Il Governo Monti deve subito mettere mano ai conti della Regione, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbi e residui inesigibili", perché "la Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese, con i dipendenti e i pensionati regionali che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo", e quindi il Paese "deve intervenire anche superando gli ostacoli di un'autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigente per garantire a se stesse l'impunita'". E' l'allarme lanciato dal vicepresidente di Confindustria ed ex presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello.

"Se siamo sull'orlo del precipizio? Probabilmente si'", dice ancora Lo Bello. "Siamo all'epilogo di una lunga stagione politica ed economica che non riguarda solo il governo Lombardo ma che - aggiunge - si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche". Secondo Lo Bello, "se fossimo stati controllati dallo Stato noi siciliani non avremmo oggi trentamila precari e trentamila forestali". Alla domanda se si candiderà per le imminenti elezioni regionali, Lo Bello risponde cosi': "No, per un motivo semplice. Abbiamo varato un codice etico che impedisce al sottoscritto e agli altri di candidarsi a qualsiasi competizione elettorale se non decorsi tre anni dalla scadenza del mandato. E io ho lasciato Confindustria Sicilia a marzo. Siamo persone serie, se abbiamo un codice etico lo rispettiamo". "Se la Sicilia fosse un'azienda parleremmo di falso in bilancio? E' quel che deve controllare Monti", conclude.


(16 luglio 2012)[/color]



----


Cita:
[color=blue]Lo Bello: a rischio stipendi e pensioni
SIRACUSA — Con un buco da cinque miliardi di euro certificato dalla Corte dei Conti, il terrore dell'estate in Sicilia è il rischio di un crollo definitivo della Regione. Lo dice Lorenzo Cesa con Giampiero D'Alia per l'Udc. E potrebbe sembrare una bordata preelettorale contro il governatore Raffaele Lombardo che ha «promesso» di dimettersi il 31 luglio. Ma che si sia «sull'orlo del fallimento, vicini al default», lo grida come mai era accaduto prima il numero due di Confindustria, Ivan Lo Bello, l'ufficio a Roma con Squinzi, il cuore a Siracusa da dove ha impresso una svolta antiracket e anticorruzione al suo stesso mondo.

Casse vuote e stipendi in forse, sono lo spettro che s'aggira fra i torridi labirinti della politica siciliana, scossa dal dubbio che quella «promessa» non venga mantenuta. Perché, anziché preparare le valigie, viene dimissionato un assessore a settimana, subito rimpiazzato da un amico più fidato del governatore che disfa e rifà i vertici di aziende, società ed enti partecipati dalla Regione collocando suoi uomini in ospedali, consorzi, centri ed istituti d'ogni ramo. Col risultato di un governo debole e un sottogoverno fortissimo.

Che fare, presidente Lo Bello?
«Avviare una operazione-verità. Primo: scuotere dal torpore i siciliani, a cominciare dai dipendenti regionali e dai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendi in caso di crollo. Nessuno lo dice. Bisogna cominciare a spiegarlo. Secondo: il governo Monti deve subito mettere mano ai conti della Regione, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili».

Un commissario per la Sicilia, come chiede l'Udc? Anche contro le competenze dello
Statuto autonomista?

«La Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a se stesse l'impunità».

Siamo davvero sull'orlo del precipizio?
«Probabilmente sì. Siamo all'epilogo di una lunga stagione politica ed economica che non riguarda solo il governo Lombardo ma che si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche».

Quali canali? Quali prebende?
«Il modello siciliano ha come elementi principali l'utilizzo disinvolto delle assunzioni pubbliche spesso sotto forma di precari, di forestali, di corsi di formazione che non hanno mai formato nessuno. Tutto trasformato in un grande bacino elettorale che ha creato degrado civile e ha compresso la crescita economica».

La colpa di Lombardo?
«Di non rendersi conto di quanto era visibile già da tempo. Il problema non è solo Lombardo. C'è un pezzo della società siciliana che non ha colto i segnali. Il paradosso riguarda direttamente i ventimila dipendenti regionali. Nessuno di loro si rende conto del rischio che corrono. Come i pensionati della Regione pagati qui direttamente. Effetto di una autonomia che ha finito per danneggiare tutti e tutto. Se fossimo stati controllati dallo Stato noi siciliani non avremmo oggi trentamila precari e trentamila forestali».

Ma fra tanti assessori che vanno via, qualcuno sbattendo la porta, resta ben saldo quello che viene considerato espressione di Confindustria Sicilia, Marco Venturi, alla guida delle Attività produttive. Vivete anche voi una forte contraddizione. A parole contro Lombardo, ma con un assessore nella sua giunta?
«Quella di Venturi resta la scelta individuale di una persona perbene e competente. Non ci crede nessuno al filo diretto, ormai. Se c'è una voce che non ha risparmiato critiche in questi anni è quella di Confindustria. Contano solo i fatti».

Devastante l'immagine della Sicilia dove un'Europa diffidente blocca 600 milioni di finanziamenti...
«Ci sono due Sicilie e l'opinione pubblica nazionale deve saperlo. Non c'è solo la Sicilia dei fondi comunitari. C'è quella di un profondo rinnovamento del mondo economico che si è allargato a nuclei di società civile, a fenomeni come Addiopizzo. Un'area che era minoritaria e non lo è più. È questa la Sicilia che soffre di più per quel che succede. È la Sicilia indignata, come lo è il resto del Paese. A questa Sicilia il governo Monti deve dare immediate risposte aiutandola a riscoprire una cultura della crescita».

Tante volte si è parlato di lei come possibile candidato nella corsa a governatore. Stavolta ci siamo?
«No, per un motivo semplice. Noi abbiamo varato un codice etico che impedisce al sottoscritto e agli altri di candidarsi a qualsiasi competizione elettorale se non decorsi tre anni dalla scadenza del mandato. Ho lasciato a marzo la guida di Confindustria Sicilia. Noi siamo persone serie: se abbiamo un codice etico lo rispettiamo. Adesso ci interessa far capire che il problema non è solo la politica, ma l'indipendenza e l'autonomia della classe dirigente».

Da dove dovrebbe partire l'«operazione-verità»?
«Dai tanti crediti inesigibili, i famosi residui attivi, sui quali si regge il bilancio. Penso ai famigerati cantieri di lavoro che hanno dato una mancia a 20 mila persone per un mese o due. La Regione anticipava i soldi iscrivendo a bilancio un credito verso i fondi Fas, fondi che non ci sono più e che non avrà mai».


In un'azienda parleremmo di falso in bilancio?
«È quel che deve controllare Monti».[/color]


Ultima modifica di rmnd il 16/07/2012, 13:47, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/07/2012, 15:41 
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rmnd ha scritto:


Cita:
[color=blue]L'allarme di Ivan Lo Bello "Sicilia sull'orlo del crac"
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/07/16/news/l_allarme_di_ivan_lo_bello_sicilia_sull_orlo_del_crac-39128597/

Il leader confindustriale: "L'Isola rischia di diventare come la Grecia con i dipendenti e i pensionati regionali che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo. Intervenga Monti".
"Il Governo Monti deve subito mettere mano ai conti della Regione, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbi e residui inesigibili", perché "la Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese, con i dipendenti e i pensionati regionali che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo", e quindi il Paese "deve intervenire anche superando gli ostacoli di un'autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigente per garantire a se stesse l'impunita'". E' l'allarme lanciato dal vicepresidente di Confindustria ed ex presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello.

"Se siamo sull'orlo del precipizio? Probabilmente si'", dice ancora Lo Bello. "Siamo all'epilogo di una lunga stagione politica ed economica che non riguarda solo il governo Lombardo ma che - aggiunge - si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche". Secondo Lo Bello, "se fossimo stati controllati dallo Stato noi siciliani non avremmo oggi trentamila precari e trentamila forestali". Alla domanda se si candiderà per le imminenti elezioni regionali, Lo Bello risponde cosi': "No, per un motivo semplice. Abbiamo varato un codice etico che impedisce al sottoscritto e agli altri di candidarsi a qualsiasi competizione elettorale se non decorsi tre anni dalla scadenza del mandato. E io ho lasciato Confindustria Sicilia a marzo. Siamo persone serie, se abbiamo un codice etico lo rispettiamo". "Se la Sicilia fosse un'azienda parleremmo di falso in bilancio? E' quel che deve controllare Monti", conclude.


(16 luglio 2012)[/color]



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Cita:
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Casse vuote e stipendi in forse, sono lo spettro che s'aggira fra i torridi labirinti della politica siciliana, scossa dal dubbio che quella «promessa» non venga mantenuta. Perché, anziché preparare le valigie, viene dimissionato un assessore a settimana, subito rimpiazzato da un amico più fidato del governatore che disfa e rifà i vertici di aziende, società ed enti partecipati dalla Regione collocando suoi uomini in ospedali, consorzi, centri ed istituti d'ogni ramo. Col risultato di un governo debole e un sottogoverno fortissimo.

Che fare, presidente Lo Bello?
«Avviare una operazione-verità. Primo: scuotere dal torpore i siciliani, a cominciare dai dipendenti regionali e dai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendi in caso di crollo. Nessuno lo dice. Bisogna cominciare a spiegarlo. Secondo: il governo Monti deve subito mettere mano ai conti della Regione, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili».

Un commissario per la Sicilia, come chiede l'Udc? Anche contro le competenze dello
Statuto autonomista?

«La Sicilia rischia di diventare la Grecia del Paese e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a se stesse l'impunità».

Siamo davvero sull'orlo del precipizio?
«Probabilmente sì. Siamo all'epilogo di una lunga stagione politica ed economica che non riguarda solo il governo Lombardo ma che si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche».

Quali canali? Quali prebende?
«Il modello siciliano ha come elementi principali l'utilizzo disinvolto delle assunzioni pubbliche spesso sotto forma di precari, di forestali, di corsi di formazione che non hanno mai formato nessuno. Tutto trasformato in un grande bacino elettorale che ha creato degrado civile e ha compresso la crescita economica».

La colpa di Lombardo?
«Di non rendersi conto di quanto era visibile già da tempo. Il problema non è solo Lombardo. C'è un pezzo della società siciliana che non ha colto i segnali. Il paradosso riguarda direttamente i ventimila dipendenti regionali. Nessuno di loro si rende conto del rischio che corrono. Come i pensionati della Regione pagati qui direttamente. Effetto di una autonomia che ha finito per danneggiare tutti e tutto. Se fossimo stati controllati dallo Stato noi siciliani non avremmo oggi trentamila precari e trentamila forestali».

Ma fra tanti assessori che vanno via, qualcuno sbattendo la porta, resta ben saldo quello che viene considerato espressione di Confindustria Sicilia, Marco Venturi, alla guida delle Attività produttive. Vivete anche voi una forte contraddizione. A parole contro Lombardo, ma con un assessore nella sua giunta?
«Quella di Venturi resta la scelta individuale di una persona perbene e competente. Non ci crede nessuno al filo diretto, ormai. Se c'è una voce che non ha risparmiato critiche in questi anni è quella di Confindustria. Contano solo i fatti».

Devastante l'immagine della Sicilia dove un'Europa diffidente blocca 600 milioni di finanziamenti...
«Ci sono due Sicilie e l'opinione pubblica nazionale deve saperlo. Non c'è solo la Sicilia dei fondi comunitari. C'è quella di un profondo rinnovamento del mondo economico che si è allargato a nuclei di società civile, a fenomeni come Addiopizzo. Un'area che era minoritaria e non lo è più. È questa la Sicilia che soffre di più per quel che succede. È la Sicilia indignata, come lo è il resto del Paese. A questa Sicilia il governo Monti deve dare immediate risposte aiutandola a riscoprire una cultura della crescita».

Tante volte si è parlato di lei come possibile candidato nella corsa a governatore. Stavolta ci siamo?
«No, per un motivo semplice. Noi abbiamo varato un codice etico che impedisce al sottoscritto e agli altri di candidarsi a qualsiasi competizione elettorale se non decorsi tre anni dalla scadenza del mandato. Ho lasciato a marzo la guida di Confindustria Sicilia. Noi siamo persone serie: se abbiamo un codice etico lo rispettiamo. Adesso ci interessa far capire che il problema non è solo la politica, ma l'indipendenza e l'autonomia della classe dirigente».

Da dove dovrebbe partire l'«operazione-verità»?
«Dai tanti crediti inesigibili, i famosi residui attivi, sui quali si regge il bilancio. Penso ai famigerati cantieri di lavoro che hanno dato una mancia a 20 mila persone per un mese o due. La Regione anticipava i soldi iscrivendo a bilancio un credito verso i fondi Fas, fondi che non ci sono più e che non avrà mai».


In un'azienda parleremmo di falso in bilancio?
«È quel che deve controllare Monti».[/color]


Il vero motivo del perchè ci troviamo in questa difficile situazione economica è che non hanno mai fatto valere nella sua interezza lo Statuto dell'Autonomia Siciliana,rimanendo nè carne nè pesce,se di contro fossimo stati diretti al100% dallo Stato centrale,saremmo stati in condizione peggiori della Calabria,la quale è stata da sempre amministrata direttamente da Roma.


Ultima modifica di bleffort il 16/07/2012, 15:54, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 16/07/2012, 16:11 
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bleffort ha scritto:


Il vero motivo del perchè ci troviamo in questa difficile situazione economica è che non hanno mai fatto valere nella sua interezza lo Statuto dell'Autonomia Siciliana,rimanendo nè carne nè pesce,se di contro fossimo stati diretti al100% dallo Stato centrale,saremmo stati in condizione peggiori della Calabria,la quale non è stata da sempre amministrata direttamente da Roma.


Non fraintendermi perchè la mia non è un'invettiva contro di te e la tua terra.

Penso però che il primo passo per risolvere un problema è riconoscere l'esistenza del problema e la sua origine. Rifiutarsi di riconoscere l'esistenza di un problema o individuare soggetti terzi ed esterni come causa non aiuta certo a risolverlo. Ci si auto assolve, ci si considera vittime e in questo modo nulla cambia.

Lasciami dire che non è colpa di vera o poca, finta , ridotta autonomia la causa dei mali della Sicilia e buona parte del sud.
E' una questione culturale, storica, di metodo, di cattive abitudini mai raddrizzate che affliggono la classe dirigente siciliana e parte della stessa società siciliana.

Il sud tirol potrebbe dire lo stesso,; potrebbe dire di non essere nè carne nè pesce eppure è una regione ricca.
E' ricca grazie alla sua autonomia fiscale. Diciamo che è una regione che almeno in parte si fa mantenere come tutte le regioni a statuto speciale.

Ma a differenza di altre regioni ha la capacità di far fruttare bene quei soldi che tiene per sè grazie all'autonomia impositiva e grazie ai miliardi di euro che arrivano dallo stato centrale. Insomma almeno quei soldi sono investiti bene.

La Sicilia no. Non è capace di amministrare la propria ricchezza.

La Sicilia è sicuramente una regione fisicamente più aspra e arida del trentino. ma io sono convinto che se teletrasportassimo tutti gli abitanti del sud tirol in sicilia e viceversa , nel giro di pochi anni la Sicilia si trasformerebbe in una delle regioni più ricche e verdi di Europa (vedi per esempio le terre fertili nello stato di Israele e il deserto appena superato il confine) mentre il il sud tirol una regione depressa.

E' una questione di mentalità che non la cambi facilmente, tanto più in un isola.
Ci sono coraggiosi imprenditori in Sicilia, ma hanno davvero tanto coraggio a investire in un'isola dove la propria amministrazione è quella descritta nell'articolo precedente.


Ultima modifica di rmnd il 16/07/2012, 16:29, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/07/2012, 19:14 
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rmnd ha scritto:

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bleffort ha scritto:


Il vero motivo del perchè ci troviamo in questa difficile situazione economica è che non hanno mai fatto valere nella sua interezza lo Statuto dell'Autonomia Siciliana,rimanendo nè carne nè pesce,se di contro fossimo stati diretti al100% dallo Stato centrale,saremmo stati in condizione peggiori della Calabria,la quale non è stata da sempre amministrata direttamente da Roma.


Non fraintendermi perchè la mia non è un'invettiva contro di te e la tua terra.

Penso però che il primo passo per risolvere un problema è riconoscere l'esistenza del problema e la sua origine. Rifiutarsi di riconoscere l'esistenza di un problema o individuare soggetti terzi ed esterni come causa non aiuta certo a risolverlo. Ci si auto assolve, ci si considera vittime e in questo modo nulla cambia.

Lasciami dire che non è colpa di vera o poca, finta , ridotta autonomia la causa dei mali della Sicilia e buona parte del sud.
E' una questione culturale, storica, di metodo, di cattive abitudini mai raddrizzate che affliggono la classe dirigente siciliana e parte della stessa società siciliana.

Il sud tirol potrebbe dire lo stesso,; potrebbe dire di non essere nè carne nè pesce eppure è una regione ricca.
E' ricca grazie alla sua autonomia fiscale. Diciamo che è una regione che almeno in parte si fa mantenere come tutte le regioni a statuto speciale.

Ma a differenza di altre regioni ha la capacità di far fruttare bene quei soldi che tiene per sè grazie all'autonomia impositiva e grazie ai miliardi di euro che arrivano dallo stato centrale. Insomma almeno quei soldi sono investiti bene.

La Sicilia no. Non è capace di amministrare la propria ricchezza.

La Sicilia è sicuramente una regione fisicamente più aspra e arida del trentino. ma io sono convinto che se teletrasportassimo tutti gli abitanti del sud tirol in sicilia e viceversa , nel giro di pochi anni la Sicilia si trasformerebbe in una delle regioni più ricche e verdi di Europa (vedi per esempio le terre fertili nello stato di Israele e il deserto appena superato il confine) mentre il il sud tirol una regione depressa.

E' una questione di mentalità che non la cambi facilmente, tanto più in un isola.
Ci sono coraggiosi imprenditori in Sicilia, ma hanno davvero tanto coraggio a investire in un'isola dove la propria amministrazione è quella descritta nell'articolo precedente.










Sembrerebbe come dici tu,però ti dimostro che non è come dici tu: invertendo le due regioni con i propri abitanti,il Trentino messo al posto della sicilia,i Trentini morirebbero di fame. [:D]
Se fai il paragone con Israele,sei fuori strada e non ho tempo per adesso di spiegarti i motivi ( a quanto sembra tu non ci "arrivi") [:D]


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MessaggioInviato: 18/07/2012, 10:00 
Ripreso dal topic: http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichpage=-1&TOPIC_ID=6110&REPLY_ID=237206

Cita:


Il Financial Times dà ragione a Bossi: Europa unita più piccola e solo con il Nord Italia..


http://www.ilsole24ore.com/art/noti...uid=AbUUjEsF






No infatti , l'idea non fu di Bossi ma del professor Miglio fin dalla metà degli anni '40 (parliamo di quasi 80 anni fa ) con la sua regione cisalpina (Piemonte, LIguria, Lombardia, Veneto, Emilia) agganciata economicamente alla mittle-Europa e discorso ripreso anche dalla fondazione Agnelli negli anni '70 con l'idea di una medesima macroregione chiamata Padania. L'idea fu anche fatta propria anche dal presidente della regione Emilia Guido Fanti nella metà degli anni '70 (ed era del P.C.I.) , ma per questo fu messo in un angolo . Alla proposta di Fanti seguirono sdegnate e rumorose proteste dei presidenti delle regioni Campania e Calabria spaventati dall'idea da un nord ricco e imprenditoriale unito in un'unica macroregione.



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MessaggioInviato: 18/07/2012, 11:25 
Cita:
rmnd ha scritto:

Ripreso dal topic: http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichpage=-1&TOPIC_ID=6110&REPLY_ID=237206

Cita:


Il Financial Times dà ragione a Bossi: Europa unita più piccola e solo con il Nord Italia..


http://www.ilsole24ore.com/art/noti...uid=AbUUjEsF






No infatti , l'idea non fu di Bossi ma del professor Miglio fin dalla metà degli anni '40 (parliamo di quasi 80 anni fa ) con la sua regione cisalpina (Piemonte, LIguria, Lombardia, Veneto, Emilia) agganciata economicamente alla mittle-Europa e discorso ripreso anche dalla fondazione Agnelli negli anni '70 con l'idea di una medesima macroregione chiamata Padania. L'idea fu anche fatta propria anche dal presidente della regione Emilia Guido Fanti nella metà degli anni '70 (ed era del P.C.I.) , ma per questo fu messo in un angolo . Alla proposta di Fanti seguirono sdegnate e rumorose proteste dei presidenti delle regioni Campania e Calabria spaventati dall'idea da un nord ricco e imprenditoriale unito in un'unica macroregione.



Se si realizzasse la l'idea di Miglio però:dovremmo essere scorporati anche a livello strategico militare,in quando non è certo che gli interessi del nord Europa corrispondano con l'eventuale "blocco"del Sud,anzi credo che saranno contrapposti!


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Gli Stati che potrebbero comporre L'Europa del sud,oltre a quelli attuali Europei,dovrebbero essere inseriti tutti gli stati del Nord Africa per poter sviluppare un'economia basata sul naturale scambio commerciale,come ai tempi della fiorente Cartagine e così abbracciare tutto il mar Mediterraneo del Sud. [;)]
(No ragazzi non sono pazzo e neanche fa molto caldo quì,si stà bene!!) [:D] [;)]


Ultima modifica di bleffort il 18/07/2012, 11:36, modificato 1 volta in totale.

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Cita:
rmnd ha scritto:
No infatti....


Intendevo dire che le differenze nord-sud sono talmente messe in evidenza dalla crisi attuale da suscitare le considerazioni/ipotesi o farneticazioni a seconda di come uno vuole interpretarle anche, platealmente, da osservatori esteri, fino a poco tempo fa consideranti l'italiota stivale in toto.
Il caso della Sicilia ha sfondato la classica ed inerte audience italiana per imporsi, vuoi la questione europea in bilico, prima alla platea tedesca, poi a tutta la restante europea... Personalmente non sposo le idee di Miglio, ne mi identifico nella fantapadania bossiana... Ho sempre pensato che un SERIO federalismo (non quello che la stessa lega stava creando [xx(] ) avrebbe potuto responsabilizzare le regioni nella loro gestione... ma ormai siamo alla corsa alle scialuppe di salvataggio: i nostri vari schettino alternatisi tra timone e ...mone in tutti questi anni hanno fatto il botto e ora continuano, pagati, ad andare in TV [xx(] [xx(] [xx(]



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Deckard ha scritto:

Cita:
rmnd ha scritto:
No infatti....


Intendevo dire che le differenze nord-sud sono talmente messe in evidenza dalla crisi attuale da suscitare le considerazioni/ipotesi o farneticazioni a seconda di come uno vuole interpretarle anche, platealmente, da osservatori esteri, fino a poco tempo fa consideranti l'italiota stivale in toto.
Il caso della Sicilia ha sfondato la classica ed inerte audience italiana per imporsi, vuoi la questione europea in bilico, prima alla platea tedesca, poi a tutta la restante europea... Personalmente non sposo le idee di Miglio, ne mi identifico nella fantapadania bossiana... Ho sempre pensato che un SERIO federalismo (non quello che la stessa lega stava creando [xx(] ) avrebbe potuto responsabilizzare le regioni nella loro gestione... ma ormai siamo alla corsa alle scialuppe di salvataggio: i nostri vari schettino alternatisi tra timone e ...mone in tutti questi anni hanno fatto il botto e ora continuano, pagati, ad andare in TV [xx(] [xx(] [xx(]


Ma infatti dove non è riuscita la lega e altri movimenti secessionisti e/o indipendentisti e/o federalisti e/o autonomisti...potrebbe riuscire l'attuale crisi e la spremitura fiscale dell'attuale governo.

Una sorta di secessione sta già avvenendo a livello di piccole e medie imprese. Una fuga nella vicina Svizzera o in Carinzia, dove le agevolazioni alle imprese sono molto più favorevoli.

E quando non ci saranno più imprese o troppe poche imprese da spremere che potrà fare il governo centrale per evitare il default? Nulla



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MessaggioInviato: 18/07/2012, 12:24 
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rmnd ha scritto:
Ma infatti dove non è riuscita la lega e altri movimenti secessionisti e/o indipendentisti e/o federalisti e/o autonomisti...potrebbe riuscire l'attuale crisi e la spremitura fiscale dell'attuale governo.

Una sorta di secessione sta già avvenendo a livello di piccole e medie imprese. Una fuga nella vicina Svizzera o in Carinzia, dove le agevolazioni alle imprese sono molto più favorevoli.

E quando non ci saranno più imprese o troppe poche imprese da spremere che potrà fare il governo centrale per evitare il default? Nulla


Purtroppo questa crisi non è capitata come un periodo di siccità o le cavallette nei raccolti dei bei tempi andati... e tantomeno santi e imparziali sono quelli che stanno gestendo l'emergenza. Qui rischiamo, chi +, chi - di pagare TUTTI per le mai ben spiegate TASSATIVE direttive dell'FMI, BCE & C., senza che i problemi vengano risolti alla base, ovvero con il fondamentale e auspicabile obbiettivo di salvaguardare le basi del vivere civile ed il benessere GIUSTAMENTE distribuito nella popolazione.

Le pmi che fuggono in carinzia sono solo un'altra faccia della delocalizzazione... anche i comuni come Sappada che fanno il salto nella regione a statuto speciale limitrofa cercano solo condizioni economiche migliori... alla fine paga sempre pantalone!

Non so cosa accadrà quando ci troveremo tutti con le mani in mano e la pancia vuota. Forse stanno creando le basi per nuova domanda nelle future generazioni... magari pretenderanno che li ringraziamo!

Peggio il male o la cura dunque?... dalla padella alla brace drei... [xx(]


Ultima modifica di Deckard il 18/07/2012, 12:31, modificato 1 volta in totale.


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http://www.cislsicilia.it/notizie/2012/07/18/1562/QUEL-PATTO-CLIENTELARE-RINNOVATO-DA-TROPPI-GOVERNI.html

Cita:
[color=blue]QUEL PATTO CLIENTELARE RINNOVATO DA TROPPI GOVERNI
L’editorialista del Corriere della Sera sul rischio default dell’Isola che induce sindacati, imprese, “siciliani diversi” a invocare il commissariamento della Regione. Perché qui “il peccato originale è la troppa autonomia con poca responsabilità"

Se l’avesse contestata un polentone, apriti cielo! Manco le Sacre Reliquie di Santa Rosalia sono mai state intoccabili quanto l’autonomia siciliana. Che questa venga oggi messa in discussione proprio da tanti siciliani coscienti dei disastri commessi ostentando il feticcio della specificità isolana, è una svolta benedetta. Vogliamo rileggere quanto scrisse un grande meridionale come Gaetano Salvemini? «I governi italiani per avere i voti del Sud concessero i pieni poteri alla piccola borghesia, delinquente e putrefatta, spiantata, imbestialita, cacciatrice d’impieghi e di favori personali, ostile a qualunque iniziativa potesse condurre a una vita meno ignobile e più umana».

Un’analisi spietata: «Qualunque gruppo di uomini onesti di qualsiasi partito avesse voluto mettere un po’ di freno alla iniquità di una sola fra le clientele che facevano capo a un deputato meridionale, era sicuro di trovarsi contro tutta la marmaglia compatta».

Decennio dopo decennio, nonostante la presenza in politica anche di tante persone perbene e generose, quel patto scellerato con una certa razza di uomini di potere è stato via via rinnovato da troppi governi. Compresi quelli con la Lega Nord: senza i voti isolani, come più volte ha spiegato Ilvo Diamanti, la destra non avrebbe mai vinto a Roma e Maroni non sarebbe mai entrato al Viminale. Lo sapeva lui e lo sapevano quanti, laggiù, teorizzavano come Raffaele Lombardo che «la Lega fa il suo mestiere: siamo noi che dobbiamo fare il nostro». Loro tirano di là, noi tiriamo di qua. Opposti egoismi.

Ogni appunto, ogni critica, ogni denuncia giornalistica è da sempre occasione per repliche piccate. L’Ars costa troppo? «È il più antico Parlamento d’Europa!» Un consigliere prende quanto un senatore? «Non siamo consiglieri, siamo “deputati” regionali!» Il presidente d’una commissione può guadagnare 17.476 euro netti al mese contro i 13.823 lordi del segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon? «Uffa, l’antipolitica!».

E via così, per anni. Basti ricordare la reazione stizzita di Totò Cuffaro all’inchiesta dell’Economist che definiva la Sicilia «il terzo mondo dell’Ue»: «In Sicilia siamo avvezzi agli attacchi interessati». Il suo successore attuale, davanti a una vignetta geografica dello stesso settimanale con la parola «Bordello» sull’isola, andò oltre: «Il newsmagazine britannico, espressione tradizionale dei poteri forti di quella globalizzazione senz’anima che sta distruggendo l’economia mondiale…».

Stavolta no, non è facile gridare al complotto nordista. È siciliano l’imprenditore Ivan Lo Bello che ha acceso la miccia denunciando il rischio che «la Sicilia diventi la Grecia dell’Italia» e invitando Monti a «mettere mano ai conti della Regione». È siciliano Maurizio Bernava, il segretario della Cisl che ha chiesto al governo di commissariare l’isola spiegando che «il peccato originale è la troppa autonomia con poca responsabilità che s’è tradotta nell’uso scellerato, clientelare, elettorale delle risorse». È siciliano Giovanni Coppola, il procuratore della Corte dei Conti che picchia duro sui bilanci regionali. È siciliano il commissario dello Stato Carmelo Aronica, che impugnando un sacco di provvedimenti è la bestia nera dei politici clientelari.

E poi è siciliano Giacinto Pipitone che sul Giornale di Sicilia ha dato la notizia che la Ue ha segato 600milioni di contributi finché non saranno spazzati via regalini tipo i 50 mila euro europei dati per la ristrutturazione di un bar. Sono siciliani Emanuele Lauria ed Enrico DelMercato che nel libro La zavorra hanno messo sotto accusa la classe dirigente locale. E ancora è siciliano Alfio Caruso, furente nei suoi pamphlet contro quei mestieranti che militano, a destra e a sinistra, nel «Pus», il Partito unico siciliano.

Perché questo è il punto: a tirar fuori dai guai la Sicilia possono essere solo i siciliani. Diversi, però.

Gian Antonio Stella[/color]


Ultima modifica di rmnd il 18/07/2012, 14:57, modificato 1 volta in totale.


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http://www.corriere.it/esteri/12_ottobre_08/new-york-times-salerno-reggio_8550b212-115c-11e2-b61f-b7b290547c92.shtml

VISTI DALL'ESTERO
[color=blue]La Salerno-Reggio finisce in prima sul Nyt: «Simbolo del fallimento dell'Italia»

«Simbolo» delle preoccupazioni di molti Paesi del Nord Europa per la corruzione che dilaga in gran parte del Sud

...Dal 2000 al 2011, ricorda il Nyt, «l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea più di 60 miliardi di dollari (46,2 miliardi euro, ndr) per il finanziamento di una vasta gamma di programmi, in settori come l'agricoltura e le infrastrutture, la maggior parte diretti a sud». Però ora «a dimostrarlo c'è giusto una mezza autostrada completata»....
[/color]



Articolo originale

http://www.nytimes.com/2012/10/08/world/europe/in-italy-calabria-is-drained-by-corruption.html?pagewanted=all&_r=0

[color=blue]Corruption Is Seen as a Drain on Italy’s South
[/color]



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MessaggioInviato: 09/10/2012, 17:34 
Cita:
http://www.repubblica.it/politica/2012/10/09/news/governo_riscrive_federalismo-44149678/?ref=HREC1-5

[color=blue]Meno poteri alle Regioni
Il governo riscrive il federalismo

Pronto il nuovo Titolo V della Costituzione per blindare tagli e riforme, oggi primo esame. Prima di avviare l'iter, sul testo ci sarà un consulto con Napolitano. I tempi per la doppia lettura delle Camere sono strettissimi. Il 35% dei risparmi sui costi della politica a rischio ricorso da parte degli enti a statuto speciale

... È la fine del federalismo. Di certo, è la fine del federalismo così come l'Italia lo ha conosciuto fino a oggi. "Stiamo pensando a un intervento chirurgico sul titolo quinto della Costituzione per aggiustare alcune cose", aveva annunciato mercoledì scorso il ministro Filippo Patroni Griffi alla commissione Affari Costituzionali, alla Camera. Versione poi confermata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà....[/color]


La fine del finto federalismo di cx-sx è cosa giusta, visto i danni creati e non è neanche corretto chiamarlo federalismo quel pastrocchio.
Ma se con questa mossa il governo vuole mettere fine alla questione settentrionale e al percorso realmente federalista , allora otterrà un effetto contrario, amalgamando le variegate forze centrifughe attualmente a risultante zero, presenti nel paese in particolare al nord.


Ultima modifica di rmnd il 09/10/2012, 17:35, modificato 1 volta in totale.


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http://www.i-libri.com/intervista-a-romano-bracalini.html

Cita:
[color=blue]Romano Bracalini: un bilancio sull'Unità d'Italia
Scritto da Giacomo Robutti

Trent'anni dopo l'unità, lo Stato italiano era già sul punto di andare in pezzi: l'identità nazionale restava debole, il contrasto Nord-Sud era accentuato non solo dal diverso grado di sviluppo economico, ma da una contrastante visione della vita. Al Sud c'era già una questione di legalità. Laggiù lo Stato era debole, e lo ancora oggi.

Mafia e camorra erano infiltrate in tutte le amministrazioni pubbliche: le clientele e la corruzione erano un ostacolo alla crescita economica e culturale del Mezzogiorno. Filippo Turati, capo dei socialisti riformisti, era tra i maggiori critici di questo stato di cose. Ed esplicitamente parlava di doppia morale: c'era una morale del Nord e c'era una morale del Sud. Al Sud le elezioni erano manipolate regolarmente e venivano mandati a Roma i deputati che facevano comodo alla mafia e alla camorra. Così si erano formati due paesi incompatibili: il Nord europeo, industrale, produttivo;e il Sud burocratico, parassita, levantino.

Un paese duale rimasto tale dopo un secolo e mezzo. Così, quando il contrasto parve non più sopportabile, i socialisti e i repubblicani lombardi immaginarono lo "Stato di Milano" che nei loro disegni presupponeva la più vasta autonomia di ogni regione italiana, in un disegno che richeggiava il sogno federalista di Carlo Cattaneo: magistrati reclutati sul territorio, scuola e leggi regionali. Una rivoluzione!
Edoardo Scarfoglio, paladino del Sud, giunse a minacciare la guerra delle regioni meridionali alle regioni settentrionali.

Ma questo nei testi di storia ufficiale è un dettaglio che il lettore non trova. L'insurrezione di Milano nel 1898 parve al regime monarchico il tentativo di realizzare lo Stato di Milano ed è per questo che l'esercito ebbe l'ordine di reprimere nel sangue quella che era soltanto una protesta popolare contro il caro pane e per ottenete migliori condizioni di vita.

La sua produzione sulla storia del Risorgimento ha destato grande interesse durante quest'anno di celebrazione dei 150 anni dell'unità d'Italia. A cosa può servire oggi approfondire la conoscenza della storia italiana?

Libri controcorrente come il mio serviranno, me lo auguro, a riconsiderare ogni aspetto della nostra storia recente che l'ipocrisia nazionale ha preferito ignorare. E' da una visione più completa della storia che si possono trovare i correttivi che hanno finora impedito di sanare la frattura orizzontale che ancora oggi divide in due il paese. Ma dubito che la retorica nazionale riconosca gli errori che sono stati compiuti. Non vedo la volontà di fare autocritica.

Qual è il personale giudizio politico che si è formato in anni di studi?

L'idea che mi sono formato, e lo dico nel libro, è che il paese così com'è non può durare. Il conflitto Nord-Sud, se non lo si risolve, rischia davvero che le due parti del paese entrino in collisione. Si rischia che il Nord e il Sud vadano ciascuno per contro proprio, come è avvenuto recentemente in Belgio tra fiammighi e valloni. L'Italia è il solo paese dell'Europa occidentale che abbia al proprio interno due realtà contrapposte o, come io dico, due paesi diversi e quasi "stranieri", due Italie che non vogliono diventare una.[/color]


Non vogliono? Non possono.. e il nord è stato fin troppo contaminato dalla peste meridionale.


http://www.lindipendenza.com/mafia-al-nord-e-frutto-dellunita-u-pisciaturu-e-cosa-loro/?utm_source=hp&utm_medium=link&utm_content=titolomain&utm_campaign=click_test



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