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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 17/09/2015, 21:04 
Wolframio ha scritto:
Guarda su youtube.com


Pazzi criminali, falsi, ipocriti.
Quando sento parlare questa donna,questa donna, mi sale la pressione, la pressione. Immagine


Ti piace a tal punto da farti alzare la pressione?? [:D] [:o)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 17/09/2015, 21:40 
Credo sia l'unica cosa mi fà alzare, credo [:p]



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 21/09/2015, 20:52 
Le sanzioni alla Russia costeranno ai contribuenti dell’Unione Europea altri 500 milioni

Le sanzioni agricole russe in ritorsione verso la UE stanno uccidendo gli agricoltori europei. Russia Insider riporta che migliaia di agricoltori provenienti da tutta Europa sono sul piede di guerra. Sostenere gli agricoltori a fronte della chiusura di uno dei loro più grandi mercati di esportazione sta costando molto all’Unione Europea.

Russia Insider, venerdì 11 settembre 2015

Le proteste clamorose degli agricoltori a Bruxelles hanno dato frutti. L’Unione Europea sta dando ai suoi contadini 500 milioni di euro. Così, sarà compensato il calo dei prezzi causato delle sanzioni russe.

Accompagnate da violente proteste di migliaia di agricoltori, i paesi dell’UE hanno concordato delle misure iniziali contro il calo dei prezzi dei prodotti agricoli. I ministri dell’agricoltura dell’Unione Europea lunedì hanno approvato a Bruxelles un pacchetto di misure della Commissione Europea, che prevede, tra l’altro, aiuti di emergenza pari a 500 milioni di euro.

Di fronte al palazzo del Consiglio dell’Unione Europea in cui si sono incontrati i ministri, quasi 5.000 agricoltori provenienti da Belgio, Francia, Paesi Bassi e Germania hanno protestato con più di 1.500 trattori, secondo la polizia. Hanno provocato la parziale paralisi del traffico dentro e attorno alla capitale belga, e alcuni hanno bersagliato la polizia con le uova. La polizia ha usato cannoni ad acqua.

Oltre ai 500 milioni di euro, la Commissione Europea vuole che le norme in materia di aiuti di Stato rimangano flessibili. I paesi dell’UE devono effettuare pagamenti diretti da metà ottobre fino al 70 per cento direttamente agli agricoltori. Inoltre, secondo la Presidenza lussemburghese dell’Unione Europea, sarà lanciato un nuovo programma per lo stoccaggio privato di carne di maiale. I prezzi d’intervento, in cui lo Stato agisce in qualità di acquirente portando così ad un abbassamento delle scorte, dovrebbero temporaneamente aumentare. Deve ancora essere concordata una somma, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione UE Jyrki Katainen.

Anche le barriere devono essere abbattute e la pubblicità dei prodotti agricoli deve essere rafforzata per aumentare la domanda nell’UE. Anche la riduzione dei costi per gli agricoltori deve essere una priorità, ha detto il ministro dell’Agricoltura lussemburghese Fernand Etgen.

La UE dà la colpa del declino dei prezzi, tra le altre cose, all’embargo russo sui prodotti agricoli, nonché alla diminuzione della concorrenza in Cina, dove le scorte sono cresciute.

http://vocidallestero.it/2015/09/21/le- ... 0-milioni/


....ma e' necessario essere degli inetti x seguire la politica fallimentare di obimetto,e questo dimostra ancora una volta l'inconsistenza della politica estera europea,......una politca incomprensibile che riesce nell'intento di mettere in ginocchio il prorpio sistema produttivo agricolo,in effetti ora la russia ha aperto altri canali x le importazioni,senza praticamente avere nessun problema [:293] [:293] [:293]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 21/09/2015, 20:56 
Bagnai: Perché l’Eurogruppo sta governando l’Europa?

La farraginosa complicazione del diritto europeo fa sì che ben pochi tra i comuni cittadini siano consapevoli di quali siano le modalità di governo della UE, un’organizzazione che sta diventando sempre più determinante per le nostre vite. In questo quadro oscuro, può accadere che organismi informali prendano delle decisioni per le quali non hanno alcun potere e al di fuori di ogni certezza del diritto…e nessuno se ne accorga! Sul suo blog Goofynomics, il prof. Alberto Bagnai analizza storia e origini dell’Eurogruppo, quest’organo stravagante che paradossalmente (e non per caso) ha in mano la gestione della crisi dell’euro. Una lettura indispensabile.



di Alberto Bagnai, 19 agosto 2015

Supponiamo che gli assessori alla finanza dei comuni di Manchester, Glasgow, Nottingham e Oxford si incontrino per caso in spiaggia a Bristol (Regno Unito). Decidono di prendere una birra insieme e durante questo incontro informale prendono un’altra, meno irrilevante, decisione: aumentare la vostra pressione fiscale. Sì, voglio dire proprio la vostra, anche se vivete a Londra, o Smarden, o Edimburgo, o dovunque nel Regno Unito …

Quali sarebbero le vostre reazioni il prossimo anno, una volta giunto il giorno felice di pagare le tasse? Suppongo che sareste contrariati. Ma, soprattutto, probabilmente vi porreste una ovvia domanda : “Chi o cosa mai al mondo ha dato a questa gente il diritto di aumentare la mia aliquota fiscale?”

La risposta è: nulla. Sono abbastanza sicuro che non c’è niente nella Costituzione inglese (o francese, o tedesca) che garantisce a una riunione informale di politici locali il diritto di aumentare le tasse a livello nazionale, o anche a livello locale. Una decisione del genere, se fosse applicata da una qualche autorità, provocherebbe subito una rivolta.

Eppure, questo è esattamente ciò che sta accadendo in Europa ora, senza che la gente vi si opponga, o addirittura senza che neanche se ne accorga.

Nel corso delle ultime settimane tutti hanno sentito parlare dell’Eurogruppo. La crisi greca è stata gestita per lo più da questo organismo: l’Eurogruppo ha preso la decisione, ha proposto o rifiutato pacchetti di “salvataggio”, ha concesso o negato dilazioni, e così via. Ma cos’è l’Eurogruppo?

Secondo il sito web del Consiglio Europeo, “l’Eurogruppo è un organo informale dove i ministri degli Stati membri dell’area dell’euro discutono di questioni relative alle loro responsabilità condivise legate all’euro” (il corsivo è mio). L’Eurogruppo è citato nei trattati, e dove? Ci sono delle regole che disciplinano le sue competenze, il suo funzionamento, e la definizione della sua agenda? E’ davvero necessario? Come è possibile che decisioni importanti come i piani di salvataggio di uno stato sovrano siano prese da un organismo informale, il cui compito è quello di discutere, non di decidere? Si tratta di una buona cosa?

Prima di rispondere a queste importanti domande, collochiamole in prospettiva.

Come spesso accade, la storia dell’Eurogruppo è una storia molto interessante: Lakoff probabilmente la chiamerebbe una metafora del modello di integrazione europea e dei suoi difetti.

La creazione dell’Eurogruppo è stata sostenuta dalla Francia nel 1997, quando fu introdotto il Patto di stabilità e di crescita. Le motivazioni francesi erano le solite: sbarazzarsi della tirannia tedesca (o di quella che i francesi percepivano come tale). Facciamo un piccolo passo indietro (reculer pour mieux sauter). Tutti sanno che l’euro è stato auspicato dalla Francia (e dall’Italia) nel presupposto puramente illusorio che, gestita da una banca “europea”, la moneta unica avrebbe messo fine all’egemonia della Bundesbank. Di fatto, la libera circolazione dei capitali ed i cambi quasi fissi (ad esempio, la necessità di “difendere” le parità centrali del meccanismo di cambio – ERM) avevano privato i partecipanti al sistema monetario europeo – lo SME – delle loro politiche monetarie (nazionali). Proprio come risulta in qualsiasi manuale di base del modello Mundell-Fleming, i paesi dello SME sono stati costretti a seguire il tasso di interesse tedesco, al fine di evitare dirompenti movimenti di capitali, e volatilità eccessive dei loro tassi di cambio. In particolare, se la Germania aumentava i tassi di interesse, gli altri paesi erano costretti a seguirla anche se le condizioni delle loro economie avrebbero sconsigliato questa mossa, o i capitali si sarebbero spostati in Germania.

Spesso degli economisti dilettanti affermano che l’euro è disfunzionale perché implica una politica monetaria a “taglia unica”. Questa affermazione è estremamente ingenua. Come indicato sopra, la politica monetaria europea era a “taglia unica” ben prima dell’euro, a causa del mix ERM-più-mobilità-dei-capitali (come implica il modello Mundell-Fleming). E’ proprio per sbarazzarsi di un tale vincolo di politica economica che fu promossa l’adozione dell’euro. Il ragionamento francese (e italiano) era: “Ok, i mercati finanziari sono integrati, e per questo motivo non possiamo più gestire il nostro tasso di interesse ‘nazionale’: d’ora in poi ci sarà solo una dinamica dei tassi di interesse europei (i livelli possono differire a causa dello spread, ma i movimenti saranno sincronizzati). Attualmente, la dinamica dei tassi di interesse è scelta dalla Bundesbank. Uniamo le nostre valute, e le decisioni sul tasso di interesse diventeranno collegiali. Sarà pur sempre un sistema disfunzionale, ma meno di quello attuale, in cui solo la Germania decide. Forse noi, i francesi, saremo in grado di indurre una certa moderazione nelle decisioni tedesche, e di ottenere una dinamica dei tassi di interesse più vicina agli interessi della nostra economia “.

Due cose erano sbagliate in questo approccio.

In primo luogo, i machiavellici politici francesi a quanto pare erano incapaci di immaginare l’ovvio: era davvero facile prevedere che qualsiasi organismo collegiale europeo sarebbe stato dominato da una maggioranza di membri della ex “area del marco tedesco”. Scusiamoli (i francesi, intendo): per avere lo “spirito Fiorentino” devi essere nato a Firenze (nel qual caso e’ difficile diventare un ministro francese: lo stesso Mazzarino era nato nelle montagne abruzzesi …) . Tuttavia, nel caso in cui tu sia un enarca (la versione francese di eunuco ottomano), dai uno sguardo alla risposta di Jens Weidman, qui:

Domanda: Oggi è ancora più difficile per la Bundesbank affermare la propria influenza in quanto è solo una delle 17 banche centrali dell’Eurosistema. Che impatto ha questo sul vostro lavoro?

Weidmann: Anche se quello che lei dice è corretto in termini di quote di diritto di voto, di certo non direi che siamo “solo” una delle 17 banche centrali. Siamo la banca centrale più grande e più importante dell’Eurosistema e abbiamo più voce in capitolo di molte altre banche centrali dell’Eurosistema. Questo significa che abbiamo un ruolo diverso. Siamo la banca centrale più attiva nel dibattito pubblico sul futuro dell’Unione monetaria. Ed è proprio così che alcuni dei miei colleghi si aspettano che sia. (il corsivo è … di Weidmann!)

In secondo luogo, il desiderio di tenere la moneta sotto il controllo politico francese (o di qualsiasi altro paese) è stato frustrato dal fatto che non vi era alcuna controparte politica credibile della BCE, ed è qui che l’Eurogruppo entra in scena.

Torniamo alle basi. La dipendenza è una relazione, e così anche l’indipendenza. Si dipende da qualcosa (o qualcuno), e si è indipendenti da qualcosa (o qualcuno). Era poco chiaro, e lo è ancora, da quale istituzione la BCE è o dovrebbe essere indipendente. La solita dialettica tra Tesoro e Banca Centrale non ha senso a livello europeo, proprio perché non vi è alcun Tesoro europeo (perché non c’è un governo europeo, un bilancio europeo, uno Stato europeo, un popolo europeo, una lingua europea , una politica europea, e così via – anche se c’è una storia europea che nessuno vuole imparare). La conclusione ovvia era che la BCE avrebbe operato in un vuoto politico assoluto, che è un qualcosa di molto diverso dall’indipendenza, ed è un qualcosa di molto preoccupante. Così preoccupante che, per timore che i cittadini europei se ne accorgessero, Dominique Strauss-Kahn propose la creazione dell’Eurogruppo, per il saggio motivo che “in assenza di un organo politico visibile e legittimo, la BCE potrebbe presto essere considerata dal pubblico come l’unica istituzione responsabile per la politica macroeconomica “(cit. in Majone, pag. 34). I tedeschi si opposero a questo progetto: come tutti noi sappiamo, erano molto restii ad affidare a qualsiasi organo politico la responsabilità di gestire la moneta (anche se indirettamente).

Come risultato, hanno ottenuto un Eurogruppo completamente evirato: un organo consultivo informale, senza alcuna competenza definita. Solo la metà dei desideri di DSK sono stati raggiunti: l’Eurogruppo era visibile. L’altra metà non è stato raggiunto: l’Eurogruppo non era legittimato (oltre che impotente). I trattati non lo hanno considerato né disciplinato. Non era chiaro quale fosse il suo potere (per esempio, non aveva il potere di sanzionare i paesi che violano le regole del PSC, per non dire di guidare la BCE), non era chiaro con quale maggioranza avrebbero dovuto essere prese le decisioni (e in effetti una votazione regolare si svolgeva solo nelle riunioni Ecofin), e così via.

Questa situazione è durata fino a quando è entrato in vigore il Trattato di Lisbona all’inizio del dicembre 2009 (dodici anni dopo)! Dalla riforma dei trattati, l’Eurogruppo non è ancora nemmeno menzionato tra le istituzioni europee (nel titolo III del Trattato sull’Unione europea). Tuttavia, il protocollo 14 del trattato gentilmente ci informa che:

Articolo 1

I ministri degli Stati membri la cui moneta è l’euro si riuniscono a titolo informale. Tali riunioni hanno luogo, a seconda delle necessità, per discutere questioni attinenti alle responsabilità specifiche da essi condivise in materia di moneta unica. La Commissione partecipa alle riunioni. La Banca centrale europea è invitata a prendere parte a tali riunioni, preparate dai rappresentanti dei ministri responsabili delle finanze degli Stati membri la cui moneta è l’euro e dai rappresentanti della Commissione.

Articolo 2

I ministri degli Stati membri la cui moneta è l’euro eleggono un presidente per un periodo di due anni e mezzo, a maggioranza di tali Stati membri.

Non c’è alcuna informazione sulla definizione del programma, sui poteri, sulle procedure di voto, essenzialmente non c’è nulla a parte la menzione della natura informale degli incontri e del fatto che devono tenersi quando necessario (molto rassicurante considerata la lungimiranza dei nostri governi).

Incidentalmente (e si tenga in mente la mia valutazione negativa sulla “strategia” francese), dalla lettura dei Trattati si capisce che l’Eurogruppo è un organismo inutile. La sua rilevanza è tutt’al più transitoria (“in attesa che l’euro diventi la moneta di tutti gli Stati membri dell’Unione” specifica la premessa al Protocollo 14). Inoltre, nel 1998 lo stesso Parlamento Europeo ha riconosciuto che “tutte le decisioni sulla politica economica, la sorveglianza multilaterale, e il Patto di Stabilità e di Crescita verranno prese all’interno dell’Ecofin, in quanto unico organo costituzionale legittimo previsto dal Trattato e dotato dei necessari poteri”. Tuttavia, “in pratica il consiglio degli Euro-11 [cioè l’Eurogruppo] probabilmente prenderà le decisioni specifiche sull’integrazione economica per i vari paesi dell’eurozona”, e “data la maggioranza qualificata, l’Ecofin non avrà difficoltà ad avallare le loro decisioni”.

Questa situazione non è mutata sostanzialmente in seguito, quando l’Eurogruppo è stato legittimato a posteriori dal Trattato di Lisbona. L’articolo 136 del TFEU (nel Capitolo 4 “Disposizioni specifiche per gli stati membri la cui moneta è l’euro” del Titolo VIII “Politica economica e monetaria”) specifica che:

1. […] il Consiglio […] adotta misure specifiche per gli Stati Membri la cui moneta è l’euro:

(a) al fine di rafforzare il coordinamento e la sorveglianza della loro disciplina fiscale;

(b) al fine di definire gli orientamenti di politica economica per tali paesi, mentre si assicura che questi provvedimenti siano compatibili con quelli adottati dall’Unione nel suo insieme, e mantenuti sotto sorveglianza.

2. Per le misure definite nel paragrafo 1, solo i membri del Consiglio che rappresenta gli Stati Membri la cui moneta è l’euro prendono parte al voto.

La maggioranza qualificata di tali membri viene definita in accordo con l’Articolo 238(3)(a).

(cioè il 55% dei membri del Consiglio che rappresenta gli Stati Membri partecipanti, e che rappresenti almeno il 65% della popolazione di tali Stati”: non è un dettaglio, si veda sotto).



Si può discutere se il concetto di “orientamenti di politica economica” includa anche le “misure di salvataggio” (certamente sì in un’interpretazione estensiva). Il mio punto di vista, comunque, è diverso. Sia nella dichiarazione precedente da parte del Parlamento Europeo che nelle disposizioni del Trattato di Lisbona, l’Eurogruppo appare inutile. Non ha alcun potere legittimo per decidere, mentre l’organismo che ha questo potere, il Consiglio Economia e Finanza:

(a) può discutere le stesse questioni dell’Eurogruppo (per cui, non c’è bisogno di quest’ultimo), e:

(b) raggiungerà necessariamente le stesse decisioni dell’Eurogruppo, dato che i membri che non appartengono all’Eurozona non possono votare (e perciò, di nuovo, l’Eurogruppo è un duplicato non necessario).

Per riassumere la discussione condotta fino a qui, l’Eurogruppo è nato essenzialmente come una non-entità non necessaria, istituito solo per ragioni cosmetiche su richiesta francese, e privato di qualsiasi reale significato dalla volontà tedesca.

Mi sia consentito di aggiungere qualche riflessione su questo punto. Questa creatura paradossale è l’esito delle caratteristiche peculiari del processo di integrazione europea: la tendenza a preferire i processi anziché i risultati, come sottolineato da Majone in riferimento a una distinzione introdotta da Bhagwati. In breve, i politici europei hanno sempre preferito ciò che potevano esibire come un risultato immediato (la firma di un nuovo trattato, e quindi il processo di integrazione in sé), rispetto ai risultati futuri del processo di integrazione (cioè agli obiettivi che il nuovo trattato avrebbe dovuto raggiungere). Questo comportamento ha una semplice spiegazione: il processo (vale a dire la firma) ha luogo adesso, davanti alle telecamere; i presunti effetti invece arriveranno in un futuro incerto, e qualsiasi politico sconta molto pesantemente il futuro. L’intrinseca miopia dei politici ha dato origine a una gigantesca letteratura di “economia politica” (pensate ad esempio all’ipotesi sul ciclo economico politico). Nel caso dell’integrazione europea, il primato del processo sul risultato ha portato a due caratteristiche sfortunate, e alle fine controproducenti. Dato che ciò che conta per i politici è sempre stato di raggiungere un accordo (anziché ciò che il risultato di questo accordo potrebbe portare con sé), al fine di velocizzare la procedura (1) i contenziosi sono per lo più stati evitati, e (2) qualsiasi principio di precauzione, inclusa la definizione di regole e istituzioni rivolte alla gestione delle crisi, è stato ignorato.

Come detto sopra, l’Eurogruppo è precisamente il risultato del voler evitare i contenziosi politici su chi o che cosa dovrebbe essere l’istituzione politica incaricata della politica macroeconomica dell’Eurozona (il “Tesoro” da cui la BCE avrebbe dovuto essere indipendente).

Queste riflessioni ci permettono di rispondere alla domanda sul perché questa stravagante istituzione politica stia governando l’Europa, e prendendo decisioni importanti come se e in che modo salvare gli Stati sovrani.

L’Eurogruppo governa, nonostante sia un organismo informale, perché la strategia di evitare i contenziosi politici e di ignorare il principio di precauzione ha lasciato un enorme vuoto politico nel processo di integrazione europea. Una volta che è arrivata la crisi, non era chiaro chi e come la dovesse gestire. Al tempo stesso la Germania, dopo aver consolidato grazie all’euro il suo stato di paese egemone, non è stata più messa in difficoltà da questo presunto “contrappeso” da parte di una BCE ormai palesemente tedesca. Piuttosto il contrario: usando la crisi come una ” opportunità”, a quanto pare è stata presa la decisione di dotare un organismo informale, completamente controllato dai paesi creditori, del potere di governare l’Europa. Questo è il sogno federalista europeo (come descritto da Roberto Castaldi): l’uso della crisi come un’opportunità unica per prendere decisioni al di fuori di qualsiasi controllo democratico, decisioni che altrimenti gli elettori non avrebbero mai preso, come ad esempio la decisione di essere governati da comitati d’affari informali costituiti da politici locali, magari non eletti.

Può sembrare una questione astratta e per lo più irrilevante. Lo stesso argomento che ho usato per mostrare che l’Eurogruppo è un duplicato inutile dell’Ecofin, potrebbe essere capovolto per dimostrare che le mie preoccupazioni sono fuori luogo. Dopotutto, se entrambi gli organi raggiungono le stesse conclusioni, che importa quale sia l’organismo che effettivamente prende la decisione finale?

Eppure, anche se fossimo disposti a ignorare l’importanza di attenersi alle regole in democrazia, il risorgere dell’Eurogruppo come il “leader del risveglio europeo” (per usare le parole di Alberto Quadrio Curzio) ha delle implicazioni pratiche che non dovrebbero essere sottovalutate. In particolare, proprio nello spirito del federalismo europeo, questo esito porta a una pericolosa compressione della democrazia. Vi do due esempi di ciò che intendo.



Per prima cosa, abbiamo già ricevuto un grave avvertimento il 27 giugno, quando l’Eurogruppo ha deciso di riunirsi anche senza la rappresentanza di uno Stato Membro (sì, proprio la Grecia). Questa decisione è stata ampiamente commentata sia da Varoufakis che da Jacques Sapir. Anche se sono d’accordo con l’analisi di Sapir, mi permetto di dissentire su un dettaglio. Secondo Varoufakis, gli è stato detto che:

“L’Eurogruppo è un gruppo informale. Perciò non è legato ai Trattati o a regolamenti scritti. Anche se convenzionalmente ci si attiene alla regola dell’unanimità, il Presidente dell’Eurogruppo non è vincolato da regole esplicite”.

L’argomento era che l’organo è informale e non, come scrive Sapir, che l’incontro era informale. E purtroppo questo argomento, come dimostrato dalla discussione precedente, è corretto: l’Eurogruppo è un organismo informale, e in quanto tale non è vincolato a regole precise. Dopotutto, i quattro membri di governo del mio primo esempio avrebbero potuto decidere di andare a bere del sidro, invece che della birra! Il pericolo di affidare decisioni di grande importanza a un organismo informale è evidente. Al momento cruciale, esso può decidere di darsi delle regole che privano di voce in capitolo una delle parti interessate dalla decisione. Pertanto, in un certo senso la situazione è ancora peggiore di quella dipinta da Sapir o Varoufakis. Gli interrogativi che quindi si pongono riguardano chi, quando e come ha affidato all’Eurogruppo il compito di gestire il “salvataggio” della Grecia (cioè, dei creditori della Grecia, come qui tutti sappiamo ). Sapir afferma che è stato il Consiglio Europeo, ma, benché mi fidi di lui, non sono riuscito a trovare la prova di questa decisione. Sarebbe estremamente interessante vedere in che termini l’Eurogruppo ha ricevuto il suo mandato.

Un altro esempio. Essendo un organismo informale, l’Eurogruppo non ha alcuna procedura di voto definita. Possiamo presumere per analogia che adotti la stessa procedura di voto dell’Ecofin, disciplinata dall’Articolo 16(4) del Trattato sull’Unione Europea, e anche dall’Articolo 238(2) del TFEU. Tuttavia, avremmo anche potuto presumere, per analogia, che l’Eurogruppo non potrebbe riunirsi senza un paese membro, e lo ha fatto. Se l’Eurogruppo non esistesse, ogni decisione dovrebbe essere presa dall’organismo legittimato, cioè l’Ecofin. È interessante notare che il calcolatore dei voti ci mostra che secondo le attuali regole, i quattro paesi del “Club Med” costituiscono una minoranza di blocco sulle questioni legate all’Eurozona, secondo entrambe le maggioranze qualificate definite con la riforma del novembre 2014. In altre parole, se:

(1) si escludono i voti di Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Ungheria, Polonia, Romania, Svezia e Regno Unito (come previsto dall’Articolo 136(4) del TFEU), e

(2) Grecia, Italia, Portogallo e Spagna votassero contro,

il criterio di “almeno il 65% della popolazione” non sarebbe rispettato. Ecco cosa accadrebbe se si seguissero le regole. Non arriverò a dire che l’Eurogruppo era in qualche modo stato incaricato del compito di risolvere la crisi proprio perché non legato al vincolo di seguire questa regola. Tuttavia l’argomento che, trattandosi di un organismo informale, non è vincolato ad alcuna regola è già stato utilizzato. Io ritengo che una solidarietà politica tra paesi debitori sia impossibile. Ognuno pensa che la propria situazione sia migliore di quella del suo vicino, e tutti sono governati da commissari dei paesi creditori (Tsipras, su cui ho espresso la mia opinione qui, ne è un buon esempio). Tuttavia, una volta che l’informale Eurogruppo (anziché il formale Ecofin) diventa l’istituzione competente a discutere gli affari economici, qualsiasi solidarietà tra i paesi mediterranei potrebbe essere facilmente sventata, con l’adozione di una procedura di voto “informale”.

Sì, lo so, sono troppo “fiorentino”. Questo è dovuto al fatto che sono effettivamente fiorentino. Ma pensateci. Riuscite a pensare ad un qualsiasi motivo sensato per il quale si debbano affidare delle decisioni cruciali a un organismo informale? La mia opinione è che questa sia una scelta politica, non tecnica, e che miri deliberatamente a reprimere la democrazia (che è poi il motivo per il quale l’euro è stato fatto).

E la vostra?

http://vocidallestero.it/2015/08/21/bag ... o-leuropa/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 28/09/2015, 10:46 
Cataluña: e ora, che cosa succede?

Anche se si tratta di situazioni differenti, vi sono molte analogie fra il recente caso della Grecia e l'attuale caso della Cataluña.

La prima è che in ambedue i casi sono stati i banchieri, in modo aperto e spudorato, a pesare in modo determinante sulla scelta popolare: nel caso della Grecia, lo hanno fatto chiudendo i rubinetti dei conti correnti, nel caso della Cataluña, minacciando di andarsene e di abbandonare il popolo al proprio destino. (Ieri sera, da Fazio, Varoufakis ha raccontato come la sconfitta della Grecia sia stata in realtà la vittoria di 3 entità: Germania, Francia e banche).

E per chi avesse ancora bisogno di una dimostrazione che sono i banchieri i veri padroni dell'Europa, basterà fare questa riflessione: la Cataluña è la regione più ricca e prosperosa della Spagna. Lavorano più di tutti, producono ed esportano più di tutti: perchè mai dovrebbero temere la chiusura delle banche e la "cacciata" dall'Europa e dall'Euro? Eppure, è proprio questa l'arma che è stata usata contro di loro per cercare di tenere sotto controllo questa regione di indipendentisti.

La seconda analogia è che in ambedue i casi, curiosamente, i partiti "rivoluzionari" di Syriza e degli indipendentisti catalani hanno "sfiorato" la maggioranza per un soffio, ma non l'hanno raggiunta. Se io fossi dalla parte dei potenti, e potessi controllare in qualche modo l'esito finale delle elezioni, ...

... di fronte a fenomeni di massa innegabili come questi sceglierei proprio di farli arrivare al 49% circa: gli darei così la massima soddisfazione possibile, riconoscendo pubblicamente la loro forza, senza però mettere realmente in pericolo il mio controllo su di loro.

La terza analogia è che, molto probabilmente, anche la grande "rivoluzione catalana" partorirà un topolino, come già è accaduto per la Grecia. Alla fine non succederà nulla, visto che tutte le più grandi spinte indipendentiste, fatte di orgoglio e di unità popolare, sembrano spegnersi inesorabilmente di fronte agli sportelli bancari della propria nazione.

Il famoso diritto all'autodeterminazione dei popoli ormai non conta più nulla. Conta solo il diritto ad avere un proprio conto corrente.

Chi era quella persona che disse "Datemi la possibilità di controllare l'emissione di denaro, e controllerò il mondo"?

Massimo Mazzucco
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 09/10/2015, 18:03 
Il capo economista della BCE ammette che l’euro non funziona

Come riporta il Wolfstreet, il capo economista della BCE ha fatto un notevole outing a una recente conferenza, tra il disinteresse generale. I grafici mostrati in quell’occasione hanno evidenziato tutti i fallimenti economici dell’eurozona: la riduzione della crescita europea da quando l’euro è stato introdotto, il crollo degli investimenti produttivi, la divergenza – anziché la convergenza tra i paesi aderenti. Per quanto si sia cercato di disprezzare il passato legato alle singole valute sovrane, esso si è dimostrato di gran lunga migliore all’attuale realtà dell’eurozona, che nulla ha a che vedere con il “sogno”, ossia lo scenario onirico che sempre viene invocato e contrapposto alla semplice ragione.


tutto l'articolo xon grafici link sotto

http://vocidallestero.it/2015/10/07/il- ... -funziona/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 09/10/2015, 18:52 
ubatuba ha scritto:
Il capo economista della BCE ammette che l’euro non funziona

Come riporta il Wolfstreet, il capo economista della BCE ha fatto un notevole outing a una recente conferenza, tra il disinteresse generale. I grafici mostrati in quell’occasione hanno evidenziato tutti i fallimenti economici dell’eurozona: la riduzione della crescita europea da quando l’euro è stato introdotto, il crollo degli investimenti produttivi, la divergenza – anziché la convergenza tra i paesi aderenti. Per quanto si sia cercato di disprezzare il passato legato alle singole valute sovrane, esso si è dimostrato di gran lunga migliore all’attuale realtà dell’eurozona, che nulla ha a che vedere con il “sogno”, ossia lo scenario onirico che sempre viene invocato e contrapposto alla semplice ragione.


tutto l'articolo xon grafici link sotto

http://vocidallestero.it/2015/10/07/il- ... -funziona/


Allora ogni tanto qualcuno il naso fuori dalla torre d'avorio lo mette...



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 09/10/2015, 19:09 
,,magari x respirare un po di aria sana....... [:303] [:303]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 09/10/2015, 19:29 
... sì ma ... tutti parlano ma nessuno fa niente!



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Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 12/10/2015, 16:20 
Ma non vedi come sono messi? Pendono dalle labbra delle "giornaliste" della televisione.

Per soggetti a uno stadio così avanzato anche fargli sentire il nastro non servirebbe a niente, come far parlare un prete diventato eretico durante il medioevo .

L' homo bovinus continuerà a distruggere il pianeta per far star PEGGIO se stesso piuttosto che evolvere.



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 13/10/2015, 09:45 
Nino Galloni: “Serviva una Sigonella dell’economia per evitare l'euro

- L’alleanza franco-tedesca che aveva rappresentato l’asse europeo negli ultimi anni sembra essere venuta meno. La Francia sembra non avere più alcun vantaggio a sostenere l’eccessivo rigore sui conti imposto dalla Germania e da ultimo il ministro delle Finanze Macron ha espresso la necessità di compiere un ulteriore passaggio nel processo di integrazione che vuole la nascita di un budget federale europeo e la costituzione dell’Europa politica che dovrebbe essere la declinazione degli Stati Uniti d’Europa. Lei crede che la nascita degli USE siano il passaggio successivo della crisi dell’eurozona?

Questa soluzione mi sembra poco probabile dal momento che la realtà dei nazionalismi la allontana ulteriormente. Personalmente ritengo che qualora andassimo incontro a un’ulteriore cessione di sovranità da parte degli stati nazionali, non sarebbe altro che l’affermazione ultima dell’onnipotenza del mercato e di rottura del patto di solidarietà tra i popoli europei, già messo duramente alla prova dalla struttura dei trattati europei.


- Il caso VW sembra indebolire la posizione di forza della Germania in Europa: crede che questa inchiesta sia il tentativo di contenimento da parte degli USA della politica commerciale tedesca “aggressiva” basata su persistenti avanzi della bilancia commerciale?

La VW nonostante l’aumento delle vendite, era già in difficoltà a causa del disallineamento tra la sua capacità produttiva e la capacità di assorbimento del mercato. Probabilmente la mancanza di investimenti sul piano dell’innovazione tecnologica, hanno portato alla necessità di truccare modelli già ampiamente superati per quello che riguarda i criteri di tutela ambientale. Non trascurerei il fatto che questa inchiesta sulle emissioni dei motori VW è coincisa apparentemente con una politica estera tedesca divergente dagli interessi di Washington in Siria.


- Le elezioni in Grecia hanno riconfermato la vittoria di Tsipras, seppur con un crescente astensionismo tra le fasce deluse dal mancato rispetto delle promesse dello scorso gennaio. Ha ragione Varoufakis quando dichiara che il problema è solo rimandato e che la Grecia non può reggere a queste condizioni?

La Grecia non può reggere con l’euro, questo è un dato certo. Quando i sovranisti hanno portato avanti le tematiche relative al ritorno ad una piena sovranità monetaria, non c’è stato il consenso elettorale necessario per rafforzare questa posizione. Come successe in Scozia, la strategia di incutere terrore nelle popolazioni, messe di fronte a scelte solo artificialmente obbligate, si è rivelata purtroppo efficace. Il discorso dell’abbandono dell’euro ad oggi non ha trovato uno sbocco politico proprio per questa ragione.


- La Cina continua nella sua strategia di accumulazione delle riserve auree e la borsa di Shangai accetta l’oro come collaterale. Il “gold standard” potrebbe tornare d’attualità nel moderno sistema monetario?

Non credo che andiamo verso un ritorno del gold standard, che sarebbe un grosso passo indietro. Il sistema delle monete fiat emesse illimitatamente può funzionare, ma il problema dei moderni sistemi monetari lo individuiamo nella distribuzione di enorme liquidità che arriva nelle mani della finanza speculativa, mentre le piccole e medie imprese non ricevono nulla di questa massa monetaria. Il vero gold standard è l’euro, una moneta artificiosamente scarsa.


- Nonostante i tentativi esperiti dalla Bce nei mesi passati, su tutti il TLTRO e il Quantitative Easing, nei prossimi mesi le previsioni indicano una deflazione a segno negativo. Condivide questa prospettiva?

Le aspettative sono in quel senso. Si accettano titoli di stato con tassi negativi, cosa mai verificatasi fino a questo momento. Evidentemente è prevista una deflazione maggiore del rendimento negativo dei titoli di Stato, e questo è il miglior indicatore della situazione.


- In un'intervista inedita publicata su "Oltre l'euro: le ragioni della sovranità monetaria" (Arianna edizioni), Gianni De Michelis ha affermato che la perdita della sovranità monetaria del nostro paese deve essere ricondotta all'ondata giudiziaria di Mani Pulite. Proprio in questo senso in passato Lei ha sostenuto che la deindustrializzazione realizzata nel 1992, fu voluta da Francia e Germania per indebolire la posizione dell’Italia, divenuta un concorrente troppo forte. Qual è la sua lettura su quel importante crocevia storico?

Sono assolutamente d’accordo con De Michelis. La domanda che dovremmo porci è: perché non c’è stata “una Sigonella dell’economia”? Quando nel 1985 nella base militare di Sigonella arrivammo al punto di massima tensione con gli alleati americani a causa della pretesa da parte dei nostri alleati di prelevare i terroristi dell’Achille Lauro e Abu Abbas, il presidente del Consiglio Craxi si oppose fermamente alla violazione della nostra sovranità e le nostre ragioni prevalsero. Questa difesa degli interessi nazionali non l’abbiamo avuta invece per ciò che riguarda gli interessi delle classi lavoratrici, poiché né la sinistra né la destra si sono opposte a questo processo. La sinistra aveva difatti già cambiato posizione e ha fatto tutto ciò che era in suo potere per rendere possibili le cessioni di sovranità, mentre la destra si è mostrata più riluttante a questo processo ma il suo leader era ed è un obbiettivo facile da colpire per via degli interessi commerciali nelle sue aziende. Gli euroscettici, penso a Craxi e Andreotti, non hanno purtroppo prodotto un fronte unitario per impedire questa cessione di sovranità senza precedenti.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 6&pg=12976

..sigonella,ultimo sussulto di difesa della dignita' nazionale......ora siamo nelle mani di semplici portaordini,capaci solo di genuflettersi al volere altrui,............................... [:294]


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 13/10/2015, 12:30 
ubatuba ha scritto:
Nino Galloni: “Serviva una Sigonella dell’economia per evitare l'euro

- L’alleanza franco-tedesca che aveva rappresentato l’asse europeo negli ultimi anni sembra essere venuta meno. La Francia sembra non avere più alcun vantaggio a sostenere l’eccessivo rigore sui conti imposto dalla Germania e da ultimo il ministro delle Finanze Macron ha espresso la necessità di compiere un ulteriore passaggio nel processo di integrazione che vuole la nascita di un budget federale europeo e la costituzione dell’Europa politica che dovrebbe essere la declinazione degli Stati Uniti d’Europa. Lei crede che la nascita degli USE siano il passaggio successivo della crisi dell’eurozona?

Questa soluzione mi sembra poco probabile dal momento che la realtà dei nazionalismi la allontana ulteriormente. Personalmente ritengo che qualora andassimo incontro a un’ulteriore cessione di sovranità da parte degli stati nazionali, non sarebbe altro che l’affermazione ultima dell’onnipotenza del mercato e di rottura del patto di solidarietà tra i popoli europei, già messo duramente alla prova dalla struttura dei trattati europei.


- Il caso VW sembra indebolire la posizione di forza della Germania in Europa: crede che questa inchiesta sia il tentativo di contenimento da parte degli USA della politica commerciale tedesca “aggressiva” basata su persistenti avanzi della bilancia commerciale?

La VW nonostante l’aumento delle vendite, era già in difficoltà a causa del disallineamento tra la sua capacità produttiva e la capacità di assorbimento del mercato. Probabilmente la mancanza di investimenti sul piano dell’innovazione tecnologica, hanno portato alla necessità di truccare modelli già ampiamente superati per quello che riguarda i criteri di tutela ambientale. Non trascurerei il fatto che questa inchiesta sulle emissioni dei motori VW è coincisa apparentemente con una politica estera tedesca divergente dagli interessi di Washington in Siria.


- Le elezioni in Grecia hanno riconfermato la vittoria di Tsipras, seppur con un crescente astensionismo tra le fasce deluse dal mancato rispetto delle promesse dello scorso gennaio. Ha ragione Varoufakis quando dichiara che il problema è solo rimandato e che la Grecia non può reggere a queste condizioni?

La Grecia non può reggere con l’euro, questo è un dato certo. Quando i sovranisti hanno portato avanti le tematiche relative al ritorno ad una piena sovranità monetaria, non c’è stato il consenso elettorale necessario per rafforzare questa posizione. Come successe in Scozia, la strategia di incutere terrore nelle popolazioni, messe di fronte a scelte solo artificialmente obbligate, si è rivelata purtroppo efficace. Il discorso dell’abbandono dell’euro ad oggi non ha trovato uno sbocco politico proprio per questa ragione.


- La Cina continua nella sua strategia di accumulazione delle riserve auree e la borsa di Shangai accetta l’oro come collaterale. Il “gold standard” potrebbe tornare d’attualità nel moderno sistema monetario?

Non credo che andiamo verso un ritorno del gold standard, che sarebbe un grosso passo indietro. Il sistema delle monete fiat emesse illimitatamente può funzionare, ma il problema dei moderni sistemi monetari lo individuiamo nella distribuzione di enorme liquidità che arriva nelle mani della finanza speculativa, mentre le piccole e medie imprese non ricevono nulla di questa massa monetaria. Il vero gold standard è l’euro, una moneta artificiosamente scarsa.


- Nonostante i tentativi esperiti dalla Bce nei mesi passati, su tutti il TLTRO e il Quantitative Easing, nei prossimi mesi le previsioni indicano una deflazione a segno negativo. Condivide questa prospettiva?

Le aspettative sono in quel senso. Si accettano titoli di stato con tassi negativi, cosa mai verificatasi fino a questo momento. Evidentemente è prevista una deflazione maggiore del rendimento negativo dei titoli di Stato, e questo è il miglior indicatore della situazione.


- In un'intervista inedita publicata su "Oltre l'euro: le ragioni della sovranità monetaria" (Arianna edizioni), Gianni De Michelis ha affermato che la perdita della sovranità monetaria del nostro paese deve essere ricondotta all'ondata giudiziaria di Mani Pulite. Proprio in questo senso in passato Lei ha sostenuto che la deindustrializzazione realizzata nel 1992, fu voluta da Francia e Germania per indebolire la posizione dell’Italia, divenuta un concorrente troppo forte. Qual è la sua lettura su quel importante crocevia storico?

Sono assolutamente d’accordo con De Michelis. La domanda che dovremmo porci è: perché non c’è stata “una Sigonella dell’economia”? Quando nel 1985 nella base militare di Sigonella arrivammo al punto di massima tensione con gli alleati americani a causa della pretesa da parte dei nostri alleati di prelevare i terroristi dell’Achille Lauro e Abu Abbas, il presidente del Consiglio Craxi si oppose fermamente alla violazione della nostra sovranità e le nostre ragioni prevalsero. Questa difesa degli interessi nazionali non l’abbiamo avuta invece per ciò che riguarda gli interessi delle classi lavoratrici, poiché né la sinistra né la destra si sono opposte a questo processo. La sinistra aveva difatti già cambiato posizione e ha fatto tutto ciò che era in suo potere per rendere possibili le cessioni di sovranità, mentre la destra si è mostrata più riluttante a questo processo ma il suo leader era ed è un obbiettivo facile da colpire per via degli interessi commerciali nelle sue aziende. Gli euroscettici, penso a Craxi e Andreotti, non hanno purtroppo prodotto un fronte unitario per impedire questa cessione di sovranità senza precedenti.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 6&pg=12976

..sigonella,ultimo sussulto di difesa della dignita' nazionale......ora siamo nelle mani di semplici portaordini,capaci solo di genuflettersi al volere altrui,............................... [:294]

A sigonella
Gliel'han fatta pagare però..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 13/10/2015, 12:52 
Cita:
Vladimir Shalak spiega come mai i profughi preferiscono la Germania

Vladimir Shalak, accademico delle Scienze russo, è progettista di un software che analizza i contenuti di Twitter (Scai4Twi, Content Analysis System for Twitter). Un esercizio per nulla ozioso, anzi molto utile per l’intelligence, come vedremo.

L’accademico Shalak ha studiato 19 mila tweets originali (esclusi i re-tweet) che trattano di rifugiati, ricevuti dagli immigranti.

La maggior parte di questi tweet (hashtag #refugee), indicano la Germania (50%) e l’Austria come i paesi dove gli immigrati sono meglio accolti.

E il 93% dei tweet dedicati alla Germania contenevano messaggi entusiastici sulla generosità illimitata dei tedeschi: notizie, in arabo, sui terni che recano sulle fiancate il benvenuto in arabo, tifosi di calcio che negli stati inneggiano “Wilkommen” ai profughi, video di profughi ricevuto con fiori e dolci nelle stazioni, video-spot di immigrati che gridano “Amiamo la Germania!”.

Quanto ai 5704 tweets originali diffusi con l’hashtag #RefugeeWelcome più il nome di un paese, l’analisi mostra una “preferenza” ancora più alta per la Germania.

Immagine

Quanto ai 5704 tweets originali diffusi con l’hashtag #RefugeeWelcome più il nome di un paese, l’analisi mostra una “preferenza” ancora più alta per la Germania.

Immagine

L’ovvia domanda che si è poi posto l’accademico Shalak è stata: da dove originano questi tweets con hashtag #RefugeeWelcome + Germania? Non di tutti si sono potute identificare le fonti di provenienza, che sono state evidentemente “nascoste” dagli autori. Ma di quelli di qui si è potuto risalire alle fonti, ecco i risultati:

Immagine

Solo il 6 per cento di questi vengono dalla Germania! Quasi la metà vengono da paesi anglofoni: Regno Unito, Usa, Australia (!), Canada, per non parlare dell’India: sembra che i cittadini del mondo che parlano inglese si siano messi d’accordo per invitare suriani, afghani, negri africani, in casa d’altri.

Ed è difficile immaginare cittadini indiani – o australiani – così caldamente interessati a diffondere tra i profughi medio-orientali l’idea che in Germania saranno accolti a braccia aperte. Ma la cosa si spiega se si sa che l’India è all’avanguardia come fornitrice di servizi telecom-computeristici. Lo scienziato russo ha identificato una vasta operazione condotta per mezzo di “botnet”.

Che sono, nel gergo informatico, “malware o altri software dannosi che trasformano i computer d’altri, ignari utenti, in “robot” che eseguono automaticamente operazioni sul web ad insaputa dei proprietari del computer stesso”. L’accademico ha identificato una vera tempesta di netbot moltiplicatori di messaggi:

il 27 agosto, 40 netbot automatici @changing_news, @changing_news1,…, @changing_news39 simultaneamente diffusi dagli Stati Uniti alle 8.33 del mattino:

«A new welcome: Activists launch home placement service for refugees in Germany and Austria #News #Change #Help».

Il primo settembre, lo stesso gruppo di botnet ripete il messaggio.

Il 29 agosto, sono 80 i botnet a postare il messaggio “Migliaia di rifugiati ricevuto a Dresda, migliaia di persone sono scese in strada…”

Il 31 agosto, 50 botnet dall’Australia (creati tutti, si noti, un anno prima: il 14 febbraio 2014, alle 6 del mattino) diffondo la notizia che “le tifoserie calcistiche tedesche danno il benvenuto ai profughi”..

Il 1 settembre, altri 95 botnet di proprietà di un “ Media for Social and Cultural Impact”, con sede a Dallas (Texas) diffonde il messaggio: «German Soccer Fans Welcome Refugees Amid Ongoing Crisis: As Europe faces the challenge of a wave of migration…»

Inutile dire che l’effetto moltiplicatore provocato dai “robot” ha creato nei disperati dei campi-profughi in Turchia, Libano e Giordania, e addirittura in afghani e pakistani, lo stato d’animo collettivo che ha provocato l’ondata cui stiamo assistendo – incoraggiata ed amplificata poi dalla stupidità dei media e dei nostri politici. Sul fine cui mira simile strategia, ognuno può darsi la risposta. La mia è: ricordiamo che gli Stati Uniti sono dall’11 Settembre, l’Impero del Caos. Come ha spiegato George Friedman fondatore di Stratfor, ad un eletto pubblico del Council on Foreign Relations, in Ucraina come in Afghanistan, “Una volta destabilizzato il paese, il nostro dovere è compiuto”.

Precisamente, Friedman è un docente allo US Amy War College e membro della RAND (un megafono del sistema militare-industriale), un influente insider nei meccanismi di potere americani, e un ebreo nato a Budapest.

Soltanto l’integrazione Germania-Russia può minacciarci, non lo permetteremo (…) La destabilizzazione è il solo scopo delle nostre azioni estere. Non instaurare la democrazia; quando abbiamo destabilizzato un Paese, dobbiamo dirci: «Missione compiuta», e tornare a casa.

“La nostra incognita è la Germania. Che cosa farà? Non lo sa nemmeno lei. Gigante economico e nano politico, come sempre nella storia”.

http://www.maurizioblondet.it/our-real- ... ate-proof/

La polizia tedesca tace gli stupri

“Le donne nei campi di prima accoglienza tedeschi sono pagate 10 euro per fare sesso con i rifugiati in cerca d’asilo, che all’80 per cento sono maschi adulti. Le guardie del campo fanno finta di non vedere perché anche loro fanno affari trafficando droga e armi”. Lo ha scritto Soeren Kern, dirigente di un Gatestone Institute, un think tank preoccupato per i diritti umani il cui presidente è – John Bolton, un fanatico neocon che è stato sottosegretario di stato con Bush figlio, ambasciatore all’Onu, diffusore principe della menzogna per cui Saddam aveva le armi di distruzione di massa, fanatico promotore delle guerre e destabilizzazioni, membro della American Enterprise, del PNAC (Project for a New American Century) che auspicò una “Nuova Pearl Harbor” – avvenuta poi l’11 settembre.

John BoltonIl Gatestone tiene una lista degli stupri commessi dagli asilanti, musulmani per lo più, nei centri di raccolta germanici.

http://www.gatestoneinstitute.org/6527/ ... pe-germany

Una tredicenne medio-orientale ricoverata con la madre (che aveva già subito violenza nel campo turco) a Detmold , Germania centrale. Un ragazzo di 14 anni, tedesco, stuprato da un arabo in un treno… La polizia nella cittadina bavarese di Mering ha avvertito i genitori di non lasciar i loro figlio giovani da soli, dopo che l’11 settembre “un uomo di pelle scura che parlava un tedesco cattivo” ha stuprato una sedicenne che tornava a casa dalla stazione ferroviaria, la quale è vicina a un campo di migranti”.

Spiega la Kern del Gatestone: “Decine di altri casi di stupi o tentati stupri restano irrisolti”. La polizia nasconde i fatti all’opinione pubblica “per non legittimare i critici dell’accoglienza ai profughi” e non provocare “una crescita dell’estrema destra xenofoba”. Il che, potrei giurarci, è invece negli auspici di Bolton e dei creatori di tweets da Dallas. Forse perché tutti gli israeliani vogliono che l’Europa diventi come sono loro, razzisti, e che odino tutti i musulmani. Forse semplicemente per disgregare la società tedesca troppo compatta culturalmente, e devastare l’economia, magari provocando scontri di strada, meglio se sanguinosi fra immigranti e neonazi tedeschi (in Ucraina li hanno allevati).

E d’accordo. L’Impero del Caos fa’ il suo lavoro. Non si può dire nemmeno che nasconda i suoi propositi su Germania ed Europa: Friedman di Stratfor avrà tanti difetti, ma non quello di non essere chiaro e diretto.

Ma che lavoro fanno i nostri politici, i nostri tecnocrati a Bruxelles e i nostri media, è un altro discorso. Perché favoriscono il piano. Perché demonizzano e calunniano chi cerca di resistervi?

Perché la resistenza c’è, ed è di livello politico alto. Il 23 settembre scorso, il potente partito democristiano della Baviera, CSU, alleato d ella Merkel, ha invitato con tutti gli onori Victor Orban, il premier ungherese. Il capo della CSU, Csu Horst Seehofer, ha salutato in Orbano il “difensore delle norme europee” e delle frontiere di Schengen. Censura, sull’evento, dei nostri media, Con una eccezione: il Manifesto, che ha condito lo statista magiaro coi soliti insulti: “vuol reintrodurre la pena di morte”, è “In odore di antisemitismo”, eccetera.

http://ilmanifesto.info/orban-in-bavier ... della-csu/

Viene da ripetere la domanda angosciata che Vladimir Putin ha posto a noi occidentali, ai nostri governanti: “Ma comprendete quello che state facendo?”


http://www.ecplanet.com/node/4792


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 13/10/2015, 13:28 
Quindi l' invasione per mezzo di immigrazione si conferma una strategia americana per il controllo dei Paesi europei mantenendoli allineati alla loro politica estera...



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Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 14/10/2015, 19:17 
In un articolo su The Independent, John Hilary racconta del suo incontro con Cecilia Malmström, che occupa una posizione di forza negli apparati dell'UE. La Malmström dirige la Direzione commercio della Commissione europea. Questo la mette a capo della politica di investimento e commercio per tutti i 28 Stati membri dell'UE, e sono i suoi funzionari che stanno attualmente cercando di finalizzare l'accordo TTIP con gli USA.

Nel loro incontro, il giornalista ha chiesto alla Malmström un commento sull'enorme opposizione al TTIP in tutta Europa. Nell'ultimo anno, oltre tre milioni di cittadini europei hanno firmato una petizione contro l'accordo. Migliaia di incontri e proteste si sono tenute in tutti i 28 Stati membri dell'UE, culminati con la spettacolare manifestazione di 250 mila persone a Berlino questo fine settimana.

La Malmström ha riconosciuto che un accordo commerciale non ha mai ispirato tale opposizione appassionata e diffusa. Eppure, quando il giornalista ha chiesto al Commissario per il commercio come poteva continuare a promuoverlo a fronte della massiccia opposizione pubblica, la sua risposta è stata:"Il mio mandato non arriva dal popolo europeo." "

Allora, da chi Cecilia Malmström ha ricevuto il suo mandato? Ufficialmente, i commissari europei sono tenuti a rappresentare i governi eletti dell'Europa. Eppure la Commissione europea sta portando avanti i negoziati sul TTIP a porte chiuse, senza un adeguato coinvolgimento dei governi europei

In realtà, come un nuovo rapporto di War on Want ha appena rivelato, la Malmström riceve i suoi ordini direttamente dai lobbisti che pullulano nei dintorni di Bruxelles. La Commissione europea non fa mistero del fatto che prende ordini dalle lobby del settore come BusinessEurope e European Services Forum . Non c'è da meravigliarsi che i negoziati sul TTIP siano impostati per servire gli interessi delle multinazionali, piuttosto che le esigenze del pubblico.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 1&pg=12992

+chiaro dim cosi'..................................


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