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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 12/05/2017, 15:57 
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L'Europa si sta trasformando in un nuovo Afghanistan?


Pezzo in lingua originale inglese: Europe: Making Itself into the New Afghanistan?
Traduzioni di Angelita La Spada


"Quelli (i migranti) che vengono a cercare in Francia la libertà devono partecipare alla libertà. I migranti non sono venuti a cercare asilo in Arabia Saudita, ma in Germania. Perché? Per la sicurezza, la libertà, la prosperità", ha detto lo scrittore algerino Kamel Daoud. Ha ragione. Ma è il mainstream europeo che consente loro di trasformare il nostro paesaggio culturale in un altro Afghanistan.

L'Occidente un tempo era fiero di essere la terra dei liberi. I musei europei, invece, si stanno rapidamente adeguando alla correttezza islamica. La rassegna "Passion for Freedom", ospitata dalla galleria Mall di Londra, ha censurato i quadri di una famiglia di pupazzetti che popolano una valle incantata.

"Il Louvre dedicherà una nuova sezione al patrimonio artistico dei cristiani d'Oriente", aveva annunciato nel 2010 l'allora presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy. Ma il progetto è stato scartato dalla nuova gestione del museo, con l'approvazione del ministero della Cultura del presidente Hollande. Così oggi il Louvre ha una sezione dedicata all'arte islamica, ma niente sul Cristianesimo orientale.

Maastricht, nei Paesi Bassi, è la pittoresca città che ha dato il suo nome al celebre trattato firmato nel 1992 dai dodici paesi che allora erano membri della Comunità Europea e che ha spianato la strada all'istituzione dell'odierna Unione Europea e alla moneta unica, l'euro.

Maastricht ospita anche "Tefaf", la fiera di arte e antiquariato più importante del mondo. L'opera "Persepoli" dell'artista italiano Luca Pignatelli era già stata accettata dalla commissione che poi ne ha ordinato la rimozione. Il lavoro, realizzato nel 2016, consiste in un tappeto persiano sul quale è stata impressa una testa femminile. "Siamo tutti avviliti e senza parole", ha dichiarato Pignatelli, sottolineando che la sua creazione artistica aveva inizialmente suscitato l'entusiasmo della commissione. Nella motivazione ufficiale del rifiuto, la fiera ha definito "provocatoria" l'opera di Pignatelli.

Presumibilmente, gli organizzatori del Tefaf non volevano offendere l'Islam e i possibili acquirenti musulmani, ospitando il lavoro di Pignatelli che combina il tappeto (usato dai musulmani per pregare) con il volto di donna. "Siamo sconcertati, è la prima volta che succede e credo che sia giusto parlarne", ha detto l'artista. " Se a Roma può accadere che si decida di velare delle opere d'arte per non offendere gli ospiti stranieri, beh io non sono d'accordo". Il riferimento è alla decisione del governo italiano di coprire antiche statue romane per evitare di offendere il presidente iraniano Hassan Rohani in visita a Roma.

Se l'Europa vuole un futuro, dovrebbe essere meno ideologica sul trattato di Maastricht e più ideologica contro la resa di Maastricht alla paura. Il coraggioso scrittore algerino Kamel Daoud ha dichiarato:

"Quelli (i migranti) che vengono a cercare in Francia la libertà devono partecipare alla libertà. I migranti non sono venuti a cercare asilo in Arabia Saudita, ma in Germania. Perché? Per la sicurezza, la libertà, la prosperità. Quindi non devono venire a creare un nuovo Afghanistan".

Ha ragione. Ma è il mainstream europeo che consente loro di trasformare il nostro paesaggio culturale in un altro Afghanistan. I talebani hanno ucciso artisti e distrutto opere d'arte. L'Occidente un tempo era fiero di essere la terra dei liberi.

I musei europei, invece, si stanno rapidamente adeguando alla correttezza islamica. La rassegna "Passion for Freedom", ospitata dalla galleria Mall di Londra, ha censurato i quadri di una famiglia di pupazzetti che popolano una valle incantata. L'opera, intitolata "L'Isis minaccia Sylvania", è stata rimossa dopo che la polizia inglese ha parlato di "contenuto potenzialmente incendiario". In precedenza, la Tate Gallery di Londra aveva vietato la creazione artistica di John Latham che mostrava una copia del Corano dentro una lastra di vetro.

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L'opera coraggiosa dell'artista Mimsy, "L'Isis minaccia Sylvania", una satira della brutalità dello Stato islamico, è stata rimossa dalla galleria Mall di Londra, dopo che la polizia britannica l'ha definita "incendiaria" (Fonte dell'immagine: Mimsy)

Un altro artista britannico, Grayson Perry, ha confessato di essersi censurato per paura di fare la fine di Theo van Gogh, il regista olandese ucciso da un estremista musulmano, Mohammed Bouyeri, per aver fatto un film sulle donne sotto l'Islam. "Mi sono censurato", ha detto Perry. "La ragione per cui non ho più attaccato l'islamismo nelle mie opere è che nutro una paura reale di finire con la gola tagliata".

Il Victoria and Albert Museum di Londra ha prima esposto e poi ritirato un ritratto del Profeta dell'Islam, un'opera d'arte devozionale dell'immagine di Maometto. La fotografa Syra Miah, britannica originaria del Bangladesh, si è vista censurare una foto, ritirata dal Museum and Art Gallery di Birmingham dopo le proteste di un gruppo di islamici. La foto ritrae una donna seminuda, malata di mente, che abita sotto la tettoia di una fermata dell'autobus in Bangladesh.

Il Museo delle culture del mondo di Göteborg, in Svezia, ha aperto con una mostra dal titolo "L'Aids nell'era della globalizzazione", in cui l'artista di origine algerina Louzla Darabi ha esposto un lavoro intitolato "Scène d'amour", che ritrae una donna che fa sesso con un uomo il cui volto non può essere visto. Un versetto del Corano è scritto in arabo. A meno di tre settimane dall'inaugurazione della mostra, il museo ha rimosso il dipinto. Il Musée Hergé di Louvain-la- Neuve, in Belgio, aveva in programma una mostra per rendere omaggio ai vignettisti di Charlie Hebdo e alla libertà di espressione, e anche questo evento è stato annullato.

Il presidente francese François Hollande ha abolito un padiglione del Museo del Louvre dedicato ai cristiani d'Oriente, che negli ultimi due anni sono stati decimati dallo Stato islamico. "Il Louvre dedicherà una nuova sezione al patrimonio artistico dei cristiani d'Oriente", aveva annunciato nel 2010 l'allora presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy. Ma il progetto è stato scartato dalla nuova gestione del museo, con l'approvazione del ministero della Cultura del presidente Hollande.

Marie-Hélène Rutschowscaya – ex capo della sezione copta del Louvre e uno dei più importanti studiosi al mondo del Cristianesimo orientale – ha denunciato la decisione. "I drammatici eventi che stiamo vivendo in Medio Oriente e nell'Europa orientale ci dovrebbero invece incoraggiare a essere più attenti e a sviluppare legami culturali", ha scritto la Rutschowscaya in una lettera indirizzata a Hollande. Così oggi il Louvre ha una sezione dedicata all'arte islamica, ma niente sul Cristianesimo orientale.

Forse gli ayatollah iraniani avevano ragione a chiedere ai Musei Capitolini di Roma di velare le statue nude durante la visita del presidente Rohani. Forse i fondamentalisti islamici si sbagliano, l'Occidente non è poi così libero come sostiene. Forse dovremmo scusarci con i talebani per aver criticato la loro distruzione dei grandi Buddha in Afghanistan. Secondo il nuovo bigottismo culturale dell'Occidente, oggi anche queste statue potrebbero essere considerate "blasfeme".


https://it.gatestoneinstitute.org/10316 ... fghanistan


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 12/05/2017, 15:59 
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Francia: Emmanuel Macron, utile idiota dell'islamismo


Pezzo in lingua originale inglese: France: Emmanuel Macron, Useful Idiot of Islamism
Traduzioni di Angelita La Spada


Emmanuel Macron, un "utile infedele", non è un sostenitore del terrorismo o dell'islamismo. È molto peggio: non riesce neanche a vedere la minaccia.

L'articolo di Louizi forniva nomi e date, spiegando come il movimento politico di Macron sia stato ampiamente infiltrato da militanti dei Fratelli musulmani.

Macron è un dichiarato promotore dell'islamismo in Francia? È più politicamente corretto dire che è un "mondialista" e un "attivo promotore del multiculturalismo. Come tale, egli non considera l'islamismo una minaccia nazionale, perché, per lui, la nazione francese o, come egli ha detto, la cultura francese non esiste.

Durante la guerra fredda con l'Unione Sovietica, li chiamavano gli "utili idioti". Queste persone non erano membri del Partito comunista, ma lavoravano per esso, ne parlavano positivamente e condannavano le idee di Lenin e Stalin. Nel XXI secolo, il comunismo è scomparso, ma l'islamismo lo ha rimpiazzato come principale minaccia mondiale.

Come il comunismo, l'islamismo – o il totalitarismo islamico – colleziona i suoi "utili infedeli", proprio come il comunismo produceva i suoi utili idioti. C'è però un'importante differenza: nell'Unione Sovietica, gli utili idioti erano intellettuali. Ora, gli utili infedeli sono uomini politici, e uno di loro è stato appena eletto presidente della Repubblica francese.

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Emmanuel Macron, utile infedele, non è un sostenitore del terrorismo o dell'islamismo. È molto peggio: non riesce neanche a vedere la minaccia. Subito dopo gli orribili attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi, Macron ha dichiarato che la società francese deve assumersi "una parte di responsabilità" nel "substrato in cui il jihadismo ha potuto prosperare".

"Qualcuno, con il pretesto che ha la barba o un nome che potrebbe sembrare musulmano, ha il quadruplo delle possibilità di non avere un lavoro rispetto a un altro che non è musulmano", ha aggiunto Macron. Secondo lui, ritornare in Francia dalla Siria, con tanto di kalashnikov e una cintura esplosiva, sarebbe un gesto di ripicca da parte di un disoccupato di lunga data?

Macron ha quasi accusato i francesi di essere razzisti e "islamofobi". "Abbiamo una parte di responsabilità", egli ha ammonito, "perché questo totalitarismo si nutre della diffidenza che noi abbiamo lasciato sedimentare nella società (...) e se domani non ce ne occuperemo, dividerà [gli spiriti] ancor di più".

Di conseguenza, ha concluso Macron, la società francese "deve cambiare ed essere più aperta". Più aperta a cosa? All'Islam, ovviamente.

Il 20 aprile 2017, dopo che un terrorista islamista ha assassinato un poliziotto, ferendone altri due, a Parigi, Macron ha detto: "Non intendo inventare in una notte un programma di lotta contro il terrorismo". Dopo due anni di continui attacchi terroristici sul territorio francese, il candidato alla presidenza della Repubblica considera i problemi di sicurezza del paese come trascurabili?

Inoltre, il 6 aprile, in piena campagna presidenziale, Barbara Lefebvre, docente e autrice di libri sull'islamismo, ha rivelato agli spettatori del programma televisivo di France2 L'Emission Politique la presenza di Mohamed Saou nella squadra della campagna elettorale di Macron. È stato Saou, un responsabile dipartimentale del movimento politico di Macron "En Marche", ad aver twittato la classica dichiarazione islamista: "Io non sono Charlie".

Percependo lo scoppio di un potenziale scandalo, Macron ha congedato Saou, ma il 14 aprile dai microfoni di Beur FM, un'emittente radiofonica francese musulmana, credendo di essere fuori onda, Macron ha detto: "[Saou] ha fatto delle cose un po' radicali. Ma ad ogni modo, Mohamed è un tipo a posto, in gamba".

"In gamba", presumibilmente perché Mohamed Saou stava cercando di raccogliere voti musulmani per Macron.

Saou è un caso isolato? Certo che no. Il 28 aprile, Mohamed Louizi, autore del libro Pourquoi j'ai quitté les Frères Musulmans, ha pubblicato su Facebook un articolo dettagliato che accusava Macron di essere un "ostaggio del voto islamista". Ripubblicato da Dreuz, un sito web cristiano anti-islamista, l'articolo di Louizi forniva nomi e date, spiegando come il movimento politico di Macron sia stato ampiamente infiltrato da militanti dei Fratelli musulmani. Sarà interessante vedere come molti di loro saranno candidati del movimento di Macron alle prossime elezioni legislative.

Il 24 aprile, l'Unione delle organizzazioni islamiche di Francia (UOIF), che è considerata il rappresentante francese dei Fratelli Musulmani, ha pubblicamente esortato i musulmani a "votare contro le idee xenofobe, antisemite e razziste del Front National e chiesto loro di votare in massa per Macron".

Perché?

Macron è un dichiarato promotore dell'islamismo in Francia? È più politicamente corretto dire che è un "mondialista" e un "attivo promotore del multiculturalismo. Come tale, egli non considera l'islamismo una minaccia nazionale, perché, per lui, la nazione francese o, come egli ha detto, la cultura francese non esiste. Macron ha di fatto negato che la Francia è un paese con una cultura specifica, una storia specifica e una letteratura o un'arte specifica. Il 22 febbraio, in visita a Londra dove ha incontrato i cittadini francesi, Macron ha dichiarato: "La cultura francese non esiste, esiste una cultura in Francia ed è diversa". In altre parole, sul territorio francese, la cultura francese e le tradizioni francesi non hanno alcuna priorità rispetto alle culture importate dagli immigrati. Lo stesso giorno, a Londra, egli ha aggiunto: "L'arte francese? Non l'ho mai vista!".

Ma in un'intervista al magazine anti-islamista Causeur Macron ha affermato: "La Francia non è mai stata né mai sarà un paese multiculturale".

Da politico, Macron non si rivolge alla popolazione francese, ma a destinatari segmentati. In Algeria, egli ha detto che la colonizzazione francese è stata un "crimine contro l'umanità". Evidentemente, Macron sperava che questa dichiarazione lo avrebbe aiutato a fare incetta dei voti dei cittadini francesi di origine algerina.

Durante la campagna presidenziale, Macron ha sempre detto alle persone quello che loro volevano sentire. I francesi potrebbero subire una delusione scoprendo che per Macron l'idea di appartenere a una patria, di pensare alle frontiere e di avere una lingua madre, una letteratura o un'arte specifica non è altro che spazzatura.


https://it.gatestoneinstitute.org/10341 ... ile-idiota


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 06/06/2017, 19:53 
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L’ordine mondiale multipolare di Mosca e Pechino

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Mentre l’ordine mondiale a guida USA è sempre più in crisi e viene apertamente sfidato persino dalle redivive ambizioni egemoniche della Germania, Cina e Russia stanno tenacemente costruendo il proprio ordine mondiale, con una peculiare divisione del lavoro che assegna a Mosca l’onere della difesa e a Pechino l’aspetto economico dell’integrazione eurasiatica. Così, mentre gli USA, che sono la principale causa dell’avvicinamento tra Russia e Cina altrimenti divise da attriti geostrategici, non riescono a sabotare questa cooperazione, sempre più paesi entrano sotto l’ombrello protettivo economico e militare sino-russo, in quella che sembra la realizzazione del peggior incubo geostrategico dell’establishment atlantico. Da The Strategic Culture Foundation.

di Federico Pieraccini, 21/05/2017

(Questo articolo nasce come replica alle tesi che Bobo Lo, analista del Lowy Institute for International Policy, ha esposto a una conferenza del Brooking Institute sulle relazioni sino-russe)



L’ipotesi principale con la quale Bobo Lo comincia a definire la relazione tra Mosca e Pechino è che i due paesi basino la loro collaborazione sulla convenienza e su una convergenza di interessi piuttosto che su un’alleanza. Lo continua spiegando che i principali attriti nella relazione sino-russa riguardano il destino che Putin e Xi riservano all’Europa, in particolare all’Unione Europea, oltre alla differenza di opinioni sul ruolo cinese nel Pacifico. Nel primo caso, Lo afferma che la Russia vuole porre fine al progetto europeo, mentre la Cina spera in un’Europa forte e prospera. Per quel che riguarda la situazione nel Pacifico, secondo questo resoconto, Mosca vuole un equilibrio di potere tra le diverse potenze, senza che il dominio egemonico venga trasferito da Washington a Pechino.

L’unico merito nell’analisi di Lo è l’aver identificato gli Stati Uniti come principale causa dell’avvicinamento strategico tra Mosca e Pechino, certamente un’ipotesi scarsamente presa in considerazione dai responsabili politici statunitensi. Lo ritiene che l’ossessione di Washington sulla cooperazione tra Cina e Russia sia controproducente, anche se pensa anche che gli Stati Uniti non dispongano in realtà della capacità di sabotare o contenere i molti ambiti di cooperazione tra Pechino e Mosca.

Ciò che manca nell’analisi di Lo sono due fattori essenziali che regolano il modo in cui Mosca e Pechino hanno strutturato la loro relazione. La Cina e la Russia hanno compiti diversi nel promuovere il loro ordine mondiale, ovvero preservare la stabilità globale attraverso mezzi militari ed economici. La loro relazione complessiva di cooperazione reciproca va oltre la regione dell’Eurasia e si concentra sull’intero processo di una globalizzazione sostenibile, nonché su come creare un ambiente dove tutti possano prosperare in modo efficiente e sostenibile. Questo implica l’abbandono dell’attuale ordine mondiale unipolare, bellicoso e caotico.

Mosca e Pechino: sicurezza ed economia


Pechino è stato il motore economico del mondo per oltre due decenni e non mostra segni di rallentamento, almeno non troppo. Mosca, contrariamente alla propaganda dei media occidentali, è tornata a svolgere un ruolo non solo a livello regionale, ma come potenza globale. Entrambi questi percorsi di crescita militare ed economica hanno messo Cina e Russia in rotta di collisione con gli Stati Uniti, l’attuale superpotenza globale che tende a dominare le relazioni internazionali con il bullismo economico, politico e militare, grazie a media compiacenti e politici corrotti.

Nel caso di Pechino, il processo di globalizzazione ha enormemente migliorato il paese, consentendo al gigante asiatico di diventare la fabbrica del mondo, con i paesi occidentali che possono esternalizzare il lavoro a basso costo. In questo processo di crescita economica, negli anni Pechino è passata dall’essere un semplice paradiso dell’outsourcing a basso costo per le imprese private ad essere leader mondiale negli investimenti e nei progetti a lungo termine. I dividendi di anni di accumulazione di ricchezza a spese delle nazioni occidentali hanno consentito a Pechino di essere più di un semplice partner strategico per altre nazioni. La Cina guida il processo di globalizzazione, come recentemente sottolineato da Xi Jinping a Davos, in uno storico discorso. La transizione della Cina da innocuo partner dell’Occidente a potenza regionale con enormi investimenti esteri mette il paese in rotta di collisione con Washington. Inevitabilmente, Pechino diventerà l’egemone asiatico, cosa che i politici americani hanno sempre assicurato che non sarà tollerata.

Il pericolo che Washington vede è quello di una Cina emergente come superpotenza regionale che condurrà le danze nel Pacifico, la regione più importante del pianeta. Gli Stati Uniti hanno molti interessi in gioco nella regione e vedono indubbiamente in pericolo il proprio futuro di leader dell’ordine mondiale. La politica del “Perno Asiatico” di Obama puntava proprio a contenere la Cina e limitare il suo potere economico in modo da ridimensionare le ambizioni di Pechino.

Non sorprende che le preoccupazioni di Washington su Mosca riguardino la rinascita delle sue capacità militari. La Russia è in grado di opporsi a determinati obiettivi degli Stati Uniti (vedi Ucraina o Siria) con mezzi militari. La possibilità del Cremlino di limitare l’influenza americana nell’Europa orientale, nel Medio Oriente e nell’Eurasia in generale è motivo di preoccupazione per i responsabili politici americani, che non riescono a contenere la Russia e limitare la sfera d’influenza di Mosca.

In questo contesto, per garantire la stabilità della regione eurasiatica nel suo complesso – in Asia, in Medio Oriente e in Europa – entra in gioco la divisione strategica del lavoro tra Russia e Cina. Per riuscire in questo compito, Mosca ha assunto prevalentemente l’onere militare, condiviso con altre nazioni amiche appartenenti alle aree coinvolte. In Medio Oriente, ad esempio, la partnership di Teheran con Mosca è vista positivamente da Pechino, data la sua intenzione di stabilizzare la regione e di sradicare il problema del terrorismo, di cui nazioni come la Cina e la Russia sono particolarmente preoccupate.

Sia Putin che Xi sono consapevoli che l’influenza degli estremisti islamici nelle regioni caucasiche in Russia o nella regione autonoma dello Xinjiang in Cina, può essere sfruttata opponendosi ai paesi occidentali. In Nord Africa, l’Egitto ha firmato diversi contratti per l’acquisto da Mosca di veicoli militari, oltre ad aver acquistato le due navi Mistral dalla Francia, affidandosi quindi alle forniture militari di Mosca. Non sorprende pertanto che Mosca ed Egitto abbiano collaborato nella situazione in Libia e in Nord Africa in generale.

Nel sud-est asiatico, Mosca cerca di coordinare gli sforzi per raggiungere un accordo tra Afghanistan, Pakistan e India. L’ingresso di New Delhi e Islamabad (Teheran sarà la prossima) nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), con la benedizione di Pechino, protagonista della riunione dello SCO del 2017, è un risultato fondamentale e la giusta prospettiva dalla quale osservare l’evoluzione della regione. Mosca sta sostanzialmente agendo come mediatore tra le parti ed è anche in grado di interagire con l’India, nonostante la presenza dominante della Cina. L’obiettivo finale di Mosca e di Pechino è di sradicare il fenomeno terroristico nella regione asiatica, con un occhio a ciò che sta succedendo in Nord Africa e Medio Oriente con l’Iran e l’Egitto.

Verso un Ordine Mondiale Multipolare


Il punto di svolta nelle relazioni tra Mosca e Pechino riguarda la capacità di coinvolgere i paesi terzi sotto l’aspetto militare od economico, a seconda delle esigenze e degli obiettivi di questi paesi. Chiaramente nel campo militare è Mosca a condurre, con la vendita di armi ai partner attuali e futuri e la cooperazione in materia di sicurezza (come con le ex Repubbliche Sovietiche dell’Asia centrale o nel Donbass) e con degli interventi mirati, se necessario, come in Siria. Pechino, d’altra parte, agisce in modo diverso, concentrandosi nel campo economico, con al centro in particolare l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB).

Iniziative come la One Belt One Road (OBOR) (Una zona Una via, ndt) e la Via Marittima della Seta, hanno lo stesso obiettivo strategico dell’iniziativa militare russa, vale a dire assicurare l’indipendenza della regione in una prospettiva geo-economica, raggiungendo accordi win-win, vantaggiosi per tutti i partner coinvolti. Naturalmente, l’accordo win-win non significa che la Cina vinca e poi vinca nuovamente; piuttosto, comporta una serie di concessioni bilaterali che possano arrivare a soddisfare tutti gli attori coinvolti. Un esempio importante a questo proposito, che spiega il partenariato sino-russo, riguarda l’integrazione dell’Unione Eurasiatica con la Via della Seta cinese. Le preoccupazioni russe sullo status predominante del colosso cinese in Asia centrale sono state mitigate da una serie di soluzioni, come il sostegno del programma di infrastrutture dell’OBOR a quello dell’Unione Eurasiatica. Pechino non è interessata a sostituire il ruolo guida di Mosca nei paesi post-sovietici dell’Asia centrale, ma piuttosto a fornire energia e sviluppo economico significativo alle nazioni particolarmente sottosviluppate che necessitano di importanti investimenti economici, cosa che solo Pechino è in grado di garantire.

Il collegamento dell’Unione Economica Eurasiatica con l’iniziativa One Belt One Road garantisce a Mosca un ruolo primario nel transito di merci da est a ovest, diventando così il punto di collegamento tra Cina ed Europa man mano che il ruolo e la funzione dell’UEE si espandono. Tutti i partecipanti a queste iniziative hanno un’occasione unica per far crescere la loro economia attraverso questa intera rete di collegamenti. Pechino garantisce i soldi per i paesi in difficoltà e Mosca la sicurezza. Lo SCO svolgerà un ruolo importante nella riduzione e nella prevenzione dell’influenza terroristica nella regione, un presupposto per il successo di ogni progetto. Inoltre, anche l’AIIB, e in una certa misura la BRICS Development Bank, dovranno entrare in gioco e offrire garanzie economiche alternative ai paesi potenzialmente coinvolti in questi progetti, al fine di liberarli dalle istituzioni finanziarie internazionali esistenti.

One Belt One Road, e tutti i relativi progetti, rappresentano un’occasione unica in cui tutti i giocatori rilevanti condividono obiettivi comuni e benefici provenienti da questi rivoluzionari rapporti geo-economici. Questo rapporto sicurezza-economia tra Mosca e Pechino è il cuore dell’evoluzione dell’attuale ordine mondiale, dal mondo unipolare al mondo multipolare. Gli Stati Uniti non possono opporsi alla Cina sul fronte economico e alla Russia sul fronte militare. Tutto si riduce a quanto Cina e Russia possano continuare a fornire e garantire un ombrello protettivo economico e militare al resto del mondo.


http://vocidallestero.it/2017/06/04/lor ... e-pechino/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 28/06/2017, 15:30 
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I leader europei senza figli che ci conducono come sonnambuli verso il disastro



Pezzo in lingua originale inglese: Europe's Childless Leaders Sleepwalking Us to Disaster
Traduzioni di Angelita La Spada


Non avendo figli, i leader europei sembrano non aver motivo di preoccuparsi del futuro del loro continente.

"Oggi, l'Europa ha poco desiderio di riprodursi, di lottare per sé o di sostenere le proprie ragioni." – Douglas Murray, The Times.

"'Cercare noi stessi' diventa più importante che costruire un mondo." – Joshua Mitchell.

Non ci sono mai stati così tanti leader politici europei senza figli come oggi. Sono moderni, di larghe vedute, multiculturali e sanno che "tutto finirà con loro". A breve, sarà un sollievo non avere figli perché questo significa nessuna spesa per la famiglia, nessun sacrificio e nessuno che si lamenta delle conseguenze future. Come sostiene un rapporto di ricerca finanziato dall'Unione Europea: "Niente figli, niente problemi!".

Essere madre o padre, però significa avere un vero e proprio interesse per il futuro del paese che si governa. I leader europei più importanti non si lasciano dietro figli.

E sono tutti senza prole: la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier olandese Mark Rutte e il presidente francese Emmanuel Macron. L'elenco continua con il primo ministro svedese Stefan Löfven, il premier del Lussemburgo Xavier Bette e il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon.

Non avendo figli, i leader europei sembrano non aver motivo di preoccuparsi del futuro del loro continente. Il filosofo tedesco Rüdiger Safranski ha scritto:

"Per le persone senza progenie, pensare alle generazioni future ha poco senso. Pertanto [queste persone] si comportano come se fossero l'ultimo anello di una catena."

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Vivere alla giornata: i leader europei più importanti sono tutti senza figli, tra loro la cancelliera tedesca Angela Merkel (a sinistra, nella foto) e il premier olandese Mark Rutte (a destra). (Fonte dell'immagine: Primo ministro Rutte/ Flickr)

"L'Europa si suicida. O almeno i suoi leader hanno deciso di suicidarsi", ha scritto Douglas Murray nel Times. "Oggi, l'Europa ha poco desiderio di riprodursi, di lottare per sé o di sostenere le proprie ragioni". Murray, nel suo nuovo libro intitolato The Strange Death of Europe, ha parlato di "stanchezza esistenziale della civiltà".

Angela Merkel ha preso l'infausta decisione di aprire le porte della Germania a un milione e mezzo di migranti per fermare l'inverno demografico del suo paese. Non è una coincidenza che la Merkel, che non ha figli, sia stata definita "la madre compassionevole" dei migranti. Alla cancelliera evidentemente non importa se il massiccio afflusso di questi migranti cambierà la società tedesca, probabilmente per sempre.

Di recente, Dennis Sewell ha scritto nel Catholic Herald:

"È questa idea di 'civiltà occidentale' che complica notevolmente il panico demografico. Senza di essa, la risposta sarebbe semplice: l'Europa non ha bisogno di preoccuparsi di trovare giovani per sostenere gli anziani nella loro vecchiaia. Ci sono molti giovani migranti che bussano alle porte, cercano di scavalcare il filo spinato o di solcare il mare a bordo di imbarcazioni fatiscenti per raggiungere le nostre coste. Tutto quello che dobbiamo fare è lasciarli entrare".

Il fatto che la Merkel non abbia progenie rispecchia la società tedesca. Secondo le statistiche dell'Unione Europea, il 30 per cento delle donne tedesche non ha avuto figli e per le donne laureate la quota sale al 40 per cento. Il ministro della Difesa tedesco, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che se il tasso di natalità non aumenta il paese dovrà "spegnere le luci".

Secondo un nuovo studio pubblicato dall'Institut national d'études démographiques, un quarto delle donne europee nate negli anni Settanta rischia di rimanere senza figli. I leader europei non fanno eccezione. Nel 1940, una donna su nove in Inghilterra e in Galles non aveva figli all'età di 45 anni, e nel 1967 era una donna su cinque.

Il nuovo presidente francese Emmanuel Macron ha respinto l'idea espressa dall'ex presidente François Holland che "la Francia ha un problema con l'Islam". Egli è contrario a togliere la cittadinanza ai jihadisti e continua a dire, contro ogni evidenza, che lo Stato islamico non è islamico: "Il problema non è l'Islam, ma certi comportamenti che vengono definiti religiosi e poi imposti alle persone che professano quella religione".

Macron predica una sorta di buffet multiculturale. Parla di colonialismo come un "crimine contro l'umanità". È favorevole alle "frontiere aperte" e a suo dire, sempre contrariamente all'evidenza, non esiste una "cultura francese".

Secondo il filosofo Mathieu Bock-Coté, il 39enne Macron, sposato con una sua ex insegnante di 64 anni, è il simbolo di una "globalizzazione felice che si è liberata del ricordo della perduta gloria francese". Non è una coincidenza che la "Manif Pour Tous", un movimento che si è battuto contro la legalizzazione dei matrimoni gay in Francia, ha esortato a votare contro Macron come "candidato anti-famiglia". Lo slogan di Macron, "En Marche!", incarna le élite mondializzate che riducono la politica a un esercizio, una performance.

È per conquistare l'Europa che il leader turco Erdogan ha invitato i musulmani ad avere "cinque figli" e gli imam esortano i fedeli a "fare figli". I suprematisti islamici sono impegnati a creare uno scontro di civiltà in Europa e dicono che i paesi che li accolgono in Occidente sono sull'orlo del collasso: senza popolazione, senza valori e senza alcun interesse per la loro stessa cultura.

Se si guarda alla Merkel, a Rutte, a Macron e ad altri, questi suprematisti islamici si sbagliano? I nostri leader europei ci conducono come sonnambuli verso il disastro. Perché dovrebbero preoccuparsi se alla fine della loro vita l'Europa non sarà l'Europa? Come ha spiegato Joshua Mitchell in un saggio, "'cercare noi stessi' diventa più importante che costruire un mondo. Lo ha già fatto la lunga catena delle generazioni. Ora giochiamo!".



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
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Emmanuel Macron: “Ecco perchè la mia elezione farà risorgere l’Europa”

http://www.agora24.it/2017/06/emmanuel- ... e-leuropa/

Ma questo chi si crede di essere Napoleone Bonaparte??



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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 22/07/2017, 22:11 
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L’Italia come Costantinopoli nella sua ultima fase di caduta

Se un paragone storico è possibile azzardare, l’epoca in cui viviamo sembra presentare molte similitudini con gli ultimi giorni di Costantinopoli.

Mentre l'Italia subisce l'invasione africana alimentata da organizzazioni straniere con la complicità dei potentati finanziari internazionali (da G. Soros al FMI e soci), il dileggio di tutta l'Europa che chiude i suoi porti e le frontiere per sottrarsi all'ondata migratoria che invade la penisola, la classe politica italiana, dominata da mondialisti e massoni di vario livello, riesce ad occuparsi del "sesso degli angeli" discettando sullo Ius soli, sulla necessità di un nuovo "antifascismo" e sulle alleanze pre elettorali.

Sembra vivere il crepuscolo dell'Italia e di questa Repubblica nata storta, dietro occupazione straniera, venduta ai potentati finanziari e con la progressiva ma inevitabile perdita di sovranità a favore dell'oligarchia di Bruxelles e di Francoforte.

La miseria cresce ma non è soltanto una miseria economica, molto più grave è la miseria morale in cui è precipitato il paese che diede i natali a Dante Alighieri, a Leonardo da Vinci, a Raffaello Sanzio, a Michelangelo Buonarroti ed a una schiera di artisti, letterati, scienziati e poeti che tutto il mondo ci ha invidiato e studiato per secoli.

Possiamo dire che, se la Storia insegna qualche cosa, era inevitabile che finisse così, visto il livello di viltà, di corruzione dell' infame classe di politicanti che occupano le Istituzioni. Non poteva finire se non in maniera ignominosa ("a schifio", dicono in Sicilia). Nessuna società è sopravvissuta al degrado morale della sua classe dirigente ed all'inerzia della sua popolazione.

Di fronte alla epocale ondata migratoria, gli esponenti della sinistra mondialista negano l'evidenza, contestano che si tratti di invasione, discettano sulla necessità di integrazione ed arrivano anche a parlare di arrivo di "risorse" necessarie per pagare le pensioni agli italiani. Un grave insulto all'intelligenza in un paese che può vantare il 40% circa di disoccupazione giovanile e spinge i suoi migliori ad emigrare per cercare quel lavoro che in patria non viene offerto se non a chi si trova invischiato nelle clientele politiche e familistiche in cui è specializzata la classe di politicanti al governo per contro terzi.

Nel frattempo, il "giullare fiorentino", Matteo Renzi, dopo esssere stato lui ad accollare all'Italia l'ondata migratoria che subiamo attualmente a compensazione di qualche strappo alle regole di bilancio fissate deall'oligarchia europea, si accinge a fare "qualcosa di sinistra". Come gli veniva richiesto dal popolo della sinistra, adeguandosi ai film di Nanni Moretti, Renzi ha tirato fuori dal suo cilindro lo ius soli, ovvero l'offerta della cittadinanza automatica a chiunque nasca in Italia. Un modo per far sembrare di riscattarsi dalla sudditanza al grande capitale finanziario internazionale, in nome dell'universalismo mondialista di cui il fiorentino è un fervente sostenitore in linea con la tradizione massonica a lui congeniale.

Per il resto la classe dei politicanti italioti si diletta a parlare di tutto e di nulla pur di distrarre l'opinione pubblica dalla grave situazione che vive il paese e a tale scopo niente di meglio che ritirare fuori l'antifascismo d'annata, sempre buono come il vino invecchiato dopo 72 anni della scomparsa del fascismo.

Così che si preannunciano nuove leggi contro i simpatizzanti postumi, veri o presunti, di un regime caduto e sepolto dalla Storia irrimediabilmente 72 anni fa.

L'impareggiabile madama Boldrini, oltremodo sensibile, stigmatizza il fatto che i vecchi partigiani si sentano "infastiditi e turbati" quando passano al cospetto dei monumenti di quell'epoca che richiamano al Fascismo. Per quanto sia oltremodo strano che se ne accorgano soltnto adesso, quando i più "giovani" fra di loro non hanno meno di 90 anni, non dubitiamo che camminare a Roma all'EUR sotto il Colosseo Quadrato (Palazzo della Civiltà e del Lavoro) o passare dalla Stazione Centrale di Milano, dalla Stazione Termini a Roma, peggio ancora dal Foro Italico, con tutte quelle statue ed obelischi, procuri in loro un certo disagio. Opere realizzate dal regime fascista in tempo record (l'EUR un quartiere realizzato in 4 anni).

Le persone normali invece avvertono il disagio quando percorrono opere come l'autostrada Salerno Reggio Calabria che, da circa 40 anni, la Repubblica cerca di realizzare senza successo o quando vengono a sapere di viadotti e ponti che crollano dopo pochi mesi che siano stati realizzati.

Ci sarebbero ben altre preoccupazioni che attanagliano i cittadini a cui dovrebbero dare seguito i rappresentanti delle Istituzioni, in un possibile ritorno alla realtà: la drammatica disoccupazione che non accenna a calare, le banche italiane a cui il Governo regala decine di miliardi di denaro pubblico, l'isicurezza che cresce nelle città e gli assassini e stupratori che fuoriescono dal carcere grazie a magistrati compiacenti e tornano a delinquere.

Mentre Renzi si inserisce in tutti i programmi TV per autocelebrarsi e per pubblicizzare il suo libro, l'Istat ha appena pubblicato il suo rapporto annuale sulla povertà in Italia, con conclusioni che sarebbero gravi ma che poco vengono prese sul serio dai politici nostrani: la popolazione italiana diventa ogni anno più povera, affossata la classe media, il disagio si concentra adesso sugli anziani e soprattutto su giovani e giovanissimi.

I numeri resi pubblici dovrebbero determinare una qualche reazione popolare ma la propaganda mediatica e la manipolazione delle coscienze sembrano aver cloroformizzato le masse di cittadini, sfiduciati ma inerti, mentre nelle classi dirigenti, che dovrebbero cogliere l'occasione per una riflessione, autocritica e progetti di lungo termine. Nulla di tutto questo. Si continua sulla stessa strada con attenzione esclusivamente ai mercati, alla stabilità finanziaria ed alle banche.


Le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta sono oltre 1.600.000, e costituiscono il 6,3 di quelle residenti. La percentuale sale al 7,9 della popolazione se consideriamo gli individui. Si tratta in pratica di 4.762.000 persone, più dell'intera popolazione dell'Emilia Ronagna. L'aumento rispetto all'anno precedente è dello 0,3 per cento, un dato apparentemente non drammatico, ma si tratta di 180.000 persone in più schiacciate dall'indigenza e dal disagio. Prevalente il disagio nelle famiglie con bambini e la maggiore incidenza nel Mezzogiorno, desertificato grazie alle politiche europee. In compenso sono arrivati in Italia, negli ultimi due anni, circa 500.000 immigrati clandestini, in prevalenza africani.

Quello che conta è il fatto incontrovertibile che il dato della povertà continui ad aumentare, segno evidente che non siamo affatto usciti dalla crisi, con buona pace di quanto ci narra il ministro Padoan che ha nuovamente iniziato a parlare di "luce in fondo al tunnel" come fece il prof. Monti 7 anni fa. Tanto meno si può credere alle dotte spiegazioni Mario Draghi, mentre appare chiaro che le politiche governative, a cominciare dalle finte riforme come il jobs act o la mancetta di 80 euro di qualche anno fa, che non hanno sortito alcuno effetto pratico.

Il dato drammatico è anche quello dell'altissima percentuale di giovani che non studiano e non lavorano, i "disillusi" che rimagono a carico delle famiglie o che si "arrangiano" con lavoretti in nero ai margini della legalità, il dato più alto in Europa.

Quello che si evince da queste statistiche, oltre al progressivo impoverimento della popolazione, è la mancanza di prospettive e la perdita di fiducia. Una società che non investe sui giovani se non in forme di facciata, nonostante la moltiplicazione delle Università (per motivi clientelari) e delle facoltà, fra le più improbabili, non è aumentato il livello della cultura e della conoscenza, anzi tende ad abbassarsi per il calo della lettura e per l'uso smodato di congegni elettronici e social media, in sostituzone dei libri: domina la pseudo cultura.

D'altra parte curare ed investire sui propri giovani è un impegno che si riscontra nelle società sane ove le risorse giovanili (quelle si le vere risorse di un paese) vengano valorizzate con una scuola e formazione che siano all'altezza delle tradizioni culturali che l'Italia poteva vantare fino a quando non ha ceduto alla pseudo cultura massificata ed americanizzata del consumismo e delle ideologie liberiste.

La realtà che viene fuori inevitabilmente da questo specchio sociale è quella che i giovani sono un tremendo problema, un costoso impegno ereditario: sono una categoria di persone che richiede processi lunghi di formazione e di crescita, diventano poi esigenti e richiedono molte attenzioni e costi sempre più sorbitanti. Nel sistema sociale sono poi una zavorra: necessitano formazione lunga e costosa, inesperienza, provengono da un sistema scolastico che non insegna né a vivere né a operare, scartano i lavori di fatica. Meglio, molto meglio quindi, ricorrere agli eserciti di riserva di manodopera, quella degli immigrati: sono già adulti, si accontentano di poco, lavorano in nero e senza protezione sociale.

Il grande capitale ha già fatto le sue scelte: questa è la nuova mano d'opera di cui ha necessità e la classe politica si adegua, acconsente e favorisce (come sempre) in vista di ottenere da questa una nuova base dei suoi consensi. Che vengano pure, c'è posto per tutti. Gli altri che si arrangino.

Avvenne in modo simile anche a Costantinopoli, nel 1453, quando finalmente cadde, l'ultimo bastione dell'Impero romano d'Oriente e fu travolto dall'arrivo dei turchi e dell'Impero bizantino.


https://it.sputniknews.com/punti_di_vis ... di-caduta/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 24/07/2017, 09:58 
toh..

http://www.corriere.it/esteri/17_luglio ... cfa7.shtml

Macron, crolla la sua popolarità Perde 10 punti in un solo mese
Peggio di lui solo Jacques Chirac nel 1995. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Ifop, pubblicato da Le Journal du Dimanche, e realizzato tra il 17 e il 22 luglio

Non è un tracollo

Non è un tracollo, se paragonato alla peggior performance della storia della quinta Repubblica, ancora in testa a Jacques Chirac che, nello stesso lasso di tempo, perse 20 punti (dal 59 al 39%), ma è un’avvisaglia di tempesta per il nuovo comandante e per il suo timoniere (il primo ministro Edouard Philippe), che si apprestano ad affrontare gli scogli della riforma del Codice del lavoro, mentre un indebolito ma pugnace Jean Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, promette di scatenargli contro le piazze prima della fine dell’estate.

Ma se la prestanza non basta ad alimentare a lungo un idillio, è evidente che i francesi aspettano Macron al varco. Forse li ha sconcertati l’affettuosa accoglienza riservata al presidente americano Donald Trump, per la Festa nazionale del 14 luglio, sebbene sia stata interpretata dagli opinionisti come un’abile mossa per sventare un’asse tra la Casa Bianca e il Cremlino. Più probabile la perplessità nazionale sugli impegni rinviati, come la riduzione delle tasse, o sull’intenzione di abbassare invece gli aiuti per l’alloggio ai meno abbienti. Oppure, a rompere l’incanto, può essere stata l’infelice uscita del neopresidente, all’inaugurazione di un campus di startup, quando ha distinto fra «gente che riesce nella vita e gente che non è niente». Ma che forse l’aveva votato.

intanto però sta lì..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 09/08/2017, 18:42 
"Il banchiere Gotti Tedeschi (ex IOR) vuota il sacco sull'euro e sul progetto mondialista. Tanto per cambiare sembra di ascoltare un "complottista", e invece è uno che le cose le sa dall'interno. Del resto ci conferma quello che sapevamo (e denunciamo) da anni. Sembra di riascoltare le parole di Jacques Attali, maestro di Macron e ispiratore dell'UE, quando Gotti Tedeschi afferma: "In una siffatta Europa a governo unico, per ridurre il debito pubblico ci potrebbe venir imposto di espropriare i beni dei cittadini. Per ridurre il deficit di bilancio ci potrebbe venir imposta l' eutanasia per i pensionati ultrasessantacinquenni, per tagliare la spesa pubblica di pensioni e sanità".

Come volevasi dimostrare.... [:305]

Il banchiere Gotti Tedeschi a Libero: "Per difendere l'euro ci attende un futuro terrificante"

8 Agosto 2017

CONTINUA>>> http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... cano-.html



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 09/08/2017, 21:57 
L'impero romano è un monito: è crollato per via della corruzione e del multiculturalismo.



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Per ogni problema complesso c' è sempre una soluzione semplice.
Ed è sbagliata.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 09/08/2017, 23:10 
Thethirdeye ha scritto:
"Il banchiere Gotti Tedeschi (ex IOR) vuota il sacco sull'euro e sul progetto mondialista. Tanto per cambiare sembra di ascoltare un "complottista", e invece è uno che le cose le sa dall'interno. Del resto ci conferma quello che sapevamo (e denunciamo) da anni. Sembra di riascoltare le parole di Jacques Attali, maestro di Macron e ispiratore dell'UE, quando Gotti Tedeschi afferma: "In una siffatta Europa a governo unico, per ridurre il debito pubblico ci potrebbe venir imposto di espropriare i beni dei cittadini. Per ridurre il deficit di bilancio ci potrebbe venir imposta l' eutanasia per i pensionati ultrasessantacinquenni, per tagliare la spesa pubblica di pensioni e sanità".

Come volevasi dimostrare.... [:305]

Il banchiere Gotti Tedeschi a Libero: "Per difendere l'euro ci attende un futuro terrificante"

8 Agosto 2017

CONTINUA>>> http://www.liberoquotidiano.it/news/eco ... cano-.html


su questa cosa dell'eutanasia
per legge esplicitamente non la codificheranno mai..
almeno in italia..
all'estero è già abbastanza diffusa..
cioè non sarà mai obbligatoria
ma permessa, lecita si
fateci caso..
è quasi incentivata..
avete presente le trasferte in svizzera?
sarebbe istigazione al suicidio,
ma i procedimenti penali non decollano
e se decollano si perdono nello spazio..
"stai un pò male?
ammazzati così smetti di soffrire.."

battaglia di civiltà,
la chiamano..

tipo la guerra è pace, la libertà è schiavitù..
la linea è quella..
intanto lo stato c guadagna..
in america questa tendenza c'è già da tempo..

senza contare l'ultimo caso del bambino in uk,
dato per spacciato dai giudici..
"meglio che muoia.."
costa troppo curarlo, aggiungo io..
e i genitori li hanno fatti passare
come due scemi e anche svitati
se non irresponsabili del tutto..

poi gli stessi crocifiggono hitler,
ecc.
una sera sì e una no c sbattono in faccia hilter,
lui così lui colà..in loop..
tipo lavaggio del cervello..
ecc
loro fanno lo stesso..
e sarebbero i buoni..
o almeno si autoproclamano tali..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 15/08/2017, 22:22 
Cita:
L’Unione Europea ha i giorni contati


Il deputato del parlamento estone Igor Gryazin crede che i “l’Unione Europea abbia i giorni contati” e che l’UE sia attesa da un immininente collasso.

L'Unione Europea ha i giorni contati, mentre il colasso dell'UE è inevitabile, lo scrive nel suo articolo per il Telegraph il deputato del parlamento estone e professore di diritto Igor Gryazin.

Secondo l'autore in questo momento i paesi dell'UE non hanno forti leader, la maggior parte degli istituti ufficiali sono inattivi e l'imposizione dell'euro come valuta ufficiale ha indebolito l'economia.

La domanda adesso secondo il deputato estone è se l'UE collasserà in una sola volta o gradualmente.

Riportando l'esempio della Brexit e del recente consolidamento della propria sovranità di Ungheria, Repubblica Ceca e altri paesi, il politico osserva che i recenti sviluppi possono far pensare che il collasso dell'UE avverrà lentamente su modello di questi paesi.

La "Brexit non è un caso isolato, ma piuttosto il primo della serie del collasso dell'Unione Europea. In precedenza si è vista la "Primavera araba", e presto vedremo "l'autunno europeo", perché l'UE ha i giorni contati" scrive Gryazin.

In conclusione il politico osserva come la situazione peggiora e che in UE non ci sono leader forti perché quelli adesso al potere "prendono parte al movimento generale".



https://it.sputniknews.com/mondo/201708 ... -collasso/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 23/08/2017, 22:09 
Cita:
I musulmani dicono all'Europa: "Un giorno tutto questo sarà nostro"


Pezzo in lingua originale inglese: Muslims Tell Europe: "One Day All This Will Be Ours"
Traduzioni di Angelita La Spada


L'arcivescovo di Strasburgo Luc Ravel, nominato da Papa Francesco lo scorso febbraio, ha di recente dichiarato che "i fedeli musulmani sono ben consapevoli del fatto che la loro fertilità è tale che oggi lo chiamano... 'Grand Remplacement'. Essi dicono in maniera molto pacata e positiva: 'Un giorno tutto questo sarà nostro'...".

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha lanciato un monito contro una "Europa musulmanizzata". Secondo lui, "il problema dei prossimi decenni è se l'Europa continuerà ad appartenere agli europei".

"Nei prossimi trent'anni, l'Africa avrà un miliardo di persone in più. Questa cifra è il doppio dell'intera popolazione dell'Unione europea. (...) La pressione demografica sarà enorme. Lo scorso anno più di 180 mila persone sono partite dalla Libia a bordo di imbarcazioni fatiscenti. E questo è solo l'inizio. Secondo l'eurocommissario Avramopoulos, in questo momento tre milioni di africani pianificano di entrare in Europa". – Geert Wilders parlamentare olandese e leader del Partito della Libertà (PVV).

La scorsa settimana, un nuovo attacco terroristico islamico ha colpito la città spagnola di Barcellona. Essendo stata per parecchi anni sotto il dominio musulmano, la Spagna, come Israele, è un paese che molti islamisti ritengono di avere diritto a riappropriarsi.

Nel frattempo, lontano dalla Spagna, le scuole elementari chiudono per decisione dello Stato, essendo il numero dei bambini sceso a meno del 10 per cento della popolazione. Il governo sta convertendo queste strutture in ospizi, fornendo assistenza agli anziani in un paese dove il 40 per cento della popolazione è di età superiore ai 65 anni. Non è un romanzo di fantascienza. Questo è il Giappone, la nazione più vecchia e più sterile del mondo, dove l'espressione "civiltà fantasma" è diventata un riferimento popolare.

Secondo l'Istituto nazionale per la popolazione e la sicurezza sociale del Giappone, entro il 2040 la maggior parte delle città più piccole del paese vedrà un drammatico calo da un terzo alla metà della loro popolazione. A causa di una drastica diminuzione demografica, molti consigli dei villaggi giapponesi non possono più operare e sono stati chiusi. I ristoranti sono diminuiti da 850 mila nel 1990 a 350 mila oggi, indicando una "essiccazione di vitalità". Le previsioni suggeriscono che in 15 anni il Giappone avrà 20 milioni di case vuote. È anche questo il futuro dell'Europa?

Tra gli esperti di demografia c'è una tendenza a definire l'Europa "il nuovo Giappone". Il Giappone, invece, sta affrontando questa catastrofe demografica con le proprie risorse e vietando l'immigrazione musulmana nel paese.

L'Europa sta compiendo un suicidio demografico, spopolandosi, sistematicamente, in ciò che lo storico britannico Niail Ferguson ha definito "la più grande riduzione sostenuta della popolazione europea dopo la peste nera del XIV secolo", come ha di recente osservato George Weigel.

I musulmani europei sembrano sognare di colmare questo vuoto. L'arcivescovo di Strasburgo Luc Ravel, nominato da Papa Francesco lo scorso febbraio, ha di recente dichiarato che "i fedeli musulmani sono ben consapevoli del fatto che la loro fertilità è tale che oggi lo chiamano... 'Grand Remplacement'. Essi dicono in maniera molto pacata e positiva: 'Un giorno tutto questo sarà nostro'...".

Un nuovo report del think tank italiano Centro Machiavelli rileva che se l'attuale tendenza dovesse continuare, entro il 2065, la quota di immigrati di prima e seconda generazione in Italia supererà i 22 milioni di persone, ossia sarà più del 40 per cento della popolazione totale. Anche in Germania, i minori di 5 anni sono al 36 per cento figli di immigrati. Lo scorso anno, in 13 dei 28 paesi membri dell'Unione Europea, il saldo tra nascite e decessi è stato negativo: senza i flussi migratori le popolazioni di Germania e Italia dovrebbero diminuire rispettivamente del 18 e del 16 per cento.

L'impatto della situazione demografica in caduta libera è più visibile in quella che un tempo era chiamata la "nuova Europa", i paesi dell'ex blocco sovietico, come Polonia, Ungheria e Slovacchia, per distinguerli da quelli della cosiddetta "vecchia Europa", come Francia e Germania. Questi paesi dell'Est sono ora quelli più esposti alla "bomba dello spopolamento", il devastante crollo del tasso di natalità che il giornalista e scrittore Mark Steym ha definito come "il principale problema del nostro tempo".

Il New York Times si è chiesto perché, "nonostante la popolazione diminuisca, i paesi dell'Europa orientale non vogliono accettare i migranti". Il drastico calo demografico è esattamente il motivo che li induce a temere di essere rimpiazzati dagli immigrati. Inoltre, gran parte dell'Europa orientale ha già vissuto l'esperienza dell'occupazione musulmana per centinaia di secoli sotto l'Impero ottomano e questi paesi sono tutti consapevoli che ciò potrebbe accadere di nuovo. I paesi che invecchiano temono la comparsa di valori opposti ai loro, se ci fosse un rimpiazzo da parte dell'attuale giovane popolazione straniera.

"Oggi, in Europa ci sono due differenti modi di considerare [il declino e l'invecchiamento della popolazione]", ha di recente detto il primo ministro ungherese Viktor Orbán. "Uno di questi è quello suggerito da coloro che vogliono risolvere i problemi demografici attraverso l'immigrazione. E l'altra posizione è assunta dai paesi dell'Europa centrale – e tra questi l'Ungheria. La nostra opinione è che dobbiamo risolvere i nostri problemi demografici facendo affidamento sulle nostre stesse risorse e mobilitando le nostre stesse riserve e – riconosciamolo – rinnovandoci spiritualmente". Secondo lui, "il problema dei prossimi decenni è se l'Europa continuerà ad appartenere agli europei".

Immagine

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán di recente ha detto: "La nostra opinione è che dobbiamo risolvere i nostri problemi demografici facendo affidamento sulle nostre stesse risorse e mobilitando le nostre stesse riserve e (...)rinnovandoci spiritualmente". (Fonte dell'immagine: David Plas/Wikimedia Commons)

Anche l'Africa sta esercitando pressioni sull'Europa con una bomba demografica a tempo. Secondo il parlamentare olandese Geert Wilders:

"Nei prossimi trent'anni, l'Africa avrà un miliardo di persone in più. Questa cifra è il doppio della popolazione dell'intera Unione europea. (...) La pressione demografica sarà enorme. Un terzo degli africani vuole spostarsi all'estero e molti vogliono venire in Europa. Lo scorso anno più di 180 mila persone sono partite dalla Libia a bordo di imbarcazioni fatiscenti. E questo è solo l'inizio. Secondo l'eurocommissario Avramopoulos, in questo momento tre milioni di africani pianificano di entrare in Europa".

L'Europa orientale si sta assottigliando. Anche la demografia è diventata un problema per la sicurezza dell'Europa. Diminuisce il numero delle persone che prestano servizio nell'esercito e operano nell'assistenza sociale. Il presidente della Bulgaria, Georgi Parvanov, ha invitato tutti i dirigenti del paese a partecipare a una riunione del Comitato consultivo nazionale interamente dedicata al problema della sicurezza nazionale. Un tempo, i paesi dell'Europa orientale temevano i carri armati sovietici, ora temono le culle vuote.


Le Nazioni Unite hanno stimato che lo scorso anno nell'Europa orientale c'erano circa 292 milioni di persone, diciotto milioni in meno rispetto agli inizi degli anni Novanta. Questa cifra equivale alla scomparsa dell'intera popolazione dei Paesi Bassi.

Il Financial Times ha definito la situazione nell'Europa orientale come "la perdita più importante di popolazione della storia moderna". La sua popolazione sta diminuendo come mai prima d'ora. Neppure la Seconda guerra mondiale, con i suoi massacri, le deportazioni e i suoi movimenti di popolazioni, era giunta sull'orlo di questo baratro.

La soluzione di Orbán – risolvere il problema del calo demografico utilizzando le risorse proprie del paese – è l'unico modo che ha l'Europa per evitare la previsione dell'arcivescovo Ravel di un "grand remplacement". L'immigrazione di massa probabilmente riempirà le culle vuote – ma poi anche l'Europa diventerà una "civiltà fantasma". È solo un differente tipo di suicidio.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.

APPENDICE

Entro il 2050, la Romania perderà il 22 per cento della sua popolazione, seguita dalla Moldavia (20 per cento), dalla Lettonia (19 per cento), dalla Lituania (17 per cento), dalla Croazia (16 per cento) e dall'Ungheria (16 per cento). Romania, Bulgaria e Ucraina sono i paesi in cui il calo demografico sarà più drastico. Si stima che nel 2050 la popolazione della Polonia conterà 32 milioni di abitanti rispetto ai 38 milioni attuali. Circa duecento scuole sono state chiuse, ma ci sono abbastanza bambini per riempire quelle rimanenti.

In Europa centrale, la proporzione della popolazione "over 65" è aumentata di un terzo tra il 1990 e il 2010. La popolazione ungherese ha toccato il punto più basso degli ultimi cinquant'anni. Il numero degli abitanti è sceso da 10.709.000 del 1980 agli attuali 9.986.000. Nel 2050, in Ungheria, ci saranno 8 milioni di abitanti e uno su tre avrà più di 65 anni. L'Ungheria oggi ha un tasso di fecondità di 1,5 figli per donna. Se si esclude la popolazione rom, questa cifra scende a 0,8, la più bassa del mondo, il motivo per il quale il premier Orbán ha annunciato nuove misure per risolvere la crisi demografica.

In Bulgaria, tra il 2015 e il 2050, si registrerà il più veloce calo demografico del mondo. Essa fa parte di un gruppo di paesi le cui popolazioni tra il 2015 e il 2050 dovrebbero diminuire di oltre il 15 per cento, insieme alla Bosnia Erzegovina, alla Croazia, all'Ungheria, al Giappone, alla Lettonia, alla Lituania, alla Moldavia, alla Romania, alla Serbia e all'Ucraina. Si stima che la popolazione bulgara, che ammonta a circa 7,15 milioni di abitanti, scenderà a 5,15 milioni entro 30 anni – un calo del 27,9 per cento.

Secondo dati ufficiali, in Romania sono nati 178.000 bambini. A titolo di confronto, nel 1990, il primo anno dopo la caduta del regime comunista, ci furono 315.000 nascite. Lo scorso anno in Croazia si sono registrate 32.000 nascite, un calo del 20 per cento rispetto al 2015. Lo spopolamento della Croazia potrebbe portare alla perdita di 50.000 abitanti l'anno.

Quando la Repubblica ceca faceva parte del blocco comunista (come Cecoslovacchia), il suo tasso di fecondità era opportunamente prossimo al tasso di sostituzione (2,1). Oggi, è il quinto paese più sterile del mondo. La Slovenia ha il prodotto interno lordo (Pil) pro capite più alto dell'Europa orientale, ma un tasso di fecondità molto basso.



https://it.gatestoneinstitute.org/10889 ... emografici


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 29/08/2017, 14:50 
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Come sarebbe l’Europa se vincessero tutti gli indipendentismi
Molto più frastagliata di oggi. Una mappa apparsa su Reddit prova a tracciare i confini ipotetici di un nuovo continente molto più diviso, secondo le istanze degli attuali movimenti separatisti

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Agli occhi di asiatici e americani gli europei appaiono complicati. Perché tenere in vita tutti questi Stati piccoli e insignificanti? Perché Belgio e Lussemburgo devono essere divisi? E come si spiega l’esistenza stessa di un Paese come l’Austria, in cui si parla tedesco, è affine alla Germania, ma è del tutto autonoma e indipendente?

La verità è che la situazione dei Paesi europei è già un compromesso. Se pure gli Stati appaiono molto (troppo) numerosi in confronto alla superficie del continente, in realtà accorpano al loro interno parecchie micronazioni che, in modi più o meno violenti, cercano di affermare la propria identità. Se si volesse dare un quadro più fedele della realtà nazionale europea, forse l’approssimazione più vicina sarebbe questa, creata da un autore di Reddit:


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Altro che Unione Europea. I micro-stati sarebbero più o meno 80. Il solo Regno Unito ne conterebbe 13, l’attuale Francia perderebbe l’Occitania a sud, Bretagna e Normandia a Nord, e varie frazioni a Ovest (Alsazia, Patria libera, Savoia), la Spagna si spaccherebbe seguendo i confini delle storiche Catalogna, Galizia, Castiglia, Leòn, Valencia, Murcia, Asturias, Cantabria, Paesi baschi, Rioja, Andalusia (a dimostrazione che nessuno, in realtà, vuole essere spagnolo), il Portogallo invece resterebbe Portogallo (tenuto unito negli anni dall’isolamento linguistico e culturale nella regione).

L’Italia? Il prevedibile caos pre-Risorgimentale. Addio a Sardegna e Sicilia, rimarrebbe un enorme Sud, forse a ricalcare il regno dei Borbone, una bizzarra Padania che comprende il centritalia (ma forse andrebbe ridivisa, togliendo la Toscana, erede dell’antico Ducato) e il Piemonte. Si dissocia la Lombardia, che vuole autonomia, idem il Veneto. Il Sud Tirolo si stacca e anche il Friuli dice addio a Roma, tenendosi Trieste ma lasciando l’Istria a una sua propria indipendenza rispetto a Slovenia e Croazia.

Nemmeno la Germania, solida e tetragona, ne uscirebbe indenne: perderebbe Franconia, Baviera, Svevia, Lusazia – e con loro gran parte della propria forza economica. Descrivere il variopinto panorama balcanico, invece, appare come compito al di sopra delle forze di chiunque, mentre tutti possono notare che la Grecia resterebbe unita, Creta compresa, e allo stesso modo la Turchia.

La storia, insomma, ha creato i confini. Le guerre, gli eventi e i trattati hanno modellato i Paesi, coprendoli con cultura, moneta e leggi. Ma le forze dell’identità, delle radici, delle tradizioni, sopravvivono più a lungo. E potrebbero, negli anni, rimodellare ancora tutto.


http://www.linkiesta.it/it/article/2017 ... smi/35322/


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 29/08/2017, 17:15 
fantascienza


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 Oggetto del messaggio: Re: Progetto Europa
MessaggioInviato: 20/09/2017, 16:52 
a quanto pare non è bastato l'attentato..
mò ricorrono all'esercito..
ecco l'europa dei popoli..
il vero volto.......

http://www.corriere.it/esteri/17_settem ... 72e1.shtml

Catalogna, scontro sul referendum: arrestati 14 ministri locali, sequestrate 10 milioni di schede
Blitz della Guardia Civil contro i ministeri catalani. Cresce la pressione di Madrid per impedire l’organizzazione del voto sull’indipendenza. Il governatore: «Superata la linea rossa»

Il blitz della guardia nazionale spagnola è scattato all’alba in diversi edifici del governo di Barcellona. Con perquisizioni e arresti per impedire l’organizzazione del referendum sull’indipendenza della Catalogna, voto indetto dalle autorità locali per il 1° di ottobre, contro il parere del governo e della Corte costituzionale. Tra i 14 uomini dell’amministrazione finiti in manette ci sono gli stretti collaboratori del vicepresidente catalano Oriol Junqueras, «ministro degli Esteri» e figura di punta del governo locale, in particolare gli uomini che si occupavano dell’organizzazione del voto, a iniziare dal suo braccio destro Josep Maria Jové. Tra gli arrestati, il direttore del dipartimento di attenzione ai cittadini del governo, Jordi Graell e il presidente del Centro delle telecomunicazioni, Jordi Puignero.

Sequestrate 10 milioni di schede

Il braccio di ferro tra la Catalogna e il resto della Spagna entra così nella sua fase più dura. La Guardia Civil ha perquisito alcuni ministeri del governo regionale a caccia di prove sulla preparazione del voto. Gli agenti hanno fatto irruzione nei dipartimento di economia, esteri, lavoro, affari sociali, welfare, telecomunicazioni, imposte e nella sede del governo di Barcellona. Ma non solo. Il ministero degli interni spagnolo ha reso noto che la Guardia Civil ha sequestrato 10 milioni di schede per il voto al referendum catalano del 1 ottobre durante una perquisizione in un magazzino a Bigues i Riells, vicino a Barcellona. Gli agenti hanno sequestrato nell’operazione anche altro materiale elettorale per il referendum di autodeterminazione.


pazzesco..
neanche fosse al queida o l'isis..
quelli possono affittare case, noleggiare furgoni,
facilmente..
ovvio..

mi sa che in vista del referendum in lombardia e veneto
qualcosa capita anche qui..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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