Il blocco dell’Eurasia si riunisce ad AstanaL’Eurasia potrebbe presto diventare qualcosa di molto più di un semplice concetto geopolitico o geografico. Questo è quanto si è evinto dall’ultima riunione dei ministri degli Esteri degli Stati appartenenti alla Shangai Cooperation Organization
che si è tenuta ad Astana il 21 aprile. La riunione serviva come preludio al meeting dell’8 e 9 giugno che si terrà nuovamente nella capitale del Kazakhistan. Il meeting di giugno sarà fondamentale perché avrà ad oggetto due questioni di fondamentale importanza per tutta l’Organizzazione e per il futuro del polo geopolitico eurasiatico.
La prima questione riguarda l’adesione di India e Pakistan. Un passo in avanti verso la cooperazione di tutto il continente asiatico e della Russia che ha ricevuto la benedizione del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Il ministro russo ha definito l’evento come un momento storico che porterà a riunirsi in un’unica organizzazione quasi metà della popolazione mondiale, nonché tre Paesi che rappresentano ormai potenze di tutto il sistema mondiale: Cina, Russia e India. La SCO, che comprende anche le repubbliche dell’Asia centrale, con l’adesione di India e Pakistan rappresenterà inoltre il 24% del PIL mondiale e quindi un quinto della ricchezza del mondo.
Il secondo tema di cui si è trattato ad Astana, riguarda l’eventuale partecipazione dell’Iran all’Organizzazione di Shangai. Un’adesione che per la diplomazia mondiale significherebbe un passo in avanti decisivo verso la creazione di un polo geopolitico del blocco eurasiatico e che sarebbe di particolare importanza anche per il ruolo che avrebbe a livello diplomatico, militare e anche economico. Teheran fino a pochi mesi fa non era in grado di soddisfare i requisiti dall’Organizzazione. In particolare pesavano le sanzioni imposte dalle Nazioni Unite. La Russia in particolare ha da sempre appoggiato l’ingresso dell’Iran nel sistema eurasiatico. Mosca e Teheran sono ormai alleati legati da stretti rapporti di cooperazione in numerosi settori, che vanno dal campo energetico a quello politico ed economico, fino all’impegno militare congiunto in Siria a sostegno di Bashar Al Assad. L’adesione dell’Iran in quest’organizzazione darebbe modo non soltanto di far entrare un Paese importante all’interno di una rete d’interessi trasversali a tutto il continente asiatico, ma permetterebbe alla Russia di stringere ancora di più l’alleanza con l’Iran sciita nella lotta al fondamentalismo sunnita, evitando inoltre che l’Iran resti isolato nelle relazioni internazionali.
La riunione ha avuto poi modo di approfondire anche il tema del terrorismo internazionale. La sconfitta di questo nemico è il punto centrale della politica estera di tutti i Paesi coinvolti nel meeting di Astana. In particolare, ci si è soffermati sull’importanza in quest’ambito dell’adesione di due Paesi chiave come l’india e il Pakistan, che al loro interno hanno una componente di matrice islamista radicale che inciderà sull’impegno della SCO nella lotta al terrorismo. Un impegno che prevede già una piattaforma comune tra i vari Stati e che adesso sembra dover essere ulteriormente rafforzata nell’ottica di più operazioni di diversa natura.
La presenza di due Paesi come la Cina e la Russia ha poi fatto sì che nell’incontro si parlasse anche di Stati Uniti d’America e delle tensioni sempre più crescenti con la Corea del Nord. Lavrov e il ministro degli esteri cinese, Wang Yi hanno optato per una linea comune che chiede ad entrambi gli attori in conflitto di allentare le tensioni per salvaguardare la stabilità internazionale. Un discorso che si è legato poi alla questione siriana, dove anche la Cina ha da tempo interesse alla risoluzione pacifica del conflitto. La Cina si è espressa di nuovo a favore della mozione di Mosca per chiedere alle Nazioni Unite un impegno a inviare ispettori e ad aprire un’inchiesta indipendente sul presunto attacco con armi chimiche a Idlib lasciando intendere quindi che Pechino non si è distaccata così tanto dalla linea politica del Cremlino.
La riunione di Astana assume pertanto un’importanza storica perché si manifesta finalmente tutta la potenza del blocco eurasiatico in contrapposizione all’Occidente. Mentre la NATO vacilla e il blocco occidentale si sgretola sotto i colpi delle diatribe interne, a Oriente, Russia, Cina, India, Pakistan e forse l’Iran, iniziano ad avere una politica comune e a convergere per interessi reciproci. Un blocco che in questo momento ha dalla sua parte una popolazione in crescita e un’industrializzazione che marcia a tappe forzate, oltre che una potenza militare e geopolitica sempre più chiara a tutti. Del resto, se la Russia si sta sempre più spostando verso una visione eurasiatica e orientale della propria politica estera, è anche merito delle scellerate politiche della NATO e dell’Unione Europea che per anni hanno isolato Mosca fino a farla diventare un nemico. Ora, Cina e Federazione Russa, insieme con altri Stati dell’Asia Centrale segnano una svolta storica nella loro creazione di un sistema multipolare alternativo e gettano le basi per una cooperazione che, a lungo termine, potrebbe rivelarsi dominante.