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MessaggioInviato: 11/12/2011, 18:05 
Infatti caro TTE, è il principio che conta, e NON per una mera questione morale - già di per sè sufficiente.

MA proprio perchè così si controllano i cittadini in ogni aspetto economico - cioè della loro vita poichè "quasi" tutto gira sui soldi.

E' solo un altro pezzo del Grande Fratello che diventa realtà.


E la cosa più triste è che sempre più gente risponde con qualunquismo "a me non mi importa niente" dei vostri diritti, li avete scambiati tutti per un giocattolino più luccicante.

Proprio come ha fatto notare TTE, questo NON è neppure il vostro pensiero, è quello che vi hanno insinuato lentamente, subliminalmente.

Così che non faceste una piega.


Cosa c' entra se io al bagno ci si entra "solo" per fare due gocce, non ci voglio la telecamera dentro!


Forse la "metafora" vi avrà illuminato...

Aztlan



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 11/12/2011, 18:09 
Quanto a quello che avevi detto prima invece, concordo perfettamente. [;)]

Fosse per me, ci manderei di nuovo i Bersaglieri nel cosiddetto "Vaticano" a riprenderci quel pezzo di Roma regalato ai Papi da Mussolini....

Altro che gli inciuci che fanno.....



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MessaggioInviato: 11/12/2011, 18:34 
La mia battuta qualunquistica era per dire che tanto pur potendo certo impedirglielo, ma da me possono scoprire ben poco... Per il resto, io sono trasparente, per cui possono anche verificare (ma non credo accadrà, perché per verificare serve un verificatore e avendo lavorato nell'agenzia fiscale assicuro che un controllo a tappeto è propriamente impossibile per il semplice fatto che i contribuenti sono molti di più dei verificatori), discorso diverso da chi ricicla denaro. Questa misura del controllo bancario a me sfiora solamente perché tanto non ho nulla da nascondere, salvo vincessi la lotteria, ipotesi alquanto improbabile, e comunque non sarebbe giusto che prendessi il premio senza pagare le imposte sulle vincite. A chi sfiora maggiormente sono quelli che fanno grandi movimentazioni.



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MessaggioInviato: 11/12/2011, 18:53 
Cita:
Raziel ha scritto:

La mia battuta qualunquistica era per dire che tanto pur potendo certo impedirglielo, ma da me possono scoprire ben poco... Per il resto, io sono trasparente, per cui possono anche verificare (ma non credo accadrà, perché per verificare serve un verificatore e avendo lavorato nell'agenzia fiscale assicuro che un controllo a tappeto è propriamente impossibile per il semplice fatto che i contribuenti sono molti di più dei verificatori), discorso diverso da chi ricicla denaro. Questa misura del controllo bancario a me sfiora solamente perché tanto non ho nulla da nascondere, salvo vincessi la lotteria, ipotesi alquanto improbabile, e comunque non sarebbe giusto che prendessi il premio senza pagare le imposte sulle vincite. A chi sfiora maggiormente sono quelli che fanno grandi movimentazioni.


oK... allora proviamo a vedere la cosa da un altro punto di vista:

1) Tu ti fideresti di una persona (sconosciuta) che viene da te, dopo aver letto il tuo annuncio di vendita della tua automobile usata, e che ti porge un assegno di 7.000 euro in cambio dell'auto?

2) Avrebbe ragione di NON fidarsi di te un venditore di mobili di antiquariato che vende i suoi pezzi in una fiera campionaria, se tu, in cambio del mobile che intendi acquistare, dovessi pagare con un assegno di 3.500 euro?

3) Volendo andare una sera al casinò di Montecarlo e avendo un limite di prelievo sul bancomat di 500 Euro, come faresti a giocare somme complessive di 1.000 o 2.000 o 5.000 euro in un solo giorno?



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 11/12/2011, 19:00 
sarò beone ma sì mi fiderei, io stesso ho comperato un motorino usato per 500 e rotti euro, e sinceramente non avevo pensato proprio di darli in contanti... aggiungo che avevo anceh sbagliato a compilarlo, mettendo una data posticipata, quindi il tizio poteva anche sospettare a quel punto, ma io credo che un minimo di fiducia reciproca sia anceh necessaria. non mi piace girare con più di 2 o 300 euro e solo se devo fare acquisti particolari, tipo un televisore.
Se il venditore poi non si fida di me, be' amen, troveremo un altro modo di fare l'affare, e al casinò, ahimé, temo non potrò mai andarci a meno che non abbia una qualche entrata fuori norma, in effetti ai giochi sono abbastanza contrario salvo quelli tipo spendo due euro e mi affido totalmente alla fortuna. Ho l'impressione infatti che questi giochi, dove si dice ho vinto qui ho perso di là, la vera vincita sia quando non ci vai e ti tieni in tasca quello ceh avresti perduto giocandoci, ma è una mia opinione, per chi fa tutte queste cose non mi sembra siano soluzioni insormontabili. Il casinò si doterà sicuramente di lettore per fornire le fish, quanto alla compravendita tra privati, se non ci si fida degli assegni, allora si va in banca e si conclude lì...
Io non ci vedo grossi problemi, ripeto parlo per me che sarò ingenuo e mi sarei fidato da un assegno.



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MessaggioInviato: 11/12/2011, 20:15 
Allora sappi che tu, mio caro distratto Raziel, sarai la prima "vittima"... il primo tra quelli che si ricrederanno.


Perchè gli assegni postdatati del povero cristo che sbaglia data saranno registrati e scatteranno manette,

mentre gli evasori che spostano magicamente miliardi alle Cayman con la percentuale alle banche NON figureranno certo nel libro contabile.

Ecco la differenza tra quello che propagandano e la realtà prossima ventura.



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MessaggioInviato: 11/12/2011, 20:22 
mi ero sbagliato veramente, non avevo postdatato perché non avevo i soldi in quel momento e infatti il tipo era andato a riscuoterlo il giorno stesso e informalmente gli han detto che non si poteva inoltrarlo. ragazzi un po' di flessibilità, siamo persone e non scattano subito le manette se c'è un minimo di buonafede nelle cose risolvibili e non gravi. Tra l'altro, quello è stato l'ultimo assegno da me emesso, 3 anni e mezzo fa, per indicare la frequenza di emissione. A proposito penso ne emetterò un altro per pagare l'assicurazione in un'unica soluzione di modo da risparmiare una ventina di euro, tra qualche mese [8D]



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MessaggioInviato: 12/12/2011, 00:40 
No, no, non hai capito Raziel.

Noi abbiamo capito benissimo il punto e comprendiamo perfettamente, abbiamo tutta la flessibilità che poi è umanità del caso.

MA se passa questo provvedimento, innocenti errori di compilazione di un assegno come questo diventeranno davvero causa di pubblico ludibrio.


Se ti fosse successo il giorno dopo l' entrata a regime di questo nuovo sistema, saresti stato additato come un evasore (!) come manco Briatore.

E quindi l' untore responsabile di tutti i mali dell' ItaGlia Montiana. [:o)]

Quando invece l' evasione, cioè i soldi portati a frodo all' estero, si continuerà a fare tranquillamente, perchè mica la segni sul libro contabile.


Lo scopo di tutto questo è come vedi solo una plateale scusa per:

a) trovare capri espiatori per l' ira popolare

b) spiare tutti preventivamente come presunta "cura" assolutamente inefficace poichè manca la volontà politica di usare questo strumento, già discutibile, in tal senso.


Questo è il punto. IMO [:I]

Aztlan



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MessaggioInviato: 20/12/2011, 16:13 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Fisco: arriva il Grande Fratello delle banche

di: Giuditta Marvelli Pubblicato il 09 dicembre 2011

Immagine

http://www.wallstreetitalia.com/article ... anche.aspx

Roma - Lo sapevate? Anche il Fisco vedrà il nostro estratto conto bancario. La notizia, probabilmente, lascia abbastanza indifferenti i pagatori seriali di tasse («prego, che veda pure»), inquieta chi ha la coscienza tributaria sporca e apre un dibattito bipartisan sui confini della privacy. E' giusto o stiamo scivolando verso eccessi degni del Grande Fratello orwelliano?

L'articolo 11 della manovra, quello che si intitola «Emersione di base imponibile» mette nero su bianco il principio che tutti i movimenti su risparmi e portafogli finiranno nel cervellone del Fisco a partire dal primo gennaio 2012. Ad oggi in quel database viene comunicato di default solo il numero del conto corrente. E poco di più. Dal 2005, infatti, cioè da quando esiste l'Anagrafe dei conti correnti, banche e intermediari sono obbligati a segnalare gli estremi dei nuovi rapporti e di quelli che vengono chiusi. Adesso cambia tutto. E il flusso di informazioni diventerà molto più corposo e più preciso.

Se mai si fosse potuto affermare che il segreto bancario era attaccato a un respiratore artificiale, il governo Monti si è incaricato di staccare del tutto la spina. Ma lo smantellamento dell'istituto che ha protetto la riservatezza delle brave persone insieme ai segreti degli evasori non è certo cominciato oggi. Ci siamo arrivati pian piano, anche se negli ultimi mesi l'accelerazione è stata notevole.

I provvedimenti anti-crisi presi quest'estate dal governo Berlusconi avevano già rivoluzionato l'utilizzo dell'Anagrafe da parte dell'Agenzia delle Entrate. Fino a luglio, infatti, l'attenzione del Fisco poteva concentrarsi sulla sterminata messe di dati contenuta nel cervellone (si tratta di oltre un miliardo di comunicazioni) solo davanti a forti indizi di evasione, tali da far scattare un'indagine finanziaria a carico di singole persone o società.

Il controllo puntuale sui movimenti di conti correnti e depositi, quindi, era ovviamente previsto, ma solo dopo l'avvio di un accertamento formale nei confronti di un contribuente ben determinato. La manovra agostana ha invece spalancato al Fisco la possibilità di accedere all'Anagrafe anche solo per elaborare specifiche liste selettive di contribuenti sospetti, in cui potrebbe finire chi risulta «anomalo», per esempio perché ha un numero spropositato di conti o di altri rapporti.

Una novità di cui il Fisco stava ancora discutendo le implicazioni pratiche e le procedure su vari tavoli aperti con le associazioni degli operatori finanziari, coinvolti in prima persona nel fornire ulteriori dati sulla dinamica delle ricchezze dei contribuenti finiti nelle black list dell'Erario. Un dibattito superato (così almeno sembra) dall'articolo 11 della manovra attuale, che stabilisce l'obbligo per gli operatori finanziari di comunicare «periodicamente all'anagrafe tributaria» i movimenti di tutti i rapporti intrattenuti con la clientela «ed ogni informazione relativa ai predetti rapporti necessaria ai fini dei controlli fiscali, nonché l'importo delle operazioni finanziarie» .

Che cosa significa? Significa che, appunto, il rendiconto annuale di conto corrente, conto di deposito, conto titoli, gestioni, carte di credito e così via potrebbe arrivare in copia quasi conforme al contribuente e al Fisco. In realtà per sapere esattamente quali informazioni aggiuntive finiranno nel cervellone dell'Erario bisogna aspettare il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate che, dopo aver sentito le associazioni di categoria degli operatori, stabilirà le modalità e i contenuti del nuovo ordine.

L'idea, comunque, è che il Fisco avrà accesso ad un mare di dati ulteriori. Quel miliardo di informazioni contenute già oggi nell'Anagrafe si moltiplicherà per «enne» volte e da qui potranno partire elaborazioni ed indagini. Senza bisogno che ci sia un accertamento in corso nè una lista di sospetti su cui domandare ulteriori lumi alla banca.




Fisco: Grande Fratello banche illegittimo e incostituzionale

di: WSI Pubblicato il 20 dicembre 2011| Ora 10:38

Immagine

Per Buttareli "intensificare i controlli a fini fiscali è doveroso, ma la soluzione sui conti bancari non e' praticabile".

http://www.wallstreetitalia.com/article ... onale.aspx

Roma - E' una chiara violazione della costituzione e della privacy, che in questo modo "viene calpestata". Per il Segretario Generale garante per la protezione dei dati personali la norma che prevede che i conti correnti vengano resi accessibili in toto al Fisco non puo' essere applicata perche' "illegittima sul piano europeo".

Secondo il magistrato, la norma del decreto legge che dal 2 gennaio, in funzione della lotta all'evasione, obblighera' gli intermediari finanziari a comunicare all'Agenzia delle Entrate tutte le movimentazioni relative alle operazioni finanziarie dei cittadini, e' incostituzionale, "ed e' bene che sia rivista prima che abbia inutile attuazione".

"Intensificare i controlli a fini fiscali è doveroso, ma la soluzione sui conti bancari suggerita dal governo non e' praticabile", spiega Buttarelli in un'intervista al Corriere della Sera.

"La schedatura - aggiunge - non servirebbe a raccogliere elementi di raffronto a carico di potenziali evasori gia' individuati, ma ad affidare a sofisticati software la profilazione centralizzata di liste di possibili sospettabili, a carico dei quali un futuro ed eventuale controllo potrebbe anche essere negativo".

"Anziche' concentrarsi selettivamente su imprese o contribuenti sotto controllo – prosegue – si realizzerebbe uno screening preventivo di massa su tutti i contribuenti, anche di quelli pienamente fedeli con il fisco o di rilevanza irrisoria a fini fiscali. Da banche e altri operatori verrebbero acquisiti miliardi di dati che in larga parte riguardano non il fisco, ma la vita di tutti i giorni e talvolta la sfera intima delle persone".


In pratica, conclude il magistrato, sarebbe una "ingerenza sproporzionata nella sfera personale".



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MessaggioInviato: 20/12/2011, 16:36 
In linea di principio io sarei anche quasi favorevole... nel senso, piuttosto che un accertamento che magari vada a trovare fuori il cavillo (una virgola fuori posto in un modulo compilato) e sanzioni in modo spropositato, che si vadano a controllare i conti correnti e tutta la movimentazione... perché chi evidentemente non evade dovrebbe essere lasciato in pace.
Però ho alcune perplessità su come verrà gestita questa mole di dati.
Perché qui si tratta di gestire probabilmente centinaia di milioni di estratti conto bancari... a parte la questione tecnica che non mi sembra comunque irrilevante, io avrei seri dubbi sul fatto che poi questi dati non finiscano nelle mani di cani e porci (leggi spioni vari) che magari potrebbero usarli per fini tutt'altro che leciti.
Inoltre, fermo restando che già oggi l'Agenzia delle Entrate può comunque controllarti i conti (previa autorizzazione e trafila varia), è chiaro secondo me che in questo caso si potrebbero prendere solo i polli evasori e i piccolissimi pesci. Chi evade infatti i soldi se li porta in contanti all'interno di valigia e oltrepassando il confine svizzero o tramite prestanome e società di comodo con sede in paradisi fiscali. Forse prenderebbero giusto il "pollo" che paga con bonifico bancario la nuova Ferrari e che risulta poi nullatenente, ma ho qualche dubbio che esistano polli di questa specie.


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MessaggioInviato: 20/12/2011, 20:12 
Cita:
iLGambero ha scritto:
Però ho alcune perplessità su come verrà gestita questa mole di dati.
Perché qui si tratta di gestire probabilmente centinaia di milioni di estratti conto bancari... a parte la questione tecnica che non mi sembra comunque irrilevante, io avrei seri dubbi sul fatto che poi questi dati non finiscano nelle mani di cani e porci (leggi spioni vari) che magari potrebbero usarli per fini tutt'altro che leciti.
Inoltre, fermo restando che già oggi l'Agenzia delle Entrate può comunque controllarti i conti (previa autorizzazione e trafila varia), è chiaro secondo me che in questo caso si potrebbero prendere solo i polli evasori e i piccolissimi pesci. Chi evade infatti i soldi se li porta in contanti all'interno di valigia e oltrepassando il confine svizzero o tramite prestanome e società di comodo con sede in paradisi fiscali. Forse prenderebbero giusto il "pollo" che paga con bonifico bancario la nuova Ferrari e che risulta poi nullatenente, ma ho qualche dubbio che esistano polli di questa specie.


Infatti hai centrato il punto. Inoltre, la SOGEI (http://www.sogei.it/flex/cm/pages/Serve ... Pagina/116), cioè la società preposta a controllare i conti correnti di tutti i cittadini, in termini di trasparenza e di correttezza, non è che stia messa così bene...

http://tg.la7.it/cronaca/video-i440874
http://www.repubblica.it/politica/2011/ ... -19495484/
http://carlocasamassima.wordpress.com/2 ... o-imposti/
http://www.corriere.it/politica/11_lugl ... 8d7a.shtml

Tu che dici.... ci possiamo fidare? [8)]



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MessaggioInviato: 02/01/2012, 14:30 
LA FUTURA CARTA DI IDENTITÀ BIOMETRICA
TRA SCHEDATURA GENERALIZZATA E LUCROSI AFFARI


Immagine

Fonte: http://www.bastamag.net/article1870.html
http://www.altrainformazione.it/wp/2012 ... si-affari/

gen 2nd, 2012

DI AGNÈS ROUSSEAUX

Basta!

Il 13 dicembre è stato dibattuto un progetto di introduzione di una nuova carta di identità. Sarà biometrica e fornita di chip elettronici che potrebbero consentire di tracciare il comportamento di ogni cittadino. La creazione di un schedario centralizzato, con l’incrocio di tutti i dati che aprono la possibilità al riconoscimento facciale, è sostenuta anche dal Ministro degli Interni, Claude Guéant. Un attentato senza precedenti alla libertà pubblica e un lucroso mercato per le imprese del settore.

“Una carta di identità non può essere un mezzo di pagamento! Questa commistione di generi è inammissibile": Jean-Claude Vitran, membro della Lega dei Diritti dell’Uomo (LDH), si è fortemente opposto al progetto di nuova carta di identità biometrica: “Ci batteremo fino alla fine, con un ricorso al Consiglio di Stato e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo."
Il 13 dicembre l’Assemblea Nazionale esaminerà per una seconda volta la proposta di legge che riguarda la creazione di una nuova carta d’identità biometrica, che verrà rilasciata in Francia a partire dal 2012. Ma perché così tanta fretta? Questa carta conterrà un chip “regale”, coi dati di identità e quelli biometrici (stato civile, l’indirizzo, taglia e colore degli occhi, impronte digitali, fotografia). E un chip opzionale, "commerciale", che permetterà di realizzare una firma elettronica su Internet grazie a un piccolo conto collegato a un computer.

Pedinare i cittadini?

È una possibilità che presenta numerosi rischi, ha sottolineato la Commissione Nazionale dell’Informatica e delle Libertà (CNIL) [1]. Queste funzioni elettroniche, che si affidano a "garanzie particolari", se venissero mal utilizzate potrebbero consentire di registrare il comportamento dei cittadini, quello che acquistano, dove viaggiano. Con la possibilità di sfruttare le notizie delle transazioni private che sono state effettuate.

Un rischio fatto presente dal socialista Serge Blisko quando la legge fu presentata all’Assemblea nazionale nel luglio scorso: "Mettere i due chip, quello ‘regale’ e quello ‘commerciale’, sulla carta d’identità comporta un pericolo ancora più grave: quello di rendere possibile una tracciatura degli individui, ad esempio con i dati del pass Navigo. La RATP può seguire tutti gli spostamenti di un viaggiatore che ha questo titolo di trasporto e può comunicare queste notizie alla polizia o ad un giudice istruttore dietro mandato giudiziario."

Il deputato teme un tracciamento simile anche su Internet, dato che questa secondo chip verrebbe gestito dal Ministero dell’Interno. “Avete bisogno, come Ministro degli Interni, di conoscere le abitudini di acquisto e di consumo o il via vai di milioni di cittadini? Siamo arrivati nel mondo descritto da Orwell in ‘1984’", denuncia Serge Blisko. La risposta di Christian Vanneste, deputato dell’UMP,: "Non ha niente a che vedere con Orwell! L’informatica a quel tempo non esisteva!"

Una schedatura generalizzata “sproporzionata”

Per fortuna che l’informatica ci apre nuove prospettive. Quella di un schedatura biometrica generalizzata e centralizzata dei 45 milioni di francesi che hanno più di 15 anni. Obiettivo fissato dalla nuova carta di identità biometrica: lottare contro l’usurpazione di identità. Il problema riguarderebbe ogni anno 13.900 persone secondo l’Osservatorio Nazionale della Delinquenza e delle Risposta Penali. Si è ben lontani dai 200.000 casi contro cui lo stato si schiera per introdurre questo dispositivo, come ricorda il rapporto presentato al Senato. La nuova carta biometrica permetterà quindi di aggiornare uno "schedario delle persone oneste", usando le parole di François Pillet, senatore dell’UMP e relatore della proposta di legge. I dati verranno raggruppati in una base centralizzata comune a quella dei passaporti biometrici, TES, da Titoli Elettronici Securizzati. "L’adeguatezza della conservazione centralizzata dei dati biometrici nei riguardi dell’obbiettivo legittimo della lotta contro la frode documentale non è stata ancora dimostrata”, afferma il CNIL.

All’epoca della prima stesura della proposta di legge del 2010, il Senato aveva sostenuto l’esistenza di un "legame debole" tra dati biometrici e una schedatura centralizzata. Questo "legame debole" permetterebbe di verificare, a partire dai dati biometrici, che una persona sia censita nello schedario e che la foto o le impronte digitali corrispondono, senza però fornire l’identità di questa persona con tutti i dati connessi [2]. Ciò consentirebbe di identificare il 99,9% dei casi di furti di identità, senza dover attentare alla vita privata dei cittadini. Invece, un "legame forte" consentirebbe l’identificazione di una persona a partire dalle sue sole impronte digitali grazie alla consultazione dello schedario. Una possibilità che apre la strada a una deriva pericolosa.

Alcune lezioni fornite dalla storia

"Il collegamento debole non permette di identificare persone colpite da amnesia, le vittime degli attentati, i bambini", ribatte Claude Guéant che ha difeso con successo davanti all’Assemblea nazionale la necessità di un "collegamento forte". Un’opzione criticata dal CNIL: gli archivi devono avere una sola finalità, per evitare ogni abuso. Una banca dati delle carte di identità non può servire per l’uso poliziesco. L’ipotesi di Claude Guéant è ben lontana dall’essere unanime, anche all’interno dell’UMP. Per il senatore del Cher Francesco Pillet (UMP), un simile schedario centralizzata "potrebbe costituire, se non è circondato dalle garanzie richieste, una bomba a scoppio ritardato per le libertà pubbliche".

"I democratici che hanno a cuore i diritti e che proteggono le libertà pubbliche non possono lasciarsi alle spalle un archivio che, nel futuro e nell’ambito di una storia che non vivremo, si può trasformare in uno strumento pericoloso e liberticida”, avverte il parlamentare: “Cosa potrebbero dirci le vittime guardandoci negli occhi? […] Signor Ministro, non voglio che da questo schedario si possa tirar fuori un nome, che sia il vostro, il mio o il nostro."

Verso un sistema di riconoscimento facciale?

L’emendamento di Claude Guéant è stato rigettato con forza dal Senato, 340 voci contro 4), un schiaffo per il ministro degli Interni. Se questo profondo disaccordo tra deputati (che hanno votato per il "collegamento forte") e i senatori persiste, la scelta verrà presa definitivamente nelle prossime settimane dalla commissione mista paritaria. "Quale che sia l’opzione che verrà decisa, uno schedario centralizzato di questo tipo è inammissibile e pericoloso”, ricorda Jean-Claude Vitran. “Anche nel caso di un ‘collegamento debole’, bisogna essere davvero ingenui per credere che con una tale banca dati al ministero dell’Interno, non si vada ogni tanto ad autorizzare qualcuno per darci un’occhiata".

Il Senato si è opposto anche all’utilizzo delle immagini digitali del viso, nella cornice di un dispositivo di riconoscimento facciale. Ciò aprirebbe la possibilità di identificare le persone nella pubblica via, nel corso di una manifestazione, nei trasporti urbani, a partire dalle telecamere di sorveglianza confrontando i dati dello schedario. Di fronte all’inquietudine dei deputati, Claude Guéant pianta il chiodo: "Il riconoscimento facciale, che al momento non offre tutte le garanzie di affidabilità che sono necessarie, è una tecnologia che si evolve molto rapidamente: si può pensare dunque che molto presto sarà tanto affidabile quanto il riconoscimento digitale."

Piraterie possibili

Altro argomento controverso: la carta di identità sarà dotata di microchip RFID [3], che sono al momento utilizzati nei passaporti biometrici. Sono dei microchip che possono essere lette dai lettori wireless, come il Navigo della RATP. Problema, rivela Jean-Claude Vitran, del LDH: "Non è necessario che ci sia un lettore di microchip RFID per captare i dati della carta senza contatto." Il pass Navigo, ad esempio, può essere letto a quaranta centimetri.

“Con la nuova generazioni di microchip RFID, si possono leggere i dati ad alcune decine di metri di distanza. È possibile riuscire a produrre una carta falsa con i dati raccolti.» La nuova carta d’identità non riuscirà quindi a fermare i furti di identità. ”Con 90 euro, si può fabbricare un lettore”, spiega il militante della LDH: “Negli Stati Uniti qualcuno è riuscito a clonare i microchip negli aeroporti, per dimostrare all’amministrazione i difetti del sistema RFID.”

La schedatura, uno sport nazionale

A tutte queste critiche si aggiunge un sospetto sulla finalità di questa iniziativa. Per Jean-Claude Vitran, non ci sono dubbi: "Non è tanto una questione che riguarda la lotta contro i furti di identità, quanto la volontà di creare una vetrina per l’industria francese." I leader mondiali delle tecnologie delle carte con microchip e dei documenti di identità biometrici sono francesi: Morpho, ex Sagem Sécurité, filiale del gruppo Safran, che produce il passaporto biometrico francese, rivendica "130 casi di soluzioni per l’identità biometrica, in 70 paesi diversi".

Tra queste imprese troviamo anche Gemalto, Oberthur, o ancora Thales che ha consegnato 250 milioni di documenti securizzati in 25 paesi, particolarmente in Marocco, Uzbekistan, Etiopia e Regno Unito. Nel 2010 Morpho si è lanciato in un progetto allargato: raccogliere i dati biometrici di 1,2 miliardi di indiani per un archivio che incrocia le impronte digitali con il tracciato dell’iris.

“Come si può ignorare […] che il passaggio alla biometrica sia una formidabile opportunità di creare un mercato remunerativo per quelle imprese che sono specializzate in questo settore?”, si chiede la senatrice comunista Éliane Assassi, nel corso di una seduta al Senato. “Dietro a questa legge c’è un’enorme campagna di lobby da parte del raggruppamento professionale delle industrie di componenti e sistemi elettronici (Gixel), e in particolare da parte di Morpho”, ci spiega Jean-Marc Manach, giornalista di Owni.fr.

La Francia va controcorrente

Purtroppo i tempi sono duri: il Regno Unito, che nel 2008 ha firmato con Thalès un contratto per la creazione di carte di identità biometriche per un totale di 23 milioni di euro, ha cambiato idea. Nel 2010, il nuovo governo britannico ha abbandonato il progetto di carta di identità biometrica e di schedatura sistematica. Il governo olandese ha annunciato di voler rinunciare all’archiviazione delle impronte digitali e distruggere gli schedari esistenti.

In Israele un archivio nazionale contenente i dati personali di nove milioni di persone ha fatto per due anni il giro di Internet, dopo essere stato rubato da un impiegato del governo. In Algeria la realizzazione del passaporto biometrico suscita numerosi interrogativi, soprattutto sulla pertinenza dell’aver affidato la realizzazione di un archivio biometrico – quindi altamente sensibile – a un’impresa straniera, Oberthur. In India risulta che ci siano alcune imprese, tra quelle che raccolgono i dati, che venderebbero queste informazioni a fini di marketing mirato. Altre cattive notizie penalizzare il settore.

La paranoia del controllo sociale

In questo contesto, il mercato francese delle carte biometriche rappresenterebbe una manna dal cielo. La Francia "ha oggi un ritardo considerevole. Le imprese francesi sono in punta ma non vendono niente in Francia, ciò che li penalizza all’esportazione rispetto ai concorrenti americani", si lamenta Jean-René Lecerf, senatore dell’UMP che ha depositato la proposta di legge al Senato.

Di fronte a questi rovesci, Claude Guéant vuole fare probabilmente un gesto per le imprese del settore. E impegnare la Francia in un processo di schedatura biometrica generalizzato. Un’altra schedatura, quando in Francia il numero degli archivi della polizia è già raddoppiato negli ultimi cinque anni. Un Libro Bianco sulla Pubblica Sicurezza [4] viene del resto di essere rimesso a Claude Guéant. Preconizza la creazione "di un terzo grande archivio basato sulle immagini del volto" con un sempre maggior ricorso ai software di riconoscimento automatizzato, per poter accelerare la soluzione delle "inchieste giudiziarie che dispongono di indizi che sono bloccati dalla protezione per i dati video." Un nuovo schedario da incrociare probabilmente con quello di identità biometrica: “Ci danno di paranoici”, conclude Jean-Claude Vitran: “Ma non siamo certo in una democrazia addormentata. Uno strumento simile otterrebbe un controllo totale della popolazione. È la volontà di schedare il mondo intero ad essere una vera paranoia."

Note:

[1] Leggere le osservazioni del CNIL del 25 ottobre del 2011.

[2] “Le impronte dei titolari della carta d’identità sono stoccate in un grande archivio informatico e contrassegnate da un numero specifico, evitando un legame diretto tra identità e impronte. Nel caso di una verifica di identità, i dati ci indicano solamente se questa identità corrisponde a un’impronta dell’archivio, senza specificarla”, attesta il Senato.

[3] Radio Frequency IDentification: una tecnologia che permette di memorizzare e di recuperare dati a distanza, senza contatto, utilizzando delle “radio-etichette” incollate o incorporate negli oggetti o nei prodotti.

[4] Scritto da un comitato di controllo presieduto dal Prefetto della polizia di Parigi, Michel Gaudin, e dal presidente dell’Osservatorio Nazionale della Delinquenza e delle Risposte Penali (ONDRP), Alain Bauer.


**********************************************

Fonte:
La future carte d’identité biométrique : entre fichage généralisé et business juteux
http://www.bastamag.net/article1870.html

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 09/01/2012, 16:30 
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Tratto da: http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1iyWweqlZ

La Guerra al Terrore e la Guerra al Crimine ci hanno trascinati, a strattoni, spinte, strappi e pungoli, verso un collage surreale di autoritarismo messianico e burocratismo invasivo in una società del rischio, satura di timori e paranoia, che ha finito per prendersi talmente sul serio da non essere più in grado di distinguere una minaccia fantomatica da una minaccia reale.

In troppi animi alberga il desiderio che il potere sia collocato nelle mani delle Autorità, in una polarizzazione che sospinge figure sinistre al potere e riduce ad una condizione ovina cittadini che in passato aveva dato miglior prova di sé. Un cittadino democratico non vorrebbe essere comandato o guidato ma, più semplicemente, avrebbe l’aspettativa legittima di essere rappresentato da un suo delegato. La storia insegna che più forti sono stati i leader, più roboanti sono stati i disastri: affidarsi anime e corpo all’Autorità equivale a giocare alla roulette russa.

Parallelamente a questi sviluppi è diventato invalso un uso piuttosto generoso ed arbitrario del pronome noi, che dovrebbe includere tutti, ma classicamente si riferisce ad una conventicola di eletti o ad un ipotetico popolo, coeso ed unitario, eccezion fatta per poche pecore nere. Un noi che, a giudicare dalle tendenze, finirà per criminalizzare certe categorie di cittadini e concittadini prima ancora che possano persino essere sfiorati dall’idea di commettere un reato. Sono criminali in potenza. Questo noi plebiscitario e tirannico è un conveniente pretesto che giustifica ogni decisione imposta alla collettività. Sarebbe opportuna una maggiore umiltà nell’impiego dei pronomi plurali, ma non è una virtù che è saggio attendersi da chi presume di poter condannare il prossimo sulla base di una presunta colpa collettiva (“voi musulmani”, “voi ebrei”, “voi zingari”, “voi comunisti”, ecc.), sebbene sia impossibile stabilire che cosa una persona farà in futuro con un ragionevole margine di certezza – persino i chiaroveggenti ammettono che il futuro non è predeterminato – e punire le persone preventivamente distrugge il rispetto per la legge, il che non è nell’interesse di nessuno.

Allora perché le CCTV (telecamere a circuito chiuso) sono endemiche nei quartieri popolari e non in quelli dei ricchi, dove pure si concentrano i furti? Perché bastano le telecamere private o perché i ricchi non vogliono essere sorvegliati? Non abbiamo diritto ad una vita che non sia perennemente sorvegliata anche in pubblico? Ad una telecamera non posso chiedere perché mi stia monitorando, ad un poliziotto sì. Nel caso delle CCTV l’osservatore non è visibile, essendo remoto e spesso dissimulato. Si chiama sorveglianza asimmetrica: una parte reclama per se stessa il diritto di esercitare il controllo sullo spazio pubblico senza essere presente, senza essere in una condizione “da pari a pari”.

È anche uno spreco di denaro pubblico. Nel Regno Unito si stima un costo di circa 3000 sterline all’anno per ogni telecamera. I risultati sono magri e si sottraggono preziosi fondi che potrebbero essere destinati all’effettivo miglioramento delle condizioni di vita (Welsh and Farrington, 2002; Gill and Spriggs, 2005; Groombridge, 2008). Le telecamere rendono alcune persone insicure ed insinuano in altre una sensazione di falsa sicurezza. Più grave è la possibilità, più che plausibile, che instillino nella gente il senso che l’autorità sia onnipresente, addestrandola a credere che sia giusto, opportuno ed inevitabile e che lo spazio pubblico non appartenga a loro ma al potere centrale. La presenza di CCTV mortifica inoltre la dignità che dovrebbe essere accordata ad ogni cittadino onesto (presunzione di innocenza), ricorda ai cittadini in ogni momento che il prossimo potrebbe non essere degno di fiducia ed infine espone la popolazione al rischio che in futuro possa essere impiegato da un regime malevolo (o falsamente benevolo) per accanirsi su certe categorie di cittadini classificati come dissidenti o eterodossi. Basta che ciò avvenga una volta sola. Una sola volta è già di troppo.

Non è difficile immaginare che le valutazioni negative delle forze di polizia sull’efficacia delle CCTV possano anche dipendere dalla prospettiva di diventare superflui, come certi operai sostituiti dalle macchine. Senza dubbio le telecamere costano infinitamente meno degli agenti, come i droni (aerei spia teleguidati) costano infinitamente meno dei piloti. Ma il cittadino, in una democrazia, può conversare con il poliziotto, che è un cittadino come lui, al suo servizio, non una macchina. Con una telecamera il rapporto diventa asimmetrico ed univoco.

In un recente esperimento (Williams/Ahmed, 2009) dei ricercatori hanno fermato per strada 120 passanti scelti a caso, mostrando loro l’immagine di un ambiente urbano che include uno skinhead, una donna ben vestita, o nessuna persona e la presenza o meno di una vistosa telecamera di sorveglianza. I risultati mostrano che l’immagine con skinhead e telecamera accresce la preoccupazione ed ansia dei passanti, che descrivono la situazione dell’ordine pubblico come più seria rispetto a quelli che vedevano le altre foto in cui la CCTV era assente, compresa quella con lo skinhead. La combinazione di telecamera e skinhead si è dimostrata una miscela esplosiva per le ansie represse, perché attiva tutti gli stereotipi latenti riguardanti quel tipo di persona (un balordo sfaccendato). È ragionevole pensare che se l’immagine avesse raffigurato un poliziotto e non una CCTV la reazione sarebbe stata ben diversa, perché la sua inattiva ma visibilmente partecipe presenza avrebbe neutralizzato il potenziale di minaccia rappresentato dallo skinhead (“se il poliziotto non lo ferma significa che non è un pericolo”).

Il problema è che un crescente numero di cittadini è incline a presumere che ci siano valide ragioni per ogni ulteriore dispiegamento di tecnologie e misure per la sicurezza. Così quanto maggiore è l’incremento di leggi, droni, chip sottocutanei, telecamere, ecc., tanto più drammatica sarà la percezione di vivere un’esistenza minacciata dal crimine e dal terrorismo. “Altrimenti, perché spenderebbero i soldi in quel modo? Sanno certamente quello che fanno”. Il modo migliore per spaventare la gente è continuare a rassicurarla, ripetere che tutto andrà bene, che sarà al sicuro e che si sta facendo tutto il possibile per proteggerla. Alla moltiplicazione delle rassicurazioni corrisponderà l’impressione che ci sia una minaccia terribile della quale non si è al corrente (per non gettarci nel panico).

Un’isteria che è una miscela di mancanza di prospettiva, mancanza di senso delle proporzioni, mancanza di coraggio, ignoranza (del business della videosorveglianza, non dissimile da quello del trattamento dei rifiuti), stoltezza e ignobile interesse a mantenere alta la tensione nella popolazione.

Sarebbe sbagliato associare l’orientamento autoritario e di dominanza sociale unicamente all’elettorato di destra. È un fenomeno trasversale e si nutre di una fiducia assoluta nell’autorità, nel bisogno compulsivo di leggi ed ordini dall’alto e nella tendenza a categorizzare gli altri in gruppi ben definiti invece di vedere il prossimo per quello che è, un altro essere umano come noi. Un criminale sa come camuffarsi e muoversi per evitare lo sguardo di una videocamera mentre il cittadino che passeggia vede occhi elettronici che lo scrutano e non può sfuggire. Difficile che non lo assalga il sospetto di vivere in una società insicura.

Questi sono gli interrogativi che cittadini e amministrazione pubblica dovrebbero porsi: quanti casi sono stati risolti dalle telecamere e quanti da un normale lavoro di investigazione? Quanto costano le telecamere? Quali sono i risultati di una valutazione costi-benefici dell’installazione di telecamere per l’ordine pubblico? Quali sono i costi sociali di piazzare telecamere ovunque, allarmando la popolazione, che così si sente insicura e circondata da delinquenti? Si è mai visto un paese eliminare le telecamere in caso di diminuzione della criminalità (che è comunque costante)? Chi controlla i monitoratori? Chi controlla la circolazione delle immagini registrate?

L’Italia non è certo un paese noto per la meticolosità con la quale si rispetta la privacy dei cittadini e per il rispetto delle norme di gestione dei dati personali.

Si sostiene che i criminali hanno tutto da temere, gli innocenti nulla. Ma naturalmente tutto questo dipende dalla solidità del sistema democratico e dalla stabilità della nozione di crimine e criminale. Una volta introdotto un certo sistema di monitoraggio è particolarmente arduo toglierlo. C’è e, dato l’investimento iniziale, continuerà ad esserci, anche se i termini del contratto con la società civile sono cambiati. Applicando la stessa logica, un giorno si arriverà ad accettare l’installazione di tracciatori-localizzatori su tutte le nostre automobili e l’inserimento di biochip sottocutanei per essere monitorati in ogni momento, per la nostra sicurezza, tanto “se non hai niente da nascondere non hai nulla da temere” e “le libertà civili vanno bene, ma ci sono cose più importanti…”

Durante la Seconda Guerra Mondiale il sistema olandese di schedatura di ogni cittadino, percepito come benevolo ed utile dai cittadini, che mai avrebbero immaginato che la loro amministrazione pubblica l’avrebbe potuto impiegare ai loro danni, diventò un’arma micidiale nell’Olanda occupata dai Nazisti, quando solerti burocrati resero possibili rastrellamenti efficienti di oppositori ed ebrei.

Rimane infine l’analisi dell’efficacia, che è comunque accessoria rispetto alla centralità dei diritti fondamentali dei cittadini (compreso quello alla privacy e ad una vita non-sorvegliata). Finora non ci sono prove incontrovertibili che la videosorveglianza serva da deterrente. Il Ministero degli Interni inglese ha riscontrato che in metà dei casi gli esiti sono stati lievemente positivi (max. 4 per cento) e nell’altra metà dei casi sono stati insignificanti o addirittura negativi. Nel 2007 a Londra operavano 10 mila telecamere anti-crimine. La polizia non è riuscita a rilevare una significativa differenza nella cattura di fuorilegge tra aree più o meno video-sorvegliate. Anzi, in quattro aree su cinque tra quelle con una maggiore concentrazione di videocamere si è registrato un minor numero di casi risolti. Nel 2008 un rapporto della polizia inglese ha rivelato che solo il 3 per cento dei crimini sono stati risolti grazie alla videosorveglianza. Analogamente, secondo i dati della polizia metropolitana di Londra, nel 2008 le videocamere hanno fornito un aiuto decisivo solo in un caso su mille.

Io penso che sarebbe più saggio destinare quei soldi alle forze di polizia (poliziotti di quartiere), o ad una migliore illuminazione stradale, opzioni che hanno registrato risultati tangibili e non rappresentano una minaccia per i diritti civili.

Infine, per gli amanti del bello, vale la pena di citare in conclusione anche la questione dell’imbruttimento progressivo delle città, sempre più simili a prigioni a cielo aperto.



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MessaggioInviato: 10/01/2012, 08:15 
Cita:
Durante la Seconda Guerra Mondiale il sistema olandese di schedatura di ogni cittadino, percepito come benevolo ed utile dai cittadini, che mai avrebbero immaginato che la loro amministrazione pubblica l’avrebbe potuto impiegare ai loro danni, diventò un’arma micidiale nell’Olanda occupata dai Nazisti, quando solerti burocrati resero possibili rastrellamenti efficienti di oppositori ed ebrei.



Ecco quale è il vero scopo di questo genere di "provvedimenti".

Scivolare piano piano verso una dittatura orwelliana.

Ponendo prima le basi tecniche e sociali, e poi sferrando il "colpo finale"....



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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 14/01/2012, 01:26 
Dopo le intenzioni americane, un'altro tassello si aggiunge al pianificato progetto di controllo della popolazione mondiale:

http://www.activistpost.com/2012/01/cashless-society-india-implements-first.html

La strada e' segnata e prima o poi tocchera' anche a noi. Siamo spacciati. [xx(] [xx(]



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"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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