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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 25/09/2020, 01:46 
Scene apocalittiche in Russia, uccelli cadono dal cielo: dozzine di volatili stramazzano a terra

I fuochi d'artificio, le emissioni dalle fabbriche, il 5G (che non è ancora arrivato in Russia), la centrale nucleare: mistero e teorie complottistiche sulla morte di decine di uccelli



Sui social media sono scoppiate le ormai consuete teorie complottistiche dopo che foto e video pubblicati online hanno mostrato una strada russa disseminata di carcasse di uccelli. L’incidente è avvenuto a Balakovo, città della Russia nota per la sua grande centrale nucleare. Secondo un post sulla pagina del social network russo VK, i residenti della città, nella regione di Saratov, a circa 1.000 km a sud di Mosca, si sono ritrovati una strada piena di dozzine di uccelli morti.

Nei commenti sui social, la gente del posto si è affrettata a suggerire una serie di ragioni per cui un numero così elevato di uccelli fosse caduto a terra. Mentre alcuni hanno indicato fenomeni naturali, come forti venti o la collisione accidentale di due stormi, altri hanno accusato i fuochi d’artificio, le emissioni dalle fabbriche e persino il 5G, anche se non è ancora arrivato in Russia.

Il dipartimento veterinario di Saratov sta attualmente indagando sull’incidente, con alcuni che suggeriscono che le morti potrebbero essere correlate a un’ondata di influenza aviaria. Tuttavia, non tutti i cittadini si fidano degli esperti locali. “È improbabile che i veterinari all’interno di Saratov siano competenti”, ha scritto un utente. “Dovremmo chiamare specialisti da Mosca, dove tutte le persone migliori vanno a fare un sacco di soldi!”

Guarda su youtube.com


http://www.meteoweb.eu/2020/09/scene-ap ... a/1480504/


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 25/09/2020, 12:32 
Sembra una scena della serie TV DARK; anche lì nei pressi della centrale nucleare stramazzano al suolo stormi di uccelli senza un apparente motivo.



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 01/10/2020, 15:57 
Moria di elefanti si estende nello Zimbabwe
Almeno 34 pachidermi uccisi da batteri dopo i 330 in Botswana


(ANSA) - IL CAIRO, 30 SET - Dopo gli almeno 330 elefanti morti in Botswana a causa di tossine prodotte da microalghe, ora anche in Zimbabwe si sospetta che una malattia batterica sia responsabile per la morte di oltre 30 pachidermi nel Paese dell'Africa Australe. Lo riferisce il sito della Bbc.
La "Zimbabwe Parks and Wildlife Management Authority" (Zpwma) ne ha contati 34 tra l'Hwange National Park e le Victoria Falls ma sospetta che ne possano essere altri deceduti alla stessa maniera.
Il direttore generale dello Zpwma, Fulton Mangwanya, ha comunque definito "improbabile" che questa moria da sola possa avere "alcun serio impatto sulla sopravvivenza della popolazione degli elefanti".
Lo Zimbabwe e il confinante Botswana ospitano circa la metà dei 400 mila elefanti censiti in Africa.
Scienziati mettono però in guardia che i cambiamenti climatici potrebbero rendere più frequenti gli avvelenamenti da alghe tossiche, le quali si moltiplicano in acque calde. (ANSA).


https://www.ansa.it/sito/notizie/topnew ... 1bfce.html


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 10/10/2020, 01:29 
Incredibile a Philadelphia: 1.500 uccelli caduti dal cielo in un solo giorno
"Non ho mai visto niente di simile, c'erano uccelli ovunque e tutti morti", ha raccontato un volontario


A Philadelphia, in Pennsylvania, circa 1.500 uccelli sono stati trovati morti per le strade. E’ quanto riferisce la Cnn, precisando che l’organizzazione per la conservazione della natura Audubon sospetta che le centinaia di esemplari si siano schiantati contro i grattacieli della città. Il periodo è quello del pieno del picco della stagione migratoria, che comincia con l’autunno, e dunque anche le condizioni meteo sfavorevoli potrebbero aver contribuito a tutto questo. Il volontario 71enne dell’organizzazione Stephen Maciejewski ha definito l’evento “traumatico“. Domenica mattina si è trovato davanti una scena inaspettata: “Non ho mai visto niente di simile, c’erano uccelli ovunque e tutti morti”, ha raccontato.

Maciejewski ha iniziato a raccogliere gli esemplari caduti intorno alle 5.30 del mattino, ma con lui hanno dovuto operare altri volontari che hanno trovato 400 uccelli, molti dei quali morti e altri feriti ma non sono riusciti a completare il giro dei palazzi previsto per quel giorno. “Philadephia si trova lungo l’Atlantic Flyway (rotta migratoria nel nord America, ndr) quindi gli uccelli stanno migrando attraverso la città in numero enorme – ha detto il responsabiile del programma di conservazione di Audubon della Pennsylvania, Keith Russell alla Cnn – Con molte nuvole e pioggia, e le luci intense che provengono dagli edifici, si disorientano e gravitano verso torri o edifici vicini“.


http://www.meteoweb.eu/2020/10/philadel ... o/1487628/


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 24/10/2020, 13:36 
Cita:
Spiaggiati 12mila cuccioli di foca Le madri malnutrite li hanno abbandonati

Immagine

Oltre 12mila cuccioli di foca sono stati abbandonati e fatti morire dalle madri sulla costa della Namibia. Le foche di solito partoriscono sulle spiagge a novembre, ma la quantità di piccoli cadaveri ora presenti mostra che qualcosa non va. Naude Dreyer, che guida l’organizzazione Ocean conservation Namibia, ha detto alla Bbc che si stanno facendo dei test per determinare il motivo di queste nascite premature, anticipando che la causa più probabile potrebbe essere il cambiamento climatico, con le correnti calde che hanno un impatto sulla fauna marina. "Allo stesso tempo non possiamo escludere la possibilità di tossine o malattie", ha aggiunto. Pare che anche le madri delle foche siano malnutrite e Dreyer ha detto che alcune di loro sono sulle spiagge. "È tragico camminare per le spiagge e vedere queste madri, non abbiamo centri di riabilitazione formale in Namibia e quando arrivano a questo punto di malnutrizione è difficile farle recuperare", ha concluso.

Fonte: https://www.quotidiano.net/cronaca/spiaggiati-12mila-cuccioli-di-foca-le-madri-malnutrite-li-hanno-abbandonati-1.5641344


Pare che stiano arrivando morti a riva anche esemplari adulti...



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 09/06/2021, 21:44 
La misteriosa moria di topi in Friuli Venezia Giulia: è davvero un suicidio di massa o c’è altro sotto?
Da settimane ormai il Friuli Venezia Giulia è interessato da una misteriosa moria di topi: cosa sta succedendo?


Il Friuli Venezia Giulia è interessato da giorni da una straordinaria moria di micromammiferi. Strade e boschi hanno visto il verificarsi dello strano fenomeno e di recente i topolini morti sono stati ritrovati anche in una pozza del torrente Arzino. Si tratta di una misteriosa moria di topi che sta interessando in particolare il Trevigiano, ma anche la provincia di Pordenone. La causa potrebbe essere un fenomeno che si chiama “pullulazione”, ma sono in corso da mesi indagini virologiche, batteriologiche e tossicologiche.

Del fenomeno ha parlato anche il sindaco di Vittorio Veneto, Antonio Miatto, al quale i colleghi dei centri minori si sono rivolti visto che per decenni ha svolto il mestieri di veterinario. “Mi è giunta una segnalazione – ha riferito Miatto – di una fila di 183 corpi in 30 metri di strada, in località Fadalto. Ma è solo uno dei molti casi”. Miatto ha ipotizzato che possa trattarsi di un fenomeno simile a quello che spinge i Lemming, piccoli roditori delle zone artiche, a suicidarsi in massa gettandosi in mare dalle scogliere quando la popolazione si allarga oltre il limite sostenibile dalle risorse alimentari.

“È un’ipotesi plausibile anche per i nostri topi, magari diventati sovrabbondanti in seguito ad una super produzione recente di frutti di certe conifere in seguito venuta meno – dice il primo cittadino – ma purtroppo ancora non possiamo dire quale sia la causa scientifica della morte”. Un suicidio finalizzato alla sopravvivenza della specie, dunque, che però “non abbiamo capito in che modo gli individui lo provochino e, ancora meno, con quali segnali la natura li induca a compierlo”.

Come ha spiegato lo zoologo del Museo di Storia Naturale di Udine, Luca Lapini, a UdineToday, “Siamo di fronte all’eccezionalità di un fenomeno del tutto naturale, e come tale meritevole adeguati approfondimenti“. “Il 6 maggio 2021 il dr. Vanone, della Regione FVG, ci ha chiesto come rispondere agli albergatori e malgari che in Tarvisiano lamentano impressionanti invasioni di roditori. Come spesso accade per gli specialisti, questi fenomeni sono normali e non meritevoli di particolare attenzione, ma stimolati da Vanone abbiamo risposto con un comunicato ripreso da un analogo comunicato redatto nel 2012 per l’allora sindaco di Verzegnis (Luciano Sulli), in quel periodo allarmato da una pullulazone del tutto analoga”.

Il fenomenoche si è verificato in Val d’Arzino è un evento eccezionale legato alla pullulazione 2021: “si tratta di almeno 300 micromammiferi forestali morti annegati nelle acque dell’Arzino, probabilmente in seguito a caduta nella forra scavata dal fiume poco più a monte della pozza in cui gli animali sono poi stati fotografati. A prima vista sembrano essere soprattutto Adodemus flavicollis, ma è probabile che un loro attento studio riveli la presenza di diverse altre specie forestali. Nei prossimi giorni avvieremo le operazioni di raccolta di questi animali, che oltre a rappresentare un fenomeno del tutto unico in Europa, ci daranno una finestra sulle popolazioni di micromammiferi che abitano i versanti della valle poco a monte del bacino di raccolta”.

Il fenomeno delle pullulazioni (aumenti demografici improvvisi) riguarda molte specie di roditori – spiega Luca Lapini in una nota stampa -. Si tratta di un fenomeno molto complesso, che varia da zona a zona in modo molto marcato, tanto che si stenta a spiegarlo in maniera univoca e generalizzabile. Nelle grandi distese di foresta boreale del Nord Europa si assiste ad una vera ciclicità del fenomeno su vasta scala geografica, spiegata essenzialmente con l’interazione preda-predatore, ma in Europa centrale i cicli hanno spiegazioni variabili da zona a zona e sono più difficili da comprendere e generalizzare. Sulle nostre montagne le pullulazioni hanno invece ciclicità in apparenza non regolare, condizionata da una produzione particolarmente abbondante di seme pesante da parte del faggio Fagus sylvatica e dell’abete rosso Picea abies. Essa si definisce “pasciona forestale”, ed ha una frequenza variabile da zona a zona, alle nostre latitudini per lo più triennale, quinquennale o decennale.

Le cause sono probabilmente legate al regime delle precipitazioni. Lo stress che deriva da estati secche stimola una particolare produzione di gemme vegetative, con una successiva grande produzione di seme pesante.
Primavere-estati molto secche, inoltre, favoriscono l’impollinazione anemofila del faggio e dell’abete rosso al punto da sostenere ancora di più una produzione di frutti già ben avviata. A tarda estate-autunno alcuni roditori forestali ne approfittano.

Se l’inverno successivo è abbastanza caldo, questi animali subiscono una mortalità autunnale ed invernale molto ridotta. A primavera il loro numero diventa superiore alla media. Sia per il loro numero, sia per l’abbondanza di alimento, essi iniziano a riprodursi in massa, innescando fenomeni di pullulazione che possono sorprendere per l’abbondanza di animali. Il crollo di queste popolazioni sovra-affollate è però molto rapido, sia per il pronto aumento dei predatori che le utilizzano come fonte di alimento, sia per il superamento della capacità portante dell’ambiente.

La pullulazione attualmente in corso riguarda due roditori forestali, ovvero l’arvicola rossastra e il topo selvatico dal collo giallo. Entrambi, in Friuli Venezia Giulia, erano stati già protagonisti di eventi simili. Sulle Alpi sud-orientali le pullulazioni di piccoli mammiferi sono un fenomeno comune, ma sono poco studiate e comprese; variano da zona a zona, in funzione di esposizione dei versanti, microclima e piovosità orografica locale.


http://www.meteoweb.eu/2021/06/la-miste ... i/1695538/


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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 20/06/2021, 21:38 
vimana131 ha scritto:
La misteriosa moria di topi in Friuli Venezia Giulia: è davvero un suicidio di massa o c’è altro sotto?
Da settimane ormai il Friuli Venezia Giulia è interessato da una misteriosa moria di topi: cosa sta succedendo?


Il Friuli Venezia Giulia è interessato da giorni da una straordinaria moria di micromammiferi. Strade e boschi hanno visto il verificarsi dello strano fenomeno e di recente i topolini morti sono stati ritrovati anche in una pozza del torrente Arzino. Si tratta di una misteriosa moria di topi che sta interessando in particolare il Trevigiano, ma anche la provincia di Pordenone. La causa potrebbe essere un fenomeno che si chiama “pullulazione”, ma sono in corso da mesi indagini virologiche, batteriologiche e tossicologiche.

Del fenomeno ha parlato anche il sindaco di Vittorio Veneto, Antonio Miatto, al quale i colleghi dei centri minori si sono rivolti visto che per decenni ha svolto il mestieri di veterinario. “Mi è giunta una segnalazione – ha riferito Miatto – di una fila di 183 corpi in 30 metri di strada, in località Fadalto. Ma è solo uno dei molti casi”. Miatto ha ipotizzato che possa trattarsi di un fenomeno simile a quello che spinge i Lemming, piccoli roditori delle zone artiche, a suicidarsi in massa gettandosi in mare dalle scogliere quando la popolazione si allarga oltre il limite sostenibile dalle risorse alimentari.

“È un’ipotesi plausibile anche per i nostri topi, magari diventati sovrabbondanti in seguito ad una super produzione recente di frutti di certe conifere in seguito venuta meno – dice il primo cittadino – ma purtroppo ancora non possiamo dire quale sia la causa scientifica della morte”. Un suicidio finalizzato alla sopravvivenza della specie, dunque, che però “non abbiamo capito in che modo gli individui lo provochino e, ancora meno, con quali segnali la natura li induca a compierlo”.

Come ha spiegato lo zoologo del Museo di Storia Naturale di Udine, Luca Lapini, a UdineToday, “Siamo di fronte all’eccezionalità di un fenomeno del tutto naturale, e come tale meritevole adeguati approfondimenti“. “Il 6 maggio 2021 il dr. Vanone, della Regione FVG, ci ha chiesto come rispondere agli albergatori e malgari che in Tarvisiano lamentano impressionanti invasioni di roditori. Come spesso accade per gli specialisti, questi fenomeni sono normali e non meritevoli di particolare attenzione, ma stimolati da Vanone abbiamo risposto con un comunicato ripreso da un analogo comunicato redatto nel 2012 per l’allora sindaco di Verzegnis (Luciano Sulli), in quel periodo allarmato da una pullulazone del tutto analoga”.

Il fenomenoche si è verificato in Val d’Arzino è un evento eccezionale legato alla pullulazione 2021: “si tratta di almeno 300 micromammiferi forestali morti annegati nelle acque dell’Arzino, probabilmente in seguito a caduta nella forra scavata dal fiume poco più a monte della pozza in cui gli animali sono poi stati fotografati. A prima vista sembrano essere soprattutto Adodemus flavicollis, ma è probabile che un loro attento studio riveli la presenza di diverse altre specie forestali. Nei prossimi giorni avvieremo le operazioni di raccolta di questi animali, che oltre a rappresentare un fenomeno del tutto unico in Europa, ci daranno una finestra sulle popolazioni di micromammiferi che abitano i versanti della valle poco a monte del bacino di raccolta”.

Il fenomeno delle pullulazioni (aumenti demografici improvvisi) riguarda molte specie di roditori – spiega Luca Lapini in una nota stampa -. Si tratta di un fenomeno molto complesso, che varia da zona a zona in modo molto marcato, tanto che si stenta a spiegarlo in maniera univoca e generalizzabile. Nelle grandi distese di foresta boreale del Nord Europa si assiste ad una vera ciclicità del fenomeno su vasta scala geografica, spiegata essenzialmente con l’interazione preda-predatore, ma in Europa centrale i cicli hanno spiegazioni variabili da zona a zona e sono più difficili da comprendere e generalizzare. Sulle nostre montagne le pullulazioni hanno invece ciclicità in apparenza non regolare, condizionata da una produzione particolarmente abbondante di seme pesante da parte del faggio Fagus sylvatica e dell’abete rosso Picea abies. Essa si definisce “pasciona forestale”, ed ha una frequenza variabile da zona a zona, alle nostre latitudini per lo più triennale, quinquennale o decennale.

Le cause sono probabilmente legate al regime delle precipitazioni. Lo stress che deriva da estati secche stimola una particolare produzione di gemme vegetative, con una successiva grande produzione di seme pesante.
Primavere-estati molto secche, inoltre, favoriscono l’impollinazione anemofila del faggio e dell’abete rosso al punto da sostenere ancora di più una produzione di frutti già ben avviata. A tarda estate-autunno alcuni roditori forestali ne approfittano.

Se l’inverno successivo è abbastanza caldo, questi animali subiscono una mortalità autunnale ed invernale molto ridotta. A primavera il loro numero diventa superiore alla media. Sia per il loro numero, sia per l’abbondanza di alimento, essi iniziano a riprodursi in massa, innescando fenomeni di pullulazione che possono sorprendere per l’abbondanza di animali. Il crollo di queste popolazioni sovra-affollate è però molto rapido, sia per il pronto aumento dei predatori che le utilizzano come fonte di alimento, sia per il superamento della capacità portante dell’ambiente.

La pullulazione attualmente in corso riguarda due roditori forestali, ovvero l’arvicola rossastra e il topo selvatico dal collo giallo. Entrambi, in Friuli Venezia Giulia, erano stati già protagonisti di eventi simili. Sulle Alpi sud-orientali le pullulazioni di piccoli mammiferi sono un fenomeno comune, ma sono poco studiate e comprese; variano da zona a zona, in funzione di esposizione dei versanti, microclima e piovosità orografica locale.


http://www.meteoweb.eu/2021/06/la-miste ... i/1695538/



[:286]


Arriva la "febbre del topo": nuovo allarme salute


La "febbre del topo" è causata dagli Hantavirus, presenti in feci, saliva e urine di roditori infetti, e sarebbe arrivata in Italia dalla Slovenia


In Italia, in cui la situazione epidemiologica relativa al Covid sembra divenire ogni giorno meno grave, ha fatto la sua comparsa una nuova malattia virale trasmissibile all'uomo: la "febbre del topo". Tale patologia stava proliferando ultimamente in Slovenia, con oltre 200 infezioni segnalate, per poi arrivare di recente nel confinante territorio friulano; a Gorizia è stato di conseguenza accertato, nelle scorse ore, un primo caso della patologia virale citata, causata dagli Hantavirus.

In base alle prime ricostruzioni circa la causa della comparsa in Friuli della malattia incriminata, a fare arrivare in Italia il morbo sarebbe stato proprio un cittadino sloveno, che si sarebbe presentato pochi giorni fa a un Pronto soccorso nel goriziano con una sintomatologia rivelatasi in seguito legata alla specifica e nuova infezione. L'uomo risiederebbe a Cervignano del Friuli, a qualche chilometro di distanza dalla frontiera tra Italia e Solvenia, e lavorerebbe per una ditta dell'indotto Fincantieri. Il paziente contagiato, riportano le testate locali, è adesso ricoverato in ospedale in condizioni stabili e, fortunatamente, il suo stato di salute non desterebbe preoccupazioni.

Quanto alle caratteristiche della "febbre del topo", questa, segnalano gl esperti, può causare "malattie acute" potenzialmente letali per l'uomo e provocare nefriti, emorragie e sindromi polmonari. L’endotelio vascolare, in conseguenza di un contagio da Hantavirus, viene danneggiato e può subire un aumento della permeabilità vascolare, ipotensione, manifestazioni emorragiche e shock. L'infezione ad opera dell'agente patogeno citato avviene generalmente per diretto contatto con feci, saliva, urine di roditori infetti o per inalazione dei virus stando nelle vicinanze di escrementi di topi.

Le autorità regionali, in seguito all'accertamento del primo caso in Italia di "febbre del topo", hanno invitato i cittadini a mantenere la calma, assicurando allo stesso tempo di essere pronte ad avviare una campagna infromativa "capillare e immediata" nei riguardi della popolazione circa l'importanza dell'igiene personale in funzione anti-contagio. I vertici della Regione Friuli-Venezia Giulia hanno anche sollecitato Roma a contattare il governo sloveno per imbastire una cooperazione anti-virus e per fare emergere tutti i dettagli sulle origini e sull'evoluzione dei focolai di Hantavirus.


https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 55970.html


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MessaggioInviato: 20/06/2021, 21:51 
vimana131 ha scritto:
vimana131 ha scritto:
La misteriosa moria di topi in Friuli Venezia Giulia: è davvero un suicidio di massa o c’è altro sotto?
Da settimane ormai il Friuli Venezia Giulia è interessato da una misteriosa moria di topi: cosa sta succedendo?


Il Friuli Venezia Giulia è interessato da giorni da una straordinaria moria di micromammiferi. Strade e boschi hanno visto il verificarsi dello strano fenomeno e di recente i topolini morti sono stati ritrovati anche in una pozza del torrente Arzino. Si tratta di una misteriosa moria di topi che sta interessando in particolare il Trevigiano, ma anche la provincia di Pordenone. La causa potrebbe essere un fenomeno che si chiama “pullulazione”, ma sono in corso da mesi indagini virologiche, batteriologiche e tossicologiche.

Del fenomeno ha parlato anche il sindaco di Vittorio Veneto, Antonio Miatto, al quale i colleghi dei centri minori si sono rivolti visto che per decenni ha svolto il mestieri di veterinario. “Mi è giunta una segnalazione – ha riferito Miatto – di una fila di 183 corpi in 30 metri di strada, in località Fadalto. Ma è solo uno dei molti casi”. Miatto ha ipotizzato che possa trattarsi di un fenomeno simile a quello che spinge i Lemming, piccoli roditori delle zone artiche, a suicidarsi in massa gettandosi in mare dalle scogliere quando la popolazione si allarga oltre il limite sostenibile dalle risorse alimentari.

“È un’ipotesi plausibile anche per i nostri topi, magari diventati sovrabbondanti in seguito ad una super produzione recente di frutti di certe conifere in seguito venuta meno – dice il primo cittadino – ma purtroppo ancora non possiamo dire quale sia la causa scientifica della morte”. Un suicidio finalizzato alla sopravvivenza della specie, dunque, che però “non abbiamo capito in che modo gli individui lo provochino e, ancora meno, con quali segnali la natura li induca a compierlo”.

Come ha spiegato lo zoologo del Museo di Storia Naturale di Udine, Luca Lapini, a UdineToday, “Siamo di fronte all’eccezionalità di un fenomeno del tutto naturale, e come tale meritevole adeguati approfondimenti“. “Il 6 maggio 2021 il dr. Vanone, della Regione FVG, ci ha chiesto come rispondere agli albergatori e malgari che in Tarvisiano lamentano impressionanti invasioni di roditori. Come spesso accade per gli specialisti, questi fenomeni sono normali e non meritevoli di particolare attenzione, ma stimolati da Vanone abbiamo risposto con un comunicato ripreso da un analogo comunicato redatto nel 2012 per l’allora sindaco di Verzegnis (Luciano Sulli), in quel periodo allarmato da una pullulazone del tutto analoga”.

Il fenomenoche si è verificato in Val d’Arzino è un evento eccezionale legato alla pullulazione 2021: “si tratta di almeno 300 micromammiferi forestali morti annegati nelle acque dell’Arzino, probabilmente in seguito a caduta nella forra scavata dal fiume poco più a monte della pozza in cui gli animali sono poi stati fotografati. A prima vista sembrano essere soprattutto Adodemus flavicollis, ma è probabile che un loro attento studio riveli la presenza di diverse altre specie forestali. Nei prossimi giorni avvieremo le operazioni di raccolta di questi animali, che oltre a rappresentare un fenomeno del tutto unico in Europa, ci daranno una finestra sulle popolazioni di micromammiferi che abitano i versanti della valle poco a monte del bacino di raccolta”.

Il fenomeno delle pullulazioni (aumenti demografici improvvisi) riguarda molte specie di roditori – spiega Luca Lapini in una nota stampa -. Si tratta di un fenomeno molto complesso, che varia da zona a zona in modo molto marcato, tanto che si stenta a spiegarlo in maniera univoca e generalizzabile. Nelle grandi distese di foresta boreale del Nord Europa si assiste ad una vera ciclicità del fenomeno su vasta scala geografica, spiegata essenzialmente con l’interazione preda-predatore, ma in Europa centrale i cicli hanno spiegazioni variabili da zona a zona e sono più difficili da comprendere e generalizzare. Sulle nostre montagne le pullulazioni hanno invece ciclicità in apparenza non regolare, condizionata da una produzione particolarmente abbondante di seme pesante da parte del faggio Fagus sylvatica e dell’abete rosso Picea abies. Essa si definisce “pasciona forestale”, ed ha una frequenza variabile da zona a zona, alle nostre latitudini per lo più triennale, quinquennale o decennale.

Le cause sono probabilmente legate al regime delle precipitazioni. Lo stress che deriva da estati secche stimola una particolare produzione di gemme vegetative, con una successiva grande produzione di seme pesante.
Primavere-estati molto secche, inoltre, favoriscono l’impollinazione anemofila del faggio e dell’abete rosso al punto da sostenere ancora di più una produzione di frutti già ben avviata. A tarda estate-autunno alcuni roditori forestali ne approfittano.

Se l’inverno successivo è abbastanza caldo, questi animali subiscono una mortalità autunnale ed invernale molto ridotta. A primavera il loro numero diventa superiore alla media. Sia per il loro numero, sia per l’abbondanza di alimento, essi iniziano a riprodursi in massa, innescando fenomeni di pullulazione che possono sorprendere per l’abbondanza di animali. Il crollo di queste popolazioni sovra-affollate è però molto rapido, sia per il pronto aumento dei predatori che le utilizzano come fonte di alimento, sia per il superamento della capacità portante dell’ambiente.

La pullulazione attualmente in corso riguarda due roditori forestali, ovvero l’arvicola rossastra e il topo selvatico dal collo giallo. Entrambi, in Friuli Venezia Giulia, erano stati già protagonisti di eventi simili. Sulle Alpi sud-orientali le pullulazioni di piccoli mammiferi sono un fenomeno comune, ma sono poco studiate e comprese; variano da zona a zona, in funzione di esposizione dei versanti, microclima e piovosità orografica locale.


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Arriva la "febbre del topo": nuovo allarme salute


La "febbre del topo" è causata dagli Hantavirus, presenti in feci, saliva e urine di roditori infetti, e sarebbe arrivata in Italia dalla Slovenia


In Italia, in cui la situazione epidemiologica relativa al Covid sembra divenire ogni giorno meno grave, ha fatto la sua comparsa una nuova malattia virale trasmissibile all'uomo: la "febbre del topo". Tale patologia stava proliferando ultimamente in Slovenia, con oltre 200 infezioni segnalate, per poi arrivare di recente nel confinante territorio friulano; a Gorizia è stato di conseguenza accertato, nelle scorse ore, un primo caso della patologia virale citata, causata dagli Hantavirus.

In base alle prime ricostruzioni circa la causa della comparsa in Friuli della malattia incriminata, a fare arrivare in Italia il morbo sarebbe stato proprio un cittadino sloveno, che si sarebbe presentato pochi giorni fa a un Pronto soccorso nel goriziano con una sintomatologia rivelatasi in seguito legata alla specifica e nuova infezione. L'uomo risiederebbe a Cervignano del Friuli, a qualche chilometro di distanza dalla frontiera tra Italia e Solvenia, e lavorerebbe per una ditta dell'indotto Fincantieri. Il paziente contagiato, riportano le testate locali, è adesso ricoverato in ospedale in condizioni stabili e, fortunatamente, il suo stato di salute non desterebbe preoccupazioni.

Quanto alle caratteristiche della "febbre del topo", questa, segnalano gl esperti, può causare "malattie acute" potenzialmente letali per l'uomo e provocare nefriti, emorragie e sindromi polmonari. L’endotelio vascolare, in conseguenza di un contagio da Hantavirus, viene danneggiato e può subire un aumento della permeabilità vascolare, ipotensione, manifestazioni emorragiche e shock. L'infezione ad opera dell'agente patogeno citato avviene generalmente per diretto contatto con feci, saliva, urine di roditori infetti o per inalazione dei virus stando nelle vicinanze di escrementi di topi.

Le autorità regionali, in seguito all'accertamento del primo caso in Italia di "febbre del topo", hanno invitato i cittadini a mantenere la calma, assicurando allo stesso tempo di essere pronte ad avviare una campagna infromativa "capillare e immediata" nei riguardi della popolazione circa l'importanza dell'igiene personale in funzione anti-contagio. I vertici della Regione Friuli-Venezia Giulia hanno anche sollecitato Roma a contattare il governo sloveno per imbastire una cooperazione anti-virus e per fare emergere tutti i dettagli sulle origini e sull'evoluzione dei focolai di Hantavirus.


https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 55970.html


Mi sa che non se ne esce e sarà sempre peggio...



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MessaggioInviato: 11/07/2021, 20:54 
Clima: cozze morte di caldo sulle spiagge di Vancouver
Molluschi e crostacei non hanno resistito alle alte temperature


(ANSA) - ROMA, 11 LUG - La devastante ondata di caldo che ha colpito il Canada la scorsa settimana è ritenuta dagli esperti responsabile di una massiccia moria di molluschi e crostacei sulle spiagge a ovest del Paese. Lo riporta la Cnn.
Christopher Harley, un professore nel dipartimento di zoologia dell'Università della British Columbia che studia gli effetti del cambiamento climatico sull'ecosistema delle coste, ha trovato innumerevoli cozze morte, aperte e marcite nei loro gusci a Kitsilano Beach, una delle spiagge più frequentate di Vancouver, stimando che almeno un miliardo di questi animali potrebbero essere morti a causa del caldo. Stessa situazione ha avuto modo di constatare al Lighthouse Park a ovest di Vancouver, dove ha visto e documentato un letto di cozze morte che ricopre la riva.
Questi molluschi si attaccano alle rocce e ad altre superfici e sono abituati ad essere esposte all'aria e alla luce solare durante la bassa marea, spiega Harley, ma generalmente non possono sopravvivere a temperature superiori ai 40 gradi centigradi.
Un'altra ondata di caldo è destinata a bruciare di nuovo il sud-ovest del Canada questo fine settimana, aumentando anche il rischio di incendi. Gli scienziati esperti di clima hanno definito l'ondata di caldo nella Columbia Britannica e nel Pacifico nord-occidentale negli Stati Uniti "senza precedenti" e hanno avvertito che sarebbe il cambiamento climatico prodotto dalle attività umane a rendere questi eventi più frequenti e intensi.


https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 7463c.html


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MessaggioInviato: 12/07/2021, 19:08 
Gli uccelli continuano a morire in massa: sconosciuta la causa della morte


Gli uccelli hanno iniziati a morire nell’area centrale degli Stati Uniti. Molti di loro sono stati trovati con strani tumori e perdite dagli occhi. L’altra parte soffriva di gonfiore alla testa e non riusciva ad alzarsi.


Gli esperti hanno notato la presenza di sintomi neurologici: tremori, voli irregolari, problemi di equilibrio, ecc., riporta The Philadelphia Inquirer .

Dall’inizio di maggio, nello stato dell’Indiana sono stati trovati diverse migliaia di uccelli morti e malati. La malattia è stata osservata in diverse specie di uccelli.

Gli specialisti hanno iniziato a condurre test tossicologici. Non hanno mostrato la causa esatta del danno agli uccelli, ma hanno contribuito a escludere la presenza del virus dell’influenza aviaria, della salmonella e di alcune altre malattie.

Lisa Murphy ha detto che nemmeno le autopsie si sono avvicinate alla soluzione del mistero. I sintomi osservati negli uccelli sono caratteristici di molte patologie, ma nessuna di esse è stata confermata.

Finora, gli esperti continuano ad affrontare questo problema e stanno cercando di stabilire le cause della morte negli uccelli canori.

Inoltre, esortano i cittadini a tenere in casa i propri animali domestici, a non dare da mangiare agli uccelli e quindi a non diffondere la malattia. Gli esperti sperano di stabilire presto non solo le cause, ma anche di capire come affrontare l’agente causale scoperto di una patologia sconosciuta.


https://www.hackthematrix.it/?p=34833


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MessaggioInviato: 15/07/2021, 21:03 
Scomparsi 5mila piccioni viaggiatori: "Colpa di una tempesta geomagnetica"
In 9mila erano partiti da Peterborough, in Gran Bretagna, per un viaggio che sarebbe dovuto durare tre ore, ma in migliaia risultano dispersi: "Uno dei peggiori giorni di sempre", scrive un allevatore


Erano partiti da Peterborough, nel Cambridgeshire, in un viaggio verso il nord-est che sarebbe dovuto durare circa tre ore, e invece su 9mila piccioni ne mancano all'appello 5mila. Facevano parte di un evento organizzato in tutta la Gran Bretagna che ha coinvolto 250mila uccelli, fatti decollare da 50 posti differenti, ma in migliaia risultano dispersi: "Uno dei peggiori giorni nella nostra storia", scrive su Facebook Richard Sayersl, un allevatore.

Il volo di andata e ritorno è lungo 270 chilometri, un percorso semplice per i piccioni viaggiatori, ma qualcosa è andato storto. Tra gli esperti si pensa che una tempesta geomagnetica li abbia disorientati, anche se le previsioni meteorologiche erano buone. Questi animali normalmente navigano usando il campo magnetico terrestre come navigatore satellitare ma questo può essere distorto da una forte attività sul Sole che crea appunto una tempesta geomagnetica.

Tutte ipotesi, al momento, per un fenomeno che gli esperti non hanno mai visto prima d'ora. "C'è la possibilità che qualcuno ne trovi uno del proprio giardino - è l'appello di Sayersl - per favore, non ignoratelo, dategli acqua e semi per aiutarlo nel suo percorso". Per riconoscerli è semplice, hanno tutti un anello intornio alle zampe. "Avevamo bisogno dell'aiuto dei nostri piccoli uccellini nei conflitti più importanti e hanno salvato migliaia di vite - scrive ancora - Ora possiamo fare la nostra piccola parte e aiutarli".


https://www.tgcom24.mediaset.it/animali ... 102k.shtml


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 03/08/2021, 18:47 
Mistero in Australia: rane morte, malate e avvizzite: “In tutto il mondo stanno combattendo una propria pandemia”
In tutto il mondo le rane stanno combattendo una propria pandemia contro un fungo noto e contro un probabile agente patogeno ancora sconosciuto

Come si legge sulla rivista Australian Geographic, nelle ultime settimane la redazione ha ricevuto diverse segnalazioni da persone preoccupate che hanno trovate rane malate e morte nella parte orientale del Victoria, nel Nuovo Galles del Sud e nel Queensland.

In uno di questi messaggi si legge: “Circa un mese fa, ho notato che le rane verdi che vivevano intorno a casa nostra mostravano segni di letargia e cattiva salute. Sono stato devastato nel trovare circa 7 di loro morti“. Un altro cittadino scrive: “In precedenza avevamo una popolazione molto sana di raganelle verdi e un paio di mesi fa ho notato una rana che era diventata marrone. Poi ne ho notati altri e ho trovato numerose rane morte intorno alla nostra proprietà”. E un altro ancora ha detto di aver visto così tante rane morte durante le sue corse quotidiane che ha dovuto “chiedersi seriamente quante altre ce ne sono“. Cosa sta succedendo? La risposta breve, come spiegano i redattori della rivista specializzata, è: “non lo sappiamo“.

Perché le rane sono importanti?

Le rane sono parte integrante degli ecosistemi australiani sani. Sebbene di solito siano piccoli e invisibili, sono parte importante della rete alimentare e una sorta di colla ambientale che mantiene in funzione gli ecosistemi. Popolazioni di rane sane sono di solito una buona indicazione di un ambiente sano.

Mangiano grandi quantità di invertebrati, comprese le specie di parassiti, e sono una fonte di cibo fondamentale per un’ampia varietà di altri animali selvatici, inclusi uccelli, mammiferi e rettili. I girini riempiono i nostri torrenti e le nostre dighe, aiutando a tenere sotto controllo le alghe e le larve di zanzara mentre anche loro diventano cibo per pesci e altri animali selvatici. Ma molte delle popolazioni di rane australiane sono messe in pericolo da minacce multiple e aggravanti, come la perdita e la modifica dell’habitat, i cambiamenti climatici, le piante invasive, gli animali e le malattie.

Su 242 specie di rane autoctone in Australia, 35 sono considerate minacciate di estinzione e almeno quattro sono considerate estinte: le rane da cova gastrica meridionale e settentrionale (Rheobatrachus silus e Rheobatrachus vitellinus), la rana diurna dal muso aguzzo (Taudactylus acutirostris) e la rana diurna meridionale (Taudactylus diurnus).

Un focolaio davvero insolito

Nella maggior parte dei casi, è raro vedere una rana morta. La maggior parte delle rane sono di natura riservata e, quando muoiono, si decompongono rapidamente. Quindi le crescenti segnalazioni di rane morte e morenti da tutta l’Australia orientale negli ultimi mesi sono quanto meno sorprendenti. Mentre la prima ondata di freddo di ogni anno può essere accompagnata da alcune morti localizzate di rane, questo focolaio ha colpito più animali in una gamma più ampia di quella incontrata in precedenza. Si tratta davvero di un insolito evento di mortalità di massa degli anfibi.

In questo focolaio, le rane sembrano essere più scure o più chiare del normale, avvizzite, fuori durante il giorno (di solito sono notturne. Alcune rane hanno la pancia rossa, i piedi rossi e pelle in eccesso. L’iconica raganella verde (Litoria caeulea) sembra essere la più colpita da questo evento, con le rane spesso verde mela e grassocce che diventano marroni e avvizzite. Questa rana è molto diffusa e generalmente piuttosto comune. In effetti, è la nona rana più comunemente registrata nel progetto nazionale di scienza dei cittadini, FrogID.

Altre specie segnalate tra i malati e i moribondi includono la raganella di Peron (Litoria peronii), la rana di Stony Creek (Litoria lesueuri) e la rana verde (Litoria phyllochroa). Queste sono tutte specie relativamente comuni e diffuse, motivo per cui sono state trovate anche nei giardini delle abitazioni.

Non è noto il vero impatto di questo evento sulle specie di rane australiane, in particolare quelle rare, criptiche o che vivono in luoghi remoti. Ben oltre 100 specie di rane vivono all’interno dell’area geografica di questo focolaio. Decine di questi sono considerati minacciati, tra cui la rana booroolong (Litoria booroolongensis) e la rana gigante sbarrata (Mixophyes iteratus).

Gli anfibi sono sensibili alle tossine ambientali e a un’ampia gamma di agenti patogeni parassiti, batterici, virali e fungini. Le rane di tutto il mondo stanno combattendo da decenni con una propria pandemia, un fungo potenzialmente mortale, spesso chiamato fungo anfibio chitride.

Questo fungo attacca la pelle, che le rane usano per respirare, bere e controllare gli elettroliti importanti per il funzionamento del cuore. È anche responsabile della diminuzione della popolazione di oltre 500 specie di anfibi in tutto il mondo e di 50 estinzioni. Ad esempio, in Australia, la rana corroboree meridionale gialla e nera (Pseudophryne corroboree) resiste allo stato brado, grazie solo alla gestione intensiva e all’allevamento in cattività.

Curiosamente, alcune altre specie di rane sembrano più tolleranti nei confronti del fungo chitride anfibio rispetto ad altre. Molte rane ormai comuni sembrano in grado di convivere con il fungo, come il quasi onnipresente ranocchio orientale comune australiano (Crinia signifera). Ma se le rane hanno questo fungo che le colpisce da decenni, perché ora vediamo così tante rane morte? Ebbene, la malattia è il risultato di una battaglia tra un agente patogeno (in questo caso un fungo), un ospite (in questo caso la rana) e l’ambiente. Il fungo non fa bene in condizioni calde e secche. Quindi durante l’estate, le rane hanno maggiori probabilità di avere il sopravvento. In inverno, le carte in tavola si capovolgono. Quando il sistema immunitario della rana rallenta, il fungo potrebbe essere in grado di prendere piede.

Naturalmente, il fungo chitride anfibio è solo un possibile colpevole. Altre malattie meno note colpiscono le rane. Ad oggi, l’Australian Registry of Wildlife Health ha confermato la presenza del fungo anfibio chitride in un numero molto limitato di rane malate che hanno esaminato dal recente focolaio. Tuttavia, altre malattie, come il ranavirus, i parassiti mixosporici e i parassiti tripanosomi , sono state responsabili di eventi di mortalità di massa di rane autoctone in Australia.

È anche possibile che dietro questa moria ci sia un nuovo agente patogeno o esotico. Quindi l’Australian Registry of Wildlife Health sta lavorando con l’Australian Museum, le agenzie governative per la biosicurezza e l’ambiente come parte dell’indagine.


https://www.meteoweb.eu/2021/08/mistero ... e/1711192/


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 04/08/2021, 16:14 
le patologie riscontrate nella moria degli uccelli sono COMPATIBILI con gli effetti da irraggiamento di microonde ad alta frequenza come anche, altre diverse citate, con esposizione ad UV ed X in eccesso... [:290] [:305]

per la moria delle foche cucciolo DOVUTA al denutrimento BISOGNA VERIFICARE se le correnti, calde e fredde, della zona di residenza degli stessi mammiferi, hanno subito cambiamenti negli ultimi anni...i banchi di pesce si spostano con le correnti che, in funzione dei cambiamenti climatici, stanno subendo notevoli mutamenti di percorso, sia batimetrici che di latitudine! e se NON c'è più pesce questi stanziali muoiono... [:290] [:305]

per le rane direi che le cause batteriche e funginee sono le più DIRETTAMENTE consecuenziali alla loro moria e scomparsa di alcune specie in varie zone del mondo...anche qui va tenuto conto che l'aumento delle radiazioni NON schermate dalla nostra atmosfera, UV, IR, microonde, X, ecc. CONTRIBUISCONO all'aumento nelle acque stagnanti di alghe, funghi e batteri, che sono direttamente imputabili... [:290]

NON di meno, per tutte le specie viventi, quella umana compresa, va tenuto conto dell'aumento delle frequenze 5G che vengono distribuite da quote satellitari e dai ripetitori di zona, che sono CERTANMENTE, oltre una data potenza e quantità già riconosciuta nella letteratura specifica, DANNOSE e CAUSA DIRETTA di alcune di queste patologie riscontrate su queste ed altre specie... [:291]

stessa cosa vale per le api -organismo complesso che permette la vita di una infinità di specie collegate- che sono a rischio in tutto il mondo!..PRESTO saremo COSTRETTI a spegnere questi satelliti ed fermare altre tecnologie dell'ultima ora che sono INVASIVE e deleterie per la sopravvivenza sul pianeta Terra!..

[:295]



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MessaggioInviato: 23/08/2021, 19:23 
Spagna: si aggrava la moria di pesci nel Mar Menor
Massima allerta tra gli ecologisti. Si teme episodio di anossia

(ANSA) - MADRID, 23 AGO - Continua l'episodio di moria di migliaia di pesci e crostacei in corso dall'inizio della settimana scorsa nella laguna salata del Mar Menor, situata nel sud-est della Spagna: si tratta di un'emergenza ecologica che ha provocato massima allerta tra esperti e attivisti ambientalisti.
Secondo gli ultimi dati forniti dalle autorità locali e riportati dai media iberici, sono già state raccolte almeno 4,5 tonnellate di pesci e altri organismi morti, una cifra superiore rispetto a quella del 2019, quando si verificò un altro grave episodio di moria di pesci (allora vennero raccolte 3 tonnellate). "Senza dubbio la mortalità è significativamente superiore a quella di allora", ha affermato alla radio Cadena Ser Pedro García, portavoce dell'Associazione dei Naturalisti del Sud-est.
Le cause del fenomeno osservato sono in fase di studio: si teme che, come nel caso della moria del 2019, si stia trattando di un fenomeno di anossia (mancanza di ossigeno) e non si esclude la presenza di sostanza nocive per i pesci nell'acqua.
Da anni gruppi ambientalisti attivi nella zona denunciano come le acque del Mar Menor siano soggette ad episodi di inquinamento provocati dalle attività agricole intensive delle aree circostanti la laguna. Esperti dell'Istituto Spagnolo di Oceanografia stanno analizzando quanto sta accadendo.
Persone in vacanza nella zona colpita, riporta la Cadena Ser, si stanno offrendo come volontarie per cercare di salvare i pochi pesci ancora in vita rimasti agonizzanti in riva portandoli in zone con acqua pulita. (ANSA).


https://www.ansa.it/sito/notizie/topnew ... a0919.html


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MessaggioInviato: 04/10/2021, 16:00 
Elettrosmog e 5G, 200 pagine di studi sui danni per fauna e flora

“Gli effetti biologici sono stati osservati ampiamente a intensità incredibilmente basse se paragonate alle odierne esposizioni ambientali di radiofrequenze onde non ionizzanti. Ampi effetti della fauna selvatica sono stati osservati su orientamento e migrazione, ricerca di cibo, riproduzione, accoppiamento, costruzione di nidi e tane, mantenimento e difesa del territorio, longevità e sopravvivenza. Sono stati osservati effetti citotossici e genotossici”.

Il più importante e completo rapporto sugli effetti dell’elettrosmog su flora e fauna è stato appena pubblicato. Oltre 200 pagine, più di 1.000 riferimenti scientifici in bibliografia. Gli autori sono Blake Levitt, Henry Lai e Albert Manville. Levitt è un giornalista scientifico, con sede nel Connecticut, e autore di Electromagnetic Fields: A Consumer’s Guide to the Issues and How To Protect Ourselves, pubblicato per la prima volta nel 1995. Lai è professore emerito presso l’Università di Washington, Seattle. Negli anni ’90, lui e NP Singh furono i primi a dimostrare che i campi elettromagnetici ELF (60 Hz) e le radiazioni RF potevano portare a rotture del DNA. Manville è docente presso la Johns Hopkins University di Baltimora e, in precedenza, biologo della fauna selvatica presso l’US Fish and Wildlife Service.

Il voluminoso rapporto si intitola “Effetti dei campi elettromagnetici non ionizzanti su flora e fauna” ed è diviso in tre parti:

Parte 1. Aumento dei livelli di campi elettromagnetici ambientali nell’ambiente
Parte 2. Impatti: come le specie interagiscono con i campi elettromagnetici naturali e artificiali
Parte 3. Standard di esposizione, politica pubblica, leggi e direzioni future

La prima parte esamina le capacità dei campi elettromagnetici ambientali di oggi di influenzare negativamente la fauna selvatica, con maggiore attenzione per quanto riguarda le tecnologie 5G. La seconda parte esplora campi naturali e artificiali, meccanismi di magnetoricezione animale e studi pertinenti a tutti i regni della fauna selvatica. La terza e ultima parte esamina gli attuali standard di esposizione, le leggi applicabili e le direzioni future. “La perdita di fauna selvatica è spesso invisibile e non documentata fino a quando non vengono raggiunti i punti critici – affermano gli autori dell’importante rapporto – gli standard di esposizione a campi elettromagnetici cronici di basso livello a lungo termine, che ora non esistono, dovrebbero essere fissati di conseguenza per la fauna selvatica e le leggi ambientali dovrebbero essere applicate rigorosamente”. Valutando i rischi ambientali del 5G, recentemente anche lo STOA del Parlamento europeo ha commissionato uno studio sugli effetti per la natura delle radiofrequenze, tema invero completamente omesso dalle compagnie telefoniche e dalle ricerche dei governi intenti a lanciare tecnologie prive del cosiddetto rischio zero anche per flora e fauna. Nel recente libro #STOP5G (Terra Nuova Edizioni), al binomio wireless-ambiente il giornalista d’inchiesta Maurizio Martucci ha dedicato il capitolo ‘Il nemico naturale‘: secondo uno studio pubblicato dall’americano Travis Longcore, dell’USC Istituto di Scienze Spaziali del Sud California, già nel 2012 veniva quantificato in 6,8 milioni il numero degli uccelli uccisi ogni anno dalle irradiazioni prodotte dalle torri di antenne per telefonia mobile durante le migrazioni dall’America e il Canada verso l’America centrale.

Guarda su youtube.com


https://comedonchisciotte.org/elettrosm ... a-e-flora/


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