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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 15/05/2018, 12:54 
Ma ... scusate: perché non se ne stanno a casa (i palestinesi)? Ogni pretesto è buono per fare casino ... [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 15/05/2018, 13:03 
Quella è casa loro, BOVINO! Quelli come te sono peggio di chi materialmente li ammazza. Spero proprio che ce ne siano sempre meno di persone ottuse ed ignoranti (nel senso di NON CONOSCENZA).



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 15/05/2018, 13:49 
Chi ha pagato l'affitto da più di 2000 anni .......................... [^]

La storia del popolo ebraico risalirebbe, secondo la tradizione ebraica, ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, che vissero a Canaan verso il XVIII secolo a.C.. Storicamente[non chiaro], gli ebrei discendono in gran parte dalle Tribù di Giuda e Simeone, e parzialmente da altre tribù israelite, specialmente quelle di Beniamino e Levi, che insieme avevano formato l'antico Regno d'Israele e, in seguito, il Regno di Giuda. La prima menzione d'Israele come popolo è stata rinvenuta iscritta sulla Stele di Merenptah, che risale agli anni 1213-1203 a.C

Dato l'incontro-scontro degli Ebrei con i grandi imperi dell'antichità (Egizio, Assiro, Babilonese, Persiano, Macedone) è possibile rintracciare nelle loro fonti storiche alcuni fugaci accenni a questo popolo. Per il periodo attorno all'inizio dell'era cristiana, in concomitanza con l'incontro-scontro con l'Impero Romano, sono preziosissimi gli scritti di Giuseppe Flavio.

In seguito la storia degli Ebrei si fonde con quella dell'occidente cristiano e con la sua storiografia.
Periodi della storia ebraica
La storia degli ebrei e dell'ebraismo si può dividere in cinque periodi: (1) Antico Israele prima del giudaismo, dagli inizi fino al 586 a.C.; (2) inizio del giudaismo nei secoli VI e V a.C.; (3) la formazione dell'ebraismo rabbinico dopo la distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C.; (4) l'età dell'ebraismo rabbinico, dall'ascesa del cristianesimo al potere politico sotto l'imperatore Costantino il Grande nel 312 d.C. alla fine dell'egemonia politica del cristianesimo nel XVIII secolo; (5) l'età dell'ebraismo differenziato, dalla rivoluzione francese e americana al presente.

(Il resto te lo leggi qui): https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_degli_ebrei



I palestinesi esistevano per modo ... di dire, bovino!



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 15/05/2018, 14:05 
I palestinesi sono in parte i discendenti di quelli di cui parli tu, Ufò... Non per niente sono SEMITI.

Gli israeliani NO, in maggioranza hanno altra origine, ex popolazioni ariane CONVERTITESI all'ebraismo, incoraggiate a immigrare in tempi recenti.
Come fa a essere "casa loro"?!?

Non si chiede mai nessuno perché israeliani e palestinesi abbiano un diverso colore della pelle?

Allora su... Un conto è la fede, un altro è la Storia.



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 15/05/2018, 14:22 
Comunque vale la pena di dare una letta qui
- - - > http://antimassoneria.altervista.org/il ... 0722656250

Capito... I nostri amici che non danno fastidio...



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 15/05/2018, 15:07 
Ufologo 555 ha scritto:
Chi ha pagato l'affitto da più di 2000 anni .......................... [^]

La storia del popolo ebraico risalirebbe, secondo la tradizione ebraica, ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, che vissero a Canaan verso il XVIII secolo a.C.. Storicamente[non chiaro], gli ebrei discendono in gran parte dalle Tribù di Giuda e Simeone, e parzialmente da altre tribù israelite, specialmente quelle di Beniamino e Levi, che insieme avevano formato l'antico Regno d'Israele e, in seguito, il Regno di Giuda. La prima menzione d'Israele come popolo è stata rinvenuta iscritta sulla Stele di Merenptah, che risale agli anni 1213-1203 a.C

Dato l'incontro-scontro degli Ebrei con i grandi imperi dell'antichità (Egizio, Assiro, Babilonese, Persiano, Macedone) è possibile rintracciare nelle loro fonti storiche alcuni fugaci accenni a questo popolo. Per il periodo attorno all'inizio dell'era cristiana, in concomitanza con l'incontro-scontro con l'Impero Romano, sono preziosissimi gli scritti di Giuseppe Flavio.

In seguito la storia degli Ebrei si fonde con quella dell'occidente cristiano e con la sua storiografia.
Periodi della storia ebraica
La storia degli ebrei e dell'ebraismo si può dividere in cinque periodi: (1) Antico Israele prima del giudaismo, dagli inizi fino al 586 a.C.; (2) inizio del giudaismo nei secoli VI e V a.C.; (3) la formazione dell'ebraismo rabbinico dopo la distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C.; (4) l'età dell'ebraismo rabbinico, dall'ascesa del cristianesimo al potere politico sotto l'imperatore Costantino il Grande nel 312 d.C. alla fine dell'egemonia politica del cristianesimo nel XVIII secolo; (5) l'età dell'ebraismo differenziato, dalla rivoluzione francese e americana al presente.

(Il resto te lo leggi qui): https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_degli_ebrei



I palestinesi esistevano per modo ... di dire, bovino!


2000 mila anni di che se ieri si festeggiava il settantennale dell'esistenza dello stato artificiale di Israele!

Il tizio che pensi sia figlio di quell'omicida che veneri era palestinese tra l'altro!



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 15/05/2018, 16:22 
Assolutamente no: era EBREO (infatti di carnagione bianca).


TheApologist: "Non si chiede mai nessuno perché israeliani e palestinesi abbiano un diverso colore della pelle?"

L'ho postato:

"La storia del popolo ebraico risalirebbe, secondo la tradizione ebraica, ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, che vissero a Canaan verso il XVIII secolo a.C.. Storicamente[non chiaro], gli ebrei discendono in gran parte dalle Tribù di Giuda e Simeone, e parzialmente da altre tribù israelite, specialmente quelle di Beniamino e Levi, che insieme avevano formato l'antico Regno d'Israele e, in seguito, il Regno di Giuda. La prima menzione d'Israele come popolo è stata rinvenuta iscritta sulla Stele di Merenptah, che risale agli anni 1213-1203 a.C."

Quindi, era un'etnia a parte, diversa.
Vabbèh, comunque sia, ora sono una Nazione circondata dall'odio; punto.
Poi se reagiscono in maniera smisurata sono il primo a condannarlo ma, in un certo senso, si possono capire. Non sono diversi da ... un alveare! [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 18/05/2018, 10:01 
mik.300 ha scritto:
eccolo il democratico contro il populismo della kirchener..

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... s/4342609/

Argentina, Macri chiede aiuto al Fondo Monetario. Lo spettro del 2001 aleggia di nuovo su Buenos Aires

Il presidente a colloquio con la direttrice Christine Lagarde: "Unico modo per uscire dalla nostra situazione". Gli analisti si attendono un fabbisogno di almeno 20 miliardi di dollari

praticamente col fmi
siamo già al colpo di grazia,

spoliazioni, vendite dei beni pubblici,
debiti e servaggio..

chi ha votato codesto spero sia contento..
poi c vorrà un populista di sinistra a metterci una pezza
e poi arriverà il democratico liberista
a mandare a put.tane ancora tutto..
così all'infinito..


A questo si deve aggiungere il peso politico, in un paese come l’Argentina, del tornare a negoziare prestiti con il Fmi. Quando, nel settembre del 2004, l’allora presidente Nestor Kirchner annunciò il rimborso dell’ultimo prestito concesso dall’organismo internazionale, la notizia fu festeggiata come una vittoria della sovranità nazionale, e il primo passo verso il recupero dalla profonda crisi del 2001, segnata dal più grande default sul debito estero della storia.


macrì,
quello del miracolo economico,
invece la kirchener era quella del declino,
populista, retrograda,
socialista, contro lo sviluppo, ecc.
ecco..


https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... o/4346824/

Argentina, così Buenos Aires si è avvitata sul dollaro. E ora mette alla prova i pentimenti del Fondo monetario

I primi errori li ha fatti la Banca centrale del Paese sudamericano che, incalzata dal governo, ha acconsentito ad allentare i cordoni della borsa. La crisi che vive oggi Buenos Aires ripropone con prepotenza il tema dei rischi di destabilizzazione che comporta la libera circolazione dei capitali a livello globale



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 11/06/2018, 13:54 
Cita:
GUERRIGLIA: IL GIORNO IN CUI TUTTO SI INCENDIÒ

http://www.magazinepress.it/2017/07/20/ ... -incendio/

Qualcuno lo ha letto?



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 11/06/2018, 16:47 
[:296] Caspita che roba! [:107]



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 02/07/2018, 22:07 
Cita:

Usa, la guerra civile è iniziata:
ecco tutti i segnali del conflitto



Gli Stati Uniti vanno verso una sorta di guerra civile? Contro il presidente eletto Donald Trump si è scatenata una vera e propria “isteria collettiva” come mai prima era accaduto nella storia degli Stati Uniti. Tutto il mondo liberal e progressista, così come quello della sinistra radicale, compresi anarchici e femministe, è sceso nelle strade per esprimere il proprio dissenso nei confronti del presidente repubblicano, ancor prima che si insediasse. In concomitanza con l’Inauguration Day, importanti manifestazioni, che hanno radunato centinaia di migliaia di persone, si sono svolte a Washington D.C. e in quasi tutte le più importanti città degli Stati Uniti e del mondo.

La festa dell’insediamento del 45esimo presidente degli Stati Uniti è stata la dimostrazione di un profondo scontro in atto mai sopito, simbolo di una nazione spaccata. E oggi, a circa un anno e mezzo dal giuramento di Trump, i segnali di una “guerra civile” non si sono certo attenutati. Anzi.
La guerra civile è già iniziata

Glenn Harlan Reynolds, professore di diritto all’Università del Tennessee, ha pubblicato su Usa Today un’analisi molto interessante su ciò che sta realmente accadendo negli Stati Uniti, esaminando lo scontro aperto in atto tra liberal e trumpisti, che rischia di peggiorare ogni giorno. “Hollywood ha sostanzialmente trasformato i suoi prodotti e i suoi premi in vetrine per ‘la resistenza’. Gli americani – osserva – si stanno già classificando in comunità rosse o blu. E a Washington i funzionari di Trump si rendono conto che molte persone non vogliono uscire con loro a causa della politica”.

L’intolleranza elitaria dei liberal ha preso il sopravvento e rischia di sfociare in guerra civile. Caso esemplare quello della portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, cacciata da un ristorante di Lexington, in Virginia, perché “colpevole” di lavorare per Donald Trump. “La scorsa notte – ha scritto su Twitter – mi è stato detto dalla proprietaria di un Red Hen a Lexington, in Virginia, di andare via perché lavoro per Trump e io l’ho cortesemente lasciato”.“Sembra un fatto minore – sottolinea Reynolds – ma sarebbe stato impensabile una generazione fa”. “Non ricordo un momento analogamente tribale nella storia recente”, ha ammesso lo storico Jon Meacham.

Prima era toccato al consigliere politico Stephen Miller, definito da un cliente “fascista” in un ristorante messicano della capitale: poi è stata la volta della segretaria alla Sicurezza nazionale statunitense Kirstjen Nielsen, costretta a fuggire da un locale a Washington per via di una dura contestazione. Un episodio dietro l’altro che la dice lunga sul momento convulso che stanno attraversando gli Usa.
L’intolleranza verso chi lavora o sostiene Trump

Come osserva Reynolds, il disprezzo politico verso l’avversario è il vero problema. “Gli americani – sottolinea – sapevano come non essere d’accordo l’uno con l’altro senza disprezzarsi a vicenda, ma sembrano averlo dimenticato. E i mezzi di informazione, che promuovono l’indignazione alla ricerca di clic facili e visualizzazioni, stanno peggiorando la situazione. Cosa potrebbe rendere le cose migliori? Sarebbe bello se le persone costruissero legami sociali che trascendono la politica. Le vite degli americani erano solite coinvolgere molte più istituzioni intermedie – chiese, organizzazioni fraterne, quartieri – che andavano oltre le idee politiche”.

Ma la convinzione dei liberal di essere moralmente superiori agli avversari non nasce con Trump. È la tattica di un’ élite che ama gettare discredito morale su chiunque si opponga alla loro visione del mondo. Un argomento ampiamente trattato nel saggio del sociologo Christopher Lasch del 1994 La ribellione delle élite. Il tradimento della democrazia, nel quale affermava: “Nel calore della controversia politica, non riescono a nascondere il disprezzo che provano per quanti ostinatamente si rifiutano di vedere la luce, per quelli che ‘proprio non ce la fanno’, come suona il gergo compiaciuto della rettitudine politica. Al tempo stesso, arroganti e insicure, le nuove élite, in particolare le classi professionali, guardano alle masse con una mescolanza di disprezzo e di apprensione. Negli Stati Uniti, middle America, un termine che ha un significato contemporaneamente geografico e sociale, simboleggia ormai quanto si oppone al progresso: i valori familiari, il patriottismo ottuso, il fondamentalismo religioso, il razzismo, l’omofobia, l’atteggiamento retrogrado verso le donne”. Gli stessi titoli ingiuriosi usati dai progressisti per descrivere i sostenitori di Trump.


http://www.occhidellaguerra.it/usa-la-g ... conflitto/


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MessaggioInviato: 02/07/2018, 22:33 
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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 04/07/2018, 18:01 
sottovento ha scritto:
Cita:
GUERRIGLIA: IL GIORNO IN CUI TUTTO SI INCENDIÒ

http://www.magazinepress.it/2017/07/20/ ... -incendio/

Qualcuno lo ha letto?



Cita:
Agente uccide un ventenne, scontri con la polizia a Nantes
04 luglio 2018
Scontri tra gruppi di giovani e forze di polizia nella notte a Nantes, nell'ovest della Francia, dopo l'uccisione di un ragazzo sui 20 anni da parte di un agente durante un controllo di routine. Secondo i media internazionali, i giovani dimostranti - alcuni dei quali armati di bombe molotov - hanno dato alle fiamme alcune auto e parte di un centro commerciale. Il ragazzo è stato colpito da un proiettile sparato da un agente durante il controllo ma non ancora chiaro il motivo che ha spinto il poliziotto ad usare l'arma.

Guarda su youtube.com


L'organismo di vigilanza della polizia francese ha annunciato di aver aperto un'inchiesta per accertare le responsabilità e la dinamica dell'uccisione del ragazzo. Johanna Rolland, sindaca socialista della città alla foce della Loira, ha detto che deve essere fatta chiarezza completa con un'inchiesta indipendente. Il capo della polizia di Nantes, Jean-Christophe Bertrand, ha detto che l'uccisione del giovane avvenuta alle 20:30 di ieri quando la polizia ha fermato la sua auto. L'identit del giovane non era chiara, ha spiegato il dirigente di polizia, e gli stato chiesto di seguire gli agenti per essere identificato. L'uomo sarebbe quindi partito in retromarcia investendo un agente, rimasto ferito in modo lieve. "Uno dei suoi colleghi ha aperto il fuoco, colpendo il giovane, che sfortunatamente morto", ha detto Bertrand. Una fonte di polizia ha detto che il giovane stato colpito alla carotide ed è arrivato in ospedale morto.
Nantes, ragazzo ucciso era ricercato
Su di lui mandato d'arresto per furti e associazione delinquere

Ragazzo ucciso era ricercato
Era un pregiudicato il giovane di 22 anni ucciso ieri sera da un colpo di arma da fuoco alla periferia di Nantes, ovest della Francia, a un posto di blocco della polizia. Lo riferiscono fonti citate dalla tv BFM, secondo le quali sull'uomo c'era un mandato d'arresto per diversi furti e associazione per delinquere. Diversi quartieri della città sono stati teatro di violenze dopo la morte del giovane, che - secondo la polizia - aveva rifiutato di mostrare i documenti. Le autorità parlano di "un colpo sparato da un agente per legittima difesa" mentre alcuni testimoni sul posto denunciano "un colpo senza avvertimento, ad altezza d'uomo". La polizia ha reso noto che l'auto con a bordo il ventiduenne era stata fermata perché segnalata per traffico di stupefacenti.
(ANSA) - PARIGI, 4 LUG - Era un pregiudicato il giovane di 22
anni ucciso ieri sera da un colpo di arma da fuoco alla
periferia di Nantes, ovest della Francia, a un posto di blocco
della polizia. Lo riferiscono fonti citate dalla tv BFM, secondo
le quali sull'uomo c'era un mandato d'arresto per diversi furti
e associazione per delinquere.
Diversi quartieri della citt sono stati teatro di violenze
dopo la morte del giovane, che - secondo la polizia - aveva
rifiutato di mostrare i documenti. Le autorit parlano di "un
colpo sparato da un agente per legittima difesa" mentre alcuni
testimoni sul posto denunciano "un colpo senza avvertimento, ad
altezza d'uomo".
La polizia ha reso noto che l'auto con a bordo il ventiduenne
era stata fermata perch segnalata per traffico di stupefacenti.

Su di lui mandato d'arresto per furti e associazione delinquere



http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 93c85.html


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MessaggioInviato: 05/07/2018, 13:11 
Quando le cose ... CAMBIANO (gli alleati, i nemici, gl'invasori, i sionisti, etcc .) [8D] [;)]



Immagine
Recep Tayyip Erdogan ha messo nel mirino la Palestina e punta a guidare le organizzazione più estreme. È questo l’allarme lanciato da Giordania, Arabia Saudita e la stessa Autorità nazionale palestinese a Israele. Secondo quanto rivelato dal quotidiano israeliano Haaretz, l’attività della Turchia soprattutto a Gerusalemme Est è cresciuta molto negli ultimi tempi. E Ankara rischia ora di guidare il movimento palestinese scalzando gli Stati che tradizionalmente hanno maggiore peso nelle decisioni dei movimenti che lottano per l’indipendenza della Palestina.
I tentacoli di Erdogan

L’influenza turca sulla Palestina è da tempo sotto stretto controllo delle autorità israeliane. L’intelligence sa che Erdogan ha come progetto quello di guidare i movimenti per imporsi come interlocutore su tutte le questioni mediorientali. E la Palestina è certamente una delle principali.

Un’influenza che si basa non solo su attività “clandestine” o puramente di intelligence, ma anche su una serie di legami economici e culturali per certi versi alla luce del Sole. Come spiegato dal quotidiano israeliano, i tentacoli di Erdogan si sviluppano in quattro direttrici:

1 donazioni alle organizzazioni islamiche;
2 acquisti di immobili nella parte orientale di Gerusalemme;
3 organizzazione di visite turistiche e tour delle organizzazioni islamiche turche;
4 partecipazione dei gruppi radicali turchi alle proteste palestinesi.

L’allarme degli Stati arabi

Il fatto che sia gli Stati arabi che le autorità palestinesi abbiano lanciato questo allarme coinvolgendo direttamente Israele, è molto importante. È la dimostrazione che l’interesse comune sia quello di mantenere l’equilibrio, evitando che la Turchia possa entrare come nuovo giocatore in una partita che già di suo è estremamente complicata e non priva di ostacoli quasi insuperabili.

Giordania e Autorità nazionale palestinese sanno che l’influenza turca può essere dirompente. Erdogan ha alle sue spalle uno Stato forte. E da Amman fanno sapere di aver avvertito più volte Israele della crescente capacità di Ankara di assumere peso all’interno delle gerarchie palestinesi. Il regno giordano teme di perdere la protezione che da sempre ha sui luoghi santi dell’Islam in Palestina.

Per quanto riguarda l’Anp, molti dei gruppi più radicali sono delusi dalla mancanza di una strategia chiara da parte dei vertici politici e militari del fronte palestinese. L’Autorità viene considerata da molti collusa con Israele e Abu Mazen è un leader sempre più debole e meno capace di gestire la situazione. Inoltre, gli Stati arabi hanno nel tempo perso quella volontà di proteggere i palestinesi. E questo nasce anche dall’esigenza da parte di questi Stati di dimostrare la loro vicinanza rispetto a Israele per non turbare gli Stati Uniti.

Dall’altro lato, non va sottovalutata anche la questione legata al blocco nei confronti del Qatar. Doha ha rappresentato per anni il centro di finanziamento principale di Hamas e di molti movimenti palestinesi. La chiusura di questo rubinetto ad opera dell’Arabia Saudita che ha voluto colpire la politica qatariota ha condotto a un vuoto di alleanze che molte organizzazioni tra Gaza, Gerusalemme Est e Ramallah cercando ci colmare.

Ma questo punto ha anche un altro risvolto. Erdogan al pari del Qatar, ha un fortissimo legame con i Fratelli musulmani, movimento che i sauditi e gli Stati arabi vogliono colpire in maniera radicale. Il fatto di aver bloccato il Qatar ma di ritrovarsi la Turchia e la Fratellanza invischiata negli affari palestinesi, significa che la minaccia non si è fermata. Anzi, dimostra la capacità dell’organizzazione islamica di portare avanti il suo progetto.
La penetrazione turca è iniziata da tempo

Non è una novità che Erdogan abbia interessi in Palestina. Nell’ultimo mese i rapporti si sono fatti sempre più complessi con Israele, anche per motivi puramente elettorali. Il Sultano si è voluto presentare come difensore del popolo palestinese contro Israele dopo gli scontri avvenuti al confine israeliano e che hanno visto morire centinaia di palestinesi.

Nella fase più calda delle proteste, quando i morti iniziavano a contarsi a decine, Erdogan ha virato verso una forte opposizione alle politiche israeliane. E l’espulsione dell’ambasciatore di Israele in Turchia è stato l’apice di questa guerra diplomatica avviata da Ankara. Nel frattempo, Israele rispondeva colpo su colpo, e non va sottovalutato l’appoggio di una parte della Knesset alle istanze autonomiste del Kurdistan.

Ma se torniamo indietro di anni, l’influenza turca su quella parete di Medio Oriente si può far risalire già ai tempi dell’incidente della Freedom Flotilla, quando morirono nove attivisti turchi nell’assalto dei commando israeliani a circa 75 miglia nautiche dalle coste israeliane. La missione della flotta dell’Ong pro-Palestina finì nel sangue, ma Erdogan riuscì a legittimarsi di fronte all’opinione pubblica palestinese.
Israele rassicura i vicini

Gli ufficiali dell’intelligence israeliana hanno rassicurato i vicini arabi. Sembra incredibile che Israele rassicuri Stati che in teoria non lo riconoscono, ma questo è il mondo mediorientale di oggi: tutto è in trasformazione, malleabile e le alleanze cambiano. Israele in questa fase è un partner delle monarchie del Golfo ed è a stretto contatto con la Giordania, e questo è evidente a tal punto che si ritrovano, anche in questo caso, come con l’Iran, sullo stesso lato della barricata.

I servizi israeliani hanno confermato alle loro controparti arabe di aver avviato da tempo un’attività di monitoraggio. La polizia israeliana è al corrente di queste acquisizioni immobiliari così come delle donazioni verso gruppi islamici. Ma anche confermando l’attenzione nei confronti di questa strategia truca, le forze dell’ordine e i servizi israeliani hanno fatto capire che c’è effettivamente una crescita esponenziale della presenza turca a Gerusalemme Est.

http://www.occhidellaguerra.it/erdogan- ... a-israele/



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 Oggetto del messaggio: Re: Rivolte e rivoluzioni infiammano il mondo
MessaggioInviato: 15/07/2018, 13:18 
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Le truppe americane schierate in Medio Oriente sono pronte a “mantenere aperta” una vitale via di transito del petrolio dopo la minaccia mossa dai funzionari militari iraniani che hanno annunciato il blocco della “oil route” nel caso Washington imponesse nuove sanzioni a Teheran. Una porta elicotteri e un cacciatorpediniere lanciamissili in rotta.

La Guardia rivoluzionaria ha dichiarato che l’Iran è pronto a impedire con la forza l’esportazione di petrolio attraverso lo Stretto di Hormuz, una fondamentale rotta di spedizione tra l’Iran e l’Oman, se Washington non si fermerà con le sanzioni nei confronti del paese. Secondo quanto riportato da Bloomberg , circa il 30 percento di tutto il petrolio greggio e altri liquidi commerciabili via mare vengono trasportati attraverso lo stretto di Hormuz ogni anno.

Per questo forze militari americane schierate nella regione, e i propri alleati, sono stati mobilitati per rispondere a questo blocco, se necessario. A riportato è la testata Military.com che ha contattato un portavoce dell’Us Central Command: “Insieme, siamo pronti a garantire la libertà di navigazione e il libero flusso del commercio ovunque lo permetta la legge internazionale”, ha comunicato un portavoce dell’Us Navy.

Attualmente almeno migliaio di soldati statunitensi sono dislocati nella regione, compreso un contingente 2.200 marines e marinai che sono a bordo della Uss Iwo Jima : il 26th Marine Expeditionary Unit che fa base sull’Lhd che incrociava nel Mar Arabico. La loro missione include il “preservare il libero flusso del commercio”, secondo un comunicato stampa della Marina americana.

La minaccia iraniana di bloccare lo Stretto di Hormuz è una diretta conseguenza dell’annuncio del Dipartimento di Stato che impone il taglio di acquisto di petrolio dall’Iran ad ogni azienda americana entro novembre, ulteriore irrigidimento voluto dal presidente Donald Trump dopo la ritirata dall’accordo per il nucleare iraniano.

Il vice comandante della base della Guardia Rivoluzionaria dei Sarollah a Teheran, ha dichiarato che se qualcuno impedirà all’Iran di esportare il suo petrolio “non verrà più dato il permesso di esportare il petrolio nel mondo attraverso lo Stretto di Hormuz”.

L’ Uss Iwo Jima, porta elicotteri capace di lanciare dal proprio ponte cacciabombardieri Av-8b Harrier II e elicotteri d’attacco Ah-1 “Super Cobra”, e il cacciatorpediniere lanciamissili Uss Laboon, unità classe Arleigh Burke armata con missili Tomahawk, hanno attraversato lo Stretto di Hormuz nel rispetto della loro missione, e come segnale di deterrenza nei confronti di Teheran e delle sue minacce.



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