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 Oggetto del messaggio: Dove stiamo andando?
MessaggioInviato: 11/03/2009, 13:28 
Dennis Meadows, autore del famoso rapporto “I limiti dello sviluppo”, afferma: “penso che diversi paesi Europei (e non solo) privi di risorse naturali tra i quali l'Italia, si avviino al declino e alla povertà se non avranno la capacità di riconvertirsi rapidamente”.
Credo che valga la pena di meditare su una tale prospettiva dal momento in cui cominciamo quanto tardi a renderci conto dei baratri di vuoto che abbiamo ottusamente scavato sotto la nostra economia durante gli anni del “boom economico”. La prospettiva di un'Italia (come una parte del mondo evoluta tecnologicamente) che torni ad essere povera non é solo legata ai gravissimi errori compiuti in casa nostra ed in particolare all'idea di poter vivere a lungo al disopra dei nostri mezzi, ma anche al non aver capito le grandi correnti di fondo che stavano da anni agitando il panorama dello sviluppo mondiale, e che lo porteranno ancora a modificarsi profondamente nel prossimo futuro.
Troppo spesso in questi anni abbiamo sperato in qualche ripresa provvidenziale, che rimettesse a posto le cose e ci permettesse di continuare come prima.
E' ora di diventare tutti più adulti, per cominciare guardare con più intelligenza e meno demagogia a certe situazioni nuove che non possiamo ormai più ignorare, infatti noi risentiamo oggi e risentiremo sempre più in avvenire di crisi vitali come quella socio - economica ed energetico - ambientale che stanno manifestandosi in Europa ed un pò ovunque nel mondo.
Occorre dunque prendere atto e coscienza di una certa situazione generale per poi meglio affrontare i problemi anche di casa nostra con le nuove strade da percorrere che dovranno anche prevedere urgenti riconversioni a tanti livelli.
La nuova situazione generale ci fa subito capire che la posizione dell'Italia è diventata oggi particolarmente difficile proprio perché noi non produciamo abbastanza energia e cibo, dobbiamo comperare all'estero petrolio e prodotti agricoli, e con cosa li paghiamo adesso ed in avvenire?
Li potremmo pagare forse con la nostra capacità industriale, con la nostra capacità tecnologica, ma per fare questo occorrerebbe essere competitivi sui mercati internazionali, cioè occorrerebbe produrre a prezzi più bassi degli altri, oppure in modo più efficiente, oppure con tecnologie più avanzate, tutte cose che stiamo facendo poco, ed in disarmonia tra loro, oppure bisognerà diminuire i nostri consumi di energia e di cibo, e quindi di conseguenza accettare una diminuzione del nostro livello di vita, oppure occorrerà modificare il ritmo di sviluppo per bilanciare in qualche modo questi squilibri. Insomma in economia, come in tutte le cose di questo mondo, esiste un sistema di contrappesi automatici, per cui si possono fare scelte di un certo tipo o di un altro, ma non si possono ottenere nello stesso tempo cose incompatibili tra loro.
La velocità crescente dello sviluppo é stata la regola che ha accompagnato l'espansione dei paesi industrializzati, senza tener conto dei rischi di una tale corsa senza freni. Il grande choc dell'autunno 1973 con l'embargo del petrolio e le restrizioni sui consumi di energia sembrava aver creato in tutto il mondo un clima psicologico nuovo, l'embargo del petrolio é stata purtroppo un'occasione perduta, in quanto era il momento di cambiare rotta, di rivedere a fondo la politica dei consumi, ed invece non l'abbiamo fatto; passato il momento più difficile, in tutto il mondo si é ripreso a fare uso come prima di benzina, di luce elettrica, di condizionatori, di energia di ogni tipo, come se non fosse accaduto nulla.
Questo succede perché nelle profondità del nostro intimo, non vogliamo accettare il concetto di essere arrivati al capolinea di un certo tipo di sviluppo, di aver già finito una corsa proprio sul più bello, di doverci fermare nel momento in cui si stava prendendo quota. Non vi é soltanto un problema di differenza tra ricchi e poveri, che in questo modo rischierebbe di cristallizzarsi, nel senso del “chi ha avuto ha avuto, e chi ha dato ha dato”, c'é proprio qualcosa nella natura umana che ci spinge inesorabilmente al movimento all'ascesa, come una molla che difficilmente può essere repressa, tale molla naturale é senza dubbi positiva, và solo controllata ed incanalata in modo da risultare positiva, e non dannosa alla nostra vita.
Oggi si é portati a pensare che gran parte delle responsabilità della crisi attuale, sono da addebitare al malcostume della vita politica, ed al troppo veloce sviluppo tecnologico che ha spinto troppo in avanti le cose, creando tipi di società che non sono più "a misura d'uomo", deteriorando la qualità della vita, e in definitiva, inaridendo una civiltà.
E' da considerazioni come queste, che nasce in alcuni individui, specialmente tra i più giovani, una specie di rifiuto verso la politica e la tecnologia, ed in contemporanea sorgono dei desideri per modelli di vita più vicini alla natura, che portano comunque con sé delle grosse contraddizioni.
In realtà senza tecnologia i giovani tornerebbero a fare quello che hanno sempre fatto per millenni: pascolare le pecore e le mucche. Quindi la scelta, non può essere tra maggiore e minore tecnologia, perché allora sarebbe soltanto una scelta tra maggiore o minore miseria, analfabetismo, fame, malattie ecc.
L'uomo ha assoluto bisogno di tecnologia, il problema é piuttosto: quale tipo di tecnologia, con quali fini, a profitto di chi, entro quali equilibri.
La nostra tecnologia cerca veramente oggi di risolvere i problemi di fondo, oppure invece continua a muoversi lungo linee antiquate e anacronistiche? Se guardiamo lo sviluppo tecnologico di questi ultimi 100 anni é facile rendersi conto che in realtà la tecnologia continua oggi ancora a premere sulle risorse anziché a crearle; infatti noi dipendiamo ancora in larga misura da alcune invenzioni di base che hanno caratterizzato la fine 800 ed il 900.
C 'é un' altro aspetto sul quale é bene riflettere, un aspetto di cui di solito non si parla, e che é invece é allarmante nel contesto della crisi attuale: il divario culturale, cioè il divario crescente tra una tecnologia che se ne va per conto suo a ruota libera condizionando in gran parte lo sviluppo in modo sbagliato, e una cultura che tutto sommato non si preoccupa troppo di guidare queste scelte tecnologiche; una cultura che troppo spesso considera la tecnologia estranea ai suoi interessi intellettuali. In definitiva, sostanzialmente manca un'educazione filosofico-scientifica non soltanto nella scuola ma anche nella società, capace di renderci più consapevoli sui rischi che corriamo con la perdita di certi equilibri naturali causati dalle devastazioni che inevitabilmente porta con sé una tecnologia usata male, ed a vantaggio solo di “qualcuno”.
Attenzione anche alle “false culture”, cioè a quelle culture solo di facciata nozionistiche e non interiorizzate, non calate quindi responsabilmente nella realtà oggettiva in cui tutti viviamo.
A proposito di cultura, sicuramente molto peso hanno avuto sulla nostra formazione culturale, le filosofie di vita di base dell'ESSERE e dell'AVERE.
Purtroppo le civiltà occidentali hanno sempre fatto leva più sulle filosofie dell'avere che dell'essere, spingendo l'uomo ad usare qualsiasi mezzo di prevaricazione pur di avere di più di tutto: potere, soldi, immagine, benessere ecc. In questo forse certe culture orientali hanno qualcosa da insegnarci... dovremmo nel prossimo futuro tra le altre cose, imparare a mettere davanti tutto i problemi dell'Io dell'uomo, in tutte le sue sfaccettature e le sue profondità.
Si rende quindi sempre più necessario un mutamento drastico di "filosofia" oltre che di scienza e tecnologia, cercando di attribuire un nuovo significato alla parola "progresso", in modo che questo progresso non si verifichi più soltanto in termini scientifici e tecnologici materiali, ma si indirizzi verso quella che a me piace chiamare la "scienza del buon vivere", scienza che non é ancora nata ma che invece dovrebbe fare da riferimento centrale verso tutti i vari aspetti filosofico-scientifici che riguardano la nostra vita in armonia con l’universo di cui siamo parte.


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MessaggioInviato: 11/03/2009, 20:18 
Da nuages47:
In realtà senza tecnologia i giovani tornerebbero a fare quello che hanno sempre fatto per millenni: pascolare le pecore e le mucche.
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Magari!....Fatto stà che i giovani di oggi non saprebbero fare neanche questo
e siccome indietro non vuol tornare nessuno,allora questa Società stà andando incontro a qualcosa di tragico a livello globale.


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MessaggioInviato: 11/03/2009, 20:31 
Su un pò di ottimismo, non si può sempre vedere tutto nero!


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MessaggioInviato: 12/03/2009, 20:39 
Cita:
Tanis ha scritto:

Su un pò di ottimismo, non si può sempre vedere tutto nero!

Si effettivamente bisogna sempre essere ottimisti,però con l'esperienza maturata nei miei ""lunghi anni"" [;)],ti dirò che vedo un pò nero.
Come si fa ad imporre ad un giovane abituato ad avere vestiti firmati con con l'automobile sempre lucida,con l'ultima generazione di telefonino, con i capelli sempre a posto e non essendo abituato sin dalla nascita alla fatica e al sudore da lavoro e i ""Mass Media"" remare sempre contro,non si può più e siccome il modo per andare avanti ci impone che si deve per forza resettare tutto il nostro modo di vivere in modo di poter riprendere il ritmo naturale che vi era una volta.
Dobbiamo rispolverare l'antico Artigianato dove si poteva vivere dignitosamente per es.:avendo i clienti conosciuti dello stesso quartiere e riprendere i giovani in età adolescenziale a fargli imparare i mestieri in modo non di avere sempre una continuità senza grossi sovraccarichi Previdenziali per il datore di lavoro.
Bisognerebbe incentivare chi ha intenzione di lavorare in Agricoltura,anche coloro che hanno pochi Ettari di terreno perchè anche loro contribuiscono all'Economia,facendo in modo che possano acquistare agevolmente macchine Agricole e nel frattempo il governo dovrebbe fare una sana politica per agevolare le Cooperazioni.


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Essere Interdimensionale
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MessaggioInviato: 12/03/2009, 21:29 
Ma vi pare che l'uomo può fermarsi davanti alla conoscenza solo per scrupolo morale e per paura del futuro?
E' semplice evoluzione ragazzi, ognuno può ritenere se sia giusta o meno a seconda della propria morale. Ma si tratta di evoluzione, è inevitabile. Amen.


Ultima modifica di Lawliet il 12/03/2009, 21:30, modificato 1 volta in totale.


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"Chiedere a chi ha il potere, di riformare il potere!? Che ingenuità!" - Giordano Bruno

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Astronave
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MessaggioInviato: 13/03/2009, 11:36 
Nei forum e in liste riservate si fa' un gran parlare di una ipotetica bancarotta dell'Italia, oppure di altre possibili catastrofi che azzerino l'autorita' e la presenza dello Stato (attacco nucleare, scomparsa improvvisa dell'Euro, intensa guerra civile, ecc. ecc.) . Cosa accadrebbe qualora gli scenari peggiori si concretizzassero? Cosa dobbiamo aspettarci di vedere? Tento di illustrare alcune delle terribili conseguenze prevedibili in caso di azzeramento dello stato centrale italiano, prendetelo solo come uno scherzo questo ipotetico "ritorno al Medioevo".


A) COLLASSO E RIORGANIZZAZIONE.
Indipendentemente dal tipo di crollo l'anarchia e' sempre e solo temporanea, gli esseri umani tendono sempre a riorganizzarsi in gruppi o strutture, magari con leader differenti ma percepiti come piu' adatti alla nuova situazione. Uno shock che annienti le strutture statali dell'Italia porterebbe a nuovi poteri locali, probabilmente solo comunali, identificabili con chi riesce a dare l'idea di poter assicurare la continuita' del cibo e dei servizi essenziali, spazzando via precedenti selezioni di ordine ideologico. Un esperto di idraulica che possa assicurare acqua pulita avrebbe piu' appoggi di quindici politici di professione, l'abituale percezione degli schieramenti sinistra-centro-destra potrebbe non avere senso per diversi anni. I leader nelle emergenze si affermano solo se adatti ad affrontare i problemi essenziali, sindaci percepiti come avulsi all'emergenza sarebbero spazzati via da rivolte e da una totale perdita di consenso.

B) NASCITA DI MILIZIE COMUNALI.
La riorganizzazione di un'autorita' sarebbe inizialmente possibile solo a livello locale, ed i Municipi si troverebbero a dover organizzare gruppi armati, spesso autorizzati ad una giustizia sommaria. Panico, criminalita', assalti alle riserve di cibo, contenimento di sovversivi, protezione delle risorse sanitarie rimaste, allontanamento di ondate di profughi affamati faranno nascere naturalmente il bisogno di usare la forza, mobilitando gente disposta a sparare. In tutta Italia ci sono milioni di giovani tossicodipendenti che, nel caso si arresti il flusso quotidiano degli stupefacenti, diventerebbero incontenibili con metodi di normale pubblica sicurezza, ed e' possibile immaginarli lanciati in saccheggi armati di risorse (che non gli occorrono) per barattare le ultime dosi di droga rimaste. Solo un uso spietato ed esteso della forza potra' salvare le risorse superstiti da queste bande improvvisate di predoni all'interno delle varie comunita'. Ai medici e a personale indispensabile sarebbe proibito di rischiare la vita nei combattimenti.

C) REQUISIZIONI.
Sia per assicurarsi il potere locale, sia per dare cibo razionato per tutti e fornire i servizi essenziali, le milizie comunali attuerebbero dei pignoramenti forzati di risorse, requisendo armi, cibo, carburanti, generatori di energia, alcolici (per migliorare l'ordine pubblico ed usarli come carburante) e se lontani dal mare, di sale. La poca energia disponibile sarebbe utilizzata per le risorse sanitarie locali e i servizi essenziali. I magazzini dove il materiale sequestrato verrebbe accumulato verrebbero scelti in funzione della facilita' di difenderli con guardie armate.

D) NUOVO POTERE COMUNALE.
I nuovi capi dei vari comuni sposterebbero la loro sede in strutture facili da difendere, come antichi castelli o vani sotterranei. L'esecuzione delle nuove leggi municipali, nell'assenza totale dello Stato italiano, avverrebbe secondo regole severe e punizioni rapide. Ogni attivita' comunale verra' pensata per richiedere meno energia e meno carta possibile.

E) GLI INDESIDERABILI.
Minoranze mal sopportate, spacciatori, noti pedofili, drogati alla ricerca violenta di una dose e chiunque sia precepito come un ostacolo alla convivenza della nuova comunita' incontrerebbe velocemente l'espulsione, andando ad ingrossare bande di sbandati che si muoverebbero tra i comuni, ingaggiando conflitti per il cibo con le varie milizie municipali. Questo fatto portera' probabilmente in diverse parti a preferire l'uccisione di un indesiderato al semplice allontanamento. Le grandi citta' che non possono produrre cibo per tutti genererebbero un enorme numero di sfollati, che come una marea umana si riverserebbe lentamente verso le comunita' agricole, portando non solo scontri a fuoco ma anche all'interruzione di linee stradali e ferroviarie di comunicazione. Per esempio un futuro potere municipale di Vigevano, esasperato dal quotidiano arrivo di profughi e predoni dal milanese, potrebbe far saltare il proprio ponte sul Ticino per fermare almeno eventuali treni diesel ed attacchi con mezzi pesanti. La presenza di bande numerose di indesiderati che vagano ed attaccano potrebbe portare alla concentrazione di comunita' dentro mura antiche o nuove, evacuando i propri cittadini da quartieri difficilmente difendibili e pregiudicando parte della produzione agricola.

F) INDUSTRIA E RIPARAZIONI.
Con ingegno e capacita' di adattamento le comunita' municipali attiverebbero delle attivita' di produzione locale di armi, munizioni, generatori di energia elettrica o termica dal sole, medicine da erbe locali, minime quantita' di carburante e carbonella dai resti della produzione agricola. Chiunque sia in grado di utilizzare rottami per effettuare riparazioni, oppure trarre dalle migliaia di auto inutilizzabili delle utilita', verrebbe tenuto lontano dai combattimenti perche' indispensabile per la sua inventiva. I ciclisti avrebbero tanto lavoro, per esempio ottenendo carretti dai resti di due biciclette. La requisizione dei cavi telefonici consentirebbe di stabilire una qualche forma di comunicazione municipale, anche con le milizie di difesa sul perimetro esterno. La produzione di beni agricoli e tecnici consentira' dei baratti con comuni vicini, per varare anche alleanze contro le bande di predoni. La modifica di case ed abitazioni per scaldarle in inverno, con il minor dispendio possibile di energia, bruciando in modo ottimale legno, carta o resti agricoli, coinvolgera' nei primi anni molte ore di lavoro.

G) MONETA LOCALE.
I vari municipi, sia per pagare le milizie, sia per facilitare il razionamento del cibo, sia per attivare la ricostruzione ed il ripartire dell'economia, farebbe una propria forma di moneta, magari inizialmente sotto forma di buoni che danno diritto a mangiare attingendo dai protetti magazzini comunali. Ci sono gia' municipi in Italia ed all'estero che hanno una loro valuta locale ( http://www.monetacomplementare.it ) con ottimi risultati di valorizzazione delle loro risorse, dopo un crollo nazionale rovinoso ogni comune attiverebbe una sua forma di scambio.

H) AGRICOLTURA.
Per soddisfare il bisogno di cibo si coltiverebbe e difenderebbe ogni spazio possibile, dalle aiuole delle stazioni ferroviarie a piccoli orti sulle terrazze in cima ai palazzi, in modo simile a quanto avviene a Cuba ed in altri paesi poveri. Dall'allevamento di lombichi al traino animale, mezzi considerati superati verrebbero riaddattati e le coltivazioni sarebbero la prima fonte di lavoro comunale. Ottenere l'acqua necessaria, e convogliarla dove serve, richiedera' uno sforzo notevole e perfino anche muscolare grazie a portatori di acqua professionisti. Aree difficili da difendere, pur potenzialmente produttive a livello agricolo, verranno probabilmente evacuate per la presenza di bande pericolose di sbandati. I rifiuti organici umani ed animali sarebbero raccolti per farne del concime.

Fonte: Big Easy Community


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MessaggioInviato: 13/03/2009, 21:03 
impariamo a guardare avanti con un pò di ottimismo, ci sono i giovani per fortuna.....


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MessaggioInviato: 13/03/2009, 21:51 
Cita:
danielozma ha scritto:

Nei forum e in liste riservate si fa' un gran parlare di una ipotetica bancarotta dell'Italia, oppure di altre possibili catastrofi che azzerino l'autorita' e la presenza dello Stato (attacco nucleare, scomparsa improvvisa dell'Euro, intensa guerra civile, ecc. ecc.) . Cosa accadrebbe qualora gli scenari peggiori si concretizzassero? Cosa dobbiamo aspettarci di vedere? Tento di illustrare alcune delle terribili conseguenze prevedibili in caso di azzeramento dello stato centrale italiano, prendetelo solo come uno scherzo questo ipotetico "ritorno al Medioevo".


A) COLLASSO E RIORGANIZZAZIONE.
Indipendentemente dal tipo di crollo l'anarchia e' sempre e solo temporanea, gli esseri umani tendono sempre a riorganizzarsi in gruppi o strutture, magari con leader differenti ma percepiti come piu' adatti alla nuova situazione. Uno shock che annienti le strutture statali dell'Italia porterebbe a nuovi poteri locali, probabilmente solo comunali, identificabili con chi riesce a dare l'idea di poter assicurare la continuita' del cibo e dei servizi essenziali, spazzando via precedenti selezioni di ordine ideologico. Un esperto di idraulica che possa assicurare acqua pulita avrebbe piu' appoggi di quindici politici di professione, l'abituale percezione degli schieramenti sinistra-centro-destra potrebbe non avere senso per diversi anni. I leader nelle emergenze si affermano solo se adatti ad affrontare i problemi essenziali, sindaci percepiti come avulsi all'emergenza sarebbero spazzati via da rivolte e da una totale perdita di consenso.

B) NASCITA DI MILIZIE COMUNALI.
La riorganizzazione di un'autorita' sarebbe inizialmente possibile solo a livello locale, ed i Municipi si troverebbero a dover organizzare gruppi armati, spesso autorizzati ad una giustizia sommaria. Panico, criminalita', assalti alle riserve di cibo, contenimento di sovversivi, protezione delle risorse sanitarie rimaste, allontanamento di ondate di profughi affamati faranno nascere naturalmente il bisogno di usare la forza, mobilitando gente disposta a sparare. In tutta Italia ci sono milioni di giovani tossicodipendenti che, nel caso si arresti il flusso quotidiano degli stupefacenti, diventerebbero incontenibili con metodi di normale pubblica sicurezza, ed e' possibile immaginarli lanciati in saccheggi armati di risorse (che non gli occorrono) per barattare le ultime dosi di droga rimaste. Solo un uso spietato ed esteso della forza potra' salvare le risorse superstiti da queste bande improvvisate di predoni all'interno delle varie comunita'. Ai medici e a personale indispensabile sarebbe proibito di rischiare la vita nei combattimenti.

C) REQUISIZIONI.
Sia per assicurarsi il potere locale, sia per dare cibo razionato per tutti e fornire i servizi essenziali, le milizie comunali attuerebbero dei pignoramenti forzati di risorse, requisendo armi, cibo, carburanti, generatori di energia, alcolici (per migliorare l'ordine pubblico ed usarli come carburante) e se lontani dal mare, di sale. La poca energia disponibile sarebbe utilizzata per le risorse sanitarie locali e i servizi essenziali. I magazzini dove il materiale sequestrato verrebbe accumulato verrebbero scelti in funzione della facilita' di difenderli con guardie armate.

D) NUOVO POTERE COMUNALE.
I nuovi capi dei vari comuni sposterebbero la loro sede in strutture facili da difendere, come antichi castelli o vani sotterranei. L'esecuzione delle nuove leggi municipali, nell'assenza totale dello Stato italiano, avverrebbe secondo regole severe e punizioni rapide. Ogni attivita' comunale verra' pensata per richiedere meno energia e meno carta possibile.

E) GLI INDESIDERABILI.
Minoranze mal sopportate, spacciatori, noti pedofili, drogati alla ricerca violenta di una dose e chiunque sia precepito come un ostacolo alla convivenza della nuova comunita' incontrerebbe velocemente l'espulsione, andando ad ingrossare bande di sbandati che si muoverebbero tra i comuni, ingaggiando conflitti per il cibo con le varie milizie municipali. Questo fatto portera' probabilmente in diverse parti a preferire l'uccisione di un indesiderato al semplice allontanamento. Le grandi citta' che non possono produrre cibo per tutti genererebbero un enorme numero di sfollati, che come una marea umana si riverserebbe lentamente verso le comunita' agricole, portando non solo scontri a fuoco ma anche all'interruzione di linee stradali e ferroviarie di comunicazione. Per esempio un futuro potere municipale di Vigevano, esasperato dal quotidiano arrivo di profughi e predoni dal milanese, potrebbe far saltare il proprio ponte sul Ticino per fermare almeno eventuali treni diesel ed attacchi con mezzi pesanti. La presenza di bande numerose di indesiderati che vagano ed attaccano potrebbe portare alla concentrazione di comunita' dentro mura antiche o nuove, evacuando i propri cittadini da quartieri difficilmente difendibili e pregiudicando parte della produzione agricola.

F) INDUSTRIA E RIPARAZIONI.
Con ingegno e capacita' di adattamento le comunita' municipali attiverebbero delle attivita' di produzione locale di armi, munizioni, generatori di energia elettrica o termica dal sole, medicine da erbe locali, minime quantita' di carburante e carbonella dai resti della produzione agricola. Chiunque sia in grado di utilizzare rottami per effettuare riparazioni, oppure trarre dalle migliaia di auto inutilizzabili delle utilita', verrebbe tenuto lontano dai combattimenti perche' indispensabile per la sua inventiva. I ciclisti avrebbero tanto lavoro, per esempio ottenendo carretti dai resti di due biciclette. La requisizione dei cavi telefonici consentirebbe di stabilire una qualche forma di comunicazione municipale, anche con le milizie di difesa sul perimetro esterno. La produzione di beni agricoli e tecnici consentira' dei baratti con comuni vicini, per varare anche alleanze contro le bande di predoni. La modifica di case ed abitazioni per scaldarle in inverno, con il minor dispendio possibile di energia, bruciando in modo ottimale legno, carta o resti agricoli, coinvolgera' nei primi anni molte ore di lavoro.

G) MONETA LOCALE.
I vari municipi, sia per pagare le milizie, sia per facilitare il razionamento del cibo, sia per attivare la ricostruzione ed il ripartire dell'economia, farebbe una propria forma di moneta, magari inizialmente sotto forma di buoni che danno diritto a mangiare attingendo dai protetti magazzini comunali. Ci sono gia' municipi in Italia ed all'estero che hanno una loro valuta locale ( http://www.monetacomplementare.it ) con ottimi risultati di valorizzazione delle loro risorse, dopo un crollo nazionale rovinoso ogni comune attiverebbe una sua forma di scambio.

H) AGRICOLTURA.
Per soddisfare il bisogno di cibo si coltiverebbe e difenderebbe ogni spazio possibile, dalle aiuole delle stazioni ferroviarie a piccoli orti sulle terrazze in cima ai palazzi, in modo simile a quanto avviene a Cuba ed in altri paesi poveri. Dall'allevamento di lombichi al traino animale, mezzi considerati superati verrebbero riaddattati e le coltivazioni sarebbero la prima fonte di lavoro comunale. Ottenere l'acqua necessaria, e convogliarla dove serve, richiedera' uno sforzo notevole e perfino anche muscolare grazie a portatori di acqua professionisti. Aree difficili da difendere, pur potenzialmente produttive a livello agricolo, verranno probabilmente evacuate per la presenza di bande pericolose di sbandati. I rifiuti organici umani ed animali sarebbero raccolti per farne del concime.

Fonte: Big Easy Community

Lo scenario che descrivi poteva andare bene nel Medioevo ma non in questa società già Globalizzata.


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