Il processo a Zahi Hawass
Lo scorso 18 aprile i legali di Zahi Hawass sono riusciti a far sospendere una sentenza del tribunale egiziano di Agouza: la nuova ordinanza del tribunale specifica che l’interessato non andrà in prigione e rimarrà al suo posto nel Ministero delle Antichità.
Il giorno prima, infatti, Hawass era stato condannato dal tribunale a un anno di carcere, al sollevamento dall’incarico governativo e al pagamento di 10.000 lire egiziane (1.136 euro), per il caso del negozio di souvenir del Museo Egizio del Cairo.
Il ricorso si terrà alla corte d’appello il prossimo 8 giugno. Se Hawass sarà in grado di dimostrare che ha rispettato la risoluzione del Consiglio di Stato, la sua posizione verrà stralciata, altrimenti sarà determinata la pena detentiva.
L’accusa rivolta ad Hawass è l’aver aperto, il 15 dicembre dello scorso anno, il nuovo negozio di souvenir del Museo Egizio (peraltro saccheggiato durante la recente rivoluzione in Egitto) in violazione di una sentenza della corte.
Quella che segue è una descrizione dettagliata degli eventi sulla base dei resoconti di una delle due parti in causa: Farid Atiya, editore egiziano, fotografo e scrittore.
La situazione
Fino al dicembre 2010, i turisti in visita al Museo del Cairo entravano e uscivano dall’ingresso principale, sul lato sud dell’edificio. Accanto all’ingresso c’era una libreria aperta da molti anni. Ogni tre anni, la concessione di questa libreria veniva pubblicamente messa all’asta e data al miglior offerente. Le ultime due aste sono state vinte da Farid Atiya.
Secondo Farid Atiya, questo infastidiva Zahi Hawass perché egli avrebbe voluto dare la concessione alla American University in Cairo Press (AUC Press). Nel 2006 Mark Linz, il direttore della AUC Press, disse ad Atiya riguardo il progetto di costruire un nuovo negozio e che alla AUC Press sarebbe stata data in locazione il nuovo negozio. Quando Farid Atiya vinse l’asta di nuovo nel 2007, Hawass giurò che Atiya non sarebbe rimasto a lungo.
Con il pretesto di un abbellimento del museo, Hawass ebbe l’idea di costruire un nuovo negozio di souvenir sul lato occidentale del museo. I visitatori sarebbero entrati nel museo dall’ingresso originale, ma sarebbero usciti attraverso il nuovo negozio sul lato occidentale, eludendo così il vecchio negozio che veniva affittato ad Atiya.
Il nuovo negozio alla fine venne costruito e la sua concessione doveva essere messa all’asta, in rispetto della legge.
Le prime due aste
Nell’ottobre 2009 il Consiglio Supremo delle Antichità (SCA) annuncia un’asta privata (limited auction) per affittare il nuovo negozio di souvenir del museo. Nelle aste private solo alcune imprese sono invitate, in contrapposizione ad un asta pubblica nella quale ogni azienda può partecipare.
In seguito si sarebbe rivelato che l’intenzione di Zahi Hawass era di affittare il nuovo negozio a una società di proprietà del governo chiamata “Sound and Light” e che tale società avrebbe dato la gestione del negozio alla AUC Press. La società Sound and Light è responsabile della gestione di suono e luce e di altre funzioni nella piana di Giza e altri siti. Nel 1990 Zahi Hawass è stato membro del consiglio di amministratori fiduciari della Sound and Light.
La condizione per partecipare all’asta è quella di presentare una prima lettera di garanzia con 2.000.000 di lire egiziane (230.000 euro), e una lettera di garanzia finale con 10.000.000 di lire egiziane (1.135.000 euro). Tali importi sono dieci volte superiori a quanto la legge esige e Atiya pensa che Zahi Hawass abbia creato una barriera così alta per impedirgli di partecipare.
Il giorno dell’asta il rappresentante della Sound and Light arriva con 45 minuti di ritardo. L’avvocato di Atiya insiste nell’avere questo fatto documentato nelle carte dell’asta. Di conseguenza, il rappresentante del Consiglio di Stato rimuove la Sound and Light dall’asta. Hawass usa allora il suo diritto di annullare l’asta perché rimaneva una sola offerta, quella di Farid Atiya.
L’asta viene annunciata un’altra volta nel novembre del 2009 e sia la Sound and Light che Farid Atiya sono invitati a partecipare ancora. Le loro due domande vengono accettate tecnicamente, ma nel giorno previsto per le offerte Zahi Hawass annuncia che l’asta verrà rimandata a un’altra data.
Ufficiosamente ad Atiya viene detto che Hawass aveva intenzione di annullare l’asta e di rivolgersi al primo ministro Ahmed Nazif per dare la concessione del negozio alla società Sound and Light con un incarico diretto. Il primo ministro ha il diritto legale di farlo.
Farid Atiya scrive al Primo Ministro Ahmed Nazif
Alla luce di queste informazioni, Atiya scrive un rapporto al primo ministro Nazif per spiegare il caso. Il rapporto viene dato al primo ministro da un altro ministro che spiega personalmente il caso a Ahmed Nazif il 4 gennaio 2010. Il primo ministro quindi scrive a Zahi Hawass, affermando che egli non avrebbe dato la concessione del negozio alla Sound and Light senza un’asta. Quando, lo stesso giorno, Hawass si rivolge a Nazif, il primo ministro di nuovo spiega che lui non avrebbe dato i tre anni di concessione del nuovo negozio alla Sound and Light senza un’asta.
La terza asta
Nel maggio 2010 l’asta viene annunciata per la terza volta con la stessa condizione, solo che questa volta Atiya non viene invitato a partecipare. In risposta, Atiya si reca alla corte del Consiglio di Stato e chiede la cancellazione dell’asta così come tutti i risultati conseguenti.
Zahi Hawass scrive a Farouk Hosny
Nella prima settimana del giugno 2010, durante la fase finale dell’asta, Zahi Hawass invia una lettera al Ministro della Cultura, Farouk Hosny. In tale lettera Hawass spiega tutta la situazione dell’asta e in uno dei paragrafi scrive che il primo ministro Nazif ha rifiutato l’affidamento diretto del nuovo negozio alla Sound and Light senza un’asta. Hawass continua a dire che avevano ricevuto una sola offerta, quella della Sound and Light, che collaborerà con la AUC Press. Farouk Hosny a sua volta invia la lettera all’ufficio del primo ministro, che è dove Atiya ha ottenuto una copia della lettera.
Il verdetto sulla terza asta
Il verdetto della corte viene annunciato il 15 giugno 2010: il giudice che ordina la cancellazione dell’ultima asta, iniziata il 9 maggio 2010, e tutti i risultati successivi di tale asta.
Il contratto tra l’SCA e la Sound and Light viene firmato/fallisce l’appello
Atiya informa ufficialmente il Consiglio Supremo delle Antichità (SCA) del verdetto del tribunale il 16 giugno 2010. L’SCA si appella alla sentenza e nel ricorso presentata un contratto tra la Sound and Light e l’SCA che dà la concessione alla Sound and Light.
Questo contratto è stato firmato da Zahi Hawass il 16 giugno, tuttavia la lettera di garanzia finale da parte della banca era datata 20 giugno 2010. Legalmente non è possibile stipulare un contratto prima di presentare la lettera di garanzia finale che in questo caso è stata di 10 milioni di lire egiziane. L’appello viene quindi rifiutato e la sentenza diventa definitiva.
Hawass ignora la sentenza della corte e continua con i preparativi del negozio, consegnandolo alla Sound and Light nel settembre 2010. Avrebbe poi aperto il 15 dicembre 2010.
Zahi Hawass scrive a Farid Atiya chiedendogli di chiudere la vecchia libreria
Due giorni prima dell’apertura, il 13 dicembre 2010, Zahi Hawass invia a Farid Atiya una lettera chiedendogli di chiudere la vecchia libreria a partire dal 15 dicembre in quanto il nuovo negozio avrebbe aperto quel giorno.
Il contratto di Atiya della vecchia libreria era già scaduto (anche se l’SCA gli aveva detto di continuare a gestire la libreria sotto lo stesso contratto fino all’apertura del nuovo negozio). Atiya sarebbe stato costretto a chiudere comunque, anche senza l’ordine di Hawass, perché cambiando l’uscita del museo e deviando i clienti dalla vecchia libreria, non avrebbe fatto abbastanza soldi per pagare l’affitto.
Atiya fa ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione dell’SCA di fargli chiudere, perché essa si basava sull’apertura del nuovo negozio, che, secondo la sentenza della corte del 15 giugno 2010, non avrebbe mai dovuto aprire.
Il primo ministro Ahmed Nazif scrive a Zahi Hawass
Il Primo Ministro Nazif scrive ad Hawass nuovamente nella prima settimana del gennaio 2011, chiedendogli di attuare l’ordinanza del tribunale e di chiudere il nuovo negozio. Hawass dice che non è in grado di applicare l’ordinanza del tribunale perché la Sound and Light e l’AUC avevano fatto un grosso investimento nel nuovo negozio e avrebbero subito grandi perdite finanziarie se il nuovo negozio fosse stato chiuso.
L’offerta
Hawass fa alcune offerte ad Atiya attraverso un mediatore, che Atiya rifiuta, preferendo seguire la sentenza della corte. L’offerta consisteva nel dargli una parte molto piccola del nuovo negozio, soli 5 metri quadrati a fronte di una superficie totale del negozio di 800 metri quadrati. Ad Atiya viene detto che avrebbe potuto mostrare i suoi libri in questa piccola zona sotto la supervisione dell’AUC con l’obbligo di dare all’AUC e alla Sound and Light il 50% delle vendite. Si noti che AUC e Sound and Light pagano all’SCA solo il 21% delle loro vendite. Inoltre, l’AUC avrebbe scelto i libri da mostrare. Atiya ha trovato questa offerta umiliante, che non vale la pena di ulteriori negoziazioni.
L’11 gennaio 2011, la segretaria di Hawass chiama Atiya per organizzare un incontro con lui il giorno dopo. Gli viene detto che non c’è alcun modo che una risoluzione del primo ministro sarebbe stata trascurata o ignorata.
Quando Farid Atiya incontra Zahi Hawass il giorno successivo (12 gennaio 2011), Atiya gli chiede di attuare l’ordinanza del tribunale. Hawass gli risponde che è impossibile farlo a causa dei costi già spesi nella creazione del nuovo negozio.
Zahi Hawass nega di aver ricevuto una lettera del primo ministro
Atiya chiede ad Hawass della lettera che il primo ministro gli aveva inviato qualche giorno prima chiedendogli di attuare l’ordinanza del tribunale. Hawass prima cerca di negare l’esistenza di tale documento e solo dopo che Atiya insiste nel dire che il documento è stato inviato, Hawass riconosce di aver effettivamente ricevuto il documento. Hawass dice che se ne era dimenticato. Ne negava l’esistenza perché non era sicuro che Atiya avesse i collegamenti nel governo che lo avessero informato che tale lettera era stata inviata.
La rivoluzione
Prima che il primo ministro potesse comunicare una risoluzione finale al Ministero della Cultura per applicare l’ordinanza della corte, il 25 gennaio inizia la rivoluzione e il primo ministro Nazif viene licenziato pochi giorni dopo, il 29 gennaio, insieme al resto dei ministri del governo. In caso contrario, Nazif avrebbe continuato e redatto quella risoluzione finale. Il Primo Ministro Nazif viene sostituito da Ahmed Chafic, il cui fratello è un caro amico di Zahi Hawass.
Zahi Hawass sfida la sentenza della corte e riapre il nuovo negozio
Il nuovo negozio viene riaperto il 20 febbraio contro la sentenza della corte.
Questo causa è ancora in corso in tribunale. Casualmente, o forse non così tanto visti gli eventi di cui sopra, il 3 marzo Zahi Hawass si è dimesso da Ministro delle Antichità, felice di aver fatto la “giusta decisione” e scagliandosi contro i colleghi che lo hanno criticato.
La seconda causa
Atiya ha poi avviato un nuovo procedimento contro Hawass personalmente e non come segretario generale dell’SCA. L’articolo 123 del diritto penale dell’Egitto dice che qualsiasi funzionario di governo che si rifiuta di attuare una sentenza del tribunale rischia la condanna a un anno di carcere e deve essere licenziato dal suo lavoro. Ciò comporta l’invio di un mandato, attraverso il tribunale, per il funzionario del governo nel suo luogo di residenza e se entro 8 giorni egli non attua l’ordinanza allora è da ritenersi un reato.
(Hawass ha spiegato di non essere il responsabile degli affari legali dell’SCA, che invece spetterebbero al Ministero della Cultura. Dice che Atiya ha portato delle prove del contrario e che però questa volta in tribunale non c’era un legale dell’SCA).
Atiya ha inviato ad Hawass il mandato a novembre, la prima seduta della corte è stata il 13 marzo e, come detto all’inizio dell’articolo, la sentenza è stata emessa il 17 aprile. In tali casi, se il funzionario del governo è accusato dal tribunale, allora ha il diritto di ricorrere in appello ed è quello che Hawass ha fatto. Se in appello dimostra di aver applicato il verdetto, la sua posizione viene stralciata. Qui Hawass si sarebbe potuto trovare in trappola, perché essendosi dimesso da Ministro delle Antichità, non avrebbe avuto modo di attuare il verdetto. Lo scorso 30 marzo, invece, Hawass è stato rinominato Ministro delle Antichità.
Fonte: Talking Pyramids.
Conclusione
Il giornale egiziano Ahram riferisce che il ricorso di Hawass si basa sulla tesi che, poiché il Museo Egizio (sebbene non il negozio di souvenir stesso) contiene monumenti, allora dovrebbe essere considerato come terra di proprietà del governo e quindi trattato in modo in qualche modo diversamente.
Sul suo sito, Hawass scrive che il ricorso si basa sul fatto che l’asta per il negozio era già finita quando c’è stata la delibera della corte (a fine maggio una, a inizio giugno l’altra). Siccome i rappresentanti dell’SCA non ebbero il tempo di presentare le prove della conclusione dell’asta, dice, il tribunale deliberò che l’asta doveva essere fermata, ma ormai era troppo tardi.
Tuttavia, il tribunale aveva ordinato la cancellazione di tale asta e di tutti i risultati successivi di questa asta. In altre parole, la concessione del contratto alla Sound & Light era illegale e pertanto doveva essere annullato.
Hawass è andato avanti e ha aperto il nuovo negozio comunque, anche andando contro il parere del primo ministro che gli chiedeva di applicare l’ordinanza.
Difficilmente però andrà in prigione per questa storia: i giudici lo hanno condannato a una pena detentiva di un anno e lui ha fatto appello. Ma anche se il suo ricorso non avesse un buon esito, Hawass avrebbe ancora 10 giorni per chiudere quel negozio e applicare l’ordine originale del tribunale.
Lui stesso non sembra così preoccupato. Sul suo sito ha dichiarato:
“Devo dire al mondo, circola una storia per cui io starei per andare in prigione, che è un completo malinteso”.
- Zahi Hawass.
http://ilfattostorico.com/2011/05/04/il ... hi-hawass/