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La Sindone e il “funzionario del certificato di sepoltura di Gesù”
12/04/2010 : 15:52
Stefano Stefanini
(NewTuscia) – VITERBO - Barbara Frale, nata a Viterbo nel 1970, risiede da sempre ad Orte, ove si è formata alla ricerca storica anche per l’ispirazione del prof. Delfo Gioacchini, come tante generazioni di giovani. Si è laureata in Conservazione dei Beni Culturali nel 1994 presso l’Università della Tuscia .
Attualmente riveste l'incarico di officiale dell'Archivio Segreto Vaticano. Tiene seminari di storia del Papato e della Curia presso la ”Scuola Vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica”.
Ha pubblicato su L'Osservatore Romano in data 21 agosto 2008 un articolo nel quale ha sostenuto che “le carte originali del processo ai Templari rinvenute nell'Archivio Segreto Vaticano dimostrano l'infondatezza delle accuse di eresia”.
Più volte è stata relatrice ed ospite in convegni e trasmissioni televisive, ove ha illustrato i suoi studi archivistici Nel libro “I Templari e la sindone di Cristo edito nel 2009 la studiosa sostiene, tra l’altro, che l'idolo che i templari onoravano e conservavano gelosamente - secondo le accuse mosse loro dall'Inquisizione del tempo - corrisponde alla Sindone di Torino.
Recentemente ha trattato di uno dei ritrovamenti che potrebbe rivelarsi come tra più sorprendenti dell' era cristiana: Barbara ci ha confermato in una recente intervista rilasciata a Tele Orte , con tutte le precauzioni che la scienza e la ricerca storico-archivistica impone: “Penso di essere riuscita a leggere il certificato di sepoltura di Gesù il Nazareno”.
Ciò che Barbara Frale ha decifrato, viene illustrato da lei stessa nell’ultimo avvincente volume “La sindone di Gesù Nazareno” , edito nel novembre del 2009 dalla casa editrice Il Mulino, che consigliamo di leggere a tutti, credenti e non, in particolare a chi si recherà a Torino in occasione dell’Ostensione della Reliquia, solennemente inaugurata in questi giorni.
Le tesi della dottoressa Frale hanno riaperto proprio alla vigilia dell’ostensione della Reliquia conservata a Torino le questioni della datazione della Sindone ed in particolare dello storico enigma della sua autenticità . Ricordiamo che papa Giovanni Paolo II la definì la Sindone come “ la reliquia più splendida della Passione” .
La presenza di scritture sulla Sindone è nota da oltre un trentennio: Barbara Frale attribuisce i reperti della scrittura ad un funzionario imperiale che avrebbe stilato un certificato di morte sul lenzuolo in cui è stato avvolto il corpo martoriato di un condannato a morte. Consuetudine documentata da altri casi simili risalenti a quel periodo storico.
Chi scrive ricorda dagli studi del diritto romano come tanti particolari descritti dai vangeli corrispondono puntualmente alla procedura penale vigente al tempo di Gesù ed applicata da Ponzio Pilato nel processo più drammatico della Storia: la così detta “provocatio ad popolum” richiamata dalla frase del Passio: “chi volete che sia liberato: Gesù il Nazzareno o Barabba” e la risposta della folla adeguatamente sobillata : “Barabba…Barabba”……. e rivoltà a Gesù: “Cricifiggilo!!! Crocifiggilo!!!”
I risultati della ricerca e le deduzioni interdisciplinari (di ordine archeologico, storico e paleografico) di Barbara Frale sembrano, infatti, integrare e, comunque, non contraddicono il racconto dei Vangeli.
Leggendo l’avvincente rapporto delle studiosa, vengono riconsiderati “alcuni caratteri latini greci e ebraici che avrebbero circondato il volto dell' Uomo della Sindone, impresse in negativo: macchie chiare visibili solo dove si sovrappongono al colore rossastro che disegna l' immagine più controversa del mondo. Se ne accorse per primo nel 1978 il chimico Piero Ugolotti esaminando alcuni negativi fotografici del Telo, e sentendosi incompetente a decifrarle, chiamò in aiuto il classicista Aldo Marastoni. Altri studiosi, francesi e italiani, recuperarono poi nuovi frammenti di vocaboli. “
Dalle scritte si potrbbe dedurre: “iber poteva essere un “moncone” di Tiberios, l'imperatore regnante al tempo della Passione; l' apparente neazare richiama un “nazarenos”, e l' innece(m) può essere ricondotto alle circostanze della morte del condannato alla pena capitale. “
La Frale si domanda di cosa si trattasse: forse un' etichetta, di uno dei reliquiari che custodirono la Sindone quando era già oggetto di culto?
Nel 1988 la prova del radiocarbonio che stabilì per il Lenzuolo risalisse all’epoca tardomedievale, pertanto l' interesse per la questione delle scritte decadde: a chi poteva ormai interessare la presenza di complicati graffiti su una falsa reliquia? La studiosa non si avvale di quella datazione scientifica. Anche nel suo recente studio sui Templari e la Sindone, la Frale ipotizza che il telo di Torino possa corrispondere al bizantino Mandylion di Edessa, trafugato durante il sacco di Costantinopoli del 1204 e successivamente “adorato in modo clandesctino” dai monaci guerrieri dell’Ordine dei Templari.
Dunque le scritte potrebbero risalire ai primi secoli dell' era cristiana. Afferma Barbara Frale “Il confronto con le sepolture coeve, lo studio delle procedure giudiziarie romane e dei regolamenti necrofori giudaici suggerisce alla fine questa ipotesi: un povero corpo crocifisso dopo una condanna poteva essere riconsegnato ai parenti solo dopo un anno di "purificazione" nella fossa comune. Testualmente la ricerca della Frale sostiene che su “cartigli incollati con colla di farina all' esterno del sudario già avvolto attorno al cadavere” venivano scritti i dati di identificazione sommaria del corpo del condannato - nella fattispecie - alla crocifissione. Si tratterebbe di un documento di accertamento e identificazione della salma di un condannato a morte, qualcuno lo paragona ai cartellini oggi apposti sui cadaveri all’obitorio.
La scritta ricostruita dell’identificazione di Yeshua Nazarani la traiamo direttamente dal testo di Barbara Frale: si tratta di “ un certo (I) esou (s) Nnazarennos che nell' anno sedicesimo dell' impero di (T) iber (iou), una volta "deposto sul far della sera", (o) psé kia (tho), dopo essere stato condannato "a morte", in nece (m), da un giudice romano "perché trovato", mw ms' , secondo la denuncia di un' autorità che parlava ebraico (il Sinedrio?), colpevole di qualcosa, viene avviato a sepoltura con l' obbligo di essere consegnato ai parenti solo dopo un anno esatto, ossia nel mese di ada (r); c' è infine l' "io sottoscritto", o meglio "io eseguo", pez (o), da parte del funzionario rogante.
L' anno Sedicesimo di Tiberio corrisponderebbe all' anno 30 dopo Cristo, il periodo è la primavera, l' ora è la nona, quella del Golgota, le parole conservatisi di quella che potrebbe essere una copia del verbale del processo (un testo greco lungo ma illeggibile appare sotto il mento dell’Uomo della Sindone) coincidono con le espressioni che i Vangeli attribuiscono al Sinedrio di Caifa, quell' in necem sarebbe dunque una citazione delle parole della sentenza del governatore Pilato.
Le conclusioni della Frale hann provocato reazioni critiche da parte di studiosi della Sindone, ma ciò era prevedibile. Barbara, con obiettività, afferma: “Non ho voluto dimostrare verità di fede. Io sono cattolica, ma tutti i miei maestri sono stati atei o agnostici, l'unico credente era ebreo. Il mio libro non si esprime sull' origine miracolosa o meno dell' immagine della Sindone. Fin dall' inizio mi sono imposta, anche per disinnescare l' emozione che avrebbe potuto travolgermi, di lavorare come avrei fatto su qualsiasi reperto archeologico. Io ho incontrato un documento archeologico che parla della condanna e della sepoltura di un uomo di nome Yeshua Nazarani: a lui ho intitolato il mio lavoro. Se quell' uomo fosse anche il Cristo, il Figlio di Dio, non è compito mio stabilirlo».
Fonte - NewTuscia, 13 aprile 2010
16/04/2010, 12:34
17/04/2010, 13:50
EnricoB ha scritto:
una cosa curiosa e poco dibattuta è la questione dei fori sulle mani. nell'uomo della sindone i fori sono posti nella zona del polso dove verosimilmente venivano inchiodati i condannati alla pena della croce, e non nelle mani dove il peso non avrebbe permesso di sostere il corpo. l'iconografia cristiana ha sempre rappresentato i segni nella locazione anatomica sbagliata mentre nella sindone sono poste nella giusta collocazione anatomica!!!!
17/04/2010, 13:55
Chi scrive ricorda dagli studi del diritto romano come tanti particolari descritti dai vangeli corrispondono puntualmente alla procedura penale vigente al tempo di Gesù ed applicata da Ponzio Pilato nel processo più drammatico della Storia: la così detta “provocatio ad popolum” richiamata dalla frase del Passio: “chi volete che sia liberato: Gesù il Nazzareno o Barabba” e la risposta della folla adeguatamente sobillata : “Barabba…Barabba”……. e rivoltà a Gesù: “Cricifiggilo!!! Crocifiggilo!!!”
I risultati della ricerca e le deduzioni interdisciplinari (di ordine archeologico, storico e paleografico) di Barbara Frale sembrano, infatti, integrare e, comunque, non contraddicono il racconto dei Vangeli.
17/04/2010, 15:13
Thethirdeye ha scritto:
Esame del carbonio 14 sulla Sindone
http://it.wikipedia.org/wiki/Esame_del_ ... la_Sindone
Il più celebre studio condotto sulla Sindone di Torino, per la grande risonanza che ebbe all'epoca sui mezzi d'informazione, è la datazione del lenzuolo eseguita nel 1988 con la tecnica radiometrica del Carbonio 14 svolta in tre laboratori. La prova del carbonio ha stabilito che il telo risale, con una certezza del 95% e una approssimazione di 10 anni in più o in meno, a una data compresa tra il 1260 e il 1390, periodo compatibile con le prime testimonianze storiche certe dell'esistenza della Sindone (circa 1353).
Questa datazione è generalmente accettata dalla comunità scientifica, oltre che da diversi esponenti della Chiesa cattolica anche per bocca dell'arcivescovo di Torino, il cardinale Anastasio Ballestrero. I sostenitori dell'autenticità del telo hanno però avanzato diverse obiezioni sull'attendibilità del test.
17/04/2010, 15:51
HOARA ha scritto:Thethirdeye ha scritto:
Esame del carbonio 14 sulla Sindone
http://it.wikipedia.org/wiki/Esame_del_ ... la_Sindone
Il più celebre studio condotto sulla Sindone di Torino, per la grande risonanza che ebbe all'epoca sui mezzi d'informazione, è la datazione del lenzuolo eseguita nel 1988 con la tecnica radiometrica del Carbonio 14 svolta in tre laboratori. La prova del carbonio ha stabilito che il telo risale, con una certezza del 95% e una approssimazione di 10 anni in più o in meno, a una data compresa tra il 1260 e il 1390, periodo compatibile con le prime testimonianze storiche certe dell'esistenza della Sindone (circa 1353).
Questa datazione è generalmente accettata dalla comunità scientifica, oltre che da diversi esponenti della Chiesa cattolica anche per bocca dell'arcivescovo di Torino, il cardinale Anastasio Ballestrero. I sostenitori dell'autenticità del telo hanno però avanzato diverse obiezioni sull'attendibilità del test.
Peccato che le analisi sono state fatte su pezzi di lino ricuciti dopo l incendio del 16 secolo....inoltre il carbonio 14 inquadra storicamente, il reperto, in un contesto temporale che ricopre un arco di nientepocodimenoche 130 ANNI
Quindi che credibilità possiamo dare al carbonio14 se non riesce ad identificare una datazione precisa di un oggetto di 2000 anni???? e poi pretendono di analizzarci le piramidi.......
LOL!
17/04/2010, 20:25
17/04/2010, 23:14
HOARA ha scritto:
E secondo te che metodologia è stata usata per distinguere i rattoppi medievali dai tessuti originali??? NESSUNA, se non il carbonio 14 che haindicat un arco temporale di 130 anni (LOL!). E questo perchè con nessuno strumento puoi distinguere una tale divergenza, se non, come ripeto, con il carbonio 14. Ma le analisi non sono state fatte sui tessuti originali. 1 cm x 7 cm è pochissimo a paragone della lunghezza della sindone.
Quindi la considerazione errata è la tua, non la mia.
18/04/2010, 00:15
18/04/2010, 01:21
18/04/2010, 14:48