15/06/2010, 15:44
Kasimir ha scritto:
A mio parere, non credo fermamente in una religione che puo' essere cristiana (sono stato molto piu' fervente "prima"), penso che Cristo sia effettivamente venuto tra noi e sia un gran esempio di umanita' che dovremmo seguire.
La religione che ne è seguita ci ha marciato sopra pero' e questo dovete passarmelo, perche' Gesu non aveva nessuna intenzione di far armare intere generazioni di templari e mandarli alla volta di Gerusalemme e simili.
27/06/2010, 15:09
09/07/2010, 19:12
fgb ha scritto:
Volevo solo focalizzare il discorso sul fatto che non sono la sofferenza o la temperanza il succo della "parabola della matita".
Al di la dell'aspetto religioso, il discorso rappresenta ben di più e oltre
1° Potrai fare grandi cose, ma solo se ti lascerai portare per mano:
2° di tanto in tanto dovrai sopportare una dolorosa “temperata”, ma è necessario se vuoi diventare una matita migliore;
3° avrai l’abilità di correggere qualsiasi errore tu possa fare.
4° la parte più importante di te sarà sempre al tuo interno.
5° a prescindere dalle condizioni, dovrai continuare a scrivere. Lasciare sempre un segno chiaro e leggibile, per quanto difficile sia la situazione.
"""
Quello a cui siamo di fronte, nella bellezza del testo, che confesso non so da chi sia stato confezionato, non è l'aspetto di una più o meno intensa sofferenza o delle prove che temprano lo spirito e non lo temperano come per altro ha già fatto notare efficacemente Kasimir.
Il racconto in se è una metafora della vita, tutta intera. Infondo il fabbricante di matite, manda nel mondo la matita perchè nel mondo viva, parallelamente Dio (per chi ci crede) manda nel mondo l'uomo perchè viva, appunto.
Cerchiamo di essere perlomeno logici, a meno chè non abbiamo una visione pessimistica della vita, al punto da vedere in essa soltanto sofferenza. Un'impostazione a tal guisa onestamente non mi tange, sono fondamentalmente ottimista, magari, nostalgicamente realista, ma non vedo nel racconto altro che le indicazioni per vivere una vita ricca e piena.
1° Potrai fare grandi cose, la locuzione che ne segue esprime il concetto che l'uomo, essendo un animale sociale, per fare le cose (anche se è capace di farle da solo) ha bisogno di condividerle, in questo le cose diventano grandi. Una cosa che serve solo a me e me, non è grande, se ci provate a pensare, il soggetto che tiene tutto per se... è un egoista.
Ora, è solo al secondo punto che si parla delle prove... che la vita ci pone innanzi; tutte le prove che incontriamo, un pochetto ci cambiano, qui la parabola esprime un cambiamento in meglio dalle prove, purtroppo nella vita esistono anche i cambiamenti in peggio... nella vita.
Il terzo punto può apparire addirittura utopico, ma in linea di principio non è impossibile correggere i propri errori, se dai propri errori però dovesse dipendere la vita di qualcun'altro, non vedo come si possano correggere, in tal caso la giustizia è una mitigazione del desiderio di vendetta, che in ogni caso è insito nel cuore dell'uomo, e solo l'amore, nel senso cristiano del termine, ha il potere di cancellare questo sentimento. Cio non di meno anche questo fa parte della vita.
Il quarto assunto è alquanto poetico, le cosiddette qualità nascoste, ma questo potrebbe essere spunto per affrontare il discorso sulla consapevolezza del se. Quasi un cogito ergo sum attualmente sottovalutato e forse anche dimenticato.
Il quinto punto è un'invocazione: - in ogni modo, nella vita, lascia un segno -. Questo è forse ben più difficile di quanto non sia vivere in se; il discorso si fa filosofico più che sociologico e su questa riflessione vorrei lasciarvi:
Cosa vuol dire, per me ed oggi, lasciare un segno?
Buone cose gente
09/07/2010, 22:05
10/07/2010, 06:10
greenwarrior ha scritto:
Calicò, ci stanno temperando parecchio.
10/07/2010, 15:28
Bisogna far proposte in positivo
senza calcare la mano sulle possibili carenze.
Lasciamo perdere il pessimismo,
l'insofferenza generale dei giovani,
i posti di lavoro,
l'instabilità,
la gente che non ne può più,
la rabbia,
la droga,
l'incazzatura,
lo spappolamento,
il bisogno di sovvertire,
il rifiuto,
la disperazione...
Cerchiamo di essere realisti.
Non lasciamoci trarre in inganno...
dalla realtà!
[align=right]da: "Polli di allevamento" (1978)
Salviamo 'sto paese
di Gaber - Luporini
1978 © Edizioni Curci Srl - Milano[/align]
11/07/2010, 07:18
Bisogna far proposte in positivo
senza calcare la mano sulle possibili carenze.
Lasciamo perdere il pessimismo,
Il rischio è quello di non avere più fiducia nel domani, con i pericoli che appaiono appena adombrati all'orizzonte.
Bisogna ribaltare il modo di pensare, ricordi? "Il problema è il mio", c'è poco da fare, se non si riesce a vivevere con un sorriso, per se stessi e per gli altri, non si riesce ad affrontare con serenità le sfide di tutti i giorni.
venga pure il 21 dicembre 2012... o l'apocalisse, (io sono cattolico credente), io sono pronto.
Purtroppo, per il lavoro che faccio, sono spesso a contatto con situazioni difficili, dove appunto rischia di mancare l'umanità.
mi sento, per così dire, un intero astuccio di colori.