Non mi ero accorto che Bliss aveva aperto una discussione sull'omofobia nei testi scolastici polacchi e riguardo le dichiarazioni della Carfagna riguardo le unioni civili omosessuali. Forse è stato meglio così. Vedendo che, come immaginavo, la discussione è diventata piuttosto bollente, forse è stato bene per me intervenire dopo, a frittata fatta. Dico "frittata" perché come al solito si sono dette le solite cose, sempre quelle, sempre le stesse, da una parte e dall'altra. Io, in quanto parte presa in causa, sinceramente ho poco da dire. E ho poco da dire perché oggettivamente c'è poco da dire. Ci sono quelli che credono che l'omosessualità sia un'anormalità, senza magari volersi sbilanciare a chiamarla "malattia", per potervi mettere un argine davanti, e quelli che dicono che l'omosessualità è "naturale", con chiaro intento di "difenderla" dal marchio infamante di "malattia". In realtà, tutta la questione andrebbe presa più alla radice, là da dove partono i valori, ma spingersi alla radice spesso è troppo difficile, perché sono troppo vicine a noi per essere viste. Infatti, vorrei chiedere a tutti quanti: quando e da chi è stato dichiarato che essere "normali" e "naturali" coincide con ciò che è "giusto", e quando e da chi è stato stabilito che una "anomalia" è qualcosa di "ingiusto", da tenere a bada e non stimare? Io sono omosessuale dichiarato, ma sinceramente non me ne frega niente se gli altri mi reputano una "anomalia" o una persona "come tutte le altre". La vita è breve, e io sono troppo occupato a viverla per preoccuparmi del fatto che gli altri mi considerano "sano", "malato", "normale", o "anormale". Non ho tempo per rincorrere le nevrosi altrui, "conservatrici" o "progressiste" che siano, perché faccio già abbastanza fatica ad occuparmi delle mie. Ciò che m'interessa, e interessa soprattutto a tutti gli omosessuali con un minimo di equilibrio mentale e che non si lasciano andare a scenate isteriche non appena qualcuno storce la bocca alle loro tendenze sessuali, è che ci si lasci in pace a vivere la nostra vita come vogliamo. E quando si dice "come vogliamo", non s'intende il nascondersi in un angolino, magari dentro una sauna o un lurido gabinetto pubblico, o in una pineta, o in una camera d'albergo, a consumare sporadici e promiscui rapporti sessuali fra di noi, per poi uscire fuori e portare la solita maschera di silenzio e scapola solitudine e risposte evasive sul "perché non abbiamo la fidanzata", o peggio ancora riprendere la maschera di mariti e padri ordinari (e sapeste quanti ce ne sono)... no. Assolutamente NO. Quello che vogliamo è che ci si lasci esprimere i nostri sentimenti, come li esprime chiunque altro. Avere il diritto di camminare al fianco del proprio compagno e presentarlo come tale ai propri amici, colleghi e parenti, tenere la propria mano nella sua, andarlo a trovare in ospedale come fa un coniuge con l'altro, e che tale legame sia riconosciuto dalle strutture pubbliche, potersi anche baciare per la strada come fa qualsiasi altra coppia. Poter scrivere una poesia d'amore rivolta a una persona dello stesso sesso e poterla pubblicare come qualsiasi altra. Inutile inveire contro il Gay Pride... non è quella la questione. La questione è il fruttivendolo che ha una relazione con l'amico con cui tiene il banco della frutta da vent'anni, ma non ha mai avuto il coraggio di dirtelo, perché "non sa come reagirebbe la gente". Magari direbbe che è una "anomalia".... o ti scambierebbe per un manifestante del Gay Pride. Quante volte mi sono sentito sbattere in faccia lo spauracchio del "Gay Pride" per dire che "ostentiamo" la nostra omosessualità..... e io vorrei semplicemente dire che tanta gente non capisce proprio niente! Non è la televisione che dovete guardare, è la vita di tutti i giorni! Quante coppie maschili o femminili vi passano accanto tutti i giorni senza che voi ve ne accorgiate? Non ve ne frega niente? E allora dov'è il problema? Cosa vi impedisce di accettare l'idea? E' normale? E' anormale? E chi se ne frega? Anche essere mancini non è "normale" perché è minoritario, e così l'essere mancini, o polidattili, o ebrei, o neri, o quant'altro mai. Ciò che conta, è che ognuno abbia diritto di vivere come vuole, punto. Sia il suo stile di vita "maggioritario" o "minoritario", non importa. Non è tanto il numero che fa la differenza. Non è che se una cosa la fanno in tanti, diventa giusta, e se la fanno in pochi è sbagliata. Non funziona così. Una cosa è sempre legittima se, nella peggiore delle ipotesi, può fare del male solo a chi l'ha scelta. Punto. E noi non facciamo male a nessuno. Non ci sono appigli razionali per darci addosso, solo superstizioni sul nostro conto. A chi mi considera un "malato" non rispondo male, non rispondo indignandomi, non rispondo nemmeno dicendogli che l'OMS ha depennato dalla lista delle malattie mentali, gli dico solo: "è una malattia? Beh, che strana malattia, che non mi ha fatto sentire male neanche una volta nella mia vita! Anzi, ogni volta che ne sento i sintomi mi sento benissimo e la mia salute migliora! Mi spieghi perché dovrei guarire?" Chissà perché, nessuno lo fa, questo ragionamento....nemmeno gli omosessuali. Forse sono l'unico omosessuale veramente felice di esserlo....
Ultima modifica di Enkidu il 16/09/2010, 23:46, modificato 1 volta in totale.
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