I Maya non erano un popolo unito culturalmente ed esistevano persino delle differenze linguistiche tra i diversi gruppi della loro popolazione, ma la loro civiltà si estinse almeno da due secoli prima che giungesse l’invasione spagnola.
Pertanto l’arrivo dei conquistadores nelle mesoameriche distrusse solo una pallida ombra della civiltà Maya, ossia la civiltà Azteca, ma soprattutto completò la distruzione di quello che rimaneva della loro cultura in centinaia di testi esistenti presso gli Aztechi.
L’invasione degli spagnoli trovò in definitiva solo una società ormai involuta rispetto ai Maya, perché nessuna forte civiltà può essere conquistata facilmente dall’esterno se prima non è già crollata al suo interno.
La distruzione dei testi scritti cartacei della cultura Maya è in particolare da ascrivere ad una persona, frate Diego de Landa, che nella sua follia religiosa vedeva l’opera del demonio dappertutto (succedeva spesso a quei tempi) e soprattutto nei glifi e nelle illustrazioni dei libri Maya. Per questo ordinò che fossero tutti bruciati, polverizzando la conoscenza scientifica e millenaria di un popolo.
Si trattava di libri redatti su pagine ricavate dalla corteccia del fico selvatico battuta e sottoposta a vari trattamenti fino a ricavare delle strisce larghe 20-30 centimetri e lunghe fino ad alcuni metri, poi ripiegate a fisarmonica per ricavare le varie pagine e racchiuse poi da copertine.
Da questa distruzione totale si salvarono solo quattro volumi che prendono il nome di Codice, associato alla denominazione geografica di dove sono custoditi. Abbiamo pertanto il Codice di Dresda, con maggior valore astronomico, il Codice di Grolier (ormai quasi distrutto), il Codice di Parigi, il Codice di Madrid.
È decisamente deprimente pensare che di tutta la conoscenza Maya sia rimasto solo questo. Inoltre, molte parti di questi libri sono illeggibili, conseguenza del deterioramento del supporto su cui erano scritte le loro nozioni, decisamente di qualità inferiore alla cellulosa moderna.
Il codice di Dresda ha 78 pagine ed è il meglio conservato. Seppur risalente oggettivamente al 1200 d.c. probabilmente rappresenta la copia di un volume ancora più antico. Ma presenta anche delle cancellature, in particolare nella porzione superiore delle pagine.
Si tratta di un sofisticato trattato astronomico con vari riferimenti religiosi ed astrologici. Nella maggior parte in esso si parla di astronomia e delle previsioni delle piogge in relazione all'agricoltura. Utilizza un sistemo di calcolo a base vigesimale, ossia a base 20, al contrario del nostro sistema numerico che notoriamente è decimale, ossia a base 10.
Presenta delle tavole che riguardano il sorgere di Marte e Venere e le eclissi solari e lunari riferite al cosiddetto lungo conto o giorno galattico del calendario Maya. Si tratta per certi versi di effemeridi molto precise, che ad esempio nel 1998 centrarono un eclisse sull’America Centrale con un errore di poche decine di secondi.
Ma alcune pagine sono dedicate anche alla dea Luna ed al suo potere di influenzare le nascite e al dio della Pioggia o Chaak e al suo potere nell’influenzare il clima.
Non deve stupire questa associazione tra dei ed eventi astronomici in quanto tipico della cosmogonia (narrazione della creazione dell’universo) Maya, dove la vita degli dei era strettamente associata ai fenomeni naturali. Ogni evento era associato ad un comportamento di un dio e ogni comportamento di un dio era associato ad un evento.
Ma dopo questo rapido riassunto sull’origine del Codice di Dresda il lettore potrebbe domandarsi: ma questo cosa c’entra con la profezia del 2012?
In realtà gli Aztechi come riflesso della cultura Maya hanno lasciato diversi segni di questa profezia in altri libri scritti dopo l’invasione spagnola come il Popol Vuh e i libri di Chilam Balam compilati però solo in base alla trasmissione orale della conoscenza Maya tra i nativi.
Vi è però anche la Pietra del Sole, simbolo del Messico e conservata presso il Museo Nazionale di Archeologia e Antropologia di Città del Messico.
In essa è racchiusa tutta la cosmogonia dei popoli mesoamericani che risale a ben prima dei Maya. La Pietra del Sole è scolpita su un blocco di basalto pesante circa 20 tonnellate e del diametro di 4 metri. In essa ritroviamo i calendari sacri e civili usati dai Maya, ma soprattutto il riassunto delle quattro ere precedenti alla nostra, tutte terminate con un cataclisma. La durata di queste ere è descritta in maniera apparentemente imprecisa e le ipotesi degli studiosi sulla effettiva estensione di queste ere sono molto contraddittorie. In ogni caso, emerge chiaramente la credenza da parte dei mesoamericani di distruzioni multiple subite dalle loro civiltà.
Ciascuna delle cinque ere inizia e finisce con la vita del sole. Ogni dio ha il compito di reggere il sole e, quando questo è distrutto, l'era si può considerare finita. La morte di ciascun sole coincide col fallimento della divinità, che viene di fatto sconfitta da un altro dio e condannata alla caduta sulla Terra. Il dio vincitore ha quindi il compito di occuparsi del nuovo sole.
Il ricordo di diversi cataclismi sono presenti anche nei miti di altre civiltà mai entrate prima in contatto con i Maya, a cominciare dalla nostra con il mito del Diluvio Universale della Bibbia o la distruzione di Atlantide descritta da Platone.
Per quanto riguarda questa ultima era, la quinta (la nostra), iniziata nel 3114 a.c. a parere di quanto lasciato scritto dai Maya e originata dalle precedenti quattro distruzioni, terminerà nel 2012 d.c.
Anche per questa era è prevista una fine accompagnata da un cataclisma.
Qui, a questo punto, si inserisce il Codice di Dresda che su questo argomento è più preciso sia nei glifi che nell’iconografia, quando parla della fine della Quinta Era.
Alla pagina n. 74 che correda la fine dell’era attuale si vede la vecchia dea delle nascite Chac Chel rovesciare acqua da una giara. Ugualmente sono presenti nella stessa figura il coccodrillo celeste posto poco al di sopra, simbolo di pioggia e tempesta, che rovescia un'infinita quantità d'acqua. Questa acqua si rovescia sul dio della guerra e del commercio della mitologia Maya e che conficca i suoi dardi nel terreno, simboleggiando l’interruzione di queste attività umane.
L’immagine nella sua interpretazione di previsione di un nuovo diluvio è abbastanza chiara.
La pagina 74 del Codice di Dresda
Va sottolineato che non è l’unica immagine di questo tipo nel Codice di Dresda che si riferisce alla fine della Quinta Era. Vi è un’altra immagine dallo stesso significato che usa come simbologia il parto di un serpente, sempre simbolo di pioggia e tempesta, da parte del dio della pioggia Chach.
Anche nel Codice di Madrid troviamo un immagine simile con il dio Chach che è accompagnato da due serpenti che racchiudono pioggia, ma il Codice di Dresda è l’unico testo che sicuramente fa riferimento a questa possibilità di un diluvio al termine della Quinta Era, ossia dopo il 21 dicembre del 2012.
In particolare l'ultimo capitolo del Codice di Dresda è un capitolo totalmente di avvertimento e parla esplicitamente di piogge distruttive per la terra con glifi che descrivono piogge nere e nuvole nere nel cielo, fulmini e la distruzione della terra attraverso la pioggia.
I Maya vivevano in una terra sempre sottoposta ad uragani e devastanti tempeste tropicali nella vita di tutti giorni e quindi i loro cicli per chiudersi dovevano essere segnati da grandissimi cambiamenti climatici.
È, pertanto, dall’analisi di questo testo che trae origine con sicurezza la netta collocazione nel tempo di un possibile cataclisma previsto dai Maya e successivo al 21 dicembre del 2012. Da ciò la cosiddetta “profezia” dei Maya su una possibile messa in pericolo della nostra civiltà a seguito di un diluvio e sconvolgimenti climatici, non sicuramente la fine del mondo, ma il momento di crisi prima dell’inizio di una nuova era che inizia con il 22 dicembre 2012 e che sorgerà sulle ceneri della precedente.
Possiamo fidarci di questo testo? A voi la scelta.
L’unica domanda che ci si può porre e che se chi ha scritto quel testo era a conoscenza di qualcosa che noi non sappiamo.
Certo che se il testo ha centrato un eclissi solare che si è verificata da 800 a 1000 anni dopo la sua scrittura è possibile che sia valido anche l’ipotesi di un nuovo diluvio alla fine della nostra era, ma tutto ciò è opinabile e non è strettamente necessario
tratto
http://www.salviamoci2012.eu/CodicediDresda.htm
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ubatuba il 26/11/2010, 15:28, modificato 1 volta in totale.