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25/01/2011, 22:00

Scommettiamo che se, e sottolineo se, l'Iran inviasse veramente le navi nel mediterraneo (ammesso che l'Egitto acconsentisse al passaggio dal canale di Suez) queste sicuramente andrebbero a "scassare la mazza" davanti le coste Israeliane????
E sommettiamo che contemporaneamente gli Israeliani questo fatto lo interprerebbero come un "Segno" divino, un regalo di Dio che va ringraziato con una gara di tiro a segno??.

28/01/2011, 16:27

In un bacino del Mediterraneo reso sempre più incandescente dalle rivolte popolari nordafricane e dalla crisi libanese si inserirà presto un nuovo elemento di tensione: la flotta iraniana. Con un tempismo sospetto, mentre a Beirut il nuovo premier scelto da Hezbollah, Najib Miqati, riceveva l’incarico di formare il governo, a Teheran il vice comandante della Marina, ammiraglio Gholam-Reza Khadem Bigham, annunciava l’intenzione di inviare per la prima volta navi da guerra nel Mediterraneo.

Bigham ha parlato di “due o quattro navi da guerra e logistiche” che resteranno almeno un anno nel Mediterraneo dove “oltre a condurre esercitazioni, raccoglieranno informazioni di intelligence nella regione” aggiungendo che successivamente alle navi saranno affiancati alcuni sottomarini in fase di costruzione in Iran, probabilmente mini-sub idonei a trasportare squadre di incursori e sabotatori.

Una valutazione che induce a ritenere che la flotta iraniana sembra voler mantenere una presenza costante nel Mediterraneo, utilizzando i porti libanesi e siriani.

Già da due anni le forze navali di Teheran sono uscite dalle acque domestiche del Golfo Persico e del Mare Arabico per schierare un paio di fregate (La Decima Flottiglia) nel Golfo di Aden nell’ambito delle operazioni internazionali contro i pirati somali. Ma il gruppo navale che verrà inviato nel Mediterraneo, guidato dalla nuova fregata Jamaran (prima di una serie interamente Made in Iran) rappresenta una vera e propria provocazione militare nei confronti di Israele e un supporto militare ai movimenti Hezbollah e Hamas sostenuti con denaro e armi dall’Iran.

A Gerusalemme si teme che l’invio della flotta costituisca solo il primo passo in vista dello schieramento di reparti terrestri e aeronautici iraniani in Libano, Paese privo di una vera aeronautica militare, aumentando così i rischi di scontri con i jet israeliani che sconfinano regolarmente nei cieli libanesi per tenere sotto controllo gli arsenali di Hezbollah.

Nei mesi scorsi proprio Israele aveva inviato almeno uno dei suoi tre sottomarini tipo Dolphin nelle acque del Mare Arabico, portando i missili imbarcati (che si dice abbiano anche capacità nucleari) a tiro delle coste iraniane. Teheran ora intende rispondere per le rime ostentando capacità militari a lungo raggio.

L’unica incognita per l’arrivo della squadra navale iraniana nel Mediterraneo è rappresentato dall’Egitto. Consentirà o meno il passaggio delle navi di Teheran attraverso il Canale di Suez?

30/01/2011, 16:10

Ci siamo accorti che il mondo ai nostri confini è in fiamme? E che le colonne di fumo sono visibili quasi a occhio nudo? Ma chi è stato a provocarle? Terroristi? No, comuni cittadini, disperati, esasperati dall’ingiustizia sociale e stremati dalla crisi. In altre parole, i veri terroristi contro cui gli Stati, Occidente compreso, si sono armati negli ultimi dieci anni.
Apriamo bene gli occhi, aguzziamo le antenne. Prima la Tunisia, poi Algeria ed Egitto e, appena al di là dell’Adriatico, anche l’Albania è prossima all’esplosione. Se credete alla versione semplificata dei media, secondo cui la popolazione ha deciso di porre fine a regimi poco o nulla democratici, allora continuate pure a dormire sonni tranquilli.
Però fate attenzione, perché i paesi a ferro e fuoco non sono mai stati così tanti e così vicini nello stesso istante. Inoltre, alcuni di questi paesi, seppur controvoglia, sono considerati partner strategici del democratico Occidente, non paesi-canaglia, anche se forse molto più ambigui nei confronti del terrorismo.
Il quasi-defunto Mubarak è sicuramente un dittatore mascherato da Presidente della Repubblica, ma è stato anche un ago della bilancia in una regione-polveriera. La sua fine (fonti israeliane lo danno tra l’altro malato terminale di cancro) non può essere priva di conseguenze imprevedibili: un effetto-Yemen in Egitto, con la notevole differenza di legami economici, politici e diplomatici nei confronti dell’Occidente e di Israele, potrebbe essere la scintilla che provocherà un conflitto mondiale.
In altre parole, potrebbe anche essere il segnale che qualcosa stia sfuggendo di mano anche a chi ha sempre mantenute salde le redini degli eventi.
Del resto, se appena al di fuori dell’Unione Europea i conti si regolano con il sangue, anche al di qua dei confini i focolai non sono pochi. Abbiamo visto quel che è successo in Grecia e come è successo. Parigi ha avuto i suoi guai con le pensioni. Ora in Belgio, sicuramente con più aplomb, la popolazione sta manifestando contro un governo che manca da otto messi malgrado le elezioni, e contro una crisi economica non certo più mite di quella greca, tanto che l’unica soluzione sembrerebbe una secessione della parte fiamminga.
E che dire dell’Italia, dove abbiamo assistito alle prove tecniche di rivoluzione, culminate nell’inferno del 14 dicembre scorso a Roma? Fin quando si terranno a bada i malumori con gli scandali sessuali di Berlusconi, possiamo anche sperare che la gente dimentichi: del resto, le bagarre servono soprattutto per distrarre e assorbire le attenzioni. Ma se l’entità della nostra crisi è proporzionata al chiasso creato in queste settimane su quattro prostitute per silenziarla, allora prepariamoci al peggio, che potrebbe verificarsi tra poche settimane, quando la cassa integrazione finirà per molti. Caro Berlusconi, se sei disposto a lasciarti massacrare in questo modo – il potere del resto ha il suo prezzo e regnare è sempre anche espiare – che cosa mai ci starai nasconendo, vittima del tuo stesso lessico messianico di qualche anno fa?
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