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 Oggetto del messaggio: Roberto Saviano
MessaggioInviato: 28/09/2009, 03:01 











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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 30/01/2011, 12:18 
Ma che thread è?...oppss come non detto....non raggiungevo youtube per delle prove che stavo eseguendo sul router..e vedevo sola una pagina bianca nel post sopra..
[:D]

..vabbè rimpolpiamolo con un lungo , eccessivamente lungo articolo dedicato a Saviano...troppo lungo per un furbacchione partenopeo come lui.
Non lo merita.

Ha capito che per avere successo, notorietà, consenso popolare, soldi e non rischiare la pelle, basta essere antiberlusconiano...
chiamatelo fesso...

Cita:
30 gennaio 2011
[color=blue]Al sommo scrittore querulo
Lettera di un amico a Saviano. Caro Roberto, non identificarti col coro dei tuoi lettori, meglio l’eresia


Tutto quello che non ti dico quando ci vediamo, caro Roberto, tutto quello che metto tra parentesi per la leggerezza del volersi bene e il piacere di vedersi al ristorante o tra gli uffici e le scale di via Sicilia, alla Mondadori, te lo metto per iscritto adesso. E ti chiedo: perché, tu che non somigli a nessuno, vuoi assomigliare ai tuoi lettori? Guai se Georges Simenon, che è un genio, risultasse identico ai viaggiatori negli scompartimenti, i suoi lettori. Sarebbe solo un disturbato incapace di vedere la propria vita. Magari sarebbe in grado di uccidere. Ma non di scrivere e di scappare via da quel mondo: “Sono partito – così confessò – proprio per non commettere quei delitti di cui mi sarei volentieri macchiato se fossi rimasto in provincia”. Guai, dunque, se Carmelo Bene somigliasse agli astanti dispersi nei teatri, tutti orfani della sua voce, sarebbe macchietta, un pernacchio nasale e perciò sarebbe pensato, non de-pensato. Guai se un Baudelaire potesse essere scambiato con tutti i suicidi, gli allunati e i malati di poesia, guai, infine, se perfino una Raffaella Carrà si specchiasse in tutte le checche scatenate nel ballo del tuca tuca. Sarebbe solo una megera senza talento, non più un monumento pop. Sono i Moccia che, in quella discesa agli inferi che è l’identificazione, vanno ad assomigliare ai loro lettori. S’identificano al punto di mettersi il cappello di Qui, Quo, Qua a cinquanta anni suonati. E così anche la Parodi, quella dei ricettari di cucina, se vogliamo usare il parametro delle vendite sterminate e milionarie.

Ecco, a maggior ragione se si è star del pop system internazionale bisogna garantirsi il pathos della distanza. Te lo spiegò, se non ricordo male, Salman Rushdie: “Una vita dura, la nostra. Se poi non ci ammazzano finisce che ci odiano tutti”. E tu e Salman Rushdie ne avete di ironia e distacco per sapere affrontare una vita disgraziata perché blindata. Quello è un dio della grande scrittura, tu pure, e però col cavolo che Rushdie s’identifica con i suoi lettori: dispensa grazia, non testimonianza. Capii di che legno è fatta quella scopa quando, al Centenario della Mondadori, a Milano, io che sono saraceno, me lo trovai accanto e quella distanza ravvicinata, fresco com’ero della salat della sera, l’essere arrivato così vicino, mi sembrò di essere io la famosa falla nella sicurezza. Un po’ come le escort che entrano ad Arcore, ecco. Non sanno proprio proteggerlo, mi dissi, anche con una sola forchettata sul dito un poco di Paradiso me lo prendo di sicuro. Ma non divaghiamo. Questo per significare quanto accessibile sia per ogni passerotto lieve di fatwa la capoccia del più tonitruante monumento.


Torniamo a bomba e perciò, Roberto caro, mi ripeto, anzi, ti chiedo: non cercare di assomigliare ai tuoi lettori. Non lasciarti sedurre dall’orgia degli innumerevoli. Perché l’impostura è la dea delle folle. Deve esserci qualcosa nell’aria, una sorta di diossina del pensiero banale se poi capita, come mi è capitato, di vedere in un vagone della metropolitana una ragazza e un libro. Una che nel 1966 avrebbe avuto l’“Antologia di Spoon River” tra le dita, nel 1974 le pagine con le canzoni di Bob Dylan, nel 1988 o ancora più avanti i “Figli della mezzanotte” di Rushdie e, invece, qualche mese fa, una ragazza come quella, bella, una ragazza che si merita sogni e poesia, una ragazza il cui sangue è incanto, se ne stava immersa nella lettura di un saggio di Chiarelettere, un libro sui conti della famiglia Moratti. Ecco, caro Roberto, forse per questo l’Italia che non ha più grandezze, che non conosce né il Tasso ma neppure Guglielmo Marconi, diventa periferia, un quartiere di rancorosi che, se solo potessero, farebbero peggio di quelli che vogliono impiccare. Come può appassionare mai un brogliaccio giudiziario sui soldi della famiglia Moratti? Un mistero del marketing, forse. Deve essere il famoso target applicato alla poiesis che trasforma le ragazze in graziose comarelle dell’indignazione.

Pensa, dunque, se uno dovesse veramente identificarsi con i propri lettori, tutti quei disturbati che trovano anche il tempo di scrivere ai propri giornali o, peggio, sul Web. Pensa: i famosi utenti del Web. Sono quelli che commentano, quelli che postano, quelli che linkano, quelli che però sono discesi tutti per i rami dalla libera uscita delle latrine. Sono sempre quelli, e sono gli stessi, che nella notte dei tempi scrivevano sul muro del cesso “Viva la Fica” e, adesso, aggiornati ai tempi nuovi, “Culo offresi”.
Ecco, Roberto caro, tu poi lo sai come sono fatti i lettori, specie quelli del Web, quelli che si eccitano quando dai voce a tutti i capitoli – siano i brogli alle primarie del Pd a Napoli, sia, come dici, la salvaguardia della memoria, ovvero le tue trasmissioni. Ogni tua minima sfiatatella diventa bum! e a vedere il sito di Repubblica, che sembra la casamicciola degli onesti, pare non ci voglia niente a raddrizzare le gambe ai cani. La coscienza civile fa tutto facile ma tu lo sai, in tutta onestà, quella cruda, in tutto cinismo, quello smagliante, che Napoli e ’mbroglio sono la stessa cosa. Sono sinonimi. Io sono cresciuto con la santa anima di Pinuccio Tatarella che nei momenti difficili alzava gli occhi al cielo e pregava: “’Mbroglio, aiutami tu”. Non si può chiedere a Napoli di dimettersi da Napoli. Sarebbe un doppio imbroglio. Anche a Milano li fanno gli imbrogli. Solo che non li chiamano così. Trovarli a Napoli è un luogo comune che neppure l’alto tribunale della scrittura, la tua, può cancellare. E poi, che cosa te ne fotte a te del Partito democratico se non sei il Partito democratico? Se proprio vuoi sporcare la tua santità, e non sarebbe male, insozzala col genio e il genio è quello che non si fa mai trovare dove gli altri pensano di beccarlo, fai di te stesso un politico e però rischia, fai il nuovo Gabriele D’Annunzio, porta tutto il sangue dei pazzi a Casal di Principe, fanne la nuova Fiume, diventa Comandante e Poeta, fatti bombardare da tutti i Cagoia e non incensare dai soliti babbioni. E poi metti tutta la Napoli possibile dentro Napoli e non cavartela facendo il regista di un magistrato, il dott. Cantone, che giustamente vuole fare solo il suo lavoro e non il successore di Antonio Bassolino. In Sicilia, sai, abbiamo un proverbio magnifico: “A Napoli fanno gli imbrogli e a Palermo li sbrogliano”. Qualcosa vorrà dire.


Ecco, caro Roberto, tu non puoi essere “un militante appassionato”, tu non hai sfasciato un monolite d’indifferenza sulla macchina di morte e miserabile vita di Casal di Principe per diventare quello che, oplà, dirà così e cosà, e anche le motivazioni che hai dato per la tua decisione di pubblicare con Feltrinelli i copioni delle tue puntate in tivù con Fabio Fazio, sono entrate in un registro da “signora mia”. Hai parlato di “salvaguardia della memoria”, manco si trattasse di chissà quale lavacro di martirio a rischio oblio. Più di cento milioni di cristiani sono stati sterminati in soli settanta anni di potere sovietico (grazie a Putin abbiamo questa notizia di cui non se ne strafotte nessuno in occidente), non è stato manco Stalin ad ammazzarne, anzi, piuttosto quello buono, Kruscev, non se ne strafotte nessuno di questa storia, accuratamente censurata dalla Sacra Città del Vaticano e tu te ne vieni con la “salvaguardia della memoria” delle tue orazioni civili fatte in coppia con Fabio Fazio a “Vieni via con me” che, con tutto il rispetto per la storia della televisione, non stiamo parlando certo di “Rischiatutto”?

Ecco, caro Roberto, io vorrei svegliarti al destino della tua giovinezza, della tua disobbedienza, del tuo coraggio, del genio savianeo che riesce a discernere, anche con gli occhi dei tuoi ragazzi più sinceri, ovvero gli uomini della scorta, un’Italia (qualora ci fosse) carica di energia e non di cloroformio narcisista. Io vorrei che la tua natura furbacchiona facesse la tara e perciò voglio sperare che sia solo per un sommo disprezzo della beota natura democratica, con il gusto di vedere l’effetto che fa che tu, a quelli che stanno dalla parte del Bene, a quelli che si sentono l’Italia migliore, butti l’osso di una stupidata, quella della solidarietà in forma di dedica ai pm di Milano che indagano sulle meste mutande di Silvio Berlusconi. Magistrati, sia chiaro, che stanno facendo il loro dovere con grande dispendio intorno al pelo inteso come pilu ma non sono certo a rischio di essere isolati, pensa un po’, o di perdere la vita. Manco fossero, insomma, a Gela o nella tua Scampia, tra le ammazzatine vere e non, invece, come sono, a Milano, in un’inchiesta di zoccole e niente più. Quella che tu chiami “macchina del fango”, accusare la Boccassini, come ha fatto il Giornale, di aver baciato un uomo più di trenta anni fa, un suo uomo, fosse pure di sinistra, non è stata solo una caduta di stile ma il tipico rutto di destra che, ahimè, qualifica la destra e non infanga la Boccassini. Il bacio resta pur sempre un apostrofo rosa, non un festino. Lo capiscono perfino i lettori.


Un po’ di spirito sovversivo, caro Roberto, non ti farebbe male. Tu non puoi metterti in coda dietro un Vito Mancuso e fare la Casta Diva sull’odiata proprietà Mondadori. Se sei collega di catalogo con Silvio Berlusconi in persona, visto che ha fatto stampare un suo libro con tanto di corredo fotografico presso Mondadori, non è uno stridente contrasto perché è solo Italia quella che si distende ai tuoi piedi. Anche nel tuo film, “Gomorra”, qualche comparsa risultava reclutata dalla camorra, pensa se fosse successo in un qualsiasi cinepanettone di produzione Medusa, si sarebbe scritto, magari chiedendo un tuo commento: la camorra investe nei film di Natale. Ecco, vedi?, anche io sto precipitando nel luogo comune, ma è che a forza di abbassare il livello l’acqua si stagna sempre.

Ma tu, caro Roberto, resta fiero e orgoglioso di essere seguito dal grande pubblico ma in privato, per favore, facciamocela una grassa risata su questa gara di solidarietà che ti sostiene, specie quella degli scrittori, tutti tuoi odiatori, gente che vorrebbe sgozzarti più di quanto non voglia fare Sandokan, il casalese, tanta è l’invidia ma che però, per obbligo di conformismo, fa tutto il ciripiripì di complimenti e forza Roberto di qua e forza Roberto di là. E ancora stanno a fare marameo allo strummolo.
Tu che non somigli a nessuno come puoi consentire a te stesso di assomigliare ai tuoi lettori, compresi quelli che vanno a ruota, per sentito dire, e non per consapevolezza critica? Tu che non somigli a nessuno hai solo l’obbligo di assomigliare alla tua opera, ai tuoi libri, alla letteratura che ti rende speciale e divo. Un divo impegnato, ovvio, come un Camus, un Sartre, un Gide o come un Aldo Busi. Tutta gente che sa spiegare per avere studiato tanto e che se deve parlare del bunga bunga lo fa in forza del “Satiricon”, per parlare dunque alla scrittura, e non ai fan rintanati nelle latrine del Web con un colpo di scena, quella dedica, suvvia, così stupida, buona al più di un Loris Mazzetti e non certo di un Leonardo Sciascia.


Appunto, a proposito: Leonardo Sciascia. Tu lo sai perché ne abbiamo parlato ed è un tema che bussa alle tue spalle, quello della continuità tra lui e te in tema di analisi del potere, di letteratura e potere, di denuncia e potere. E di mafia. Sono passati tanti anni e tu oggi hai quella vita blindata che lui, per sua fortuna, non ebbe mai. Visse, lavorò e morì nella sua Racalmuto e il danno che fece ai don, agli zii, ai capi mafia, con i suoi “Candide”, con la sua “Civetta” e con i suoi “Todo Modo” furono danni grandi notificati non solo alla mafietta agreste ma al cuore nudo del potere che, in forza di una grande lingua, Sciascia seppe disossare e svelare in tutte le sue epifanie: da quella pretesca a quella parlamentare, da quella finanziaria a quella, scivolosa, del conformismo erto a sigillo del giustizialismo, quello che – per dirla con Emanuele Macaluso – faceva sovrapporre alla bilancia della giustizia i famosi “occhiali di Cavour”, ovvero, le manette.
Siccome l’essenza di ogni lingua è il lapsus, al momento potrei dirti che non so perché ho evocato Sciascia in questo mio colloquio muto con te ma siccome ho le corna lunghe del paraculo, faccio a paraculo, paraculo e mezzo e tutto quello che non ti ho ancora detto, te lo racconto adesso perché, in assenza di Sciascia, solo tu mi puoi dare una risposta. Ecco: come devo fare io che sono siciliano, io che ho le scuole, io che lavoro dove lavori anche tu, tra le patrie lettere della pubblicistica, come devo fare – appunto – adesso che ho un amico in carcere? Lo hanno preso in una retata più di tre mesi fa, a Catania. Accusa grave: concorso esterno in associazione mafiosa. Io so per certo che è vittima della mafia, non certo un complice e ho capito che, come minimo, lo terranno in vincoli fino alla celebrazione del processo, almeno due anni.

Cosa devo fare, dunque? Lui che come me e come te viene dal sud, lui che a differenza di me e di te non fa testimonianza, non è società civile, ma un imprenditore, uno che dà lavoro nella muratura, come si deve difendere se i mafiosi gli fanno saltare i cantieri se non paga e lo stato lo sbatte in cella se paga? Non faccio il nome per pudore perché dalle parti nostre, lo sai, finire sul giornale è vergogna. E non faccio il nome perché chi deve sapere sa, ci sono le intercettazioni appunto, e tra le trascrizioni, lo immagino, c’è tutta la Sicilia vista dalla parte degli infedeli. Magari per inaugurare un capitolo d’antropologia: il cappuccio del Venerdì Santo, la scannata del porco, la mangiata in campagna e quelle feste, insomma, per soli uomini, dove trionfa una panza tanta e la lingua ancestrale della madre terra. C’è la solita Sicilia, la solita Italia vorrei dire, la solita Gomorra per capirci, insomma, c’è quella camurria che ai politici e agli imprenditori concede solo due inesorabili appuntamenti: o la galera o il fallimento. Per gli imprenditori, e mi ripeto su queste colonne, anche tutte e due gli appuntamenti. Io, ovviamente, non posso fare niente. Non ho che da raccontare a te una storia capitata a questo mio amico, una storia che lo vede punta di un iceberg dove gli imprenditori, a meno che facciano solo testimonianza invece di lavorare e produrre ricchezza, vivono la stagione di una sola generazione quando va bene, oppure scapparsene via, come fece Simenon, per non sporcarsi con la propria stessa vita al prezzo della famosa padella e della relativa, altrettanto famosa, brace. O ammazzati dalla mafia o sbattuti in cella dallo stato. Due anni di carcere prima del processo, dopo, per la maggior parte di loro – e la maggior parte, sottolineo – l’assoluzione. Con due anni in meno di vita. Con le aziende chiuse. E con i disoccupati per strada, magari pronti a diventare estorsori.

Ecco, chiudiamola qui, le cose tipo coscienza civile, impegno, denuncia o chissà che non mi si confanno. Non ho la faccia adatta. Anche perché traffico col Venerdì Santo e la scannata del porco, ma tu, caro Roberto, tu che la capisci la lingua ancestrale e la mangiata in campagna, tu che però sai parlare a tutti quelli dalle gote imporporate di sdegno e pudico rossore, se proprio hai voglia di sporcare la tua stessa santità, fatti finalmente bestemmia: in una delle tue orazioni civili, fagli fare – a tutti loro, a tutti i giusti, a quelli che se la guardano da lontano, la vita vera – quello che si chiama un esame di coscienza e mettili di fronte a un aborto giuridico che solo noi italiani, resi pazzi dall’ipocrisia, abbiamo potuto adottare: concorso esterno in associazione mafiosa. Quanto meno c’è un cortocircuito della logica e della lingua: come si fa a concorrere esternamente? O si è mafiosi o non si è. Non si scappa. O si è associati o niente. Ma tu ci pensi, Roberto, tu che vai a mettere in discussione il concorso esterno? Viste le vendite, avresti sempre gli scrittori dalla tua parte. E, per dirla con Sciascia, saresti finalmente dalla parte degli infedeli. La parte che è propria della libertà e della eresia.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Pietrangelo Buttafuoco[/color]
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Ultima modifica di rmnd il 30/01/2011, 12:32, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 08/03/2011, 10:23 
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http://www.corriere.it/spettacoli/11_marzo_08/grasso-a%20fil-di-rete_ca37d040-494e-11e0-8210-720c80ef41f5.shtml

A fil di rete
[color=blue]Saviano innamorato del successo tv


Del monologo, come del maiale, non si butta via niente. Roberto Saviano si è presentato nel salotto di Fazio per promuovere il libro ricavato dalla trasmissione che aveva fatto con lo stesso Fazio: benvenuto fra noi, faticoni della tastiera, zappaterra della zona grigia, dove engagement e business amano confondersi («Che tempo che fa», Raitre, domenica, ore 20.10).

Con quella faccia da Cristo pasoliniano, Saviano si sta innamorando dei brividi che il successo tv sa procurare. Lo si capisce dalla prefazione al libro, dove scrive frasi del tipo «Arrivare a così tante persone ti cambia la vita. Ogni giorno mi giungevano migliaia di lettere e messaggi di persone che mi davano la loro vicinanza, solidarietà». E più avanti: «In quelle ore ciò che mi pervadeva davvero, nonostante le critiche, era sentire in ogni parte di me che attraverso la televisione, strumento che spesso sembra inutile, talvolta considerato una macchina per oscurare le menti, si stava accogliendo una voglia di trasformare, di cambiare, di dire comunque la si pensasse politicamente, che il Paese è diverso da come viene rappresentato...». Roba da Paolo Bonolis, quando si occupa del «Senso della vita».

Lo scrivo con rammarico e anche con affetto: Saviano si vive, con autocompiacimento, come «scrittore», come guru, e ora anche come uomo di tv, ma quando si rinuncia allo stile (come in questa prefazione, sciatta, da origliante, e in parte nei monologhi di «Vieni via con me»), si rimane prigionieri del ricatto del contenuto. Per essere credibile, Saviano dovrà sempre di più alzare la posta in gioco dei suoi argomenti (camorra, macchina del fango, ogni altro possibile cancro sociale...), assumere il ruolo del salvatore, di testimonial del Bene. Gli avevamo consigliato di stare un po' all'estero, pareva dovesse andarci, ma poi ha preferito la tv. Così rischia di restare solo un professionista del savianismo, privo di dubbi, uno scrittore che si inebria dell'abbraccio della folla e della tv.
Aldo Grasso[/color]



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MessaggioInviato: 08/03/2011, 11:48 
Saviano: Marina Berlusconi editore a giorni alterni

"In alcuni è figlia del premier. Deve avere la responsabilità
di farmi fare il mio lavoro"


Immagine

07 marzo, 22:24

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 46170.html

GENOVA - Marina Berlusconi editore e figlia del premier ''a giorni alterni''. Roberto Saviano replica cosi' all'erede di Silvio Berlusconi, che oggi lo ha accusato di non saper distinguere tra persone e editore. ''Parla da figlia di Berlusconi o da editore?'', si chiede Saviano ospite questa sera a Genova della libreria Feltrinelli. ''Forse il lunedi' e' figlia del premier, il martedi' editore...'', aggiunge applaudito dal pubblico. ''So che e' una questione sottile - sottolinea lo scrittore - ma nel momento in cui uno sceglie, deve avere la responsabilita' di farmi fare certe cose, deve farmi fare il mio lavoro''.

''E' la seconda volta che Marina Berlusconi mi viene addosso'', ricorda Saviano, ospite stasera della libreria Feltrinelli di Genova. ''La prima volta - aggiunge lo scrittore - quando ho dedicato la laurea honoris causa ricevuta proprio a Genova ai magistrati di Milano che indagano sul caso Ruby. Oggi la seconda, guarda caso che io sono di nuovo a Genova''. ''E' vero che un editore puo' non condividere quello che pubblica - insiste Saviano - ma deve avere la responsabilita' delle sue posizioni, soprattutto se sostiene che difendere i magistrati e' una cosa orribile. Parla da figlia di Berlusconi - conclude Saviano - o da editore?''



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Non importa cosa hai fatto durante la tua vita, se hai scritto un libro contro la mafia, per cui ti hanno condannato a morte, o se la mafia l'hai combattuta da pm e sei morto per questo, nel momento stesso in cui ti mostri "anti-berlusconiano" diventi un furbacchione, uno che pensa solo al successo, che vuole approfittarne. Che poi alla fine Saviano così furbo non lo è manco stato, se fossi stato in lui sarei partito dall'Anti-Berlusconismo direttamente, almeno avrei evitato che i mafiosi mi condassasero a morte... solo così, per un fatto di quieto vivere..


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MessaggioInviato: 08/03/2011, 12:29 
Cita:
DarthEnoch ha scritto:

Non importa cosa hai fatto durante la tua vita, se hai scritto un libro contro la mafia, per cui ti hanno condannato a morte, o se la mafia l'hai combattuta da pm e sei morto per questo, nel momento stesso in cui ti mostri "anti-berlusconiano" diventi un furbacchione, uno che pensa solo al successo, che vuole approfittarne. Che poi alla fine Saviano così furbo non lo è manco stato, se fossi stato in lui sarei partito dall'Anti-Berlusconismo direttamente, almeno avrei evitato che i mafiosi mi condassasero a morte... solo così, per un fatto di quieto vivere..


La minaccia dell'attentato a Saviano sembra non essere vera, e infatti la procura ha archiviato da alcuni anni.


http://www.corriere.it/cronache/09_ottobre_14/fulvio_bufi_saviano_non_doveva_avere_la_scorta_aeaba4e6-b881-11de-9ba8-00144f02aabc.shtml

[color=blue]Il capo della Mobile: minacce non riscontrate. Lo scrittore: ho una condanna a morte


...Ar­chiviata, invece, l’indagine sulla preparazione di un atten­tato con autobomba per ucci­dere lo scrittore. Se ne parlò come della confidenza di un pentito, ma in realtà non era vero niente. Non solo l’orga­nizzazione dell’attentato ma nemmeno la confidenza del pentito....[/color]

L'unico che continua a dire di essere minacciato è lo stesso Saviano. Minacce sulle quali ha costruito la sua fortuna il suo status symbol.



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Un po' come l'aggressione a Belpietro insomma....


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Cita:
rmnd ha scritto:

L'unico che continua a dire di essere minacciato è lo stesso Saviano. Minacce sulle quali ha costruito la sua fortuna il suo status symbol.



Beh.... è plausibile avere paura nella sua posizione... non credi? Insomma, a parte il discorso premier (che sta sempre in mezzo come il prezzemolo qualunque sia l'argomento dibattuto nel MONDO), direi che le cose denunciate da Saviano, in linea generale, lo espongono comunque ad una marea di possibili attacchi dall'esterno. O no? O vogliamo negare anche questo?



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MessaggioInviato: 08/03/2011, 12:58 
saviano..
uno che ha capito
dove tira il carro dei vincitori
e come cavalcare
la corrente favorevole..

perche` rimane in mondadori ?
non e` che e` costretto..
io cambierei..
ma forse gli conviene passare per discriminato
dall`editore berlusconi..
non aspetta altro..
forse c spera pure..
tutto fa brodo (= pubblicita`)..
si sa..

quando fara`discorsi pro gaza*,
contro obama,
ecc.
cambio idea..
ma per il momento rimango della mia..
troppo facile sparare sulla crocerossa..

* a quanto ne so e` un fervente sionista..
gia` questo fa capire molte cose..


Ultima modifica di mik.300 il 08/03/2011, 13:01, modificato 1 volta in totale.


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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 08/03/2011, 13:05 
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mik.300 ha scritto:

* a quanto ne so e` un fervente sionista..
gia` questo fa capire molte cose..




Ok... ma è sufficiente questo per dire che il suo caso sia una montatura?
Non credo proprio che se Saviano potesse tornare indietro con un click,
non spingerebbe quell'ipotetico interruttore. Insomma.... bella vita
de ********** che fa. Per cosa? Per la notorietà?

Io non ci credo.....



_________________
"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 08/03/2011, 13:06 
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Thethirdeye ha scritto:
Beh.... è plausibile avere paura nella sua posizione... non credi? Insomma, a parte il discorso premier (che sta sempre in mezzo come il prezzemolo qualunque sia l'argomento dibattuto nel MONDO), direi che le cose denunciate da Saviano, in linea generale, lo espongono comunque ad una marea di possibili attacchi dall'esterno. O no? O vogliamo negare anche questo?

Ha la stessa probabilita' delle 100aia di persone che in Italia denunciano fatti di mafia,pizzo e compagnia.La differenza é che non credo queste persone guadagnino soldi a palate e abbiano la scorta,si facesse un esame di coscienza e iniziasse a lavorare un po' piu' nell'ombra al posto di cercare popolarita' in televisione.


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MessaggioInviato: 08/03/2011, 13:14 
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Thethirdeye ha scritto:

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mik.300 ha scritto:

* a quanto ne so e` un fervente sionista..
gia` questo fa capire molte cose..




Ok... ma è sufficiente questo per dire che il suo caso sia una montatura?
Non credo proprio che se Saviano potesse tornare indietro con un click,
non spingerebbe quell'ipotetico interruttore. Insomma.... bella vita
de ********** che fa. Per cosa? Per la notorietà?

Io non ci credo.....


thirde..
per la notorieta`/essere qualcuno
si fa questo e altro..
c`e` chi arriva ad ammazzare..

e` pieno..

secondo te,
perche` non cambia editore?

io lo farei..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 08/03/2011, 13:20 
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mik.300 ha scritto:

thirde..
per la notorieta`/essere qualcuno
si fa questo e altro..
c`e` chi arriva ad ammazzare..

e` pieno..



Certo... ma chi arriva ad ammazzare, non fa di certo la vita da recluso che fa Saviano. A cosa serve quindi essere noto, se poi sei costretto a vivere in un bunker con gli uomini della sicurezza che ti devono stare addosso pure quando vai al gabinetto? Non capisco.....



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che io sappia è passato alla feltrinelli, almeno per quest'ultimo libro


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Thethirdeye ha scritto:

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mik.300 ha scritto:

thirde..
per la notorieta`/essere qualcuno
si fa questo e altro..
c`e` chi arriva ad ammazzare..

e` pieno..



Certo... ma chi arriva ad ammazzare, non fa di certo la vita da recluso che fa Saviano. A cosa serve quindi essere noto, se poi sei costretto a vivere in un bunker con gli uomini della sicurezza che ti devono stare addosso pure quando vai al gabinetto? Non capisco.....



e` ancora giovane ..
tra un paio d`anni chiude bottega
e campa di rendita..
o entra in politica...
e campa di rendita..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
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http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
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