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dal carlino
Intervista ad Achille Occhetto - "Pd, svolta tradita per sete di potere"
di Cangini Andrea
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LA BOLOGNINA IL 12 NOVEMBRE DEL 1989 OCCHETTO ANNUNCIA LO SCIOGLIMENTO DEL PCI IL 3 FEBBRAIO E' IL GIORNO DEL 1991 NEL QUALE IL PARTITO SI SCIOLSE E NACQUE IL PDS «Pd svolta traditapotere» er sete di p Occhetto 20 anni fa seppellì il Pci: «Sacrificata la ricerca cl una nuora identità» IL PESO DEL PARTITO NELLE URNE 266% 21,6% POLITICHE 1987 Sono le ultime in cui partecipa il Pci. Segretario è Natta, gli succede Occhetto di ANDREA CANGINI POLITICHE 1996 La percentuale del Pds. Vince l'Ulivo: al governo vanno gli ex comunisti, è la prima volta 33,2% POLITICHE 2008 I voti, alla Camera, al Partito democratico, nato dall'unione di Ds e Margherita - ROMA - NELL'89 impose la Svolta' della Bolognina, nel '91 vinse il congresso che a Rimini seppellì il Pci e diede vita al Pds, ma anche a Rifondazione comunista. Quel che non torna è che Achille Occhetto oggi militi nel partito nato da Rifondazione (Sel) anziché in quello nato dal Pds (il Pd). Cos'è, una nemesi? «No, anche se allora non avrei mai pensato a uno scenario simile. La mia vicinanza a Sel è la reazione a una situazione stagnante con l'obiettivo di riunificare il centrosinistra. Ma va detto che Vendola, col suo antistalinismo e la sua fede nel primato della libertà, non ha nulla a che vedere con la storia del Pci». Vero, paradossalmente... «Paradossalmente, ci sono molti più comunisti nel Pd. Penso a D'Alema e alla sua realpolitik». Nel '91 si capì quel che moriva, ma non quel che nasceva.
26% STIME 2010 16,6% POLITICHE 2001 I Ds scivolano al minimo, il centrosinistra perde. Nel 1998 il Pds cambia nome e diventa Ds.
E' all'incirca la percentuale di consensi indicata dai sondaggi per il Pd, lo scorso anno E la mancanza di identità politica riguarda ancora il Pd... «E' vero. Con la Svolta lanciammo il tema di una nuova identità socialista, ma subito dopo il problema della coesistenza delle diverse anime nel partito fu risolto non con un sano e definitivo confronto politico bensì con un accordo volto alla spartizione del potere. E' chiaro che la ricerca del potere per il potere ha sostituito la ricerca di una nuova identità politica». Quali furono, allora, le diverse correnti di pensiero nel Pd? «Innanzitutto c'erano quelli contrari alla Svolta che intendevano rifondare il comunismo accreditandosi come eredi del Pci». Programma ambizioso... «E infatti non lo realizzarono. Anzi: Rifondazione ebbe una lunga fase regressiva rispetto alle innovazioni del Pci di Berlinguer». Vi furono distinzioni tra quanti formalmente la seguirono? «Certo, vi furono tre diverse ispirazioni. I riformisti di Giorgio Napolitano puntavano all'unità socialista, ma io ero contrario perché non ritenevo che il socialismo coincidesse col craxismo. Se li avessimo assecondati saremmo stati annessi dal Psi e dopo aver faticosamente schivato le macerie del Muro di Berlino saremmo finiti sotto quelle del pentapartito». La seconda corrente? «Era quella di Veltroni, che voleva dar subito vita al Pd. Obiettai che di partiti democratici' ne possono esistere diversi, e scelsi quello di sinistra'». La terza? «Era la mia, e puntava alla costituzione di una nuova formazione politica che andasse oltre le culture del Novecento nel solco dell'Internazionale *** socialista».
Ma non eravate propriamente una falange macedone. «No, non eravamo compattissimi. I più convinti erano Mussi, Petruccioli e nomi simbolici come la lotti e il fratello di Berlinguer, Giovanni. Ma anche tra noi c'erano diversi malpancisti».
Ad esempio? «Antonio Bassolino e Massimo D'Alema». Come lo ricorda, D'Alema? «Spaventato, disse che a convincerlo fu suo padre. Ma era chiaro che per lui la Svolta rappresentava il male minore: non un'occasione, ma una necessità della storia».
Le pesò rompere con Ingrao? «Ingrao aveva un grande carisma ed era un eccellente oratore, al congresso di Bologna fu applauditissimo e tutti ricordano che quando ci stringemmo la mano i nervi cedettero e piansi». Altri tempi, oggi i partiti nascono e muoiono senza che nessuno versi una lacrima... «Vero, oggi non avvertiamo più il peso delle ideologie, spesso anche delle idee, quasi sempre delle identità e delle appartenenze. E' logico che si pianga meno. Il rischio, però, è quello di passare sorridendo da un vuoto all'altro». E' vero che decise tutto da solo? «No. La Svolta maturò nell'arco di un anno: al congresso dell'89 decidemmo di chiamarci Nuovo Pci'; in un'intervista all'Espresso dissi che il nostro punto di riferimento era la Rivo luzione francese e non quella d'Ottobre; in occasione di Tienanmen parlai di morte del comunismo'. Poi, certo, alla Bolognina decisi da solo di dire che bisognava cambiare tutto e che occorrevano nuove vie'». Ebbe paura?
«1 anta. Le concesso che temevo di finire in minoranza». Cosa ricorda dell'atmosfera di Rimini? «Una grande tensione, accresciuta dal fatto che incombeva la guerra del Golfo su cui avevamo idee diverse. La campana di un nuovo inizio stava suonando non solo per noi ma per tutti, anche se molti non la sentivano. Portare il partito dall'Internazionale comunista a quella socialista era cosa di non poco conto».
Ci riusci grazie a Bettino Craxi. «Per la verità, all'inizio Craxi era contrario. Lo convinsero gli altri leader socialisti europei e alcuni suoi compagnia partire da De Michelis». E' possibile che, agli occhi dei suoi compagni, su di lei abbia pesato la colpa irrazionale d aver sepolto il mitico Pci? «Sì, credo che questo sentimento ci sia stato. Ho più volte avvertito il giudizio negativo di chi irrazionalmente mi considerava reponsabile della fine di un mondo che, con i suoi errori, era ovviamente caro a tutti noi».
DALLE LACRIME Al SORRISI Non c'è più il peso delle ideologie. I partiti nascono e muoiono senza lacrime. Il rischio è di passare col sorriso da un vuoto all'altrck IL RAPPORTO COI COMPAGNI Spesso ho awertito il giudizio negativo di chi irrazionalmente mi considerava colpevole della fine di un mondo ***
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