Mise i sigilli a un'enorme centrale di Voghera. E dopo le accuse la Procura ha dovuto scusarsi. L'ultima impresa di Cotugno è la confisca dello yacht di Briatore: una mossa ad alto impatto mediatico aiuto La centrale elettrica. La fabbrica. L’ufficio urbanistica del Comune. E poi, a scendere, persino un marciapiede, una rotonda al casello dell’autostrada, e lo yacht di Flavio Briatore. Il pubblico ministero Walter Cotugno si è fatto un nome prima a Voghera e ora a Genova dove è entrato in rotta di collisione con la barca del marito di Elisabetta Gregoraci. La sua specialità è sempre la stessa: i sequestri. Nella sua carriera ha sequestrato di tutto: ha paralizzato per due anni l’ufficio urbanistica di Voghera, una città di 40mila abitanti, costringendo l’amministrazione, fra arresti e blocco delle pratiche, a chiedere la consulenza di dirigenti esterni; ha spento per sei mesi la centrale elettrica di Torremenapace, un colosso da 250 milioni di euro appena fuori Voghera; ha messo in ginocchio, anche se per un periodo breve, un’azienda specializzata nella produzione di tappi per bottigliette, la Crown Cork oggi Obrist, provocando la reazione rabbiosa degli operai che hanno alzato la voce e scandito slogan sotto il tribunale e le sue finestre.
Ora ha «arpionato» i 63 metri del Force Blue e ha costretto la famiglia Briatore a scendere a terra. Cotugno è un tipo tosto: non ha paura di affondare la spada della giustizia, costi quel che costi, ma non ha nemmeno paura di aprire un altro fascicolo prima che il precedente sia chiuso. Risultato: molte indagini, iniziate con grande clamore, si sono risolte in nulla. O con risultati modesti, sproporzionati agli alti costo sociali delle sue iniziative e, per dirla con i parametri dei chirurghi, Cotugno è uno dei pm più invasivi d’Italia: interventi a gamba unita, naturalmente giustificati dal suo punto di vista dall’applicazione della legge, risultati microscopici, da zerovirgola, che spesso fanno sorgere la più retrospettiva delle domande: ma perché ha stoppato quelle turbine, perché ha chiuso quell’ufficio, perché ha sigillato quell’attività? Una questione importante che però i suoi superiori hanno tranquillamente ignorato ritenendola superflua: così, dopo aver furoreggiato a Voghera, nella nebbiosa provincia italiana, ora il mastino combatte sul mare di Genova la sua nuova battaglia. Eppure c’è chi ancora deve fare i conti con il suo passaggio, certo non indolore, sulla linea del Po. «Ha ordinato l’alt a molti miei progetti quando ero sindaco di Voghera - racconta al Giornale Aurelio Torriani, oggi Pdl e allora Forza Italia - è arrivato a sequestrare addirittura una rotonda all’ingresso dell’autostrada e un marciapiede».
Ma le operazioni che hanno segnato la comunità sono due: il blitz all’Urbanistica e quello alla centrale elettrica di Torremenapace. «A Torremenapace - spiega l’avvocato Antonio Rossi - è stata paralizzata per cinque mesi un’impresa che stava nascendo. Non solo: Cotugno ha bloccato un impianto costato 250 milioni di euro per un reato, una violazione delle norme a tutela dell’aria, che si può cancellare pagando un obolo di mille euro». Una modesta contravvenzione ha messo ko gli ingranaggi. Non è un po’ troppo?
L’indagine è andata avanti, la centrale è faticosamente ripartita, col tempo sono emersi nuovi e più consistenti capi d’imputazione. Ma alla fine in tribunale l’impianto che è crollato è quello dell’indagine, e il pm che aveva ereditato il fascicolo di Cotugno, intanto emigrato a Genova, ha chiesto e ottenuto una raffica di assoluzioni, spruzzate qua e là dall’immancabile prescrizione. Insomma, oltre che impacchettare la centrale, come faceva Christo con i monumenti, Cotugno ha ottenuto ben poco. E ancora peggio è andata con l’assalto all’Urbanistica. Il pm aveva annusato un computer sospetto e inseguito una serie di condoni poco trasparenti, per allargarsi poi a macchia d’olio: una raffica di arresti, tutto il settore bloccato per un periodo intollerabile, dal 2006 al 2008, il sindaco Torriani sotto scacco pure lui per la trasformazione di un magazzino in studio medico.
A Voghera non c’era più nessuno che potesse maneggiare quei dossier e dare risposte ai cittadini esasperati per la lunghezza delle procedure. Così l’amministrazione ha dovuto bussare a tecnici esterni per tamponare le falle. Una situazione incandescente finita in farsa: il pm Ilaria Perinu, che come per Torremenapace si era ritrovata a gestire il dossier aperto dal collega, si è accorta che nella perizia del consulente ingaggiato dalla procura a suo tempo c’era un errore di impostazione: un «dieci» era invece un «venti». Così, in aula, coraggiosamente la Perinu ha demolito, tanto per cambiare, il lavoro di Cotugno, riconoscendo una sorta di «vizio d’origine», quel calcolo errato che faceva sballare le operazioni. Conclusione: tutti assolti, anche qua, a parte due patteggiamenti. E tutti in fila a chiedere allo Stato il risarcimento per l’ingiusta detenzione.
Lui, invece, il mastino, ha cambiato aria: basta con la provincia, avanti verso la grande città, la metropoli. Genova. Dove ha preso di mira Briatore e la sua imbarcazione. Il padrone del Billionaire protesta. Quello yacht è un’azienda, viene noleggiato, incassa. Per ora però il Force Blue resta a terra. Domani si vedrà.
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ubatuba il 15/02/2011, 00:25, modificato 1 volta in totale.