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MessaggioInviato: 09/02/2011, 21:11 
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Il Giornale: Pd, Idv e Udc vogliono portare Ruby in commissione infanzia.


Ma chi lo ha detto? Certo che il Giornale ne spara di vaccate.. [:D]
Pochi giorni fa titolava "ECCO IL NUOVO PARTITO DI SANTORO E TRAVAGLIO", o qualcosa del genere.. ne inventano una al giorno, che immaginazione. [:p]


Ultima modifica di Lawliet il 09/02/2011, 21:12, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 10/02/2011, 00:53 
Beh...... questo è da leggere attentamente..... [V]



E LA LOTTA DI CLASSE SI SPOSTA TRA I BANCHI

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feb 9th, 2011 - DI MARCO LODOLI

Fonte: http://www.repubblica.it

Per alcuni decenni la scuola è servita anche ad avvicinare le classi sociali: nelle aule convergevano interessi e aspettative, si respirava la stessa cultura, si creavano possibilità per tutti. In fondo al viale si immaginava un mondo senza crudeli differenze, senza meschinità e ingiustizie. La conoscenza era garanzia di crescita intellettuale, e anche sociale ed economica. Chi studiava si sarebbe affermato, o quantomeno avrebbe fatto un passo in avanti rispetto ai padri. Tante volte abbiamo sentito quelle storie un po’ retoriche ma autentiche: il padre tranviere che piangeva e rideva il giorno della laurea in medicina del suo figliolo, la madre che aveva faticato tanto per tirare su quattro figli, che ora sono tutti dottori.

Oggi le cose sono cambiate radicalmente. Chi viaggia in prima classe non permette nemmeno che al treno sia agganciata la seconda o la terza: vuole viaggiare solo con i suoi simili, con i meritevoli, gli eccellenti, i vincenti. "A me professò ’sto discorso del merito mi fa rodere. La meritocrazia, la meritocrazia… ma che significa? E chi non merita? E noi altri che stamo indietro, noi che non je la famo, noi non contiamo niente?". Questo mi dice Antonia e neanche mi guarda quando parla, guarda fuori, verso i palazzoni di questo quartiere di periferia, verso quei prati dove ancora le pecore pascolano tra gli acquedotti romani e il cemento. Qui la divina provvidenza del merito non passa, non illumina, non salva quasi nessuno.

Guardo la classe: Michela ha confessato che non può fare i disegni di moda perché a casa non ha un tavolo, nemmeno quello da pranzo. Mangia con la madre e la sorella seduta sul letto, con il vassoio sulle ginocchia, in una casa che è letteralmente un buco. Roberta invece mi racconta che stanotte hanno sparato in faccia al migliore amico del suo fidanzato, "era uno che se faceva grosso, che stava sulle palle a tanti, ma nun era n’animale cattivo, nun se lo meritava de morì così a ventidue anni". Samantha invece trema perché stanno per buttarla fuori di casa, a lei e alla madre e ai due fratelli, lo sfratto ormai è esecutivo e i soldi per pagare l’affitto non ce li hanno, forse già stanotte li aspetta la macchina parcheggiata in uno slargo vicino casa, forse dovranno dormire lì, e lavarsi alla fontanella con gli zingari.

La miseria produce paura, aggressività, ignoranza, cinismo. In pochi hanno i libri di scuola, si va avanti a fotocopie, anche se ogni insegnante ha ricevuto solo centocinquanta fogli per tutto l’anno, "perché i tagli si fanno sentire anche sui cinque euro, la scuola non ha più un soldo". In queste scuole di periferia le tragedie si accumulano come legna bagnata che non arde e non scalda, ma fuma e intossica. Tumori, disoccupazione, cirrosi epatica, aborti, droga, incidenti stradali, strozzini, divorzi, risse: tutto s’ammucchia orrendamente, tutto si mette di traverso e oscura il cielo. A ragazzi così segnati, così distratti dalla vita storta, oggi devo spiegare l’iperbole e la metonimia, Re Sole e Versailles, Foscolo e il Neoclassicismo. E loro già sanno che è tutto inutile, che i posti migliori sono già stati assegnati, e anche quelli meno buoni, e persino quelli in piedi. Hanno già nel sangue la polvere del mondo, il disincanto.

"E non ci venissero a parlà di eccellenza che je tiro appresso er banco. Tanto ormai s’è capito come funziona sto mondo: mica serve che lavorino trenta milioni de persone, ne abbastano tre, e un po’ di marocchini a pulì uffici e cessi. Il paese deve funzionà come n’azienda? E allora noi non serviamo, siamo solo un peso. Tre milioni de capoccioni, de gente che sa tutto e sa come mette le mani nei computer e nelle banche, e gli altri a spasso. Gli altri a rubà, a spaccià, in galera, ar camposanto, dentro una vita di **********". Forse ha ragione questa ragazza, suo padre ha "un brutto male", come direbbe il buongusto – "un cancro che lo spacca, professò", dice lei – forse è vero che non dobbiamo fare della meritocrazia un ulteriore setaccio: l’oro passa e le pietre vengono buttate via.
I ricchi hanno capito al volo l’aria che tira, aria da Titanic, e hanno subito occupato le poche scialuppe di salvataggio: scuole straniere, master, stage, investimenti totali nello studio. L’élite non ha più tempo né voglia di ascoltare le pene della nazione, le voci dei bassifondi: ha intuito il tracollo della scuola pubblica e ha puntato sulle scuole di lusso. E così la scuola non è più il luogo del confronto, della convergenza, dell’appianamento delle differenze e della crescita collettiva. Non si sta più tutti insieme a istruirsi per un futuro migliore, a sognare insieme. Chi ha i soldi il futuro se lo compra, o comunque si prepara a "meritarselo". Chi non ha niente annaspa nel niente e deve anche subire l’affronto dei discorsi sull’eccellenza.

Ormai il nostro paese è tornato ad essere ferocemente classista, ai poveri gli si butta un osso e un’emozione della De Filippi, li si lascia nell’abbrutimento e nell’ignoranza, mentre ai ricchi si aprono le belle strade che vanno lontano: lontano da qui, da questa nazione che inizia a puzzare come uno stagno d’acqua morta.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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L' apoteosi della demenza.[xx(]

Annozero/ Iervolino, querelo Grillo e chiedo un mln per minori
Venerdi, 11 Febbraio 2011 - 13:07

"Le affermazioni di Beppe Grillo alla trasmissione 'Anno Zero' di ieri sera sono semplicemente ridicole e deliranti e richiederebbero soltanto compassione, oltre ai consigli di un buon medico". A sottolinearlo in una nota il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, che annuncia azioni legali contro Grillo. "Tuttavia, siccome chi parla in pubblico ha anche il dovere di essere fedele alla verita' e di evitare di dare informazioni fantasiose e deliranti - prosegue infatti la nota - ho dato immediato mandato ai legali del Comune di Napoli di sporgere querela a carico del signor Beppe Grillo e di intentare causa in sede civile per il risarcimento dei danni procurati all'immagine mia e del Comune di Napoli. Chiedero', a titolo di risarcimento, un milione di euro da destinare ai minori disabili, disagiati, e comunque poveri, assistiti dal Comune di Napoli".



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MessaggioInviato: 11/02/2011, 14:12 
un' altra querela a Grillo?
Che fantasia la Iervolino!!!
Ovviamente la querela è stata inoltrata ai legali del Comune mica ai suoi. e Napoli paga...E' sempre bello indignarsi e chiedere giustizia con i soldi altrui.



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MessaggioInviato: 11/02/2011, 14:19 
Cita:

il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino:

"ho dato immediato mandato ai legali del Comune di Napoli di sporgere querela a carico del signor Beppe Grillo e di intentare causa in sede civile per il risarcimento dei danni procurati all'immagine mia e del Comune di Napoli".



Chiede il risarcimento per l'immagine sua e del Comune di Napoli? [:D]

Santo Dio, dovrebbero darle disastro colposo
solamente per quello che NON HA FATTO
come sindaco e vuole i pure i soldi??



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MessaggioInviato: 11/02/2011, 23:33 
Conti in tasca al Festival di Sanremo: spot e telepromozioni, affari milionari
Tags: pubblicità, Sanremo 2011, spot2 commenti
Sanremo 2011: ecco la scenografia del Festival
Mancano pochi giorni all’esordio della 61esima edizione del Festival di Sanremo, su Raiuno dal 15 al 19 febbraio. Ed è il momento di fare un po’ di conti in tasca alla kermesse e svelarne il lato nascosto: i prezzi di spot e telepromozioni che si abbatteranno sui nostri teleschermi nelle cinque serate televisive.

Le prime sorprese del festival milionario cominciano dagli sponsor. La kermesse, che celebra con una serata speciale i 150 anni dell’Unità d’Italia, ha due sponsor stranieri: la tedesca Volkswagen e l’americana Procter & Gamble, che si affiancano a Eni e Beghelli.

Ognuna di queste aziende ha acquistato cinque telepromozioni, il cui costo per la messa in onda di 120#8243; nella fascia che va dalle 21 alle 22, è di un milione di euro. La cifra scende a 568 mila euro dopo le 24.

I prezzi sono più “abbordabili” (si fa per dire) per i break pubblicitari tradizionali, che hanno differenti valutazioni economiche a seconda delle serate e delle collocazioni orarie. Per esempio: un break di 30#8243; nella prima ora di trasmissione oscilla dai 175 mila euro del martedì ai 185 mila del sabato. Dopo le 24,30 la quotazione cala anche a 30 mila euro.

Quel che costa maggiormente sono le cosiddette “farfalle”, ovvero dei minispot della durata di 7 o dieci secondi, posizionati in testa alle interruzioni pubblicitarie. Una farfalla on air per dieci secondi raggiunge la cifra di 300 mila euro. La quotazione elevata viene così giustificata: in quei secondi la gente non ha ancora cambiato canale se ha deciso di non vedere la pubblicità successiva.

Oltre a tale mole di interruzioni, sono previsti ancora cinque break pubblicitari a serata di altri inserzionisti.

Insomma: una marea di spot sta per abbattersi sui nostri teleschermi. E non sempre la qualità sarà all’altezza dell’evento.

Ne è convinto Cesare Casiraghi, fondatore e direttore creativo dell’Agenzia pubblicitaria milanese Casiraghi & Greco. Che dice:

Sanremo dovrebbe essere considerato in Italia come il Super Bowl negli Usa, evento per il quale le inserzioni pubblicitarie sono realizzate ad hoc e sono seguitissme dal pubblico, perché intelligenti e divertenti. Purtoppo tutto ciò non accade da noi. Ed è un’occasione perduta per il nostro festival, il maggior evento italiano televisivo escluso il calcio.

Gli inserzionisti, insomma, considerano il festival solo come una grande vetrina per i loro prodotti. Bisognerebbe, invece, creare per Sanremo l’evento pubblicitario nell’evento spettacolo, anche riducendo il numero di spot che, attualmente, sono troppo lunghi e troppo numerosi.

Con queste premesse non c’è da meravigliarsi se le serate televisive sanremesi finiranno a notte fonda. Con buona pace di chi la mattina deve andare a lavorare presto


http://blog.panorama.it/culturaesocieta ... milionari/


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Che schifo...

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=nq7bNFDH_IU[/BBvideo]


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MessaggioInviato: 12/02/2011, 21:55 
Cita:
Ronin77 ha scritto:

Che schifo...

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=nq7bNFDH_IU[/BBvideo]


Dare i calci ai giornalisti non è un reato, anzi.........[:D]



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MessaggioInviato: 12/02/2011, 23:09 
Beh green su questo mi trovi d'accordo,ma La Russa è un pazzoide...da ricovero imho [:D]


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MessaggioInviato: 13/02/2011, 13:23 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:

il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino:

"ho dato immediato mandato ai legali del Comune di Napoli di sporgere querela a carico del signor Beppe Grillo e di intentare causa in sede civile per il risarcimento dei danni procurati all'immagine mia e del Comune di Napoli".




Chiede il risarcimento per l'immagine sua e del Comune di Napoli? [:D]

Santo Dio, dovrebbero darle disastro colposo
solamente per quello che NON HA FATTO
come sindaco e vuole i pure i soldi??





D'accordissimo [:D]
Che poi tra l'altro la Iervolino mi e' sempre stata particolarmente antipatica con quella sua voce stridula.


Ultima modifica di soleado3083 il 13/02/2011, 13:24, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 14/02/2011, 23:28 
Tassa sul terremoto, case abusive salve in Campania, poltrone nel Lazio, allevatori leghisti graziati. Il Mostro Milleproroghe
http://www.blitzquotidiano.it


ROMA -Un terremoto, un’alluvione, una frana? Se ti arrivano in casa potrai ripagarne i danni in comode rate di una tassa regionale a carico del territorio e dei cittadini colpiti. Ti sei fatto la casa abusiva in Campania? Tranquillo, nessuno te la demolisce anche se c’è sentenza di Tribunale, almeno fino a dicembre 2011, poi Parlamento vede e provvede. Sei uno dei circa 280 allevatori che, diversamente dalle altre migliaia, non ha pagato e non paga le multe sulle quote latte? Stai sereno, per te ci sono 30 milioni di euro, milioni degli altri, per pagare al posto tuo? Sei il sindaco di Roma in difficoltà con la sua maggioranza? Coraggio, puoi aumentare il numero geli assessori e farne contenti altri tre. E, anche per le opposizioni c’è più posto on Consiglio, quindici posti di assessore in più. Sono le meraviglie e i regali del “Mille Proroghe”, un nostro legislativo con mille tentacoli.
Dopo la calamità naturale arriverà infatti la tassa regionale. In Campania sarà bloccata fino alla fine dell’anno la demolizione delle «prime case» abusive, anche in presenza di una sentenza penale. Verrà rinviata di sei mesi la scadenza per gli allevatori che devono pagare la multa europea per aver superato le quote di produzione di latte. Sono solo alcune delle norme contenute nelle pieghe del decreto milleproroghe che rappresentano o rappresenteranno un costo diretto per i cittadini.


Contenitore per soddisfare qualunque partita politicamente significativa e per accontentare in extremis le richieste di qualsivoglia lobby, il “milleproroghe” rappresenta anche l’occasione per i singoli parlamentari di inserire nel testo e trasformare così in legge qualunque norma che li interessi, una sorta di album sommo degli interessi di corporazione. Il suo testo è stato già rimaneggiato, modificato, rivisto e corretto più volte e, dopo il giro di boa dell’esame in Commissione Affari Costituzionali e Bilancio del Senato, è più che probabile che subirà altre correzioni, ma a leggerlo oggi il “milleproproghe” sembra un mostro dalle mille braccia, un vaso di Pandora contenitore di mille storture, perché la soddisfazione di ogni interesse singolo è naturalmente un danno o un peso per tutti gli altri.
Oltre al danno la beffa, si potrebbe sintetizzare così l’emendamento a firma del senatore Giuseppe Esposito (Pdl) che prevede la possibilità per le regioni colpite da catastrofi naturali come alluvioni, terremoti e frane di pagarne i costi aumentando le imposte locali. In altre parole in futuro sarà il terremotato a pagare i danni del terremoto. L’emendamento stabilisce che che l’aumento delle tassa riguarda solo i casi in cui sia stato dichiarato lo stato d’emergenza e che la regione colpita dalla catastrofe, se non riesce a coprire le spese della ricostruzione, potrà aumentare i tributi, le addizionali, le addizionali regionali e anche l’imposta regionale sulla benzina “fino ad un massimo di cinque centesimi per litro”. Solo se le entrate delle tasse locali non basteranno, e solo su precisa richiesta, “potrà essere disposto l’utilizzo del Fondo nazionale della protezione civile” da integrare, cioè da ripagare, con l’aumento delle aliquote su benzina, benzina senza piombo e gasolio. La logica federalista, dunque, vale anche in caso di disgrazia. Ragionamento che varrà, eccezionalmente e solo per la Campania, anche per i rifiuti: per fronteggiare l’emergenza (ma anche senza dichiarane lo stato), la regione potrà applicare una ulteriore tassa aumentando l’addizionale dell’accisa sull’energia elettrica.
Il tentacolare “milleproroghe” prevede anche un altro regalo per la Campania oltre alla “tassa sull’emergenza rifiuti”: sino alla fine dell’anno sarà bloccata la demolizione delle prime case abusive, anche laddove sia già stata emessa una sentenza penale in tal senso. Ci avevano già provato senza successo Cosentino e i pidiellini locali ma ecco rispuntare fuori la norma nel calderone del milleproroghe. Ma siccome tutti gli abusivi hanno dei diritti, soprattutto quello di voto, per venire incontro a chi si è costruito una bella casetta in spregio alle norme anche al di fuori della Campania ecco la norma che proroga la scadenza per il condono delle case “fantasma”, cioè quelle che non sono mai state dichiarate al catasto, sino al 30 aprile 2011.
E come in un calderone che si rispetti gli ingredienti sono molti, anche in questo decretone ce n’è per tutti i gusti. Soddisfatti gli interessi di chi vuol scaricare sui cittadini i costi delle catastrofi naturali e quelli degli abusivi campani e non, si passa a soddisfare le richieste della Lega, di Roma e della Gelmini senza dimenticare, naturalmente, quelli del Cavaliere.
Il Carroccio ha chiesto, e ottenuto, uno stanziamento di 30 milioni per rinviare di sei mesi, cioè sino a fine giugno, la scadenza per gli allevatori che devono pagare la multa europea per aver superato le quote di produzione del latte. Lo stesso decreto contiene quindi una norma che stabilisce che chi è vittima di un terremoto si paga da solo i danni e una norma che stanzia 30 milioni di soldi pubblici per far slittare la scadenza di una multa che alcune centinaia di allevatori devono pagare per aver infranto una legge comunitaria. Federalismo a singhiozzo evidentemente.
Nel calderone troviamo poi “l’emendamento Alemanno”, chiamato così perché lungi dall’essere un regalo alla città di Roma, questo emendamento viene in soccorso del sindaco capitolino costretto a fronteggiare un grande problema politico: come inserire nel governo della città gli uomini de “La Destra”, nuovi alleati di governo, senza togliere poltrone a nessuno. Ed ecco quindi la norma, a firma Mauro Cutrufo, senatore Pdl e vicesindaco di Roma, che decreta che i comuni con più di un milione di abitanti potranno avere 15 assessori più il sindaco anziché 12. Con i relativi stipendi e benefit ovviamente.
Con buona pace della Consulta che aveva definito illegittima la norma che metteva in fondo alla graduatoria gli insegnanti che cambiavano provincia, la Lega e la Gelmini aggirano la questione inserendo un altro capitoletto nel decretone: in vista di una «nuova disciplina», e «fatte salve» le indicazioni della Corte Costituzionale, sono congelate le graduatorie provinciali aggiornate nel 2009 fino al 31 agosto del 2012. Ancora, a partire dall’anno scolastico 2011-2012, le scuole potranno chiamare come supplenti solo insegnanti provenienti dalla provincia in cui ha sede l’istituto. E anche questa è fatta.
Ma per essere un milleproroghe che si rispetti manca ancora il “regalino” per il Presidente del Consiglio. Ci pensa il solito Giuseppe Esposito ad inserire un emendamento che riscrive fino al 31 dicembre 2012 la norma che vieta a chi possiede più di una rete tv di essere proprietario di giornali. L’emendamento stabilisce nuovi limiti: non potrà essere proprietario di giornali chi supera il limite dell’8% del sistema integrato delle comunicazioni oppure chi supera il limite del 40% del sistema delle comunicazioni elettroniche. Per Vincenzo Vita (Pd) “questo emendamento potrebbe spianare la strada a Rai, Mediaset e Sky per l’acquisto di un quotidiano. Il limite del 40% è molto alto e potrebbe forse penalizzare solo Telecom. Il limite dell’8% del sic è invece soggetto a molte variabili e quindi Mediaset potrebbe rientrarci”.



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MessaggioInviato: 15/02/2011, 00:23 
Mise i sigilli a un'enorme centrale di Voghera. E dopo le accuse la Procura ha dovuto scusarsi. L'ultima impresa di Cotugno è la confisca dello yacht di Briatore: una mossa ad alto impatto mediatico aiuto La centrale elettrica. La fabbrica. L’ufficio urbanistica del Comune. E poi, a scendere, persino un marciapiede, una rotonda al casello dell’autostrada, e lo yacht di Flavio Briatore. Il pubblico ministero Walter Cotugno si è fatto un nome prima a Voghera e ora a Genova dove è entrato in rotta di collisione con la barca del marito di Elisabetta Gregoraci. La sua specialità è sempre la stessa: i sequestri. Nella sua carriera ha sequestrato di tutto: ha paralizzato per due anni l’ufficio urbanistica di Voghera, una città di 40mila abitanti, costringendo l’amministrazione, fra arresti e blocco delle pratiche, a chiedere la consulenza di dirigenti esterni; ha spento per sei mesi la centrale elettrica di Torremenapace, un colosso da 250 milioni di euro appena fuori Voghera; ha messo in ginocchio, anche se per un periodo breve, un’azienda specializzata nella produzione di tappi per bottigliette, la Crown Cork oggi Obrist, provocando la reazione rabbiosa degli operai che hanno alzato la voce e scandito slogan sotto il tribunale e le sue finestre.
Ora ha «arpionato» i 63 metri del Force Blue e ha costretto la famiglia Briatore a scendere a terra. Cotugno è un tipo tosto: non ha paura di affondare la spada della giustizia, costi quel che costi, ma non ha nemmeno paura di aprire un altro fascicolo prima che il precedente sia chiuso. Risultato: molte indagini, iniziate con grande clamore, si sono risolte in nulla. O con risultati modesti, sproporzionati agli alti costo sociali delle sue iniziative e, per dirla con i parametri dei chirurghi, Cotugno è uno dei pm più invasivi d’Italia: interventi a gamba unita, naturalmente giustificati dal suo punto di vista dall’applicazione della legge, risultati microscopici, da zerovirgola, che spesso fanno sorgere la più retrospettiva delle domande: ma perché ha stoppato quelle turbine, perché ha chiuso quell’ufficio, perché ha sigillato quell’attività? Una questione importante che però i suoi superiori hanno tranquillamente ignorato ritenendola superflua: così, dopo aver furoreggiato a Voghera, nella nebbiosa provincia italiana, ora il mastino combatte sul mare di Genova la sua nuova battaglia. Eppure c’è chi ancora deve fare i conti con il suo passaggio, certo non indolore, sulla linea del Po. «Ha ordinato l’alt a molti miei progetti quando ero sindaco di Voghera - racconta al Giornale Aurelio Torriani, oggi Pdl e allora Forza Italia - è arrivato a sequestrare addirittura una rotonda all’ingresso dell’autostrada e un marciapiede».
Ma le operazioni che hanno segnato la comunità sono due: il blitz all’Urbanistica e quello alla centrale elettrica di Torremenapace. «A Torremenapace - spiega l’avvocato Antonio Rossi - è stata paralizzata per cinque mesi un’impresa che stava nascendo. Non solo: Cotugno ha bloccato un impianto costato 250 milioni di euro per un reato, una violazione delle norme a tutela dell’aria, che si può cancellare pagando un obolo di mille euro». Una modesta contravvenzione ha messo ko gli ingranaggi. Non è un po’ troppo?
L’indagine è andata avanti, la centrale è faticosamente ripartita, col tempo sono emersi nuovi e più consistenti capi d’imputazione. Ma alla fine in tribunale l’impianto che è crollato è quello dell’indagine, e il pm che aveva ereditato il fascicolo di Cotugno, intanto emigrato a Genova, ha chiesto e ottenuto una raffica di assoluzioni, spruzzate qua e là dall’immancabile prescrizione. Insomma, oltre che impacchettare la centrale, come faceva Christo con i monumenti, Cotugno ha ottenuto ben poco. E ancora peggio è andata con l’assalto all’Urbanistica. Il pm aveva annusato un computer sospetto e inseguito una serie di condoni poco trasparenti, per allargarsi poi a macchia d’olio: una raffica di arresti, tutto il settore bloccato per un periodo intollerabile, dal 2006 al 2008, il sindaco Torriani sotto scacco pure lui per la trasformazione di un magazzino in studio medico.

A Voghera non c’era più nessuno che potesse maneggiare quei dossier e dare risposte ai cittadini esasperati per la lunghezza delle procedure. Così l’amministrazione ha dovuto bussare a tecnici esterni per tamponare le falle. Una situazione incandescente finita in farsa: il pm Ilaria Perinu, che come per Torremenapace si era ritrovata a gestire il dossier aperto dal collega, si è accorta che nella perizia del consulente ingaggiato dalla procura a suo tempo c’era un errore di impostazione: un «dieci» era invece un «venti». Così, in aula, coraggiosamente la Perinu ha demolito, tanto per cambiare, il lavoro di Cotugno, riconoscendo una sorta di «vizio d’origine», quel calcolo errato che faceva sballare le operazioni. Conclusione: tutti assolti, anche qua, a parte due patteggiamenti. E tutti in fila a chiedere allo Stato il risarcimento per l’ingiusta detenzione.
Lui, invece, il mastino, ha cambiato aria: basta con la provincia, avanti verso la grande città, la metropoli. Genova. Dove ha preso di mira Briatore e la sua imbarcazione. Il padrone del Billionaire protesta. Quello yacht è un’azienda, viene noleggiato, incassa. Per ora però il Force Blue resta a terra. Domani si vedrà.

http://www.ilgiornale.it/interni/la_top ... comments=1


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SUPERARE LA CRISI

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feb 17th, 2011 | By admin | Category: News

DI SAVINO FRIGIOLA
abruzzopress.info

Fonte:
http://www.altrainformazione.it/wp/2011 ... -la-crisi/

L’ultima lettera inviata da Berlusconi al Corriere della Sera per il rilancio dell’economia, conferma quanto da sempre pronosticato e sostenuto: «le cause ed il perdurare della crisi economica dipendono essenzialmente dalla violenta demonetizzazione del mercato, avvenuta in campo nazionale ed internazionale, determinata, realizzata e pilotata dall’apparato bancario-monetario, nell’indifferenza, ed in alcuni casi anche con la connivenza di alcune forze politiche.». Sempre di connivenza si tratta anche quando, nell’ambito dell’azione e della attività politica, è sufficiente essere a conoscenza delle tecniche perverse e delle malefatte messe in atto dalla congrega bancaria-monetaria, senza porre nulla in essere per bloccare questi sciagurati accadimenti. Dando per saputo e scontato come tutto ciò si sia potuto verificare e con quali dinamiche (ce ne siamo occupati a lungo anche nel recente passato), ciò che importa ora in maniera sempre più pressante, è come uscirne e come poter rilanciare l’economia e l’occupazione nazionale, in primis quella giovanile, prima del verificarsi d’intolleranze del tutto prevedibili.

L’asfittica circolazione monetaria sul mercato interno e la drastica riduzione delle linee creditizie hanno causato il crollo dei consumi, la sofferenza di centinaia di migliaia di piccole e medie imprese (85 % del sistema produttivo nazionale) causando in moltissimi casi il fallimento o la loro chiusura con la conseguente espulsione delle relative maestranze dal sistema produttivo. La contrazione di liquidità verificatasi sui mercati esteri ha penalizzato tutta l’attività manifatturiera nazionale finalizzata all’esportazione, provocando anche la drastica contrazione delle correnti turistiche estere. Allo status quo, pertanto, tutta l’economia è in grave sofferenza. Gran parte della liquidità interna era già stata razziata molti anni prima dello scoppio ufficiale dell’ultima crisi economica, dalle solite banche mediante il piazzamento dei bond farlocchi, subito dopo volatilizzati, di Cirio, Parmalat, Banca 121, Argentina, ecc. fatti sottoscrivere ai vari soggetti ed amministrazioni, pubbliche e private, utilizzando spesso espedienti e raggiri nei confronti degli ignari sottoscrittori.

Alle perverse attività bancarie si sono aggiunte anche quelle della politica, tenute a battesimo dal governo G. Amato (dott. Sottile) con il prelevamento forzoso su tutti i conti correnti e depositi dell’8 per mille e la serie delle patrimoniali, iniziate nel 1992, mediante le quali sono state sottratte ai cittadini ed all’intero mercato cifre ingenti, non più ritornate in circolazione sul territorio sotto la voce di spesa per servizi resi alla collettività (solo nel primo anno è stata prosciugata la bella cifra di 92 miliardi di lire). Di queste e di altre malefatte bancarie nei confronti del mercato se ne sta occupando per alcuni aspetti la magistratura ordinaria con esiti alquanto deludenti: il sistema bancario ha sempre brigato per varare commissioni con propri rappresentanti, per dirimere le vertenze dei propri clienti in via stragiudiziaria.

Anche nei casi giunti a sentenza, con condanna delle banche al ristoro dei danni, questi sono quasi sempre sottostimati ed i relativi pagamenti procrastinati nei tempi futuri. L’annunciato ed auspicato colpo di frusta da parte dell’Esecutivo, per far ripartire produzione, occupazione e consumi interni, mal si concilia con le pretese europee di ridurre il debito pubblico all’80%, in ottemperanza ai vincoli comunitari ed al trattato di Maastricht, mediante il reperimento sul mercato nazionale di ben 600 miliardi di Euro da versare drasticamente nelle casse dei banchieri, con conseguente pregiudizio al poter programmare, o solo immaginare, qualsiasi possibilità di ripresa economica nazionale. Il forte debito pubblico esistente ci impedisce d’indebitarci ulteriormente per ottenere le risorse necessarie per reinnescare i processi produttivi in tempi brevi e quindi il colpo di frusta enunciato ed auspicato resterà nel cassetto delle buone intenzioni. Quand’anche riuscissimo a poterci ulteriormente indebitare, finiremmo per incrementare ancor più la mastodontica esposizione pubblica con i conseguenti gravosissimi interessi passivi che stanno già sbarrando qualsiasi possibilità di rilancio reale.

Occorre convincersi definitivamente che senza nuove risorse è impensabile immaginare qualsiasi tipo di ripresa ed ancor meno realizzare gli annunciati schiocchi di frusta per far ritornare il cavallo a bere. Perciò diventa sempre più indispensabile approntare nuove risorse economiche-monetarie senza sottostare allo strangolamento da debito inventato ed imposto dalla cupola bancaria-monetaria. Fortunatamente disponiamo della capacità, della cultura e dell’esperienza per far fronte ed eliminare definitivamente queste procurate disfunzioni. E’ solo necessario che i politici, diversamente da quanto preteso dai banchieri, (come se l’economia fosse loro prerogativa esclusiva) ritornino ad occuparsi della vera politica economia nazionale che non può essere disgiunta da quella monetaria, acquisendone le opportune conoscenze culturali, con il convincimento che la legittimità a svolgere l’azione politica deriva solo dal perseguimento del bene comune in favore dei cittadini e dei propri elettori. Occorre riacquisire autonomia di giudizio e capacità di discernere con la propria testa per non essere inconsapevolmente plagiati dai numerosi infiltrati a tutti i livelli al servizio dei banchieri e finanzieri. Ovviamente occorre disporre anche gli attributi necessari per poter bordeggiare "almeno inizialmente" contro vento, senza avventurarsi su rotte sconosciute e mai battute. Basta ripercorrere ed attuare ciò che è stato felicemente realizzato in oltre cento anni dai vari e diversi Governi che si sono succeduti.

Lo Stato deve ritornare a battere moneta in nome e per conto dei propri cittadini; acquisirne il signoraggio e quindi la moneta emessa a titolo originario ed impiegarla per rilanciare economia, occupazione e ricerca. Lo Stato italiano ha battuto moneta in prima persona e monetizzato il proprio territorio dal 1874 al 1975. Ciò ha consentito, subito dopo l’unità d’Italia di realizzare tutte le infrastrutture necessarie ad un nuovo stato, compreso i famosi palazzi e quartieri "umbertini", ancora esistenti, senza imporre tasse e senza indebitarsi. Successivamente utilizzando sempre la moneta emessa da parte dello Stato si sono costruite le opere dell’Italia moderna: strade, autostrade, ponti, ferrovie, porti, aeroporti, centrali elettriche, ospedali, sanatori, colonie, le grandi bonifiche, intere città, i grandi complessi industriali, gli Istituti Assistenziali, le scuole, le università, tutte contraddistinte dalle inconfondibili linee architettoniche ispirate dal Piacentini. Anche tutte queste opere furono realizzate senza aumentare le tasse ai cittadini e senza aumentare il debito pubblico che anzi, sino al 1940 era rimasto stabile al 20 % (tra i più bassi della storia d’Italia) per passare al 25% nel 1945 a guerre finita. Successivamente si continuò a battere moneta da parte dello Stato, gli introiti così incamerati hanno contribuito in maniera significativa alla ricostruzione del territorio nazionale devastato dall’invasione nemica (all’inizio degli anni 70 il debito pubblico era sceso al 20 %). Tutto ciò ad ulteriore conferma e dimostrazione che il debito pubblico è generato dall’emissione monetaria da parte delle banche d’emissione private.

All’inizio del Governo Berlusconi si cercò di fronteggiare questa situazione. Il Ministro Tremonti ebbe a sostenere la necessità di una moneta parallela, senza debito, per rilanciare l’economia e l’anemico mercato, iniziativa subito frustrata dal gruppo della destra economica annidata nel parlamento al servizio della funzione monetaria e finanziaria. Il ruolo di questi soggetti si è definitivamente appalesato quando Fini ha impedito di conferire ai prefetti i poteri necessari per sindacare il comportamento delle banche verso privati ed aziende e quando partendo con l’acqua è cominciata la campagna delle privatizzazioni, cedendo ai banchieri i beni dello Stato a fronte dei pseudi debiti creati con l’emissione monetaria. Come riporta il Corriere della Sera, non sussiste grande differenza sostanziale tra quanto sostiene il cattolico banchiere Bazoli d’istituire la tassa patrimoniale e l’establishment finanziario alternativo che chiede la vendita del patrimonio pubblico insieme alle liberalizzazioni dei servizi pubblici, entrambi, con l’obiettivo finale di chiudere il ciclo berlusconiano.

Mentre la crisi economica trova difficili sbocchi, la cosa più raccapricciante di questo sciagurato periodo è il silenzio assordante della sinistra e di buona parte dei sindacati appiattiti sulle posizioni monetarie-finanziarie, ed a protezione dei manovratori, per sviare le attenzioni, si sono ridotti a guardare per il buco della serratura, suggellando la fine indecorosa dell’apparato a difesa della classe operaia, dei meno abbienti e degli oppressi.

Coraggio Presidente Berlusconi, ormai non ha più nulla da perdere, è arrivato il momento di parlare chiaro, più di quello che le hanno fatto è impossibile immaginare altro, le quinte colonne sono uscite dalla maggioranza, il momento è oltremodo propizio per dimostrare che aldilà di tutte le chiacchiere e le diatribe dei vari gruppi ideologici, ormai decotti, di fatto sulla scena politica esistono due soli schieramenti: il primo che in ossequio al mandato ricevuto dai cittadini si adopera per il conseguimento del bene comune di tutta la popolazione, ed il secondo al servizio del sistema bancario-monetario e dell’alta finanza. Poiché queste due posizioni si stanno delineando con sempre maggiore precisione, è opportuno, quanto prima possibile, formare, informare e spiegare la vera occulta strategia in atto, dopo di che vediamo quante persone sono disponibili a scendere in piazza a difesa dei banchieri della BCE e per Maastricht. Riappropriamoci della nostra sovranità monetaria per bloccare le nefaste conseguenze delle crisi come quelle imposte a Islanda, Irlanda, Grecia, poiché dopo Portogallo e Spagna siamo i primi della lista. Recuperiamo la nostra autonomia politica e congiuntamente il ruolo riappacificante che ci compete nel bacino del Mediterraneo e nel mondo. Riuniamo rapidamente la miriade di gruppi, associazioni e comitati sorti a sostegno di queste posizioni. Sicuramente non mancheranno immediati appoggi e consensi da parte di tutti i cittadini e da parte degli Stati che, per convenzioni bilaterali stipulate tra loro, hanno stabilito di scambiarsi beni e risorse utilizzando la propria moneta nazionale; la nostra produzione è ricercata e complementare a moltissime di queste. All’immancabile starnazzare delle solite sacre vestali a difesa del sistema, assicuriamo la nostra presenza in qualsiasi pubblico dibattito.


Savino Frigiola
Fonte: http://www.abruzzopress.info (abruzzopress@yahoo.it )
Chieti, 16 Febbr ’11, Mercoledì, S. Giuliana – Anno XXXII n. 047 –
visto su: http://leconomistamascherato.blogspot.c ... crisi.html



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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Lavoro, nuova mattanza:a casa i 143 della Amcor

L’azienda di Lainate che produce imballaggi si trasferisce nella Repubblica Ceca e licenzia. Scoppia la protesta dei lavoratori

Lainate, 20 gennaio 2010 - Otto ore di sciopero e presidio di protesta davanti ai cancelli della Amcor Flexibles Italia di Lainate. L’azienda che si occupa di stampaggio e imballaggio flessibile per alimenti lo scorso 11 gennaio ha aperto la procedura di mobilità per 143 dipendenti su 148 e ha annunciato la chiusura dello stabilimento di via Don Sturzo. Una vera doccia fredda per i lavoratori a soli sette mesi dall’acquisizione da parte della multinazionale australiana Amcor dello stabilimento lainatese. Immediata la risposta del sindacale e dei dipendenti che ieri mattina hanno incrociato le braccia, bloccato la produzione e manifestato davanti alla fabbrica per tutta la giornata.

«La direzione ci ha comunicato che intende chiudere questa sede per spostare la produzione in altri stabilmento del gruppo - spiega Renzo Canavesi della Cub - noi riteniamo che questa scelta aziendale sia un attacco ai livelli occupazionali, un modo per scaricare sui lavoratori le scelte manageriali sbagliate della vecchia proprietà. Purtroppo l’azienda non si è dichiarata disponibile a rivedere la sua decisione ma si è mostrata favorevole a intraprendere un percorso di ammortizzatori sociali. Oggi inizia la battaglia in difesa dei posti di lavoro, dobbiamo stare uniti perché ci aspettano mesi di lotta».


Al mattino l’assemblea dei lavoratori: al megafono gli interventi dei rappresentanti sindacali e le testimonianze dei dipendenti. Sui cancelli striscioni di protesta e bandiere del sindacato: «Qui ci sono lavoratori monoreddito con figli a carico che rischiano di trovarsi in mezzo alla strada, questa è un’ingiustizia - spiega Massimo Peccarinesi, delegato sindacale della Slg Cgil - da quando è arrivata la nuova proprietà abbiamo dimostrato di saper lavorare bene e abbiamo aumentato il livello di qualità. Adesso ci ringraziano spostando i macchinari in un altro stabilimento». Lavoratori e sindacalisti si sono organizzati per garantire un presidio permanente, per tutta la giornata. Con loro anche alcuni ex delegati sindacali Cub dell’Alfa Romeo che hanno sulle spalle anni di battaglie, come Pippo Fiorito: «Questa chiusura è il risultato dell’economia globalizzata, ancora una volta si chiudono le fabbriche in Italia per spostare la produzione all’estero». E non si parli di crisi, perchè nella sede di via Don Sturzo, il lavoro non manca: «Qui si lavora anche di notte, di sabato, ci hanno chiesto di fare gli straordinari perfino quando nei capannoni, quest’estate, c’erano quaranta gradi - racconto con disappunto Paolo Sozzi, delegato sindacale Cobas Cub - abbiamo clienti e commesse, ma vogliono spostare tutto in Repubblica Ceca. È assurdo».


Quella di ieri è stata la prima manifestazione. Nei prossimi giorni continueranno le trattative sindacali e le iniziative di lotta: «Chiederemo un incontro con il sindaco di Lainate e poi se necessario sposteremo la protesta sotto le altre sedi istituzionali», dice Gianluca Tomasello, della Fistel Cisl. Macchinari fermi, uffici vuoti. Nell’impiento in piena smobilitazione, i telefoni hanno suonato per tutta la giornata di ieri. La direzione si è tenuta alla larga dalla sede lainatese.

Dipendenti e sindacati stanno valutando l’opportunità di fare un presidio permanente, giorno e notte, per paura di qualche blitz dell’azienda. Oggi si torna in fabbrica ma sui cancelli resteranno bandiere del sindacato e striscioni di protesta per ricordare che i lavoratori della Amcor non hanno intenzione di rinunciare così al proprio posto.

di Roberta Rampini

http://www.ilgiorno.it/rho/cronaca/2011 ... voro.shtml


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Politica e tagli: tempi duri per il sociale

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Fonte:
http://www.laveracronaca.com/index.php? ... &Itemid=29

Tempi duri per le politiche sociali; a seguito dei tagli di spesa infatti, i servizi sociali sono stati nettamente ridimensionati quando non del tutto cancellati. Avevamo parlato negli scorsi giorni del Fondo per la non autosufficienza (Legge Stabilità: cancellato Fondo per non autosufficienze), vale a dire l’istituto preposto a garantire su tutto il territorio nazionale l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali in favore delle persone non autosufficienti; ebbene con la Legge di stabilità 2011 (ex Finanziaria) il finanziamento per questa voce è stato azzerato, ben 400 milioni di euro che verranno meno da quest’anno.

Discorso simile si potrebbe fare per il Fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS),vale a dire la fonte nazionale di finanziamento specifico degli interventi di assistenza a persone e famiglie e considerato il padre di tutti i fondi sociali; da quest’anno è stato ampiamente ridotto a circa un terzo rispetto a quanto era tre anni fa quando, nel 2008, gli stanziamenti del Bilancio di previsione dello Stato relativi al Fnps erano pari a 929,3 milioni. Con quelle risorse sono state aiutate le famiglie indigenti a pagare le rette scolastiche, si sono finanziati gli asili nido e le scuole materne, ed è stata sostenuta l’assistenza domiciliare e il volontariato.

Il Fondo per la famiglia poi (il nostro Paese investe per le politiche familiari meno della metà della media europea), passato dai 185 milioni dell’anno scorso a 51 e che, sempre nel 2008, poteva contare su 346,5 milioni; così come il fondo per affitti, istituito dall'art. 11 della Legge n. 431/98 per offrire un aiuto alle famiglie in affitto che per condizioni economiche disagiate non riescono a sostenere un affitto e che è in costante discesa dal 2008 ad oggi, ed il fondo nidi/infanzia.

Addirittura il Fondo nazionale per il servizio civile degli obiettori di coscienza, istituito dall’art. 19 della Legge 230 del 1998, ha subìto un drastico ridimensionamento; si va dai 299,6 milioni del 2008 ai 171,4 milioni del 2009 e 170,3 milioni del 2010. Dal 2011 le risorse per il Servizio civile nazionale (SCN) saranno diminuite a 113 milioni.

Tracciando un quadro complessivo, quindi, nel 2008 per i fondi sociali più importanti erano stati stanziati più 2 miliardi di euro, quest’anno siamo a meno di un quarto; l’ unico settore che sembra esser stato risparmiato è, al momento, quello del 5xmille, il meccanismo che prevede di devolvere una parte dell’imposta sul reddito per le persone fisiche (Irpef) favore di organizzazioni non lucrative di utilità sociale e che è stato in parte ripristinato dal milleproroghe; così come la social card di cui avevamo parlato negli scorsi giorni (Social Card: la lunga storia di un flop), e che il governo ha deciso di affidare agli enti caritativi presso i quali si avvierà una sperimentazione di 12 mesi.

Da segnalare che, proprio mentre stiamo scrivendo, si sta tenendo a Roma, presso il Campidoglio, una manifestazione di protesta del nome ‘Roma Social Pride’ per protestare contro lo stato delle politiche sociali nella Capitale; l’iniziativa è stata organizzata da un insieme di associazioni operanti nel settore dei servizi pubblici, della cooperazione sociale, dell’associazionismo e del volontariato.

Così come, sempre in queste ore, a Pescara i sindacati minacciano di occupare il Comune per protestare contro i tagli all'assistenza e ai servizi sociali previsti nel bilancio ancora da approvare ed una rappresentativa di 120 operatori dell’Agorà, la cooperativa addetta all’assistenza sociale che da settembre 2010 non riceve più fondi dalla Regione, è scesa in piazza davanti al Municipio pescarese.

In sostanza, una serie di tagli che hanno colpito pesantemente la spesa pubblica nel corso degli ultimi anni e che sono andati ad abbattersi soprattutto sui servizi sociali minandone da fondamenta l’importante funzione di sostegno; il tutto naturalmente tende a riversarsi principalmente sulle categorie più deboli di cittadini e contribuisce a gravare ulteriormente su altre istituzioni quali le Regioni (anch’esse già alle prese con ristrettezze economiche) che, come abbiamo documentato parlando del Fondo per le non autosufficienze, saranno costrette ad ingegnarsi per sopperire ai tagli e per trovare in autonomia le risorse adeguate.


Gianpaolo Battaglia



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