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Blissenobiarella ha scritto:
Ragazzi, non so dove vivete voi, ma questi privilegi per gli immigrati, davvero io non li ho mai visti.
Qualcuno può prendersi la briga di fornire al forum delle stime ufficiali circa i privilegi che gli stranieri parrebbero avere rispetto agli italiani?
Vedi graduatorie e regolamento per l' assegnazione delle case popolari.
Consiglio Regionale
Case Popolari, Donzelli (Pdl): "Gli immigrati non scavalchino gli italiani"
Approvata all'unanimità la proposta Pdl sulle graduatorie degli alloggi
Mar, 29/03/2011 - 19:06 — Filomena DAmico
Immagine articolo - Il sito d#039;Italia
Il Pdl vince la sua battaglia in materia di case popolari. La richiesta di non consentire agli immigrati di scavalcare nelle graduatorie gli italiani aventi diritto, è stata favorevolmente accolta da tutto il Consiglio Regionale. Primo firmatario della proposta è il consigliere Giovanni Donzelli, che ci tiene a specificare: "Era necessario intervenire, non per discriminazione, ma per giustizia sociale”. Approvata all'unanimità la normativa sui punteggi per la definizione delle graduatorie di assegnazione delle case popolari. Le modifiche prevedono un aumento di punteggio di 0,25 per ogni anno di presenza in graduatoria per i richiedenti, non assegnatari, inseriti da almeno 4 anni nelle liste di assegnazione comunali. Un criterio approvato oggi dal Consiglio regionale raccogliendo e unificando le proposta di delibera 26 e 100, la prima delle due presentata dal PdL lo scorso maggio. “Siamo riusciti - continua Donzelli - a ristabilire un minimo di equità tra i cittadini che, a parità di requisiti, aspirano all’alloggio popolare e non riescono ad ottenerlo da anni. Il criterio della storicità di presenza in graduatoria supera, senza alcun tipo di razzismo o discriminazione, i frequenti e spiacevoli casi in cui alcuni cittadini, spesso italiani, pur avendone diritto, non riescono mai a vedersi assegnato l’alloggio poiché ad ogni aggiornamento della graduatoria si trovano scavalcati da nuovi richiedenti spesso provenienti da altre nazioni". Solo su Firenze i dati del 2010 ci dicono che se scorriamo i primi 350 aventi diritto ma non assegnatari scopriamo che il 35,42% aveva già partecipato ai bandi precedenti, e di questi ben il 68% è di origine italiana. Nelle graduatorie di Pisa, tra gli aventi diritto del 2006, 324 erano già presenti nel 2003, di cui 258 italiani, il 79,63%. “Questi dati portati ad esempio confermano come l’inserimento della storicità di presenza in graduatoria tra i criteri di assegnazione delle case popolari consentirà di premiare l’appartenenza dei richiedenti ad uno specifico territorio comunale oltre a rafforzare il legame civile e sociale con quella specifica comunità. Un risultato importante – aggiunge il consigliere regionale – che dimostra come l’opposizione del PdL in Toscana riesce ad essere costruttiva e a portare a casa risultati culturalmente e socialmente rilevanti, anche senza cedere ad alcun consociativismo e senza rinunciare al proprio ruolo di verifica e controllo senza infingimenti”, conclude Donzelli.
80% delle case popolari agli stranieri
Casa, il Tar: niente priorità ai lumbard. Ma nei fatti...
Graduatorie: l'80% è già straniero
Case Aler, parla il vicepresidente Lino Girometta: i primi 3.000 posti della lista sono occupati quasi esclusivamente da stranieri. È giusto chiedersi: ma per chi costruiamo le case? Rivediamo tutto «Le case si danno anzitutto ai lombardi e non al primo Bingo Bongo che arriva». Così tuonava Bossi nel dicembre scorso. Chi lo dimentica? L'urlo di rabbia fece ovviamente il consueto scandalo, irritando le bocche magari più forbite ma senz'altro meno inclini a raccontare come stavano e stanno tutt'ora in graduatoria le cose. O le case. E cioè che l'80 per cento dei primi 3.000 nomi in lista sono extracomunitari. Come dire: per gli altri, la matematica lo impone, di case non ce ne sono più.
Che fare? Cambiare il regolamento, ad esempio: fino a 5 punti per chi è in Lombardia da meno di un anno; tra uno e tre anni 15 punti; 30 punti tra tre e sei anni; tra sei e dieci anni 60 punti; oltre i dieci anni 80 punti... La Regione approva. Sventolio di bandiere ma, tempo qualche mese e il Tar, giusto nei giorni scorsi, boccia il regolamento rivisto nella primavera scorsa per assegnare le abitazioni con criteri che agevolano a scalare la residenza più consolidata, premiando le famiglie "local" meno abbienti più che gli ultimi arrivi.
Lombardo, insomma, vade retro. Punto e a capo? Se la Lega Nord non ammaina la bandiera del "padroni a casa nostra", "le case ai padani", neanche l'alleato in materia più "vicino" di casa e coinquilino in Regione come An sembra voler lasciar passare il colpo. I padani, nel gergo, li chiamano italiani, senza distinzione di sorta, ma la voglia di rimettere mano alle graduatorie, che così come sono parlano perlopiù arabo, ce n'è. E tanta.
Insomma, Bossi a suo tempo ha sollevato un vespaio, ma non era vana provocazione. Il problema era grande come e più di una casa. Più che parlare di una sentenza che arriva come una tegola sui promotori del diritto alla casa per i residenti storici, è più corretto dire che piove sempre sul bagnato. Ciò che infatti non dicono i sindacati promotori, e vincitori, del ricorso, (Triplice schierata al completo e i sindacati degli inquilini) è che la soppressione di questa norma definita "incostituzionale e razzista" di fatto andava a calmierare, come detto, una situazione di sostanziale "occupazione" permanente delle liste da parte degli extracomunitari, a danno dei locali.
La conferma viene dal vicepresidente dell'Aler, Lino Girometta, in quota An.
Allora, dottor Girometta, Bossi non raccontava storie...
«I dati si commentano da soli e io mi limito a osservare i numeri: al Nord e in Lombardia in particolare abbiamo una massiccia presenza di lavoratori stranieri ed extracomunitari, come conferma anche un recente studio del Cnel. Ma a fianco del fenomeno sotto il profilo lavorativo e dell'integrazione, questi numeri s'impongono con tutta la loro problematicità sul fronte abitativo dal punto di vista della loro permanenza».
Per farla breve, quanti stranieri ci sono in graduatoria?
«Nel 2002 nella graduatoria provvisoria, a fronte di 12.000 domande abbiamo registrato 5.839 extracomunitari e 6.267 italiani. Sostanzialmente in quasi parità. Lei capisce come sia complesso gestire queste cifre....».
E nelle prime posizioni chi domina la vetta della classifica?
«Se andiamo a guardare da vicino, la situazione è la seguente: nei primi 3.000 posti l'80 per cento è straniero».
Scusi, allora non si farebbe prima a dire che l'Aler assegna case agli stranieri, punto e basta?
«La situazione è questa, senza entrare nel merito della sentenza, affronto il problema per quello che è: viste le graduatorie, possiamo dire che oggi le case popolari si costruiscono per gli extracomunitari. Vogliamo riflettere su questo? Dico che è urgente farlo anche perché, nel bene e nel male, il pronunciamento del Tar pone al primo punto dell'ordine del giorno l'emergenza casa».
Allora le chiedo: che senso ha fare edilizia popolare oggi, dottor Girometta, se le regole attuali discriminano i residenti?
«E io aggiungo: perché la si fa, a chi serve in buona sostanza. Le domande non sono retoriche perché, senza inversione di tendenza, visto il trend demografico...
E, se consente, la seconda e terza generazione di stranieri...
«Certo, visto tutto questo, entro una quindicina d'anni avremo quartieri popolari completamente abitati da extracomunitari».
Non le pare ci si stia sedendo sopra una miccia? Condivide le preoccupazioni della Lega per un fenomeno pronto a esplodere?
«A parte degli inevitabili distinguo in altri campi, su questo fronte politico c'è idem sentire tra An e e Lega. Nei luoghi in cui siamo gomito a gomito ci troviamo spesso eccezionalmente d'accordo».
E la casa vi trova d'accordo?
«Ci trova d'accordo il fatto che c'è un problema oggettivo, molto serio che va risolto per i nostri cittadini. La giovane coppia ad esempio, oggi non riesce ad affittare un appartamento a Milano ed è costretta ad uscire dalla città, magari in paesi dormitorio. Ritengo che i meccanismi di riforma debbano mettere in condizione le Aler o coloro che costruiscono edilizia residenziale pubblica, e quindi ancora una volta le Aler, di costruire edilizia convenzionata e agevolata in dosi massicce, in modo prioritario e prevalente rispetto all'attività di routine, affinché si possa rientrare dagli investimenti messi in campo per realizzare queste case. È indubbio che una quota di edilizia sovvenzionata debba essere comunque realizzata, perché bisogna tenere conto dei bisogni degli strati sociali meno abbienti, ma occorre cambiare strategia».
Quindi, in concreto, lei come uscirebbe da questo imbuto?
«Il mio gruppo ha presentato un progetto di legge regionale per la riforma delle Aler».
Ci esponga i principi, in modo che i padani alleati possano sapere e replicarle in seguito...
«L'inquilino può diventare proprietario o restare nell'alloggio, ma a titolo provvisorio. Scomparirebbe insomma la possibilità di entrare e pagare, che ne so, 20.000 lire al mese per tutta la vita. È prevista poi la trasformazione in Spa...».
Volete ricorrere al mercato per trovare risorse?
«Ricapitalizzando l'azienda si potrebbe credo potenziare l'edilizia, perché abbiamo assolutamente bisogno di più case, non le pare?».
Che priorità avete individuato nell'assegnazione degli alloggi?
«La famiglia, con attenzione a quelle numerose, le giovani coppie, chi ha in casa un anziano...»
E il criterio della residenza?
«Le graduatorie che pensiamo di introdurre verrebbero formate secondo le domande raccolte dai singoli comuni sulla base di due bandi».
Due bandi, due fasce, ho capito bene?
«Sì, è così, una per gli stranieri e un'altra per gli italiani. Poi sarà formulata un'altra lista di persone che chiedono una casa e che non possiedono i requisiti tali da rientrare nelle graduatorie speciali. Se avessimo tenuto una sola graduatoria avremmo replicato il problema odierno, penalizzando i nostri. In ogni caso all'edilizia sovvenzionata verrebbe riservato il 25 per cento del patrimonio».
Lei parla di italiani e non di padani. Salta il criterio della residenza?
«Affatto, premesso che io mi sento italiano, pur rispettando chi invece si sente padano, parlo solo di un criterio che secondo me può essere esportato anche in altre situazioni. Se un Comune ha 100 posti, mettiamo caso, per gli stranieri, ma di 100 posti non ce n'è necessità, quegli alloggi possono essere destinati ad altri secondo le indicazioni del Comune di residenza che, meglio di ogni altro, conosce gli spostamenti, le necessità locali. La quota di edilizia per gli stranieri, a seconda delle esigenze, potrebbe essere in una quota compresa tra il 10 e il 50%. Con questi criteri: nei primi due anni senza pagare il canone, dal 3° al 4° anno con un canone sociale; dal 4° in poi esce dal comparto di edilizia sovvenzionata o paga in ragione di un canone pari a due volte l'equo canone. In altre parole, il principio è meritocratico: solidarietà sì, ma non in eterno. Chi non vuole integrarsi non bussi da noi».
Lei prima accennava alla possibilità di riscattare l'abitazione.
«Certo. Prevediamo la vendita del patrimonio immobiliare sino al limite residuo del 25 per cento per l'edilizia residenziale. In altre parole, il tentativo è quello di vendere parte del patrimonio conseguendo l'obiettivo "tutti proprietari", con la finalità di migliorare lo stato sociale dei cittadini e di avere maggiore attenzione sociale nei condomini».
Perchè le case popolari devono andare prima ai residenti
Visto che lo Stato Italiano prevede un punteggio più elevato per i cittadini di altre regioni o di altri paesi (soprattutto se extracomunitari) si crea di fatto una vera e propria situazione di svantaggio nei confronti dei cittadini, pur nelle stesse condizioni economiche e sociali, ma con la sola colpa di essere residenti in Padania.
Questa situazione porta solo ad una lotta tra poveri: cittadini parimenti svantaggiati devono avere le stesse possibilità, invece vige un vero e proprio privilegio di punteggio per diritto di nascita.
La Lega si propone da sempre di far decadere questi privilegi, riportando agli stessi livelli di punteggio anche i cittadini padani residenti, in modo che si possa gareggiare alla pari con i foresti.
Inoltre dove possibile è sempre stata richiesta della Lega quella di ribaltare la situazione e avvantaggiare quei cittadini residenti sul nostro territorio che da sempre hanno lavorato e hanno pagato le tasse per costruire e far crescere quella che oggi è la nostra comunità.
E' giusto secondo noi dare a questi cittadini un riconoscimento in caso cerchino lavoro o una casa popolare sul territorio della nostra e loro comunità.
La Lega, quando è al governo di un paese, di una provincia o di una regione, chiede sempre La revisione delle normative di assunzioni a impieghi pubblici orientate a riservare condizioni di favore ai cittadini con residenza pregressa di almeno cinque anni e la modifica delle norme per le assegnazioni delle case popolari.