Ragazzi le cose si complicano
sembra sempre tutto facile
Qui è proprio evidente il lato destro femminilissimo.
MA
http://www.ilmattino.it/articolo.php?id ... z=LASTORIANAPOLI - La mano destra in atteggiamento di benedizione, la sinistra regge il globo trasparente, simbolo del potere universale: «È opera di Leonardo», scrivevano gli storici narratori delle vicende artistiche napoletane nel ’600 e nel ’700, svelando i particolari di San Domenico Maggiore. Quel «Salvator Mundi», acquistato da Antonio Muscettola, segretario di Carlo V nella prima metà del ’500, era rimasto al suo posto per quattro secoli. Poi, misteriosamente, è stato ingoiato dai depositi della chiesa ed è stato dimenticato. Ora è tornato alla luce e l’attribuzione alla mano di Leonardo sembra probabile.
La tavola l’ha riscoperta Nicola Barbatelli, napoletano, studioso di opere di Leonardo e direttore del Museo delle antiche genti lucane, a Potenza. Dopo aver visto l’unica foto disponibile, antichissima e in bianco e nero, di quell’opera, s’è presentato a San Domenico Maggiore e ha chiesto di poterla studiare: ci sono voluti cinque mesi per averla qualche minuto in visione.
Barbatelli ha scattato foto, preso appunti e s’è messo a studiare, partendo dalle certezze degli antichi narratori, per cercare di dare una precisa attribuzione all’opera.
Il «Salvator Mundi», è stato dipinto a Milano poco prima della caduta degli Sforza: dell’originale si sono perdute le tracce, molti «cartoni» di studio invece sono stati ritrovati e conservati nel castello di Windsor.
La ricerca della tavola originale appassiona da sempre gli studiosi che condividono notizie e suggerimenti per rintracciarla.
Così, mentre Barbatelli studiava la pittura di Napoli e condivideva con gli altri i particolari dei suoi studi, a New York è stato presentato un «Salvator Mundi» spuntato fuori da una collezione privata. È stato subito attribuito alla mano di Leonardo ed è già stato prenotato dalla National Gallery di Londra per una mostra che si terrà a novembre.
La diffusione della notizia proveniente dagli Usa ha fatto cadere il velo di riservatezza sulla tavola napoletana: «I miei studi sono ancora in corso - ha detto Nicola Barbatelli - ma se esistono certezze che l’opera newyorkese è di Leonardo, allora non v’è dubbio che lo sia sicuramente quella di San Domenico Maggiore. Basta avvicinare le sole fotografie delle due opere per scoprire che il confronto è improponibile».
Barbatelli, già al centro di una disputa dopo il ritrovamento di un autoritratto di Leonardo del quale alcuni studiosi hanno contestato l’attribuzione, non avrebbe voluto diffondere notizie su questa opera fino al termine degli studi: «Fino ad ora ero orientato a una semplice attribuzione alla scuola leonardiana, pensavo a Cesare da Sesto e alla sua Madonna con bambino dell’Hermitage, perché certi particolari come la squisita dolcezza delle linee fisiognomiche, le mani leggermente accarezzate dallo sfumato, il dettagliato racconto delle linee dorate sul panneggio, sembrano ricordare la grande passione per la ”ripresa” da parte dei seguaci del Vinci».
Adesso, però, tutto è cambiato: la notizia del ritrovamento e dell’attribuzione a Leonardo della pittura di New York, muta completamente gli scenari e consente di azzardare maggiori certezze. Nel frattempo chi vuol mettere in mostra il «Salvator Mundi» americano può farlo pagando un milione e duecentomila dollari; chi vuol vedere l’omologo napoletano («di fattura decisamente superiore», sostengono gli esperti) è costretto ad arrendersi.
La tavola è tornata nel buio dei depositi. Non c’è un progetto per valorizzarla e metterla in mostra. È come se non esistesse.
di Paolo Barbuto
Sabato 16 Luglio 2011 - 17:11 Ultimo aggiornamento: 17:19
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