15/09/2011, 16:56
16/09/2011, 00:23
16/09/2011, 02:24
ubatuba ha scritto:
E queste 100mila intercettazioni chi le paga? Ovviamente noiL'ossessione della Procura di Bari sta tutta nelle cifre. In media un'ora di ascolto costa più di 12 euro. Le toghe non badano a spese
Un'ossessione, quella delle Procure. Nell'inchiesta di Bari che ruota attorno a Gianpiero Tarantini si è appreso che il pool si è prodigato ad effettuare la cifra monstre di 100mila intercettazioni. Un diluvio di telefonate. Una quantità di lavoro inimmaginabile. Una montagna di fogli per le trascrizioni la cui altezza è difficile da ipotizzare. L'obiettivo che muove l'azione di molte procure da quasi un ventennio è sempre arrivare a colpire il bersaglio grosso, il premier, Silvio Berlusconi, accerchiato dalle toghe e costretto a combattere una vera e propria guerra con le toghe. Che non badano a spese (sì, soprattuto spese) pur di riuscire a incastrarlo: un tentativo fino ad oggi vano.
Aperture di credito - Il problema è proprio questo: ma chi le paga, queste 100mila intercettazioni? La risposta è semplice: noi, i contribuenti, lo Stato. Fare una stima in euro sullo spreco della Procura di Bari è un'operazione difficile: non si conosce il numero di utenze intercettate e per quanto tempo le stesse utenze siano state ascoltate. Ma alcuni dati possono permettere di farsi un'idea sulla spesa sostenuta. Il ministero della Giustizia, tanto per cominciare, aveva fatto sapere che nel 2010 la sola Procura di Milano con tre distinte aperture di credito aveva ottenuto 16,5 milioni di euro destinati solo ed esclusivamente alle intercettazioni. Quella di Palermo, da par suo, aveva ottenuti 28,5 milioni e quella di Napoli 300 milioni. Già, perché la trafila è lunga. Per 'spiare' - spesso in maniera impropria - è necessario appaltare a società esterne l'operazione, poi si deve pagare chi ascolta, quindi chi le trascrive e via dicendo. L'ex Guardasigilli, Angelino Alfano, aveva sottolineato come fino a qualche anno fa del miliardo di costi dell'amministrazione giudiziaria il 37% era rappresentato proprio dalle intercettazioni.
Il caso Ruby - Le stime, inoltre, indicano che il costo di un'ora di intercettazione è di 12 euro e 30 centesimi. Per avere altri raffronti si può prendere in considerazione il caso Ruby, che tanto per cambiare ha come bersaglio il Cavaliere, Silvio Berlusconi. Il numero totale delle intercettazioni si poteva ricavare dalle pagine di allegati depositati dal pool meneghino alla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Parlamento. Il calcolo per alcune utenze era stato effettuato dal settimanale Panorama: quasi 27mila intercettazioni per Lele Mora, 14.500 per Nicole Minetti, un migliaio per Emilio Fede, 6.400 per Ruby Rubacuori. L'indagine, insomma - e la polemica aveva già fatto infuriare molti contribuenti - era costata un patrimonio. Eppure, la somma di tutte le intercettazioni citate è ben lontana dalla nuova incredibile quota raggiunta: 100mila. Ribadiamo: ma chi le paga queste 100mila intercettazioni?
15/09/2011
http://www.libero-news.it/news/822988/E ... e-noi.html
..poi magari si presentano spesso e volentieri in tv x prepararsi la carriera poliica,seguente......
16/09/2011, 08:28
Thethirdeye ha scritto:ubatuba ha scritto:
E queste 100mila intercettazioni chi le paga? Ovviamente noiL'ossessione della Procura di Bari sta tutta nelle cifre. In media un'ora di ascolto costa più di 12 euro. Le toghe non badano a spese
Un'ossessione, quella delle Procure. Nell'inchiesta di Bari che ruota attorno a Gianpiero Tarantini si è appreso che il pool si è prodigato ad effettuare la cifra monstre di 100mila intercettazioni. Un diluvio di telefonate. Una quantità di lavoro inimmaginabile. Una montagna di fogli per le trascrizioni la cui altezza è difficile da ipotizzare. L'obiettivo che muove l'azione di molte procure da quasi un ventennio è sempre arrivare a colpire il bersaglio grosso, il premier, Silvio Berlusconi, accerchiato dalle toghe e costretto a combattere una vera e propria guerra con le toghe. Che non badano a spese (sì, soprattuto spese) pur di riuscire a incastrarlo: un tentativo fino ad oggi vano.
Aperture di credito - Il problema è proprio questo: ma chi le paga, queste 100mila intercettazioni? La risposta è semplice: noi, i contribuenti, lo Stato. Fare una stima in euro sullo spreco della Procura di Bari è un'operazione difficile: non si conosce il numero di utenze intercettate e per quanto tempo le stesse utenze siano state ascoltate. Ma alcuni dati possono permettere di farsi un'idea sulla spesa sostenuta. Il ministero della Giustizia, tanto per cominciare, aveva fatto sapere che nel 2010 la sola Procura di Milano con tre distinte aperture di credito aveva ottenuto 16,5 milioni di euro destinati solo ed esclusivamente alle intercettazioni. Quella di Palermo, da par suo, aveva ottenuti 28,5 milioni e quella di Napoli 300 milioni. Già, perché la trafila è lunga. Per 'spiare' - spesso in maniera impropria - è necessario appaltare a società esterne l'operazione, poi si deve pagare chi ascolta, quindi chi le trascrive e via dicendo. L'ex Guardasigilli, Angelino Alfano, aveva sottolineato come fino a qualche anno fa del miliardo di costi dell'amministrazione giudiziaria il 37% era rappresentato proprio dalle intercettazioni.
Il caso Ruby - Le stime, inoltre, indicano che il costo di un'ora di intercettazione è di 12 euro e 30 centesimi. Per avere altri raffronti si può prendere in considerazione il caso Ruby, che tanto per cambiare ha come bersaglio il Cavaliere, Silvio Berlusconi. Il numero totale delle intercettazioni si poteva ricavare dalle pagine di allegati depositati dal pool meneghino alla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Parlamento. Il calcolo per alcune utenze era stato effettuato dal settimanale Panorama: quasi 27mila intercettazioni per Lele Mora, 14.500 per Nicole Minetti, un migliaio per Emilio Fede, 6.400 per Ruby Rubacuori. L'indagine, insomma - e la polemica aveva già fatto infuriare molti contribuenti - era costata un patrimonio. Eppure, la somma di tutte le intercettazioni citate è ben lontana dalla nuova incredibile quota raggiunta: 100mila. Ribadiamo: ma chi le paga queste 100mila intercettazioni?
15/09/2011
http://www.libero-news.it/news/822988/E ... e-noi.html
..poi magari si presentano spesso e volentieri in tv x prepararsi la carriera poliica,seguente......
Quest'anno, anche grazie alla manovra del Governo Berlusconi e del suo team di cialtroni e alla totale assenza di misure per lo sviluppo, la pressione fiscale raggiungerà il 42,8 per cento e l'anno prossimo supererà al 44, 1 per cento....... praticamente il massimo storico.
In virtù di ciò, i soldi che spenderemo in TASSE nei prossimi anni sarà talmente alto, ma talmente alto, che le spese pagate per le intercettazioni, tutto sommato, sono dei miseri BRUSCOLINI [}:)]
17/09/2011, 19:10
http://www.corriere.it/economia/11_settembre_16/coop-vittoria-sentenza-caprotti-esselunga_de703394-e085-11e0-aaa7-146d82aec0f3.shtml
LA BATTAGLIA DEI SUPERMERCATI
«Falce &Carrello», vince la Coop: Esselunga sleale. Insorge il Pdl
Caprotti condannato a risarcire 300 mila euro.
Proteste nel partito del premier: «Sentenza politica»
MILANO - Il Tribunale di Milano dà ragione a Coop e condanna Esselunga per concorrenza sleale. La sentenza accoglie il ricorso presentato tre anni fa contro Bernardo Caprotti e il suo «Falce e carrello», libro-denuncia in cui l'imprenditore sostiene di aver incontrato ostacoli all'espansione del suo gruppo nelle regioni «rosse» e accusa le Coop locali di gravi scorrettezze commerciali, oltre che di intrecci indissolubili con la politica. Dura, e a più voci, la reazione del Pdl.
«DECISIONE POLITICA»- «Siamo di fronte a decisioni giudiziarie incomprensibili che scardinano il sistema democratico» attacca Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. «Non è il film Fahrenheit 451, e nemmeno l'estratto di un film di George Orwell, ma una sentenza incredibile emessa dalla magistratura italiana - rincara la dose Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato -. Promuoverò una presentazione ulteriore del libro "Falce e carrello" per denunciare ancora una volta questo fatto incredibile». «Tra l'altro - aggiunge - non sfuggirà che questa sentenza arriva in un momento in cui il mondo delle Coop rosse ritorna al centro di uno scandalo: nel modello Sesto, nelle consulenze che hanno girato attorno alle vicende di Penati sono spuntate ancora una volta le immancabili cooperative rosse». «Ancora una volta - ribadisce Francesco Casoli, vicepresidente del gruppo Pdl al Senato, - la magistratura, la sua parte sinistra, con una sentenza dal sapore politico cerca di mettere il bavaglio a chi ha avuto il coraggio di denunciare un sistema che proprio in questi mesi sta emergendo con tutta la sua gravità dall'inchiesta Penati».«È un autentico scandalo, una patente elusione della libertà di pensiero e di stampa» dice infine il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. E aggiunge che chi l'ha redatta «ha per modello l'Urss di Breznev o l'Italia fascista».
LA SENTENZA - Il Tribunale di Milano ha sancito che il libro di Caprotti integra «un'illecita concorrenza per denigrazione ai danni di Coop Italia» e condanna Esselunga a un risarcimento pari a 300.000 euro e al ritiro del pamphlet dal mercato. Vietato inoltre reiterarne la pubblicazione e diffonderne gli scritti. Oltre a Caprotti e a Esselunga spa risultano condannati anche Geminello Alvi, curatore della prefazione, Stefano Filippi coautore e la casa editrice.
LA COOP - «Un'aggressione violenta e lesiva che noi di Coop non ci saremmo mai sognati di fare nei confronti di un concorrente. Pur in un contesto di dura competizione imprenditoriale, il rispetto degli altri e la legalità dei comportamenti e degli atti è parte integrante dell'essere cooperativa», è il giudizio di Coop in merito alla sentenza. «Abbiamo sempre respinto ogni accusa che ci viene mossa da un libro che si fonda solo sull'acredine dei suoi autori nei confronti di un sistema di imprese di successo che gode della fiducia di oltre 7 milioni e mezzo di italiani - continua Coop - Riteniamo che questa sentenza renda ragione anche a loro. A questa sentenza va aggiunto il recente pronunciamento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che riconosce la distintività delle imprese cooperative in merito alle esenzioni fiscali che non devono essere considerate come aiuti di stato. Le cooperative sono diverse dalle imprese private, rette da principi di funzionamento particolari, ma esempi di correttezza e lealtà e imprenditoriale».
Redazione Online
17 settembre 2011 18:33© RIPRODUZIONE RISERVATA
17/09/2011, 19:49
17/09/2011, 20:24
Thethirdeye ha scritto:ubatuba ha scritto:
E queste 100mila intercettazioni chi le paga? Ovviamente noiL'ossessione della Procura di Bari sta tutta nelle cifre. In media un'ora di ascolto costa più di 12 euro. Le toghe non badano a spese
Un'ossessione, quella delle Procure. Nell'inchiesta di Bari che ruota attorno a Gianpiero Tarantini si è appreso che il pool si è prodigato ad effettuare la cifra monstre di 100mila intercettazioni. Un diluvio di telefonate. Una quantità di lavoro inimmaginabile. Una montagna di fogli per le trascrizioni la cui altezza è difficile da ipotizzare. L'obiettivo che muove l'azione di molte procure da quasi un ventennio è sempre arrivare a colpire il bersaglio grosso, il premier, Silvio Berlusconi, accerchiato dalle toghe e costretto a combattere una vera e propria guerra con le toghe. Che non badano a spese (sì, soprattuto spese) pur di riuscire a incastrarlo: un tentativo fino ad oggi vano.
Aperture di credito - Il problema è proprio questo: ma chi le paga, queste 100mila intercettazioni? La risposta è semplice: noi, i contribuenti, lo Stato. Fare una stima in euro sullo spreco della Procura di Bari è un'operazione difficile: non si conosce il numero di utenze intercettate e per quanto tempo le stesse utenze siano state ascoltate. Ma alcuni dati possono permettere di farsi un'idea sulla spesa sostenuta. Il ministero della Giustizia, tanto per cominciare, aveva fatto sapere che nel 2010 la sola Procura di Milano con tre distinte aperture di credito aveva ottenuto 16,5 milioni di euro destinati solo ed esclusivamente alle intercettazioni. Quella di Palermo, da par suo, aveva ottenuti 28,5 milioni e quella di Napoli 300 milioni. Già, perché la trafila è lunga. Per 'spiare' - spesso in maniera impropria - è necessario appaltare a società esterne l'operazione, poi si deve pagare chi ascolta, quindi chi le trascrive e via dicendo. L'ex Guardasigilli, Angelino Alfano, aveva sottolineato come fino a qualche anno fa del miliardo di costi dell'amministrazione giudiziaria il 37% era rappresentato proprio dalle intercettazioni.
Il caso Ruby - Le stime, inoltre, indicano che il costo di un'ora di intercettazione è di 12 euro e 30 centesimi. Per avere altri raffronti si può prendere in considerazione il caso Ruby, che tanto per cambiare ha come bersaglio il Cavaliere, Silvio Berlusconi. Il numero totale delle intercettazioni si poteva ricavare dalle pagine di allegati depositati dal pool meneghino alla Giunta per le autorizzazioni a procedere del Parlamento. Il calcolo per alcune utenze era stato effettuato dal settimanale Panorama: quasi 27mila intercettazioni per Lele Mora, 14.500 per Nicole Minetti, un migliaio per Emilio Fede, 6.400 per Ruby Rubacuori. L'indagine, insomma - e la polemica aveva già fatto infuriare molti contribuenti - era costata un patrimonio. Eppure, la somma di tutte le intercettazioni citate è ben lontana dalla nuova incredibile quota raggiunta: 100mila. Ribadiamo: ma chi le paga queste 100mila intercettazioni?
15/09/2011
http://www.libero-news.it/news/822988/E ... e-noi.html
..poi magari si presentano spesso e volentieri in tv x prepararsi la carriera poliica,seguente......
Quest'anno, anche grazie alla manovra del Governo Berlusconi e del suo team di cialtroni e alla totale assenza di misure per lo sviluppo, la pressione fiscale raggiungerà il 42,8 per cento e l'anno prossimo supererà al 44, 1 per cento....... praticamente il massimo storico.
In virtù di ciò, i soldi che spenderemo in TASSE nei prossimi anni sarà talmente alto, ma talmente alto, che le spese pagate per le intercettazioni, tutto sommato, sono dei miseri BRUSCOLINI [}:)]
21/09/2011, 13:31
http://www.corriere.it/politica/11_settembre_21/pm-napoli-istanza-inchiesta-ricatto-berlusconi_a633deac-e442-11e0-bb93-5ac6432a1883.shtml
BOTTA E RISPOSTA TRA MAGISTRATI
[color=blue]Tarantini, i pm di Napoli contro il gip
Presentato ricorso contro lo spostamento dell'inchiesta a Roma
POLITICA I giudici del capoluogo campano indagano sulla vicenda del presunto ricatto a Silvio Berlusconi. E contestano il trasferimento degli atti a Roma
«La competenza è da chiarire»[/color]
21/09/2011, 16:04
21/09/2011, 19:38
28/09/2011, 10:10
POLITICA E RUOLO DEI GIUDICI
[color=blue]Una questione sotto traccia
Se Berlusconi, prendendo atto che il suo ciclo si è esaurito, che la sua posizione è ormai diventata insostenibile anche per l'immagine internazionale del Paese, lasciasse la guida del governo (ma senza favorire ribaltoni, i quali fanno male alla democrazia) si aprirebbe una possibilità: si potrebbe ricominciare a discutere - non dico serenamente ma, almeno, seriamente - del ruolo della magistratura in questo Paese.
Al momento, con Berlusconi premier, ciò non si può fare: gli animi sono troppo incattiviti, le passioni troppo viscerali, le partigianerie troppo smaccate e cieche.
Solo se Berlusconi lascia, si potrà forse ricominciare a discutere nel merito di cose come l'uso politico delle intercettazioni e la fine che hanno fatto, grazie al famoso circo mediatico-giudiziario, la tutela della privacy , la presunzione di non colpevolezza, eccetera eccetera.
Chi pensa che, andato via Berlusconi, il rapporto fra la politica e la magistratura tornerà facilmente, e spontaneamente, alla normalità, simile a quello che si dà nelle altre democrazie occidentali, non conosce l'evoluzione di quei rapporti.
Quando gli storici del futuro indagheranno sull'argomento sceglieranno probabilmente come data emblematica dell'inizio del «grande scontro» fra magistratura e classe politica, il 3 dicembre del 1985: l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga inviò al Consiglio superiore della magistratura una lettera in cui vietava al Consiglio stesso di mettere ai voti una censura nei confronti del presidente del Consiglio Bettino Craxi. Cossiga, Costituzione alla mano, negò che il Csm fosse dotato di un tale potere di censura. I settori più militanti della magistratura, spalleggiati dall'allora partito comunista, se la legarono al dito.
Alcuni anni dopo, Cossiga diventò oggetto di un attacco concentrico della magistratura militante e del partito comunista. Come mai al Csm era passato per la testa di avere il potere di censurare un primo ministro? Perché negli anni precedenti, per varie ragioni (alcune leggi che avevano notevolmente rafforzato sia il ruolo del Csm sia i poteri delle Procure, il prestigio accumulato dalla magistratura durante la lotta al terrorismo), la magistratura, intesa come «corpo», si era notevolmente irrobustita. Al punto che i suoi settori più politicizzati ritenevano di essere ormai così forti da poter andare allo scontro aperto con la politica.
L'occasione arrivò, grazie alla fine della guerra fredda, con le inchieste sulla corruzione, con Mani Pulite. La corruzione c'era ed era tanta (ma era «di sistema» e per questo avrebbe richiesto una soluzione politica, non penale: lo scrissi allora e non ho mai cambiato idea). Demolendo (ma selettivamente: il Pci si salvò) la vecchia classe politica, la magistratura inquirente aprì quel vuoto di potere da cui sarebbe nata la cosiddetta Seconda Repubblica.
Il resto è semplicemente la storia d'Italia dal 1994 (anno dell'ingresso in politica di Berlusconi, nonché dell'avviso di garanzia, rivelato da uno scoop del Corriere , che lo raggiunse a Napoli nel mezzo di una conferenza internazionale) ad oggi.
Poiché la presunzione di non colpevolezza dovrebbe valere per chiunque (anche, guarda un po', per Berlusconi) vedremo in futuro cosa diranno le sentenze (se sentenze ci saranno) in relazione alle inchieste più recenti. Ma il punto politico è che, solo se Berlusconi se ne va, le tante anomalie del rapporto fra magistratura e politica, il grave squilibrio che si è ormai da molto tempo determinato fra democrazia rappresentativa e potere giudiziario, potranno essere discussi senza che tutto venga subito ricondotto al conflitto fra berlusconiani e antiberlusconiani.
Gli amici di Berlusconi ribatteranno: ma in questo modo la si darà vinta proprio ai quei settori della magistratura che dell'attacco al potere politico-rappresentativo hanno fatto la ragione stessa del proprio agire giudiziario. Non credo. La magistratura oggi non dispone più del prestigio di cui godeva all'epoca di Mani Pulite. La sua reputazione, stando ai sondaggi, non è cattiva come quella della classe politica ma ci va ormai molto vicino.
Persino il più ottuso dei cittadini capisce che centomila intercettazioni per una inchiesta sono cose da pazzi (e il Csm zitto), persino il più fiducioso rimane disorientato vedendo Procure che si sbranano e inchieste che rimbalzano come palline da ping pong fra Napoli, Roma e Bari.
La magistratura è ormai altrettanto logorata della classe politica. I magistrati dotati di più buon senso lo capiscono benissimo. Per questo non dovrebbe essere molto lontano il momento in cui diventerà possibile ristabilire alcune regole (per esempio, quella che vieta di intercettare, anche in modo indiretto, chi occupa cariche istituzionali) da tempo saltate.
Serve alla magistratura, serve alla classe politica. E serve al Paese che, tra l'altro, ha il non piccolo problema di convincere gli investitori a fidarsi di nuovo di gente come noi.
Angelo Panebianco
28 settembre 2011 07:37© RIPRODUZIONE RISERVATA
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06/10/2011, 12:57
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