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travis ha scritto:
hai detto tu che non hanno dimostrazione..
Vedo con dispiacere che non riesci a distinguere nei miei post i soggetti delle frasi. Un'altra IPOTESI e' che io faccia pena a scrivere.
![Palla Otto [8]](./images/smilies/UF/icon_smile_8ball.gif)
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devo ancora contraddirti, apparte che è proprio la fitness a dirci indicativamente quale individuo (non voglio scendere troppo nei particolari) avrà il maggior vantaggio selettivo e che deviazioni dalla H.W. caiusano variabilità genetica. I meccanismi con cui avvengono le mutazioni, come anche come queste vengono riparate, sono noti (forse non tutti, c'è sempre qualcosa da scoprire) e studiati approfonditamente dalle cause fisiche a quelle chimiche, dalle naturali a quelle indotte
Vedo che si insiste sempre sullo stesso punto. Non possiamo confondere la variabilita' genetica con la trasformazione in una nuova specie. Tra l'altro per questa ipotesi si dovrebbe manifestare anche la creazione di nuovi geni non solo la variazione di quelli preesistenti.
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un classico esempio è quello della falena Biston betularia
Bell'esempio. Leggiti questo:
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"Melanismo industriale"
Nel 1986, Douglas Futuyma pubblicò un libro dal titolo The Biology of Evolution (“La biologia dell'evoluzione”), considerato una delle fonti più esplicite per esporre la teoria dell'evoluzione per mezzo della selezione naturale. Il più famoso tra gli esempi addotti sul tema riguarda il colore delle falene, che sembra fosse diventato più scuro nel corso della rivoluzione industriale in Inghilterra. Si trova la storia del melanismo industriale in quasi tutti i libri evoluzionistici di biologia, non solo in quello di Futuyma. La storia si basa su una serie di esperimenti condotti dal fisico e biologo inglese Bernard Kettlewell negli anni Cinquanta, e si può riassumere come segue:
Secondo quanto riferito, ai prodromi della rivoluzione industriale, il colore delle cortecce degli alberi nell'area di Manchester era abbastanza chiaro. Per questo motivo, le falene di colore scuro (melaniche) che si posavano su questi alberi potevano essere facilmente avvistate dagli uccelli che se ne cibavano; le loro possibilità di sopravvivenza erano, di conseguenza, alquanto scarse. Cinquanta anni dopo, nei terreni boschivi in cui l'inquinamento industriale aveva ucciso il muschio, le cortecce degli alberi si scurirono, ne conseguì che le falene di colore chiaro divennero le prede più cacciate, essendo diventate le più visibili. Si verificò quindi un calo nella proporzione di falene di colore chiaro rispetto a quelle di colore scuro. Gli evoluzionisti ritengono che questo costituisca una prova di grande importanza a sostegno della loro teoria. Essi trovano rifugio e sollievo mostrando, con arte vetrinistica, il modo in cui le falene di colore chiaro "si erano evolute" nelle altre di colore scuro. Ma anche se accettiamo tali dati, dovrebbe essere abbastanza chiaro, tuttavia, che questo fatto non può essere considerato una prova a favore della teoria dell'evoluzione, in quanto non è sorta alcuna nuova forma mai apparsa in precedenza. Le falene di colore scuro sono esistite anche prima della rivoluzione industriale. Solo le proporzioni relative alle diverse varietà cambiarono. Le falene non hanno acquisito nuovi caratteri o nuovi organi tali da causare una "speciazione". Affinché una specie di falena si tramuti in un'altra specie vivente, ad esempio un uccello, si dovrebbero realizzare nuove aggiunte ai suoi geni. Ovverosia, avrebbe dovuto essere annesso un programma genetico interamente separato, al fine di includere informazioni sulle caratteristiche fisiche degli uccelli.
Si può rispondere così alla storia evoluzionista del melanismo industriale. Ma la storia ha anche un risvolto più interessante: non è solo la sua interpretazione, ma la storia stessa a essere errata. Nel suo ruolo di biologo molecolare, Jonathan Wells, nel suo libro "Icons of Evolution", spiega come la storia delle falene punteggiate, che si trova in ogni libro di biologia evoluzionista ed è quindi diventata in questo senso una ‘icona’, non rispecchi la verità. Nel suo libro, Wells spiega come l’esperimento di Bernard Kettlewell, noto come “prova sperimentale” della storia, costituisca in realtà uno scandalo scientifico.
Ecco alcuni elementi fondamentali dello scandalo:
1- molti esperimenti condotti in seguito a quelli di Kettlewell hanno rivelato che solo un tipo di falena restava sui tronchi, mentre tutti gli altri tipi preferivano restare sotto i rami più piccoli, orizzontali. A partire dal 1980, è diventato chiaro che le falene punteggiate non si riposano normalmente sui tronchi degli alberi. In 25 anni di lavoro sul campo molti scienziati, come Cyril Clarke e Rony Howlett, Michael Majerus, Tony Liebert e Paul Brakefield, sono arrivati alla conclusione che “nell’esperimento di Kettlewell, le falene furono costrette a comportarsi in maniera atipica e quindi non è possibile accettare come scientifici i risultati”.
2- Gli scienziati che hanno accettato le conclusioni di Kettlewell hanno ottenuto un risultato ancora più interessante: anche se c’era da aspettarsi un numero di falene chiare nelle regioni meno inquinate dell’Inghilterra, le falene scure in quelle regioni erano fino a quattro volte più numerose di quelle chiare. Ciò significa che non esisteva alcuna correlazione tra la popolazione delle falene e i tronchi degli alberi, come pretendava Kettlewell e come hanno ripetuto quasi tutte le fonti evoluzionistiche.
3- A mano a mano che la ricerca si approfondiva, le dimensioni dello scandalo cambiavano: “le falene sui tronchi” fotografate da Kettlewell erano in realtà falene morte. Kettlewell usava esemplari morti, incollati o attaccati con uno spillo agli alberi, e poi li fotografava. In realtà, non sarebbe stato molto facile fare simili fotografie, perché le falene non stavano sui tronchi degli alberi, ma sotto le foglie.
Questi fatti furono scoperti dalla comunità scientifica solo nei tardi anni Novanta del secolo scorso. Il collasso del mito del melanismo industriale, che è stato per decenni uno degli argomenti più apprezzati nei corsi di “introduzione all’evoluzione” nelle università, ha lasciato molto delusi gli evoluzionisti.
Così il “più famoso esempio di selezione naturale” è finito nella pattumiera della storia come scandalo scientifico, una cosa inevitabile perché la selezione naturale non è un “meccanismo evolutivo”, contrariamente a quanto sostengono gli evoluzionisti. Non è capace né di aggiungere un nuovo organo a un organismo vivente, né di rimuoverlo, né di cambiare un organismo di una specie in quello di un’altra.
Comunque io mi riferivo a evoluzioni in una nuova specie.
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un altro esempio è il vantaggio che hanno gli individui (proprio persone) portatori sani di anemia falciforme: in questi individui l'anemia inibisce la crescita e la riproduzione del parassita della malaria cosicché in ambiente malarico (Africa, Mediterrneo, India ecc) questi individui avranno un vantaggio selettivo
niente fede, solo dati e studi
Si tratta comunque di una mutazione in negativo. Il vederla positivamente e' solo una forzatura. Inoltre non si considera che nelle generazioni successive si manifestera' nella forma patologica contribuendo quindi a diminuirne la diffusione. E comunque non si e' generata una nuova specie.
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niente fede, solo dati e studi
E' fede se credi che questo porti allo sviluppo di una nuova specie, dato che non lo puoi provare.
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guarda, non sono un fisico e data l'ora non ho voglia di cercare articoli, studi ecc. quindi ti metto questo link e spero che vada bene
http://en.wikipedia.org/wiki/Entropy_and_lifeAncora con sto wiki.....
![Infelice [:(]](./images/smilies/UF/icon_smile_sad.gif)