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 Oggetto del messaggio: Il Multiverso è una realtà
MessaggioInviato: 20/01/2011, 11:21 
IL COSMOLOGO JOHN BARROWS: IL MULTIVERSO E' UNA REALTA'

Immagine

Fonte:
http://noiegliextraterrestri.blogspot.c ... verso.html

"Dobbiamo abituarci a pensare che il nostro universo non è l'unico."

''Oggi non si parla piu' di un singolo universo ma di molti tipi di universo che possono esistere al di la' di quello che e' il nostro orizzonte visibile. Il nostro universo non e' quindi piu' globale bensi' sempre piu' locale''. E' questa, spiegata da John Barrow, matematico e cosmologo di Cambridge, il cuore della teoria del Multiverso che il professore inglese e' stato invitato ad esporre in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Cultura nell'ambito di una conferenza dal titolo: ''L' origine dell' Universo. Che cosa la moderna cosmologia ci dice circa il nostro posto nell' Universo''. Un appuntamento promosso dal dicastero guidato dal card. Gianfranco Ravasi, organizzato con la sponsorizzazione dell' Asi, Agenzia spaziale italiana, e che sancisce la collaborazione tra Asi e il Progetto Stoq, Science, theology and the ontological quest, l' organo di coordinamento del dicastero vaticano per incoraggiare il dialogo tra scienza e fede. Come ha spiegato Barrow, alla presenza, tra gli altri, dello stesso Card. Ravasi, la teoria del Multiverso solleva nuovi e piu' complessi interrogativi non solo all'astronomia. ''Questa nuova visione - ha infatti detto - ci pone nuove sfide non solo come astronomi ma anche come teologi e filosofi''. La teoria, ha illustrato il cosmolojavascriptopenWindow6('pop_forum_code.asp')go, conduce a una ''grande incertezza'' sull' origine degli universi.

Fonte: Ansa.it



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MessaggioInviato: 21/01/2011, 13:34 
Bravo TTE ma sposta il topic nella varie sezioni dove molti nostri amici utenti pensano che gli alieni che interferiscono con noi provengono dal nostro universo, le astronavi che noi vediamo sono di alieni baraccati che stanziano nel ns sistema solare o macchine del tempo provengono dal ns futuro e i pochi che si spostano nel multiverso con tecnologia non può competere con il resto che usa l'astrale



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MessaggioInviato: 21/01/2011, 13:49 
Rico [:257]



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MessaggioInviato: 21/01/2011, 15:08 
Cita:
rico61 ha scritto:

Bravo TTE ma sposta il topic nella varie sezioni dove molti nostri amici utenti pensano che gli alieni che interferiscono con noi provengono dal nostro universo, le astronavi che noi vediamo sono di alieni baraccati che stanziano nel ns sistema solare o macchine del tempo provengono dal ns futuro e i pochi che si spostano nel multiverso con tecnologia non può competere con il resto che usa l'astrale


Complimenti Rico....
per la capacità di sintesi e per la chiarezza di idee [:)]

Condivido ogni giorno di più questa tua tesi.



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MessaggioInviato: 20/12/2011, 13:10 
A caccia della "particella di Dio", Tonelli:
"Potremo anche scoprire di essere in un Multiverso"


Immagine
Il professor Guido Tonelli (Ansa)

di Roberto Zonca
http://notizie.tiscali.it/articoli/scie ... nelli.html

Pochi giorni fa, per la prima volta, è stata rilevata una "traccia" del bosone di Higgs, anche conosciuto come la "particella di Dio". A darne notizia, in una conferenza stampa trasmessa in streaming e seguita da oltre 110 mila utenti, sono stati gli stessi autori di quella che per il momento nessuno vuole chiamare "scoperta", gli italiani Guido Tonelli, responsabile dell'esperimento CMS, professore dell'Università di Pisa e ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), e Fabiola Gianotti, fisica italiana che dirige l'esperimento ATLAS, sempre al Large Hadron Collider (LHC) al Cern in Svizzera. Per comprendere meglio il valore della duplice ricerca, condotta presso i laboratori del Cern di Ginevra, abbiamo intervistato il fisico Tonelli che non ha mancato di descrivere quelli che saranno i prossimi passi e i possibili sviluppi della ricerca.

Cos'è il “bosone di Higgs”?
“E’ una particella la cui esistenza è stata ipotizzata in alcune teorie e avrebbe una funzione fondamentale, in quanto darebbe la massa a tutte le altre particelle elementari. Senza il bosone di Higgs, o di altre particelle che svolgano questo compito, gli atomi non potrebbero stare insieme: non ci sarebbe la chimica, noi stessi non potremo esistere e l’intero Universo non sarebbe così come lo conosciamo. Insomma il bosone di Higgs ha un ruolo molto importante nella fisica moderna e riuscire a scoprirlo è una delle questioni decisive”.

Perché il bosone di Higgs è stato anche ribattezzato “particella di Dio”?
“A chiamarlo così è stato l’illustre collega e premio Nobel per la Fisica Leon Max Lederman. Personalmente, sebbene sia stato ribattezzato così perché nella formazione dell’Universo il bosone di Higgs ha un ruolo importante, trovo sia un nome un po’ inappropriato. In realtà il bosone di Higgs è una particella materiale, stiamo parlando di uno stato della materia e Lederman intendeva alludere al fatto che nei primi istanti di vita dell’Universo, attraverso il ruolo giocato dal bosone di Higgs si sono differenziate due forze elementari: la forza elettromagnetica e la forza debole che produce il decadimento degli atomi. Queste due forze inizialmente erano indistinguibili, via via che l’Universo ha cominciato a raffreddarsi l’elettromagnetismo è rimasto ad un raggio d’azione infinito mentre la forza debole è diventata a piccolissimo raggio. Questa differenza è stata fondamentale per l’evoluzione dell’Universo così come lo conosciamo”.

Se si dimostrasse che il bosone di Higgs non esiste, cosa cambierebbe per l’uomo?
“Per la vita di tutti noi non cambierebbe assolutamente nulla. Con i nostri esperimenti stiamo cercando soltanto di capire cosa ci circonda, l’origine della materia e dunque da cosa è composto l’Universo. E’ comunque fondamentale che i fisici sperimentali riescano a verificare, senza ombra di dubbio, l’esistenza del bosone di Higgs. Se non lo trovassimo si dovrebbe ricorrere ad un’altra teoria”.

Individuarlo potrebbe avere delle implicazioni nello sviluppo di nuove tecnologie?
“E’ difficile prevedere il futuro. Ogni volta che c’è stato un avanzamento della conoscenza nella fisica fondamentale, prima o poi ci sono state anche delle applicazioni nella tecnologia. Posso comunque fare un esempio dei possibili benefici: ai primi del ‘900, quando con gli esperimenti si è verificata la meccanica quantistica o la relatività, nessuno immaginava che oggi avremo usato la meccanica quantistica sui nostri cellulari e con la relatività i più moderni sistemi di localizzazione Gps. Spesso servono decine, centinaia di anni, prima di tradurre le scoperte in benefici per la vita quotidiana”.

La vostra ricerca potrebbe portare a comprendere se il nostro mondo si trova in un Universo o in un Multiverso. Può spiegarci meglio questo aspetto?
“Una delle ricerche principali che stiamo conducendo è la ricerca del bosone di Higgs, e su questa c’è tutta l’attenzione dei media. Pochi però parlano di altre due ricerche che stiamo conducendo e che risultano essere altrettanto importanti. Una riguarda la supersimmetria, ossia la ricerca di una nuova forma di materia che potrebbe probabilmente spiegare l’origine della materia oscura, che circonda la nostra galassia e che riempie l’Universo. Un altro studio si concentra invece nella ricerca di particelle molto massicce (10, 20 o 50 volte più massicce del bosone di Higgs), la cui presenza potrebbe suggere, e validare, alcune delle teorie di extradimensioni. Queste ci porterebbero a supporre che il nostro non è un ‘universo unico’ ma una realtà facente parte di un sistema composto da un’infinità di universi, chiamata in gergo Multiverso. Il giorno in cui dovessimo individuare queste particelle molto massicce, e le potessimo associare alle teorie che prevedono i multiversi, ci sarebbe un cambiamento radicale della visione che abbiamo oggi delle cose che compongono la Natura”.

Perché non avete ancora voluto parlare di “scoperta”?
“Nel nostro mestiere la prudenza è d’obbligo. Per pronunciare la parola scoperta vorremo esser certi dei dati. Diremo abbiamo ‘scoperto qualcosa’ soltanto quando saremo sicuri che la probabilità di sbagliare è inferiore a una su 1 milione o più. Attualmente si è comunque visto che entrambi gli esperimenti, condotti da team di ricercatori diversi che si servono di tecnologie completamente diverse, hanno confermato dati compatibili e ciò è di per sé molto vicino ad esser definito ‘scoperta’: tutto ciò è molto intrigante, ma le conferme potranno arrivare con l’analisi dei dati che verranno nei prossimi mesi”.

Quali saranno i vostri prossimi passi?
“Stiamo ancora lavorando. Nonostante il seminario sia ormai avvenuto, e il Natale sia ormai alle porte, stiamo lavorando ancora molto intensamente e attendiamo i risultati di ulteriori analisi. I dati presentati durante la conferenza stampa erano preliminari, in queste settimane fino alla fine di gennaio continueremo ad snocciolare dati e solo dopo pubblicheremo degli articoli consuntivi in cui spiegheremo cosa abbiamo compreso. Solo a quel punto potremo parlare di dati completi. Verso marzo, avendo pubblicato i dati dei due esperimenti, combineremo le due osservazioni come se fossero una sola ricerca unica. Il terzo e ultimo step, quello che dovrebbe mettere il ‘bollo notarile’, dovrebbe aver luogo in estate, a luglio: a quel punto speriamo proprio di poterci lasciare andare e fare l’annuncio della ‘scoperta’”.

Nel caso ci sarebbero dei principi della fisica che verrebbero messi in crisi dalla “scoperta”?
“No, anzi. I dati finora ottenuti sono compatibili con tutte le teorie oggi assodate. Sono poi sicuro che proseguendo saremo in grado di individuare anche altre importanti particelle al momento sconosciute. Secondo i dati raccolti, infatti, il bosone di Higgs potrebbe avere una massa relativamente bassa e ciò non potrebbe esser spiegata se non con la presenza di altre particelle massicce che gli facciano da guardia del corpo. Insomma, è probabile che le sorprese non siano ancora finite e nei prossimi mesi ne sapremo di più”.

Delle 6 mila persone che lavorano ai due esperimenti, Atlas e Cms, circa 900 sono italiani. Le università italiane sfornano tante menti brillanti ma poi non sono in grado di sfruttarne le potenzialità. Qual è il problema?
“Nel mio campo vedo che i giovani che provengono dalle università italiane sono in assoluto tra i migliori. Non dico questo perché sono anch’io un italiano, ma perché, in quanto responsabile di svariati esperimenti, quando devo selezionare e assegnare una certa responsabilità non posso guardare se una persona viene dalla Cina, dall’India o dagli Stati Uniti. Esiste dunque un solo metro di valutazione, ed è strettamente legato alle capacità dell’individuo. Per giudizio unanime della comunità internazionale i giovani laureati italiani sono tra i migliori. Questo significa che c’è una ottima scuola, delle ottime organizzazioni e una struttura organizzativa che investe nella ricerca, e che merita di esser citata, è l’Istituto nazionale di fisica nucleare”.

Ma allora il problema dove sta?
“Il problema risiede nell’incapacità di guardare a questi giovani come una potenzialità di sviluppo per il Paese. In Italia, anziché favorire e incoraggiare i tanti giovani che vogliono studiare, che hanno voglia di fare ricerca, rendendosi conto che questo è il futuro del nostro Paese, li si considera banalmente un costo, e quando si attraversa un momento difficile sono i primi ad esser tagliati. Questa è la cosa peggiore che un Paese possa fare, perché molti di questi ragazzi, che da noi stentano a trovare un’occupazione nell’università o nei centri di ricerca, vengono assunti di corsa dalle migliori università e dai più moderni laboratori stranieri. In questa maniera noi perdiamo le menti migliori della nostra generazione”.

La possibile soluzione dunque quale potrebbe essere?
“Qualunque governo al potere, sia esso di destra, sinistra o centro, deve rendersi conto che per sviluppare il nostro Paese l’investimento nella ricerca non è un problema, ma la soluzione a tutti i problemi. Bisogna dunque agire di conseguenza, e in fretta”.

19 dicembre 2011



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MessaggioInviato: 20/12/2011, 14:11 
Io ritengo che il multiverso, se si prende per buona, come pare che sia, la fisica quantistica per come è descritta, sia una necessità logica. E' anche la logica conseguenze per risolvere i paradossi temporali, insomma come l'uovo di colombo.



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MessaggioInviato: 20/12/2011, 14:49 
Queste constatazioni da parte di chi già fa parte del mondo della ricerca scientifica in "grande" circa il non incentivo allo studio ed alla seguente ricerca in Italia parlando mi fanno sorridere e mi sembrano molto ingenue.
Quanti laureati in materie scientifiche e tecniche in questi decenni sono stati sacrificati sull'altare del mercato del lavoro cosiddetto...selve di ingegneri umiliati e mortificati da impieghi umili ed umilianti ecc. ecc.
In Italia poi esiste tutto un insieme di regioni soprattutto al nord ove quando vai a dire che studi ovvero ha proseguito oltre le scuole dell'obbligo ti considerano un fannullone...ma non solo al nord.
Il discorso sarebbe oltremodo lungo ma avrete sicuramente capito cosa volevo dire...
I modelli vincenti in Italia sono l'essere calciatore strapagato, artigiano con terza media straguadagnante o parrucchiera strapagata se donna e via di seguito.
Poi I.B.M Italia importava ingegneri informatici indiani formati laggiù con i punti delle merendine in nemmeno tre anni a magari, venti anni.
Pubblicamente i politici italiani si riempiono troppo la bocca sulla importanza della cultura e dello studio...attuale capo dello Stato incluso che molto spesso da impressione di essere fuori dal mondo e quanto meno dall'Italia nelle sue esternazioni.

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Beh e considera che molta ricerca oggi in realtà è stata soppiantata ed è diretta dal marketing. Quanti prodotti sono in realtà realizzati in funzione di scelte di marketing a priori? Nel settore alimentare è la prassi prima individuare il prodotto sulla base di una strategia di marketing, ricerche di mercato, e poi passare le scartoffie a chimici e affini (l'industria alimentare è prevalentemente chimica). Per non parlare del settore non-alimentare, dove anche qui il marketing è sempre più predominante su ogni altro tipo di considerazione (il fatto ad esempio di non sviluppare prodotti longevi ed efficienti).
In quest'ottica, in un certo senso, il ricercatore "tecnologico" è proprio un costo.
Immagino che sia mortificante lavorare su giocattoli tecnologici, quando magari ci sarebbero le intuizioni e la prospettiva di fare ben altro.


Ultima modifica di iLGambero il 20/12/2011, 15:44, modificato 1 volta in totale.

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sì ma cosa c'entra col multiverso?



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Il discorso di Gambero è probabilmente una riflessione sulle dichiarazioni assolutamente inconsistenti di Tonelli. Che poi poverino, fossi io al suo posto, probabilmente nei frangenti in cui siamo farei lo stesso, proprio per via della logiche che espone lo stesso Tonelli a fine intervista. LA scienza e di conseguenza il lavoro del ricercatore è sommerso da logiche che non hanno più nulla a che fare con la scienza...

Per quanto riguarda la teoria del multiverso, c'è da dire che si tratta di una teoria che è molto più popolare tra i fisici che tra i non addetti ai lavori...Strano no? sembrerebbe una teoria fatta apposta per i sognatori, invece..



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MessaggioInviato: 21/12/2011, 18:21 
Il modello del Multiverso è equivalente All’Interpretazione Dei Molti Mondi, Nella Fisica Quantistica ?

http://link2universe.wordpress.com/2011 ... antistica/


Il nostro mondo delle idee è appena diventato più ricco e complicato. Viviamo in un multiverso? o un in universo pieno di universi possibili ?

Quella del Multiverso e quella dei Molti Mondi sono due delle idee più bizzarre nella fisica teorica contemporanea, ma secondo un gruppo di fisici sono soltanto due facce della stessa medaglia. L’interpretazione dei molti mondi, appartiene alla meccanica quantistica, ed è, in parole molto povere, l’idea che tutte le possibili storie alternative dell’universo esistono realmente. Ad ogni punto nel tempo, gli universi si dividono in una moltitudine di esistenze alternative, in cui ogni possibile esito di ogni processo quantistico crea una sua propria versione dell’universo. Quindi, in questo universo, state leggendo questo articolo, in un altro state parlando con una ragazza, in un altro ancora siete un astronauta e cosi via… In altri ancora, neanche siete nati.
Questo implica che ci sono un numero infinito di universi, o almeno un numero molto molto grande di universi.

Certo, può sembrare molto strano, ma secondo i fisici, è il prezzo molto piccolo da pagare per gli effetti estremamente positivi che ha dal punto di vista teorico, nel riuscire a spigare tutti i vari paradossi e nozioni “assurde” che costellano l’universo della quantistica. La ragione per cui tanti fisici amano questa teoria è perché è uno strumento molto utile per riuscire a spiegare fenomeni quantistici altrimenti incomprensibili.
Per esempio, il famosissimo paradosso del gatto di Schrodinger, intrappolato in una scattola in cui potrebbe essere morto o potrebbe essere vivo. L’unico modo per saperlo è aprire la scatola. Ma prima di aprire la scatola i due processi quantistici, quello che corrispondente alla morte del gatto e quello al gatto vivo sono in una super-posizione di stati, quindi il gatto dev’essere anch’esso in una superizione, quindi vivo e morto allo stesso tempo.
Lo so cosa pensate, è un idea assurda, ma grazie al modello dei Molti Mondi, diventa più comprensibile. Il gatto è vivo in un universo e morto in un altro universo.

Il gatto di Schrodinger è vivo o no?
Ma lasciamo un secondo da parte questa teoria, per parlare di un altra idea molto bizzarra che ha avuto un discreto successo, persino nel grande pubblico, specialmente per il suo fascino. Si tratta della teoria del Multiverso. Si tratta dell’idea che il nostro universo è nato insieme ad un’altra grandissima quantità, forse infinita, di universi. Quindi il nostro cosmo è soltanto un granello di una spiaggia infinita di universi, che insieme compongono il multiverso.

Oggi, Leonard Susskind della Standford University a Palo Alto, insieme a Raphael Bousso dell’Università della California, Berkeley, hanno pubblicato una ricerca secondo la quale l’idea dei multiversi e l’interpretazione dei molti mondi della meccanica quantistica sono formalmente equivalenti.
Ma c’è un avvertimento. L’equivalenza vale soltanto nel caso di una forma speciale sia della meccanica quantistica che della teoria del multiverso.

Affrontiamo per prima cosa il lato della meccanica quantistica: Susskind e Buosso propongono che è possibile verificare le previsioni della meccanica quantistica in maniera esatta. Una volta, quest’idea sarebbe stata considerata eresia, ma in teoria, potrebbe essere possibile se un osservatore potesse effettuare un infinito numero di esperimenti e osservare l’esito di tutti. Ma questo è impossibile, giusto? Nessuno può fare una serie infinita di esperimenti. La Teoria della Relatività mette un limite pratico molto importante a riguardo perché alcuni esperimenti cadrebbero fuori dall’orizzonte di causalità rispetto ad altri. E questo significherebbe che non potrebbero essere osservabili. Ma secondo Susskind e Bousso, un trucco c’è. Si tratta di uno speciale modello cosmologico in cui questo è possibile. Questo modello è conosciuto come Il modello cosmologico del multiverso super-simmetrico, con una costante cosmologica in annullamento.
Insomma, se l’universo prende questa particolarissima forma, allora è possibile fare infiniti esperimenti entro un orizzonte causale l’uno dall’altro.

Adesso siamo arrivati al punto cruciale di questa pubblicazione: questo è esattamente quello che succede nell’interpretazione dei molti mondi. Ad ogni istante nel tempo, un infinito numero di esperimenti hanno luogo entro l’orizzonte causale l’uno dall’altro. Come osservatori, siamo capaci quindi di vedere l’esito di uno qualsiasi di questi infiniti esperimenti, ma poi seguiamo uno solo di essi.

Bousso e Susskind argomentano che, dato che l’interpretazione dei molti mondi è possibile solo nel loro multiverso super-simmetrico, essi devono essere equivalenti. “Secondo noi, il modello del multiverso globale è una rappresentazione dell’interpretazione dei molti mondi, in una geometria singola.” hanno spiegato i due fisici.

Hanno denominato questa nuova teoria come “Interpretazione a multiverso della meccanica quantistica”. Sicuramente un idea molto affascinante che merita qualche riflessione. Bousso e Susskind sono due dei migliori fisici teorici al mondo è sono anche due dei principali fisici sostenitori della teoria delle stringhe (Susskind è il padre della teoria delle stringhe), quindi le loro idee hanno sicuramente una notevole risonanza e arrivano da due voci molto autorevoli. Purtroppo, e lo ammettono anche loro, questa teoria manca di una concreta possibilità di essere messa alla prova. Riuscire a testare questo modelli aiuterebbe i fisici a distinguere tra le varie teorie cosmologiche attualmente teorizzate. Senza questo elemento cruciale, l’interpretazione a multiverso della meccanica quantistica è più una teoria filosofica che sperimentale.

Ovviamente, non per questo verrà trascurata. Poche sono le teorie quantistiche che sono state testate in laboratorio, ma alla fine e per questo che la loro si chiama “interpretazione” e non teoria.

Tuttavia, con questo nuovo approccio, un guadagno ci potrebbe anche essere: quello della semplicità. E’ un modello molto pulito ed elegante quello che integra insieme multiverso e interpretazione dei molti mondi. William di Ockham sarebbe sicuramente contento, come anche tanti fisici. Purtroppo la fisica teorica dei nostri tempi è tutt’altro che cosi semplice. Ma grazie al progresso anche tecnologico, molti modelli attualmente impossibili da mettere alla prova, potranno essere finalmente testati. Fino ad allora, godiamoci il fascino della fisica teorica.

http://arxiv.org/PS_cache/arxiv/pdf/110 ... 3796v1.pdf



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MessaggioInviato: 21/12/2011, 19:51 
Il modello del Multiverso è equivalente All’Interpretazione Dei Molti Mondi, Nella Fisica Quantistica ?

Assolutamente sì!! Lo sostengo da parecchi anni, ho vari scritti su internet in alcuni forum, e sebbene sia ben conscio che ciò non poggia in alcuna prova sperimentale, essa è una "necessità logica" se vogliamo accordare in termini di razionalità quanto sappiamo del nostro universo. Non ci sono alternative, a meno di pensare di vivere in un universo irrazionale, dove le cose accadono "per caso", ma in questo caso sarebbe inutile la stessa ricerca scientifica.



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Salve a tutti! Vorrei proporvi questo interessantissimo video in cui viene spiegata l'esistenza e il funzionamento del Multiverso. Dura 20min ma è molto scorrevole proprio perchè è interessante! Guardatelo così poi ne parliamo



Molto interessante anche questo video, che si rifà al primo, con il famoso fisico Michio Kaku



Entrambi i video, specie il primo,"nascondono",per chi le sa interpretare, parecchie implicazioni e soprattutto parecchie risposte. Buona visione!


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Grazie per la segnalazione starseed..... [;)]



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Multiversi dal Medioevo

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Nel 1225 il teologo inglese Roberto Grossatesta scrive De Luce, un testo in cui sono preconizzate alcune idee che stanno alla base della moderna cosmologia. Alcuni ricercatori hanno provato a tradurre in equazioni quelle idee, dimostrando che sono addirittura compatibili con le attuali teorie sull'esistenza di universi multipli.

di Marco Galliani

Chi l’avrebbe detto che in pieno Medioevo, periodo storico non certo aperto alla scienza, sarebbero stati gettati, seppur involontariamente, i semi di una delle teorie oggi più avanzata e dibattuta sull’evoluzione del cosmo, ovvero quella che prevede l’esistenza di più universi?

Quando le ‘streghe’ venivano bruciate come fossero fiammiferi e i più eminenti dotti giuravano e spergiuravano che la Terra fosse al centro dell’Universo, fulcro di quella ordinatissima e perfettissima armonia celeste, il teologo inglese Roberto Grossatesta scriveva il trattato De Luce (La Luce). Era il 1225 quando Grossatesta, che aveva studiato le opere recentemente riscoperte di Aristotele sul moto delle stelle e della Terra in una serie di nove sfere concentriche, propone nel suo scritto l’idea di un universo iniziato con un lampo di luce. Questo lampo avrebbe spinto tutta la materia verso l’esterno, da un piccolo punto fino a trasformarla in una grandissima sfera. Questa analogia vi ricorda qualcosa? Ma sì, è sorprendente moderna, assai vicina al concetto che sta alla base della ben nota teoria del Big Bang.

Una simile visione, o meglio previsione, annidata nel paludato latino del De Luce, non poteva certo lasciare indifferenti anche qualcuno dei ricercatori del nostro XXI secolo, e così è stato. Tom McLeish , fisico presso la Durham University nel Regno Unito, aiutato da alcuni colleghi ha provato a ‘tradurre’ le speculazioni di Grossatesta dalla lingua di Cicerone a quella della matematica contemporanea, fatta di simboli, equazioni differenziali e complessi metodi di approssimazioni numeriche, per vedere a quali risultati avrebbero portato.

“Abbiamo cercato di scrivere in termini matematici quello che il teologo ha detto con parole latine”, dice McLeish. “Abbiamo così a disposizione una serie di equazioni, che possono essere inserite nei computer e risolte. Stiamo esplorando con il solo ausilio della matematica un nuovo tipo di universo, che poi è proprio quello che i fisici teorici delle stringhe fanno a tempo pieno. Possiamo considerarci dei teorici delle stringhe medievali”.

Nell’universo di Grossatesta luce e materia sono accoppiati insieme. Quando dall’impulso iniziale la loro espansione raggiunge una densità minima, entra in quello che viene definito uno stato perfetto e cessa e il il processo di accrescimento si arresta. Questa sfera perfetta emette allora una nuova forma di luce chiamata lumen, che invece si propaga verso l’interno, ‘purificando la materia imperfetta dentro la sfera e comprimendola, fino a che raggiunge anch’essa uno stato ideale e a sua volta diventa sorgente di lumen. Andando a ritroso, il processo prosegue e lascia come unico ‘residuo’ di materia imperfetta da cui, guarda caso, si è generata proprio la Terra.

Di certo a Grossatesta non sfiorò nemmeno l’idea di poter essere considerato un lontano precursore delle moderne teorie cosmologiche, addirittura fino a sottintendere la possibilità dell’esistenza di universi multipli. “Ovviamente non poteva neanche immaginare che nella sua visione del cosmo si possono arrangiare tanti multiversi”, continua McLeish. “Ma tra ottocento anni che cosa dirà la gente delle ipotesi che stiamo facendo oggi?”.

Per saperne di più:

l’articolo A Multiverse Medieval: Mathematical Modelling of the 13th Century universe of Robert Grosseteste di Richard G. Bower, Tom McLeish et al. accettato per la pubblicazione su Proceedings of the Royal Society A
http://arxiv.org/abs/1403.0769

(INAF)
Immagine: Roberto Grossatesta in un disegno del XIII secolo. Da Wikipedia.
Fonte:
http://www.media.inaf.it/2014/03/14/mul ... -medioevo/



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