Le espulsioni di massa coronale sono tra i fenomeni più potenti ed energetici che si possono trovare nel Sistema Solare. Si tratta di enormi quantità di plasma (fatto principalmente da elettroni e protoni, ma anche di piccole quantità di elio, ossigeno e ferro) che vengono trascinate dal campo magnetico della corona e rilasciate nello spazio. Spesso si associano le Espulsioni di massa coronale (CME) con altri tipi di attività solare, come i brillamenti solari, ma non si sa di alcuna relazione causale tra questi due fenomeni. La maggior parte delle CME hanno origine nelle regioni più attive della superficie del Sole, come gruppi di macchie solari. Vicino al periodo di massima solare, il Sole può rilasciarne anche 3 al giorno in media, mentre nel periodo di minima solare ne può rilasciare anche 1 ogni 5 giorni. Il fatto che ha stupito gli astronomi è che tra il 18 ed il 19 Settembre, il Sole ne ha rilasciati 6 in sole 24 ore!
Per decine di anni, il meccanismo dietro questo estremi fenomeni solari sono stati un mistero, ma adesso, grazie ai grandi progressi nello studio del Sole, specialmente per via di osservatori spaziali potentissimi come SOHO, STEREO e SDO, è stato possibile capire la loro origine. Si tratta di un fenomeno chiamato riconnessione magnetica, in cui si ha un ri-arrangiamento delle linee del campo magnetico quando due campi magnetici opposti sono portati molto vicino l'uno all'altro. Questo ri-arrangiamento è accompagnato da un improvviso rilascio dell'energia depositata tra i due campi magnetici opposti.
Sul Sole, la riconnessione magnetica potrebbe avvenire sulle arcate solari, cioè su una serie di piccole e ravvicinate linee magnetiche. Queste linee di forze si riconnettono velocemente in una serie di anelli ad arcata bassa, lasciando una spirale del campo magnetico non connesso con il resto dell'arcata. Questo improvviso rilascio di energia in questa riconnessione può causare un brillamento solare. Il campo magnetico non connesso, della spirale, insieme al materiale che contiene, possono espandersi molto violentemente verso l'esterno, rilasciando un'Espulsione di Massa Coronale. Questo spiega anche perché le CME ed i brillamenti solari, tipicamente hanno luogo da quelle che vengono chiamate regioni attive sul Sole, dove i campi magnetici sono molto più potenti in media.
Secondo i primi modelli sviluppato dalla NASA, una di queste Espulsioni di Massa coronali, dovrebbe colpire la Terra alle 17 ET, il 21 Settembre, generando un bel po' di splendide aurore.
Sept. 19, 2011: One hundred and fifty two years ago, a man in England named Richard Carrington discovered solar flares.
It happened at 11:18 AM on the cloudless morning of Thursday, September 1st, 1859. Just as usual on every sunny day, the 33-year-old solar astronomer was busy in his private observatory, projecting an image of the sun onto a screen and sketching what he saw. On that particular morning, he traced the outlines of an enormous group of sunspots. Suddenly, before his eyes, two brilliant beads of white light appeared over the sunspots; they were so bright he could barely stand to look at the screen.
Carrington cried out, but by the time a witness arrived minutes later, the first solar flare anyone had ever seen was fading away.
It would not be the last. Since then, astronomers have recorded thousands of strong flares using instruments ranging from the simplest telescopes in backyard observatories to the most complex spectrometers on advanced spacecraft. Possibly no other phenomenon in astronomy has been studied as much.
After all that scrutiny, you might suppose that everything about solar flares would be known. Far from it. Researchers recently announced that solar flares have been keeping a secret.
“We’ve just learned that some flares are many times stronger than previously thought,” says University of Colorado physicist Tom Woods who led the research team. “Solar flares were already the biggest explosions in the solar system—and this discovery makes them even bigger.”
NASA’s Solar Dynamics Observatory (SDO), launched in February 2010, made the finding: About 1 in 7 flares experience an “aftershock.” About ninety minutes after the flare dies down, it springs to life again, producing an extra surge of extreme ultraviolet radiation.
“We call it the ‘late phase flare,’” says Woods. “The energy in the late phase can exceed the energy of the primary flare by as much as a factor of four.”
What causes the late phase? Solar flares happen when the magnetic fields of sunspots erupt—a process called “magnetic reconnection.” The late phase is thought to result when some of the sunspot’s magnetic loops re-form. A diagram prepared by team member Rachel Hock of the University of Colorado shows how it works.
The extra energy from the late phase can have a big effect on Earth. Extreme ultraviolet wavelengths are particularly good at heating and ionizing Earth’s upper atmosphere. When our planet’s atmosphere is heated by extreme UV radiation, it puffs up, accelerating the decay of low-orbiting satellites. Furthermore, the ionizing action of extreme UV can bend radio signals and disrupt the normal operation of GPS.
SDO was able to make the discovery because of its unique ability to monitor the sun’s extreme UV output in high resolution nearly 24 hours a day, 7 days a week. With that kind of scrutiny, it’s tough to keep a secret--even one as old as this.
Misteriose particelle dal sole stanno modificando la materia sulla terra!
Quando i ricercatori hanno scoperto un legame insolito tra brillamenti solari e la variazione della costante di decadimento degli elementi radioattivi sulla Terra é partita una ricerca scientifica che potrebbe finire per riscrivere alcune delle leggi della fisica.
Poche ore fa un flare davvero notevole X1.4, soprattutto notevole la quantità di massa coronale espulsa... fortunamente non era diretto verso la Terra. Però la macchia solare responsabile del flare, con la rotazione solare, si sta velocemente allineando a noi... potrebbe ripetersi nei prossimi 2-3 giorni. http://www.spaceweather.com/images2011/ ... mbvqmtq1p2
Il Sole è in piena fibrillazione... sono mesi che non vedevo una cosa simile. Un nuovo flare X1.9 poi numerosi Mx che continuano a ripetersi. Al momento la macchia solare non è ancora orientata verso la Terra (le CME di questi 2 giorni non sono orientate verso di noi), ma lo sarà nel giro di qualche giorno, c'è quindi da aspettarsi faville e forti tempeste elettromagnetiche. Si tratta della stessa macchia solare o area che è stata responsabile qualche settimane fa di diversi flare di classe X e che ora è tornata, per via della rotazione solare, verso di noi. Questa è l'immagine aggiornata in tempo reale Probabilmente se la situazione dovessere intensificarsi potrebbero verificarsi danni ad alcuni satelliti geostazionari (che le cadute che continuano a ripetersi siano dovute a questo? A fine ottobre dopo UARS dovrebbe toccare a ROSAT un altro telescopio spaziale)
Ultima modifica di iLGambero il 24/09/2011, 22:59, modificato 1 volta in totale.
Ci stiamo avvicinando a quella che si prospetta - secondo me - come una delle più significative tempeste geomagnetiche degli ultimi anni, non tanto per quanto arriverà tra domani e martedì (G1 e G2 si suppone), ma soprattutto per la notevole attività solare di queste ore che promette nuovi flare M e X a ripetizione e questa volta diretti verso di noi e non solamente a lambirci. La macchia solare che ne è responsabile sembra non avere sosta. Forse i blackout in Cile e Canada possono essere collegati? http://www.spaceweather.com/
Ultima modifica di iLGambero il 25/09/2011, 23:09, modificato 1 volta in totale.
Sembra che la situazione si stia ora normalizzando. Potete vedere qui il grafico che mostra la diminuzione dell'attività solare. Se la serie di flare di qualche giorno fa ci avesse centrato, avremmo senz'altro avuto un episodio importante di tempesta geomagnetica. La macchia 1302 responsabile di questo ambaradan sembra che ora abbia diminuito il suo ponteziale (è più grande della terra stessa), ed è una fortuna dato che nei prossimi giorni è puntata verso di noi.
16/11/2011 Un aquilone di vento solare L'introduzione dell'ipotesi di collisione diretta tra le particelle del vento solare sembra poter fornire la motivazione alla disposizione ad aquilone del vento solare in funzione della temperatura
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Come un aquilone. Così può essere rappresentato il vento solare se il plasma beta è misurato in funzione dell'anisotropia di temperatura, perché i punti dati formano un'area romboidale intorno ad un valore (vedi figura di lato). I valori del plasma diventano instabili quando sono fuori dall'area romboidale, per tornare stabili all'interno del rombo. Di tale comportamento però fino ad ora mancava una spiegazione. In sostanza non si capiva perché le temperature del vento solare sono pressoché le stesse in certe direzioni e perché differenti densità di energia appaiano praticamente identiche. Ora a questi quesiti sembra aver ottenuto una risposta grazie a un nuovo modello di analisi, sviluppato dai ricercatori della Bochum University, guidati dal prof. Reinhard Schlickeiser e illustrato in un articolo apparso sulla Physical Review Letters. I ricercatori della Bochum sono stati i primi ad incorporare gli effetti della collisione delle particelle del vento solare nel loro modello. Questo ha portato ad analisi dei dati sperimentali molto migliori delle precedenti e tale modello sembra valere anche per il plasma cosmico al di fuori del nostro sistema solare. Il vento solare consiste in particelle cariche ed è permeato da un campo magnetico. Nell'analisi di questo plasma, i ricercatori indagano su due tipi di pressione: la pressione magnetica che descrive la tendenza delle linee del campo magnetico a respingersi, e la pressione cinetica risultante dalla quantità di moto delle particelle. Il rapporto tra pressione cinetica e pressione magnetica si chiama plasma beta. In molte sorgenti cosmiche, il valore del plasma beta è circa uno, tanto quanto la equipartizione dell'energia.
Nei modelli precedenti si ipotizzava che, a causa della bassa densità, le particelle di vento solare non si scontrassero direttamente, ma interagissero tramite campi elettromagnetici. "Tali ipotesi non sono, tuttavia, più giustificate per i plasma beta più piccoli, dal momento che il calo dovuto alle collisioni tra particelle deve essere preso in considerazione", spiega Michal Michno co-autore dello studio. Il nuovo modello può essere applicato ad altri plasma cosmici che hanno densità, temperatura e intensità di campo magnetico simile a quello del vento solare. Anche se il diagramma di anisotropia di temperatura del beta plasma non ha esattamente la forma romboidale che i ricercatori hanno trovato per il vento solare, il meccanismo appena scoperto prevede che i valori siano sempre vicino a uno. In questo modo, la teoria rende anche un importante contributo alla spiegazione della equipartizione di energia nei plasmi cosmici al di fuori del nostro sistema solare.
Fonte: MEDIA
da skylive
Ultima modifica di ubatuba il 17/11/2011, 19:09, modificato 1 volta in totale.
Un’espulsione di massa coronale è esplosa questa mattina alle 5:00 (ora italiana) dalla regione attiva 1401-1402, producendo un luminoso brillamento solare di classe C6. Il satellite SOHO ha registrato la nube in espansione: secondo una traccia previsionale preparata dagli analisti del Goddard Space Weather, l’espulsione di massa coronale colpirà Venere durante la tarda serata del 18 Gennaio. Poiché Venere non possiede campo magnetico tale da proteggerlo, l’impatto potrebbe erodere un pò di atmosfera nella sua parte più elevata. La stessa analisi mostra che il CME potrebbe sfiorare il campo magnetico della Terra intorno alle ore 13:00 del 19 Gennaio. L’impatto potrebbe causare attività geomagnetica e aurore boreali intorno al Circolo Polare Artico.
A massive sunspot released a M9-class solar flare (one step below the most powerful x-class flares) on January 23, 2012. The resulting coronal mass ejection may set off geomagnetic storms on Earth by January 24th or 25th
La sonda SOHO dell'ESA/NASA e la rete di osservatori solari della NASA hanno rilevato nei giorni scorsi un brillamento solare di notevoli dimensioni. La proiezione di massa coronale che l'ha accompagnato ha raggiunto la Terra, ma gli effetti previsti sui satelliti di telecomunicazioni e sulle infrastrutture terrestri sarebbero di lieve entità (red)
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Un brillamento di ampie dimensioni osservato lunedì scorso ha scatenato una proiezione di massa coronale (CME, coronal mass ejection) in grado di viaggiare fino a 2200 km/h, che ha raggiunto la Terra nella giornata di ieri. La notizia è stata diffusa sulla base delle rilevazione della sonda SOHO dell'ESA/NASA e della rete di osservatori solari spaziali della NASA. Il fenomeno ha toccato la magnetosfera terrestre intorno alle 15.30 ora italiana di ieri, 24 gennaio.
Una CME è costituita da un'enorme nube di plasma magnetizzato costituita principalmente da protoni ed elettroni che dall'atmosfera solare raggiungono lo spazio interplanetario. Spesso questo tipo di fenomeno accompagna un brillamento solare.
Ma non si tratta solo di materia di studio per astronomi e astrofisici del Sole: com'è noto le CME possono raggiungere la Terra, tipicamente dopo 6-8 giorni dalla loro emissione, producendo le cosiddette tempeste geomagnetiche in grado di disturbare notevolmente le comunicazioni via satellite. Nel caso della tempesta attualmente in corso, l'effetto previsto non dovrebbe avere conseguenze di rilievo sulle infrastrutture terrestri, come le reti telefoniche o le reti di distribuzione elettrica, ma sono attesi fenomeni aurorali alle alte latitudini.
Il fenomeno di questi giorni ha attratto l'attenzione anche perché il brillamento solare che si è originato alle 4:59 ora italiana di lunedì scorso, 23 gennaio, ha innescato anche il più inteso fascio di protoni osservato dal 2005. La nuvola di plasma e particelle cariche, tuttavia, non ha colpito direttamente la Terra, investendo il nostro pianeta solo lateralmente. Le compagnie aree stanno comunque modificando leggermente le rotte commerciali polari in modo da ridurre le probabilità di problemi nei sistemi di comunicazione, mentre la NASA ha comunicato che non sono state prese misure particolari per gli astronauti attualmente sulla Stazione spaziale internazionale, per i quali non si prevedono rischi
da lescienze
Ultima modifica di ubatuba il 27/01/2012, 12:28, modificato 1 volta in totale.
ALTRA ATTIVITA' SOLARE: "Sunspot AR1402", la fonte del potente brillamento solare di classe M9 di questa settimana, è nuovamente protagista della scena. Il 26 gennaio tra le 01:00 UT e le 06:00 UT, si è verificata una sequenza di eruzioni magnetiche di classe C in tutta la regione attiva lanciando una luminosa espulsione di massa coronale (CME) sopra il polo nord solare, come immortalato qui in un'immagine del coronografo dal Solar and Heliospheric Observatory:
La nube non si sta dirigendo verso la Terra, almeno non direttamente. Questa e future eruzioni provenienti da AR1402 è improbabile che possano avere gli stessi effetti di quella che si sta allontanando dal nostro pianeta in queste ore. A fine settimana si troverà sul lato opposto del Sole, facendo dirigere le sue CME verso i pianeti che si trovano sul lato opposto del sistema solare.