Ma intanto quello che fanno è più importante di quello che pare vogliano fare. Appena nominato il Ministro dell'Ambiente disse che si doveva rivedere il no al nucleare. Valanga di fischi, retromarcia. Poi ha aperto agli ogm, valanga di fischi, marcia indietro. Ora, mentre riparte la crociata filo-atomica, il Ministro mi viene a dire che le bollette energetiche sono troppo alte per colpa degli incentivi al fotovoltaico, per colpa di quello "sciagurato decreto salva Alcoa" (chissà i dipendenti Alcoa come saranno contenti di sentirsi definire "sciagura"), e che quindi bisogna rivedere la politica degli incentivi.
E' scontro nel governo sulle energie rinnovabili. Mentre il Ministro dello Sviluppo Passera pensa a consistenti tagli agli incentivi, il Ministro dell'Ambiente Clini lo definisce "un errore strategico". La partita in gioco non è, come gran parte dell'informazione tende ad accreditare, la riduzione delle nostre bollette energetiche, ma qualcosa di enormemente più importante: il futuro dell'Italia. Non a caso nell'intervista rilasciata ieri al quotidiano "La Repubblica", Clini cita, tra i fattori fondamentali che depongono a favore delle rinnovabili, "l'orientamento del mercato internazionale che nel 2011 ha investito (in questo settore, ndr.) 260 miliardi di dollari". Qual è lo sviluppo che vogliamo prefigurare per il nostro Paese? E può essere un governo "tecnico" a deciderlo? Tanto più che, come sta emergendo in questi giorni in modo plateale, all'interno della stessa compagine governativa non c'è coesione. Il ministro Passera da tempo non nasconde le sue simpatie per il nucleare (bocciato da un referendum, anzi da due) e per le trivelle. Secondo lui, il sottosuolo italiano sarebbe ricco di petrolio... Solo poco tempo fa, quando ancora al governo c'era Berlusconi, erano state scongiurate trivellazioni in aree sottoposte a tutela grazie alla mobilitazione dei cittadini, convinti che la ricchezza del Belpaese sia nel paesaggio, nei prodotti agroalimentari di qualità, nei beni culturali e ambientali. Ma tornando allo scontro sull'energia verde, il ministro Clini ribatte al collega che "la nostra competitività è legata alla capacità di essere protagonisti del passaggio da un sistema elettrico composto da poche grandi centrali a un sistema molto articolato che alimenti le reti intelligenti e le smart city". Volendo sintetizzare con un'immagine, il primo dei due contendenti è rivolto al passato, il secondo guarda al futuro. Nel primo scenario dominano due colossi come Enel ed Eni, mentre il secondo scenario pullula di molti piccoli e medi imprenditori che dai tagli alle rinnovabili verrebbero a dir poco messi in ginocchio. Clini ha anche smentito Passera sul fatto che le nostre bollette energetiche sarebbero in aumento a causa degli incentivi alle rinnovabili, affermando invece che quello che pesa sono i cosiddetti "oneri impropri", quali il Cip 6 (incentivi per fonti rinnovabili e "assimilate", dove tra le assimilate figurano anche l'incenerimento dei rifiuti e la produzione di energia elettrica tramite carbone!), il nucleare, gli sconti concessi alle acciaierie. Ma comunque, lo ripeto, la posta in gioco è ben altra. Perché è vero che i cittadini sono tartassati da imposte e balzelli e cominciano a mostrare una certa insofferenza. Ma è anche vero che quando sono stati chiamati a fare sacrifici per un interesse superiore e trasparente hanno sempre risposto con generosità. Interesse superiore e trasparenza che invece mancano nei minacciati tagli alle rinnovabili .
Grazie Deckard, stavo sbagliando clamorosamente bersaglio.
Ultimamente l'Enel si è lamentata perchè i suoi impianti non sono più competitivi (!) e come dice Gambero lavorano molto poco, tanto poco da metterne a rischio la redditività. Dicono che rischiano di chiudere. Anzi, stanno già chiudendo: a Porto Tolle i soldi per la riconversione a carbone pare non ci siano più.
Questa storia ricorda la Olivetti: se si fosse creduto all'epoca nell'informatica chissà quanto ricchi saremmo adesso. Ora che abbiamo la possibilità di diventare l'avanguardia del rinnovabile, mi si propone di andare a carbone con mega impianti o a nucleare? Ma mannaggia, quanto poco basterebbe per prendere un po' dai ricchi e investire su poche cose...
Questa storia ricorda la Olivetti: se si fosse creduto all'epoca nell'informatica chissà quanto ricchi saremmo adesso.
Questo è vero, saremmo alla lettera molto molto più ricchi di oggi; non solo, ma negli anni '80 l'Italia aveva tutte le risorse intellettuali, conoscenze e possibilità per sviluppare un software ERP come SAP, che oggi è una vera e propria multinazionale nel settore; peccato che l'abbiano fatto per primi i tedeschi.
Ultima modifica di quisquis il 02/04/2012, 20:12, modificato 1 volta in totale.
per fortuna il regime delle armi atomiche e delle relazioni internazionali non è deciso dal "popolo" italiano tramite i referendum e i suoi strilli pacifisti.