Nelle miniere.... a spaccare le pietre. A pane e cipolle.....
_________________ "…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)
"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo
E certo che per Rosi Mauro le dimissioni sono un gesto impensabile. Solo Umberto Bossi, l'unico capo che la segretaria del sindacato padano abbia mai riconosciuto, potrebbe convincerla a questa scelta per lei contro natura; e il capo ci ha provato, ha insistito e minacciato, ma senza successo, mentre fino a ieri bastava una parola, anche solo un cenno, e la Rosi scattava. cut D'altronde, non è mai stata facile dentro il Carroccio la vita per Rosi Mauro da San Pietro Vernotico, provincia di Brindisi, classe 1962. Fin dal soprannome più utilizzato per lei, quel «la terrona», che nei corridoi di via Bellerio è un marchio d'infamia capace di troncare in un secondo ogni discussione e carriera. Per rincarare la dose poi, andava bene qualsiasi cosa, come la diceria di una nonna tunisina da cui la terrona avrebbe ereditato colori e forme: «Per questo è così nera, guardala bene, macché pugliese, è africana».
Maldicenze, come la mania per l'occultismo, che poi però ha trovato un appiglio quando si è avuto la prova che a casa Bossi a Gemonio circolavano libri di magia nera. O la passione per il sesso forte e gli uomini più giovani, di cui non ci sono mai state prove, perché la terrona è sempre stata riservatissima sulla sua vita privata, aggredendo chiunque si azzardasse solo a fare allusioni. Tanto che è sconosciuto anche ai suoi più stretti collaboratori se sia ancora sposata o se si sia formalmente separata dal marito Alberto, un tempo frequentatore della casa di Gemonio ma che da anni vive a Napoli e compare solo a Natale. cut Il secondo tempo inizia l'11 marzo 2004, quando Bossi sta male. Subito, Rosi non sbaglia un colpo. Stringe un accordo personale con la moglie del Senatur, Manuela Marrone, e diventa di fatto parte della famiglia Bossi. L'intesa nasce per caso e a sorpresa: il Senatur malato viene trasferito nottetempo dall'ospedale di Varese in una clinica svizzera segretissima, Rosi è fra i pochissimi ammessi al suo cospetto, l'unica donna oltre alla moglie.
«Il patto delle terrone», come lo chiamano velenosamente quelli che in Lega volevano essere al posto della Mauro, nasce per praticità, opportunismo e imprevedibile affinità tra due donne che avrebbero avuto tutti i motivi per odiarsi e invece si mostrano furbe e lucide più di ogni uomo.
Le regole sono semplici: Rosi viene affiliata ma in cambio deve sostenere la prole della Marrone e la vita del Senatur non deve avere più segreti per la moglie. Per svolgere il compito, ottiene un potere enorme: è in grado di licenziare l'Aurelio, il fedelissimo autista «muto» che ha sempre coperto il Senatur, e sceglie personalmente guardie del corpo e manovalanza, che cambia vorticosamente al primo sospetto o alla prima mossa sbagliata. Ha facilità di accesso alla cassa e di fatto comanda sul tesoriere Belsito. È talmente intima dei Bossi che, nel 2007 prende casa a Gemonio, di fronte alla villa di famiglia. Segue il capo anche in vacanza, a Ponte di Legno, dove si fa fotografare mentre insieme fanno le terme. Su ogni palco è sempre un passo indietro, a destra, a far partire gli applausi. Nel partito, è la voce del capo e fa quello che da sempre fa meglio: taglia teste e urla per conto di Bossi; molto più di Bossi, che avendo ben altro talento era più buono. È lì che Rosi diventa «la Rosina», ma anche questo soprannome è una presa in giro, un vezzeggiativo a contrasto con un fisico da orango e una voce cavernosa.
IL CROLLO Nel 2008 viene eletta in Senato, ma solo perché ci sono i listini bloccati, fanno notare gli altri parlamentari padani, che sottolineano come, è dal '93, che la terrona non si sottopone al giudizio dell'elettorato leghista, sottintendendo che è odiata da tutti. Ottiene perfino la vicepresidenza, ma è davvero troppo per lei; ed è qui che comincia a sbagliare. Arrivata su in alto, Rosina si monta la testa.
Nel presiedere una seduta del Senato è protagonista di uno show che fa il giro di Internet e diviene proverbiale: mentre si approva la riforma Gelmini in aula si crea il caos e lei perde la testa, impreca, tratta i senatori come precari del SinPa e approva urlando da sola, praticamente senza voto, mezza riforma, costringendo Schifani a ripetere la votazione alla seduta successiva denunciando «manifeste irregolarità».
Pure nel privato perde colpi. Pensa di potersi permettere tutto. Per la prima volta, tradisce la sua riservatezza e presenta un uomo della scorta di Bossi, l'ormai famigerato Piero Moscagiuro, di 13 anni più giovane, come suo amico intimo. Lo sposta dalla scorta a Roma, come segretario personale della vicepresidenza del Senato, gli fa produrre un cd e ne fa comprare tutte le copie alla Lega, per un totale di 30mila euro, quindi gli fa ottenere un mutuo casa alle condizioni agevolate dei senatori.
Si accorge di non essere laureata e provvede alla maniera del Trota, in Svizzera, o almeno così risulta dagli atti dei pm di Milano. Ha rapporti e scontri quotidiani col tesoriere della Lega Belsito, indagato per truffa, finanziamento illecito e appropriazione indebita, a cui chiede espressamente favori.
Fino al tracollo, con i nemici di sempre, Maroni e Calderoli, che emettono un comunicato per sollecitare delle dimissioni che lei vive come un'ingiustizia, vittima di un delirio d'onnipotenza che per la prima volta la porta a disobbedire perfino a Bossi. Perché lei si è fatta il mazzo, ha detto sempre sì, ha fatto da amica, consigliera e badante e tutti quei privilegi se li è sudati.
Chiederle di fare un passo indietro è un tradimento che non può tollerare, perché oltre Bossi lei non ha nulla, significa che hanno vinto gli altri. È una moglie abbandonata che non riesce a darsi pace né ragioni, convinta che è il marito a essere impazzito, e che continua a ripetere ossessivamente di non aver sbagliato nulla. Fonte:http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-vita-opere-e-i-bocconi-amari-di-rosi-mauro-terrona-di-brindisi-classe-37738.htm
Ultima modifica di Angel_ il 12/04/2012, 15:40, modificato 1 volta in totale.
_________________ "Sei quello che sei, anche se non lo sai..." Angeldark
Sì. Ma non è lei la stupida. Stupidi sono quelli che ce l'hanno messa.
_________________ "…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)
"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo
dai l'hanno tolta ieri...però non capisco...hanno fatto davvero passare quelle proposte?!
No...sarebbe stato il colmo...
Nel presiedere una seduta del Senato è protagonista di uno show che fa il giro di Internet e diviene proverbiale: mentre si approva la riforma Gelmini in aula si crea il caos e lei perde la testa, impreca, tratta i senatori come precari del SinPa e approva urlando da sola, praticamente senza voto, mezza riforma, costringendo Schifani a ripetere la votazione alla seduta successiva denunciando «manifeste irregolarità». Fonte:http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-vita-opere-e-i-bocconi-amari-di-rosi-mauro-terrona-di-brindisi-classe-37738.htm
_________________ "Sei quello che sei, anche se non lo sai..." Angeldark
Comunque, l'hanno espulsa dalla Lega, ma è ancora vicepresidente del Senato. Nessuno può farla dimettere, e lo trovo assurdo: perfino il Presidente della Repubblica può essere accusato e cacciato, non vedo perchè non sia possibile prevedere che l'assemblea, come li nomina, non possa anche cacciare presidente e vice. Magari metti una maggioranza qualificata, ma uno non può essere nominato e poi essere intoccabile.
C'è qualcuno che ha riconosciuto quello che sta sulla sinistra della Mauro? Cerca di farla ragionare, ma lei niente, via dritta per la sua strada. Emendamento-parere favorevole-approvato-parere contrario-bocciato...
Comunque, l'hanno espulsa dalla Lega, ma è ancora vicepresidente del Senato. Nessuno può farla dimettere, e lo trovo assurdo: perfino il Presidente della Repubblica può essere accusato e cacciato, non vedo perchè non sia possibile prevedere che l'assemblea, come li nomina, non possa anche cacciare presidente e vice. Magari metti una maggioranza qualificata, ma uno non può essere nominato e poi essere intoccabile.
C'è qualcuno che ha riconosciuto quello che sta sulla sinistra della Mauro? Cerca di farla ragionare, ma lei niente, via dritta per la sua strada. Emendamento-parere favorevole-approvato-parere contrario-bocciato...
ringrazia la tua costituzione che ti piace tanto..
e con Fini come la mettiamo? ah si Fini non è una pescivendola come la Mauro,..infatti, per certi aspetti è anche peggio.
Guarda che il problema non è in Costituzione, ma nei regolamenti parlamentari. Sono i regolamenti che spiegano come eleggere la presidenza, e sono i regolamenti che dovrebbero prevedere i casi di revoca. Il caso Fini è identico: se si dicesse, NEI REGOLAMENTI, che come per l'elezione coi 2/3 si può revocare, si sarebbe potuto risolvere.
Guarda che il problema non è in Costituzione, ma nei regolamenti parlamentari. Sono i regolamenti che spiegano come eleggere la presidenza, e sono i regolamenti che dovrebbero prevedere i casi di revoca. Il caso Fini è identico: se si dicesse, NEI REGOLAMENTI, che come per l'elezione coi 2/3 si può revocare, si sarebbe potuto risolvere.
non è così semplice...eppoi i 2/3 appunto..se non nella forma ma di fatto come avviene per molte modifiche costituzionali. Dove li trovi 2/3 del parlamento che votano nello stesso modo? Forse neanche sotto il governo Monti.
...D’altro canto, la nostra Costituzione prevede sì l’istituto della fiducia/sfiducia, ma nei confronti del Governo, da parte della maggioranza del Parlamento. In altre parole, il Parlamento può sfiduciare il Governo che esprime. Dal 1995 è stata poi introdotta una nuova pratica: la sfiducia individuale. Benché la nostra Costituzione nulla dica in proposito, oggi è divenuta prassi la possibilità per il Parlamento di sfiduciare un singolo ministro e persino un sottosegretario. Pertanto, tornando al quesito: è possibile sfiduciare un Presidente della Camera o del Senato? I costituzionalisti affermano che il Presidente dell’assemblea gode della fiducia sostanziale del ramo del Parlamento che lo elegge. Questo però non significa che il Presidente una volta eletto possa essere sfiduciato. Non esiste alcun meccanismo che permetta la revoca della carica istituzionale de qua da parte dell’Assemblea. Perciò, per quanto possa essere iniquo (e lo è), i Presidenti di Camera e Senato non possono essere revocati, e certo non sfiduciati. In verità, a me così non sembra. Credo che il dato normativo si possa ampiamente superare o addirittura correggere, anche perché trattasi di una vera e propria lacuna: non si vede infatti perché non possa sussistere un meccanismo di revoca. Nel rispetto della Costituzione (che sul punto è silente) e dei regolamenti parlamentari (che non dicono nulla), a me pare possibile che il ramo di Parlamento interessato possa “sfiduciare” il Presidente dell’assemblea, laddove questi venga meno al suo dovere di imparzialità istituzionale. Se la maggioranza dell’Assemblea non ritiene più il Presidente una figura superpartes, e non ritiene più che egli adempia correttamente ai propri doveri, perché non potrebbe in teoria proporre una revoca della nomina di chi in quel momento la ricopre, procedendo successivamente o contestualmente a nuova nomina? Un quesito legittimo che però ne porta un altro. Se questa possibilità fosse ammessa, quale meccanismo adottare e quale maggioranza dovrebbe legittimamente sfiduciare? Ecco una possibile risposta, facendo riferimento ai meccanismi di elezione dei Presidenti di Camera e Senato....
La maggioranza non può essere semplicemente del 50%, proprio perchè la presidenza ha funzioni di garanzia. E una revoca del 51% sarebbe "di maggioranza", cioè politica: e la presidenza non è carica "politica" come il Governo. 2/3 sono troppi? Facciamo (che so) 60%. Ma non si può lasciare non regolata una carica stabilita dalla Costituzione, nè lasciarla alla libera interpretazione dei giuristi (che quanto a fantasia teorica sono peggio dei comunisti!) Basta dire "nei casi in cui il presidente blablabla la Camera che lo ha nominato può revocarlo con x voti". Anche il Presidente della Repubblica è "di garanzia" più che "politico", e lui si può "revocarlo".
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