04/06/2009, 13:05
04/06/2009, 13:27
2di7 ha scritto:
Evocando indirettamente la possibilità che corpi di vittime possano essere scomparsi perché mangiati da pesci, il ministro della difesa Nelson Jobim - in una conferenza stampa - non ha escluso che nelle acque calde dell'oceano dove è precipitato l'aereo ci possano essere pescecani o squali. Il ministro ha anche ricordato che i corpi umani non dilaniati e con il "ventre integro" quando affondano ritornano in superficie "tra 48 ore e sei giorni dopo" il disastro "per effetto dei gas prodotti dagli organi interni" in decomposizione. Quelli con "il ventre perforato invece - ha aggiunto - non riemergono".
Fonte ANSA
04/06/2009, 15:45
È scomparso nel nulla, come a Ustica
MilanoÈ prudente. Ma non nasconde un certo ottimismo sulla caccia alle cause del disastro: «Io, a distanza di anni dall’inabissamento del Dc-9 dell’Itavia, riuscii a recuperare la prima scatola nera. E negli anni Novanta pure la seconda, a 3.700 metri di profondità nel Mar Tirreno».
Rosario Priore è il giudice istruttore che a lungo studiò il disastro del 27 giugno 1980 in cui perirono 81 persone. Oggi la tragedia dell’Airbus fa tornare d’attualità quel dramma.
Perché?
«Quel che colpisce è l’istantaneità. Di colpo l’aereo è sparito nel nulla. Nemmeno una voce, nemmeno una comunicazione, nemmeno un mayday. Oggi come allora».
Secondo «Le Monde», la dispersione dei resti in un’area molto estesa indica un’esplosione in quota.
«Andrei con cautela. Certo, anche a Ustica, che poi non era Ustica perché il velivolo precipitò semmai vicino Ponza, i rottami furono trovati in un rettangolo molto esteso».
Questo dato potrebbe far propendere per un attentato?
«Sì, è un elemento a favore di questa tesi. Ma attenzione: un’esplosione in quota può avere anche altre spiegazioni, può pure essere provocata da un insieme particolarmente sfortunato di concause».
Dunque?
«La verità è che in questo momento non abbiamo certezze cui appoggiarci. E poi che attentato sarebbe?».
Non c’è rivendicazione.
«È tutto molto strano se si tratta di una bomba. E poi contro il Brasile, che non mi pare un obiettivo sensibile?».
La Francia?
«Sì, forse è più facile immaginare un attacco a Parigi, ma brancoliamo nel buio».
Senza scatole nere sarà molto dura?
«No, le indagini si fanno con le scatole nere ma anche con le immagini prese dai satelliti. E soprattutto, con i rottami. Noi, con due successive campagne, la prima condotta dai francesi con un batiscafo, la seconda dagli inglesi con un minisommergibile guidato a distanza, riuscimmo a recuperare quasi il 90 per cento dei resti».
Addirittura?
«Pensi che ritrovammo perfino i gettoni che i passeggeri avevano in tasca. Persino le ossa spolpate incastrate nei rottami dell’aereo. Noi stabilimmo con certezza che il velivolo era andato in pezzi all’istante, ma non solo quello».
Che altro?
«Per fare un esempio, le mascherine dell’ossigeno, completamente inutili in quella devastazione, erano scese regolarmente sulle teste dei poveri passeggeri. Posso dire che gli inglesi e i francesi furono molto bravi: si trattò di campagne costose e faticose, ma fruttuosissime. E credo che con le tecnologie di oggi si possa fare molto di più: il sottomarino francese Nautile, a quanto leggo, può arrivare a seimila metri».
Che cosa salterà fuori?
«Nel mare si trova di tutto. Noi fra l’altro, in fondo al Tirreno, c’imbattemmo in una nave romana colma di anfore, un galeone spagnolo, un aereo tedesco abbattuto nella Seconda guerra mondiale».
Che fine hanno fatto?
«Sono ancora in fondo al mare».
Le scatole nere?
«Le trovammo».
Fortuna?
«No, calcoli complessi. Si segue la scia dei rottami e alla fine, lo dico con un po’ di presunzione, si va quasi a colpo sicuro. Adesso che trasmettono un segnale di richiamo, trovarle è ancora più facile».
Poi bisogna leggerle.
«Sono indistruttibili. La prima mi diede un sacco di elementi. L’altezza dell’aereo, la velocità. Poi saltò fuori dalle registrazioni interne alla cabina di pilotaggio quel fonema, “gua”, probabilmente pronunciato dal comandante».
«Gua»: che vuol dire?
«Abbiamo fatto molte ipotesi. Ritengo che avesse visto un aereo, un caccia, un attimo prima dell’impatto».
Ma perché cadde il Dc-9?
«Ci fu una manovra compiuta da alcuni caccia che inseguivano un Mig che a sua volta si nascondeva sotto il Dc-9. Su cosa sia accaduto, si possono fare solo ipotesi: missile, near collision. O altro ancora. Certo, noi fummo aiutati dai radar. Qua, in mezzo all’oceano, invece, i radar non vedono. E anche le ricerche dei rottami sono più difficili. Ma con pazienza si può andare lontano».
04/06/2009, 15:48
Airbus 330 Air France - E' sempre più giallo .
Si avvolge sempre piu' di mistero la fine dell'Airbus 330 dell'Air France in volo da Rio a Parigi.
Nuovi elementi di indagine sono arrivati oggi dagli esperti che continuano a congetturare sulle pagine della stampa le cause della fine, ma il 'giallo' della fine dell'aereo si infittisce sempre di piu'.
Un nuovo scenario lo apre stamane Le Monde che, citando fonti vicine all'inchiesta, fa sapere che l'aereo "volava a una velocita' inadeguata" e che una concatenazione di eventi catastrofici avrebbe condotto a una disintegrazione in volo.
Sull'onda di questa ipotesi oggi il gruppo Airbus dovrebbe anche pubblicare una raccomandazione, convalidata dal Bea, Bureau d'enquetes et d'analyses, destinata a tutte le compagnie aeree che utilizzano l'A330.
La societa' aeronautica ricordera' infatti che, in caso di condizioni meteorologiche difficili, gli equipaggi devono conservare la stessa potenza dei reattori e l'assetto corretto per riuscire a mantenere in linea l'aereo.
L'ipotesi di un'esplosione in volo non viene avallata dal ministro brasiliano Nelson Jobim l'ha esclusa per via della "lunga macchia di kerosene trovata in mare nella stessa zona dei detriti" che renderebbe improbabile un incendio o una esplosione".
Ma un'altra fonte vicina all'inchiesta ascoltata da Le ****ro ha rievocato stamane la pista di una disintegrazione sulla base della dispersione dei frammenti "su una distanza di piu' di 300 chilometri".
Ma, ha smentito Paul-Louis Arslanian, presidente del Bea "a diversi giorni dall'incidente le correnti e il cattivo tempo hanno favorito la dispersione degli elementi".
Ipotesi che pero' ha ripreso piede sulla testimonianza di un pilota di Air Comet in volo da Lima a Madrid nei pressi e nel momento dell'incidente. In un rapporto destinato a Air France il pilota ha affermato di aver visto un "lampo di luce bianca", esattamente alle 3.15, sopra Cayenne, in Guyana francese, in prossimita' di una "tormenta con attivita' elettrica a est".
El Mundo, che pubblica il rapporto, non esclude la pista dell'esplosione per una bomba a bordo.
Intanto si fa luce anche sui messaggi di allarme dell'aereo Air France. La cronologia viene riportata dal quotidiano brasiliano "Jornal da Tarde". Un primo alle 4:00 in cui il comandante informava della presenza di una forte turbolenza. Uno alle 4:10 che segnalava che il pilota automatico era stato scollegato.
Poi altri due messaggi alle 4:10 e le 4:12, che segnalavano errori nei sistemi per la raccolta e nella visualizzazione di informazioni. Alle 4:13 emergono problemi al sistema principale e ad altri ausiliari collegati al controllo degli spoiler o ai meccanismi di frenata. Infine alle 4.14 l'ultimo messaggio sull'aumento della velocita' verticale dell'Airbus, che, secondo la ricostruzione del giornale, potrebbe indicare la depressurizzazione della cabina, o addirittura che l'aereo era gia' caduto in mare.
(fonte AGI - http://www.agi.it )
04/06/2009, 15:59
04/06/2009, 16:05
05/06/2009, 00:05
05/06/2009, 08:04
05/06/2009, 08:56
05/06/2009, 10:06
05/06/2009, 10:17
05/06/2009, 10:54
BRASILE, 'RESTI NON SONO DELL'AIRBUS'
I resti recuperati dalla Marina brasiliana non appartengono all'Airbus dell'Air France precipitato nell'Atlantico lunedì scorso. Lo ha reso noto oggi un responsabile dell'aviazione brasiliana. "Al momento non abbiamo recuperato nessun materiale dell'aereo", ha dichiarato il generale Ramon Borges Cardoso, direttore del dipartimento di controllo dello spazio aereo dell'Aeronautica brasiliana. Cardoso ha precisato che i rottami recuperati sino ad ora - un pezzo di sostegno che si supponeva fosse parte della stiva dell'Airbus - appartengono probabilmente ad una nave. Cardoso ha poi precisato che anche la macchia d'olio estesa per circa 20 chilometri in mare non può appartenere all'aereo, "che ha una capacità massima di 50 litri per ciascun motore", una quantità minima rispetto all'estensione della chiazza.
DISASTRO AEREO: IPOTESI DISINTEGRAZIONE
PARIGI - Nuove piste emergono sulla catastrofe aerea che lunedì scorso ha colpito l'Airbus A330 di Air France con 228 passeggeri a bordo. Disintegrazione? Esplosione? Nessuna risposta sicura al momento, soltanto ipotesi. Una cosa però sembra certa: l'aereo viaggiava a una velocità "erronea", cioé troppo ridotta. Nelle ultime ore si sono accavallate le fughe di notizie da "fonti vicine all'inchiesta" che si svolge in Francia. L'eccessiva perdita di velocità e il susseguirsi di eventi catastrofici potrebbero essere all'origine della disintegrazione dell'apparecchio.
A quanto si è appreso, Airbus starebbe per pubblicare nelle prossime ore una raccomandazione, convalidata dal Bea, l'ufficio francese incaricato dell'inchiesta. La nota, secondo quanto indicato dal quotidiano francese Le Monde, sarà un avvertimento ai piloti: "In caso di condizioni meteorologiche ostili, gli equipaggi non devono rallentare troppo la velocità, ma, al contrario, mantenere la spinta dei reattori e l'assetto corretto affinché l'aereo rimanga in linea". In dichiarazioni rese in Brasile alla tv Globo da piloti, meteorologi ed esperti sembra che l'Airbus si sia infilato a 860 km orari in una gigantesca tempesta, in un nembo alto 18 chilometri, che non ha lasciato scampo. L'aereo, dicono gli esperti potrebbe aver ceduto all'impatto a 1.000 km orari, considerando anche il vento contrario di 10 km/h, di grossi chicchi di grandine. Un pilota spagnolo che volava non lontano ha riferito sul quotidiano spagnolo El Mundo di aver visto "in lontananza un forte e intenso lampo di luce bianca".
Tuttavia le nuove informazioni sulla velocità ridotta dell' aereo lasciano spazio a diverse speculazioni: "Se il Bea emette una raccomandazione, significa che sanno ciò che è accaduto e hanno l'obbligo di pubblicarlo per evitare il ripetersi di simili incidenti", ha dichiarato Jean Serrat, ex pilota più volte intervistato dai media francesi in questi giorni. "La prima cosa che si deve fare quando ci si imbatte in una turbolenza è ridurre la velocità per attenuare gli effetti, ma se il rallentamento è eccessivo, l'aereo cede", ha sottolineato Serrat. La Bea smentisce tuttavia di possedere informazioni esaustive circa l'accaduto, dichiarando che "in caso d'incidente, è normale che venga pubblicata una raccomandazione mentre è in corso l'inchiesta". Già questa mattina altri indizi sono emersi come prova della disintegrazione dell'apparecchio: i resti dell'aereo, dispersi in mare in un raggio di oltre 300 chilometri gli uni dagli altri, e lo stato di "cabina in velocità verticale", l'ultimo segnale emesso dall'aereo che indica un'improvvisa depressurizzazione, causa o conseguenza di una disintegrazione avvenuta in volo.
Stasera si registra anche una dichiarazione del governatore dello stato di Rio de Janeiro, Sergio Cabral, che accusa Airbus e Air France di essere in parte responsabili: "Non si è trattato di una tragedia naturale", ha detto Cabral. "Non c'é altra spiegazione che un problema tecnico molto, molto grave". E mentre l'Air France ha dichiarato che ormai non c'é più "nessuna speranza" di trovare sopravvissuti, il Brasile ha iniziato a recuperare in mare frammenti dell'aereo: Un aereo-radar della Forza aerea del Brasile ha individuato dei pezzi, anche se finora non è stato avvistato alcun corpo. Finora nessuna traccia delle scatole nere.
05/06/2009, 11:17
05/06/2009, 11:34
05/06/2009, 13:33