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 Oggetto del messaggio: Umberto Rapetto
MessaggioInviato: 01/06/2012, 19:58 
IL CASO
Via Rapetto, "sceriffo del web"
silurato dalla Gdf, si dimette
Il capo del nucleo speciale frodi informatiche, noto come "lo sceriffo del web", lascia la Guardia di Finanza. Interrogazioni parlamentari da parte di Idv, Pd, Udc e Pdl

cut

Ma quella che probabilmente è stata fatale a Rapetto è forse la più importante, quella sulle slot machines del "gioco legale" installate negli esercizi pubblici, che ha portato al recupero di 2 miliardi e mezzo per il bilancio dello Stato ma ha pestato molti piedi importanti, nei Monopoli, nelle società concessionarie e nella galassia di faccendieri che si muovono tra politica, alta burocrazia ed affari. Dicono alcuni parlamentari che Rapetto avesse ricevuto caldi inviti ad andare piano con le sue indagini, inviti che il colonnello ha del tutto ignorato contribuendo a scoperchiare un giro di malaffare i cui sviluppi sono ancora in corso.
Fonte:http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/05/29/news/dimissioni_rapetto-36156556/?ref=HREC1-10



IL MOTIVO “UFFICIALE”
«La decisione di avvicendare il colonnello della Guardia di Finanza Umberto Rapetto dal comando del Nucleo speciale anti frodi telematiche è stata presa perchè l'ufficiale aveva maturato già oltre 10 anni di permanenza nello stesso incarico. E, comunque, il Nucleo non subirà cali funzionali, ma sarà rafforzato». Così il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli, nel corso del question time alla Camera, ha motivato il “trasferimento” del comandante.
Il viceministro ha sottolineato che il Governo non mette becco in questi trasferimenti che sono di competenza del Comando generale della Gdf. Ha poi ricordato che gli ufficiali devono fare differenti esperienze lavorative e di comando, «mentre Rapetto aveva maturato una permanenza nell'incarico del tutto eccezionale e singolare, se confrontata rispetto a quella degli altri ufficiali del Corpo' e in quasi 30 anni di carriera aveva prestato servizio in tre sole sedi».

PERCHE’ NON MI HANNO SPOSTATO PRIMA?
E lui, Rapetto risponde piccato alle spiegazioni fornitegli dai suoi superiori. «Tre sole sedi di servizio? Non ero io a scegliere dove andare e quale incarico ricoprire: perché non mi hanno spostato prima? Non sono stato io a decidere di venire a Roma (ci sono arrivato come ufficiale addetto al Comando generale), dove comunque ho poi lavorato anche al Nucleo speciale di Polizia valutaria, al Segretariato generale del Ministero delle Finanze, all'Autorità per l'Informatica nella P.A., al Nucleo speciale investigativo, al Centro nazionale per l'Informatica nella P.A. e quindi al Nucleo speciale frodi telematiche», ha detto, «non sono stato nemmeno io a voler evitare trasferimenti, perchè l'assegnazione ad altro incarico (così come avvenuto ora) dipende esclusivamente dal Comando generale, cui forse dovrei chiedere perchè mi abbia trattenuto nella medesima città, sapendo bene che mi avrebbe nuociuto in termini di carriera».
Ma se il colonnello “si era attardato troppo” nella sede romana perché oggi è stato mandato a frequentare un corso al Centro alti studi della Difesa di Roma?
Fonte:http://www.primadanoi.it/news/527436/Umberto-Rapetto-lo-%E2%80%98sceriffo-del-Web%E2%80%99-viene-silurato-e-si-dimette.html



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MessaggioInviato: 02/06/2012, 09:50 
Nessuno ha commentato la notizia... vi copio/incollo l'intervento del Generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, comparso nella sua bacheca su facebook:



Amici di FB,ecco cosa succede a chi fa il proprio dovere,a chi ha combattuto la Casta,la criminalita', a chi ha combattuto i Poteri forti.Ricordiamoci di cacciare via tramite le urne i ladroni di questa infame politica.

Altro che soldi per i terremotati!! Questi sono 4 finanziarie e il governo non solo non li recupera, ma licenzia anche le persone efficienti!
Umberto Rapetto non è più un colonnello della Guardia di Finanza. Ufficialmente e formalmente si è trattato di dimissioni. In verità, pare che desse parecchio fastidio ai “poteri forti”, alla politica e alla criminalità organizzata. Per questo è stato “gentilmente invitato” a farsi da parte.

“Chiedo scusa a tutti quelli che mi hanno dato fiducia, ma sono stato costretto a dare le dimissioni“, ha scritto su Twitter l’ex colonnello. ”Qualche modulo e una dozzina di firme sono bastati per cancellare 37 anni di sacrifici e di soddisfazioni”, ha aggiunto il militare qualche ora dopo. Parole più che eloquenti.

Ma chi è Umberto Rapetto? Per i più si tratta di un nome insignificante. Eppure siamo di fronte a un super esperto di informatica e lotta alle frodi. Autore di numerose pubblicazioni, è anche docente universitario. Gli Stati Uniti ce lo invidiano.

Le sue competenze e la sua intensissima attività hanno consentito al nostro Stato di individuare migliaia di evasori fiscali. Peccato che poi le somme concretamente recuperate sono minime.

Per cinque anni, Rapetto ha seguito tutti i componenti delle organizzazioni che gestivano il gioco d’azzardo in Italia senza pagare le imposte. Finchè un giorno, dopo cinque mesi di duro lavoro, ha chiuso il dossier, facendolo arrivare ai carabinieri: ha fatto arrestare quindici persone. Rapetto si è presentato in giudizio con migliaia di pagine di prove e con conti precisi: le società dei videopoker sotto accusa devono allo Stato di 98 miliardi, 456 milioni, 756 mila euro. Cifra mostruosa, superiore persino alle ultime quattro manovre finanziarie messe assieme. Gli imputati che sono stati tutti condannati penalmente hanno patteggiato, anche se Rapetto era contrario: il colonnello sosteneva che dovevano restituire fino all’ultimo centesimo di euro. Alla fine i giudici si sono rivolti alla Corte dei Conti la quale ha preso atto della condanna penale della Cassazione e ha imposto agli imputati il pagamento di appena 2,5 miliardi di euro. Lo sconto è di quelli che nemmeno nel più pazzo dei supermercati: 96,5%! Qualcuno ne ha parlato in tv? Ovvio che no, la farfallina di Belen, i dettagli delle cenette simpatiche di Arcore o il sole in Primavera sono argomenti ben più importanti. Non è così?

In sintesi, l’attività del colonnello Rapetto consente di accertare 98 miliardi e mezzo di evasione fiscale ad opere delle società che operano nel gioco d’azzardo. E che fa lo Stato? Concede uno sconto del 96,5%! Già, perché se a non pagare le imposte è un piccolo imprenditore o un normale cittadino, si interviene con i carri armati. Se a a evadere sono le grandi società, si va coi guanti, c’è il super premio. Quel premio che non c’è stato per Rapetto. Costretto a dimettersi perché faceva fin troppo bene il proprio mestiere. Proprio sicuri che una Repubblica in cui l’immoralità è la norma debba essere festeggiata? Fate voi.
Conclusione:
Una cosa e' certa: Chiunque riesce ad arrivare a dimostrare " sinergie " fra Criminalita' e Potere Politico, di qualsiasi schieramento esso sia, o deve dimettersi, se poco influente, o salta in aria se Noto! Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino DOCET!
Fonte:http://www.facebook.com/generaleantonio.pappalardo/posts/312160095539580 (se siete iscritti a facebook lo potete leggere senza essere amici del Generale, la sua bacheca è aperta!)


Ultima modifica di Angel_ il 02/06/2012, 09:53, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 02/06/2012, 10:32 
98 miliardi comprensivo di sanzioni e interessi
su imposte non pagate?
immagino trattasi di evasione iva..
o trattasi dell'imponibile complessivo
su cui calcolare le tasse ?
in quanti anni?
mi piacerebbe sapere i dettagli..

probabilmente c'è una spiegazione,
ma la cfra è effettivamente pazzesca..

per quanto riguarda rapetto
e le sue dimissioni
credo che abbia già
il posto apparecchiato in politica,
di pietro o altro..

-> vedi de magistris..

il passaggio sulla corte dei conti
mi pare oscuro..
che c'entra ?


Ultima modifica di mik.300 il 02/06/2012, 10:42, modificato 1 volta in totale.


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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 02/06/2012, 12:48 
Cita:
mik.300 ha scritto:
il passaggio sulla corte dei conti
mi pare oscuro..
che c'entra ?

E' la corte dei conti che ha la competenza su chi detiene le concessioni dello Stato, leggi qui, c'è tutta la cronistoria:
http://agicoscommesse.it/dett-news.php?id_news=112530



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MessaggioInviato: 03/06/2012, 01:25 
Il Fisco premia con 285 milioni di euro le concessionarie delle slot machine

Mentre lo Stato carica sulla benzina i costi della ricostruzione post terremoto in Emilia, due decreti del governo Berlusconi fanno piovere cifre da capogiro sulle società che gestiscono le "macchinette" dell'azzardo. Motivo, un "premio produttività" per il 2011 e il "raggiungimento del livello di servizio". Massima beneficiaria la Bplus di Corallo, latitante per associazione a delinquere
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/02/il-fisco-premia-con-285-milioni-di-euro-le-concessionarie-delle-slot-machine/250222/



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MessaggioInviato: 03/06/2012, 10:15 
Cita:
Angeldark ha scritto:

Cita:
mik.300 ha scritto:
il passaggio sulla corte dei conti
mi pare oscuro..
che c'entra ?

E' la corte dei conti che ha la competenza su chi detiene le concessioni dello Stato, leggi qui, c'è tutta la cronistoria:
http://agicoscommesse.it/dett-news.php?id_news=112530


GIOCHI: PENALI SLOT. LA VICENDA

La Corte dei Conti ha contestato le penali all'inizio del 2007, quantificando un importo complessivo di 90 miliardi di euro

Esce la sentenza della Corte dei Conti sulle penali miliardarie delle slot che ha di fatto condannato le società concessionarie a 2,5 miliardi complessivi (sono 10 le compagnie coinvolte) e i vertici dei Monopoli, eccezion fatta per la Barbarito. Nel ripercorrere l'annosa questione, fu nel 2004 che i 10 concessionari di rete delle newslot hanno siglato le convenzioni con i Monopoli di Stato, e hanno avviato il mercato delle newslot. La rete avrebbe dovuto essere completata entro il 31 dicembre del 2004, in realtà sarebbe di fatto stata completata solo nel 2006 inoltrato. E'stata la Corte dei Conti a contestarle all'inizio del 2007, quantificando un importo complessivo di 90 miliardi di euro.

se ho capito bene
non c'è evasione fiscale,
ma solo multe per tardivo avvio
del mercato delle slot
(come in appalti non realizzati nei tempi pattuiti..)

Il mercato degli apparecchi da gioco in Italia è significativo: nel solo 2011, infatti, hanno registrato una raccolta di quasi 45 miliardi di euro, distribuendo vincite totali per 35,7 miliardi e facendo confluire nelle casse statali 3,9 miliardi.

PENALI, CONDANNE A SINGOLE COMPAGNIE

Le concessionarie dovranno versare complessivamente 2,5 miliardi circa


Ultima modifica di mik.300 il 03/06/2012, 10:28, modificato 1 volta in totale.


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Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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Cita:
mik.300 ha scritto:
La rete avrebbe dovuto essere completata entro il 31 dicembre del 2004, in realtà sarebbe di fatto stata completata solo nel 2006 inoltrato.[/b] E'stata la Corte dei Conti a contestarle all'inizio del 2007, quantificando un importo complessivo di 90 miliardi di euro.

se ho capito bene
non c'è evasione fiscale,
ma solo multe per tardivo avvio
del mercato delle slot

(come in appalti non realizzati nei tempi pattuiti..)


...le slot non erano collegate alla rete Sogei...leggi questo e capirai meglio:

La sentenza sarà certamente impugnata e i 2,5 miliardi di euro saranno versati solo all’esito dell’eventuale rigetto dell’appello ma si tratta di una grande soddisfazione per il procuratore Marco Smiroldo e per il Gat della Guardia di Finanza che in totale isolamento hanno portato avanti l’indagine. Tutto inizia nel 2004 quando il Governo Berlusconi decide di legalizzare il settore dei vecchi videopoker. Le slot machines da bar dovrebbero essere messe in rete con il cervellone della società informatica pubblica Sogei in modo da controllare minuto per minuto quello che accade. Il controllo della rete viene assegnato ai dieci concessionari privati selezionati dai Monopoli, gli stessi sanzionati ieri dalla Corte. La convenzione stabiliva che per ogni ora di mancato collegamento di ogni slot il concessionario dovesse pagare una penale di 50 euro. [b]Per mesi, talvolta per anni, però i concessionari non hanno collegato le slot.
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/18/fine-dei-giochi-maxi-multa-alle-slot/192113/


Ultima modifica di Angel_ il 03/06/2012, 10:50, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
Angeldark ha scritto:

Cita:
mik.300 ha scritto:
La rete avrebbe dovuto essere completata entro il 31 dicembre del 2004, in realtà sarebbe di fatto stata completata solo nel 2006 inoltrato.[/b] E'stata la Corte dei Conti a contestarle all'inizio del 2007, quantificando un importo complessivo di 90 miliardi di euro.

se ho capito bene
non c'è evasione fiscale,
ma solo multe per tardivo avvio
del mercato delle slot

(come in appalti non realizzati nei tempi pattuiti..)


...le slot non erano collegate alla rete Sogei...leggi questo e capirai meglio:

La sentenza sarà certamente impugnata e i 2,5 miliardi di euro saranno versati solo all’esito dell’eventuale rigetto dell’appello ma si tratta di una grande soddisfazione per il procuratore Marco Smiroldo e per il Gat della Guardia di Finanza che in totale isolamento hanno portato avanti l’indagine. Tutto inizia nel 2004 quando il Governo Berlusconi decide di legalizzare il settore dei vecchi videopoker. Le slot machines da bar dovrebbero essere messe in rete con il cervellone della società informatica pubblica Sogei in modo da controllare minuto per minuto quello che accade. Il controllo della rete viene assegnato ai dieci concessionari privati selezionati dai Monopoli, gli stessi sanzionati ieri dalla Corte. La convenzione stabiliva che per ogni ora di mancato collegamento di ogni slot il concessionario dovesse pagare una penale di 50 euro. [b]Per mesi, talvolta per anni, però i concessionari non hanno collegato le slot.
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/18/fine-dei-giochi-maxi-multa-alle-slot/192113/


ah ecco..
adesso si capisce meglio..
software taroccati,
vincite pilotate,
ecc. ecc.



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MessaggioInviato: 04/06/2012, 18:12 
Garavini (Pd): “Troppi amici dei re delle slot in Parlamento: ora basta”

La deputata democratica, dopo la denuncia del Fatto sul maxisconto fiscale dello Stato ai concessionari, ha attaccato le connivenze tra politica e personalità del settore giochi e sottolineato i danni devastanti per la società
Fonte:http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/03/garavini-pd-troppi-amici-dei-re-delle-slot-in-parlamento-ora-basta/251101/



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MessaggioInviato: 12/09/2013, 12:02 



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MessaggioInviato: 17/10/2013, 19:19 
Sibilia: 97 miliardi di condono alle slot, regalo alla fondazione VeDrò di Letta e Alfano

"Letta e Alfano prendono i soldi dalle slot machine"


[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=eboA55Jl3MQ[/BBvideo]

Dice Carlo Sibilia sul suo facebook:Oggi, nel provvedimento per far slittare l’IMU, si fa un regalo di 97 miliardi di euro alle concessionarie delle slot machine.
In aula, invece dei sottosegretari, dovrebbero esserci Letta e Alfano che prendono i soldi da questi signori attraverso la fondazione privata, il think tank VEDRÒ.
Naturalmente non ci metteranno mai la faccia. Per quello ci sono i burattini inconsapevoli che sostengono il governo. Loro mettono le dita sui bottini (a parte rarissime eccezioni).
Questo emendamento ha anche un altro effetto devastante. Quello di distruggere la fiducia dei cittadini nelle forze dell’ordine.
Infatti il Comandante del Nucleo Antifrode, Umberto Rapetto, invece di essere osannato come eroe nazionale, è stato rimosso dal suo incarico ed ha rassegnato le dimissioni dalla Guardia di Finanza.
Questo governo ha mortificato e continua a mortificare il genio e l’onestà di tutti gli italiani.

[align=right]Source: Sibilia: 97 miliardi di condon...Letta e Alfano | STAMPA LIBERA [/align]


Ultima modifica di Wolframio il 17/10/2013, 19:21, modificato 1 volta in totale.


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E chi sono gli unici a fare nomi e cognomi? [^]



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Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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Confessioni di un finanziere
"Incasso tangenti per lo Stato"


26 aprile 2014

Immagine

Memorie di un finanziere della polizia tributaria. Si potrebbe intitolare così il sorprendente documento esclusivo che state per leggere. Si tratta della trascrizione, fedele alla lettera, del disarmante sfogo di un disincantato, onesto e preparato maresciallo della Guardia di Finanza, impegnato da diversi lustri nei temutissimi controlli alle imprese. L’uomo, di cui evitiamo di indicare dati anagrafici e curriculum per non renderlo riconoscibile, ha apparecchiato per Libero uno zibaldone di pensieri, suddiviso in capitoletti, sul suo lavoro di tutti i giorni. Che per lui è diventato un tran tran asfissiante, capace di condurlo quasi al rigetto. Il risultato è questa spietata radiografia che stupisce e, in un certo senso, preoccupa di un mestiere che tanto trambusto porta nelle vite degli italiani. Infatti in questo sfogo il militare dipinge le ispezioni delle Fiamme gialle come un ineluttabile meccanismo stritola-imprenditori il cui obiettivo non sarebbe una vera e sana lotta alle frodi fiscali, ma una fantasiosa e famelica caccia al tesoro indispensabile a lanciare le carriere di molti professionisti dell’Antievasione. «Nel nostro lavoro ci sono forzature evidenti, a volte imbarazzanti», ammette con Libero il maresciallo. Che qui di seguito svela retroscena e segreti dei controlli che intralciano ogni giorno il lavoro di centinaia di imprenditori. Una lettura che potrebbe agitare qualcuno e far alzare il sopracciglio ad altri. Ma a tutti deve essere chiaro che non di fiction si tratta e che domani il nostro maresciallo e la sua pattuglia potrebbero bussare alla vostra porta. Preparatevi a leggere il testo di questo finanziere raccolto in esclusiva da Libero.

Ossessione numeri - Dietro alle verifiche ci sono enormi interessi economici: il dato del recupero dell’imposta serve a molti. Sia ai politici che ai finanzieri. Nella Guardia di Finanza il raggiungimento degli obiettivi legittima l’ottenimento dei premi incentivanti e gli stipendi stellari dei generali, che sono decine: uno per provincia, più uno per regione. Nel nostro Corpo esistono vere e proprie task-force che si occupano di fare previsioni di recupero d’imposta e a fine anno queste devono essere raggiunte, come se l’evasione fiscale si basasse su dei budget. Gli operatori sul territorio sono meno di chi elabora questa realtà virtuale, su 64 mila finanzieri siamo circa 4 mila a fare i controlli.

Indietro non si torna - A fine anno i generali chiedono il dato dell’imposta evasa constatata e lo confrontano con quello dell’anno prima. Il risultato non può essere inferiore a quello di 12 mesi prima. Se il dato scende bisogna dar conto al reparto centrale di Roma del perché si siano recuperati meno soldi e il comandante del reparto periferico rischia di vedersi bloccare la carriera. Per questo le nostre verifiche proseguono anche di fronte a evidenti illogicità. I nostri ufficiali parlano solo di numeri e quando hanno sentore di un risultato, magari per una previsione affrettata di un ispettore, corrono dai loro superiori anticipando che da quella verifica potrà venir fuori un certo risultato: a quel punto non si può più tornare indietro. Il verbale diventa subito una statistica, una voce acquisita e ufficiale di reddito non dichiarato. Quando si prospetta un ventaglio di possibilità per risolvere una contestazione si concentrano le energie sempre su quella che porta il risultato più alto. Che sarebbe poco grave se fosse la strada giusta. Ma spesso non lo è. Per la Finanza quello che conta è il dio numero. Il nostro unico problema è come tirarlo fuori.

Per riuscirci c’è un nuovo strumento infernale, la cosiddetta “mediana”, che va di gran moda tra gli ufficiali. La si pronuncia con rispetto e deferenza, anche perché da essa dipende la carriera di chi la evoca. Si tratta di uno studio fatto a tavolino, che stabilisce il valore medio della verifica necessario a raggiungere gli obiettivi, il tetto al di sotto del quale non si può andare. Se capiamo che in un’azienda il verbale sarà di entità inferiore alla mediana, derubrichiamo la verifica a controllo in modo che non entri nelle statistiche ufficiali.

Alla Guardia di Finanza abbiamo uffici informatici che elaborano dati in continuazione. Ma si tratta di numeri “drogati”, come lo sono quelli dei sequestri. Nei magazzini dei cinesi ho visto colleghi registrare alla voce “giocattoli” ogni singolo pallino delle pistole per bambini. Spesso questi servizi si fanno in occasione delle feste natalizie, così passa l’informazione che sul territorio c’è sicurezza.
Con questi numeri i generali si riempiono la bocca il 21 giugno, giorno della festa del Corpo. Lo speaker spara cifre in presenza di tutte le autorità, dei presidenti dei tribunali, dei politici, ecc. ecc. Quel giorno è un tripudio di dati pronunciato con voce stentorea: recuperata tot Iva, scovati tot milioni di redditi non dichiarati, arrestati x emittenti fatture false. Una festa!

Normativa astrusa - La normativa tributaria italiana è talmente ingarbugliata che si presta alla nostra logica del risultato a ogni costo. Per noi è piuttosto semplice fare un rilievo visto che siamo aiutati da questa legislazione astrusa e abnorme, spesso contradditoria e conflittuale. Nel nostro Paese è quasi impossibile essere in regola e per chi lo sembra ci prendiamo più tempo per spulciare ogni carta. Infatti se una norma può apparire favorevole all'imprenditore, c’è sicuramente un’altra interpretabile in maniera opposta. E in questo ci aiuta l’oceanica produzione di sentenze, frutto di un eccessivo contenzioso. Un contratto, un’operazione possono essere interpretati in mille modi e alla fine trovi sempre una sentenza della Cassazione che ti permette di poter fondare un rilievo su basi giuridiche certe. Questo è il Paese delle sentenze.

Analizzando un bilancio, un’imperfezione si trova sempre. Magari per colpa dello stesso controllore che prima dice all’imprenditore di comportarsi in un modo e poi in un altro, inducendolo in errore. Per esempio, su nostro suggerimento, un’azienda non contabilizza più certe spese come pubblicità (deducibili), ma come spese di rappresentanza (deducibili solo in parte). Quindi arriva l’Agenzia delle Entrate e spiega che quelle non sono né l'una né l’altra. A volte succede che qualcuno abbia già subito un controllo, abbia aderito a un condono e, zac, arriviamo noi e contestiamo lo stesso aspetto, ma in modo diverso. Dopo i primi anni nel Corpo non ho più sentito di controlli chiusi con un nulla di fatto e in cui si torna a casa senza aver contestato qualcosa. Alla fine chi lavora impazzisce.

Chi sbaglia non paga - Come è possibile tutto questo? Semplice: perché chi sbaglia non paga, ma anche perché chi sbaglia non saprà mai di averlo fatto. Il motivo è semplice: noi non comunichiamo con l’Agenzia delle Entrate e non sappiamo mai che fine facciano i nostri verbali. Per questo se ho commesso un errore non lo verrò mai a sapere: il nostro è solo un verbale di constatazione, a renderlo esecutivo è l’Agenzia delle Entrate che lo trasforma in verbale di accertamento. Però raramente i nostri colleghi civili bocciano il nostro lavoro, anzi questo non succede nel 99,9 per cento delle situazioni. Si fidano di noi e, anche se sono molto più preparati, nella maggior parte dei casi prendono il nostro verbale e lo notificano, tale e quale, al contribuente. Quello che sappiamo per certo è che i nostri verbali, giusti o sbagliati che siano, diventano numeri e quindi non ci interessa che vengano annullati, tanto non ne verremo mai a conoscenza né saremo chiamati a risponderne. Per noi resta un grosso risultato. E visto che nessuno paga per i propri errori, il povero imprenditore continuerà a trovarsi ignaro in un castello kafkiano fatto di norme e risultati da ottenere.

Imprese sacrificali - Gli imprenditori con noi sono sempre gentili, ci accolgono con il caffè, sopportano di averci tra i piedi per settimane, ma si capisce che vorrebbero dirci: scusateci, ma avremmo pure da lavorare. A noi però questo non interessa: dobbiamo contestargli un verbale a qualsiasi costo e quando bussiamo alla loro porta sappiamo che non hanno praticamente speranza di salvezza. Per contrastare e contestare questa trappola infernale l’imprenditore è costretto a pagare consulenti costosissimi, ma noi rimaniamo sempre sulle nostre posizioni. A volte capita che per provare a difendersi il presunto evasore chiami in soccorso come consulenti ex finanzieri, ma spesso questo non gli evita la sanzione. Anzi.

Negli ultimi anni ho notato una certa arrendevolezza da parte degli imprenditori: dopo un po’ si stancano. Capiscono, e ce lo dicono, che tanto dovranno fare ricorso perché noi non cambieremo idea. Per tutti questi motivi molti di loro costituiscono a inizio anno un fondo in previsione della visita della Finanza. Sono coscienti che qualcosa dovranno comunque pagare.

Chi fa veramente le grandi porcate, chi apre e chiude partite Iva, emette false fatture o costituisce società di comodo magari alle Cayman è molto più veloce di noi e per questo non lo incastriamo, mentre azzanniamo quelli che operano sul territorio e che sono regolarmente censiti nelle banche dati. Alla fine lo Stato colpisce sempre i soliti noti. Non è una nostra volontà, ma dipende dal fatto che non abbiamo risorse per fare la vera lotta all’evasione e in ogni caso dobbiamo fornire dei numeri al ministero per poter legittimare la nostra esistenza come istituzione. Anche in Europa.

Tangente di Stato - L’imprenditore, se accetta la proposta di adesione al verbale entro 60 giorni, paga solo un terzo di quanto gli viene contestato e spesso salda anche se non lo ritiene giusto, per togliersi il dente ed evitare ricorsi costosi (a volte più dei verbali) e sine die. In pratica accetta di pagare una tangente allo Stato. Agli imprenditori i ricorsi costano molto e se la commissione provinciale, il primo grado della giustizia tributaria, dà ragione allo Stato, l’imprenditore prima di ricorrere alla commissione regionale, il secondo grado, deve pagare metà del dovuto. Per questo chi lavora spesso preferisce chiudere la partita all’inizio, pagando un terzo.

Giustizia da farsa - Il contradditorio tra Guardia di Finanza e imprenditori durante le verifiche è una farsa, perché ognuno rimane sulla propria posizione, ma va fatto per legge. Nel contradditorio gli imprenditori non hanno scampo: quel numero, quell’ipotesi di evasione, ormai è stato venduto e non può più essere ridimensionato. È entrato nel sistema e nelle nostre statistiche. A noi non interessa se magari dopo anni quel verbale verrà annullato e non avrà prodotto alcun introito per lo Stato.

Le cose non vanno meglio con la giustizia tributaria, gestita da commissioni composte da avvocati, commercialisti, ufficiali della Finanza in pensione che fanno i giudici tributari gratuitamente giusto per fare qualcosa o per sentirsi importanti. È incredibile, ma in Italia il sistema economico-finanziario viene affidato a un servizio di “volontariato”.

La verità è che un tale esercito di volontari senza gratificazioni economiche non se la sente di cassare completamente il lavoro di finanzieri e Agenzia delle Entrate e l’imprenditore qualcosa deve sempre pagare. Difficilmente questi giudici per hobby danno torto allo Stato.
L’assurdità è che vengono pagati 30-40 euro per motivare sentenze complesse che hanno come oggetto verbali da milioni di euro, scritti da marescialli aizzati dal sistema.

Formazione assente - Il nostro vero problema è la mancanza di specializzazione di un Corpo che cerca di riscattarsi nel modo sbagliato, provando a portare a casa grandi risultati, sebbene “storti”. A volte l’ignoranza aiuta a far montare un rilievo che non sta né in cielo né in terra. Sulla nostra formazione non ho niente da dire, perché non esiste. Eppure dobbiamo confrontarci con specialisti agguerriti, leggere documenti in lingue straniere, e la gran parte di noi non sa una parola in inglese. Non ci forniscono nemmeno i codici tributari aggiornati, mentre spendono milioni per farci esercitare ai poligoni, visto che siamo inspiegabilmente ancora una polizia militare, come solo in Equador e Portogallo. Un commercialista lavora 12 ore al giorno e si forma continuamente. Dall’altra parte della barricata c’è gente come noi che non vede l’ora di scappare via dall’ufficio, dove spesso non ha neppure a disposizione una scrivania o la deve condividere con altri colleghi. In questo modo il lavoro diventa l’ultimo dei pensieri. I più bravi vanno in pensione appena possono, per riciclarsi come professionisti al soldo delle aziende. Ci vuole una fortissima motivazione per studiare una materia terribile come il diritto tributario. Avvocati e commercialisti trovano gli stimoli nelle parcelle, da noi un maresciallo con vent’anni di servizio guadagna 1.700 euro. Gli incentivi li dobbiamo trovare dentro di noi, magari pensando di sfruttare il sistema per trovare un altro lavoro. È illogico che un mestiere così delicato, dove si contestano milioni di euro d’evasione, sia affidato a gente sottopagata e impreparata. L’unico modo di tenersi aggiornati è quello di studiare a proprie spese, pagandosi master e corsi. Purtroppo la formazione è costosissima e spesso ci rinunciamo. È chiaro che un sistema del genere presti il fianco al rischio della corruzione.

In più bisogna considerare che per noi le verifiche sono particolarmente rischiose. In base alla mia esperienza non le facciamo con la giusta professionalità, possiamo commettere errori in buona fede, essere invischiati in fatti che neanche capiamo. Per esempio alcuni di noi sono stati accusati di aver ammorbidito un verbale per un tornaconto, in realtà lo avevano fatto per ignoranza e per questo ora quasi nessuno vuole più fare questo tipo di lavoro.

Risorse all'osso - I nostri capi hanno budget di spesa sempre più ristretti. Nonostante ciò ogni ufficiale deve portare a casa i risultati con i soldi e le pattuglie che ha. Risultati almeno uguali a quelli dell’anno precedente. A causa di questa mancanza di mezzi siamo costretti a portare via dalle aziende penne, risme di carta, spillatrici. E secondo me gli imprenditori se ne accorgono, ma non dicono nulla per compassione.
Onestamente gli ufficiali non sono responsabili di questa penuria di risorse, visto che i fondi destinati alla lotta all’evasione vengono decisi dai politici. Ma la frustrazione dei nostri superiori viene compensata da ottimi stipendi personali che lievitano grazie ai risultati conseguiti. Cosa che ovviamente non succede a noi.

Nel nostro lavoro, la mattina, ammesso che trovi una macchina libera, devi prima fare car-sharing e accompagnare diversi colleghi ai reparti, quindi ti restano due o tre ore per fare visita a un’azienda. Quando rientriamo da una verifica il nostro principale problema è segnare sul registro quanti chilometri abbiamo fatto e quanta benzina abbiamo consumato. Arriveremo al paradosso di fare le verifiche in ufficio a contribuenti trovati su Google.

Lontani dalla realtà - I nostri vertici sono lontani dalla realtà, sono convinti che noi facciamo “lotta all'evasione”. C’è una distanza siderale tra chi sta in trincea, come me, e chi vive nei salotti. Un maresciallo può parlare solo con il tenente e non con i gradi superiori. Il nostro messaggio viene filtrato e arriva al vertice completamente distorto. Nel nostro sistema militare non conta quello che pensi del tuo lavoro, ma il grado che hai sulle spalle. L’ufficiale non va a riferire al superiore se l’ispettore gli ha detto che un controllo potrebbe non portare a niente. Al contrario insinua nei vertici la speranza che un risultato arriverà. E così chi va in giro per aziende deve ingegnarsi per trovare il cavillo che porti al risultato, solo per sentirsi dire bravo o per una pacca sulla spalla. L’animo umano si accontenta di poco. In questa catena di comando in cui tutti devono fare carriera non sono ammessi dubbi od obiezioni, l’informazione reale resta a valle, al generale arriva quella virtuale, il famoso “numero”. In nome del quale vengono immolati molti evasori virtuali.

[align=right]Source: Confessioni di un finanziere "... lo Stato" - Libero Quotidiano [/align]



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