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MessaggioInviato: 27/05/2012, 22:48 
In tempi remoti una stirpe di dèi giunse sulla Terra per educare gli uomini. E’ soltanto una fantasia? Radicati nel mito degli indizi sembrano confermare questa incredibile ipotesi... La Storia dell’Uomo va dunque riscritta? Un viaggio affascinante tra i misteri dell’Uomo.

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Attraverso la scienza dell’esegesi, l’Uomo fino a oggi non è ancora riuscito a ricostruire le sue origini alquanto nebulose.

Né, a tale riguardo, le saghe e le leggende sono state prese in seria considerazione perché comunemente si crede che esse ingigantiscano la realtà e che siano frutto di pura fantasia. Spesso però tramandano avvenimenti autentici e verità che gli storici, in mancanza di documenti, distruggono.

L’egizio Manetone e lo storico Eusebio sostenevano che gli dèi alati avevano dato vita a creature ibride, a volte mostruose, così come testimoniato sull’obelisco nero del re assiro Salmanassar III custodito a Londra nel British Museum o sulla tavoletta dei cosmetici del re Narmer, visibile nel Museo Egizio del Cairo.

Allora, per un’interpretazione comprensibile del Passato, cercherò di fare chiarezza senza confutare la teologia sistematica, ma solo ripercorrendo, tappa dopo tappa, l’evoluzione dell’Umanità fino dal suo apparire sulla Terra. Circa 10.000 anni fa l’Uomo “loquens” ha lasciato i primi graffiti impressi sulla roccia.

Egli non era ancora in grado di esprimere, attraverso una scrittura seppure rudimentale le sue emozioni e sensazioni perché il suo linguaggio primitivo non gli permetteva alcuna rappresentazione “logica dei pensieri” o “trasmissione di eventi” costruiti secondo una scala grammaticale comprensibile.

Egli ha imparato a riprodurre nel fango, sulle rocce e nelle caverne le rappresentazioni di impronte, orme, animali… e dèi. I nostri progenitori hanno cercato di documentare e di trasmettere ciò che avevano visto attraverso raffigurazioni semplici, nella loro esecuzione, ma ricche di inquietanti particolari.

Ma tutto ciò è stato, per molto tempo, continuamente e opportunamente ignorato dalla “scienza ufficiale”. Molte volte ci siamo trovati di fronte a disegni e graffiti raffiguranti strani esseri o divinità i cui tratti ci ricordano astronauti e visitatori spaziali che, a bordo delle loro “macchine volanti”, hanno sorvolato le montagne o sono scesi sulla Terra.

Una stirpe divina?

Numerosi studiosi, anche di fama mondiale, hanno condotto ricerche sull’origine non “terrestre” della specie umana ottenendo il più delle volte dei risultati “assurdi e incongruenti”. Ma proprio grazie a queste insolite conclusioni oggi incominciamo ad interrogarci sempre più sulla nostra quanto meno strana comparsa sulla Terra, a prescindere dalle concezioni religiose. Nel Libro di Enoch, settimo patriarca, sono riportate inquietanti cronache che descrivono un’arcaica civiltà differente nei caratteri somatici da quella odierna.

Infatti, Enoch parla di una razza di esseri di luce con le ali chiamati “Osannes” e descrive dettagliatamente il suo viaggio a bordo di una macchina volante in compagnia di alcuni di questi angeli: «Enoch camminò con Dio e non ci fu più, poiché Dio lo rapì» (Genesi: 5,24). Egli riferisce ancora che alcuni di questi dèi si erano accoppiati con le donne della Terra dando origine a una razza di giganti.

Uno di questi esseri giganteschi, Kas (figlio del “serpente”), aveva insegnato ai “terrestri” numerose tecniche e fra l’altro, anche i metodi di fecondazione artificiale.

Infatti, in un passo del libro leggiamo: «Uno strano figlio ho generato. Non è come ogni altro essere umano, ma mi sembra il figlio degli angeli del cielo, perché diverso è il suo aspetto, ed egli non è come noi… Non mi sembra figlio mio, ma degli angeli». Troviamo tracce di questi esseri giganteschi, sotto forma di “geoglifi”, in Cile (il gigante di Tarapaca nel deserto dell’Atacama, alto 95 metri e largo 20 metri) e in altre parti del mondo: nel Sud America, negli USA, in Australia, in Israele e perfino in Europa.

Le incisioni in questione appartengono a epoche molto distanti tra loro databili da 50.000 anni fa fino al XVIII secolo. Anche i sumeri hanno descritto i loro dèi come esseri giganteschi di origine “celeste”. Ma c’è dell’altro. Tra il 1936 e il 1939 due studiosi Jean Paul Lebeuf e Marcel Griaule, durante una spedizione nelle pianure del Ciad scoprirono l’esistenza di un antico popolo chiamato “Sao”, formato da individui molto alti. Purtroppo questa strana etnia presumibilmente fu distrutta dagli arabi alla fine del IX secolo.

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Nella zona furono rinvenuti numerosi sepolcri di dimensioni inusuali e gioielli di bronzo che raffiguravano “esseri ibridi” completamente diversi dalla razza umana. E’ certamente singolareche tutti gli appunti di viaggio e i risultati degli studi condotti dai due ricercatori siano stranamente svaniti nel nulla…

Analoghe descrizioni di esseri “celesti” di alta statura le ritroviamo sia nella Bibbia (la caduta degli angeli) e sia in altri testi sacri che riportano anche cronache riguardanti sanguinosi scontri fra gli dèi. Argomento ripreso dagli Esseni che descrivono, in alcuni papiri rinvenuti a Qumran, la furibonda lotta fra i “figli della Luce” contro i “figli delle tenebre”. A seguito di queste singolari cronache sono state azzardate delle ipotesi relative all’esistenza sulla Terra, in un passato remoto, di più civiltà detentrici di una medesima insolita tecnologia.

A tale proposito va ricordato che presso lo Smithsonian Museum di Washington si trovano numerose testimonianze riguardanti reperti dichiarati “anomali e misteriosi”.

Sono, infatti, oggetti impossibili, dall’origine sconosciuta per l’archeologia ufficiale per la maggior parte “copie” realizzate dagli uomini per imitare gli “arnesi” appartenuti agli dèi. Fra i numerosi oggetti sono esposte delle strane borse in pelle, simili a quella raffigurata nella mano destra di un Oannes, un essere della mitologia mesopotamica metà pesce e metà uomo, inciso su un muro a Nimrud, in Iraq.

Analoghe raffigurazioni sono state identificate a Villahermosa, in Messico, dove è possibile ammirare una divinità munita di “scafandro spaziale” simile all’iconografia sumera e atzeca. Ma qual era la funzione di questa specie di “canestro sacro”?

Radici ignote dell’Uomo

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Lo storico babilonese Berosso (275 a.C.) in una sua cronaca riferisce che l’Oannes aveva insegnato agli uomini la Geometria Sacra e l’uso dei semi vitali che custodiva per l’appunto nell’enigmatica borsa. Quindi “la civiltà umana” risalirebbe a periodi anteriori alla comparsa dell’australopitecina Lucy così come riportato nelle famose Stanze di Dzyan, straordinario lavoro di Elena Petrovna Blavatsky.

La studiosa russa ha svolto degli studi approfonditi sulle leggi inesplicabili della natura e sui poteri latenti nell’Uomo. Si deve a lei la trattazione della “Dottrina Segreta”, interpretata da un libro sacro di origine remota, denominato appunto le “Stanze di Dzyan”.

In questo libro, custodito in un vecchio monastero tibetano e composto da due dischi di diverso diametro che avrebbero la proprietà, se toccati, di far rivivere eventi della Storia attraverso immagini cerebrali, si narra della creazione dell’universo raffigurata in sette stanze. E proprio nella settima stanza si legge: «Allora i costruttori, indossate le loro prime Vestimenta, discendono sulla Terra radiosa e regnano sugli Uomini che sono loro stessi».

Un’altra testimonianza ci viene fornita dai due antropologi francesi Marcel Griaule e Germaine Dieterlen che per molti anni hanno vissuto a contatto dei Dogon, un misterioso popolo che vive nel Malì. I due studiosi avevano, infatti, scoperto che gli sciamani possedevano delle incredibili conoscenze sia in astronomia che in campo scientifico pur non avendo avuto un lungo contatto con la moderna civiltà.

La loro sapienza fa supporre che abbiano ereditato dagli antenati cognizioni rivenienti da una civiltà superiore la cui origine potrebbe non essere terrestre. Inoltre, i Dogon sapevano, da tempi remoti, che Sirio faceva parte di un sistema binario cioè formato da due stelle denominate A e B e che Sirio B ruotava intorno a Sirio A con un’orbita ellittica della durata di 50 anni. Ma ben sappiamo che Sirio B fu scoperta solo nel 1862 dall’astronomo americano B. Clark.

E allora come mai questo popolo primitivo sapeva dell’esistenza della nana bianca? Ma i Dogon conoscevano anche Saturno, che raffiguravano con gli anelli, e Giove, al quale univano quattro lune, e descrivevano la nostra galassia come una grande spirale dentro la quale la Terra ruotava intorno al suo asse.

Da chi avevano ricevuto queste informazioni?
Una loro leggenda narra della venuta sulla Terra di strane creature, chiamate Nommo, atterrate a bordo di cerchi di fuoco, per metà uomini e per metà pesci. Sembrerebbe che questi strani esseri siano sbarcati anche in Mesopotamia e in Egitto dando luogo a rappresentazioni religiose del tutto comuni alle tre civiltà. Una bella favola o realmente gli Oannes provenivano da un’altra civiltà superiore a quella esistente in quell’epoca sulla Terra?

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Ma la loro origine rimane ancora oggi avvolta nel più fitto mistero. Certo è che il mito di questi “enigmatici stranieri” ha influenzato anche il primitivo culto ebraico, basti ricordare il segno dei “pesci” ripreso dall’iconografia cristiana e il versetto che, rivolto a Gesù, recita: «Osanna, nell’alto dei cieli». La cabala parla dei “Sadaim, il popolo volante” che periodicamente atterrava sul nostro pianeta prediligendo, come base, il Medio Oriente. Perfino un’antica cronaca islamica, risalente all’Alto Medioevo, descrive con estrema precisione un avvistamento di una formazione di corpi luminosi sulla città del Cairo. Quindi non possiamo escludere che anche la Bibbia abbia fatto passare per “manifestazioni divine” degli episodi relativi ad avvistamenti o “incontri ravvicinati”.

Tutti gli elementi raccolti a sostegno di queste “teorie o ipotesi” provocano un certo imbarazzo nella scienza positivista che rimane disarmata di fronte a tali prove sconcertanti. Tutto ciò spiegherebbe l’alternarsi di fasi di civilizzazione e scienza avanzata con fasi di oscurantismo e regresso nel corso dei millenni che hanno visto come protagonista la razza umana. Né ci deve sorprendere quanto teorizzato dallo scienziato tedesco Hans Hörbiger che attribuisce la scomparsa di alcune importanti civiltà a cataclismi provocati dalla caduta sulla Terra di corpi celesti delle dimensioni della Luna.

Creature Celesti

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Secondo le ricerche di Hörbiger, infatti, migliaia di anni fa ruotavano intorno al nostro pianeta ben quattro satelliti di cui tre precipitati sulla superficie terrestre. Spesso queste “suggestive ipotesi” ci fanno riflettere e come d’incanto ne troviamo le risposte nella Bibbia seppure in chiave criptica, che in modo semplice ma efficace ribadiscono la “diversa origine” della nostra progenie.

Un esempio lampante ci viene offerto dal passo 6,2 della Genesi che illustra la strana congiunzione fisica tra i “Nefìlim” (stirpe di esseri di fuoco) con le donne terrestri (figlie degli uomini). Si è trattato forse di un incontro tra razze diverse? L’una in grado di “volare” e detentrice di arcane tecnologie e l’altra “incubatrice” della nuova specie? L’idea guida di questi presupposti “storici” è per lo più legata alle leggende o ai testi sacri, che se pur depurati dagli elementi mitologici, ci riportano ai primi “visitatori” dall’origine ancora sconosciuta.

Ma c’è dell’altro. Il Professor Erich von Däniken ha esaminato un’incisione risalente a 7.000 anni fa rinvenuta nella tomba Katsuhara a Mtsubase in Giappone, che riproduce in dettaglio un razzo con alettoni. Il cattedratico russo Vladimir Scherback nel febbraio 1990 pubblicò i risultati di una sua ricerca sulle “informazioni genetiche”. Egli aveva infatti scoperto che le relazioni simmetriche del DNA si combinavano seguendo uno schema risalente a ben tre miliardi e mezzo di anni prima della comparsa dell’uomo sulla Terra.

Questi risultati fanno ipotizzare che le “simmetrie di secondo livello” sarebbero arrivate sul nostro pianeta sotto forma di microorganismi inviati da “intelligenze extraterrestri”. L’archeologo Henri Lhote nella grotta denominata Tassili n’Ajjer, su di una parete, ha scoperto una figura di alta statura che indossa una tuta spaziale con casco.

Va ricordata anche la teoria formulata da Ion Hobana e cioè che creature aliene abbiano visitato la Terra all’origine dei tempi per creare la vita e per studiarne la successiva evoluzione. Come abbiamo visto si trovano tracce di questi “esseri” nei graffiti e nella maggior parte dei testi sacri e “magici”. Ma la tesi di “archeologia spaziale” sembra non piacere a chi, facendosi scudo della scienza esatta, preferisce nascondere il proprio imbarazzo di fronte a prove inconfutabili di “intelligenze” antropologicamente “diverse” dalla razza umana.

Allora dobbiamo dedurre o che esiste una Storia parallela a quella ufficiale o che siamo “inconsci” protagonisti di corsi storici già abbondantemente anticipati dalla letteratura biblica.

Rispondere non è né facile. La ragione “razionale” rifiuta tutto ciò che è al di là della “linea di confine” mentre quella “esoterica” consente l’analisi ponderata, sotto l’aspetto misterico e criptico, di atti e fatti per penetrare nell’insondabile e quindi per fornire delle soluzioni agli enigmi del passato. A Capo di Ponte, in provincia di Brescia, troviamo ben 40.000 incisioni distribuite su 900 rocce.

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Artefice di queste eccezionali testimonianze è stato il popolo dei Camuni vissuto circa tremila anni prima di Cristo. Questi disegni raffigurano per la maggior parte degli uomini che indossano caschi con antenne e che reggono nelle mani degli strani oggetti di forma incomprensibile. Mentre nelle grotte australiane di Kimberley troviamo dipinto un “uomo con la tunica” che ricorda in maniera sbalorditiva i cosiddetti alieni “Javas” responsabili di numerose abductions negli ultimi decenni.

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L’esploratore Rex Gilroy ha trovato in altri siti australiani le stesse “lettere” incise sulla parte superiore dello “scafandro” del monaco di Kimberley, riconducibili a un alfabeto indecifrabile appartenuto a una cultura megalitica.

Un’altra prova di “contatto” ci viene fornita da una statuetta sumera del 5.000 a.C. che raffigura un vegliante “Grigio”. E ancora. Ricordo che nel 1991 fui particolarmente colpito da una strana scultura esposta nella mostra “I Celti” a Palazzo Grassi di Venezia. A prima vista sembrava la riproduzione della testa di un cervo mentre analizzando con più attenzione i particolari del volto, veniva fuori la sorprendente somiglianza con un alieno “Grigio”.

Alcune leggende celtiche narrano dello “sbarco” sulla Terra di un popolo denominato Tuatha De Danaan, proveniente dalla costellazione di Llys Don (Cassiopea) e di strani velivoli capaci di volare senza far rumore e di trasportare centinaia di passeggeri. Altre ancora riguardano invece micidiali armi in grado di distruggere a distanza e di “polverizzare” oggetti con una lunga lingua di fuoco e la possibilità degli “Dei alati” di poter volare, trasportati da un suono particolare.

Ma altri documenti affiorano prepotentemente dal Passato ponendoci di fronte a sorprendenti dubbi.

Indizi “scomodi”

Pur rimanendo con i piedi per terra non possiamo non criticare chi, per partito preso, ritiene privi di significato indizi che invece dovrebbero stimolare chiunque ad effettuare più approfondite e circostanziate indagini senza farsi condizionare da un’unica scuola di pensiero dominante. Nel Museo archeologico di Costantinopoli si trova una piccola scultura a forma di astronave con pilota, rinvenuta a Toprakkale (ad est della Turchia, alla base del Monte Ararat).

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La statuetta, lunga 22 e larga 7,5 centimetri appartiene al periodo Ur (3.000 a.C.). Ma se queste “prove” non dovessero ancora risultare sufficienti per convincere gli “scettici” prendiamo in esame un altro caso straordinario: la grotta di Lascaux nella Dordogne (Francia). In questa singolare grotta, risalente a 17.000 anni fa, all’Età della Pietra, è dipinto un immenso affresco formato da 1.600 figure.

Nella cosiddetta “Sala dei Tori”, posta vicina all’ingresso, troviamo dipinti a semicerchio sulla volta, quattro “auroch” (molto simili ai nostri attuali tori) e un “liocorno” che vogliono rappresentare una mappa celeste. I disegni sono stati realizzati con un pigmento di manganese nero e proprio sopra la testa del primo toro, posto sulla destra, sono stati posizionati, ad opera della “stessa mano”, sei piccoli cerchi. Non sono altro che le Pleiadi della costellazione del Toro.

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Ma c’è dell’altro. Nella grotta compaiono altre otto costellazioni (Sagittario, Orione ecc.), disposte lungo l’eclittica, che con sbalorditiva precisione ricostruiscono una sorta di zodiaco preistorico. Proseguendo all’interno della caverna troviamo in un ambiente denominato “pozzo dell’uomo morto” un dipinto che raffigura un essere umano sdraiato per terra che stringe nella mano uno strano bastone, adoperato per i rituali sciamanici.

L’uomo primitivo di Lascaux ha scelto il pittogramma del toro perché, testimone di un evento che ha segnato profondamente il suo immaginario, ha voluto indicare le coordinate delle stelle dalle quali provenivano gli dèi. La costellazione del Toro, situata a nord-ovest di Orione e a sud-ovest di Auriga, riproduce la forma a “V” della testa e ricorda stranamente il primo simbolo del tetragramma rinvenuto all’interno della piramide di Cheope.

Nella stessa costellazione ritroviamo i due ammassi stellari formati dalle Iadi e dalle Pleiadi indicati da altre civiltà come i luoghi da dove sono partiti alcuni dèi per “colonizzare” il nostro pianeta.

I sumeri comparsi in Mesopotamia all’inizio dell’era precessionale del Toro (4.320 a.C.) raffiguravano il dio solare Tesup o Teschub sotto forma di Toro per indicare l’omonima costellazione. Non è casuale che il Gran sacerdote egizio Senmutt nella sua tomba “astronomica” abbia fatto dipingere il dio Horus che indica con una lunga asta (il vincastro di Osiride) la costellazione del Toro (2.450 a.C.), sede degli dèi Epagomeni.

Ma anche nella Bibbia ci sono espliciti riferimenti alle Pleiadi e a Orione in un versetto del libro di Giobbe (38, 31-33). Inoltre Dante Alighieri nella Divina Commedia sembra volerci indicare l’origine extraterrestre della “prima gente” così come evidenziato nelle seguenti terzine del Purgatorio: «Io mi volsi a man destra e posi mente all’altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor che alla Prima Gente. Goder pareva il ciel di lor fiammelle: o settentrional vedovo sito poi che privato se’di veder quelle!».

“Incontri ravvicinati”

Altre inquietanti testimonianze riguardanti la nostra origine “non terrestre” emergono dall’antico Egitto. I sacerdoti egiziani conservavano certamente la memoria di questi “incontri ravvicinati” nella famosa Biblioteca di Alessandria, distrutta in seguito inspiegabilmente. Ma forse qualcosa è stata salvata dalla umana damnatio!

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Dobbiamo però attendere la civiltà egizia e quindi l’introduzione degli“ideogrammi”, per incominciare a parlare di una primitiva “lingua”, graficamente completa di vocali e consonanti, idonea per trasmettere la cronaca di eventi “celesti”, di rituali e di formule magiche. «Io approdo al momento stabilito sulla Terra, all’epoca stabilita, secondo tutti gli scritti della Terra, da quanto la Terra è esistita e secondo quanto ordinato da Colui che è il Grande Vegliante» (tratto dal Capitolo CX del Papiro di Torino).

Siamo sicuri che proprio dal centro iniziatico di Ermopolis ossia la città degli 8 Thot (l’odierna El Ashmunein) ha avuto origine la Dottrina Segreta del logos creatore e della Magia, divulgate inizialmente da Ermete Trimegisto, soprannominato lo Scriba degli dèi. Il grande mago diceva: «Guardate il cielo con le sue stelle, le sue nubi, guardate la terra con le sue montagne, i suoi fiumi, le sue valli, gli alberi, i mari. Tutto ciò non è altro che l’espressione della Volontà Superiore.

Il Cosmo nella sua complessità è un manoscritto uscito dalle mani degli dèi, cercate quindi di leggere e capire questo libro aperto e posto davanti a Voi».

Si pensa ancora oggi che le “verità” di Ermete, ricevute dagli dèi giunti dal cielo, siano custodite in una sorta di archivio segreto dove viene mantenuta accesa la fiaccola degli insegnamenti ermetici detta la “lampada della saggezza”.

Ma i misteri egizi non si esauriscono qui. Alcuni studiosi, compreso il sottoscritto, si sono spesso avventurati nella “interpretazione” della simbologia ermetica dei geroglifici. I risultati ottenuti hanno stimolato la nostra ricerca nella speranza di ricostruire il complesso puzzle riguardante i rituali magici. E proprio da questi ultimi è partita la nostra indagine nel tentativo di riportare alla luce “i significati e le applicazioni” delle antichissime formule recitate dai grandi sacerdoti. Antichi insegnamenti degli Anunnaki?

Il potere della vibrazione

Un Maestro del Tempio di Sais ha scritto «Chi comprende il principio della vibrazione ha afferrato lo scettro del potere. Dalla manifestazione più alta a quella più bassa, tutte le cose vibrano con vari gradi di movimento, diverse direzioni, diverse maniere di intensità».

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Un altro sacerdote ripeteva continuamente ai suoi discepoli: «i poteri della mente sono infiniti, l’uomo può creare mentalmente molte cose purché sappia mettersi in contatto con il Tutto, ricordandosi sempre che l’Universo, con quanto esso contiene, è un’enorme creazione mentale del Grande Tutto; Tutto è Mente».

A tale riguardo si è espresso in maniera più che esplicita anche il Professor El Hagi Nasuf il quale ha affermato che «oltre al mentale, il clero egiziano conosceva le linee di forza magnetica; esse avvolgono la terra come una gigantesca rete e chi sappia sfruttarle può avere a disposizione un’inesauribile fonte di energia e gli egiziani sono riusciti ad utilizzarla». Ma su indicazione di chi? Si narra che questa segreta conoscenza sia stata tramandata ai posteri per mezzo di alcune formule magiche, custodite nella tomba dello stesso Imhotep.

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Forse parte di questi misteri può essere spiegata dall’ultima frase incisa sulla Stele di Rosetta: «… perciò abbiamo noi, sacerdoti di Menfi, sul luogo pietre ammucchiato, dove le splendenti braccia di Ra finiscono, quando giorno e notte si equivalgono al tramonto sull’orizzonte occidentale affinché la porta al dio in eterno serrata rimanga».

Altro personaggio enigmatico dell’Antico Egitto è senz’altro Sekhmkhet, faraone della III Dinastia che ha regnato 60 anni prima di Cheope (2611-2603 a.C.) e che ha fatto erigere una piramide, mai finita, a sud-ovest di quella a gradoni di Saqqara.

Questa piramide con il trascorrere del tempo è scomparsa ingoiata completamente dalla sabbia e solo nel 1951 l’archeologo egiziano Zakaria Ghoneim è riuscito a localizzarla. Tre anni dopo il rinvenimento è stata abbattuta la parete rocciosa che immetteva nella stanza dove era custodito il sarcofago. Una porta ne impediva l’accesso, in quanto costruita su rotaie in alabastro che permettevano il suo scorrimento solo verso l’alto.

Ma nel sarcofago non sono state trovate le spoglie di alcun “faraone” o nobile egiziano come se si volesse a ogni costo perpetuare il segreto “dell’immortalità” e della conoscenza a essa legata così come trascritto da Diodoro: «… perché venne proibito ai sacerdoti di diffondere quella precisa Conoscenza su quelle cose di cui erano stati fatti partecipi» e forse fra queste cose sono da includere anche la “pietra fiammeggiante” (l’uranio?) e “il bastone di Osiride” (il raggio laser?) donati agli Antichi Padri Egiziani dagli “dèi alati” e oggetto di ricerca anche da parte di Federico II di Svevia, dei Templari, dei d’Angiò, di Adolf Hitler… e … di altri (Tesla, Majorana, Fermi, ecc...)!

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La descrizione di questo “cristallo”, dotato di immaginabili poteri, è contenuta nel racconto menfita della stele di Shabaka, nei papiri rituali di Semna, nel formulario magico di Khensumosi (sacerdote di Amon) ed è rappresentata anche nel Benben di granito grigio di Amenemhat III (1818-1772 a.C.), trovato nel 1900. Tutte queste inconfutabili prove dimostrerebbero che il contatto con entità non terrestri sia continuato anche… nell’Antico Egitto. Su una parete del tempio di Hathor leggiamo: «la forma umana è stata mutata dal Dio Luminoso».

Ci torna utile a questo proposito l’interpretazione esoterica dei geroglifici incisi nel “cippo di Horus” che in maniera semplice e affascinante ci illustrano, nella loro regolare esecuzione ideografica, l’incontro fra i terrestri e un dio dal “grosso cranio”. Più in basso viene descritta dettagliatamente una sorta di mutazione genetica di un babbuino che via via assume le sembianze del “nuovo essere”, mentre in altre parti del cippo vi sono ideogrammi che rappresentano uomini che stringono nelle mani delle armi micidiali che sparano raggi distruttori.

Non possiamo non parlare del faraone Cheope, figura non priva di fascino e mistero, artefice con ogni probabilità del restauro di una costruzione molto antica risalente ad oltre 50.000 anni fa, dedicata a Iside.

In questo tempio doveva essere custodito uno strumento in grado di generare una potente energia che in seguito il faraone ha forse “nascosto” all’interno della famosa Grande Piramide? Sappiamo che il nome Khufu in egiziano significa “detentore di un potere forte e sconosciuto” ed è strano constatare che, di questo faraone, non esista alcuna effige o statua importante, infatti, l’unica testimonianza del suo regno, durato 23 anni, è rappresentata da una statuetta alta pochi centimetri.

Cheope è stato senz’altro il continuatore del culto di Amon legato a un’arma potente azionata da una micidiale energia così come risulta da un’iscrizione incisa su di una parete del tempio di Dendera.

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I fatti si riferiscono a oltre 10.000 anni fa al tempo in cui gli dèi serpentiformi governavano l’Egitto. L’energia chiamata “MRHN” si trasformava in luce intensa dopo essere stata “elaborata” in una stanza nella quale interagiva uno Zed. Tornando al cippo di Horus, proprio nella parte alta, possiamo vedere un dio alato che stringe nelle mani un “tubo” dal quale fuoriesce una specie di folgore distruttrice, la cosiddetta “saetta di Amon”. Sembrerebbe che quest’arma sia stata utilizzata con successo anche da Tutmosi III che al passo Megiddo sconfisse gli Hyxos e da Ramses II nella battaglia di Qadesh contro un potente esercito ittita.

Il segreto dell’energia

Nel famoso papiro di Useret, custodito al British Museum di Londra, troviamo uno strano e rarissimo geroglifico che si riferisce ad Amon o Amun e che è stato inciso anche all’interno del tempio di Abydos. Sembrerebbe, a prima vista, una specie di accumulatore elettrico a forma di “bastone”. Lo stesso utilizzato da Akhenaton-Mosè e denominato “shamir” o “serpente di fuoco” e dal Re Salomone per far tagliare e squadrare le pietre necessarie alla costruzione del suo Tempio.

Da questi fatti potrebbe derivare l’uso di inserire nei copricapo dei faraoni la forma del “cobra reale”, adorato dai leggendari sacerdoti di Sais. Ma grazie a queste “estemporanee indagini” condotte da parte di alcuni di noi, ricercatori oltre la linea di confine, stiamo riscoprendo indizi che ci riportano a un tempo remoto dove ritroviamo alcune tracce indelebili di un sapere tecnologico di cui disponevano le antichissime civiltà. Ma ritorniamo per un attimo al tempio di Dendera.

Non è improbabile che nelle incisioni delle pareti sia dissimulato lo schema di una macchina capace di generare un’energia utilizzabile sia per scopi bellici che per il rituale del “risveglio”.

Purtroppo nel 1973 dalle cripte di Dendera sono state rubate alcuni lastroni che adornavano le pareti e sulle quali vi erano geroglifici che forse avrebbero potuto spiegare l’arcano significato dello schema formato dai due bulbi di vetro entro i quali avveniva la trasformazione dell’energia in ankh (vita). Per quanto riguarda invece il rito del “risveglio” dobbiamo ritornare alla Grande Piramide di Cheope. Infatti, lo scopo della sua costruzione è da attribuirsi alla duplice utlizzazione di “custodire” e di “generare” delle forze capaci di rallentare il tempo e di favorire una sorta di “ringiovanimento” progressivo delle cellule. Tutto ciò sembra assurdo ma dalle ultime indagini archeologiche è venuto fuori che i faraoni celebravano il rito chiamato “HB-SD” (Heb-Sed) per protrarre il loro regno e quindi la permanenza sulla Terra.

La cerimonia consisteva nel portare il faraone ad una morte apparente dopo di che il corpo veniva collocato all’interno di un sarcofago di porfido rosso o di granito. Il faraone beveva una “pozione” a base di fiori di loto che provocava un repentino rallentamento di tutte le attività vitali. Dopo alcuni giorni, forse nove, il sovrano “resuscitava” in perfetta forma. A prima vista sembrerebbe una tesi assurda ed irrazionale ma alcuni scienziati dell’Istituto di Studi Avanzati dell’Argentina, hanno effettuato degli esperimenti circa l’influenza che può esercitare la forma geometrica della Piramide su enzimi e ormoni umani, giungendo a dei risultati eccezionali. Lo stesso Napoleone Bonaparte ha voluto verificare questi poteri latenti della Grande Piramide.

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La sera del 12 agosto del 1799 si è introdotto nell’enigmatica costruzione ed è rimasto per tutta la notte sdraiato nel sarcofago ubicato nella camera del re. Quando è uscito all’alba i suoi uomini hanno notato che era molto pallido e sconvolto ma l’Imperatore non ha mai voluto riferire a chicchessia cosa fosse mai accaduto nel corso di quell’interminabile notte.

Il simbolismo dell’Ellisse

Ma è senz’altro la regina Hatshepsut colei che ha custodito il segreto più importante dell’antico Egitto: quello della “resurrezione” legato a un rituale di alta “Heka” in onore della Dea Ueret Hekau. Infatti era possibile attraverso alcune “formule magiche” e un’energia di particolare potenza, ottenere risultati inspiegabili razionalmente ed attivare forze sconosciute, capaci di “ridare vita” a qualsiasi ushabti.

Una sorta di camera iperbarica dove veniva introdotto il corpo senza vita di una persona e sottoposta a una particolare irradiazione luminosa. Hatshepsut, enigmatica donnafaraone, è stata legata sentimentalmente a Senmut, gran sacerdote e architetto sacro. Il gran sacerdote alla morte della sua amata costruì due tombe che ancora oggi presentano dei particolari misteriosi e sconcertanti.

Dopo un tunnel di trenta metri si giunge alla seconda tomba di Senmut, costruita a ridosso del tempio della bella regina. Il soffitto di questa tomba, ermeticamente affrescato, era rimasto occultato per secoli ai profani da uno spesso strato di intonaco. Al suo interno troviamo delle iscrizioni magiche che si riferiscono a Cheope, vissuto 1.500 anni prima e sul soffitto è disegnata la cintura di Orione che sovrapposta alla mappa di Giza corrisponde esattamente alle piramidi di Cheope, Chefren, Micerino e la Sfinge. Ma la cosa più insolita è rappresentata dalle tre ellissi che girano intorno alla stella che corrisponde alla piramide di Chefren.

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Il simbolo elissoidale è inesistente fra i geroglifici egiziani, quindi vuole essenzialmente rappresentare le orbite utilizzate dagli Dei per raggiungere la Terra. E’sorprendente constatare che nessun egittologo o ricercatore abbia pensato di dirigere le sue specifiche ricerche a questa piramide che probabilmente nasconde la “chiave di lettura” per interpretare cosa sia effettivamente accaduto migliaia di anni fa sul nostro pianeta. Inoltre no ci si deve sfuggire un particolare abbastanza importante riguardante la tomba 353 a Deir-El-Bahari. Infatti essa non è stata completata pur avendo un soffitto dalle rappresentazioni ermetiche.

Si tramanda che Senmut non avesse avuto il tempo necessario per completare l’opera che doveva, fra l’altro, racchiudere al suo interno alcuni segreti di Karnak, luogo dove veniva praticato il culto di Amon che come abbiamo precedentemente visto era legato ad un’energia di straordinaria potenza, capace di togliere e ridare la vita. Nel museo del Cairo è conservato il papiro n.133 risalente alla XVIII dinastia che illustra in modo chiaro e straordinario un rituale di resurrezione. Il papiro fa parte del “libro dell’Amduat” reso pubblico dall’egittologo Boris de Rachewiltz.Questo testo sacro fa da guida all’uomo vivente il quale attraverso il viaggio iniziatico che origina dal Duat, rappresentato dall’ideogramma di una stella racchiusa in un cerchio, deve giungere fino al divino.

La catarsi trascendentale doveva svolgersi solo in occasione dell’equinozio quando si aprivano le “porte temporali” prendendo come riferimento astronomico la stella Rigel, situata al “piede” di Orione e come riferimento terrestre il fiume Nilo.

Tutto ciò ci riporta all’iconografia adottata per illustrare il viaggio agli inferi che ritroviamo anche all’interno del tempio di Seti I ad Abydos (circa 1.300 a.C.) e nella “placca di Djer” dove al centro in alto è collocato l’ideogramma mes che significa “rinascita”. Ma esistono altre “prove” che ci riportano in maniera particolareggiata cronache di probabili incontri ravvicinati con gli “alieni” nell’antico Egitto. Un esempio ci è fornito dal “Papiro Tulli”, ancora oggi oggetto di accese dispute fra i vari studiosi circa la sua autenticità.

Una scoperta sensazionale

A Bari in una zona ritenuta “sacra” dove sono presenti testimonianze di insediamenti neolitici, numerose grotte e alcune chiese rupestri, insiste un ipogeo con criptoportico al cui interno, sul soffitto, è inciso un archeometro astronomico. Il sito, oggetto della mia indagine, si trova all’interno di uno dei rami della cosiddetta Lama Picone.

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Le lame sono antichi letti di fiumi ormai completamente secchi che dalla Murgia arrivavano fino al mare. Esse sono la testimonianza della presenza umana già a partire dal Neolitico, evidenziata dal ritrovamento in grotte naturali di selci lavorate a punta e di altri utensili e di altri strumenti rinvenuti in insediamenti di comunità rupestri organizzate, dedite all’agricoltura, alla pastorizia e che abitavano in ambienti ricavati scavando nei calcari e nei tufi di tutta la zona.

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Gli insediamenti sono sorti sul ciglio delle lame per la fertilità dei terreni. All’interno dell’ipogeo, da noi preso in esame, è stata scoperta sulla volta un’incisione realizzata con rudimentali scalpelli, di difficile datazione ma con ogni probabilità risalente a un’epoca precedente al Medioevo. E’ la rappresentazione bidimensionale della volta celeste, secondo la teoria geocentrica, riportata su di un archeometro di 360° inscritto in due cerchi concentrici, secondo un’antica tradizione astronomica risalente agli Egiziani, in seguito ai Greci e poi introdotta in tutta l’Europa.

Al centro è collocata la Terra e tutt’intorno altri dieci pianeti compreso Nibiru, con i loro moti, con il Sole all’esterno e due stelle fisse, probabilmente Sirio e Betelgeuse. Le due stelle fanno parte del cosiddetto “triangolo invernale” ed erano visibili dal sito, come evidenziato dalle due simulazioni ottenute con Skymap pro 11, ipotizzando la data del 22 dicembre del 1000 e 1500 a.C. A distanza di alcuni metri dal secondo ingresso dell’ipogeo sono state rinvenute, sempre sulla volta, due sculture antropomorfe raffiguranti due volti di cui uno molto strano, simile a un Nommo, per la particolare conformazione della calotta cranica e l’inusuale taglio degli occhi.

L’archeometro, simile ai petroglifi dell’Oregon incisi sulle rocce dagli indiani nativi, riproduce in scala gli stessi disegni apparsi, dagli anni ‘90 in poi, in alcune formazioni di crop circles: Bishops Cannings (3 maggio 1990), Barbury Castle (16 luglio 1991), Netz a Waldeck (23 e 24 luglio 1991), Codhurst, a Lethbridge, Alberta (Canada, 31 agosto 1991), fattoria “Firs” (18 giugno 1992), Milk Hill (16 luglio 1992). Se prendiamo come paragone anche il disegno del cerchio nel grano apparso nel 1990 presso Hopton (Norfolk), notiamo che la sua struttura è identica a quella dell’archeometro di Bari. Tutte le prove fin quì raccolte sembrano volerci ricordare che, in un Passato remoto, la Terra è stata visitata da altri esseri provenienti da altri mondi.

La scienza ufficiale non condivide queste ipotesi e di conseguenza preferisce “negare” anziché “spiegare” queste scomode testimonianze che qualcuno invece ha voluto tramandare agli uomini del futuro.

Fonte: http://www.ilportaledelmistero.net/articolo0312.html



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LE ORIGINI DELL'UOMO MODERNO

Fonte: http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9426

I punti di partenza sui quali si fonda l’intera storia dello sviluppo della civiltà umana sono riconducibili alla rivoluzione neolitica e alla scoperta dell’agricoltura avvenuta quest’ultima circa diecimila anni fa. L’agricoltura in particolare pone le basi per la costituzione delle prime società urbane e, dopo il fuoco, rappresenta una delle più importanti (forse la più importante) scoperta dell’uomo. Dalle ricerche interdisciplinari si è scoperto che l'agricoltura nasce in Medio Oriente e da qui si diffonde in direzione non solo dell'Europa, ma anche in direzione dell'Africa settentrionale e della steppa asiatica, nonché in direzione del Pakistan e dell'India.
Il genetista Cavalli Sforza conferma, aggiungendo però che l'agricoltura "ha avuto inizio in zone impervie" e tutti gli studiosi concordano nell'affermare che l'agricoltura nacque in quella regione oggi corrispondente a Mesopotamia, Siria e Israele, ma non sanno spiegarsi come mai non sia cominciata nelle pianure, dove la coltivazione è senza dubbio più facile, bensì in aree montuose. Altrettanto inspiegabile sembrano essere da un lato la rapidità con cui le varie specie di ortaggi e frutti cominciarono ad apparire, tutti nello stesso periodo e nella stessa regione, dall'altro il contemporaneo 'addomesticamento' degli animali.
Le ricerche di quegli studiosi classificati come ‘controcorrente’ ci offrono una possibile risposta offerta da ovvero che le piane alluvionali del Tigri e dell’Eufrate fossero state trasformate in enormi acquitrini paludosi, malsani e inadatti all’agricoltura, a causa di un precedente cataclisma globale, ricordato nei miti di tutto il mondo come Diluvio Universale.
Una conferma di questa teoria ci giunge anche dall'archeologo Edwin Oliver James, il quale sostiene che: “Gli altipiani iranici rappresentano geograficamente il luogo ideale per una origine comune di tutta la gamma dei processi culturali raggiunti in Oriente, nel IV millennio a.C. Se fu questa la culla della prima civiltà di Elam, è altrettanto probabile che essa sia stata il centro da cui movimenti e influenze analoghe si irradiarono in Mesopotamia attraverso i Monti Zagros, in India attraverso il Belucistan e l'Himalaya e attraverso la pianura mongolia nella Cina settentrionale e occidentale, dove sono state trovate tracce di una identica cultura agricola"
Ma i Monti Zagros, citati dall’archeologo Edwin Oliver James, nell'attuale regione del Kurdistan, sono anche secondo l’archeologo David Rohl che giunse "gran parte della popolazione sumera, dal momento che nella terra di Sumer la ceramica più antica sembra originaria di questa zona".
Altrettanto le origini del popolo sumero rimangono avvolte nel mistero. Nuovi ritrovamenti nell’area di Gobekli Tepe e Kiziltepe sembrano inoltre anticipare la fioritura della prima società urbana e dislocarla sulle zone dell’altopiano turco proprio in quelle zone limitrofe alla catena montuosa dell’Ararat, dove la Bibbia dice essersi posata l’arca di Noè.
Wyatt aggiunge: "Nella Turchia centro-meridionale si trova un gran numero di piante che esistono soltanto li. Quando i gruppi lasciarono l'area sembra che abbiano preso con se i semi più importanti e le principali piante commestibili, lasciandosi alle spalle una varietà di piante che risalivano all'età antidiluviana" Questo potrebbe significare che alcune delle piante originali che Noè portò dal mondo antidiluviano non si diffusero mai oltre quella zona.
Dovunque sia stato lo start-up di ciò che possiamo definire ‘civiltà’ è certo che la prima società urbana evoluta sia rappresentata dai Sumeri, popolo alquanto misterioso in quanto primo popolo a dotarsi di strutture sociali ben definite, di un sistema di leggi, di un sistema scolastico e di molte altri aspetti sociali moderni mai visti in precedenza. Furono anche i primi a interessarsi di forme arcaiche di scienze quali matematica, geometria, architettura, ed erano grandi esperti di astronomia, seppur connessa principalmente alla sfera religiosa.
Questo pone diversi interrogativi ai quali la storiografia ufficiale oggettivamente fatica a fornire una risposta soddisfacente: come è possibile per esempio passare così rapidamente da società tribali dedite a pastorizia, agricoltura a società urbane raffinate come quelle riscontrabili nelle città stato sumere di Eridu, Shuruppak, Kish, e quella stessa Ur da dove Abramo parte alla volta della terra promessa? Senza contare il mistero rappresentato dai ritrovamenti in Turchia richiamati ai paragrafi precedenti.
Ancora una volta sono i cosiddetti ricercatori ‘alternativi’ a venirci in aiuto. Zecharia Sitchin, noto per le sue ricerche sul mondo Sumero, afferma: “E’ quindi proprio a Sumer che la moderna civiltà cominciò. Fu là, infatti. che tutti gli elementi fondamentali di una civiltà avanzata sorsero all'improvviso come dal niente e senza un'apparente motivazione. città, strade, scuole, templi; metallurgia, medicina, agricoltura. Irrigazione; l'uso dei mattoni, la prima ruota; navi e navigazione; pesi e misure; leggi e tribunali; la scrittura, la musica…Ogni aspetto di una alta forma di civiltà al quale possiamo pensare, ebbe il suo inizio, a Sumer". Sembra esserci stato un salto evolutivo non indifferente, una specie di ‘anello mancante’ tra gli stadi di sviluppo delle prime società umane.

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Ciò corrisponde a quello che Paolo Brega, autore del libro “Genesi di un enigma”, definisce come “Rinascita” ovvero quell’insieme di eventi che permettono all’umanità di avere un nuovo inizio dopo la traumatica esperienza del cataclisma che scosse il pianeta circa undicimila anni fa mettendo fine al periodo glaciale di Wurm, determinando le condizioni climatico-ambientali odierne e sommergendo terre un tempo emerse, come l’intera area dove oggi fluttuano le acque del Mar Nero e dove oggi riposano eternamente le antiche vestigia di una perduta età dell’oro che possiamo identificare con Atlantide.
Possiamo infatti ritrovare in praticamente tutti i miti cosmogonici di civiltà anche lontane tra di loro il riferimento a un cataclisma globale, spesso associato all’acqua e una precedente età dell’oro. Un tempo in cui gli uomini erano a stretto contatto con le divinità, parlavano e interagivano con loro. Per comprendere meglio il fenomeno della “Rinascita” è necessario un rapido volo pindarico degli eventi antidiluviani teorizzati nello studio descritto nel libro “Genesi di un enigma” e che traggono spunto dalla tanto vituperata “teoria degli antichi astronauti”.
Questa presuppone la visita, centinaia di migliaia di anni fa, di un gruppo di esploratori alieni, molto simili a noi, giunti sul pianeta Terra, nei pressi dell’attuale mesopotamia, per scopi minerari: sono gli Anunnaki sumeri, gli Elohim biblici. Dopo aver costruito le prime infrastrutture necessarie allo svolgimento della loro missione, per sottrarsi alle fatiche del lavoro manuale sfruttano la loro tecnologia per ibridare una nuova razza incrociando DNA dell’Homo erectus con materiale genetico alieno ottenendo così forza lavoro a basso costo, e meglio adattabile alle condizioni ambientali del pianeta: l’homo sapiens.
Fin da subito si registrano due strategie, due correnti di pensiero contrastanti relativamente a come gestire quella risorsa rappresentata dall’homo sapiens. Da un lato abbiamo Enlil il quale percepisce un possibile rischio per il pianeta e per gli Anunnaki stessi, qualora dovesse prevalere nell’homo sapiens la parte animale; dall’altro Enki che invece si distingue per la benevolenza rivolta alle sue creature. Fu infatti quest’ultimo a proporre e a seguire gli studi per la creazione dell’homo sapiens, così come descritto nel mito sumero Inuma Ilu Awilum.
Tale dicotomia di pensiero viene perduta nella traduzione biblica tradizionale, dove si riconosce un unico Dio, con apparenti contraddizioni nel suo operare nei confronti dell’uomo, fin dalle vicende del giardino dell’Eden. Contraddizioni che vengono spiegate nel testo “Genesi di un enigma” come unificazione delle due visioni Enkilite ed Enlilite, risultato della reinterpretazione dei testi antichi fatta dagli Ebrei successivamente alla “cattività babilonese” del popolo ebraico.
Comunque è il modello Enkilita a prevalere. Pertanto dopo la conclusione della missione Anunnaka, circa 100.000 anni fa, lo stesso Enki rimane sulla terra per istruire gli uomini a uno sviluppo armonioso e in equilibrio con il pianeta, periodo ricordato come età dell’oro, incarnato nel mito di Atlantide e confermato da tutti quei siti oggi sommersi, testimonianza di civiltà precedenti alla fine del periodo glaciale di Wurm.
Ma undicimila anni fa avviene qualcosa di sconvolgente, che mette fine a quella fantastica esperienza che portò all’edificazione delle grandi costruzioni megalitiche, uniche superstiti di una società estremamente evoluta. Con il passo biblico Genesi 9:9-11 vediamo Dio che sancisce un patto con gli uomini dichiarando che mai più ci sarà così tanta distruzione. Brega teorizza che questo sia Enlil a parlare e che lo stesso avesse tentato di approfittare del cataclisma per cancellare la razza umana, da lui sempre percepita come pericolosa per il pianeta. Il suo piano fu però boicottato da Enki il quale avvisò un suo uomo (o semi-dio), Noè. Questa vicenda, oltre che nella Bibbia è ancora di più approfondito, nei miti sumeri ove viene descritta esattamente una sorta di assemblea di divinità Anunnake avente come obiettivo la decisione ultima nei confronti del genere umano.
Ma il patto di tregua di Enlil ha altre implicazioni. Gli uomini, a cui sostanzialmente viene concesso, o meglio ancora affidato, il pianeta, hanno bisogno di una guida che li istruisca. La rieducazione effettuata ad opera degli Enkiliti, la “Rinascita” così come viene chiamata nel libro “Genesi di un enigma”, avviene proprio presso i Sumeri, almeno in medio-oriente, i quali poi diffonderanno il seme della conoscenza nel resto dell’area, fino alla valle dell’Indo.
Di fronte ai grandi progressi fatti nell’area il Collins non può fare a meno di notare "Tanti furono i progressi compiuti nel Kurdistan, e in particolare nella regione dell'alto Eufrate. che dovette essere accaduto qualcosa di unico nella regione, da tempo ritenuta la culla della civiltà. Nessuno ha spiegato in maniera esauriente perché la rivoluzione del neolitico abbia avuto inizio proprio lì"
In un interessante studio, David Rohl afferma che i Sumeri furono proprio discendenti di Sem, uno dei figli di Noè. Già nel 1941, Arno Poebel, maestro di Kramer, aveva scoperto significative correlazioni tra gli Ebrei e i Sumeri. Lo stesso Kramer aveva notato una anomalia nella toponomastica, e si era chiesto: "Se i Sumeri sono stati un popolo che nel vicino Oriente antico ha raggiunto risultati tanto importanti in campo letterario e culturale da lasciare un'impronta indelebile sulle opere degli uomini di lettere ebrei, perché mai la Bibbia quasi non li nomina?" Nel Vecchio Testamento sono citati Egizi, Cananei, Amorrei, Urriti, Hittiti, Assiri, Babilonesi, ma non i Sumeri.
Il Kramer prosegue: "Fatta eccezione del termine 'Shinar', piuttosto oscuro, e che gli studiosi identificano con Sumer, sembra che in tutta la Bibbia i Sumeri non vengano citati affatto, il che mal si concilia con la loro presunta influenza"
Quindi, le conclusioni dello studioso sono le seguenti: "Se Shem (nome del figlio di Noè) corrisponde a Shumer/Sumer, dobbiamo concludere che gli autori ebrei della Bibbia, o quanto meno alcuni di essi, pensavano che i Sumeri fossero gli antenati del popolo ebraico. E' probabile che nelle vene dei patriarchi ebrei scorresse qualcosa che apparteneva al patrimonio culturale di quella che è considerata la civiltà più antica", e che forse deriva direttamente da quella enorme esperienza che fu Atlantide?
Per quanto riguarda la originaria provenienza dei Sumeri, pensiamo che studi recenti stiano accertando definitivamente la verità. Pare che i conosciuti Sumeri della Mesopotamia del Sud avessero avuto, come origine, una patria situata nell'alta Mesopotamia, proprio in una pianura a pochi chilometri di distanza dal luogo dell'approdo dell'arca, appunto nei pressi di Gobekli Tepe.
Ma se gli Ebrei discendono dai Sumeri, e i Sumeri sono a loro volta il modello della “Rinascita” voluta da Enki, allora la conoscenza delle origini dell’uomo può avere seguito il percorso delle migrazioni del popolo di Israele, prima in tutta la mesopotamia, poi in Egitto, dove la vicenda di Mosè acquisirebbe tutto un altro significato, conservate poi nella Biblioteca di Alessandria e infine, con la diaspora prima e con l’esperienza gnostica dei Templari, rese note agli iniziati di tutto il mondo.


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MessaggioInviato: 31/05/2012, 00:00 
A sostenere la teoria di un legame culturale tra la civiltà sumera e il popolo ebraico sono anche i diversi parallelismi tra i miti sumeri e i contenuti dei testi biblici, primi fra tutti quelli evidenziati da Mauro Biglino attraverso la sua lettura 'alternativa' del testo biblico, in particolare dell'Antico Testamento descritta nel noto libro "Il dio alieno della bibbia"

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Inoltre, dalla traduzioni effettuate sulle tavolette sumere originali, si concretizzerebbe la prova che la Bibbia ebraica sia stata fortemente ispirata da precedenti miti sumeri incisi in caratteri cuneiformi millenni prima della prima redazione del testo biblico.

Di seguito un estratto di una traduzione fatta da Sitchin e pubblicata nel suo libro "Il libro perduto del dio Enki", dove l'autore azero, molto probabilmente, descrive in chiave romanzata la sua interpretazione degli eventi avvenuti nel nostro lontano passato.

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Ma se la traduzione fosse corretta (purtroppo non ho modo di verificarlo non conoscendo il cuneiforme) dimostrerebbe inequivocabilmente che gli ebrei, nella redazione del testo biblico, si ispirarono a precedenti testi mitici sumeri.

Mitologia che, a mio modo di vedere, non è nient'altro che la trasposizione in chiave scenografica di eventi storici avvenuti realmente, quasi come se fosse oggi la trasposizione cinematografica di un evento storico (p.es. Braveheart)



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UN'IMPERO PRIMA DEL DILUVIO

Fonte: http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9429

Solitamente quando ci riferiamo alle vicende bibliche della Genesi, le immaginiamo verificarsi in quella stessa area geografica tra la Palestina e le valli del Tigri e dell’Eufrate, ovvero dove poi si mossero le storie di Abramo, di Isacco, Giacobbe, e degli altri protagonisti della storia degli Ebrei. In realtà non vi sono elementi nel testo biblico originale che lascino intendere che quanto raccontato relativamente alle storie dei patriarchi, da Adamo a Noè, sia avvenuto davvero nell’antica mesopotamia, terra di Sumer.
Inoltre, nel fare riferimento alle caratteristiche di grande longevità dei personaggi quali Enoch, Matusalemme e dello stesso Noè giungiamo a una collocazione temporale di un’epoca lontana, durante la quale il clima terrestre era ancora caratterizzato dalla glaciazione di Wurm, ovvero a più di 12.000 anni fa.
Ma quel tempo la geologia ufficiale ci conferma un clima e una conformazione geografica dei continenti e specialmente delle linee costiere molto diverse da quelle attuali. La pesante coltre di ghiaccio che ricopriva i poli determinava un livello del mare inferiore anche di decine di metri rispetto a quello odierno; gran parte dell’acqua era infatti concentrata nelle calotte polari e la zona dell’attuale Mar Nero, che nel proseguio dell’articolo diventerà di rilevante importanza, era persino sgombra da acque e caratterizzata da una depressione geologica con al centro un lago, presumibilmente di acqua dolce.
E’ abbastanza logico ritenere che sulle sponde di un lago d'acqua dolce così vasto siano fiorite diverse comunità protostoriche. Ma, appunto a un certo punto, sarebbe ceduta la diga naturale in corrispondenza dell'attuale Bosforo, che isolava il Mar Nero dal Mar Mediterraneo salato: un'immensa cascata si sarebbe riversata nel lago, il cui livello si sarebbe sollevato con estrema rapidità, sommergendo tutti gli abitati umani.
Le ricerche di Walter Pitman, geofisico del Lamont-Doherty Earth Observatory a Pasadena, confermano l’evento di una inondazione dell’area del Mar Nero come evento storico: "In quel periodo io e Bill Ryanstavamo collaborando con un gruppo di ricercatori: John Frederick Dewey, Maria Cita, Ken Shu e altri", racconta Pitman in un'intervista.

« Alcuni di loro avevano da poco scoperto che cinque milioni di anni fa il Mar Mediterraneo si era completamente seccato, e si inondò successivamente in modo catastrofico. Durante una conversazione, Dewey ci domandò se questo evento potesse essere all’origine della leggenda sul diluvio universale. Naturalmente ci mettemmo a ridere, perché cinque milioni di anni fa non c’erano uomini che avrebbero potuto raccontarlo! Ma cominciammo a discutere se un evento simile, cioè l’allagamento di un bacino prosciugato a causa di un incremento del livello del mare, fosse potuto accadere alla fine dell’ultima glaciazione, fra 20.000 e 4.000 anni fa. In questo periodo il livello del mare crebbe di circa 120 metri, ed è possibile che ci fosse qualche bacino marginale che si era prosciugato, e che il mare avesse potuto superare qualche passaggio e inondarlo. »

Ed ecco l'ipotesi avanzata da Pitman e collaboratori. Proprio all'inizio di questa epoca sarebbe avvenuta infatti una catastrofe epocale: il sommergimento delle coste del Mar Nero. Pare che, attorno al 5000 a.C., il Mar Nero fosse isolato dal resto del Mar Mediterraneo, che fosse riempito di acqua dolce e che il suo livello fosse anche 100 metri al di sotto di quello dei mari salati del pianeta.
Con questo articolo vogliamo però spingerci oltre; partendo dalle ricerche di Pitman e della geologia tradizionale, cercheremo di offrire una interpretazione diversa delle origini della storia umana conosciuta, ipotizzando l’esistenza di un regno antidiluviano, la cui capitale sorgeva proprio dove oggi fluttuano le acque del Mar Nero.
La storiografia descrive le prime società umane antecedenti alla fine dell’ultimo periodo glaciale come primitive e dedite alla raccolta e alla caccia non essendosi ancora realizzata la cosiddetta ‘rivoluzione agricola’. Ma sono quelle stesse società che avrebbero eretto complessi megalitici giunti fino a noi come Gobekli Tepe in Turchia, i Nuraghe in Sardegna e, se retrodatiamo la datazione delle costruzioni della piana di Giza come molti asseriscono, anche le Piramidi e la Sfinge. Senza dimenticare le tanto discusse Piramidi di Visoko.

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Già nelle ricerche che hanno portato alla pubblicazione del libro “Genesi di un Enigma”, è stato affrontato il ruolo e l’importanza storica di quei siti archeologici come Gobekli Tepe, Kiziltepe e le più recenti scoperte, sempre alle pendici montuose del complesso montuoso dell’Ararat, del sito di Karahan Tepe, a 63 km a est di Urfa, anch’esso risalente a più di 10.000 anni fa con pilastri a T e decorazioni molto simili a quelle di Gobekli Tepe. Quello stesso Ararat dove appunto la Bibbia racconta essersi arenata l’arca di Noè. Arca che forse non proveniva da sud, come è facile immaginare collocando la storia di Noè propria della tradizione mesopotamica; forse arrivava dal Nord, dalla regione del Mar Nero, ove si era insediata e sviluppata una civiltà urbana più evoluta degli standard che la storia classica è solita riconoscere al periodo storico pre-glaciale.
Possiamo a questo punto ipotizzare di trovarci dinanzi a un grande regno di oltre 12.000 anni fa, i cui domini e la cui influenza si estendeva in tutto il Mediterraneo e l’area medio-orientale, direttamente o attraverso una rete di regni coloniali. Una nazione le cui vicende e i personaggi sono entrati nei miti e nelle leggende di tutti i popoli antichi dell’area, a partire dai Sumeri in avanti, fino ai semi-dei della mitologia greco-romana.
Una nazione che forse non si è limitata a ispirare i miti antichi, ma che probabilmente ha provveduto a contribuire concretamente al trasferimento di alcune delle proprie conoscenze e competenze tecnologiche al fine di fornire ai primi gruppi sociali umani, ancora allo stato tribale e dediti alla caccia e alla raccolta la possibilità di realizzare le prime società urbane organizzate, modellate sugli schemi dei vecchi fasti perduti dopo la devastazione del Diluvio Universale, come appunto a Gobekli Tepe. E quale miglior posto per iniziare se non nei pressi di quegli stessi grandi agglomerati urbani che caratterizzavano e dominavano la vita politico-sociale-economica e religiosa dell’impero spazzato via dalla forza del diluvio?
Ecco pertanto fiorire le prime culture urbane, proprio alle pendici del monte Ararat, e successivamente nelle valli dell’Eufrate, nella piana di Giza, ovvero dovunque esistevano già in precedenza i centri urbani di quella nazione ‘madre’, che non indugio a chiamare Atlantide, grazie alla quale tutto ebbe origine, durante quel momento storico identificato nelle mie ricerche come “Rinascita”. Quella stessa Atlantide che i sacerdoti di Sais dicevano dominare il mondo allora conosciuto e da cui Platone trasse ispirazione per i suoi dialoghi, collocandola al di là delle colonne d’Ercole.
Ma come collegare l’Atlantide platonica, localizzata nel cuore dell’Oceano Atlantico con questa grande nazione che dominava la regione compresa tra l’europa e il medio-oriente, estendendosi dai balcani fino alla valle dell’Indo?
Possiamo farlo se evitiamo di cadere nell’errore di cercare di identificare Atlantide in un luogo ben preciso e circostanziato. Atlantide, nella mia visione del mondo antico corrispondeva a una superpotenza globale, le cui vestigia possono essere ritrovate sia al di qua dell’Atlantico, appunto nei siti citati precedentemente, come al di là dell’Oceano Atlantico, in mesoamerica, come a Tihuanaco o a Puma Punku che può essere definito di buon grado la Gobekli Tepe sud-americana.
Una superpotenza di questo tipo poteva benissimo essere composta da diverse nazioni, forse persino asservite all’impero coloniale atlantideo, la cui base poteva essere situata nei caraibi, formanti all’epoca una regione insulare unica, sempre in virtù del livello del mare significativamente più basso di quello di oggi. Una di queste nazioni potrebbe essere quella indo-europea semitica la cui area di influenza spaziava da Mohenjo-Daro nella valle dell’Indo fino alla Sardegna dei nuraghe, la cui architettura, nell’immagine a sinistra, richiama notevolmente quella di Gobekli Tepe, a destra.

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Alla luce di quanto descritto sopra non è impossibile ipotizzare che la capitale di questa grande ed evoluta nazione, colonia di Atlantide nell’area medio-orientale, fosse stata edificata in un tempo molto remoto, nell’area depressiva del Mar Nero e che una volta che tutto andò perduto dopo l’improvviso scioglimento dei ghiacci che distrusse completamente tutto il mondo civilizzato dell’epoca, i superstiti, dovettero ricominciare da zero.
Ed ecco l’inizio della “Rinascita”, ovvero del trasferimento delle conoscenze tecnologiche, ma soprattutto sociali, alle comunità tribali umane che giravano nella zona. Agricoltura, scrittura, astronomia, economia, politica e un corpo di leggi: le prime società andavano formandosi e, più queste si ampliavano più i superstiti di Atlantide andavano ritirandosi…
Il perché di questo apparentemente illogico motivo è un’altra storia e va ricercata nelle ragioni della fondazione di Atlantide e forse ancora prima, nelle origini del genere umano…


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MessaggioInviato: 09/06/2012, 12:20 
Capacità e caratteristiche sconosciute del nostro DNA: ipercomunicazione, telepatia, iperconducibilità...

Si tratta di questo quell'impronta, quell'alito divino di cui parlando i miti antichi e la bibbia stessa? La nostra stessa 'anima' è quindi anch'essa codificata nei meandri del nostro codice genetico?

L'eredità degli antichi dei è stata dunque codificata e archiviata direttamente nel nostro DNA in attesa che l'umanità sia nuovamente in grado di comprenderla e utilizzarne le enormi potenzialità?

Fonte:
http://www.thelivingspirits.net/php/art ... tegoria=30
http://www.thelivingspirits.net/php/art ... tegoria=30


Il DNA è un internet biologico e sotto molti aspetti è superiore a quello artificiale. L’ultima ricerca scientifica russa spiega direttamente o indirettamente i fenomeni quali la veggenza, l’intuizione, le guarigioni indotte spontanee o a distanza, l’auto-guarigione, le tecniche che usano affermazioni, la/le insolita/e luci/aura attorno alle persone (soprattutto, maestri spirituali), l’influenza della mente su modelli del tempo e su molte altre cose.

Per di più, c’è la prova di un nuovo intero tipo di medicina nella quale il DNA può essere influenzato e riprogrammato con le parole e le frequenze senza asportare o sostituire i singoli geni.

Solo il 10% del DNA viene usato per costruire le proteine. E’ questo sottoinsieme del DNA che interessa ai ricercatori occidentali e che viene esaminato e catalogato. L’’altro 90% del DNA è considerato “DNA spazzatura”. I ricercatori russi, comunque, convinti che la natura non sia stupida, si sono uniti a linguisti e genetisti nell’impresa di esplorare quel 90% di “DNA spazzatura”.

I loro risultati, le scoperte e le conclusioni sono semplicemente rivoluzionarie! Secondo loro, il DNA non è solo responsabile per la costruzione del corpo ma serve anche come magazzino dati e nella comunicazione. I linguisti russi hanno scoperto che il codice genetico, specialmente in quell’apparentemente inutile 90%, segue le stesse regole di tutte le lingue umane. A questo scopo essi hanno comparato le regole della sintassi (il modo in cui le parole vengono messe assieme per formare le frasi), della semantica (lo studio del significato nelle forme del linguaggio) e le regole di base della grammatica.

Hanno scoperto che gli alcalini del DNA seguono una grammatica regolare e si sono stabiliti delle regole, come noi abbiamo fatto con le nostre lingue. Cosi le lingue umane non sono comparse per caso, ma sono un riflesso dello stesso DNA.

Il biofisico e biologo molecolare russo, Pjotr Garjajev, e i suoi colleghi hanno anche esplorato il comportamento vibrazionale del DNA. L’ultima riga diceva: “I cromosomi vivi funzionano proprio come computer solitonici/olografici usando la radiazione laser del DNA endogeno.”

Questo significa che sono riusciti per esempio a modulare alcuni modelli di frequenza su un raggio laser e con esso hanno influenzato la frequenza del DNA e di conseguenza la stessa informazione genetica. Poiché la struttura basica delle coppie di DNA alcalino e del linguaggio (come spiegato prima) hanno la stessa struttura, non è necessaria nessuna codifica del DNA.

Si possono semplicemente usare parole e frasi del linguaggio umano! Anche questo, è stato sperimentalmente provato! La sostanza viva del DNA (nel tessuto vivo e non in vitro) reagirà sempre ai raggi laser modulati sul linguaggio e persino alle onde radio. se vengono usate le giuste frequenze.

Questo finalmente e scientificamente spiega perché le affermazioni, il training autogeno, l’ipnosi e cose simili possono avere tali forti effetti sugli uomini e sui loro corpi.

Per il DNA é del tutto normale e naturale reagire al linguaggio. Mentre i ricercatori occidentali tagliano i singoli geni dai filamenti del DNA e li inseriscono altrove, i russi lavorano con entusiasmo su strumenti che possono influenzare il metabolismo cellulare attraverso frequenze radio e di luce adatte e modulate al fine di riparare difetti genetici.

Il gruppo di ricercatori di Garjajev ha avuto successo nel dimostrare che con questo metodo i cromosomi danneggiati, per esempio, dai raggi x, possono essere riparati. Hanno persino catturato modelli di informazioni di un DNA particolare e lo hanno trasmesso ad un altro, riprogrammando in questo modo le cellule di un altro genoma.

...

In questo modo le informazioni intere furono trasmesse senza effetti collaterali o disarmonie che si incontravano quando si asportavano e si re-inserivano i singoli geni dal DNA. Questo rappresenta una sensazione e una rivoluzione incredibile che porterà a trasformazioni nel mondo! Tutto questo semplicemente applicando una vibrazione e un linguaggio invece della procedura arcaica dell’asportare! Questo esperimento mira all’immenso potere delle onde genetiche, che ovviamente ha una maggiore influenza sulla formazione degli organismi piuttosto che sui processi biochimici delle sequenze alcaline.

Maestri esoterici e spirituali sapevano da lunghissimo tempo che il corpo è programmabile con il linguaggio, le parole e il pensiero. Ora questo è stato scientificamente provato e spiegato. Per certo la frequenza deve essere quella giusta. E questo è il motivo per cui non tutti hanno ugualmente successo o possono farlo sempre con la stessa forza. Il singolo individuo deve lavorare sui processi più interni e con maturità per stabilire una comunicazione conscia con il DNA. I ricercatori russi lavorano su un metodo che non è dipendente da questi fattori ma che funzionerà sempre, se si usa la giusta frequenza.

Ma più sviluppata é la coscienza di un individuo, meno bisogno c’è di usare qualsiasi tipo di strumento!

Uno può raggiungere questi risultati da solo, e la scienza alla fine smetterà di ridere di queste idee e ne confermerà e spiegherà i risultati.

E non finisce qui. Gli scienziati russi hanno anche scoperto che il DNA può causare modelli di interferenze nel vuoto, tali da produrre come dei piccoli fori magnetici, che sono gli equivalenti microscopici di quelli che sono chiamati i ponti di Einstein-Rosen in prossimità dei buchi neri (rilasciati dalle stelle esplose).

Questi sono collegamenti a tunnel tra aree completamente diverse nell’universo, attraverso i quali le informazioni possono essere trasmesse al di fuori dello spazio e del tempo. Il DNA attrae questi pezzetti di informazioni e li passa alla nostra coscienza.

Questo processo di iper-comunicazione è più efficace in uno stato di rilassamento. Lo stress, le preoccupazioni o un intelletto iperattivo impediscono che questa ipercomunicazioni abbia successo: in tali casi le informazioni saranno totalmente distorte e inutili.

In natura l’iper-comunicazione é stata applicata con successo per milioni di anni. L’organizzato scorrere della vita degli insetti lo prova intensamente. L’uomo moderno la conosce solo a un livello molto più sottile, come “l’intuizione”. Ma anche noi possiamo riappropriarci di questo uso nella sua interezza. Un esempio dalla Natura: quando una formica regina viene separata fisicamente dalla sua colonia, la costruzione va avanti con fervore e secondo quanto stabilito. Se invece la regina viene uccisa, tutto il lavoro nella colonia si ferma. Nessuna formica sa più cosa fare. Apparentemente la regina manda, alla coscienza del gruppo, i “piani di costruzione” anche da molto lontano. Può essere lontana quanto vuole, purché resti viva.

L’ipercomunicazione si incontra più spesso nell’uomo quando una persona ha immediatamente accesso alle informazioni che sono al di fuori dalla sua conoscenza di base. Tale ipercomunicazione viene poi vissuta come fosse un’inspirazione o un’intuizione. Per esempio, il compositore italiano Giuseppe Tartini sognò una notte un demone che gli sedeva vicino al letto e suonava il violino. La mattina successiva era in grado di trascrivere esattamente il brano come se lo ricordava e lo chiamò la Sonata del Trillo del Diavolo.

Per anni, un infermiere di 42 anni sognò una situazione in cui era in collegamento con una specie CD Rom per un certo tipo di conoscenza. Gli fu poi trasmessa e una conoscenza certificabile, in tutti i campi immaginabili e se ne ricordò al mattino. C’era un tale diluvio di informazioni che sembrava che un’intera enciclopedia gli fosse stata trasmessa di notte. La maggioranza dei fatti erano al di là della sua conoscenza personale e raggiungevano dettagli tecnici su cui non sapeva nulla.

Quando avviene l’ipercomunicazione, si possono osservare fenomeni speciali nel DNA come pure nell’essere umano.

Gli scienziati russi hanno irradiato campioni di DNA con la luce laser. Sul video si è formato cosi un modello di un’ onda tipica. Quando hanno rimosso il campione di DNA, il modello onda non è scomparso, ma è rimasto. Molti esperimenti di controllo hanno mostrato che il modello proveniva ancora dal campione rimosso, il cui campo energetico apparentemente rimaneva lo stesso. Questo effetto viene chiamato effetto fantasma del DNA.

Si suppone che l’energia al di fuori dello spazio e del tempo continui a scorrere attraverso i “piccoli fori” magnetici dopo che il DNA è stato rimosso. L’effetto collaterale riscontrato più spesso nell’ipercomunicazione, e anche negli esseri umani, sono inspiegabili campi elettromagnetici in prossimità delle persone coinvolte.

Strumenti elettronici come lettori di CD e apparecchi simili possono essere disturbati e smettere di funzionare per ore. Quando un campo elettromagnetico si dissipa lentamente, gli strumenti tornano a funzionare normalmente. Molti guaritori e fisici conoscono quest’effetto dal loro lavoro.

Migliore è l’atmosfera, migliore é l’energia, più snervante essa è, tanto lo strumento di registrazione smette di funzionare e di registrare esattamente proprio in quell’istante. E il riaccenderlo e spegnerlo più volte dopo la sessione non ripristina ancora la sua funzione, ma la mattina seguente tutto ritorna alla normalità. Forse per molti questo è rassicurante da leggere, visto che non ha nulla a che fare con il fatto che siano tecnicamente inetti, ma che sono brave nell’ ipercomunicazione.

Nel loro libro “Vernetzte Intelligenz” (intelligenza in rete), Grazyna Gosar e Franz Bludorf spiegano queste connessioni con precisione e chiarezza. Gli autori citano anche fonti presumendo che nei primi tempi l’umanità fosse stata, proprio come gli animali, molto fortemente connessa alla coscienza del gruppo e che agisse come un gruppo.

Per sviluppare e far esperienza dell’individualità, noi umani ci siamo comunque quasi del tutto dimenticati dell’ipercomunicazione. Ora che siamo abbastanza stabili nella nostra coscienza individuale, possiamo creare una nuova forma di coscienza di gruppo, cioè una nella quale abbiamo accesso a tutte le informazioni attraverso il nostro DNA senza venir forzati o controllati da lontano riguardo a cosa fare con quell’informazione.

Ora sappiamo che come in internet il nostro DNA può alimentare i propri dati all’interno della rete, può richiamare i dati dalla rete e può stabilire un contatto con altri partecipanti nella rete. Così si spiegano la cura a distanza, la telepatia o “il sentire a distanza” lo stato di parenti ecc.

Alcuni animali sanno quando il loro padrone pianifica di ritornare a casa. Ciò può essere interpretato e spiegato attraverso i concetti di coscienza di gruppo e l’ipercomunicazione. Una qualsiasi coscienza collettiva non può essere sensibilmente usata per un qualsiasi periodo di tempo senza un’individualità distinta. Altrimenti ritorneremmo a un istinto di gregge primitivo che viene facilmente manipolato.

L’ipercomunicazione nel nuovo millennio significa qualcosa di abbastanza diverso: i ricercatori pensano che se gli uomini con la loro intera individualità riacquistassero la coscienza del gruppo, avrebbero un potere simile al dio-creatore, per creare, modificare e dare forma a cose sulla Terra! * [vedi nota in basso, ndr]

E l’umanità si sta collettivamente muovendo verso una coscienza di gruppo del nuovo tipo. Il 50% dei bambini di oggi saranno bambini con problemi appena andranno a scuola. Il sistema li mette tutti assieme e richiede un loro adattamento. Ma l’individualità dei bambini di oggi è così forte che rifiutano nei modi più disparati, di adattarsi e rinunciare alle loro idiosincrasie.

Allo stesso tempo nascono sempre più bambini chiaroveggenti (si veda China’s Indigo Children” – i bambini indaco della Cina- by Paul Dong o il capitolo sugli Indaco nel libro “Nutze die taeglichen Wunder”: usa i miracoli quotidiani ). Qualcosa in quei bambini tende sempre di più ad andare verso una coscienza di gruppo del nuovo tipo e non sarà più soppressa.

Di regola, il tempo atmosferico per esempio è abbastanza difficile che venga influenzato da un singolo individuo. Ma potrebbe essere influenzato da una coscienza di gruppo (niente di nuovo per alcune tribù che praticano la danza della pioggia). Il tempo atmosferico è fortemente influenzato dalle frequenze di risonanza della Terra, le cosiddette frequenze di Schumann. Ma quelle stesse frequenze sono anche prodotte nei nostri cervelli e quando molte persone sincronizzano il loro pensiero oppure gli individui (maestri spirituali, ad esempio) focalizzano i loro pensieri in un modo tipo un laser, allora si parla scientificamente, e non è per niente sorprendente, che essi possano influenzare il tempo atmosferico.

I ricercatori della coscienza di gruppo hanno formulato la teoria di civiltà di Tipo I. Un’umanità che sviluppasse una coscienza di gruppo del nuovo tipo non avrebbe nessun problema ambientale né scarsità di energia. Perché se dovesse usare il suo potere mentale come civiltà unificata, avrebbe il controllo sulle energie del suo pianeta come naturale conseguenza . E ciò include tutte le catastrofi naturali!!

Una civiltà teorica di Tipo II sarebbe addirittura in grado di controllare tutte le energie della sua galassia-casa.

Nel mio libro “Nutze die taeglichen Wunder,” ho descritto un esempio di questo: “Ogni volta che una grande quantità di persone concentra la sua attenzione o coscienza su qualcosa di simile al Natale, al campionato del mondo di calcio o al funerale di Lady Diana in Inghilterra, allora certi generatori numerici casuali nei computer iniziano a fornire numeri ordinati invece di numeri casuali.

Una coscienza di gruppo ordinata crea ordine in tutto il suo intorno!
[http://noosphere.princeton.edu/fristwall2.html] [1]

Quando un grande numero di persone si mettono assieme e sono molto vicine, anche i potenziali della violenza si dissolvono. Sembra che anche qui, un tipo di coscienza umanitaria di tutta l’umanità venga creata.

(...) Per ritornare al DNA: apparentemente é anche un superconduttore organico che può funzionare alla temperatura normale del corpo. I superconduttori artificiali per funzionare richiedono invece temperature estremamente basse tra i 200° e i 140°. Come si è appreso di recente, tutti i superconduttori sono in grado di immagazzinare la luce e pertanto le informazioni. Questa è un’ulteriore spiegazione di come il DNA possa immagazzinare informazioni. C’è un altro fenomeno collegato al DNA e ai “piccoli fori”. Normalmente questi piccolissimi fori sono altamente instabili e si mantengono solo per infinitesime frazioni di un secondo. In certe condizioni (si legga di ciò sopra nel libro di Fosar/Bludorf) i piccoli fori stabili possono organizzarsi, il che poi forma distinti "domini di vuoto", in cui per esempio la gravità si può trasformare in elettricità.

"I domini di vuoto" sono sfere auto-radianti di gas ionizzato che contengono considerevoli quantità di energia. Ci sono regioni in Russia dove simili sfere radianti appaiono molto spesso. A seguito della confusione che ne seguì, i russi iniziarono enormi programmi di ricerca che alla fine hanno portato ad alcune delle scoperte sopra menzionate. Molte persone conoscono “i domini di vuoto” come sfere splendenti nel cielo.

Li hanno guardati con attenzione e meraviglia e si sono chiesti cosa potevano essere. Una volta pensai: “Ciao lassù. Se per caso sei un UFO, vola in un triangolo.” E immediatamente le sfere di luce si mossero in un triangolo. Oppure si spostavano nel cielo come palline da hockey. Acceleravano da zero a velocità pazzesche mentre scivolavano dolcemente nel cielo. Una era rimasta intontita e io come molti altri, pensavo ad esse come a degli UFO. Amichevoli, in apparenza, perchè volavano in triangoli solo per farmi piacere".

Ora i russi hanno scoperto nelle regioni, dove “i domini vuoti” spesso sembra che volino come sfere di luce dalla terra verso il cielo, che queste sfere possono essere guidate dal pensiero. Uno ha scoperto da allora che quei “domini vuoti” emettono onde a bassa frequenza, come anche noi produciamo nei nostri cervelli.

E a causa di questa similitudine di onde, esse sono capaci di reagire ai nostri pensieri. Imbattersi con eccitazione verso una sfera che si trova a livello della superficie della terra, potrebbe non essere una grande idea, perché quelle sfere di luce possono contenere immense energie e sono capaci di mutare i nostri geni.

Va detto che possono, non è necessario che lo facciano. Anche molti maestri spirituali, in meditazione profonda o durante un lavoro energetico, producono simili sfere visibili o colonne di luce che scatenano sensazioni decisamente piacevoli e che non causano alcun danno. Pare che questo dipenda da un ordine interno e dalla qualità e dalla provenienza del “dominio vuoto”. Ci sono alcuni maestri spirituali (il giovane Ananda, inglese, per esempio) con i quali nulla si vede all’inizio, ma quando uno tenta di fare una foto mentre stanno seduti o parlano o meditano nell’ipercomunicazione, ottiene solo una foto di una nuvola bianca su una sedia.

In alcuni progetti di guarigione sulla Terra tali effetti di luce appaiono anche nelle fotografie. Detto in poche parole, questi fenomeni hanno a che fare con le forze di gravità e anti-gravità, anch’esse esattamente descritte nel libro e con sempre più “fori” stabili e ipercomunicazione e così con energie provenienti dall’esterno della nostra struttura spazio-temporale.

Le prime generazioni che entrarono in contatto con simili esperienze di ipercomunicazione e di visibili “domini vuoti”, erano convinti che un angelo fosse apparso davanti a loro. E non possiamo essere troppo sicuri a quale forma di coscienza possiamo accedere quando usiamo l’ipercomunicazione. Il fatto di non avere prove scientifiche della loro reale esistenza (le persone che hanno avuto tali esperienze NON soffrivano tutte di allucinazioni) non significa che non ci sia fondo metafisico in tutto ciò. Abbiamo semplicemente fatto un altro passo da gigante verso la comprensione della nostra realtà.

...


* Leggendo questo paragrafo mi è venuto in mente che, attraverso la manipolazione della coscienza collettiva, gruppi organizzati di persone, in possesso di adeguata conoscenza e potere, possono condizionare gli eventi umani sia in senso positivo (più consapevolezza e libertà), sia in senso negativo (NWO).

Loro potrebbero, riutilizzando l'esempio delle formiche, la regina madre, e noi le formiche operaie...



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Atlanticus81 ha scritto:

A sostenere la teoria di un legame culturale tra la civiltà sumera e il popolo ebraico sono anche i diversi parallelismi tra i miti sumeri e i contenuti dei testi biblici, primi fra tutti quelli evidenziati da Mauro Biglino attraverso la sua lettura 'alternativa' del testo biblico, in particolare dell'Antico Testamento descritta nel noto libro "Il dio alieno della bibbia"

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Inoltre, dalla traduzioni effettuate sulle tavolette sumere originali, si concretizzerebbe la prova che la Bibbia ebraica sia stata fortemente ispirata da precedenti miti sumeri incisi in caratteri cuneiformi millenni prima della prima redazione del testo biblico.

Di seguito un estratto di una traduzione fatta da Sitchin e pubblicata nel suo libro "Il libro perduto del dio Enki", dove l'autore azero, molto probabilmente, descrive in chiave romanzata la sua interpretazione degli eventi avvenuti nel nostro lontano passato.

Immagine:
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89,15 KB

Ma se la traduzione fosse corretta (purtroppo non ho modo di verificarlo non conoscendo il cuneiforme) dimostrerebbe inequivocabilmente che gli ebrei, nella redazione del testo biblico, si ispirarono a precedenti testi mitici sumeri.

Mitologia che, a mio modo di vedere, non è nient'altro che la trasposizione in chiave scenografica di eventi storici avvenuti realmente, quasi come se fosse oggi la trasposizione cinematografica di un evento storico (p.es. Braveheart)


Un ottimo testo per capire meglio le antiche scritture, sempre di Biglino, è anche: Il Libro che Cambierà per Sempre le Nostre Idee sulla Bibbia



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cari amici,
ricordo anche che ,Mauro Biglino, scrive anche sul mensile
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ciao
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Ultima modifica di mauro il 09/06/2012, 15:05, modificato 1 volta in totale.


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mauro ha scritto:

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Atlanticus81 ha scritto:

In tempi remoti una stirpe di dèi giunse sulla Terra per educare gli uomini. E’ soltanto una fantasia?


Neanche per idea...... [;)]



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MessaggioInviato: 17/06/2012, 21:55 
I DOGON E I MAESTRI ALIENI: L'ANTICA SAPIENZA VENUTA DALLO SPAZIO

Fonte: http://giuseppedistadio.wordpress.com/2 ... llo-spazio

In quei giorni, gli eserciti dei grandi imperi medievali minacciavano le montagne ad est del villaggio. Gli anziani, preoccupati per l’imminente scontro con gli invasori, premevano con il capotribù (Hogon) affinché il popolo si muovesse verso sud, abbandonando le terre che da secoli erano state la culla della loro civiltà. Era l’anno 1.000 d.C. quando i Dogon, fiorente comunità agricola di villaggi federati, ma al tempo stesso autonomi nella loro gestione interna, emigrava verso Timbuctu nel Mali, raggiungendo i confini dell’attuale Burkina Faso.

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L’Hogon aveva l’arduo compito di tramandare ai giovani Dogon le tradizioni, gli usi e i costumi della loro civiltà. E’ proprio grazie a questi insegnamenti che è possibile oggi riscontrare, nel popolo del Mali, le conoscenze e numerosi elementi culturali appartenenti alle antiche istituzioni matriarcali dei capostipiti. Il fulcro principale della divinazione Dogon, è sicuramente il culto dell’agricoltura e degli elementi legati alla terra. Tale legame conla MadreTerra, sembra essere una sorta di eterno ringraziamento a Lilith per i favori concessi agli antenati mitizzati.

Va comunque precisato che i Dogon, vantano nelle loro origini, influenze di numerosi popoli minori inglobati sotto un’unica grande famiglia. Per tale motivo, oltre all’agricoltura, la civiltà del Burkina Faso era in possesso di una vasta gamma di conoscenze in numerosi campi di pratica applicazione.

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Facendo una piccola digressione sulle credenze religiose dei Dogon, scopriamo che l’unica divinità venerata è Amma. Creatrice del Sole e della Luna, delle stelle ed in seguito del pianeta Terra. Una volta creatala Terra, Amma si congiunse con essa, generando lo sciacallo, simbolo del terreno disordine.

Dietro tale inesplicabile credenza si cela il ritorno dell’essere primigenio che racchiude in se elementi mascolini e femminini, i due contrari che si fondano dando vita all’essere unico, l’Adam Kadmon cabalistico.La Terra, inoltre partorì anche un secondo figlio, fratello gemello dello sciacallo, che per espiare i peccati terreni del fratello offrì la propria vita. In seguito egli fu resuscitato da Amma e creò gli uomini, gli animali e le piante.

Ma l’aspetto più misterioso ed interessante della civiltà Dogon, è legato ad una sapienza che racchiude elementi astronomici e cosmologici di notevole importanza. Secondo numerosi studiosi, tali conoscenze sono la prova concreta di un lontanissimo contatto con visitatori provenienti da altri mondi.

La presenza di un evidente carattere scientifico confermerebbe che gli antichi antenati avrebbero interagito con una civiltà molto più evoluta (Civiltà Madre).

In base a quanto narrato dalle leggende Dogon, i visitatori stellari giunsero sulla terra dalle stelle, portando con se un grande paniere contenente l’argilla per costruire i granai all’interno dei vari villaggi. I visitatori erano otto e venivano identificati con il nome di Nommo, creature del tutto simili all’uomo.

Ma chi furono davvero questi misteriosi visitatori spaziali, e cosa insegnarono concretamente ai Dogon?

Nel 1946, l’antropologo Marcel Griaule, fu iniziato dagli anziani, alle antichissime conoscenze della tribù, fino ad allora note esclusivamente ai membri sacerdotali. Lo sciamano Temmeli, rivelò all’antropologo francese, che le conoscenze cosmologiche in loro possesso, furono tramandate dagli stessi Nommo, esseri spaziali provenienti dalla costellazione di Sirio.

Lo sciamano inoltre enunciava una sconcertante teoria astrale. Sirio avrebbe avuto, secondo la concezione degli antichi un gemello. Un ulteriore pianete invisibile che ruotava intorno ad essa, ma per i tempi ancora sconosciuto agli esseri umani.

Ebbene Sirio, in effetti è una stella doppia, e il suo compagno, l’astro Sirio B, ruota intorno a lei con un periodo di 49,98 anni.

Come si possono spiegare conoscenze simili in un popolo caratterizzato da una cultura primitiva e non affatto tecnologica?

Inoltre non dimentichiamo che Sirio B, il gemello di Sirio A, fu fotografata la pria volta nel 1970, anno della sua scoperta.

Citando una nota espressione dello scrittore Robert Temple, rimaniamo sconvolti davanti all’evidente mistero: Sono ben cinquecento anni che i Dogon sono a conoscenza di questi elementi di astronomia.

Ma le informazioni su Sirio sono solo una piccola parte dell’immenso sapere di questa straordinaria civiltà. Agli inizi del secolo scorso i capotribù raccontavano della Luna, come un pianeta arido e morto “come il sangue secco di un cadavere”, Giove ha quattro compagne (le famose lune medicee di Galileo), e dell’anello di Giove, assolutamente invisibile ad occhio nudo, se non tramite i moderni telescopi. Per non parlare poi del moto a spirale al quale partecipa l’universo intero in simbiosi con la stella Sole, dato ottenuto dagli astronomi occidentali all’inizio del XX secolo, ma evidentemente chiaro e ben noto per la cultura Dogon, come dimostrano gli antichi testi simbolici di suddetta civiltà.

Sappiamo bene che numerose antiche civiltà avevano conoscenze straordinarie sulle mappe celesti, ma comunque restavano di generica conoscenza. Ma possiamo dire tranquillamente, senza timore di essere smentiti, che le conoscenze dei Dogon si possono conseguire esclusivamente servendosi dei moderni mezzi ottici estremamente avanzati.

Secondo lo sciamano Temmeli, quando i Nommo giunsero sulla Terra, apparve in cielo una luminosa stella. L’astro brillava di una luce intensa che sovrastava addirittura quella delle altre stelle. Dopo l’arrivo degli esponenti non terrestri, l’astro scomparve misteriosamente nell’oscurità del cielo, come se mai avesse brillato luce alcuna in quel punto.

Ora, gli studiosi e i ricercatori che analizzano da vicino la civiltà dei Dogon, l’astro potrebbe essere identificato in una nave spaziale di grosse dimensione, e il fatto che brillasse più delle altre stelle nel cielo, potrebbe giustificare la sua vicinanza alla terra rispetto agli altri corpi celesti. La scomparsa di tale luce potrebbe oltretutto essere giustificata dalla dipartita della nave stessa dopo l’atterraggio dei componenti del suo equipaggio, i Nommo appunto.

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In Mesopotamia particolarmente, sono state rinvenute negli anni, numerose statuette e manoscritti raffiguranti strane figure antropomorfe con caratteristiche marginali accostabili agli attuali anfibi. Ricordiamo in merito gli Onnanidi, gli déi Serpente, i Dagon e gli Atargatis dei Filistei. Per questo, i fautori dell’ipotesi extraterrestre ritengono che i capostipiti dei Dogon, abbiano avuto la possibilità di un’ interscambio culturale tra la loro civiltà, quella Egizia e le civiltà tra il Tigri e l’Eufrate. Queste ultime a loro volta, sarebbero in futuro, entrate in contatto con civiltà extraterresti provenienti da Sirio. Basti solo pensare che proprio Sirio, rappresentava la stella fulcro determinante per il proprio calendario che si basava sul sorgere di questo corpo celeste, rappresentante oltretutto a livello simbolico di una delle principali divinità del regno dei faraoni: Iside. Compagno di Iside è come noto Osiride, associato simbolicamente alla costellazione di Orione. Nella realtà se Sirio A è accostata a Iside, Osiride potrebbe trovare un naturale accostamento a Sirio B, la gemella invisibile ad occhio nudo. I Dogon identificavano la gemella di Sirio, ovvero Sirio B con l’appellativo di “Stella dell’Occhio”. Considerato ciò ci risulta quasi difficile credere che la rappresentazione di Osiride, com’è noto a tutti, come un OCCHIO, sia del tutto casuale. Piuttosto siamo abbastanza sereni nell’affermale che tale corrispondenza non fa altro che avvalorare ulteriormente le nostre tesi.


Ultima modifica di Bastion il 19/06/2012, 17:57, modificato 1 volta in totale.


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Messaggio di Atlanticus81

Quello che realmente manca, dal mio punto di vista è il tentativo di attribuire a tutte queste teorie una vera valenza storiografica da affiancare a quella accademica.

Per questo servono più prove, più elementi, in grado di mettere in relazione di causa-effetto, la visita degli Anunnaki con il mito di Atlantide, i siti megalitici di Gobekli Tepe, Puma Punku e tutti gli altri, come ho cercato di fare in via rudimentale nel mio libro.

L'Eredità degli Dei, se esiste, è rappresentata proprio da quel fil rouge che mette in relazione il tutto, dall'arrivo dei primi 'visitatori' fino al Giudizio Universale. Solo comprendendo ciò, secondo il mio punto di vista, saremo in grado di scoprire quel 'tassello rivelatore' dell'eredità che i nostri antichi padri, dei o alieni, o umani evoluti, ci hanno lasciato: quel potenziale latente insito in ciascuno di noi che aspetta solo di essere riattivato per ottenere l'Eredità.


Il mio contributo, purtroppo, non può avere una valenza storiografica e non può essere certamente affiancato alla visione accademica. Tuttavia, a titolo puramente informativo o anche solo per incrementare quelle che io definisco come "verità non rivelate", o meglio, come "verità non riconosciute", mi permetto di sottoporti alcuni stralci di una canalizzazione - alla quale ho assistito personalmente - in cui un essere extradimensionale dal nome Odearea'n, tra le varie cose, tocca i punti salienti della tua ricerca.

Prendi quindi queste parole.... come beneficio di inventario...... [;)]



Gli Antichi

Odearea'n - attraverso Myriam

“Sono tra voi gli Antichi e i loro discendenti. Essi non vi hanno mai abbandonato anche se nel corso dei secoli hanno dovuto nascondersi o mutare forma. Sono tra voi come voi ma diversi da voi e solo ad alcuni tra gli umani è concesso di vederli nel loro vero aspetto.”

(...)

“Spesso tra voi terrestri e loro è sufficiente uno sguardo di intesa una sorta di complicità di cui è inutile cercare razionale spiegazione. Sono medici, spesso chiamati alla missione di preservare il futuro dei vostri figli ma possono essere anche persone senza dimora, ammalati apparentemente nella mente o nel corpo, persone diverse o con pensieri nuovi che rompono le infinite cristallizzazioni che avete da voi stesso costruito e consolidato nel tempo e che ora rischiano di soffocare ogni scintilla”

(...)

“Un tempo la terra era senza anime, poi vennero gli Antichi a portare le loro conoscenze e la loro stessa coscienza fece sì che lo spirito permeasse la materia presente. Coloro che vivono sulla terra sono quasi tutti discendenti degli Antichi ma nel tempo si sono mescolati ad altre razze provenienti dallo spazio e ad altre forme di vita meno coscienti e più incentrate sulla materia. Nel percorso della nostra e vostra evoluzione, essi non ci hanno mai abbandonato poiché si considerano i nostri e vostri generatori e quindi con noi e voi hanno costituito un legame indissolubile nel percorso evolutivo. Gli Antichi si sono assoggettati alle regole del vostro pianeta sposando la materia nella sua debolezza e spesso soffrendo il martirio e la persecuzione per le idee evolute che si sentivano chiamati a diffondere. Dal medioevo in poi essi si sono protetti per poter rimanere a svolgere il loro compito e molti dei libri e dei film che vedete e leggete con divertimento nascono da verità sinora nascoste dal potere che soffoca la terra. Alcuni tra voi, spesso sollecitati da sofferenze traumi o anche soltanto dal percorso di riflessione profonda che si è svolto nel loro intimo, sono attualmente in grado di riconoscere gli Antichi e coloro che appartengono alle prime discendenze. Un contatto fisico può scatenare immagini ancestrali, uno sguardo può riportare alla conoscenza del compito per il quale siamo venuti alla vita. Alcuni di voi hanno provato spavento poiché riescono per alcuni istanti a vedere le vere fattezze degli Antichi e pensano che sia frutto della loro follia. Non è così. Di solito la vera immagine appare solo per alcuni istanti in cui si percepisce la conoscenza e la serenità degli Antichi. In particolare questo riconoscimento o visione della realtà non illusoria avviene attraverso gli specchi, una vetrina di un negozio, uno specchio di acqua o anche attraverso la nebbie e contro luce”.

(...)

“Molte altre prove della presenza degli Antichi sono state distrutte o interpretate in modo scorretto, poiché la paura del diverso tiene la verità a grande distanza. Il Capo del Tibet conserva molte prove ma non può che utilizzarle per potenziare le capacità spirituali di un gruppo ristretto di monaci che opera per il bene del mondo intero. Se tali prove cadessero in mano di altri nessun umano non espressamente abilitato sarebbe in grado di formulare in sé un libero pensiero né di agire secondo sentimento”.

(...)

“Esiste un pianeta nascosto e invisibile il cui movimento è però a volte rintracciabile dai vostri strumenti. Tale pianeta rappresenta il vostro specchio e potrebbe determinare l’accelerazione dei processi distruttivi del pianeta, ma anche, paradossalmente, la vostra evoluzione spirituale. Gli Antichi che colonizzarono il pianeta lasciarono delle indicazioni sul calcolo dei periodi di avvicinamento del pianeta e sull’apertura dei relativi portali e i Maya chiusero quei segreti nella loro scrittura, ma nel tempo anche le iscrizioni, così come i cuori, si corruppero e la traccia rimasta non è comprensibile se non dagli iniziati”.

(...)

“Per amore decidemmo di trasformarci nella vostra stessa sostanza e materia e di percorrere il cammino insieme a voi. Anche gli Antichi sono tra voi. Esistono dei portali che si aprono a comando dall'interno della terra, dove ancora vive la progenie atlantidea. Vi sono cunicoli all'interno della terra e sotterranei nelle viscere delle montagne, percorsi noti solo a pochi. Laggiù nel Tibet si cela ancora l'astronave che li portò nella terra del sole, terra benedetta, dove l'acqua scorreva limpida e vivifica, terra dei fiori che in altri mondi non possiedono gli stessi colori e le stesse odorose fragranze. Fummo poeti e sognatori, fummo coloni e amanti della vita. Quando il grande disastro da noi stessi provocato distrusse il mondo di bellezza che avevamo creato, molti desiderarono perire con esso, morire con il proprio sogno irrealizzato. Altri dovettero difendersi in tempi di asperità e di orrore, mentre le radiazioni modificavano e distruggevano la bellezza dell'opera divina. Il maggior errore commesso all'epoca dai nostri progenitori non fu il causare quell'immane danno, ma il non credere nell'indistruttibilità dell'opera divina che infatti a suo tempo si rigenerò”.

(...)

“Voi, che credete di essere arrivati alle più alte vette della civiltà, siete più ottusi degli antichi popoli che vi hanno preceduto e dei quali studiate i costumi e i rituali perduti. La superiorità di cui vi ammantate è una logora veste di cui dovreste disfarvi. Solo l'umiltà permette la visione della verità e la sua interpretazione. Gli sciamani ancora esistenti tra voi inutilmente predicono le sciagure che poi vi affliggono, e altrettanto inutilmente vi invitano ad aver riguardo per il creato, considerandolo cosa viva e senziente, senza l'aiuto del quale ciascun essere è poca cosa. Un tempo la natura veniva osservata in modo attento, poiché durante nostra permanenza vi avevamo insegnato a riconoscere la sua voce, i suoi pensieri e le sue necessità e ad assecondarle, per rimanere in armonia con essa. Nel tempo avete dimenticato la saggezza delle nostre guide e siete passati dal terrore che l'ignoranza genera nei confronti degli eventi naturali ad una superbia così tracotante quanto incomprensibile, vista la superficialità e limitatezza della vostra attuale conoscenza”.

(...)

"Gli antichi insediamenti sono stati inghiottiti dalle falde terrestri, dagli oceani o dai ghiacciai, e quanti hanno effettuato ritrovamenti che avrebbero potuto stimolarvi a nuove riflessioni sono stati messi a tacere. Coloro che coraggiosamente continuano a divulgare le informazioni racchiuse nel passato vengono emarginati, persino nell'ambito della loro materia o professione, spesso derisi e calunniati. Questo accade perché la civiltà che seguirà alla vostra sia libera di commettere gli stessi errori o di evitarli, sempre attraverso l'evoluzione del proprio sentire. Ma questo accade anche perché chi detiene il potere sulla terra non desidera l'evoluzione, poiché essa comporta consapevolezza e libertà. Per prima cosa essi distrussero le tracce del loro arrivo e della loro specifica appartenenza planetaria, rimuovendo il codice mentale attraverso il quale avrebbero potuto essere rintracciati dal loro pianeta madre. Interrotto ogni contatto fisico e psichico con la realtà di appartenenza, la loro natura si plasmò rapidamente secondo i codici del nuovo pianeta. Accadde dunque che, dopo aver trascorso un periodo nell'osservazione di una vita che si era sviluppata in modo così diverso dal loro, essi decisero di intervenire su quello che ritenevano uno stadio di evoluzione troppo inferiore per essere accettato. Mentendo a se stessi, si persuasero di essere responsabili della felicità degli esseri che vivevano sul pianeta, mentre invece si adoperarono solo nel perseguire gli obiettivi dettati dalla loro superbia. Attraverso l'elaborazione del codice genetico di quegli esseri primitivi dall'intelligenza poco sviluppata, venne concepita una nuova razza. Genomi atlantidei vennero riprodotti, modificati e inseriti nei filamenti staminali, fino a raggiungere una stabilità minima predefinita, tale da consentire la rapida evoluzione della nuova specie artificiale. I laboratori utilizzati per quelle ricerche, dalle strumentazioni di potenza e precisione impensabili per il vostro sviluppo cognitivo persino adesso a distanza di migliaia di anni giacciono nelle viscere della terra, muti e silenti, intatti e pronti ad accogliere nuovi freddi sperimentatori. Il pensiero iniziale degli esploratori era stato quello di scoprire l'essenza della vita terrestre e di migliorarne la qualità, ma il progetto si sviluppò seguendo le direttive di individui troppo coinvolti nel proprio personale interesse, i quali utilizzarono come schiavi le creature generatesi dagli esperimenti, sottoponendole anche a torture inaudite quanto inutili. La presenza di queste nuove creature sconvolse l'equilibrio sociale e morale preesistente, generando, proprio tra coloro che si consideravano portatori di pace, prima discordia e poi vere e proprie guerre fratricide. Sembrava che la permanenza sulla terra avesse inesorabilmente privato gli atlantidei dell'armonia che li aveva sinora distinti tra le altre razze presenti nell'universo, trascinandoli ad un livello di sentire completamente diverso. Le nuove creature, frutto degli esperimenti genetici, svilupparono rapidamente notevoli caratteristiche intellettive e grande sensibilità, raggiungendo posizioni elevate all'interno della comunità. La razza primigenia e quella costruita in laboratorio finirono per fondersi, creando ceppi diversi sia per aspetto fisico che per potenzialità psico-intellettive. La telepatia e la chiaroveggenza divennero capacità sempre più rare, non tanto a causa delle inevitabili modificazioni genetiche, ma soprattutto perché si era perso l'equilibrio interiore che consentiva ai recettori chimici di influire a tale scopo sulla corteccia cerebrale. Intere zone del cervello, non più sottoposte a stimolo, si atrofizzarono. Quando arrivarono gli sconvolgimenti climatici e tellurici che la sensitività ormai compromessa non era più in grado di prevedere né di arginare, la civiltà atlantidea venne spazzata via, lasciando come traccia del suo passaggio una quantità di codici che nessuno ancora ha saputo decifrare o interpretare correttamente. Gli atlantidei avevano previsto, in caso si fossero verificati cataclismi, che si attuassero programmi di rigenerazione della flora e fauna preesistenti. In questo modo le varie forme di vita sulla terra vennero preservate dall'estinzione. I superstiti, per necessità di perpetuarsi, dovettero in parte fondersi con le forme di vita umanoide sopravvissute ai cataclismi, dando luogo ad altri ceppi di esseri umani. Molti incroci si estinsero con il passare del tempo, in quanto non in grado di adattarsi velocemente alle modificazioni dell'ambiente; altri si estinsero per selezione naturale, in quanto gli individui tendevano a riprodursi scegliendosi per similitudine di comportamenti e di sensibilità. L'uomo con le fattezze che conoscete non discende dai gruppi che si formarono dagli incroci, ma dal ramo atlantideo, ed è per questo che non riuscite a collegare tra loro tutti i tipi di ominidi di cui avete rintracciato i resti. Ogni tipologia è in realtà una specie a se stante, anche se alcune si sono poi fuse tra loro. Lo yeti e altre creature che si nascondono nei luoghi più impervi della terra, consapevoli della sorte che toccherebbe loro se venissero scoperti, non sono che i sopravvissuti degli antichi incroci".



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Thethirdeye ha scritto:
Il mio contributo, purtroppo, non può avere una valenza storiografica e non può essere certamente affiancato alla visione accademica.


Invece il tuo è un contributo di straordinario valore, seppur, come giustamente ricordi, da prendere con il beneficio d'inventario (ma cosa non lo è in un campo di ricerca particolare come questo?)

I riferimenti al transito di un pianeta invisibile, a antiche conoscenze perdute interpretabili correttamente solo da alcuni iniziati e trascritte nei testi e nelle scritture esoteriche dei popoli antichi sono i capisaldi della mia ricerca.


Ultima modifica di Atlanticus81 il 18/06/2012, 14:29, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
Atlanticus81 ha scritto:
I riferimenti al transito di un pianeta invisibile, a antiche conoscenze perdute interpretabili correttamente solo da alcuni iniziati e trascritte nei testi e nelle scritture esoteriche dei popoli antichi sono i capisaldi della mia ricerca.


Lo so... per questo mi sono permesso..... [;)]

Personalmente ritengo la cosa di valore....
ma sai, poi non tutti sono "aperti" a questo genere di cose....



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...E poi dio (YHWH) allarmato disse ai suoi colleghi: "… ecco, l'uomo è diventato come uno di noi avendo la conoscenza del bene e del male: che non stenda ora la sua mano e non colga dall'albero della vita, per mangiarne e vivere in eterno!...“

...

C'è sempre stato un certo timore da parte degli dei (extraterrestri o meno), a fornire all'umanità determinate conoscenze o specifici poteri.

Fortuna per noi vi è sempre stato un 'antagonista' a opporsi a questo volere e ad adoperarsi per donare all'uomo un sapere e tecnologie idonee a una evoluzione sui piani:
- spirituale
- tecnologico
- sociale

Basta pensare al mito di Prometeo, a quello di Mitra e a personaggi già più volte citati, Horus in primis.

Ma se, dal punto di vista del Progetto Atlanticus, in un primo momento questo timore era giustificato dall'idea che l'uomo non sarebbe mai stato in grado di 'autogestirsi' (vedi il tema di Enki vs Enlil durante il periodo degli Anunnaki), oggi, dove risiede il motivo a tale forza e volontà nel negare a priori l'esistenza di una possibile civiltà evoluta prima della nostra, anche, a parer mio, a volte negando l'evidenza dei fatti?

Perchè insistere nel voler dimostrare l'impossibilità di una società altamente avanzata sia sotto il punto di vista spirituale sia tecnologico prima dell'inizio della tradizionale storia umana?

I siti archeologici sommersi quali Yonaguni, Bimini, Dwarka, prove geologiche di un inabissamento di vaste aree geografiche durante la fine della glaciazione di Wurm come il bacino del Mar Nero o Doggerland nel Mare del Nord, le costruzioni megalitiche la cui costruzione risulta impossibile adottando gli arretrati strumenti delle prime civiltà urbane umane, Gobekli Tepe in primis... tutto lascia presupporre l'esistenza di un 'qualcosa' precedente alla nostra storia.

Perchè volerlo negare a tutti i costi? Perchè impedirci di ricevere la cosiddetta "EREDITA' DEGLI ANTICHI DEI" ?

Ho sempre pensato che fosse per non screditare anni di ricerca scientifica e non rischiare di fare cadere quelle false certezze che consentono ai molti di dormire 'sonni tranquilli'.

Sicuramente vero.

Ma oggi temo ci possa essere qualcosa di più subdolo nel deridere anche solo chi prova a dare valore scientifico alla civiltà perduta di Atlantide... ovvero, sempre secondo il Progetto Atlanticus, quel modello di civiltà perfetta dominante la terra durante l'età dell'oro.

In cosa consiste l'"EREDITA' DEGLI ANTICHI DEI", ovvero il ricordo di quelle conoscenze/tecnologie/poteri andati perduti con la fine dell'età dell'oro e la distruzione di quel meraviglioso esperimento promosso dal buon vecchio Enki che tanto bene voleva al genere umano?

- Tecnologie perdute
- Modello socio-politico e socio-economico perfetto
- Conoscenze alchemiche intese come insieme di scienza e 'magia' (scienza non ancora spiegata)
- Poteri e capacità implicite nel nostro codice genetico "fatto a immagine e somiglianza di...", "impronta" dei nostri padri 'divini'

Il non voler ammettere l’esistenza della civiltà madre non è più allora una banale difesa delle convenzioni scientifico/storiche attuali, ma diventa una necessaria protezione dello status quo: del Sistema

Cosa accadrebbe infatti se si scoprisse che, storicamente, è realmente esistita una società “perfetta” sotto tutti i punti di vista, dove il modello economico vigente, lontano anni luce dal nostro attuale, e basato ad esempio sull'economia del dono, consentiva a tutti di soddisfare i propri bisogni? Dove gli uomini, investiti di una elevata spiritualità, moralità ed etica, vivevano in un ambiente pulito, tollerante, permeato di pace e libertà... se tutto ciò non fosse mera utopia?

Cosa succederebbe se venisse dimostrato, nero su bianco, che un mondo migliore non solo è auspicabile, ma che ciò è realmente esistito nel passato e cosa se ci venisse persino consegnata la 'ricetta' per ottenerlo, qui, oggi?

Di colpo il SISTEMA/POTERE dovrebbe ammettere di essersi sostenuto sull’inganno da migliaia di anni a questa parte, perdendo di fatto la propria autorità e giustificazione…

Ecco perchè MAI la Verità dovrà essere rivelata... ne va della sopravvivenza del SISTEMA: ovvero del GRANDE INGANNO in cui viviamo.

Se vogliamo ottenere l'EREDITA' spetta soltanto a noi impegnarci per CONOSCERE.


Ultima modifica di Atlanticus81 il 05/07/2012, 19:37, modificato 1 volta in totale.


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Cita:
Atlanticus81 ha scritto:


In cosa consiste l'"EREDITA' DEGLI ANTICHI DEI", ovvero il ricordo di quelle conoscenze/tecnologie/poteri andati perduti con la fine dell'età dell'oro e la distruzione di quel meraviglioso esperimento promosso dal buon vecchio Enki che tanto bene voleva al genere umano?

- Tecnologie perdute
- Modello socio-politico e socio-economico perfetto
- Conoscenze alchemiche intese come insieme di scienza e 'magia' (scienza non ancora spiegata)
- Poteri e capacità implicite nel nostro codice genetico "fatto a immagine e somiglianza di...", "impronta" dei nostri padri 'divini'


Ecco che allora mi piacerebbe approfondire con voi quali possano essere gli elementi relativi a quell'esoterico sapere che identifichiamo con "l'Eredità degli Antichi dei" per ognuno dei punti sopra ricordati

Per quanto concerne il Modello socio-politico e socio-economico perfetto voglio condividere questo pensiero di Cervo Zoppo, indiano d'america, tratto dal volume "Sai che gli alberi parlano", che mi permette di fare riferimento alle prime società umane, le società gilaniche, come modello sociale appunto ereditato dalla Rinascita Enkilita:

Prima che arrivassero i nostri fratelli bianchi per fare di noi degli uomini civilizzati, non avevamo alcun tipo di prigione. Per questo motivo non avevamo nemmeno un delinquente. Senza una prigione non può esservi alcun delinquente.

Non avevamo né serrature, né chiavi e perciò, presso di noi non c erano ladri. Quando qualcuno era cosi povero, da non possedere cavallo, tenda o coperta, allora egli riceveva tutto questo in dono.

Noi eravamo troppo incivili, per dare grande valore alla proprietà privata. Noi aspiravamo alla proprietà, solo per poterla dare agli altri.

Noi non conoscevamo alcun tipo di denaro e di conseguenza il valore di un essere umano non veniva misurato secondo la sua ricchezza.

Noi non avevamo delle leggi scritte depositate, nessun avvocato e nessun politico, perciò non potevamo imbrogliarci l'uno con l'altro.

Eravamo messi veramente male, prima che arrivassero i bianchi, ed io non mi so spiegare come potevamo cavarcela senza quelle cose fondamentali che - come ci viene detto - sono cosi necessarie per una società civilizzata.



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